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E-commerce, una ricerca svela le preferenze post vendita degli italiani

Insieme alla Spagna, l’Italia è il Paese in cui gli acquisti online nel 2023 sono cresciuti di più rispetto agli altri Stati europei. Una tendenza che conferma lo stato di salute del settore ma che nel contepo richiama l’attenzione dei brand verso la customer experience, non solo durante la navigazione o nel processo d’acquisto, ma anche nella fase di post-spedizione. Infatti, il 56% dei consumatori si dichiara deluso dal servizio ricevuto a seguito di un acquisto e-commerce, a dimostrazione che i momenti successivi all’ordine (comunicazioni, customer care, tracking e consegna) non sono ancora considerati elementi fondamentali nella strategia di costruzione della customer journey.

A tal proposito Qaplà, società specializzata nel settore e-commerce, ha condotto un’indagine insieme ad Unguess che descrive l’esperienza d’acquisto dei consumatori online e segnala come un’efficace strategia post vendita contribuisca ad accrescere la fidelizzazione dei clienti. La ricerca è stata realizzata su un campione di 200 e-shopper italiani e spagnoli che hanno compiuto almeno un acquisto online nell’ultimo mese.

Abitudini e aspettative degli e-shopper
Secondo i dati raccolti, subito dopo aver comprato online la prima preoccupazione per il 75% degli italiani e l’81% degli spagnoli è quella di controllare la conferma dell’ordine nella propria posta in arrivo. Un dato che attesta l’importanza di comunicare in modo tempestivo con il cliente, dato che la mancata ricezione di informazioni relative allo stato di avanzamento del proprio ordine viene vissuta con ansia dal 47% degli italiani e dal 42% degli spagnoli. Inoltre, 1 italiano su 3 (33%) ritiene che tale mancanza da parte dei brand ne comprometta la credibilità, con la conseguenza che quasi 1 italiano su 5 (17%) sceglie di non riacquistare su uno store che non ha inviato email di tracking. Un dato che schizza invece al 41% in Spagna.

Comunicazioni post-vendita e impatto sulla customer experience
Tra le informazioni che i consumatori desiderano ricevere dopo aver completato un acquisto online, la comunicazione di “ordine in consegna” è al primo posto per il 23% degli italiani, seguita subito dopo da “ordine partito” (18%). Tuttavia l’invio delle notifiche da parte dei merchant non è sufficiente. Infatti, per rafforzare il rapporto tra brand e consumatore è importante personalizzare il più possibile le comunicazioni rivolte al cliente, utilizzando colori e tone of voice del brand oltre ad altri elementi – come call to action, banner, promozioni, etc. – che aiutano a mantenere un’elevata customer retention. Un aspetto che tuttavia solo il 30% degli e-shopper italiani ha effettivamente riscontrato nell’ultimo anno, contro una quota più che doppia di spagnoli (65%).

Personalizzazione delle email di tracking per accrescere la fidelizzazione del cliente
Considerando poi la fidelizzazione del cliente, le strategie per raggiungere questo scopo sono molteplici. Secondo i dati di Qaplà, la motivazione principale che porta un consumatore a riacquistare sullo stesso shop online è la presenza di sconti e promozioni (67% degli italiani vs 60% degli spagnoli). Subito dopo si colloca l’efficienza del servizio di customer care, indispensabile per il 23% degli italiani e addirittura per 1 spagnolo su 3. La fama del brand si attesta solo al terzo posto (6% in Italia), a dimostrazione che investire risorse sul post-vendita è una strategia che ripaga l’e-commerce nel tempo e che prevale anche sulla notorietà del marchio. Un dato rilevante, se si considera che acquisire un nuovo cliente costa mediamente 5-10 volte di più che mantenerne uno esistente.

Selex e Savi: attivate offerte in buoni digitali per 15 mln di euro in un triennio

Il Gruppo Selex e la technology company Savi festeggiano il terzo anniversario della loro partnership che ha permesso di mettere a disposizione oltre 15 milioni di euro di vantaggi dei principali brand del largo consumo. Sono quasi 1 milione le famiglie che hanno la possibilità di usufruire di buoni in formato digitale per la loro spesa quotidiana in oltre 600 punti vendita del Gruppo presenti sul territorio nazionale, con evidenti vantaggi sul fronte anti-inflazione.

