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Italiani poco salutisti, colpa del carovita e scarsa informazione

In Italia la maggior parte della popolazione reputa di trovarsi in una buona condizione di salute sia fisica (61%) che mentale (69%) e si considera il principale “sostenitore” del proprio benessere, seguito dal supporto dello Stato (25,2%) e per una percentuale inferiore dai rivenditori (10,3%) e dagli esercenti (10,4%). Tuttavia il 53% degli italiani trova nel prezzo la prima barriera per l’acquisto di prodotti “non processati”; mentre la scarsa chiarezza delle etichette influisce sul carrello della spesa del 21% di loro che, per un buon 18%, si dichiara confuso su quanto un prodotto sia effettivamente “genuino”. Sono alcuni dati emersi dall’edizione 2024 dell’indagine “Who cares? Who does? Health”, realizzata da YouGov.

Condotta su un campione di famiglie italiane selezionato all’interno del consumer panel di YouGov, la ricerca ha rilevato che oltre il 50% della popolazione ritiene di condurre uno stile di vita “salutare”, in grado di favorire sia il benessere fisico che quello mentale. Ciononostante gli italiani si trovano a occuparsi della propria persona in percentuale inferiore (4%) rispetto alla media globale (6%). I numeri del report mostrano che se da un lato il 10% degli italiani si occupa della propria salute fisica e il 9% di quella mentale; dall’altro il 50,1% degli stessi tende a curarsi solo quando si manifesta concretamente un problema di salute, contro il 38,4 % della media globale. A livello internazionale invece, la popolazione si mostra più proattiva (49,4% il global rispetto al 42,1% italiano), facendo di uno stile di vita sano ed equilibrato una parte integrante della propria quotidianità, con un 12% che cura il proprio benessere fisico e il 10% quello mentale.

Entrando maggiormente nello specifico dei beni di consumo, i dati rilevati da YouGov rivelano che i prodotti con ingredienti definiti “healthy” – per lo più freschi e genuini, con un livello limitato di zuccheri e in generale non processati – vengono considerati con un occhio di riguardo nel carrello degli italiani. Tra questi si distinguono il pane (52%), l’acqua in bottiglia (48%), i cibi probiotici (72%), gli integratori (67%) e i multivitaminici (58%). Al contrario invece, tra gli alimenti considerati più deleteri per la salute, i consumatori italiani inseriscono la carne (21%), il latte (15%), ma anche gli energy drink (67%) e, in generale, le bevande zuccherate (75%). Sul fronte più concreto degli acquisti infatti, le evidenze emerse mostrano come tale scenario influenzi anche la spesa degli italiani e il loro grado di fiducia verso brand e rivenditori.

Per comprendere i comportamenti dei consumatori in Italia, all’interno del consumer panel indagato, la popolazione è stata suddivisa in tre grandi macrocategorie:

Gli Health Active (Salutisti Attivi), consumatori che si impegnano costantemente in una corretta routine di benessere, caratterizzata da una dieta ricca di vitamine e cibi freschi;
Gli Health Moderate (Salutisti Moderati), consumatori che adottano solo alcune pratiche di vita salutare, con conseguente acquisto di prodotti mediamente sani;
Gli Health Passive (Salutisti Passivi), consumatori che non adottano molte pratiche “salutari” e sono più propensi ad acquistare categorie di alimenti zuccherati e snack ultra-processati.

In particolare, il prezzo emerge come uno dei principali ostacoli per l’acquisto di prodotti “sani” così come l’informazione carente sulle etichette dei prodotti presenti sugli scaffali. Se da un lato un prezzo equo viene richiesto soprattutto dai consumatori Health Moderate e Passive (per circa il 59%); il 50% degli Health Active vorrebbe maggiori specifiche sugli ingredienti descritti sulle confezioni, oltre che una comunicazione più precisa su benefici e rischi del consumo di un determinato alimento confezionato. E ancora, all’interno del comparto della grande distribuzione, gli Health Active influiscono sul 32% del fatturato per un valore di 838,42 miliardi di euro e il 12% considera i retailer responsabili nel garantire uno stile di vita salutare. All’interno di questa categoria, gli acquirenti prediligono per lo più circuiti non tradizionali (ad esempio i negozi specializzati e tradizionali), ma anche la distribuzione moderna ha un ruolo importante. Le principali insegne della grande distribuzione (come Conad per il 14%, Esselunga per il 10% e Coop per il 9%) si avvantaggiano, inoltre, per la possibilità di offrire un assortimento più ampio. Contrariamente, gli Health Moderate ritengono che le aziende produttrici siano alleate preferenziali (11%) per i loro acquisti. 

In prospettiva futura marchi e distributori potrebbero essere validi supporti per i consumatori in Italia che hanno dichiarato di essere spesso confusi dalle informazioni riportate sulle etichette e, di conseguenza, di non avere fiducia sulla effettiva “genuinità” di un alimento (26%). Contribuirebbero alla riduzione della barriera dei prezzi, ad aumentare le scelte di assortimento e anche a dedicare aree speciali per gli alimenti sani e naturali, così da coinvolgere un numero maggiore di italiani nell’acquisto di tali prodotti.

Dry January: italiani alla ricerca della routine giornaliera

A gennaio, ritrovare l’equilibrio e riprendere la routine non è semplice per ben 4 italiani su 10 (40%), con la percentuale che sale al 55% tra i genitori di figli minorenni. La difficoltà sembra variare significativamente anche in relazione alla generazione di appartenenza: il 59% della Gen Z afferma di trovare difficile tornare alla normalità, mentre, all’opposto, solo il 28% dei Baby Boomer condivide questa percezione, con il 47% che si dichiara persino in disaccordo con l’affermazione che il rientro post-festività sia problematico. Questi sono alcuni dei dati che emergono dall’ultima ricerca di HelloFresh commissionata all’istituto di ricerca Censuswide. Lo studio analizza il rapporto degli italiani con il ritorno alla routine all’inizio dell’anno, le strategie adottate in cucina per ritrovare la giusta motivazione e le personalità con cui si identificano.

