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Il reddito di cittadinanza sta influenzando i consumi? L’analisi di IRI

L’introduzione del Reddito di Cittadinanza sta influenzando le vendite di prodotti di Largo Consumo Confezionato? Con l’intento di rispondere a questo quesito, IRI ha effettuato un’analisi sui dati a disposizione.

Di fatto, si può anticipare che – nonostante la crescita delle vendite LCC registrata negli ultimi periodi nel Sud non sia di per sé un fatto probante tale discontinuità rispetto allo scorso anno può interpretarsi come un indizio di efficacia della misura.

Ma procediamo con ordine, individuando la platea dei consumatori intressati, la loro dislocazione geografica e la cifra potenzialmente spendibile.

La platea dei fruitori del reddito di cittadinanza

A luglio 2019 sono state accolte le domande di oltre 850.000 nuclei familiari (interessando circa 2 milioni di persone). La misura ha coinvolto circa il 3% delle famiglie italiane. Lo strumento è ad oggi esteso ad oltre il doppio delle famiglie rispetto alla misura precedente del Reddito di Inclusione (max 357.000 nuclei raggiunti a dicembre 2018), che va a sostituire. Il contributo medio mensile del RdC è di 490€ a famiglia rispetto ai 292 del precedente RdI. La cifra destinata agli acquisti di beni primari è di circa 150€ mensili per famiglia. Si stima, quindi, un erogato su base annua di circa 5 miliardi e una quota destinata ai beni di consumo primari di circa 1,5 miliardi. Oltre il 62% delle famiglie beneficiarie sono del Sud: in quest’area l’incidenza dei nuclei familiari recettori raggiunge perciò una percentuale significativa (6%) in grado di influenzare in modo più tangibile anche la domanda per i beni di consumo primari.

Questo lo scenario. Ovviamente, però, è difficile prevedere oggi quanti dei contributi RdC possano venire destinati agli acquisti di Prodotti Confezionati di Largo Consumo, in quanto si devono prendere in considerazione due fattori principali:

– La maggior parte dei contributi erogati è destinata a integrare le spese per affitti, mutui ed utenze domestiche;

-L’accoglimento delle domande che ha seguito una progressione fisiologica per cui nei primi mesi (a partire da aprile) il numero dei nuclei beneficiari è risultato più ridotto.

E allora? E’ possibile dare una risposta al quesito inziale?

Allo stato attuale una prima risposta può venire osservando se negli ultimi 3 mesi (escludiamo aprile perché troppo influenzato dagli effetti della Pasqua) ci sia un significativo cambio di rotta delle tendenze (spesso sotto tono) delle vendite LCC nel Sud.

Trend dei ricavi LCC nella Distribuzione Moderna

Una discontinuità significativa

Da Maggio a Luglio registriamo una forte inversione di tendenza nel Sud Italia che, dopo un calo dei ricavi (-1%) segnato l’anno scorso, contabilizza una crescita del 2,7%. Una dinamica di tutto rispetto che «chiude la forbice» con il primo bacino di consumo del Nord Ovest e addirittura allunga il passo rispetto alle regioni «ricche» del Nord Est (+1,5% il trend verso la controcifra Maggio-Luglio 2018). Scendendo nel dettaglio di canale distributivo si osserva che la forte discontinuità positiva delle vendite (rispetto al bilancio 2018) abbraccia tutti i canali generalisti (Iper, Supermercati e Discount), mentre gli Specialisti Casa Persona rafforzano la fase di espansione già in atto l’anno precedente (da +10,1 a +11,4%). Per concludere, la crescita delle vendite LCC registrata negli ultimi periodi nel Sud di per sé non è un fatto probante perché si colloca in una congiuntura 2019 che, vuoi per fattori climatici più favorevoli, vuoi per una generale maggiore vivacità della domanda, vede un progresso diffuso un po’ in tutte le zone del Paese. Tuttavia, la discontinuità più forte evidenziata nel Sud rispetto alle tendenze dell’anno scorso ed i tassi di crescita in linea – se non superiori – a quelli delle aree più ricche sono un primo indizio di efficacia della misura a sostegno dei consumi di beni di prima necessità.

Carrello gluten free: in Lombardia il divario maggiore tra canali distributivi

Carrello gluten free: con ben 23 euro di differenza tra la grande distribuzione e il canale delle farmacie è la Lombardia la regione con il divario maggiore. Qui, infatti, per uno stesso paniere si spendono 37 euro al supermercato e quasi 60 in farmacia.