Un risultato importante raggiunto grazie all’introduzione e all’implementazione della Coupon Gallery, un innovativo strumento di couponing virtuale attraverso cui i clienti possono accedere alle promozioni direttamente dal sito web delle insegne Selex. La coupon gallery ha fin da subito riscontrato un’ampia adesione, con gli utenti attivi che sono cresciuti del 40% nel corso dei tre anni di partnership, e un conseguente aumento del 30% delle offerte distribuite per singolo utente.

Selex è stato il primo gruppo a permettere alle casse di accettare il nuovo formato di coupon mobile, oggi ampiamente utilizzato dai principali brand per le loro attività di digital advertising. La collaborazione tra Savi e il Gruppo Selex ha dato vita ad un sistema virtuoso e in continua evoluzione che punta a fornire uno strumento utile per contrastare i rincari prodotti dall’inflazione e migliorare al contempo l’esperienza dei consumatori semplificando le procedure di acquisto e l’accesso alle offerte in modalità smart, intuitiva e sicura.

“Da anni stiamo lavorando per offrire una experience più coinvolgente ai clienti che sempre con maggior frequenza entrano in contatto con le nostre Insegne tanto sul canale fisico quanto su quello online” riferisce Marco Pieri, Direttore Digital & e-commerce del Gruppo Selex: “In quest’ottica, la partnership con Savi ci ha permesso di valutare concretamente quanto valore possano trasferire i nostri asset digitali alla rete di vendita fisica, rendendoci confidenti nell’avvio di ulteriori progettualità evolutive in ottica omnicanale”.

“La soddisfazione più grande nel festeggiare i tre anni di partnership è sapere di aver consentito a migliaia di famiglie di poter parzialmente ridurre i rincari prodotti dall’inflazione”, dichiara Angelo Tosoni, Managing Director di Savi Italia: “Insieme a Selex continueremo a mettere a fattor comune il nostro know-how nell’analisi delle strategie di acquisto dei consumatori con la loro esperienza ultra-cinquantennale nel settore della GDO per offrire un’esperienza di acquisto sempre più conveniente e digitale”.

Non c’è crisi che tenga: è boom per le consegne dell’e-commerce

I negozi online si stanno preparando per i picchi delle prossime settimane, con un aumento previsto dei volumi di pacchi del 111,8%. L’apice di questa ondata è atteso l’11 dicembre con ben 117 pacchi elaborati al secondo, il quadruplo (+265.2%) rispetto ai 32 pacchi di una giornata standard.

Secondo le stime di Sendcloud, piattaforma di spedizioni europee, nel quarto trimestre in Italia si consegneranno circa 3.816.109 pacchi al giorno, il 50,8% in più rispetto al trimestre precedente. I volumi di pacchi cominciano a crescere già a novembre (+45,9%), ma sarà dicembre il mese più fitto, con un aumento previsto del 63,5% in occasione delle festività. “Nonostante le incertezze dello scorso anno legate alla crisi dei costi di vita, il Black Friday e il Cyber Monday hanno registrato un aumento delle vendite del 5%, confermando la loro solidità come eventi di promozione consolidati”, afferma Rob van den Heuvel, CEO e co-fondatore di Sendcloud. “Anche quest’anno prevediamo un picco simile nelle consegne. Per garantire tempistiche puntuali, consigliamo ai consumatori di anticipare gli ordini e considerare opzioni di spedizione alternative, come l’utilizzo dei punti di ritiro. Inoltre, diversificare la rete di trasportatori può essere una strategia vantaggiosa per i rivenditori, consentendo loro di adattarsi a eventuali ritardi”.

Prepararsi ai ritardi
Con l’avanzare del mese di novembre, gli acquirenti online si devono preparare a possibili ritardi nelle consegne. Mentre normalmente i pacchi vengono consegnati in media entro 2,1 giorni, nel quarto trimestre questo periodo si estende a 2,3 giorni. I volumi dei pacchi iniziano ad aumentare già da inizio novembre, ma è durante la prima settimana di dicembre che i tempi di consegna raggiungono il punto massimo, con una media di 2,6 giorni. L’ideale per i consumatori è effettuare i propri ordini il prima possibile o valutare delle opzioni di consegna alternative.

