Il gruppo francese Fnac Darty intende consolidare la leadership europea nel retail specializzato con l’acquisizione, attraverso un’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio, di Unieuro, tra i leader italiani nel settore dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici con una quota di mercato pari al 17%. Nel 2023, Unieuro ha raggiunto un fatturato di 2,6 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuale composto dell’8% nel periodo 2016/2017 – 2023/20247. Conta su una fitta rete di negozi integrati e affiliati in tutta Italia, con una presenza significativa nel Nord e nel Centro del Paese (71% dei negozi). Inoltre Unieuro sta sviluppando le proprie attività di servizi, tra cui l’integrazione di Covercare, specializzata in servizi di riparazione e assistenza per la casa.
La prevista combinazione tra Fnac Darty e Unieuro è in linea con il piano Everyday. Le due società condividono ambizioni strategiche comuni incentrate sull’omnicanalità, sullo sviluppo di servizi di assistenza per la casa e sull’affiancamento dei clienti nell’adozione di comportamenti più sostenibili e responsabili. La combinazione creerebbe altresì un leader dell’Europa meridionale e occidentale nei settori dell’elettronica di consumo, degli elettrodomestici, dei prodotti editoriali e dei servizi, con oltre 10 miliardi di euro di fatturato, 30.000 dipendenti e più di 1.500 negozi. L’entità combinata avrebbe un solido posizionamento ai primi e ai secondi posti dei suoi mercati principali. La combinazione presenta un potenziale di sinergie operative attese di oltre 20 milioni di euro ante imposte, grazie soprattutto a migliori condizioni di acquisto e all’integrazione delle attività di private label. Dal canto suo, Unieuro potrebbe beneficiare dell’esperienza di Fnac Darty in termini di efficienza operativa.
“Per Fnac Darty questo progetto rappresenta un’opportunità unica per proseguire nella sua ambizione a lungo termine di consolidare i propri mercati e rafforzare il proprio modello di business a livello europeo” afferma Enrique Martinez, CEO di Fnac Darty. “La nostra presenza geografica verrebbe significativamente ampliata e sosterremmo Unieuro nel proseguimento del suo processo di digitalizzazione e trasformazione volto ad ampliare il bacino di servizi offerti, in linea con il nostro piano strategico Everyday. In definitiva, un’operazione che ci permette di perseguire l’ambizione collettiva di essere un alleato fondamentale per i consumatori europei”.
La struttura dell’operazione
L’offerta pubblica includerebbe per ogni azione Unieuro: 9,0 di euro in denaro e 0,10 azioni di nuova emissione di Fnac Darty. L’offerta valuta ogni azione Unieuro a 12,0 euro per azione, presentando quindi un premio del 42% sulla base del prezzo medio ponderato con i volumi al 15 luglio 2024 e un premio del 34% rispetto al prezzo medio di chiusura ponderato con i volumi degli ultimi 3 mesi. Ciò implica un valore del capitale per Unieuro di circa 249 milioni di euro, dei quali Fnac Darty possiede già il 4,4% del capitale di Unieuro. L’offerta consentirebbe agli azionisti di Unieuro di incassare la loro quota e di diventare azionisti dell’entità combinata, con l’opportunità di beneficiare della potenziale creazione di valore.
L’offerta verrebbe finanziata come segue:
Fnac Darty e Ruby Equity Investment intendono creare un veicolo di investimento congiunto (detenuto rispettivamente al 51% e al 49%) che deterrà la partecipazione in Unieuro. Questa società sarà controllata e consolidata dal Gruppo Fnac Darty. La componente in denaro, che rappresenta circa il 75% dell’importo dell’offerta, verrebbe finanziata da Ruby Equity Investment e Fnac Darty nelle proporzioni rispettivamente di circa 2/3 e circa 1/3. La componente azionaria rappresenta circa il 25% dell’offerta totale e sarebbe finanziata da Fnac Darty attraverso un’emissione azionaria di circa 2,0 milioni di azioni, nei limiti delle attuali autorizzazioni, che rappresenterebbe circa il 6,6% del capitale sociale di Fnac Darty dopo la transazione. L’aumento dell’indebitamento netto del Gruppo sarebbe limitato a circa 56 milioni di euro, consentendo a Fnac Darty di proteggere la sua flessibilità finanziaria e di continuare a perseguire la sua politica di allocazione del capitale.