Vediamo qualche esempio: in Lombardia, chi segue una dieta gluten free può oggi scegliere fra tre diversi punti vendita per riempire frigo e dispensa, con significative variazioni di prezzo. Per acquistare un paniere contenente una rosetta, pane a fette, 3 confezioni di pasta, biscotti per la prima colazione, snack dolci, 2 confezioni di farina o preparati, una pizza surgelata e un piatto pronto, nella Regione della rosa camuna si passa dai 37 euro della grande distribuzione, ai 56 del negozio specializzato fino ai quasi 60 della farmacia. Una differenza di ben 23 euro, appunto. Eppure in passato le cose andavano diversamente:  6 anni fa per esempio, il divario era di soli 11 euro, uno trai più bassi della Penisola.

Una cosa è certa: negli anni il mercato gluten free si è molto evoluto con i suoi pro e i suoi contro.

“Rispetto a qualche anno fa è più facile per un celiaco acquistare prodotti senza glutine – spiega infatti Isidoro Piarulli, presidente di AIC Lombardia – ma ovviamente sono ancora tanti i miglioramenti che possono essere fatti. In primis semplificare le etichette dei prodotti gluten free e migliorare il layout nei punti vendita così da rendere più semplice il momento della spesa. Non solo: AIC Lombardia sta lavorando per coinvolgere postazioni di vending che offrono snack e bevande senza glutine, così che anche negli attimi di pausa chi convive con la spiga barrata possa trovare prodotti in grado di soddisfare le sue esigenze alimentari”.

Il sistema gluten free in Lombardia

Storicamente, la Lombardia si è sempre dimostrata all’avanguardia in fatto di sostegno ai celiaci basti pensare che gli aiuti economici sono stati introdotti nel 1979, con tre anni di anticipo sul nazionale. Attualmente la spesa dell’erogazione gratuita ammonta a oltre 3 milioni di euro e riguarda oltre 36500 lombardi. Inoltre, il sistema regionale permette di accorpare due mensilità una volta l’anno e necessariamente per due mesi consecutivi, così da agevolare l’acquisto di prodotti erogabili in periodi particolari come quelli estivi o natalizi.

La principale reason why di scelta

Secondo una recente ricerca svolta nell’ambito di una tesi realizzata in collaborazione con AIC Lombardia, il binomio qualità-prezzo nella mente del consumatore celiaco pende verso la qualità, che costituisce il driver principale di acquisto per oltre 4 celiaci lombardi su 10. Grande importanza è riservata anche all’ingredientistica tanto che il 35% predilige alimenti con pochi grassi, senza additivi o ricchi di fibre.

Per quanto riguarda, invece, le differenze tra i diversi canali distributivi, tra i punti di forza dei negozi specializzati spiccano il vasto assortimento, che spazia dalle marche più conosciute ai piccoli produttori locali o artigianali, e le attività promozionali.

Il diverso ruolo dei canali distributivi

Un altro modo di acquistare prodotti senza glutine è rivolgersi alla farmacia, un canale che si distingue per i prezzi più elevati, ma che garantisce un confronto con personale qualificato ed è presente in modo capillare su tutto il territorio. Per quanto riguarda la grande distribuzione, da una parte può lasciare il consumatore da solo nel momento dell’acquisto, poiché spesso non è possibile rivolgersi ad un esperto col quale chiarire eventuali dubbi, ma risulta il canale più economico e, dal punto di vista psicologico, allontana la componente patologica che alimenta una sensazione di diversità perché permette di non comprare in un punto vendita apposito.

Questione di layout

Uno studio condotto da AIC ha analizzato anche le preferenze in fatto di layout: è emerso che 7 celiaci su 10 vorrebbero trovare i prodotti gluten free in un’isola dedicata. Tale scelta si deve soprattutto a motivi di praticità perché evita di confondere i prodotti con glutine da quelli senza e rende la spesa più comoda e veloce; tra i contro dell’isola, però, il rischio di prendere il prodotto sbagliato se scorrettamente posizionato dall’operatore o da un altro cliente. Il 20% chiede, invece, che i prodotti senza glutine siano mescolati insieme agli altri sugli scaffali così da non sentirsi “ghettizzati” e contenere i rischi dal momento che, essendo più alta l’attenzione, è più difficile confondere un prodotto idoneo con uno che non lo è; d’altro canto però, questo sistema complica le cose e rende meno rapido l’acquisto. Infine, il restante campione scommette sulle isole “multifree”, dove trovare anche prodotti senza lattosio e simili, un layout utile per chi deve gestire più intolleranze, ma che aumenta i rischi di errori nella scelta.