Il Cyber Monday e il Black Friday in Europa
Sebbene tutta l’Europa sia interessata da questa impennata delle consegne, esistono differenze locali significative. Il Cyber Monday si conferma protagonista nella maggior parte dei Paesi, ma in Italia e in Francia il picco è atteso in prossimità del Natale, specificamente lunedì 11 dicembre, quando i volumi di pacchi aumenteranno rispettivamente del 265% e del 298%. A differenza degli altri paesi europei, nei Paesi Bassi il picco non si verificherà la settimana prima del Natale, bensì verso la fine di novembre, quando i consumatori olandesi si immergeranno negli acquisti per la festa nazionale di “Sinterklaas”.

Per quattro settimane torna on air lo spot della Fontina DOP

Dopo il riconoscimento ministeriale delle nuove tipologie “Fontina DOP Alpeggio” e “Fontina DOP Lunga Stagionatura”, il Consorzio Produttori e Tutela della Dop Fontina punta sul canale TV e sui social.

Per quattro settimane (dal 12 novembre al 9 dicembre) tornerà on air quindi lo spot “Fontina Dop. Non è della Valle d’Aosta, è la Valle d’Aosta!”, il primo realizzato dal Consorzio e firmato dall’agenzia Metrix Communication di Milano. Lo spot sottolinea il connubio tra questo formaggio e il suo territorio di produzione e sarà ospitato dai canali del gruppo Warner Discovery (Nove, Real Time, Food Network). La campagna porterà nelle case degli italiani 460 spot (formati da 10”,15” e 30”) per oltre 30 milioni di contatti stimati.

La Fontina è tra i pochi formaggi italiani a essere prodotti esclusivamente con latte intero (da una sola mungitura) e crudo (non trattato termicamente). Il latte crudo è particolarmente ricco di vitamine, proteine e fermenti lattici vivi ed è in grado di fornire all’organismo ingenti quantità di calcio e potassio. Proprio per l’assenza di trattamento termico, la materia prima deve provenire da allevamenti in cui siano assicurati elevati standard igienici e di benessere animale. Un circuito virtuoso per la salute e la natura. La Fontina Dop è dolce anche con l’ambiente. Il suo ciclo di produzione può essere infatti considerato a basso impatto ambientale per diversi motivi, primo tra tutti l’ambiente a misura d’uomo della Regione Autonoma Valle d’Aosta.

A Taranto inaugura un Info Point dell’Asl nel centro commerciale

Asl Taranto ha inaugurato un Info Point presso la galleria del centro commerciale Porte dello Jonio, a Taranto, tra i 37 asset gestiti dalla società immobiliare Nhood. Una postazione informativa a disposizione del cittadino, che esce dal classico perimetro istituzionale e si colloca in un contesto inedito, un centro commerciale aperto nel 1997 a pochi chilometri dal centro abitato e facilmente raggiungibile anche da fuori città.

L’info point sarà attivo cinque giorni a settimana: lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9 alle 13:30, martedì e giovedì dalle 9 sino alle 17. Gli operatori forniranno informazioni di primo livello per coloro che vorranno dettagli su come effettuare prenotazioni al CUP, gestirle, cancellarle e pagarle; come scegliere o cambiare il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta; come accedere alle visite in ospedale in caso di familiari ricoverati; quali sono le postazioni di guardia medica più vicine; quali sono i centri di vaccinazione in Asl Taranto, i programmi di screening in corso e i centri emo-trasfusionali per poter donare il sangue; come contattare le commissioni di invalidità e patenti speciali; come richiedere una cartella clinica, il rimborso del ticket e la procedura per annullare l’applicazione delle penali per mancata disdetta laddove ve ne siano le condizioni; come accedere alla Porta Unica di Accesso (PUA), all’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) e all’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). La postazione, proprio come un Ufficio Relazioni con il Pubblico, rappresenta anche un canale di accesso al cittadino per la raccolta di eventuali segnalazioni ed elogi.

Gli operatori sono a disposizione per supporto e informazioni relativi ai servizi offerti dall’azienda sanitaria locale. Non si sostituisce al CUP né ad altri uffici, per il cui accesso è necessario procedere secondo le classiche procedure. L’Ufficio Pubbliche Relazioni di Asl Taranto è raggiungibile anche al numero verde 800 529657 negli stessi orari sopra indicati e tramite e-mail, scrivendo a urp@asl.taranto.it

“L’Info Point presso il centro commerciale Porte dello Jonio è una novità assoluta che ha come obiettivo il consolidamento ulteriore del rapporto tra l’azienda sanitaria e il cittadino, è uno strumento per avvicinarci ancora di più alle esigenze della popolazione e per ascoltare la domanda in corso” dichiara Vito Gregorio Colacicco, direttore generale di Asl Taranto. “Questa collaborazione si inserisce nel percorso di forte e proficua collaborazione già avviato con la direzione del centro commerciale in occasione della massiccia campagna vaccinale anti-Covid, durante la quale Porte dello Jonio mise con grande solidarietà a nostra disposizione i propri spazi parcheggio per la somministrazione dei vaccini in modalità drive through”.

