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Dolci di carnevale, i prezzi delle materie prime restano elevati

In questi giorni nelle case degli italiani si preparano i dolci tipici del carnevale, portati avanti di generazione in generazione in ogni regione. A dare informazioni sui prezzi all’ingrosso delle materie prime utilizzate per tali preparazioni sono le elaborazioni di BMTI sui dati rilevati dalle Camere di Commercio secondo cui, nonostante alcuni segnali di ribasso osservati durante le prime settimane dell’anno, i prezzi rimangono su livelli elevati. In particolare i prezzi all’ingrosso della farina, nonostante il calo osservato nella prima parte di febbraio (-3,4% rispetto a gennaio) dipeso dal ribasso delle quotazioni del grano tenero, rimangono più alti del +13,6% rispetto allo scorso anno e, soprattutto, del +36,9% rispetto alla media registrata nel quinquennio 2018-2022.

Anche per il latte spot, ossia il latte venduto in cisterna al di fuori dei contratti di fornitura tra allevatori e industria, sebbene da dicembre sia stato registrato un parziale rientro dei prezzi (a febbraio -4,8% rispetto a gennaio), legato alla ripresa produttiva in Europa e al contemporaneo calo delle quotazioni delle alternative estere, i prezzi attuali restano elevati (+13,9% su base annua). Una crescita che risente ancora degli aumenti che nel 2022 erano stati causati dall’incremento dei costi di produzione (mangimi e energia) e dalla frenata produttiva a livello continentale.

Maggiore stabilità per il burro (-24% rispetto al 2022), i cui prezzi all’ingrosso hanno registrato un vero e proprio crollo a partire da novembre 2022, dopo i valori record raggiunti nel corso dello scorso anno.

Restano su livelli storicamente elevati i prezzi delle uova, supportati dall’offerta limitata e dall’aumento della domanda proveniente sia dal mercato interno che dall’estero. I prezzi delle uova (di taglia L) da allevamenti a terra, formulati dalla Commissione Unica Nazionale (CUN), sono saliti fino a raggiungere questa settimana i 2,45 €/kg, mettendo a segno un rialzo rispetto allo scorso anno del +51,2%.

Pistacchio, l’oro verde è amato da più di 8 italiani su 10

Il 26 febbraio ricorre la giornata mondiale del pistacchio, piccolo frutto noto anche come “oro verde”. Per l’occasione American Pistachio Growers, associazione no profit che unisce i coltivatori di pistacchi americani, ha realizzato un sondaggio veicolato online per indagare la percezione delle persone legata a questi piccolissimi alleati della salute. È subito emerso un dato davvero interessante: ben l’84% dei rispondenti ha infatti dichiarato di amarli e oltre il 64% di essere consapevole del fatto che la loro integrazione all’interno della dieta costituisca un’ottima fonte di proteine e antiossidanti.

I pistacchi non sono solo indispensabili per la salute ma anche un ottimo spuntino “spezzafame”, in grado di allietare le giornate offrendo un’alternativa ai soliti snack. Il momento ideale per gustarli per il 55% delle persone è il pomeriggio – come idea croccante da consumare tra pranzo e cena – seguito dal “post -allenamento” (32%) – dove sono perfetti per recuperare energie – e dalla mattina (14%) in cui rappresentano l’aiuto ideale per stimolare la concentrazione e liberare la propria creatività.

I pistacchi sono anche ottimi ingredienti alla base delle ricette, utili per preparare deliziosi piatti. A trionfare sono le ricette dolci con il 41% delle preferenze – come la panna cotta di pistacchi americani – o i primi piatti ricchi di gusto (sempre 41%) come gli spaghetti con pesto di pistacchi americani tostati. Seguono i secondi piatti leggeri e allo stesso tempo saporiti (18%) come l’insalata di cavolfiore con maionese di pistacchi americani.

In Italia l’amore per la buona cucina d’autore trionfa sempre, specialmente se realizzata da rinomati chef. Ben l’82% delle persone ha dichiarato di affidarsi proprio a questi ultimi per degustare e sperimentare al ristorante ricette sempre nuove a base di pistacchi, mentre solo il 18% ha affermato di sbizzarrirsi a casa, grazie alla realizzazione di piatti creativi e sempre nuovi.

