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La birra crea valore per l’Italia. I dati dell’Osservatorio Birra Moretti

In due anni, dal 2015 al 2017, il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro Paese – il cosiddetto valore condiviso – è cresciuto di 1 miliardo di euro (+12,9%), passando da 7.834 miliardi a 8.863 miliardi di euro, equivalente allo 0,51% del PIL italiano.

Se la birra è un fenomeno ormai nazionale, la ricerca mostra che il “motore” della sua produzione è in Lombardia, regione che da sola è in grado di assicurare il 25,5% (pari a 2.269 milioni di euro) del totale del valore condiviso della birra in Italia.

I dati sono stati diffusi dall’Osservatorio Birra con la presentazione del 2° Rapporto La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia” realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti, Fondazione di partecipazione costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia.

Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.

 LOMBARDIA, MOTORE DELLA PRODUZIONE DI BIRRA IN ITALIA

Quasi tutti gli indicatori (produzione, valore condiviso, occupazione, salari, contribuzione fiscale, etc) incoronano la Lombardia cuore pulsante di questo comparto. In questo contesto, la Lombardia acquista una speciale rilevanza perché da sola rappresenta circa un quarto della birra in Italia in termini di valore condiviso, di occupati e contribuzione fiscale). I 2.269 milioni di euro di valore condiviso generato dalla birra in Lombardia rappresentano lo 0,62% del PIL regionale e il 25,5% del totale del valore condiviso della birra in Italia.

Questa regione può contare infatti sulla presenza di importanti aziende internazionali e sul maggior numero di birrifici artigianali del paese (137[1], rispetto agli 80 del Piemonte e, ai 74 del Veneto e ai 63 della Toscana), che nel 2017 hanno prodotto complessivamente quasi 4 milioni di ettolitri di birra.

Analizzando gli oltre 2,2 miliardi di euro di valore condiviso della filiera lombarda della birra, 267,3 milioni fanno capo a ricadute dirette, 131,1 milioni di euro a ricadute indirette e 682,6 milioni a ricadute indotte.

La filiera della birra garantisce oltre 1 miliardo (1.062 milioni di euro) di contribuzione fiscale, pari al 5% del gettito tributario regionale.

In Lombardia la birra porta circa 662 milioni di euro di salari a beneficio di quasi 25 mila (24.463) dipendenti lungo tutta la filiera. Oltre 23 posti di lavoro complessivi per ogni addetto alla produzione birraria. Con questi numeri la Lombardia occupa il 26,6% del totale addetti nazionali (92.066).  

PRATOLONGO: LA BIRRA CREA VALORE PER L’ITALIA

Secondo Alfredo Pratolongo, Presidente di Fondazione Birra Moretti, “Da anni registriamo l’entusiasmo degli italiani verso il mondo della birra, i suoi stili, le nuove specialità, i suoi abbinamenti. Questo Rapporto aggiunge che quando cresce la conoscenza e della birra cresce anche il mercato e il valore condiviso generato in tutto il mondo “dietro” il bicchiere di birra. Siamo di fronte a una crescita ormai strutturale per un settore sempre più rilevante per la ricchezza del Paese. Se in Italia scomparisse, per un anno, tutto ciò che contribuisce alla produzione, distribuzione e consumo di birra, si creerebbe un “vuoto” in termini di ricchezza generata, per gli agricoltori che coltivano l’orzo, per chi produce il pack e le bottiglie, per chi lavora negli impianti produttivi, per chi la trasporta, immagazzina e vende, dai bar, ai ristoranti ai supermercati. La birra crea valore perché crea figure professionali specializzate, perché genera valore per l’impresa familiare, è un prodotto legato alle marche che si caricano di reputazione e immagine, perché gli investimenti garantiscono qualità del prodotto nel tempo, perché si produce con passione ma anche con ricerca, innovazione e investimenti”.

 

QUANTO VALE LA BIRRA IN ITALIA

Nel paragone con altri comparti del Made in Italy, la ricchezza generata dalla birra è di poco superiore al fatturato dei salumi (8 miliardi di euro), equivalenti a quello del sistema moda maschile italiano (9,3 miliardi di euro) e di poco inferiori al business della cosmetica in Italia (circa 10 miliardi di euro).

Raffrontato al settore delle bevande in generale (dati Istat), il valore condiviso della birra rappresenta circa la metà (47%) del valore della produzione di bevande nazionale (che ammonta a 18,9 miliardi), è pressoché pari alla produzione vinicola (stimata in 9,5 miliardi nel 2017) e rappresenta il 186% del valore produttivo di soft drink e acque minerali (stimato in 4,8 miliardi).

                                                                                

4,2 MILIARDI DI EURO DI CONTRIBUTO FISCALE

Nel confronto con la prima edizione del rapporto, scopriamo che negli ultimi 2 anni la contribuzione fiscale della filiera della birra in Italia è aumentata ad un ritmo ancora più alto del marcato: +17,7%, passando da 3,6 a 4,2 miliardi di euro (+17,7%).

La filiera della birra è dunque come una grande azienda che distribuisce salari lordi di quasi 2,5 miliardi di euro (2.471 milioni di euro) e paga allo Stato contributi fiscali pari a 4,2 miliardi di euro. Quasi l’1% (0,92%) delle entrate fiscali complessive del nostro Paese.