 

 

Fashion & Lifestyle volano negli acquisti on-line

Foto di Free-Photos da Pixabay

Sono il Fashion & Lifestyle le categorie più acquistate online: a dirlo è lo studio netRetail, condotto da Kantar in collaborazione con Netcomm. Sul tema si sono espressi Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel – Insights Division – Kantar e Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, al Netcomm FOCUS Fashion & Lifestyle, evidenziando come i Brand siano oggi in una fase critica di definizione della loro vision in relazione alla presenza online.

Il Fashion Consumer Journey vede fra i touchpoint più utilizzati le Online Reviews, seguono le visite nei punti vendita ma anche le properties dei Brand. Quello che colpisce, è che poi gli acquisti effettivi avvengano prevalentemente sui Marketplace, mentre gli ambienti di Brand non riescono (dove presenti) a convertire. Solo il Beauty riesce a valorizzare la forza del Brand, capitalizzandone il valore con conversion sui Brand Asset decisamente più elevato rispetto alla categoria Fashion.

Spazio alla personalizzazione

“Oggi, e sempre più in futuro, la chiave della competitività per le aziende che operano nel commercio digitale sta nel rendere sempre più personalizzata l’esperienza di acquisto dei consumatori. I giovani italiani che acquistano online sono infatti sempre più esigenti e attenti al tema ecologico: il 53% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni dichiara di voler ricevere pacchi con incluso il materiale per effettuare il reso e il 39% degli stessi preferisce spedizioni ecosostenibili per ricevere i propri acquisti.” Commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “In questo scenario le tecnologie stanno già ridisegnando tutta la filiera dell’industria dell’abbigliamento: il punto di partenza è la previsione della domanda e l’intelligenza artificiale è tra le tecnologie più impattanti nell’industria del fashion retail, grazie alla possibilità di disegnare collezioni e nuovi prodotti sulla base dei dati di tendenze del settore, proponendo un’offerta sempre più personalizzata.”

Le reason why d’acquisto

Ma quali sono le motivazioni effettive, i benefit percepiti dell’e-shopping? Attualmente il prezzo, fondamentalmente, poi a seguire l’ampiezza della gamma, la purchase experience.

Il Marketplace facilita l’incontro Brand-Consumer, rende disponibili esperienze estremamente customer-centriche e coinvolgenti, facilita acquisti cross-border, offre volumi, razionalizza l’acquisto, riducendo l’impatto della Brand Equity e dunque indebolendo la relazione Brand-Consumer.

“Siamo oggi, nel contesto eCommerce, in una situazione simile a quella già vista, anni fa, con lo sviluppo della Grande Distribuzione nel Grocery – ha commentato Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel – Kantar, Insights Division. La piramide motivazionale sembra essersi spostata verso aree prettamente razionali dell’acquisto, ma il lavoro del Marketing è proprio quello di saper costruire quel legame emozionale, quella distintività, in grado di sostenere un “premio” per il nostro prodotto, premio che nel Fashion, nel Beauty, nel Design, e ancor più nel Luxury è fondamentale nella costruzione del valore della marca.”

“I Brand sono oggi nella condizione di dover trovare l’equilibrio adeguato – ha continuato Federico Capeci – fra un approccio di breve termine, chiaramente focalizzato sulle performance di vendite nei marketplace, ed un ruolo più alto dell’eCommerce, integrato con asset più focalizzati sul Brand, dove lo storytelling può sostenere un posizionamento strategico della marca, una vision di medio-lungo termine e costruire Brand Equity e valore per il Consumatore. I Brand più sensibili sono già attivi in questa direzione, per costruire un Marketing integrato che nell’eCommerce può veramente vedere collassare stores, product information, packaging, demand generation ed experience tutto in uno stesso momento di contatto.”

Condizionatori con il vento in poppa, grazie a un giugno tropicale

Numeri record per i condizionatori d’aria, nel mese di giugno*. Secondo le rilevazioni GfK, infatti, si sono registrati numeri da record: +186% a unità e +176% a valore rispetto al giugno 2018**.

Di fatto, però, analizzando la performance nel primo semestre del 2019 (+65% a unità e +60% a valore), si regista una forte crescita del mercato dell’Aria Condizionata già dai primi mesi dell’anno, grazie al successo di attività promozionali fuori stagione, come dimostra il +45% registrato nel mese di gennaio. A maggio il mercato ha invece rallentato (-16% a unità e -15% a valore) a causa delle condizioni climatiche avverse.