International Taste Institute premia ancora Caffè Borbone

Caffè Borbone conquista per il quarto anno consecutivo la giuria dell’International Taste Institute, l’ente che valuta e certifica il gusto di cibi e bevande di tutto il mondo.

Dopo averli sottoposti a un’attenta valutazione sensoriale, esperti gastronomici internazionali provenienti da oltre 20 Paesi hanno individuato nei tre prodotti di Caffè Borbone qualità e sapore unici, ritrovando in ognuno di essi una diversa sfumatura dell’aroma tipico del caffè napoletano, tanto riconoscibile quanto inimitabile. Protagonista è il gusto del caffè che i giurati hanno assaggiato con un blind test, quindi senza conoscerne il brand di appartenenza, per garantire un giudizio obiettivo e imparziale secondo i cinque criteri standard – prime impressioni, visione, olfatto, gusto e sensazione finale – definiti da regolamento e che costituiscono una esperienza multisensoriale completa. La somma dei singoli punteggi ha determinato poi il risultato finale tra l’80% e il 90% e l’assegnazione di due stelle su un massimo di tre.

Con un voto di 86.5%, il carattere della pregiata miscela Kikka 100% Arabica è stato definito “elegante e armonioso” con “una acidità elevata al palato” di cui è stato apprezzato il “gusto fruttato e amaro” che spazia dalle note floreali di frutti di bosco e limone alla dolce intensità del caramello e del cioccolato.

Rotonda, che ha ottenuto il punteggio di 81.4%, si è distinta per “l’intensa amarezza tipica di Robusta”, varietà dal gusto forte e corposo, “unita all’aroma elegante del cioccolato fondente”.

Il caffè ottenuto dalla miscela in grani Crema Superiore, che si è classificata con un totale di 80.2%, è stato valutato “potente, con un’acidità rinfrescante e note al palato di frutti rossi, legno, caramello e nocciola”.

“Siamo molto orgogliosi di aver ottenuto anche quest’anno un riconoscimento così rinomato e che conferma come il caffè, nella sua semplicità, riesca a suscitare grandi emozioni in palati raffinati e istruiti come quelli degli esperti dell’International Taste Institute” – dichiara Marco Schiavon, Amministratore Delegato di Caffè Borbone. “Siamo davvero soddisfatti che i giurati siano riusciti a cogliere e assaporare l’unicità del nostro caffè che, nato nel rispetto di una tradizione locale, continua a innovarsi per rispondere al gusto dei consumatori in Italia e nel mondo”.

L’International Taste Institute aveva assegnato il Superior Taste Award a Caffè Borbone anche in passato per tre anni consecutivi, premiando con due stelle Don Carlo Miscela Oro in capsule compatibili nel 2019 e nel 2020 e Miscela Nobile/Blu nel 2021.

Aumento costo della vita, calano gli acquisti di beni non essenziali

A seguito del costante aumento del costo della vita, i consumatori hanno adeguato in modo drastico il proprio comportamento di spesa, con la maggior parte (53%) dei consumatori globali che “rimanda” gli acquisti di beni non essenziali. Secondo il sondaggio 2023 di PwC Global Consumer Insights Pulse Survey, che ha coinvolto 9.180 consumatori in 25 Paesi, il 15% dei consumatori ha smesso completamente di acquistare beni non essenziali. Dal sondaggio è inoltre emerso che nei prossimi sei mesi la maggior parte dei consumatori prevede di ridurre la propria spesa in tutte le categorie oggetto della ricerca, una riduzione significativa prevista in tutte le categorie rispetto al precedente sondaggio di giugno 2022. Settori quali i prodotti di lusso e di fascia alta, i viaggi e la moda saranno i più colpiti nei prossimi sei mesi dalla riduzione di spesa dei consumatori, mentre i generi alimentari dovrebbero essere i meno colpiti.