NUOVI POSTI DI LAVORO COLLEGATI ALLA BIRRA

Dal 2015 al 2017 la filiera della birra è stata in grado di offrire ben 6000 posti di lavoro in più (il numero di dipendenti nel 2015 era infatti di 87.668). in particolare nel 2017 per ogni addetto alla produzione della birra, il settore è riuscito ad assicurare ben 22 occupati complessivi a livello di filiera. In termini di occupazione la birra assicura lavoro a 92.066 dipendenti distribuiti proporzionalmente lungo l’intera filiera.

BIRRA ANTICRISI NELL’HORECA

La birra, dunque, non fa bene e non porta ricchezza solo a chi la produce. Anzi, di questa crescita nel 2017 hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera.

Il valore condiviso relativo alle forniture di materie prime è salito dai 273,3 milioni del 2015, ai 391,3 milioni di euro (+45%). Numeri importanti anche per la fase di distribuzione e vendita, che passa da 6.041 a 6.856 milioni di euro (+13,5%).

In questo contesto va sottolineata la performance dell’Horeca che cresce da 4.859 a 5.661 milioni di euro. Il mondo che ruota attorno ai consumi fuori casa di birra è arrivato a rappresentare il 64% (2 anni fa era il 58,5%) del totale del valore condiviso della filiera birra. I valori dell’off-trade, relativi ai consumi casalinghi, si mantengono stabili (1.907,7 milioni nel 2015 e 1.194,5 milioni nel 2017).

[1] Di cui 105 microbirrifici e 32 brewpub. Fonte: Annual Report 2017 AssoBirra da Unioncamere – Infocamere

Quanto sono disposti a spendere gli italiani per i prodotti sostenibili? Il 10% in più

Spesa sostenibile sì, certamente, basta non spendere troppo. E quanto sia questo “troppo” lo quantifica il più recente Osservatorio mensile realizzato da Findomestic in collaborazione con Doxa: non devono costare oltre il 10% in più. È il pnsiero di quasi sette italiani su dieci. Soltanto l’1% degli intervistati è disposto a spendere oltre il 20% in più.

“Sebbene il tema della sostenibilità sia sempre più al centro dell’attenzione dei consumatori – commenta Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic – il prezzo rimane il principale driver di spesa per il 64% degli intervistati e ben un cittadino su quattro dichiara di non potersi permettere spese aggiuntive per prodotti ‘verdi’ ed etici”.

La sostenibilità si gioca prima di tutto a tavola. Chi si dichiara interessato al tema della sostenibilità è disposto a pagare di più soprattutto per beni alimentari (29%), interventi di riqualificazione dell’abitazione (13%), elettrodomestici e automobili (9%).

Sull’amore del Pianeta vince però un sano, italico scetticismo. Il 51% degli intervistati da Findomestic associa la sostenibilità a un impegno concreto delle aziende per ridurre il loro impatto sull’ambiente, un altro quarto (25%) pensa che la sostenibilità sia a tutti gli effetti uno stile di vita sempre più diffuso. Il 24% degli intervistati rimane invece scettico: per il 9% la sostenibilità è un ideale portato avanti dagli ambientalisti, per il 9% si tratta di uno slogan utilizzato dalle aziende per vendere di più, per il 4% si configura come un costo per le imprese e per un altro 3% è una moda passeggera. 

Gli italiani si spaccano in due quanto si tratta di comportamenti sosteniblli. Secondo l’Osservatorio Findomestic il 43% degli italiani adotta comportamenti sostenibili per contribuire alla tutela dell’ambiente, mentre il 37% lo fa perché ha a cuore il benessere delle generazioni future. La sostenibilità è fatta anche di piccoli gesti alla portata di tutti: il 58% degli intervistati dichiara di prestare attenzione alla raccolta differenziata, il 42% di ridurre al minimo i consumi, il 23% di limitare riscaldamento e condizionamento ove possibile e un altro 22% cerca di ricorrere alla riparazione degli oggetti piuttosto che alla loro sostituzione. Il 17% degli intervistati preferisce gli “spostamenti sostenibili”, scegliendo di muoversi a piedi o in bicicletta o con i mezzi pubblici (10%), oppure utilizzando servizi di car, moto e bike sharing (4%).

 

Cosa deve fare un’azienda sostenibile?

Le aziende sostenibili sono, secondo il campione intervistato da Findomestic, quelle che si sforzano di ridurre le emissioni e l’impatto ambientale (62% con punte del 66% tra le donne). Ci sono altri fattori che secondo gli italiani caratterizzano un’azienda sostenibile: l’adozione di un codice etico di comportamento (28%), dare priorità a ricerca, sviluppo e innovazione (26%), tutelare le condizioni lavorative dei propri dipendenti (25%), mantenere la produzione sul suolo nazionale (23%).

Meno prioritari appaiono il miglioramento della qualità dei prodotti/servizi a beneficio dei consumatori (16%), lo sviluppo del territorio in cui opera (15%), la generazione di occupazione (13%), informazioni chiare e trasparenti sui prodotti (12%) e sull’operato finanziario (10%).

 

Tra il nutriente e l’edonistico si muove la spesa degli italiani

Si muove a zig zag in direzioni che a prima vista potrebbero apparire contrastanti la spesa degli italiani: più proteine, fibre e grassi (e quindi più calorie) ma meno zuccheri, tra salute, italianità ed edonismo. Lo rivela la quarta edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, lo studio realizzato da Nielsen e da GS1 Italy che, ogni sei mesi, incrocia oltre 100 indicazioni presenti sulle confezioni dei prodotti di largo consumo con le rilevazioni scanner di Nielsen su venduto, consumo e fruizione dei media.

