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Pagament contactless, 18 milioni di italiani li usano ma quasi 5 milioni non si fidano

Comodi lo sono sicuramente, ma non tutti li utilizzano, li apprezzano e nemmeno li conoscono: stiamo parlando dei pagamenti contactless, quelli in cui per completare l’operazione basta avvicinare al POS la carta di credito, debito o prepagata senza inserire il pin.

Un’indagine commissionata in occasione dell’apertura del suo Store di Milano da Facile.it a mUp Research svela che oltre 18 milioni gli italiani ne fanno uso. Ma ci sono anche fasce di resistenza o ignoranza.

Non sono poche ad esempio le persone che non sanno cosa sia il contactless: circa 7,6 milioni, pari al 17,7% del campione rappresentativo della popolazione italiana adulta con età compresa fra i 18 ed i 74 anni. I più disinformati riguardo a questa modalità di pagamento sono le donne (22,1% rispetto al 13,3% del campione maschile), i giovani con età compresa fra i 18 ed i 24 anni (qui il dato sale addirittura fino al 36,4%) e nel Nord Est (21,3%).

Poi ci sono i non abilitanti: 7,1 milioni di individui (il 16,7% del campione) non lo usano perché le carte di pagamento che possiedono non sono abilitate al contactless. Questa volta le percentuali maggiori si registrano al Sud (19,2%) e nella fascia anagrafica 55-64 anni (21,1%).

Ma il dato che fa più riflettere è forse la fascia di consumatori che, pur avendo carte abilitate, non si serve del contactless perché non si fida; parliamo dell’11,1% del campione totale, equivalente a 4,7 milioni di individui. La minore fiducia si riscontra nel campione maschile (13.8% rispetto all’8,4% del campione femminile), nella fascia 35 – 54 anni (12,3%) e nel Nord Ovest (12,6%).

Al contrario gli italiani che si fidano di più del contactless sono i giovani nella fascia d’età 18 – 24 anni; fra loro appena il 7,2% è diffidente.

Per Confesercenti SWG 6,3 milioni a caccia di acquisti nell’ultimo weekend prenatalizio

Saranno 6,3 milioni gli italiani a caccia di acquisti nell’ultimo weekend prenatalizio. Obiettivo: acquistare gli ultimi doni e la gastronomia tra oggi, domani e lunedì. Lo stabilisce un’indagine Confesercenti-SWG sui consumi di Natale. Che fa anche i conti in tasca ai connazionali: per la cena della Vigilia e il Pranzo di Natale la spesa sarà di 112 euro a famiglia, in leggera crescita (+0,2%) sullo scorso anno, mentre si spenderanno 285 euro a testa per i doni.

 

A tavola vince la tradizione

Sul fronte cena della Vigilia e il Pranzo di Natale la tradizione  è sacra e gli italiani – nonostante le incertezze – non tagliano il budget: quest’anno, per imbandire la tavola, spenderanno complessivamente 2,8 miliardi di euro, lo 0,2% in più del 2017, per una media di 112 euro a famiglia, il dato più alto dal 2007. E a trainare, per una volta, è il Centro: qui la media è di 119 euro, oltre il 13% in più delle regioni del Nord Est (105 euro), che registra la spesa più bassa.

Dall’indagine, l’aspetto enogastronomico si delinea come la tradizione natalizia più rispettata e forse anche più gradita dagli italiani, che sia a casa, in vacanza o al ristorante. Anche il vecchio adagio “Natale con i tuoi”, infatti, quest’anno sembra essere un po’ più vero: a festeggiare tra le mura domestiche con amici e parenti quest’anno sarà l’80%, contro il 78% dello scorso anno. Stabili gli italiani che celebrano al ristorante al 6%, mentre diminuiscono di poco coloro che passano le feste in vacanza, che dall’11% del 2017 passano al 10% di questo Natale. Di questi, tre su quattro trascorreranno la vigilia e il pranzo in una meta italiana, mentre gli altri taglieranno il panettone all’estero, principalmente in Europa.

Chi rimane a casa e opta per un pranzo cucinato in famiglia, invece, cerca soprattutto la qualità e le specialità enogastronomiche locali nei negozi alimentari specializzati. Due italiani su tre (il 67%) si orienteranno, nella scelta del menu di Natale, verso la tradizione: pesce e crostacei per la Vigilia, carni e primi della tradizione per il pranzo del 25 dicembre, con brodi, fritti e dolci tipici – panettoni e pandori su tutti, meglio ancora se artigianali – come dettano le consuetudini della festa, anche e soprattutto nella dimensione locale. Ma si affermano anche i piatti vegani, che compariranno sul 13% delle tavole, e quelli bio o a km zero, scelti dal 7%.