IL FASCINO DELLA ROUTINE
Durante il periodo festivo, la quotidianità viene spesso “stravolta” da una serie di attività che includono l’allestimento di decorazioni e la preparazione di menù speciali. Questo cambiamento rende il ritorno alla routine complicato: tra le difficoltà maggiormente incontrate dagli italiani al primo posto troviamo lo smontare l’albero di Natale e il riporre le decorazioni entro la metà di gennaio (26%). Seguono, a pari merito, il riordinare la casa (24%) e il resistere alla tentazione di mangiare troppi dolci la sera (24%). Altri ostacoli includono il cercare di risparmiare denaro dopo le spese natalizie (22%), riprendere regolarmente l’attività fisica (21%) e, in alcuni casi, ricordare quale giorno della settimana sia (13%). Nonostante le difficoltà, la routine viene ricercata fin da subito: il 63% degli intervistati ha infatti confermato di aver voluto riprendere le attività quotidiane già nei giorni tra Natale e Capodanno, con 1 rispondente su 3 (34%) che si è dichiarato pronto a rientrare a lavoro anche prima dell’Epifania. Diversi segnali indicano questa volontà di tornare alla routine: per il 30% dei rispondenti, il primo segno è il desiderio improvviso di riordinare la casa, iniziando con lo smontaggio delle decorazioni natalizie. A seguire a pari merito con il 24% del campione, la stanchezza verso gli avanzi delle feste e la voglia di tornare a preparare piatti fatti in casa. Inoltre, una percentuale minore (14%) non vede l’ora di tornare a mangiare a casa, preferendo i pasti domestici ai pranzi e alle cene nei ristoranti.

TREND ALIMENTARI: DIETA FLEXITARIANA, CIBI FERMENTATI E DRY JANUARY
Con l’inizio del nuovo anno, il 74% degli italiani considera una delle principali priorità consumare dei pasti fatti in casa regolarmente, percentuale che si alza fino all’87% per i rispondenti Millennial. Non solo: la preparazione casalinga di pranzi e cene è anche ritenuta una delle principali strategie psicologiche impiegate per ristabilire una routine salutare (22%), insieme alla creazione di piani o programmi dettagliati da seguire nel corso della giornata (22%). Al terzo posto si posiziona, invece, il ricorso ad una forma di dialogo interiore positivo e all’impiego di affermazioni motivazionali (19%). Per mantenere questo proposito, il 24% degli intervistati dichiara infatti di voler ricevere supporto per seguire un’alimentazione equilibrata e ripristinare orari regolari per quanto riguarda i pasti, mentre il 21% desidera supporto nelle pulizie domestiche e il 20% per la gestione degli impegni quotidiani. Tra le strategie impiegate in cucina per ristabilire un equilibrio spicca la dieta flexitariana: il 61% dei rispondenti afferma infatti di essere disposto a incorporare nella propria alimentazione quotidiana di gennaio più pasti a base vegetale insieme al consumo occasionale di carne o pesce. Non solo: circa un terzo del campione (34%) si dichiara interessato al trend dei cibi fermentati (come miso, kefir e kimchi), percentuale che si alza fino al 59% per i rispondenti Millennial. Per quanto riguarda le bevande, continua la tendenza del “Dry January” per i più giovani: il 39% della Gen Z e il 40% dei Millennial dichiara di voler ridurre il consumo di alcolici nel mese di gennaio. “Gennaio è il momento ideale per ripartire, anche se tornare alla routine può risultare impegnativo, soprattutto nella gestione dei pasti. Per questo, HelloFresh ha sviluppato ricette pensate per ridurre lo stress in cucina, offrendo un’esperienza semplice e piacevole. I nostri meal kit, composti da ingredienti freschi e istruzioni intuitive, permettono alle famiglie di godersi una cena gustosa e nutriente anche nelle serate più frenetiche, senza trascorrere ore ai fornelli” dichiara Alessa Pomerantz, Responsabile dello Sviluppo Ricette di HelloFresh.

L’IDENTIKIT DEGLI ITALIANI A INIZIO ANNO
HelloFresh ha analizzato l’identikit degli italiani al momento della ripresa dei ritmi quotidiani di gennaio, rivelando un panorama eterogeneo di atteggiamenti e sentimenti. Dall’energia degli “appassionati dei nuovi inizi” alla confusione del “confusionario di gennaio”, passando per gli ambiziosi “sovraccaricati di obiettivi” e i nostalgici “fantasmi del Natale passato”, ogni profilo rivela un modo diverso di affrontare il primo mese dell’anno. Più di un quinto si identifica nella figura de “l’appassionato dei nuovi inizi”, un profilo orientato a partire da zero con la giusta energia. A pari merito, con il 18%, troviamo anche il “confusionario di gennaio”, una tipologia particolarmente comune tra i rispondenti della Gen Z (25%), che racchiude coloro non sanno bene da dove cominciare e vorrebbero semplicemente riuscire a superare il primo mese dell’anno, considerato particolarmente impegnativo e il “sovraccaricato di obiettivi”, ossia colui che si pone fin da subito numerosi nuovi propositi da raggiungere. Infine, una piccola ma significativa percentuale di rispondenti (11%) si riconosce nel “fantasma del Natale passato”, il nostalgico che fatica a staccarsi dall’atmosfera festiva e a tornare alla routine quotidiana.