“Come società di soluzioni immobiliari investiamo in progetti che restituiscano servizi di primaria importanza ad un bacino di riferimento che per noi si estende ben oltre ai visitatori dei nostri centri commerciali” prosegue Francesco Rapana, Operating Manager Nhood. “Non possiamo esimerci dal farlo su un tema così prioritario come quello della salute, in collaborazione con l’amministrazione pubblica, e siamo orgogliosi che il lavoro strutturato in questi anni dal Direttore Mauro Tatulli, raggiunto al suo apice con l’hub vaccinale in piena emergenza pandemica, trovi naturale evoluzione in questa nuova iniziativa. Per noi questo significa investire con un triplo impatto positivo – People, Planet, Profit. Lo facciamo come enti privati ma in corrispondenza con le esigenze dell’ente pubblico, generando un rapporto win-win pubblico-privato a beneficio di tutti i cittadini”.

“Da oltre vent’anni Porte dello Jonio è “Il Centro Commerciale dei Tarantini”: un’agorà per la città e uno spazio aperto a iniziative ed eventi attenti alla sostenibilità sociale. Abbiamo deciso di posizionare questo spazio per il servizio sanitario pubblico in punti nevralgici e ben visibili della nostra Galleria perché, ancora una volta, vogliamo dare evidenza concreta di cosa significa, per un gestore come Nhood, sviluppare i propri spazi come luoghi di vita e benessere. Anche attraverso iniziative come questa, un centro come Porte dello Jonio diventa un’estensione del centro città e completa l’offerta di servizio per tutti i cittadini” conclude Mauro Tatulli, Shopping Center Manager Centro Porte dello Jonio.

Nuova piattaforma web per i punti vendita romani di Todis

ReStore ha realizzato una nuova piattaforma di spesa on line per i punti vendita Todis presenti a Roma e in gran parte della sua provincia. L’azienda guidata da Barbara Labate, specializzata nella realizzazione di e-commerce per la Gdo e la DO in Italia, è stata scelta per ridisegnare il servizio di e-commerce proposto da Todis a supporto dei suoi imprenditori. La società laziale così si è affidata all’esperienza che ReStore ha maturato negli anni con l’obiettivo di usare i punti di vendita come hub per la consegna a casa pur riducendo al minimo l’impatto del servizio sui singoli punti vendita e sulla loro operatività.

ReStore ha curato il progetto a 360°, sviluppando rispettivamente:

Piattaforma web e gestionale ordini
Business intelligence e analisi dei dati
Logistica integrata con i punti vendita per la preparazione consegna delle spese online
Customer care per il supporto pre e post vendita

Il sito “Todis a casa” nella sua nuova versione “targata” ReStore è già operativo da metà estate. La piattaforma si caratterizza per la semplicità, velocità e completezza del servizio: tutti elementi essenziali per garantire una migliore esperienza di acquisto agli utenti. Una delle novità più interessanti riguarda l’estensione delle zone nella quali viene garantito il servizio, passate da 432 kmq a 640 kmq (+48%). Tutto questo è stato possibile grazie all’ottimizzazione degli hub, all’aumento delle fasce orarie di copertura e alla gestione degli ordini in AxA (ordine e consegna in giornata) con la possibilità di ordinare fino a 2 ore dall’inizio della fascia di consegna.

Il servizio di spesa online prevede la consegna all’indirizzo desiderato e la soglia minima per accedere al servizio è prevista a partire da 20 euro, con un costo che ammonta a 3,50 euro. Superando i 95 euro di spesa invece, la consegna è gratuita. Garantita anche l’assistenza ai clienti con un customer care dedicato, attivo da lunedì a sabato dalle ore 9.30 alle 13.30 e dalle 14:30 alle 18:30 chiamando il numero 0238585744.