“Nella scelta di cosa comprare nel mondo alimentare entrano in gioco tanti “ingredienti” che concorrono alle scelte: il cuore e la mente, i sensi e il portafoglio. E ognuno combina il proprio mix come preferisce e come può – commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy -. La comunicazione dei beni di largo consumo influenza questo complesso processo di scelta in diversi modi: attraverso le informazioni di prodotto veicolate dalle etichette, con elementi che colpiscono la sfera delle emozioni, dell’irrazionale, della gratificazione e dell’esperienza multisensoriale e con il posizionamento di prezzo, diretto alla sfera più razionale. In questo processo in continuo movimento l’Osservatorio Immagino cattura l’operato dell’offerta e le scelte della domanda, misurandone il risultato finale e restituendo un quadro aggiornato dei consumi degli italiani».

La nuova edizione dell’Osservatorio Immagino ha analizzato le informazioni riportate sulle etichette di ben 94.179 prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy (10 mila in più rispetto all’edizione precedente). Di questi, 54 mila sono prodotti alimentari che riportano la tabella nutrizionale: è su questo sub-campione che è stato elaborato il metaprodotto Immagino, l’unico indicatore statistico che riesce a misurare la qualità nutrizionale della spesa degli italiani e a seguirne l’evoluzione nel corso del tempo.

Dall’analisi è emerso che, tra giugno 2017 e giugno 2018, il carrello della spesa degli italiani è diventato più nutriente: l’apporto calorico medio è salito del +0,2%, arrivando a 182,8 calorie per 100 g/ml. Il nuovo mix di acquisti alimentari degli italiani, con l’aumento degli acquisti di alcuni prodotti a maggior tenore di grassi e con un più alto apporto calorico, ha avuto come effetto l’aumento dell’incidenza sul metaprodotto Immagino di alcune componenti percepite come positive (come fibre e proteine) e di quelle energetiche (come i lipidi) ma anche il calo di quelle considerate più critiche (come carboidrati e zuccheri).

A livello più generale, le scelte alimentari degli italiani continuano a essere guidate da un tandem di valori: il salutismo e l’edonismo. Uno scenario fotografato con efficacia dall’Osservatorio Immagino che, nell’anno terminato a giugno 2018, tra le otto grandi tendenze più rilevanti sul carrello della spesa, rileva trend positivi soprattutto nelle vendite di alimenti legati al lifestyle (ossia biologici, veg, halal e kosher, +8,9%) e di prodotti rich-in (in particolare integrali o con fibre, +5,2%). Ancora positiva, ma più lenta che nei mesi scorsi, la crescita delle vendite di prodotti per intolleranti al glutine o al lattosio (+3,2% contro il +4,4% dei 12 mesi precedenti) e “free from” (+1,0% rispetto al +2,3% dell’anno mobile precedente).

Su tutti i trend aleggia però incontrastata la ricerca dell’italianità dichiarata in etichetta, che accomuna il 25,1% dei prodotti e raggiunge il 22,5% di quota sul giro d’affari complessivo del mass market, in crescita del 3,5% rispetto all’anno finito a giugno 2017. Complessivamente sono oltre 6,4 miliardi di euro le vendite generate dai prodotti che riportano in etichetta claim come “100% italiano”, “made in Italy” e “solo ingredienti italiani”, pittogrammi (come la bandiera nazionale) e indicazioni geografiche riconosciute in ambito Ue (come Dop, Igp, Doc e Docg).

Tra aragoste e aspirapolveri robot cosa si sono comprati i cinesi nel Single’s Day

Il Single’s Day (il “Black Friday dei cinesi) delle meraviglie ha fatto notizia per avere segnato un nuovo record di vendite settimana scorsa, ma cosa si sono comprati davvero i Millennials cinesi l’11/11 di quest’anno? Ce lo dice questa infografica di Jd.com, che sottolinea il successo dei prodotti di alta gamma, spesso europei, con Dyson, Sephora, Hansgrohe e Grohe tra i marchi più richiesti. Creando un infografica dà anche uno sguardo dentro le loro vite. Fatte di aragoste canadesi (12 tonnellate vendute) e vasetti di yogurt (2 milioni) a tavola. Ma anche di aspetti più quotidiani come le lenti a contatto (+279% sull’anno scorso) e i profilattici (80 milioni, 5 volte in più del 2017). Cresce la voglia di viaggiare (+158% di biglietti per l’estero venduti) e di una casa tecnologica, fatta di aspirapolveri robot, frigoriferi con schermo e poltrone massaggianti. Bacardi ha sbancato aumentando le vendite di otto volte e gli orologi svizzeri Mido in due ore hanno vebduto com  in un’intera giornata.

In totale le evndite di JD.com hanno raggiunto un record di 159,8 miliardi RMB (Yuan, circa 20 miliardi di Euro) lo scorso 11 Novembre che è stato anche il primo i cui il gigate dell’e-commerce cimese ha “aperto” ai negozi fisici in una logica di partnership multicanale.

“C’è un notevole cambiamento in Cina verso la qualità rispetto al prezzo, che vediamo nel crescente numero di consumatori disposti a pagare di più per prodotti di marca e importati – spiega Lei Xu, Chief Marketing Officer di JD.com e CEO di JD Mall -. Grazie alla politica di tolleranza zero verso i falsi e alle innovazioni in settori come la tracciabilità blockchain per la sicurezza dei prodotti, JD ha guadagnato la fiducia di consumatori e marchi, ed è in una posizione unica per soddisfare tale domanda.”