Il lancio dell’Offerta Pubblica dovrebbe avvenire dopo che saranno state soddisfatte le consuete condizioni preliminari relative alle approvazioni regolamentari italiane. Inoltre l’operazione sarà soggetta a revisione nell’ambito del controllo in materia di concorrenza da parte delle autorità competenti. Il closing dell’offerta è atteso nel corso del quarto trimestre del 2024.



Tra i formaggi DOP, nelle ultime settimane sono aumentati i prezzi all’ingrosso del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, anche grazie al buon andamento della domanda estera. Nel primo trimestre dell’anno le esportazioni complessive dei due formaggi DOP, infatti, sono cresciute in volume del +15,1% rispetto allo stesso periodo del 2023 (+9,8% in valore), registrando in particolare un incremento del +23,3% sui mercati extra Ue-27, dove spiccano le maggiori quantità esportate dirette negli Stati Uniti (+28,3%) e in Canada (+54%). I prezzi all’ingrosso del Grana Padano stagionato 20 mesi rilevato nei listini delle Camere di commercio si sono attestati sugli 11,40 €/kg (+13% rispetto a dodici mesi fa). Crescita meno marcata per il Parmigiano Reggiano, con i prezzi saliti sui 12,40 €/kg (+6% su base annua).
A livello regionale, il Trentino-Alto Adige è la regione con il più alto tasso di crescita di ricerche di gelati col miglior rapporto qualità prezzo, con un boom del +194% nel 2024 rispetto al 2023. Medaglia d’argento e di bronzo, invece, per la Toscana e la Valle D’Aosta, dove le ricerche sono aumentate rispettivamente del +89% e del +25%. Chiudono la classifica, al quarto e quinto posto, il Molise e il Lazio, con un aumento del +21% e del +15%. Per quest’estate, i ghiaccioli sono la tipologia di gelato più amata dagli italiani. Disponibili in una grande varietà di gusti, gli stecchi guadagnano la vittoria da Nord a Sud in ben 7 regioni italiane: Emilia-Romagna, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana e Trentino Alto-Adige.
Le region che utilizzano e implementano pienamente l’IA generativa nei processi della loro organizzazione a che punto sono? (Percentuale relativa all’implementazione GenAI nei processi aziendali)
I risultati positivi, però, sono stati determinati dal mercato. “A fronte di una situazione così complessa a livello produttivo, la campagna commerciale si è rivelata molto soddisfacente durante tutto l’anno, per cui abbiamo chiuso il bilancio 2023 con un totale di liquidato di 127.148.000 euro, ovvero un +8,6% rispetto al 2022. Un dato niente affatto scontato, visto appunto che è venuto a mancare praticamente quasi il 20% dei quantitativi di ortofrutta. Le ragioni di questa performance sono da ricercare, in gran parte, nei prezzi mediamente sostenuti che hanno avuto costantemente le diverse referenze ortofrutticole, dai kiwi verdi ai kiwi gialli, dalle patate alle cipolle, solo per fare alcuni esempi dei prodotti che hanno registrato alcune tra le migliori performance. Del resto, nel caso di kiwi, cipolle e patate, ci siamo trovati di fronte a una carenza a livello globale, il che ha contribuito a mantenere elevate le quotazioni” aggiunge Ernesto Fornari, Direttore Generale di Apofruit.
“I dati mostrano che l’attenzione dei consumatori alla sostenibilità e la preferenza per determinati brand variano notevolmente in base alla loro posizione geografica. Di fronte a queste differenze, i retailer e i brand devono impegnarsi a soddisfare il desiderio di maggiore sostenibilità dei consumatori, mantenendo al contempo competitivi i costi. È essenziale per le aziende trovare un equilibrio tra questi due aspetti per rispondere alle aspettative dei consumatori e garantire il successo a lungo termine” afferma Martim Avillez Oliveira, Chief Revenue Officer di ESW.