Shopping Tax Free, c’è la proposta di abbassare la soglia minima di spesa a 70 euro

Dopo un triennio negativo, con la pandemia e le restrizioni anti-contagio che hanno impattato negativamente sui flussi dei turisti internazionali e di conseguenza sui loro acquisti, nel 2023 lo shopping Tax Free torna a vedere la ripresa. I numeri sono ancora lontani dai livelli pre pandemici ma i segnali incoraggianti per un recupero del settore ci sono tutti, a partire dalla proposta di abbassamento della soglia minima di spesa a 70 euro prevista nella Legge di Bilancio.

“Nel 2023 abbiamo posto le basi per accelerare la piena ripresa sui livelli pre-pandemia e registrato nuovi comportamenti da parte dei turisti internazionali che definiranno le tendenze del futuro” ha commentato Stefano Uggeri, SVP and Managing Director Retail Italy di Planet, uno dei principali provider di pagamenti e software integrati per i settori hospitality e retail. “Lo shopping Tax Free rappresenta un volano fondamentale per il Made in Italy, per questo vediamo con favore la decisione del Governo di abbassare la soglia minima di acquisto. Si tratta di un provvedimento che, oltre a rendere il nostro Paese più attrattivo agli occhi dei turisti extra europei, avrà benefici su tutto l’indotto, in particolare sui piccoli commercianti. Speriamo che il Parlamento, che in più occasioni ha dimostrato un forte interesse per la questione, possa approvare la norma in tempi brevi”.

Il connubio tra arte e moda continua a essere un forte richiamo per i turisti internazionali, ed è proprio questa la formula vincente di Milano, Roma e Firenze che rappresentano insieme il 50% della spesa Tax Free in Italia e registrano un valore di transazione media (ATV) superiore ai 1.000 €. La fine delle misure anti-contagio ha segnato il boom dei turisti provenienti dagli Stati Uniti, che superano quelli in arrivo dalla Cina con acquisti in crescita del 65% rispetto al 2019 e un ATV superiore ai 1.400 € speso soprattutto (90%) in beni di lusso. Il Paese del Dragone resta comunque un bacino rilevante di visitatori verso l’Italia e le sue mete dello shopping: il segmento luxury, su cui gravita il 63% delle transazioni, fa lievitare l’ATV fino a oltre 1.700 €. A ridisegnare il legame tra il Belpaese e turisti cinesi è l’avanzata della Gen Z, il cui ATV è volato del 60% rispetto al 2019. Se prima della pandemia rappresentavano solo il 2% degli acquisti, oggi rappresentano il 10% del giro d’affari Tax Free dei visitatori cinesi.

Commercio globale, l’Italia dovrebbe accelerare le esportazioni

Nel prossimo biennio le esportazioni italiane dovrebbero accelerare e le aziende guardare ai Big Data come modo per mitigare i rischi associati al commercio internazionale: queste le principali evidenze che emergono da una recente ricerca commissionata da QBE, che ha analizzato lo stato dell’arte del commercio internazionale per comprenderne fattori chiave, rischi, sfide e per fornire suggerimenti concreti alle aziende.

Nel 2022 in Italia il valore dello scambio di beni materiali è stato circa cinque volte superiore a quello dei servizi. In totale le importazioni italiane di beni e servizi hanno raggiunto i 740 miliardi di euro, mentre le esportazioni ammontano a 710 miliardi di euro. Se esaminiamo i beni, il nostro paese ha esportato 592 miliardi di euro nel corso dello scorso anno, pari a circa il 31% del PIL, mentre le importazioni sono state leggermente superiori, raggiungendo i 613 miliardi di euro.

Ma quali sono le sfide che devono affrontare le imprese italiane? Nel biennio 2020-2021, le aziende che hanno avuto problemi nelle esportazioni sono raddoppiate rispetto al periodo 2017-2019. Questa situazione non è solamente riconducibile agli effetti della pandemia, ma il Covid-19 ha evidenziato anche i notevoli problemi della catena di fornitura che hanno colpito le aziende a livello globale. In particolare emerge che ben il 38% delle imprese manifatturiere ha segnalato problemi in questo ambito nei primi due semestri del 2023, un dato superiore del 68% rispetto alla media 2017-2019. Sempre nel corso del 2023, le aree di maggior criticità segnalate dalle aziende sono state quelle relative all’aumento dei costi e dei prezzi (18%) e quelle legate ai tempi di consegna (8%). La seconda grande sfida riguarda l’affidabilità che esportatori e importatori di beni italiani ripongono nei loro partner commerciali e il contesto geopolitico nei rispettivi Paesi. L’Italia esporta e importa solo una percentuale relativamente piccola (1,2% e 3,3%) dei suoi beni in Paesi che presentano alti livelli di fragilità istituzionale e sociale o che sono coinvolti in conflitti violenti (secondo la catalogazione della Banca Mondiale). Attualmente, la Libia è il Paese verso cui l’Italia è più esposta, con lo 0,3% delle esportazioni e l’1,5% delle importazioni nel 2022, valori comunque modesti.