JD ha venduto più di 400 milioni di articoli offerti dal suo gruppo di business Fast-Moving Consumer Goods and Foods, intercettando i nuovi gusti del consumatore cinese emergente della classe media. La quantità di cibo fresco importato venduto è raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’acqua minerale francese Perrier Cognac Martell hanno venduto 10 volte in più rispetto allo scorso anno, l’olio d’oliva spagnolo Betis 6 volte. I clienti hanno anche acquistato oltre 29.500 tonnellate di articoli come carne, verdura, frutta e frutti di mare.

A sottolineare la nuova strategia mutlicanale proprio il “giorno dei single” JD ha aperto il suo più grande negozio 7FRESH a Langfang, nella provincia di Hebei, accogliendo più di 10.000 clienti in una sola ora. 7FRESH è il supermercato di prodotti alimentari freschi offline di JD. Oltre a 7FRESH, il portafoglio di JD include molti altri formati di negozi, tra cui punti cendita di alimentari senza operatore.

“Dopo oltre un decennio di sviluppo della tecnologia e dell’infrastruttura per la nostra attività di vendita al dettaglio, passeremo il prossimo decennio a potenziare gli innovatori del retail online e offline – ha affermato Jianwen Liao, Chief Strategy Officer di JD.com -. Vediamo un futuro del retail senza confini e stiamo lavorando per portare i consumatori ad acquistare tutto ciò che vogliono, quando e dove vogliono”.

 

Pizza amata pizza, è la “schiscetta” preferita di un italiano su due

Sarà la scoperta dell’acqua calda che gli italiani amano la pizza, ma forse sorprenderà sapere che più di uno su due la mangia regolarmente a pranzo. Il “grande classico” della cucina del Belpaese infatti per un italiano su due (il 52%) a pranzo, batte pasta (43%) insalate (13%) e panini (39%). E c’è chi la mangerebbe ogni giorno (4%), perché “dà una certa soddisfazione a livello emotivo” (39%) e perché, essendo versatile, può essere mangiata ovunque (13%). Per il 14%, poi, favorisce la condivisione, è un rituale effettuato con gli amici (29%) o con il proprio partner (18%). Che sia la margherita, scelta dai più tradizionalisti (27%), oppure una ad impasto speciale (24%), come per esempio con farina integrale, di kamut o senza glutine, la pizza è ritenuta una fra le pietanze più attraenti.

I dati emergono da uno studio promosso dall’Osservatorio Buitoni Culinary Lab, attraverso metodologia WOA (Web Opinion Analysis) effettuato su circa 2500 italiani di età compresa tra i 20 e i 55 anni, attraverso un monitoraggio dei principali social network, blog, forum e community web per conoscere perché la pizza è una delle pietanze più consumate a pranzo.

 

Il pranzo degli italiani, tra pizza e panino

Ma cosa mangiano gli italiani a pranzo? Di sicuro vince il carboidrato. Oltre alla pizza, favorita da  poco più della metà degli italiani, al centro della tavola e delle pause pranzo lavorative c’è un altro “classicone”, la pasta, preferito dal 43% preferisce mangiare un piatto di pasta. Chi ha poco tempo a disposizione, invece, punta tutto su un panino imbottito o un trancio di focaccia (39%), contro il 29% di chi mangia una piadina. Una minoranza pranza con un secondo di carne a base di pollo o tacchino (21%), un’insalatona (13%) o un cous cous alle verdure o di pesce (7%).

 

La pizza piace perché emoziona

Il legame tra italiani e pizza va oltre il gusto e pare si svolga molto a livello emotivo, tra ricordi d’infanzia e immaginario comune. Il 39% si confessa “soddisfatto a livello emotivo” quando la ha davanti e il 24% si sente appagato dopo averla mangiata. Essendo poi un piatto versatile, può essere mangiato ovunque (13%) e preparato velocemente (11%). Appena un italiano su 10 (7%) sostiene di mangiare la pizza per variegare il proprio menù, apprezzandola anche per il fatto che possa essere consumata fredda (5%). Non solo. Per poco più di 4 italiani su 10 (42%) la pizza è un “mix di emozioni, che provo sia in bocca che a livello emotivo”, mentre il 31% punta sul fatto che sia una fra le pietanze della tradizione italiana più conosciuta al mondo. Il 24% sostiene invece che sia il classico compromesso che mette d’accordo tutti: fra chi vuole andare fuori per mangiare etnico, a trionfare è la proposta della pizza. Il 19% degli italiani, infine, non riesce a fare a meno di pensare a un gruppo di persone riunite e, quindi, alla condivisione (14%) e all’allegria, buon umore e spensieratezza che si provano (5%).

 

“Almeno una volta alla settimana” per uno su due

Con che frequenza gli italiani mangiano la pizza? “Almeno una volta alla settimana” è la risposta di un italiano su due (52%), mentre il 34% confessa di cedere alla tentazione quando viene loro voglia. Solo un italiano su 10 (10%), se capita, la domenica a pranzo quando è riunita tutta la famiglia. Il 4%, infine, ammette che la mangerebbe tutti i giorni. I “compagni di mangiata” preferiti per il 32% sono conoscenti o colleghi di lavoro, mentre il 29% degli italiani preferisce mangiarla insieme agli amici il sabato sera, prima di andare a divertirsi, perché “è quasi un obbligo”. Quasi 2 italiani su 10 (18%) preferiscono condividere il rituale della pizza con il proprio partner. Il restante 21% si divide fra chi preferisce ritagliarsi uno spazio tutto per sé (5%) e chi è più tradizionalista e la mangi con la propria famiglia (16%).