Il costo della vita pesa sulla fiducia dei consumatori
I consumatori stanno modificando le abitudini d’acquisto online e in negozio a seguito dell’aumento del costo della vita, mentre le carenze di materie prime si ripercuotono sulla disponibilità dei prodotti e sui tempi di consegna. Circa la metà (49%) sostiene quindi di acquistare determinati prodotti quando sono in offerta, il 46% di cercare rivenditori che offrono un valore maggiore, il 40% di utilizzare siti di confronto dei prezzi per trovare alternative più economiche, il 34% di acquistare in stock per risparmiare e il 32% di acquistare prodotti a “marchio del rivenditore” per risparmiare. A livello demografico, la Generazione X è la “più preoccupata” (47%) e ha rimandato l’acquisto di beni non essenziali, i baby boomer sono “preoccupati in una certa misura” (33%) e hanno anche loro rimandato l’acquisto di beni non essenziali, mentre i millennials sono in cima alla lista e sono “preoccupati” ma senza modificare il proprio comportamento.

La carenza di materie prime sta cambiando il comportamento dei consumatori rispetto agli acquisti online e in negozio
Mentre più della metà dei consumatori (56%) afferma che l’aumento dei prezzi è il fattore condizionante quando fa acquisiti in negozio, una notevole percentuale è rappresentata anche dai problemi legati alla carenza di materie prime con lunghe code e negozi affollati (30%), oltre alla disponibilità dei prodotti (26%) che influenza il comportamento dei consumatori. Le carenze di materie prime per gli acquisti in negozio sembrano interessare maggiormente i consumatori in Australia (36%), Stati Uniti (35%) e India (34%), mentre per chi acquista online, le preoccupazioni principali riguardano gli aumenti dei prezzi (48%), la disponibilità dei prodotti (24%) e i tempi di attesa più lunghi del previsto (24%).

Il settore dei prodotti di lusso/fascia alta sarà quello maggiormente interessato dal calo degli acquisti da parte dei consumatori
I consumatori prevedono di ridurre nei prossimi sei mesi gli acquisiti in tutte le categorie al dettaglio oggetto del sondaggio: la maggiore riduzione di spesa è prevista per i prodotti di lusso/fascia alta o i prodotti di design (53%), i viaggi (43%), le attività virtuali online (42%) e il settore della moda come abbigliamento e calzature (41%). Persiste comunque un desiderio di spesa futura, con il 40% che indica che cercherà di fare acquisiti per sé stesso o per altri, mentre il 39% li considera di qualità superiore. Il settore dei generi alimentari (24%) è quello che ha registrato la minore riduzione di spesa prevista.

Erika Andreetta, Partner PwC Italia, EMEA Fashion & Luxury Leader, spiega: “La crisi legata all’aumento del costo della vita sta avendo ripercussioni a livello materiale sul modo in cui i consumatori fanno acquisiti, tanto online quanto in negozio. A causa dell’aumento dei prezzi, i consumatori di tutto il mondo stanno rimandando gli acquisiti di beni non essenziali, mentre dedicano più tempo a cercare alternative più economiche. Nonostante tutti i settori interessati dalla ricerca registrino una riduzione prevista della spesa nei prossimi sei mesi, stiamo comunque notando che i consumatori continuano a scegliere prodotti realizzati in modo etico e sostenibile. Se desiderano prosperare in questo complesso ambiente macroeconomico e mantenere coinvolti i consumatori, i rivenditori devono sfruttare e diversificare i loro canali di distribuzione, offrire prezzi competitivi, investire in catene di fornitura più resilienti e compensare la crescente riluttanza dei consumatori a condividere dati online monitorando meglio la base clienti e i programmi di fidelizzazione”.

I prodotti sostenibili sono molto richiesti dai consumatori
Nonostante una prevista riduzione di spesa e un ambiente economico complesso, i consumatori sostengono di essere comunque disposti a pagare di più per l’acquisto di prodotti sostenibili. Incredibilmente, oltre tre quarti (78%) sono disposti a pagare di più per un prodotto realizzato/reperito localmente o prodotto con materiale riciclato, sostenibile o eco-compatibile (77%) o da un’azienda nota per le proprie pratiche etiche (75%).