Si prevede che il bilancio 2023 delle importazioni italiane di beni registrerà una leggera contrazione, attorno all’1,8%. Tuttavia, a partire dal 2024, ci si aspetta un ritorno alla crescita, con aumenti del 3,9% nel 2024 e del 3,5% nel 2025, un forte segnale per un’ottimistica ripresa delle importazioni. Parallelamente, è atteso che le esportazioni italiane crescano a un ritmo più sostenuto rispetto alle importazioni, contribuendo a riequilibrare i flussi commerciali. Le previsioni indicano un incremento delle esportazioni complessivo dello 0,6% nel 2023, seguito da ulteriori aumenti del 3,3% nel 2024 e del 4% nel 2025. Tuttavia, è importante sottolineare che tali proiezioni potrebbero essere influenzate da eventi inattesi. Pertanto, QBE ha esaminato come le esportazioni e le importazioni di beni in Italia potrebbero reagire in seguito a scenari macroeconomici negativi.

La crescente possibilità del manifestarsi di scenari negativi imprevisti deve spingere le imprese italiane a mettere in atto misure di mitigazione in grado di rispondere adeguatamente e gestire l’impatto di eventi avversi. Investire in strumenti di analisi basati sui Big Data rappresenta un fondamentale passo che permette alle imprese di stabilire una connessione più solida con i loro stakeholder, compresi i fornitori, agevolando una risposta tempestiva a eventi inattesi. I Big Data risultano cruciali per aiutare le imprese a identificare i punti deboli nella loro catena di approvvigionamento, evidenziando ad esempio un’eccessiva dipendenza da una particolare via di trasporto o da un fornitore specifico e permettendo di diversificare e attuare coperture efficaci per contrastare queste debolezze. Un secondo aspetto fondamentale per le imprese è dato da un’attenta due diligence sui loro partner commerciali internazionali. Componenti come affidabilità nel settore, rapporti con il governo locale e reputazione nella gestione dei rischi legati alla produzione rappresentano le aree di primaria importanza che andrebbero analizzate dalle aziende, senza dimenticare le componenti di rischio specifico dei paesi, tra cui quelle economiche, politiche e strutturali.

Nel caso in cui le imprese siano orientate all’esportazione verso nuovi mercati, dovrebbero valutare la possibilità di intraprendere alleanze strategiche o joint ventures, non solo in ottica di condivisione del rischio finanziario, ma per ridurre le complessità legate al raggiungimento di nuovi mercati. Infine, l’acquisto di coperture assicurative può contribuire a mitigare le perdite finanziarie connesse a problemi come danni, furti e perdite di carico. I programmi multinazionali offrono pacchetti che semplificano il processo, evitando la necessità di stipulare polizze assicurative separate per ciascuno dei paesi in cui le imprese operano. Il commercio internazionale offre notevoli opportunità per le imprese italiane, che rimangono ben posizionate per realizzare economie di scala e raggiungere mercati più vasti. Tuttavia, per sfruttare appieno questi vantaggi, è essenziale che le imprese siano in grado di gestire l’incertezza. La scelta di partner affidabili continua ad essere il pivot sul quale costruire un business efficace e redditizio.

Furti e frodi: retail e Gdo ci rimettono 6,7 miliardi all’anno

Secondo il recente studio “La Sicurezza nel Retail in Italia 2023” realizzato da Crime&Tech, nel 2022 le perdite nel settore retail e Gdo hanno raggiunto circa 4,6 miliardi di euro derivate in primis da furti e frodi ma anche da errori amministrativi, scarti, rotture e altre inefficienze operative. A questo valore va aggiunta la spesa che le aziende sostengono in misure di sicurezza o contrasto alle perdite, raggiungendo così un costo economico totale stimato pari a 6,7 miliardi di euro, l’equivalente di 114 euro per ogni cittadino italiano.