Il vero boom delle vendite si è comunque registrato nel mese di giugno, complice la canicola inusitata, che ha contribuito alle ottime performance sia dei condizionatori fissi (+134% a unità) sia dei portatili (+290% a unità).

Da sottolineare come nel segmento dei condizionatori fissi la crescita sia guidata dalle classi ad alta efficienza energetica e dalla tecnologia “gas refrigerante R32”, che permette un importante risparmio e rappresenta ad oggi già il 60% del mercato.

Metodologia

I dati riportati in questo comunicato sono riferiti al periodo compreso tra gennaio e giugno 2019 e il confronto è con l’andamento del mercato italiano nel primo semestre del 2018.

*Fonte: ECMWF, Copernicus Climate Change Service: https://climate.copernicus.eu/record-breaking-temperatures-june

Tecnologia di Consumo: andamento lento. Ma l’on line fa da traino

Foto di Dean Moriarty da Pixabay

Non rende certo euforici l’andamento, nel primo semestre, della Tecnologia di Consumo, che chiude la prima metà dell’anno con uno stentato -0,1% e un fatturato complessivo di 6,4 miliardi di euro*.

Meglio delle performance dl primo trimestre, (-0,6%), certo, ma niente di che.

Se però questo è il quadro a livello macro, poviamo a scendere nel dettaglio di on line e off line con l’ausilio delle rilevazioni GfK realizzate con metodologia Retail Panel.

Il quadro che ne emerge è più sfaccettato: se infatti le vendite nei punti vendita tradizionali decrescono del -2,1% rispetto al primo semestre del 2018, vediamo però che continua a crescere il canale online (+12,7%), che arriva a rappresentare il 15,7% delle vendite a valore, nonostante la bassa stagionalità del periodo.

Chi sale e chi scende

Analizzando poi i vari comparti troveremo che il Telecom, pur continuando a essere il più importante per fatturato (la telefonia è infatti responsabile del 38,2% del valore complessivo del mercato italiano dei Technical Consumer Goods) ha avuto una performance negativa (-2,6%). Al contrario, risulta molto positiva la performance del Piccolo Elettrodomestico (+8,1%) – grazie soprattutto al contributo del comparto Home Care. In crescita anche il Grande Elettrodomestico (+2,1%). Nel primo semestre del 2019, Piccolo e Grande Elettrodomestico arrivano a rappresentare rispettivamente il 9,5% e il 14,3% del totale mercato.

Cresce anche il settore IT/Apparecchiature per l’ufficio (+0,4%), che si conferma il secondo per importanza, con il 19,6% del totale valore del mercato.

Ottima la performance del comparto Home Comfort (trattamento aria, condizionamento, riscaldamento), che registra un +61,4% nei primi mesi del 2019. Molto influenzato dalle condizioni meteo, questo settore cresce soprattutto per effetto dell’attività di “destagionalizzazione” dei prodotti e di un mese di giugno molto caldo, che ha visto quasi triplicare i fatturati rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

L’Elettronica di Consumo (Audio/Video) registra una flessione del -4,9% rispetto allo stesso periodo del 2018, così come il comparto della Fotografia (-11,5%).

I canali

Gli Electrical Retailer (Grandi e Piccole superfici specializzate in Elettronica di Consumo), crescono del +3,5% nel primo semestre 2019 mentre risultano in flessione i Mass Merchandiser (-0,9%) e i canali specialistici (-7,7%), penalizzati dalla performance dei Telecom Specialist.

 

*I dati riportati sono riferiti al periodo compreso tra gennaio e giugno 2019. Tutti i trend sono a valore e il confronto è con l’andamento del mercato nel primo semestre 2018

Canicola e afa non infiacchiscono l’e-commerce: dove e quando si compra

Foto di ijmaki da Pixabay

Il caldo estivo non ha avuto ripercussioni negative sull’e-commerce: basti pensare che dal 21 Giugno al 22 Luglio 2019 sono state evidenziate +21,4% di ricerche online rispetto allo stesso periodo del 2018 (confrontando il 2018 con il 2017, invece, viene evidenziato un +12,6%).

Ma quali sono i prodotti più ricercati, quali i consumatori più propensi ad affidarsi al web e quali i margini di risparmio? Idealo – portale internazionale di comparazione prezzi leader in Europa – ha deciso di approfondire la tematica.

I prodotti più cercati online

I dieci prodotti maggiormente cercati nel periodo estivo sono (in ordine di ricerche online): smartphone, sneakers, frigoriferi, scarpe da corsa, televisori, profumi donna, zaini, caschi per la moto, lavatrici e infine cuffie. Seguono poi obiettivi fotografici, tablet, macchine fotografiche reflex, notebook e infine fotocamere digitali mirrorless.