 

Crisi libri? Non a Natale, sono il regalo più gettonato

Tra i doni, i più gettonati sono i libri (segnalati dal 41% degli intervistati), capi d’abbigliamento (38%), regali gastronomici (33%), vini (20%), accessori moda, giochi o videogiochi e prodotti tecnologici, tutti e tre al 19%. Più distanti nella classifica dei doni più acquistati l’arredamento/cose per la casa (indicati dal 14%), gli elettrodomestici (11%), seguiti da calzature (8%) e viaggi (4%).

Molto diversa, invece, la classifica dei regali che gli italiani vorrebbero trovare sotto il proprio albero. In cima alle preferenze, a grande distanza, ci sono i buoni acquisto, da spendere come e quando si vuole nei negozi di propria scelta e desiderati dal 20% degli intervistati. Seguono i libri (16%), i prodotti tecnologici e i regali enogastronomici (entrambi al 15%), poi capi d’abbigliamento (13%), profumi o cosmetici (8%), smartbox o simili (5%), arredamento/cose per la casa (4%) e infine gioielli e giochi (entrambi al 2% delle preferenze).

Una curiosità: quest’anno gli italiani preferiscono il panettone, scelto in esclusiva dal 36%. Il 33% sceglierà invece il pandoro, mentre il 26% entrambi.

Natale su Instagram, ecco la Top 10 dei cibi

Il Natale 2.0 passa, ça va sans dire, per i social, dove cene e menu vengono coscienziosamente postati, dalla cucina alla tavola allestita: la Top 10 dunque dei cibi più postati ci dà uno sguardo su cosa si mangerà nella Penisola il 25 dicembre di quest’anno. Ha stilato una vera e propria classifica classificando gli hashtag delle più popolari prelibatezze natalizie su Instagram Espresso Communication per Vitavigor, storico marchio dei grissini di Milano.

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Ci sono anche i grandi esclusi dalla Top 10 come il bollito e l’arrosto, che hanno fatto registrare 44.413 e 42.880 hashtag. Anche il capitone, tipico piatto della tradizione natalizia partenopea, sembra essere uscito dalle “grazie digitali” degli italiani, ottenendo “solo” 37.794 post dedicati. A seguire troviamo i mandarini con 28.379 condivisioni, e il cotechino, con 17.816 post. Le seadas, uno dei dolci più caratteristici della Sardegna, si assestano sulle 17.548 condivisioni, mentre gli affettati – forse per considerazioni salutistiche ma anche perché obiettivamente poco fotogenici – fanno registrare un calo di popolarità sulle tavole natalizie con sole 16.364 menzioni. A chiudere la classifica ci pensano i datteri, l’abbacchio e il cappone, rispettivamente con 12.027, 8.328 e 4.765 hashtag.

Wardrobing no grazie, la tecnologia Checkpoint System dice stop

È un costo secco, una perdita e un danno per l’ambiente, insomma è una vera piaga per il retailer il wardrobing, una pratica sempre più diffusa che vede gli acquirenti online acquistare un capo, indossarlo e poi restituirlo.

I resi totali nel settore retail hanno raggiunto i 642,6 miliardi di dollari l’anno, valore che colloca il fenomeno al 21° posto tra i principali ranking economici mondiali. Mentre molti sono da attribuire alla qualità del prodotto, alla taglia sbagliata o semplicemente ad un ripensamento del consumatore, esiste una tendenza crescente, quella del “wardrobing”.

Una soluzione viene da Checkpoint Systems, con il lancio europeo della nuova generazione di soluzioni R-Turn Tag sviluppata proprio per consentire ai retailer di ridurre il numero di resi fraudolenti.

Il wardrobing è assai praticato da una particolare categoria di acquirenti, gli acquirenti compulsivi, spesso caratterizzati da un basso potere d’acquisto ma che sono soliti andare alla ricerca di un cambio di look anche ogni settimana. Due terzi (64,5%) dei retailer ha dichiarato di essersi imbattuto in clienti che hanno utilizzato il prodotto solo una volta per poi restituirlo e chiederne il rimborso, con “wardrober” seriali che restituiscono anche 20 prodotti all’anno. Questa cifra aumenta quanto più il cliente è certo che il negozio non rifiuterà la merce. Per esplorare le abitudini dei “wardrober” e il loro impatto sull’industria del Retail un giornale spagnolo El Español ha intervistato una “wardrober” di 29 anni, che ha spiegato la sua dipendenza: “Quando devo partecipare a un evento importante, come una conferenza, desidero un outfit diverso per ogni giorno. Compro quindi cose che poi so già che darò indietro, le voglio solo indossare una volta, è come avere a disposizione un’intera collezione ogni stagione”.

Proprio come i taccheggiatori, molti “wardrober” condividono tra loro informazioni su come e dove è più facile praticare wardrobing, aggravando il problema per i retailer. E per ogni articolo acquistato online o in negozio con l’unico scopo di poterlo restituire in un secondo momento aumenta anche il rischio per il negoziante di esaurire le scorte a magazzino. I prodotti acquistati online e poi restituiti in negozio creano, tra l’altro, un problema di logistica.