Tra i settori considerati dalla ricerca, fai da te (2,00%) e supermercati, ipermercati e discount (1,98%) sono quelli che registrano i valori più alti di differenze inventariali. Tuttavia, i valori rilevati devono essere considerati con cautela in quanto le aziende adottano diversi metodi per classificare e quantificare le perdite. Le aziende identificano la localizzazione del punto vendita come l’elemento in grado di influire in maniera più decisa sul valore delle differenze inventariali. A seguire ci sono altri elementi strutturali del punto vendita come la dimensione, il design, il numero di dipendenti, le misure di sicurezza adottate e l’estensione dell’assortimento.

Le cause principali delle perdite
In media, il 48% delle differenze inventariali sono di natura sconosciuta, cioè non è stato possibile attribuire delle cause certe a queste perdite. Concentrandosi sulle differenze con origine conosciuta, la causa più frequente è rappresentata dai furti esterni, seguiti da furti interni, scarti e rotture, errori amministrativi e contabili e frodi commesse da fornitori. Tra i furti esterni prevale il taccheggio, seguito dal furto con scasso e dal furto di necessità. Rapine e frodi sono invece le modalità indicate come meno frequenti. Rispetto al 2021, l’82% delle aziende intervistate ha registrato un aumento dei casi di taccheggio nei propri punti vendita. L’incremento è stato rilevato da aziende di tutti i settori. Secondo il 53% dei rispondenti, sono aumentati rispetto al 2021 anche i furti di necessità, che avevano già registrato un aumento dal 2019 al 2020. Il valore medio della merce rubata o recuperata nei singoli episodi di taccheggio è pari a 40 euro; questo valore varia però significativamente in base ai settori merceologici considerati. I modi operandi più utilizzati dai taccheggiatori sono la tecnica del grab and run e la rimozione delle etichette antitaccheggio. Lombardia e Lazio sono le regioni dove il valore totale della merce rubata è più alto, ma a livello di singolo episodio i valori medi più alti sono stati registrati in Trentino-Alto Adige, Calabria e Abruzzo.

Per quanto riguarda le frodi esterne, i rispondenti indicano il wardrobing, lo scambio di etichette dei prodotti e i mancati pagamenti al self-checkout o self-scan come le modalità più comuni. La diffusione di sistemi alternativi di checkout è una tendenza consolidata all’interno del settore retail e Gdo. L’adozione di questi sistemi però, oltre a presentare dei vantaggi, espone le aziende al rischio di furti o errori in buona fede. Furti e frodi interne sono la seconda causa di natura criminale delle differenze inventariali. Le modalità maggiormente rilevate sono il furto della merce a opera di dipendenti, seguita dall’annullamento totale o parziale degli scontrini, il furto di denaro dalla cassa e il reso di merce fraudolento. I cassieri risultano essere i dipendenti più frequentemente coinvolti. Relativamente ai furti e frodi da fornitori, la maggior parte dei rispondenti affermano di aver subito furti o frodi da parte di fornitori di servizi logistici (83%), come corrieri e trasportatori, e due terzi degli intervistati ha registrato furti o frodi da parte di fornitori di altri servizi (66%), quali ad esempio società di sicurezza, pulizia e vigilanza.

I prodotti più rubati
I prodotti più rubati con più alto valore economico per settore merceologico sono i capispalla e maglieria (abbigliamento), gli alcolici e tonno e carne in scatola (supermercati, ipermercati e discount), le calzature e occhiali (calzature e accessori), smartphone, tablet e accessori di telefonia mobile (elettronica di consumo) e gli accessori per le smart-home e utensili elettrici (fai da te). I prodotti più rubati per numero di pezzi per settore merceologico sono: i cosmetici e la maglieria (abbigliamento), gli alcolici e i salumi e formaggi (supermercati, ipermercati e discount), le calzature e gli occhiali (calzature e accessori), gli accessori per la telefonia mobile e le pile (elettronica di consumo) e le spine e prese elettriche e la colla (fai da te).