 Tra i prodotti meno cercati in questo periodo vi sono invece, a sorpresa, piscine, ventilatori e prodotti solari.

I più risparmiosi

Considerando i prodotti presenti sul portale italiano di idealo, quelli con il prezzo migliore nel mese di luglio – rispetto ai restanti 11 mesi dell’anno – i più convenienti sono stati TV, frigoriferi, scarpe da corsa, lavatrici, fotocamere mirrorless, orologi sportivi, calzature outdoor, fornelli, trapani e infine giacche e cappotti da donna. Complessivamente, per questi prodotti, è stato possibile avere a luglio un risparmio massimo medio del -8,8%.

Effettuando la stessa analisi per il mese di agosto, i prodotti con il miglior prezzo in questo periodo sono invece stati: smartphone, scarpe da ginnastica, stampanti multifunzione, monitor, mobili per il bagno, pneumatici estivi, giacche outdoor, fitness tracker, scarpe da uomo e infine pneumatici invernali.  Per questi prodotti, invece, il risparmio massimo medio si attesta al -9,1%.

Le attivazioni della funzionalità “prezzo ideale”

Vediamao adesso, per il trimestre maggio luglio, su quali prodotti si è avuta maggiore possibilità di attivare il “prezzo ideale”.

Si tratta dei nuovi auricolari AirPods 2 (ma anche del precedente modello AirPods 1), degli smartphone iPhone Xr, Galaxy A50, Galaxy S10 Plus, Galaxy S10, degli aspirapolvere Cyclone V11 Absolute e Cyclone V10 Absolute e infine della action camera GoPro Hero 7.

Se invece guardiamo alle categorie, vederemo che il prezzo funzionale è stato attivato essenzialmente su: smartphone (13,6%), televisori (5,8%), sneakers (4,4%), smartwatch (3,7%). Cuffie (3,1%), casse (2,1%), frigoriferi (2,0%). Aspirapolvere (1,9%), piscine (1,8%) e infine obiettivi fotografici (1,7%).

L’e-consumer “estivo”

Come cambia in estate l’e-consumer?

In effetti non ci sono variazioni epocali. L’unica anomalia è durante il periodo estivo il divario tra acquisti effettuati da uomini e donne si riduce leggermente, arrivando ad un 58,9% di ricerche effettuate da uomini contro un 41,1% di ricerche effettuate da donne. Non cambiano, tuttavia, le fasce della popolazione più coinvolte nel fenomeno dell’e-commerce: troviamo in prima linea gli e-consumer 35-44 (27,1%), seguiti dalla fascia di età 25-34 (22,6%) e infine dai 45 – 54enni (20,2%).

Anche durante il periodo estivo le ricerche da mobile sono in percentuale le maggiori (pari al 53,5%) contro le intenzioni di acquisto da desktop che si attestano al 38,8%. In diminuzione l’utilizzo del tablet – già molto limitato nel corso dell’anno – pari solo al 7,7% delle ricerche complessive. Analizzando nel dettagli le ricerche da mobile, è possibile vedere come queste derivino nel 73,8% dei casi da dispositivi Android e solo nel 24,1% dei casi da dispositivi iOS.

In estate, l’orario di navigazione preferito dagli e-consumer è tra le 3 e le 4 del pomeriggio e tra le 10 e le 22 di sera; come giorno favorito, invece, il giovedì.

 

  

Consumi non alimentari: superata la soglia dei 105 miliardi

La soglia dei 105 miliardi di euro è stata superata, ciò significa, in altri termini, che in Italia la ripresa dei consumi non alimentari prosegue. Nel 2018 la spesa è aumentata di +0,9%; (meglio del 2017, che si era chiuso con +0,6%). Queste le prime evidenze dell’edizione 2019 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, condotto in collaborazione con TradeLab su 13 comparti merceologici.

Nel tempo l’Osservatorio ha “affilato” le sue armi, introducendo i focus sui social network, sull’interazione tra clienti e potenziali canali di acquisto e sulle esperienze retail più innovative; da questa edizione comprende anche un approfondimento sul ruolo dell’omnichannel nel mondo non alimentare.

Mercati e consumi

Mercato che vai, consumi che trovi: l’andamento positivo non ha infatti riguardoto tutti (e in egual misura) i 13 mercati oggetto di osservazione.