Madama Oliva diventa Società Benefit e ottiene la certificazione sulla parità di genere

Per Madama Oliva il 2025 si apre con importanti novità: a partire dall’1 gennaio l’azienda è diventata Società Benefit e ha cambiato forma societaria passando da S.r.l. a Società per Azioni. La nuova ragione sociale è dunque Madama Oliva S.p.A. o, alternativamente, Madama Oliva S.p.A. Società Benefit. La trasformazione societaria, approvata all’unanimità dall’assemblea dei soci, costituisce un passo naturale nel percorso di sviluppo di Madama Oliva e punta a consolidare allo stesso tempo il proprio impegno verso la sostenibilità e li miglioramento della qualità dei servizi offerti. Nel 2024 l’azienda ha registrato dati di fatturato in aumento del 14% attestandosi a quota 53,3 milioni di euro.

“Le decisioni attuate dal CdA rafforzano la solidità e la trasparenza della struttura societaria, garantendo maggiore flessibilità per sostenere l’espansione aziendale sia a livello nazionale che internazionale” – spiega Sabrina Mancini, Direttrice Marketing di Madama Oliva -. “Questi importanti cambiamenti riflettono il nostro obiettivo di supportare in modo più efficace la crescita, consolidare il nostro ruolo di leadership nel settore e affrontare con successo le sfide di un mercato in continua evoluzione. Un altro importante risultato riguarda l’adozione dello status di Società Benefit, che integrerà formalmente obiettivi di impatto sociale e ambientale nel nostro statuto”.

L’adozione dello status di Società Benefit integrerà formalmente gli obiettivi di impatto sociale e ambientale nello statuto di Madama Oliva, con l’ulteriore consolidamento dell’impegno verso un futuro più sostenibile, equo e orientato al bene comune. Tra i cardini della politica aziendale ci saranno la creazione di valore per la società e l’ambiente, oltre che per clienti, collaboratori e partner, il monitoraggio e la rendicontazione dei risultati ottenuti attraverso la pubblicazione di una relazione periodica d’impatto sociale e ambientale. Ai cambiamenti in atto si aggiunge l’ottenimento della certificazione UNI/PdR 125:2022 riguardante la politica aziendale per la parità di genere con cui Madama Oliva intensifica il proprio impegno rispetto alla valorizzazione delle diversità e all’empowerment femminile. Tale politica è rivolta a tutto il personale e i princìpi fondamentali alla base di questa politica sono l’imparzialità e l’inclusività, la correttezza e la trasparenza; la valorizzazione delle risorse umane; la tutela della persona, della genitorialità e il contrasto ad ogni forma di violenza e discriminazione.

“Il 2025 sarà un anno ricco innovazioni e cambiamenti importanti che porteranno l’azienda ad affrontare nuove sfide. Crediamo che lo sviluppo di un modello culturale che promuove la parità di genere, oltre a generare valore sociale, apprezzato nel contesto lavorativo in cui si opera, costituisca un fattore generale di sviluppo. Per tale ragione vogliamo assicurare anche formalmente la parità di genere attraverso azioni concrete che, oltre a risultare conformi ai requisiti e agli indicatori stabiliti nelle singole aree della normativa, risultino di reale e concreto apprezzamento da parte delle donne presenti in azienda” conclude Sabrina Mancini.

Mdd, una leva di crescita per l’Italia: raggiunti 26 miliardi nel 2024 (+2,4%)

Nel 2024 i prodotti a marchio del distributore hanno raggiunto i 26 miliardi di euro (DMO+discount) di fatturato (+2,4% rispetto al 2023 e +35,4% sul 2019) e cumulati in un’unica azienda sarebbe la quarta in Italia. I dati emergono dall’analisi “Il ruolo guida della Distribuzione Moderna e della Marca del Distributore per la transizione sostenibile della filiera agroalimentare” a cura di TEHA (The European House – Ambrosetti). La ricerca analizza il valore degli impatti economici, sociali e ambientali per il Paese della distribuzione moderna che, proprio attraverso la MDD, si dimostra sempre più guida e riferimento negli standard di sostenibilità per interi comparti e per le aziende della filiera che producono e collaborano con il settore. “La transizione sostenibile non è più una scelta, ma una responsabilità” ha dichiarato Mauro Lusetti, Presidente ADM – Associazione Distribuzione Moderna. “Il nostro settore sta dimostrando con i fatti come crescita economica, sociale e tutela ambientale possano andare di pari passo. Investiamo in innovazione, creiamo lavoro, riduciamo gli sprechi e sosteniamo il risparmio delle famiglie italiane garantendo prodotti di qualità accessibili a tutti. Questo impegno è e continuerà a essere la nostra priorità strategica per il futuro del Paese”.

OLTRE L’80% DEI CONSUMI ALIMENTARI ITALIANI PASSA DALLA DISTRIBUZIONE MODERNA.
Più di 8 italiani su 10 fanno riferimento oggi alla distribuzione moderna per la propria spesa alimentare: il 65% tra supermercati e ipermercati, mentre il 16% preferisce il discount. Il restante 20% circa di consumatori frequenta mercati rionali (6,2%), si reca direttamente dal produttore (4,8%) o fa i propri acquisti in gastronomia (4,7%). “La distribuzione moderna – ha commentato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO, TEHA – genera in Italia 208 miliardi di euro di valore aggiunto, il 10% del PIL tra il valore diretto (oltre 27 miliardi) e la filiera indiretta (181 miliardi). Un settore chiave che da anni coniuga la sostenibilità nella sua accezione più ampia alla crescita ascoltando le esigenze del mercato: secondo una nostra ricerca recente tre quarti degli italiani intervistati sono stati disposti a spendere fino al 20% in più per un prodotto sostenibile”.