Le misure di sicurezza
Le misure di sicurezza a protezione del punto vendita più adottate dalle aziende sono la videosorveglianza (94%) e le barriere antitaccheggio (86%), così come la formazione del personale (94%). Per la protezione dei singoli prodotti le aziende utilizzano maggiormente placche/etichette antitaccheggio (83%) e scaffali chiusi o vetrine (63%). Un terzo delle aziende (34%) utilizza dei software per l’analisi avanzata delle transazioni di cassa, mentre un’altra metà (49%) delle aziende utilizza degli applicativi per avere una reportistica sistematica su questi stessi dati. Meno frequente è invece l’utilizzo di software per la raccolta, elaborazione e analisi dati relativi agli eventi criminali all’interno dei punti vendita. La propensione a denunciare alle Forze dell’Ordine un reato identificato da parte delle aziende può variare in maniera rilevante a seconda del tipo di evento. Le rapine e i furti con scasso sono i reati più denunciati, mentre il taccheggio e le frodi sono i meno denunciati. La scelta di non denunciare episodi di taccheggio è in larga parte dovuta allo scarso valore del furto e, in subordine, al recupero della merce o del denaro. Per frodi esterne o frodi da parte di fornitori a pesare in maniera significativa è la scarsità di prove.

Il settore retail e Gdo in Italia affronta dunque sfide complesse legate alla sicurezza e alle perdite. Questo richiede un approccio sistemico, collaborazione interna ed esterna, integrazione tecnologica e formazione del personale. La ricerca e valutazione di strategie innovative è essenziale in un contesto in continua evoluzione.

Sostenibilità: i prodotti ittici sono più virtuosi del largo consumo confezionato

Secondo i dati presentati da NielsenIQ alla conferenza “Blue Foods: nutrire il mondo con i prodotti del mare” promossa da MSC – Marine Stewardship Council, la sostenibilità nei prodotti ittici ha un peso molto più alto rispetto alla media del largo consumo confezionato. I dati mostrano inoltre come per le aziende la sostenibilità rimanga un tema importante: gli EAN che presentano claim sostenibili sono il 33,2% nel settore ittico (per un valore di 1,1 miliardi di euro e 237,7 milioni di confezioni vendute) e il 27,2% in quello del largo consumo, per un valore di 15,5 miliardi di euro e 8 miliardi di confezioni vendute.

Il cambiamento climatico rappresenta una delle maggiori preoccupazioni per i consumatori italiani: 8 italiani su 10 si dicono seriamente preoccupati per l’attuale situazione ambientale. Tuttavia, nonostante una maggiore consapevolezza della problematica ambientale, il 27% dei consumatori dichiara di non acquistare prodotti sostenibili a causa di informazioni poco chiare e confuse. Mancanza di informazione che in parte può spiegare quel 29% di consumatori che dichiara di non scegliere prodotti sostenibili per limitata disponibilità a scaffale (il prodotto c’è ma non si vede perché non ho le informazioni necessarie) e quel 41% che non li sceglie perché li percepisce troppo costosi (come si può attribuire un valore al prodotto se non si hanno informazioni chiare per valutarne il potenziale?). Questo significa che c’è ancora tanta strada da percorrere in termini di informazione del consumatore, che deve essere educato tramite iniziative di sensibilizzazione che gli permettano di comprendere il significato e l’impatto delle proprie scelte di sostenibilità.

È proprio questo l’obiettivo di iniziative come le Settimane della Pesca Sostenibile di MSC: una campagna che, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, vuole ricordare che scegliendo prodotti ittici certificati MSC, è possibile innestare un circolo virtuoso che, passando da pescatori e aziende della filiera ittica, protegge la salute delle popolazioni ittiche e degli ecosistemi marini. Un approvvigionamento sostenibile da parte di brand e retailer garantisce la sostenibilità sociale, economica e ambientale dei sistemi alimentari acquatici secondo le linee guida della Blue Transformation, la strategia dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura per massimizzare il contributo dei Blue Food alla sicurezza alimentare globale.

Per massimizzare il contributo dei Blue Food alla sicurezza alimentare globale però è necessaria una gestione sostenibile delle risorse ittiche. Il nuovo bilancio annuale di MSC rivela che oltre 15 milioni di tonnellate, ovvero il 19% di tutte le catture marine, provengono da 674 attività di pesca coinvolte nel programma MSC per la pesca sostenibile. Negli ultimi 3 anni, queste attività di pesca hanno implementato 437 miglioramenti concreti, di cui 166 a beneficio di specie a rischio, minacciate o protette, 117 a beneficio delle popolazioni ittiche e 80 beneficio di habitat ed ecosistemi. Sono invece oltre 20.800 i prodotti da pesca certificata sostenibile MSC disponibili ai consumatori di 66 Paesi del mondo.

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