C’è stata infatti una netta distinzione tra i mercati particolarmente positivi e vivaci, e quelli che hanno confermato (e talvolta accentuato) i trend negativi già evidenziati negli anni precedenti.

Il mercato più performante è stato quello dell’edutainment, cresciuto del +5,7% (contro il +3,1% del 2017) che conferma il trend espansivo in atto da alcuni anni. Bilancio positivo anche per l’elettronica di consumo (+4,3%), che sembra aver superato la battuta d’arresto registrata nel 2017 (+0,5%) ed essere tornato ai precedenti trend di crescita. Il 2018 ha visto anche accentuarsi l’espansione dei prodotti di automedicazione, con vendite in crescita del +4,0% contro il +2,4% dell’anno precedente.

Un 2018 positivo anche per mobili e arredamento (+1,7%), che sembrano aver beneficiato dell’effetto positivo del bonus fiscale. Continua la volata degli articoli per lo sport (+2,4%), anche se in modo meno accentuato rispetto al 2017 (+3,7%). Situazione analoga per i prodotti di profumeria (+1,4%) e il bricolage (+0,5%).

Segno negativo, invece, per l’ottica, che chiude il 2018 con un -0,8% per abbigliamento e calzature (-3,3%), tessile (-2,0%), cancelleria (-3,0%) e giocattoli (-1,0%)

 

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy raccoglie informazioni su 13 comparti: abbigliamento e calzature, elettronica di consumo, mobili e arredamento, bricolage, articoli per lo sport, prodotti di profumeria, casalinghi, automedicazione, edutainment, prodotti di ottica, tessile casa, cancelleria, giocattoli. L’Osservatorio viene aggiornato annualmente coinvolgendo partner riconosciuti come TradeLab e Gfk per l’elaborazione dei risultati finali che si basano sui dati rilevati dalle più note e affidabili fonti informative (Istat, Iri, Sita Nielsen, GfK).

Distributori automatici: l’Italia è il Paese UE che ne possiede di più

Foto di Crystal Chen da Pixabay

Parlando di distributori automatici, l’Italia non è seconda a nessuno: ne ha uno ogni 73 abitanti contro una media Ue di 1 ogni 190 e il parco macchine è cresciuto di oltre 12 mila macchine nel 2018 (+1,4%). Lo certifica l’ultimo studio di settore di CONFIDA, realizzato in collaborazione con Accenture, aggiungendo che alla fine dello scorso anno nel nostro Paese si è raggiunto il numero di 822.175 vending machine presenti in uffici e luoghi pubblici. La Francia che è al secondo posto ne ha circa 600 mila e la Germania poco più di 550 mila. I distributori si trovano soprattutto nelle aziende private: 34% nell’industria e 17% nel commercio. Quasi un 20% nel pubblico, con scuola e università che rappresentano l’11% del totale. C’è poi un 9% nella sanità (pubblica e privata) e solo un 3% nei luoghi di transito come le stazioni ferroviarie e della metropolitana.

“La produzione di macchine per la distribuzione automatica – afferma Massimo Trapletti, presidente di Confida – è sempre più un esempio di made in Italy che funziona: il 70% viene esportato e nel settore lavorano anche 3.000 aziende di gestione che offrono un servizio di qualità e certificato. Nel 2018 il giro d’affari ha sfiorato i 4 miliardi di euro (3,94 mld €) con oltre 12 miliardi di consumazioni complessive, tra cibi, bevande e caffè porzionato (capsule e cialde), per una crescita del 4,7% rispetto al 2017”.

I consumi degli italiani

Nell’ultimo anno il fatturato legato ai soli distributori automatici è cresciuto del 3% raggiungendo quasi i 2 miliardi di euro (1,92) con le consumazioni in aumento dello 0,8% (circa 5 miliardi). In media lo scorso anno un italiano ha fatto 83 acquisti alle vending machine che salgono a 97 se consideriamo una popolazione fra 14 e 90 anni. Si tratta di quasi 2 acquisti a settimana.

Il caffè rappresenta il prodotto più consumato dell’automatico, con l’86% dei volumi del caldo, che corrispondono a 2,8 miliardi di consumazioni (+1,68%). Il caffè in grani è il più utilizzato nel mercato, con una quota dell’84% e il consumo aumenta ancora nell’ultimo anno: + 1,2%.