SOSTENIBILITÀ ECONOMICA: PIÙ PRODOTTI MDD, PIÙ FATTURATO, OCCUPAZIONE E VALORE
Secondo l’analisi TEHA per ADM (Associazione Distribuzione Moderna) le aziende il cui giro d’affari deriva per oltre l’80% dai prodotti a marchio del distributore, tra 2015 e 2023, hanno avuto un incremento medio annuo di fatturato dell’8,5%, meglio della media dell’industria alimentare (+3,9%). Analogamente chi aumenta l’offerta in MDD ha creato più occupati (+5,5% all’anno tra il 2015 e il 2023 per chi ha un’offerta di MDD oltre l’80%) e valore aggiunto (+9,3%). “La marca del distributore – ha commentato Lusetti – si dimostra, nel contesto della distribuzione moderna, una leva di crescita per il tessuto economico del Paese: è un acceleratore per i ricavi e per gli investimenti delle piccole imprese che contemporaneamente stimola le scelte sostenibili”.

SOSTENIBILITÀ SOCIALE: OLTRE 3 MILIONI DI OCCUPATI, LA MDD HA FATTO RISPARMIARE ALLE FAMIGLIE 20 MILIARDI IN 5 ANNI
La distribuzione moderna impiega direttamente 447 mila persone e considerando la filiera sostiene oltre 2,9 milioni di posti di lavoro. Secondo i dati TEHA i contratti a tempo indeterminato rappresentano l’89% dei rapporti di lavoro con un’alta incidenza di donne (65%) e under 30 (20%). Negli ultimi anni l’inflazione alimentare ha raggiunto picchi del 13,5% mettendo in sofferenza i bilanci familiari soprattutto delle famiglie a basso reddito. Grazie ai prodotti a marca del distributore, però, sono stati generati quasi 20 miliardi (19,8) di euro di risparmi complessivi per le famiglie dal 2020 al 2024, grazie a prezzi rimasti mediamente più bassi rispetto ai prodotti di marca, consentendo un accesso più democratico a stili alimentari sani e sostenibili. “Sempre nell’ottica della sostenibilità, nel 2024 – ha sottolineato il Presidente di ADM – sono state recuperate 14 mila tonnellate di cibo nel 2024 solo grazie alla collaborazione con Banco Alimentare (pari al fabbisogno annuo di 18 mila persone in difficoltà)”.

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: -30% EMISSIONI CO2 IN 10 ANNI
Dal 2013 alla fine del 2022 si è passati da 8,7 kg di CO2 per euro generato dalla distribuzione moderna a 6,2 kg, una diminuzione del 30%. All’aumentare del fatturato le emissioni sono calate, un obiettivo e uno stimolo per tutti gli operatori della filiera. “Secondo un sondaggio che abbiamo realizzato insieme ad ADM in questi ultimi mesi – ha concluso De Molli – oltre il 46% delle imprese dell’industria alimentare migliorerà l’efficienza dei processi produttivi, ma è la distribuzione moderna che assume il ruolo di guida per il 58% delle imprese alimentari coinvolte: oltre la metà di loro ha dovuto introdurre cambiamenti per soddisfare i requisiti di sostenibilità della distribuzione moderna con un impatto molto o abbastanza significativo”.

 

 

Vicino a Te punta sul franchising e apre a Capoterra (Cagliari)

Ha inaugurato da poche settimane a Capoterra, in provincia di Cagliari, un nuovo punto vendita dell’insegna Vicino a Te. Il sodalizio tra la famiglia Frongia, titolare del gruppo Vicino a Te, socio del Consorzio Coralis con supermercati distribuiti tra le province sarde, e la famiglia Santus, franchisee, nasce grazie a una comunione di valori e di obiettivi professionali che hanno fatto sì che Giorgio Santus, patron del punto vendita di Capoterra insieme alla moglie e alle sue due figlie, riconoscesse nell’insegna Vicino a Te tutto ciò che riteneva indispensabile per cambiare e riattualizzare il suo modo di lavorare nella distribuzione.

“Dopo un’attenta riflessione, ho capito che se volevo continuare a lavorare in questo settore dovevo cambiare alcune cose fondamentali” commenta Giorgio Santus. “Mi serviva più organizzazione, necessitavo di un partner che mi aiutasse a realizzare un punto vendita di prossimità che racchiudesse gli assortimenti di un supermercato ma non trascurasse la relazione con il cliente e in Marco Frongia e nel suo gruppo ho trovato tutto questo”.

Il punto vendita, di circa 300 mq, punta moltissimo sul reparto salumeria che offre un assortimento molto ricco composto all’80% da prodotti locali. La salumeria è l’unico reparto servito ed è proprio Giorgio Santus a stare dietro al bancone forte della sua abilità di venditore ma, soprattutto, della conoscenza dei prodotti che propone ai suoi clienti. La panetteria, che offre tanti tipi di pane tutti provenienti da forni locali, la macelleria e l’orto-frutta sono a libero servizio.

“Allineandoci ai più recenti supermercati dell’insegna Vicino a Te abbiamo optato per arredi, grafiche, divise per gli addetti alle vendite e, chiaramente, assortimenti, che parlassero sardo: abbiamo voluto dare enfasi alle eccellenze della nostra terra e promuovere anche le tradizioni che si declinano in raffigurazioni di personaggi abbigliati in perfetto stile locale con la classica berritta e gli stivali che popolano le pareti dei vari reparti” aggiunge Giorgio Santus. Chi entra in questo punto vendita, insomma, non ha dubbi: sa di essere in Sardegna ma al contempo trova un vasto assortimento di prodotti dell’industria di marca e una flessibilità d’orario importante. Il punto vendita infatti rispetta i seguenti orari: 7.00 – 13.30/ 16.30-21 dal lunedì al sabato. La domenica invece apre solo alla mattina.