Se il 42% la mangia al ristorante, il 36% si è inventato la “schisc-o’ pizza”, cioè una “schiscetta” formata da tranci di pizza, che possono essere mangiati freddi oppure scaldati al microonde. Il 39%, per non perdere troppo tempo, preferisce chiamare la pizzeria e farsela portare direttamente a casa, mentre il 12% sceglie l’asporto e se la mangia facendo una camminata. Soltanto 3 italiani su 10 (31%) la consumano all’interno delle mura domestiche.

 

Prosciutto e funghi la preferita

Tra i gusti a sopresa la prosciutto e funghi è il gusto preferito da un terzo degli italiani (32%), ma tiene duro anche la margherita che, scelta dal 27%, viene considerata “la più buona in assoluto”. Il 24% si differenzia dai più per prediligere una pizza a impasto speciale, come quella con farina integrale, di kamut e senza glutine. Gli altri gusti amati sono le meno ortodosse margherita con aggiunta di wurstel (23%) e “con una montagna di patatine fritte” (21%), mentre un italiano su 10 ordina sempre la quattro stagioni (16%), quella alle verdure (19%) e una bianca, senza pomodoro (11%). La zola e pere (1%) e la quattro formaggi (3%) sono altri gusti scelti da coloro che vogliono provare qualcosa di particolare.

Gli italiani infine discutono sullo spessore: per il 42%, deve essere sottile, sottilissimo; mentre il 12% lo preferisce alto, a patto che l’impasto sia ben lievitato. Tre italiani su 10 (33%), invece, considerano fondamentale il cornicione, che deve essere fatto “a regola d’arte”, come quello tipico napoletano; mentre il 34% adora le pizze con una grande quantità di ingredienti. Ci sono infine i tradizionalisti (21%), che prendono sempre la margherita, coloro a cui piace un “tocco” di olio extravergine d’oliva piccante (6%) e chi (3%), come decorazione, vuole una foglia aromatica di basilico.

Black Friday, 7 su 10 si rivolgeranno ai negozi fisici: l’analisi di Tiendeo

Il Black Friday è ormai diventato parte delle nostre abitudini (basta non chiamarlo venrdì nero che porta male), e Tiendeo sta già facendo i conti in tasca degli italiani. Se l’82% degli italiani è intenzionato a comprare, 7 su 10 lo faranno in un negozio fisico mentre la spesa media prevista è di 304 euro.
Se da un lato i consumatori pianificano la propria strategia di acquisti in funzione dei prodotti di cui hanno realmente bisogno, anticipando ad esempio gli acquisti natalizi, dall’altro approfittano per comprare prodotti in forte sconto che non pensavano di acquistare. Arrivando a spendere nell’ultimo venerdì del mese tradizionalmente riservato alle vendite scontate – che quest’anno cade il 23 novembre – la metà in acquisti di impulso.
Tiendeo.it, la piattaforma di offerte geolocalizzate e cataloghi, ha realizzato uno studio per scoprire quali siano le intenzioni di acquisto e pianificazione e per conoscere l’impatto di questo evento sull’affluenza ai negozi fisici.

Nonostante l’aumento degli acquisti online, i vantaggi offerti dai negozi fisici, come la possibilitàdi vedere e toccare il prodotto, continuano a far propendere la bilancia a favore degli acquisti offline. Solo il 21% degli intervistati di Tiendeo prevede di effettuare esclusivamente acquisti via Internet.

Su questa linea sono i dati relativi allo scorso Black Friday forniti da TiendeoGeotracking, che indicano un aumento del 48% dell’affluenza ai negozi rispetto al venerdì precedente l’evento. Per quanto riguarda gli orari, le fasce preferite sono quella tra le 10 e le 11, che concentra il 20% delle visite, e quella dalle 16 alle 18, scelta dal 30%.

Una delle caratteristiche principali del Black Friday èl’aumento degli acquisti di impulso. I dati di Tiendeo.it segnalano che il 57% degli italiani non pianificheràanticipatamente cosa comprare, ma gli acquisti effettuati dipenderanno dalle promozioni e dalle offerte disponibili sul momento. Infatti, solo il 31% dei consumatori pensa di approfittare del “venerdì dello shopping” di sconti per comprare prodotti di cui ha bisogno da tempo, e solo un 12% pensa di acquistare in anticipo i regali di Natale alla ricerca di prezzi piùbassi, oppure articoli di decorazione e alimentari.
Per quanto riguarda gli utenti pianificatori, 3 su 4 intervistati riconoscono di ricorrere al canale online con l’obiettivo di mantenersi informati sulle migliori offerte disponibili.

 

Moda ed elettronica protagonisti
In linea con i risultati dello studio, il 62% degli italiani intervistati pensa di comprare alcuni articoli di moda o calzature, seguono gli articoli di elettronica (41,1%) e gli elettrodomestici (33,3%).
Gli italiani prevedono per l’occasione una spesa media di 304 euro, dedicando in media 149 euro a moda e scarpe, cifra che aumenta vertiginosamente quando si tratta invece di elettronica (schizzando a 349 euro) o elettrodomestici (389 euro).
A causa del crescente interesse che il Black Friday suscita tra i compratori, i retailer approfittano di questa data per lanciare una grandissima quantitàdi offerte volta ad aumentare le vendite in attesa del periodo natalizio, giàdi per sé altamente consumistico.