Canali dei consumatori
A giugno 2022, apparentemente la frequenza di acquisti giornalieri/settimanali dei consumatori, che durante la pandemia aveva registrato una tendenza al rialzo, ha fatto un passo indietro tornando ai tempi pre-COVID. In questo sondaggio, la costante stabilità dimostra che nei prossimi sei mesi la maggior parte dei consumatori prevede solo un lieve cambiamento del canale di acquisto abituale nell’online, in negozio e con la formula “click and collect”. Gli acquisiti in negozio rimangono prettamente invariati, anno su anno, come mezzo di consumo più comune nel 2022 (43%), mentre l’utilizzo di cellulari/smartphone (34%), PC (23%) e tablet (15%) registra complessivamente una lieve riduzione. Dal sondaggio emerge la costante tendenza dei consumatori ad affermare che non acquisteranno mai prodotti tramite tablet (51%), assistenti vocali per abitazioni intelligenti (64%) e dispositivi indossabili (71%), dati complessivamente in aumento rispetto all’ultimo sondaggio PwC Global Consumer Insights Pulse Survey condotto a giugno 2022.

Metaverso: ancora nella fase iniziale di adozione, la classe dirigente riconosce l’importanza della gestione del rischio, della sicurezza informatica e delle considerazioni inerenti la governance
L’adozione del metaverso come canale di acquisto è ancora nella fase iniziale di adozione. Questo mezzo rimane comunque ancora sotto-utilizzato, con solo un quarto (26%) degli intervistati che ha dichiarato di aver utilizzato la piattaforma per l’intrattenimento, le esperienze virtuali o l’acquisto di prodotti nel 2022. La maggior parte di questi utenti ha utilizzato il metaverso principalmente per la realtà virtuale, ovvero per giocare ai giochi o guardare un film (10%), entrare a far parte di un mondo virtuale, visitare l’ambiente di un rivenditore o partecipare a un concerto (9%) o acquistare un prodotto digitale, ad esempio un non-fungible token o NFT (9%). Coloro che registrano maggiori probabilità di interagire con attività correlate al metaverso sono India (48%), Vietnam (43%) e Hong Kong (42%), oltre ai Millennials (36%).

Nel contempo, poiché lo shopping online continua a crescere a livello di volumi, i consumatori sono sempre più preoccupati in merito alla privacy dei dati. Quasi la metà (47%) afferma di essere estremamente o molto preoccupato quando interagisce con aziende di social media, siti web di viaggi di terze parti/portali (36%), aziende di assistenza sanitaria (34%) e di prodotti di consumo (32%). Paesi come l’India e le Filippine sono i più preoccupati in tali categorie. Di conseguenza, quasi la metà (49%) sostiene di non condividere i dati personali più di quanto sia necessario, il 32% sceglie di non voler ricevere comunicazioni da tali aziende e il 26% ha in generale ridotto le proprie interazioni con questi tipi di aziende.

4 tipi da MD nella nuova campagna promozionale

Sono quattro i personaggi protagonisti dei nuovi spot MD, in viaggio in un mondo a loro sconosciuto, al debutto sulle reti nazionali da ieri, domenica 19 febbraio. Il viaggio è in un discount MD in cui quattro persone molto diverse tra loro si trovano a scoprire che dietro l’immagine del discount c’è molto altro rispetto alla sola convenienza. Non s’immaginano quindi di trovarvi tutto quello che serve per una dieta salutistica (il fissato dell’healthy food), prodotti di eccellente qualità a un prezzo invitante (il tirchio), un’ineccepibile spesa glam dal risparmio instagrammabile (l’influencer) e gustose Lettere dall’Italia che non si comprano in cartoleria e su cui mettere la “firma” (la signora snob).