Dieta mediterranea, un patrimonio italiano da tutelare

La dieta mediterranea vince la sfida delle diete 2025. Ad annunciarlo è la Coldiretti sulla base del nuovo best diets ranking elaborato dai media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. La dieta mediterranea ha fatto registrare un punteggio di 4,8 su 5, davanti alla dash contro l’ipertensione (seconda con 4,6) e alla flexitariana, che si basa su prodotti di origine vegetale ma senza escludere del tutto la carne, terza con 4,5. Nella top five seguono la mind, che previene e riduce il declino cognitivo (4,4), e la mayo clinic (4,0) un programma di dodici settimane che enfatizza frutta, verdura e cereali integrali. La dieta mediterranea aiuta a prevenire molte patologie come il diabete, l’obesità e la sindrome metabolica, le malattie cardiovascolari e osteoarticolari o i tumori.

Facile da seguire, la dieta incoraggia un consumo moderato di grassi sani, come l’olio d’oliva, e limita i grassi malsani, come i grassi saturi. È anche benefica per la salute cardiovascolare, poiché è stata associata a una riduzione della pressione sanguigna, del colesterolo e del peso corporeo, nonché a miglioramenti generali della salute del cuore e a un abbassamento dei tassi di malattie cardiache e ictus. L’abbondanza di frutti di mare nutrienti, noci, semi, olio extravergine, fagioli, verdure a foglia verde e cereali integrali nella dieta mediterranea offre anche numerosi vantaggi per il cervello. In particolare, gli antociani contenuti nelle bacche, nel vino e nel cavolo rosso sono considerati particolarmente benefici per la salute. I suoi benefici furono studiati dallo scienziato americano Ancel Keys che visse per quarant’anni a Pioppi, frazione del Comune di Pollica, oggi “capitale” della dieta mediterranea.

Un patrimonio del Made in Italy messo a rischio dalla diffusione dei cibi ultra-trasformati che mette a rischio la salute, soprattutto delle giovani generazioni, e alimenta l’obesità, come sostenuto unanimemente dalla scienza medica. Un fenomeno che va fermato – sottolinea Coldiretti – aumentando le ore di educazione alimentare nelle scuole e mettendo in campo campagne di sensibilizzazione per far conoscere i pericoli associati all’assunzione sistematica e continuativa di cibo spazzatura, come chiesto dall’82% dei genitori italiani, secondo un’indagine Coldiretti/Censis. In particolare serve definire forme di etichettatura per evidenziare che un determinato prodotto appartiene alla categoria degli ultra-trasformati e vietarne del tutto l’uso nelle mense scolastiche e nei distributori automatici negli edifici pubblici.

La Borsa della Spesa: inizia la stagione delle arance rosse

La Borsa della Spesa di BMTI e Italmercati Rete d’Imprese, realizzata in collaborazione con Consumerismo No Profit, è lo strumento adatto a orientare i consumatori nella scelta di prodotti stagionali freschi convenienti e salutari.

Per quanto riguarda la frutta, continua il periodo degli agrumi siciliani. Sta aumentando la produzione di arance tarocco, anche quest’anno così come l’anno scorso soprattutto di dimensioni piccole. Il caldo torrido verificatosi in Sicilia negli scorsi mesi, infatti, non ha permesso l’accrescimento ottimale dell’agrume. Tuttavia, si mantengono bassi i prezzi delle arance rosse di piccole dimensioni, da 0,80 a 1,20 euro/kg, ideali per ottime spremute. Tali prezzi sono tendenti ad un ulteriore calo, man mano che la produzione aumenterà fino a sostituire completamente quella delle arance bionde che, questa settimana, nonostante siano quasi giunte al termine della loro produzione variano da 0,70 a 1,30 euro/kg grazie ad all’abbondanza del prodotto. Tra gli agrumi sta per concludersi, seppur con un leggero anticipo, anche la produzione delle clementine. Tale anticipazione è giustificata da una partenza precoce della produzione, favorita dal clima. Tuttavia, l’ampia disponibilità mantiene stabile il loro prezzo, tra 0,70 e 1,60 euro/kg. Infine, è entrata nel vivo la produzione del kiwi italiano, soprattutto laziale, che prende il posto del neozelandese, e la cui produzione, al momento, procede regolare stabilizzando i prezzi tra i 2,50 ai 2,80 euro/kg. Tra i kiwi, sta prendendo sempre più piede il consumo di kiwi gold, dalla polpa gialla, i cui prezzi sono leggermente superiori del kiwi verde comune. Inoltre, inizia a farsi conoscere anche il kiwi rosso, dal sapore più dolce.

Tra gli ortaggi, abbonda la produzione campana e pugliese di finocchi i cui prezzi, nonostante l’aumento della richiesta si confermano stabili, tra 1,20 e 1,50 euro/kg, grazi al buon andamento della produzione. È iniziata positivamente anche la stagione del porro, questa settimana disponibile all’ingrosso da 1,30 a 1,50 euro/kg, molto richiesto per la realizzazione di diverse ricette invernali di tendenza. Tra i prodotti consigliati, non manca il cavolo cappuccio, intorno a 0,90-1,00 euro/kg, che presenta una buona qualità favorita dal clima. Ma questo è anche il momento di massima produzione del radicchio tondo che, nonostante i danni causati dalle piogge autunnale alle culture venete, non presenta prezzi alti ma che, anzi, oscillano da 1,40 a 1,60 euro/Kg. Infine, nonostante il tipico aumento della richiesta e il rallentamento della produzione a causa delle temperature più fredde di gennaio, per le lattughe non si stanno registrando prezzi al rialzo ma, al contrario, si mantengono più bassi rispetto alla media del periodo, mediamente da 1,20 a 1,50 euro/kg a seconda varietà.