Foto di Pexels da Pixabay

Bevande: lisce e gassate

Delle 991 milioni bevande fredde vendute ai distributori automatici (+0,3% rispetto al 2017) l’acqua minerale naturale rappresenta il 77% del segmento e conferma una crescita contenuta (+0,43). L’acqua liscia aumenta quasi dell’1% a quasi 532 milioni di bottigliette vendute mentre quella gasata arretra di mezzo punto (-0,6%) a 235 milioni di bottiglie. Significativo è l’incremento del the freddo (+4%) con 60,3 milioni di consumazioni, degli sport drink con 9,6 milioni di confezioni (+7%) e degli energy drink con 1,8 milioni di consumazioni (+4,5%).

Le bibite analcoliche sono in calo dell’1,47% nel complesso. Le bevande al gusto cola (che rappresentano il 66% dei volumi) sono le uniche a registrare un incremento di quasi un punto (+ 0,9%) con 63,5 milioni di consumazioni. Soffrono le bevande al gusto arancia (-6,5%) pari al 22% di questo comparto, e le altre bevande gasate (-4,3%). In entrambe le categorie sono in calo le lattine (-5,2%) a favore di altri formati (Pet 0,5 e Pet 0,33) che crescono dell’8,8%. Tra le bevande il chinotto registra, infine, il calo più consistente: -7,14%.

Anche la pausa vuole il suo snack

Sul fronte snack, prevalgono i dolci (323,3 milioni di confezioni vendute) rispetto ai salati (265,4 milioni di consumazioni). Il cioccolato non arresta la sua avanzata: + 1,8% e 144,6 milioni di pezzi venduti, molte più barrette (103,5 milioni) che tavolette. Tra gli snack dolci si registra un calo per i biscotti (-2,9%) e un incremento per i prodotti da forno (+1,6%). Fra i salati si sono venduti meno patatine, arachidi e simili (-1,2%) ma più snack a base di pane e derivati (+1,2%). Si fa strada anche il formaggio: +3,4% per 1,45 milioni di confezioni acquistate.

Foto di Ulrike Mai da Pixabay

Tra quelli biologici, invece , sono specie i salati, a confermare il trend positivo dell’anno precedente registrando un +25% rispetto al 2017 anche se rappresentano ancora lo 0,5% di tutti quelli venduti. Quelli gluten free aumentano del 15% a volumi, sotto la spinta dei biscotti (+24% a volumi nel 2018).

Si pensa pure alla pausa pranzo…

Inoltre si comincia a intravedere un trend interessante: crescono le consumazioni dei pasti pronti (+3,35%). Al primo posto ci sono le pizze (70% dei volumi), seguite da insalate (18%) e pasti da scaldare (12%). Del 4,5% si incrementano i panini venduti rispetto all’anno precedente. Siamo ormai a quasi 35 milioni di pezzi consumati.

… e al benessere

I dati di Confida inoltre evidenziano come il consumatore sia sempre più consapevole ed esigente e come stia orientando progressivamente le sue scelte verso prodotti bio, con meno zuccheri, a km O e freschi ove possibile. E l’attenzione alla qualità si rispecchia nell’incremento dell’8,2% di nettari e succhi al 100% frutta, unici col segno positivo rispetto al 2017 e che comunque rappresentano ancora una quota piccola di questo comparto: 4% del totale pari a circa 2,5 milioni di contenitori venduti. Calano di contro i succhi (-3,3%), in particolare arancia (-9%) e pesca (-4%), così come le “bibite alla frutta” (-9,8%). Gradimento crescente per le bevande bio che valgono l’1,5% a volumi del totale bevande fredde (esclusa l’acqua): +75% le consumazioni di succhi e + 22% di the freddo. Le bibite a basso contenuto di zuccheri sono ormai il 4,4% del totale bevande fredde e sono sopratutto le bibite alla frutta ad accelerare le vendite: +72% rispetto al 2017. Nel 2018 raggiungono l’1% delle vendite anche le bevande vegane.

Foto di Alexas_Fotos da Pixabay

Molto bene le confezioni di frutta vendute lo scorso anno che hanno sfiorato la cifra di 3 milioni e settecento mila con una progressione anno su anno dell’8,8%. Prosegue anche l’onda lunga della frutta secca: +12,8%. In calo (-5,8%) gli yogurt di cui se ne vendono, però, oltre 5 milioni.

 

Tonno in scatola: ottime performance per il prodotto ittico più diffuso

Tonno in scatola mattatore delle tavole estive. Ancora una volta. Non per nulla è il prodotto ittico conservato più diffuso (89%) in maniera trasversale tra le diverse fasce d’età. Questi dati trovano conferma nell’indagine sui consumi degli Italiani condotta dall’Istituto Ixè per l’Osservatorio Nutrizione e Benessere promosso da Nostromo, in collaborazione con ANDID, Associazione Nazionale Dietisti. Dallo studio emerge infatti che il consumo di tonno conservato si mantiene costante per una larga parte di italiani (75%) mentre la quota di consumatori che ne dichiara un aumento (14%) supera quella che ne ha ridotto il consumo (10%).