I personaggi vengono accompagnati in questa spesa “delle belle scoperte” dall’amica Antonella Clerici, storica ambassador dell’insegna e ormai prima fan dei prodotti di MD. Forte della sua pluriennale vicinanza con l’insegna e con il suo fondatore il Cav. Patrizio Podini, Antonella è adesso pronta per trasferirne i valori e la filosofia. Il finale è infatti ancora una volta firmato dalla presenza del Cav. Podini e Antonella che augurano insieme “Buona Spesa, Italia!”. Nasce così una serie di quattro divertenti spot con protagonisti donne e uomini che rappresentano con ironia gli stereotipi di coloro che ancora non sono entrati in un MD per preconcetti duri da scalzare.

“Antonella, che nei precedenti spot è stata accompagnata dal Cavaliere alla scoperta dei nostri supermercati e dei nostri prodotti, ne diventa oggi ambassador e promotrice finendo per convincere anche i più scettici” afferma Anna Campanile, direttrice marketing e comunicazione MD S.p.A. “Riesce a farlo con naturalezza e spontaneità perché ne è, per prima, ben convinta. Ed è questa familiarità con l’insegna e i suoi valori che cerchiamo di favorire attraverso le nostre campagne TV. Un percorso creativo avviato quattro anni fa con l’agenzia Sunny Milano e ovviamente Antonella che oggi aggiunge una tappa giocata sull’ironia, ma che aiuta anche noi italiani a conoscerci un po’ meglio in pregi e difetti, grazie all’interpretazione che riesce a darne un maestro come Daniele Lucchetti”.

Prende il via la partnership tra Mutti e Parma Calcio

Parma Calcio e Mutti annunciano una partnership che include il diritto di denominazione del Centro Sportivo di Collecchio: l’attuale struttura sportiva così prende il nome di “Mutti Training Center”.

Nell’accordo, oltre alla denominazione del Centro Sportivo, dove abitualmente si allenano la Prima Squadra Maschile (Serie B), la Prima Squadra Femminile (Serie A), la Primavera (campionato Primavera 2) e alcune squadre del Settore Giovanile, è previsto lo sviluppo di attività che coinvolgeranno i dipendenti di Mutti così da permettere loro di vivere appieno il senso di questa partnership. Inoltre, il logo Mutti sarà posizionato sia all’interno che all’esterno della struttura, così da garantirne la massima visibilità.

“Prendersi cura dei territori in cui operiamo e creare valore per la nostra comunità è ciò che contraddistingue Mutti e il suo modo di fare le cose – dichiara Michele Laterza, Corporate Communication Director di Mutti. Abbiamo Parma nel logo, è qui che è nata la nostra azienda ed è qui che, ancora oggi, si concentra la nostra attività. Siamo felici di dare il nostro nome al centro di allenamento del Parma Calcio – che si trova proprio a pochi minuti dal nostro stabilimento di Collecchio – e permettere alle nostre persone di vivere momenti di aggregazione e condivisione nei luoghi dove risiedono”.

L’accordo nasce fra due realtà del territorio parmigiano che condividono gli stessi valori sociali, oltre alla vicinanza geografica: il sito produttivo dell’azienda in strada dei Notari è a pochi passi dal Centro Sportivo crociato.

“Siamo felici di accogliere Mutti fra i nostri partner – sottolinea Luca Martines, Managing Director Corporate del Parma Calcio – e siamo ancora più felici di rafforzare il rapporto con realtà leader che contribuiscono a rappresentare il nome di Parma nel mondo: Mutti, in questa visione ed insieme ad altre realtà locali, esporta con successo il ‘Made in Parma’ a livello internazionale. La nostra visione è di fare squadra, condividendo la stessa filosofia, e con Mutti è nata una partnership che pone alla base il concetto di impegno e di lavoro. Il nostro obiettivo è di continuare a rendere tutto ciò sempre più efficace in futuro, condividendo la visione di comunità locale e di aiutarla a crescere nel medio-lungo termine”.

Export agroalimentare italiano alle stelle ma occorre tutela contro l’agropirateria

Con un aumento del 17%, è record storico per l’export agroalimentare italiano nel mondo che ha raggiunto i 60,7 miliardi di euro nel 2022 trainato dai prodotti simbolo della dieta mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio dei prodotti italiani più venduti all’estero. I dati emergono dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi al 2022 che evidenziano un balzo a doppia cifra per l’alimentare nonostante la guerra in Ucraina e le tensioni internazionali sugli scambi mondiali di beni e servizi.