Per quanto riguarda i prodotti ittici, la chiusura legata alla festività non permette un’ampia disponibilità di scelta dei prodotti nei mercati all’ingrosso, Tuttavia, tra i prodotti disponibili più convenienti si riconfermano le mazzancolle che, dopo il boom di Natale causato da un aumento degli acquisti, tornano sotto i 20,00 euro/Kg, nello specifico intorno ai 16,00 euro/kg. Abbondanti e ancora a buon prezzo le pannocchie provenienti soprattutto dall’Adriatico, che in base alla pezzatura e alla freschezza variano da 4,00 a 10,00 euro/Kg. Tra i pesci, si consiglia il consumo di cefali, dalle carni di ottima qualità e a prezzi popolari poiché poco richiesti che vanno da 2,00 a 6,00 euro/kg. Infine, per aiutare l’organismo, si consiglia il consumo di sgombro, un pesce azzurro povero disponibile all’ingrosso intorno a 3,00-5,00 euro/kg. Tra la carne, il mercato del pollo apre il 2025 con un’offerta superiore alla domanda portando così i prezzi all’ingrosso in calo, rispetto al periodo precedente le festività natalizie. Nello specifico, i prezzi del petto di pollo variano da 6,30 a 6,70 euro/kg.

Per consultare La Borsa della Spesa visita la pagina www.laborsadellaspesa.it

Pan di Stelle, al via l’iniziativa che incoraggia a sognare in grande

In occasione del ritorno a scuola dopo la pausa natalizia, Pan di Stelle lancia il progetto educativo “Sogna e credici fino alle stelle” che mira a coinvolgere docenti e studenti di oltre 2.000 classi della scuola primaria di tutta Italia, partendo da Serradifalco, in provincia di Caltanissetta. Il progetto educativo intende sottolineare, attraverso una guida ad hoc per i docenti e attività didattiche mirate, l’importanza dei sogni nella crescita personale e invitare ogni bambina e bambino a trovare, inseguire e condividere i propri sogni, come stelle che guidano alla ricerca del proprio sé, nonostante i fallimenti e le difficoltà.

Protagonisti dell’iniziativa saranno quattro speciali ambassador: la tennista Jasmine Paolini, la cantante e Big di Sanremo 2025 Clara, lo street artist Giulio Rosk e l’aspirante astronauta Linda Raimondo, “Dreamers” nei mondi dello sport, dello spettacolo, dell’arte e della scienza. Tornano nella scuola che frequentavano da bambini per inaugurare le “Aule dei sogni”, spazi arricchiti con strumenti musicali, libri e materiali creativi, ideati e donati da Pan di Stelle per regalare alle scuole un ambiente dedicato ai sogni, al confronto e alle passioni. Le scuole selezionate si trovano principalmente in luoghi che spesso restano ai margini delle grandi città. Qui sognare può essere più complesso, ma anche più necessario. Un’opportunità, dunque, per i talent per raccontare il loro percorso ai giovanissimi, ispirare le nuove generazioni e dimostrare che proprio tra i banchi di scuola nascono i sogni più grandi. Lo conferma una survey AstraRicerche per Pan di Stelle su un campione di 801 giovani dai 7 ai 14 anni: la scuola è il luogo dove prima di tutto si apprendono competenze utili per il futuro (42,8%), si sviluppa il confronto con gli altri (27,6%), si scopre sé stessi (17,6%) e si coltivano nuove passioni (12,0%).

Il 52% DEI RAGAZZI DESIDERA UN LAVORO CHE RENDA FELICI: SUL PODIO LE PROFESSIONI DIGITALI
La ricerca “I sogni dei ragazzi per il proprio futuro”, condotta da AstraRicerche per Pan di Stelle ha analizzato le aspirazioni dei ragazzi, focalizzandosi sul lavoro ideale, sull’influenza delle figure di supporto e sul ruolo della scuola. Tra i principali desideri emersi un lavoro gratificante (51,9%), la creazione di una famiglia felice (47,3%), mantenersi in salute per tutta la vita (44,6%) e l’ambizione di contribuire a migliorare il mondo (32,8%). Le professioni più ambite dai ragazzi mostrano una grande varietà di interessi. Il 20,8% predilige lavori legati a Internet e ai social media, come lo youtuber, l’influencer o videogiocatore professionista, seguiti dalle carriere di scienziato o ricercatore (18,0%) e dallo sport (17,6%), con una netta preferenza per il ruolo di calciatore (11,4%). Il mondo dello spettacolo attira il 17,1% dei giovani, in particolare le bambine tra i 7 e i 9 anni, che sognano di diventare cantanti e musicisti (8,6%) o attori (6,8%). Anche il ruolo dell’artista (15,6%) è molto desiderato, insieme a professioni come il veterinario (14,3%), il medico o infermiere (14,2%) e l’insegnante (13,5%). Tra le aspirazioni emergono anche il pilota di aereo (11,5%) e l’astronauta (7,5%). Guardando al futuro, il desiderio più grande è un mondo senza odio, conflitti e guerre (55,2%). Seguono l’aspirazione a un mondo più sicuro e rispettoso dell’ambiente (39,2%) e a un mondo equo, con pari opportunità intese come risultati personali basati sull’impegno (37,9%, con picchi tra i 13-14enni). Infine, dovendo indicare il sogno più grande per la loro vita, i ragazzi desiderano viaggiare di più (22,2%), avere tanti amici (18,5%) e trascorrere più tempo con la famiglia (17,2%).