Black Friday, ma quanto risparmio? Idealo fa i conti, gli italiani aderiscono

È sempre più diffusa conoscenza e uso del Black Friday, usanza anglosassone che, complice l’e-commerce, è arrivata anche da noi entrando nelle abitudini dei consumatori italiani e diventando un’occasione multicanale di inaugurare le spese natalizie, e non. Lo rivela un’indagine di Idealo, portale internazionale di comparazione prezzi, che rilascia alcuni dati esclusivi sul venerdì più commerciale dell’anno rendendo noto, ad esempio, che nel corso dell’appuntamento 2017 il risparmio medio massimo è stato collegato ai giochi per la PS4 (-14,4%).

Tra le categorie di prodotti maggiormente cercate nel 2017 ci sono smartphone, televisori, asciugatrici, aspirapolvere e tablet. La top five dei dieci prodotti più desiderati in assoluto durante il Black Friday 2017 ha visto al primo posto lo smartphone Huawei P10 Lite, seguito da Apple iPhone 7, dalle scarpe Dr Martens 1460 da donna, da FIFA 18 e dall’iPhone SE.

Le cinque categorie di prodotto più convenienti – che possono darci un’idea di quelli che saranno i settori in cui poter risparmiare di più anche quest’anno – sono state giochi per PS4 (-14,4%), smartwatch (-11,0%), scarpe da corsa (-10,4%), auricolari (-9,4%) e profumi femminili (-8,1%).

 

Attenzione in crescita

Nel 2017 in Italia il Black Friday ha registrato un aumento di interesse del 29,8% che ha generato in solo quattro giorni il 20,4% di acquisti in più.

Ma chi si è maggiormente rivolto al “venerdì nero”? Tra gli utenti più attivi, al primo posto si è posizionata la fascia di e-consumer tra i 35 e i 44 anni (27,9%); sono seguiti i giovani tra i 25 e i 34 (21,9%) e in una posizione leggermente inferiore gli adulti tra i 45-54 anni (21,0%). Gli uomini si sono confermati i più appassionati con il 64,1% delle ricerche (le donne “solo” il 35,9%). Così come anche negli altri periodi dell’anno, il picco delle ricerche è stato registrato tra le 9 e le 10 di sera.

Tra le reguoni, al primo posto troviamo il Trentino  (+59,9%), seguito dal Friuli-Venezia Giulia (+44,5%), dalla Lombardia (+37,6%), dal Piemonte (+36,9%), dalle Marche (+36,9%) e dal Veneto (+36,7%). Le tre regioni italiane meno coinvolte sono state, invece, Valle d’Aosta(+16,4%), Calabria (+13,5%) e Molise (+5,6%).

Infine, secondo un sondaggio condotto in Germania da idealo a fine Settembre 2018, il budget previsto per il Black Friday 2018 è di 300 Euro a persona; il 67% degli utenti online pianificherà in anticipo gli acquisti di venerdì 23 Novembre 2018.

Le previsioni sono poi per un veenrdì sempre più protagonista: cresce infatti il divario con il Cyber Monday, il lunedì seguente tradizionalmente dedicato agli acquisti da desktop, in ufficio, che con l’affermarsi del mobile commerce perde terreno.

Sarà un Natale di acquisti digital (+13%): da smartphone, su Instagram e nella CyberWeek

Anche a Natale, la festa più tradizionale (ma anche, diciamocelo, più consumistica) dell’anno l’influenza del digital sugli acquisti è sempre maggiore: con il 68% delle visite ai portali e-commerce da smartphone, le raccomandazioni d’acquisto basate sull’Intelligenza Artificiale che incideranno fino al 35% del totale delle vendite (+25% rispetto alla stagione invernale 2017), quattro acquisti online su dieci effettuati durante la Cyber Week e il traffico e-commerce da Instagram in aumento del 51% secondo Salesforce, azienda leader mondiale nel CRM. Che ha pubblicato insight e previsioni relativi al comportamento dei consumatori nell’imminente periodo dello shopping natalizio 2018.
I dati provengono dall’analisi combinata del comportamento d’acquisto di 500 milioni di consumatori (in 53 Paesi del mondo) e miliardi di transazioni gestite con la soluzione Commerce Cloud di Salesforce, con i dati del settore retail del report annuale Shopper-First Retailing.

È stato inoltre calcolato che il fatturato proveniente dal commercio elettronico previsto per le festivitànatalizie del 2018 cresceràdel 13% rispetto allo scorso anno, merito soprattutto delle raccomandazioni d’acquisto generate dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, attualmente responsabili del 35% degli incassi. 

 

Mobile first

A dominare saràlo shopping da mobile: si prevede che per la prima volta gli acquisti da smartphone supereranno quelli da PC e da tablet. Il 46% di tutti gli ordini verrà concluso via smartphone, il 44% da computer e solo il 9% da tablet. Il mobile saràresponsabile per il 68% di tutto il traffico e-commerce della stagione, un nuovo massimo storico (+19% rispetto al 2017). Il traffico proveniente da mobile raggiungeràil picco nel giorno della vigilia di Natale, quando i consumatori ricorreranno ai loro smartphone, andando a rappresentare il 72% delle visite totali ai portali di e-commerce e facendo registrare il 54% degli ordini per l’intera giornata.