A livello generale la Germania resta il principale mercato di sbocco dell’alimentare con un valore di 9,4 miliardi davanti agli Stati Uniti con 6,6 miliardi che superano di misura – sottolinea la Coldiretti – la Francia che si piazza al terzo posto 6,5 miliardi. Risultati positivi anche nel Regno Unito con 4,2 miliardi che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue. Tra i prodotti il re dell’export tricolore si conferma il vino per un valore stimato vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022, secondo le stime della Coldiretti, grazie ad una crescita a due cifre delle vendite all’estero. Al secondo posto si piazzano la pasta e gli altri derivati dai cereali con un volume di vendite all’estero che volano oltre i 7 miliardi di euro mentre al terzo ci sono frutta e verdura fresche con circa 5 miliardi e mezzo di euro di export, ma ad aumentare in modo consistente sono anche l’extravergine di oliva, oltre a formaggi e salumi.

L’andamento sui mercati internazionali potrebbe però ulteriormente migliorare – sottolinea la Coldiretti – con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale il cui valore è salito a 120 miliardi, anche sulla spinta della guerra che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco – spiega Coldiretti – che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Ne sono un esempio il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur. Una situazione destinata peraltro a peggiorare se l’Ue dovesse dare il via libera al riconoscimento del Prosek croato.

A pesare sul Made in Italy a tavola nel mondo ci sono anche il probabile arrivo delle prime richieste di autorizzazione alla messa in commercio di carne, pesce e latte sintetici alla minaccia delle etichette allarmistiche sul vino fino al semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze tricolori. Si tratta di un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che – sottolinea la Coldiretti – finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo – continua la Coldiretti – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni, escludendo paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine.

“Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini sottolineando che “serve cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale ed agire sui ritardi strutturali dell’Italia sbloccando tutte le infrastrutture per migliorare i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.

High Protein, il nuovo claim della gamma Good&Green di FelsineoVeg

I prodotti della linea Good&Green, 100% vegetali e realizzati con il processo produttivo Mopur, a base di un mix di ingredienti come lievito madre e farine di cereali e legumi, rispondono alla crescente domanda di alimenti ricchi di proteine e poveri di grassi grazie all’elevato tenore proteico pari a 30gr ogni 100 gr di prodotto.

I prodotti della linea Good&Green, sono realizzati attraverso un processo produttivo naturale che include la fermentazione naturale e la cottura ad acqua garantendo un prodotto poco trasformato, nutriente, e dalla lista ingredienti corta. Tutte queste caratteristiche li rendono perfetti per gli sportivi, per incrementare l’apporto proteico quotidiano, per i consumatori flexitariani, che alternano i consumi di proteine animali a quelle vegetali, e più in generale per tutta la famiglia.

Secondo una ricerca condotta da Bva-Doxa per Unione Italiana Food (marzo 2022), sono ormai 22 milioni i consumatori italiani che scelgono le proteine vegetali, e non solo per la curiosità di provarle una volta: il 54% li riacquista, di cui il 21% li consuma abitualmente e il 33% occasionalmente. Tra i più assidui consumatori di proteine vegetali spiccano gli under 35. Per quanto riguarda i driver di acquisto dei prodotti plant-based, i più rilevanti sono i motivi nutrizionali (40%) e il gusto (30%).

Per comunicare e valorizzare l’importante apporto di proteine vegetali, sui pack della gamma Good&Green è stato inserito il nuovo claim “High Protein”. Riportato nella parte bassa della confezione in posizione centrale, questa dicitura è scritta in stampatello maiuscolo in modo da assicurare un maggiore impatto visivo ed essere immediatamente riconoscibile.