“È fondamentale che la scuola offra opportunità concrete per aiutare i giovani a prendere consapevolezza delle proprie potenzialità e risorse, orientandoli in modo stimolante verso le loro scelte future. Oggi i docenti lavorano sulle competenze trasversali per promuovere non solo il ‘sapere’ e il ‘saper fare’, ma anche quel ‘saper essere’ che è essenziale per il raggiungimento delle aspirazioni personali. Pan di Stelle si muove proprio in questa direzione, supportando un progetto educativo che ispiri i giovani a credere nei propri sogni e a costruire il futuro con passione. La ricerca ha confermato come la scuola giochi un ruolo fondamentale per sviluppare i propri i sogni e come i laboratori creativi (39,9%), l’approfondimento di nuove materie (39,5%) e i progetti di gruppo (38,3%) siano le attività scolastiche più apprezzate dai giovanissimi: il nostro contributo vuole andare proprio in questa direzione”, ha commentato Chiara Pisano, Marketing Director Pan di Stelle.

IL CICLO DI INCONTRI CON CLARA, JASMINE PAOLINI E LINDA RAIMONDO PER ISPIRARE I GIOVANI
Il progetto prevede un tour nazionale nelle scuole di origine degli altri Dreamers coinvolti, dove ogni tappa offrirà l’opportunità di condividere esperienze di vita ispiratrici e inaugurare tre nuove “Aule dei sogni”. Il 21 gennaio a Travedona Monate (VA), Clara, cantante e attrice, vincitrice di Sanremo Giovani 2023 e tra i big di Sanremo 2025, parlerà dei sogni come stelle che illuminano il cammino, incoraggiando i ragazzi a non smettere mai di sognare. Il 4 febbraio a Bagni di Lucca (LU), Jasmine Paolini, tra le prime quattro tenniste al mondo, oro olimpico nel doppio e finalista in due Slam nel 2024, condividerà la sua esperienza, motivando i giovani a credere in se stessi, abbracciando i propri fallimenti. Il 20 febbraio ad Almese (TO), Linda Raimondo, laureata in fisica e volto della divulgazione scientifica su Rai Ragazzi, racconterà come da bambina sognava di raggiungere le stelle e ispirerà i ragazzi a inseguire i propri sogni senza paura.

LA CAMPAGNA “SOGNA E CREDICI FINO ALLE STELLE” COINVOLGERÀ 2000 CLASSI DELLA SCUOLA PRIMARIA
Dal 9 gennaio al 16 maggio 2025, i docenti delle scuole primarie d’Italia potranno iscrivere le proprie classi per partecipare gratuitamente al progetto “Sogna e credici fino alle stelle”. Il percorso offre un kit didattico, composto da una guida dettagliata per l’insegnante e una serie di slide di supporto, sviluppate con la supervisione dello psicologo Matteo Lancini e il contributo di un team di insegnanti. Il progetto offre l’opportunità di integrare le ore di Educazione Civica con attività didattiche mirate a sviluppare competenze trasversali fondamentali: dal pensiero divergente, che valorizza diversità, unicità e immaginazione, alla motivazione e all’impegno; dall’accettazione del fallimento e la resilienza alla conoscenza di sé, per promuovere la consapevolezza delle proprie inclinazioni e aspirazioni come basi per il proprio sviluppo personale. Entro il 16 maggio 2025, gli insegnanti potranno caricare sulla piattaforma ascuolaconpandistelle.it i sogni degli alunni, creando un firmamento digitale visibile nella gallery online. Ogni sogno inviato consentirà di partecipare al contest finale, che assegnerà a una scuola vincitrice una speciale Aula dei sogni, come quelle donate alle scuole primarie dei 4 Dreamers.

Academy di GS1 Italy, ecco tutte le novità del calendario 2025

Sono tante le novità del calendario 2025 dell’Academy di GS1 Italy, il department dedicato alla formazione per migliorare le competenze aziendali: nuovi percorsi formativi (come quello dedicato alla “Sostenibilità nelle categorie”) e restyling di quelli già “rodati” (come quello incentrato sul Category management), ma anche corsi innovativi (come quelli riservati agli operatori logistici e quelli focalizzati sull’applicazione del GS1 Digital Link).

Forte di oltre quarant’anni di esperienza di GS1 Italy nel settore e certificata secondo il sistema di qualità UNI EN ISO 9001, l’Academy è diventata nel tempo il polo formativo di riferimento per gli operatori del largo consumo italiano, distinguendosi per la sua capacità di rinnovare continuamente i suoi percorsi, i contenuti e le modalità didattiche, così da rimanere sempre allineata con le esigenze delle aziende e con l’evoluzione dell’universo del largo consumo, dalla produzione alla distribuzione. Registrando, solo nell’anno appena passato, circa 900 professionisti e 478 aziende ai suoi corsi live, oltre 300 accessi ai contenuti on demand e ben 11 aziende che hanno attivato un corso “tailor made” erogato direttamente presso la propria sede.

“I nostri percorsi formativi non aiutano solo a conoscere e utilizzare tutti gli standard globali GS1, ma anche a migliorare i processi aziendali e le relazioni con clienti e fornitori e ad accelerare la digitalizzazione – spiega Silvia Scalia, ECR Italia and training director di GS1 Italy -. La nostra proposta formativa è studiata per adattarsi a tutte le tipologie di azienda e per agevolare la formazione di tutti i partecipanti, anche grazie alle diverse modalità disponibili, compreso l’e-learning on demand tramite la piattaforma Academy Learning Center”.