 

Aspettando il Black Friday
Negli ultimi anni hanno preso piede anche in Europa i fenomeni statunitensi del Black Friday e del Cyber Monday, relativamente il venerdì e il lunedì successivi al giorno del Ringraziamento che negli Stati Uniti danno il via alla stagione degli acquisti natalizi. Quest’anno la cosiddetta “Cyber Week”, ossia l’intera settimana che precede il “lunedì cibernetico” ormai quasi interamente dedicata agli sconti online, varràil 40% di tutte le entrate e- commerce dell’intera stagione natalizia a livello globale. Il Black Friday si prepara a essere di nuovo la migliore giornata per lo shopping online nel mondo, conquistandosi da solo il 10% di tutte le entrate della stagione festiva, mentre il Cyber Monday rappresenterà l’8% delle vendite. I cinque giorni migliori per lo shopping online (classificati in base alle vendite registrate a livello globale) saranno il Black Friday, il Cyber Monday, il giorno del
Ringraziamento e il sabato e la domenica immediatamente successivi (che negli Stati Uniti sono già stati rinominati Cyber Saturday e Cyber Sunday). In ogni caso, il 50% dello shopping online natalizio del 2018 verràcompletato entro il 2 dicembre, un giorno in anticipo rispetto all’anno scorso.

 

Instagram star dei social anche per gli acquisti

La vera grande novitàdello shopping natalizio di quest’anno saràInstagram, che si attesta come il canale social in piùrapida crescita per il traffico digitale dei siti di e-commerce: registreràun aumento del traffico del 51% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente, mentre Facebook subiràun calo del 7%. Nel periodo natalizio, il traffico e-commerce generato dai social supereràil 5%, registrando un aumento del 17% rispetto all’anno scorso.
Tra i consumatori, è chi acquista prodotti per la bellezza e il benessere il più propenso a utilizzare Instagram per arrivare su un sito di e-commerce in cui effettuare l’acquisto.

Infine, la spedizione gratuita saràun must per l’intera stagione: il 72% di tutti gli ordini verrà effettuato ricorrendo a questa modalitàdi spedizione, registrando un sensibile aumento rispetto all’anno scorso.

La ricerca di Publicis.Sapient e Salesforce èstata sviluppata tramite un sondaggio tra i consumatori includendo domande presenti nella ricerca elaborata lo scorso anno e nel sondaggio Salesforce Connected Shopper del 2017, oltre a nuove domande elaborate per affrontare il tema delle nuove tecnologie emergente e delle nuove tendenze nel retail. Il sondaggio ha analizzato le risposte online di 6.000 persone, con età superiore ai 18 anni e selezionate in base alla frequenza di acquisto nei negozi e online, in 6 paesi (1.000 partecipanti in ciascun paese): Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Canada e Australia.

 

Pesce surgelato: crescono i consumi. Premiati qualità e servizio

Ben 28 kg a testa e forse anche qualcosina di più. A tanto è ammontato nel 2017 in consumo di pesce pro capite (dati FAO). Secondo  ISMEA, lo mangiamo soprattutto fresco e decongelato, ma 1 volta su 5 lo scegliamo surgelato (17% dei consumi). Un trend, questo, che si attesta in continua crescita. L’IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati – ricorda che nel 2017 ne sono state consumate 113.400 tonnellate, con un aumento del +5% rispetto all’anno precedente. Insomma, gli italiani amano il pesce, indipendentemente che sia fresco o surgelato, e iniziano a mangiarlo già in tenera età.

Ittico surgelato

Nel canale retail, il “pesce naturale” ha registrato un incremento del +7% negli acquisti, seguito a breve distanza da mollane e crostacei (+ 6,7%); ma anche le versioni panate e pastellate hanno chiuso l’anno con risultati lusinghieri (+3%). I consumatori premiano la qualità e soprattutto il “servizio” di questi prodotti – già puliti e pronti al consumo – consapevoli anche delle tecniche di lavorazione ottimali messe in atto dalle aziende produttrici e della sostenibilità della produzione garantita dalla certificazione MSC (Marine Stewardship Council), di cui molte aziende del settore si sono dotate.

Le ragioni del successo

Ma perché il pesce surgelato riscuote così tanti consensi sulle tavole degli italiani? L’IIAS lo illustra in 5 punti:

 1) il pesce surgelato mantiene inalterate le sue caratteristiche organolettiche più a lungo. Mentre i prodotti ittici “freschi” possono essere venduti anche dopo diversi giorni dall’effettivo approvvigionamento (ovvero quando è iniziato il naturale processo di degradazione), quelli surgelati sono portati a bassissime temperature subito dopo la cattura, bloccando così ogni eventuale processo di alterazione;

2) i prodotti ittici surgelati sono pratici e fanno risparmiare tempo: i consumatori sono liberi di preparare i propri piatti preferiti quando vogliono, senza limiti dovuti alla stagionalità o alla lontananza dal mare. Inoltre, poiché non si devono pulire, eviscerare, squamare, spinare e sfilettare, i tempi di preparazione si riducono drasticamente;

3) il pesce surgelato è sicuro: la surgelazione a bassissime temperature frena la proliferazione batterica insita naturalmente in ogni alimento, garantendo l’integrità del cibo. Inoltre, prima di essere messo in commercio, il pesce surgelato è controllato in ogni fase di lavorazione e trasformazione, nonché dotato di un’etichettatura chiara, che specifica il luogo in cui è stato pescato, la specie ittica, la data di scadenza e le indicazioni per una corretta conservazione;

4) i prodotti ittici surgelati sono versatili: oltre ad essere un ingrediente fondamentale per tantissime ricette diverse, il pesce surgelato si presta a molteplici modalità di cottura: rosolato in padella o gratinato al forno, fritto o al cartoccio, le preparazioni possibili sono le stesse del pesce fresco;

5) il pesce surgelato, infine, è sempre disponibile e consente di rispettare una dieta bilanciata e salutare e di ridurre gli sprechi in cucina: anche quando non si ha il tempo per andare in pescheria, rappresenta una valida alternativa al pesce fresco ed è sempre “a portata di mano”, nel freezer delle nostre case. Inoltre, non dovendo essere pulito e spinato, con il pesce surgelato si mangia il 100% di quello che si compra, senza ulteriori sprechi alimentari.