La sfida digitale della distribuzione Horeca

Dal B2B al B2C, passando dall’e-commerce. Le nuove tecnologie aprono alla distribuzione Horeca spazi impensabili fino a solo qualche anno fa, ampliando le opportunità di contatto con la clientela e persino il ventaglio di target raggiungibili. Non più solo operatori professionali del fuori casa – intesi come gestori di bar, ristoranti e pubblici esercizi – ma anche il consumatore finale. Merito del canale online, già sfruttato in un’ottica B2C da qualche distributore Horeca, affiancando questo approccio a quello classicamente impostato sul B2B.

Un’evoluzione del mercato di cui si parlerà nell’evento “Pensare digitale: la tecnologia al servizio della Distribuzione Horeca”, realizzato dalla rivista GBI in occasione dell’International Horeca Meeting che si svolge a Rimini, durante Beeer&Food Attraction. L’appuntamento è per lunedì 20 febbraio alle 15.30 presso l’Horeca Arena, Padiglione C3 della Fiera di Rimini. Ad aprire il dibattito sarà l’intervento di Damiano Possenti, Partner Progettica, dedicato alla digitalizzazione nel B2B in ambito Horeca e alle case history estere di successo.

A seguire una tavola rotonda che vedrà protagonisti Pieter Billiau, Commercial Manager e Responsabile Digitale Partesa; Luca De Siero, Direttore Generale Doreca; Camillo Bernabei, Bernabei Distribuzione; Raffaele Cerchiaro, Partner Jakala; Roberto Baldassari, Direttore Comitato Scientifico ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, Direttore Generale Lab 21.01 e Docente presso l’Università degli Studi RomaTre. Un incontro per riflettere sull’evoluzione del mestiere di distributore, con un focus finale dedicato a quello che si prospetta come il futuro del marketing (e del business) digitale: il metaverso.

Un appuntamento da non perdere: Lunedì 20 febbraio, ore 15.30, Horeca Arena/Padiglione C3 – Fiera di Rimini

Protocollo d’intesa tra nutrizionisti e Consorzio Cipolla Rossa di Tropea

Solo 26 calorie per 100 grammi di prodotto, ricca di acqua, eccezionale nel gusto, declinabile in mille sfumature, dall’antipasto al dessert, per la sua dolcezza e croccantezza, è una delle pochissime cipolle al mondo che si apprezza anche da cruda. Elisir di lunga vita ed alleata della salute. Sono, questi, i punti di contatto tra il Consorzio di tutela della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp e l’Associazione Italiana Nutrizionisti in cucina che hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per promuovere il consumo della Rossa di Tropea, come ingrediente salutare e gustoso.

È quanto fa sapere il presidente del Consorzio Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP, Giuseppe Laria, cogliendo l’occasione per ringraziare il presidente AINC Domenicantonio Galatà per la sensibilità e la disponibilità dimostrata per questo progetto condiviso che guarda alla sana alimentazione, alla lotta agli sprechi e alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari.

L’obiettivo è sensibilizzare il consumatore sull’importanza di una dieta equilibrata e di far conoscere le proprietà nutrizionali della Cipolla Rossa di Tropea, ricca di antiossidanti e importanti minerali. Il protocollo prevede la realizzazione di eventi e iniziative di informazione e sensibilizzazione sul binomio nutrizione-gastronomia, dimostrando come sia possibile coniugare il gusto con la salute.

“L’aspetto nutrizionale – sottolinea Daniele Cipollina, direttore marketing del Consorzio –rappresenta un autentico valore aggiunto per questo ingrediente principe della dieta Mediterranea. Ha giocato un ruolo importante nel format teorico-pratico itinerante quality food, portato dal Consorzio nelle scuole di tutta la Calabria. Il tour ha approfondito il tema sia sul piano didattico, con le peculiarità fisico/chimiche, nutraceutiche, funzionali e di mercato del prodotto, sia sulla parte prettamente gastronomica, proponendo dei piatti d’autore di alta cucina gourmet, fatti preparare direttamente dagli studenti con la supervisione di esperti chef messi a disposizione dal Consorzio di Tutela. Il protocollo d’intesa con l’Associazione Italiana Nutrizionisti in cucina è un tassello che si aggiunge a questo impegno”.

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