Anche il nuovo calendario 2025 conferma la capacità dell’Academy di GS1 Italy di conoscere il mercato e le sfide che pone alle aziende di saper rispondere alle esigenze di formazione e aggiornamento professionale di tutti gli operatori del largo consumo, in cinque aree tematiche:

Codici a barre e standard GS1: per approfondire caratteristiche e utilizzi degli standard globali GS1, come gli incontri dedicati a ottimizzare e approfondire l’utilizzo dei codici GS1 e quelli per avviare la migrazione al codice a barre 2D e al GS1 Digital Link, con nuovi corsi dedicati ai casi reali di applicazione.

Tracciabilità e trasparenza: per condividere le informazioni lungo la filiera con EPCIS e approfondire la conoscenza degli standard GS1 in relazione alla normativa UDI.

Sostenibilità della filiera: per realizzare una supply chain più sostenibile e per approfondire, con i nuovi webinar, l’approccio scientifico alla sostenibilità nella gestione delle categorie (alimentari e non food).

Logistica e supply chain: per conoscere gli standard e i processi collaborativi, ottimizzare l’order to cash e il trasporto su strada, o scoprire le soluzioni per la resilienza della supply chain. La novità del 2025 è il corso ad hoc per gli operatori logistici.

Category management: pilastro dell’offerta formativa dell’Academy di GS1 Italy, si propone in una nuova formula, con otto webinar dedicati ciascuno a una fase di questo processo e corredati da testimonianze aziendali.

Si arricchisce, inoltre, la proposta dell’Academy Learning Center, la piattaforma virtuale per l’e-learning che consente di seguire online una vasta scelta di corsi e di averli sempre disponibili on demand gratuitamente: da quest’anno offrirà anche nuovi corsi dedicati all’Optimal Shelf Availability (OSA), all’Electronic Data Interchange (EDI) e alle best practice per vendere su marketplace utilizzando gli standard globali GS1.

Nuove edizioni 2025 anche per la formazione executive, con cui i professionisti del largo consumo possono certificare le competenze in:

Category management, con la quarta edizione del percorso ECR Certified Category Management Program che inizia a febbraio.

Supply chain collaboration, con la seconda edizione del percorso Missione Logistica che inizia a maggio.

Prosegue infine la collaborazione dell’Academy di GS1 Italy con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma, ADM (Associazione della Distribuzione Moderna) e IBC (Associazione delle Industrie dei Beni di Consumo), per il “Master in Retail and Brand Management”, che si rivolge a chi dopo la laurea intende ricoprire ruoli di responsabilità nelle imprese distributive e industriali delle filiere dei beni di consumo. Confermato anche il master post-lauream “Master in Digital Supply Chain Management, Operations, Procurement and Logistics” sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano e focalizzato sui temi della gestione della supply chain e degli acquisti.

King Colis porta a Roma la prima vendita italiana di “pacchi smarriti”

Per la prima volta in Italia il centro commerciale Romaest ospiterà, dal 14 al 19 gennaio, il pop-up store di King Colis per far vivere un’esperienza di shopping unica nella Città Eterna: una blind sale (vendita alla cieca) di pacchi smarriti. La startup francese King Colis si occupa infatti di acquistare e recuperare i pacchi spediti dagli e-commerce non reclamati per poi rivenderli a prezzi super vantaggiosi sul sito e nei loro pop-up store. In questo modo si evitano gli sprechi e viene data ai pacchi smarriti una nuova vita, promuovendo un approccio eco-responsabile che incoraggia l’economia circolare e contribuisce a ridurre l’impronta di carbonio causata dai rifiuti. La cosa più divertente? Nessuno conosce il contenuto del pacco fino al momento dell’acquisto, per un effetto sorpresa garantito.

I visitatori del pop-up store King Colis potranno scegliere tra dieci tonnellate di pacchi provenienti da tutta Europa dal contenuto misterioso, acquistarli “a peso” e scoprire tutti i tesori nascosti al loro interno, fino a esaurimento scorte. Tra i possibili articoli, prodotti high tech, abbigliamento di marca, calzature, orologi, pelletteria, cosmetici, gadget e videogiochi: una vera e propria caccia al tesoro per accedere a beni di valore a prezzi competitivi e vantaggiosi.

COME FUNZIONA LA VENDITA?
I clienti hanno 10 minuti per selezionare i pacchi desiderati, che non potranno essere aperti prima dell’acquisto. I pacchi sono venduti a peso: il prezzo per 100 g di pacchi smarriti “standard” è di 1,99 euro; il prezzo per 100 g di pacchi “Amazon” è di 2,79 euro.

DA DOVE PROVENGONO I PACCHI SMARRITI?
Ogni anno in Europa milioni di pacchi ordinati online vengono smarriti per vari motivi, spesso a causa di informazioni errate sull’indirizzo. In passato, una volta rimborsati i destinatari, questi pacchi non consegnati venivano distrutti dalle piattaforme responsabili della spedizione. Ma con King Colis gli sprechi sono solo un lontano ricordo. La start-up francese ha deciso di riacquistare tutti i pacchi smarriti dall’e-commerce e di rivenderli sul proprio sito web o nei pop-up store, in occasione di eventi temporanei nei principali centri commerciali europei. Un progetto realizzato in un’ottica eco-responsabile che incoraggia l’economia circolare e contribuisce a ridurre l’impatto ambientale causato dalla produzione di rifiuti.

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