 

 

Autogrill lancia SMART, l’Autobar del futuro, modulato sulle esigenze degli utenti

Autogrill presenta SMART, l’Autobar del futuro, realizzato presso l’area di servizio Brughiera Ovest – sul tratto autostradale che collega Varese a Milano, sulla A8.

L’innovativo Autobar è il risultato della collaborazione tra Autogrill e Accenture, azienda globale leader nel settore dei servizi professionali.

Il progetto è modulato in una variegata alternanza di aree di consumo, che presentano un’offerta diversificata in base alle esigenze degli utenti.

A ogni ora il suo cibo

Il punto vendita SMART ospita al centro del punto vendita ospita una cooking station che varia il proprio assortimento di prodotti in base agli orari della giornata. La mattina si trovano i croissant con diversi impasti per soddisfare tutti i palati e farciti al momento, il pranzo è dedicato alla pasta con Shakerami, nuova soluzione sviluppata in collaborazione con lo chef stellato Andrea Ribaldone in cui per la prima volta all’interno di un Autobar la pasta viene preparata espressa, offrendo un’alternativa sfiziosa ai tradizionali panini.

Divertente la modalità di preparazione: i tre diversi formati di pasta disponibili sono vigorosamente shakerati con le rispettive salse in un moderno contenitore e serviti all’interno dello stesso sia per un consumo in store che da asporto. Le salse, appositamente sviluppate dallo chef, ci guidano in un viaggio nella tradizionale gastronomica italiana. Dalla gustosa salsa zafferano e ragù di ossobuco, alla delicata crema al basilico fino ad una saporita pomodoro e mozzarella di bufala. Altrettanto unica la tempistica di preparazione della pasta, dal momento dell’ordine passa infatti circa un minuto di cottura per un primo ’smart’ e sempre al dente.

La notte, infine, la station si trasforma per farcire bomboloni, crepes, maxi croissant e pancakes.

 

L’area Grab&Go è stata invece ideata per rispondere alle esigenze dei clienti con meno tempo a disposizione e presenta un’ampia gamma di prodotti sia food che beverage adatti per tutto l’arco della giornata, da asporto o da consumare in loco.

L’offerta varia dai panini classici di Autogrill come Camogli&Friends in versione ‘Tostami’, ovvero prelevabili direttamente dal cliente e portati al banco per la tostatura, ai prodotti vegetariani e bio, come macedonie, yogurt con la frutta e insalatone. Nella stessa zona il ‘Frullami’, nuovo concetto che propone un gustoso bicchiere di frutta a pezzi e succo di mela proposto in quattro ricettazioni e pronto per essere frullato al banco. Infine il Grab&Go caldo, dove Autogrill evolve la tradizionale rosticceria italiana ampliando l’offerta con piatti unici pronti per il consumo.

Con le A-Box si fa esperienza di ‘mobile ordering’ cambiando radicalmente la modalità di acquisto in autostrada: i menù si possono infatti preordinare e acquistare tramite l’app MyAutogrill e ritirare presso i locker dedicati permettendo così ai clienti di pagare in anticipo. Due delle tre diverse A-Box sono state ideate dal nutrizionista Mauro Mario Mariani (Super Menu e Menu Vegan), completa l’offerta la A box Cosmopolitan by Autogrill.

Le A-Box sono perfette combinazioni per un pasto all’insegna del benessere e del gusto: dall’insalatona con carote, arance e, germogli di soia della ‘Vegana’ all’insalata greca e cous cous mediteranneo della ‘Cosmopolitan’ – solo per fare due esempi – il tutto accompagnato da pane integrale e da un dolce per box.

Infine l’area Market di Smart presenta una selezione di prodotti e snack salutari, dalla frutta secca alle barrette proteiche e funzionali. Anche qui le casse ‘selfpermettono ai clienti di risparmiare tempo pagando i propri acquisti velocemente e in autonomia.

Il punto vendita, con un layout rinnovato, presenta, per la prima volta, un bancone centrale ad ellisse, che favorisce un percorso organico, ed è suddiviso in aree che rispondono a diverse esigenze di consumo.

Il design

SMART è ben riconoscibile per il design che cattura l’attenzione, grazie a un orologio digitale gigante posizionato all’esterno accompagnato dal nome del locale, dalle indicazioni sulla temperatura e da 6 icone che permettono di identificare la gamma di servizi presenti all’interno.

All’interno del nuovo Autobar sono inoltre presenti delle piastrelle in ceramica che purificano l’aria in modo naturale dall’inquinamento e dai batteri.

Tra i nuovi servizi premium si distingue l’area business lounge dove chi ha la necessità di lavorare anche in viaggio troverà, Wi-Fi, stampanti e postazioni per ricaricare pc e smartphone. Mentre un ambiente del locale è dedicato all’area kids, con servizi per i più piccoli che rendono la sosta più piacevole anche per le famiglie.

Nel suo concept SMART, Autogrill con l’aiuto di Accenture, è riuscita a sintetizzare visione, tecnologie digitali e attenzione al cliente, inserendosi perfettamente nel più ampio programma di rinnovo dell’offerta su tutta la rete autostradale italiana avviato nella primavera di quest’anno.

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