Il 55% di chi consuma tonno in scatola lo fa almeno una volta a settimana, nel 19% dei casi addirittura più volte nell’arco della settimana. La frequenza media di consumo è di 1,1 occasioni settimanali, con valori più elevati tra gli under 55 (tra i 35-44enni si raggiunge il picco di 1,35 volte a settimana). La tipologia di tonno in scatola maggiormente consumato è quello in olio d’oliva (63%). Quattro consumatori di tonno su dieci preferiscono quello in olio EVO, mentre uno su tre sceglie la variante al naturale, più apprezzata tra gli under34 e gli sportivi (33%). Il tonno si conferma dunque protagonista dei consumi alimentari, in particolare nella stagione estiva, scelto per preparazioni leggere e fresche come insalate (71%), come ingrediente per sughi con cui condire la pasta (61%) o da solo (39%).

Le ragioni di scelta

La facilità di consumo (64%) è l’elemento maggiormente citato dai giovani; seguono poi sapore/gusto (51%), versatilità (32%), buon rapporto qualità-prezzo (25%)  aspetti nutritivi (20%) e salubrità (17%). Nell’acquisto del tonno in scatola, il marchio svolge un ruolo determinante (47%) in particolare per i consumatori più assidui, gli under24 e gli individui con una capacità di spesa maggiore. Il 90% dei consumatori acquista prodotti ittici conservati nella grande distribuzione (supermercati e ipermercati) e il 15% anche nei discount. Solo uno su dieci, si rifornisce negli alimentari di quartiere.

Le tipologie

Dall’indagine svolta si rileva che la tipologia più consumata è il tonno all’olio d’oliva, ma scegliendo quello in olio extravergine di oliva è possibile aggiungere le caratteristiche salutari degli acidi grassi monoinsaturi (oleico), polifenoli e vitamina E. Inoltre l’olio EVO, essendo un olio di ottima qualità, può essere utilizzato come condimento della pietanza stessa evitando così un inutile spreco di prodotto (maggiore sostenibilità) e contenendo il valore energetico del pasto. Si potrà, inoltre, optare per un tonnobasso in sale” con un contenuto di sale pari al 20% del sale contenuto nel comune tonno in scatola.

Debutta Levissima+: acqua minerale e sali dedicati al consumatore attivo

Levissima lancia Levissima+: mix di acqua minerale e sali minerali, per creare una bevanda ideale per il consumatore attivo e contemporaneo.

I minerali sono essenziali per la vita. Il nostro organismo però non è in grado di sintetizzarli e devono quindi essere assunti con la dieta, in genere sotto forma di sali – i cosiddetti sali minerali -, costituenti importanti delle cellule e dei vari tessuti dell’organismo.

Potassio, magnesio, calcio e zinco: ciascun sale minerale differenzia le quattro bottiglie da 60 cl di Levissima+.

Levissima+ pro-power al gusto mora, contiene 320 mg di potassio, la stessa quantità di minerale contenuta, per esempio, in circa 100 grammi di banana*.

Levissima+ pro-active, al gusto mela verde, contiene 60 mg di magnesio, la stessa quantità di minerale contenuta, per esempio, in circa 100 grammi di spinaci*.

Levissima+ anti-oxidant al gusto ribes nero contiene 1,62 mg di zinco, la stessa quantità di minerale contenuta, per esempio, in circa 20 grammi di noci*.

 Levissima+ pro-bones al gusto di verbena contiene 128 mg di calcio, la stessa quantità di minerale contenuta, per esempio, in circa 100 g di yogurt intero*.

“Levissima + rappresenta l’ultima innovazione dell’azienda in grado di rispondere alle necessità di quelle persone che fanno dell’attenzione al benessere e della cura di sé un elemento importante all’interno del proprio stile di vita”- spiega Giacomo Giacani Local Brands & Tea Marketing Manager Gruppo Sanpellegrino.

“Una bottiglia di Levissima+ al giorno, nelle 4 varianti, con magnesio, potassio, zinco o calcio, contribuisce all’apporto di sali minerali di cui il corpo ha bisogno senza rinunciare al gusto e alla leggerezza: ogni bevanda infatti ha zero zuccheri e zero calorie”.

 

[* banca dati IEO]

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