All’interno degli ipermercati sono disponibili anche le numerose linee di prodotto a marchio Bennet che rispondono a molteplici esigenze. Dedicati alla parte alimentare si possono trovare il marchio Filiera Valore Bennet, che garantisce al consumatore finale il controllo puntuale e rigoroso di filiera dall’origine sino al cliente finale, la linea ViviSì, dedicata ad una dieta equilibrata e di gusto, Selezione Gourmet con le eccellenze regionali, Bennet Bio per i prodotti ottenuti con tecniche agronomiche naturali. Il non alimentare è presente con i marchi Bennet Cosmesi Naturale Bio per i prodotti di igiene e cura della persona ottenuti con ingredienti di origine naturale e Bennet Eco per i prodotti che rispettano la natura e l’ambiente.
Grazie alle proprie filiere italiane, integrate e attente alla sostenibilità, Amadori punta a proporre un’alimentazione proteica variegata, di qualità e caratterizzata da diversi “colori”: dalle carni avicole (proteine “bianche”), alle uova e ovoprodotti (“gialle”), dalle carni di suino (proteine “rosa”, commercializzate attraverso il brand Lenti, acquisito nel 2022) alla linea “Veggy” Amadori (proteine “verdi”, a base di legumi). Un’ampia gamma di prodotti che testimonia il percorso intrapreso dal gruppo, per evolvere la sua offerta di proteine “naturali” e diventare la Protein Company italiana più sostenibile e innovativa, come sintetizzato dal nuovo corporate brand “Amadori – The Italian Protein Company”, attraverso un’offerta adatta a tutti i consumatori. In linea con questa visione, è stato varato il nuovo Piano Strategico 2024-2028, che prefissa gli obiettivi di medio-lungo termine e delinea il percorso che guiderà l’azienda nell’evoluzione a leader culturale e di mercato. Tra i diversi ambiti di crescita è incluso, fra l’altro, lo sviluppo della presenza nell’“Out of Home”: nel 2023 le catene di ristorazione in Italia hanno registrato una crescita annua a doppia cifra (circa l’11%) e rappresentano un’importante opportunità per sostenere la crescita aziendale.
Nel 2023 gli investimenti diretti esteri globali sono diminuiti del 2%, raggiungendo quota 1,3 trilioni di dollari, ma escludendo l’effetto di forti oscillazioni di flussi transitori in piccole economie europee gli investimenti diretti esteri globali sono diminuiti di oltre il 10%. Gli afflussi di investimenti diretti esteri verso le economie in via di sviluppo sono diminuiti del 7% nel 2023 mentre quelli verso le economie sviluppate, esclusi i Paesi di transito, sono calati del 15%, influenzati principalmente da riconfigurazioni finanziarie aziendali e da un forte calo del valore delle fusioni e acquisizioni transfrontaliere. Nonostante si stimi che siano necessari circa 40 trilioni di dollari in investimenti infrastrutturali per i Paesi in via di sviluppo entro il 2035, per sostenere le transizioni verdi e digitali, la situazione globale per gli investimenti diretti esteri rimane complessa a causa di minori prospettive di crescita, tensioni commerciali e geopolitiche e per via della diversificazione delle catene di approvvigionamento. Nel B7 Flash si evidenzia, inoltre, quanto sia fondamentale il ruolo degli investimenti diretti esteri in quanto non solo forniscono capitale, ma anche tecnologia e know-how. Nonostante un trend decennale crescente di flussi di investimenti dai Paesi in via di sviluppo verso i Paesi meno sviluppati e l’intervento pubblico negli investimenti diretti esteri come la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), tali investimenti nei Paesi in via di sviluppo non stanno raggiungendo la crescita sperata, confermando un trend globale di rallentamento rispetto al commercio globale e al PIL.