 

Come contrastare il wardrobing

È importante che i retailer si avvalgano di una rigida politica di restituzione, che però non allontani i clienti. Proprio per questo motivo Checkpoint Systems ha sviluppato R-Turn Tag: si tratta di una semplice etichetta, che può essere personalizzata con il marchio del retailer, da applicare agli articoli in negozio. L’etichetta rimane applicata fino al momento in cui il cliente non indossa la merce, rimuovendola quindi una volta giunto a casa. Il meccanismo di chiusura di cui è composta si rompe manualmente con poche semplici torsioni, senza doversi avvalere di utensili aggiuntivi.

“I retailer sono stati vittime di resi fraudolenti per molti anni e solo ultimamente le aziende stanno realizzando a quanto ammonti il costo reale di tale fenomeno – spiega Irene Fernandez, Product Management Europea di Checkpoint Systems -. È importante ovviamente che i retailer non smettano di accettare resi, poiché dopotutto la maggior parte di questi vengono effettuati proprio perché un articolo ha un difetto o è della taglia sbagliata.  Altrettanto fondamentale però è introdurre nuove pratiche che limitino la possibilità per gli utenti disonesti di acquistare un prodotto, indossarlo e poi restituirlo. R-Turn Tag è la risposta tecnologica più evoluta a questa criticità e sta già consentendo ai retailer europei di fare passi da gigante nell’affrontare il fenomeno del wardrobing”.

Natale 2018: cresce l’appeal dei piccoli negozi per 8,5 milioni di italiani

Vince il vicinato e anche i piccoli negozi tornano a crescere, per la prima volta dall’ormai lontano 2007: quest’anno saranno circa 8,5 milioni gli italiani che cercheranno qui il regalo da mettere sotto l’albero, quasi 2 milioni di persone in più rispetto al 2017.

Lo dice un sondaggio sulle intenzioni d’acquisto delle festività invernali 2018 condotto da SWG per Confesercenti. Parallelamente, cala il peso delle grandi strutture commerciali mentre si stabilizzano web e mercatini.

Il survey somministrato ai consumatori segnala una forte crescita della percentuale interessata ad acquistare nei negozi, che passa dal 16 al 21%, il valore più alto dal 2017. I piccoli negozi sono inoltre l’unico canale di distribuzione commerciale a registrare un aumento delle preferenze. Risultano infatti più o meno stabili mercatini e bancarelle – scelti questo Natale dall’11% degli intervistati contro il 12% dello scorso anno – mentre cala l’appeal delle grandi strutture commerciali (da 35 a 32%) e dà segnali di stabilizzazione anche il web, con una quota di preferenze che dal 34% si assesta al 33% dopo un decennio di crescita sostenuta (nel 2007 la percentuale di segnalazioni dell’e-Commerce era del 7%).

“L’aumento di italiani intenzionati ad acquistare nei negozi di vicinato è una conferma della validità del modello commerciale dei piccoli esercizi, elemento sostenibile e inserito nella realtà sociale ed economica dei territori: chi compra in un negozio fa vivere la propria città – spiega Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti -. Un modello che torna a guadagnare consensi tra i consumatori proprio grazie alla sua flessibilità e all’integrazione con il tessuto urbano. E che è in grado di integrarsi allo stesso modo con il web e sintonizzarsi sulle nuove sensibilità dei consumatori. Ora l’auspicio è che le intenzioni di acquisto si tramutino in acquisti reali delle famiglie, su cui grava più incertezza rispetto allo scorso anno”.

Le preferenze rilevate dal sondaggio sono anche un segnale di speranza per le imprese del commercio, che cercano l’inversione di tendenza dopo un 2018 difficile: nei primi dieci mesi dell’anno le vendite delle attività di minori dimensioni si sono contratte del 2%, con un calo di circa 1 miliardo di euro sul 2017. E la frenata del 2018 arriva dopo una fase non brillante. Negli ultimi quattro anni, infatti, i piccoli esercizi hanno perso 1,6 miliardi di euro di vendite. La quota di mercato dei piccoli esercizi è diminuita di 1,5 punti percentuali, passando dal 27,8 al 26,3%. E il settore ha perso circa 65mila posti di lavoro, occupati da piccoli imprenditori. Le chiusure di attività commerciali ha portato il numero di esercizi per abitante a scendere a 12,2, un calo dell’1,6% in quattro anni. Il numero di negozi sfitti è aumentato di 50mila unità, arrivando alla soglia dei 650mila esercizi.

Ad aiutare la ripresa dei negozi, oltre alla migliore disposizione dei consumatori, potrebbe essere proprio il web. Confesercenti ha appena lanciato “La bottega nel futuro”, in collaborazione con Google Italia per accelerare la diffusione e l’uso dell’innovazione nel commercio Retail fisico italiano. L’obiettivo è far dialogare meglio le due Reti, il web e la rete dei negozi: 20mila imprese del commercio saranno iscritte tramite la collaborazione di Confesercenti a Google My Business, servizio che contribuirà alla visibilità online dei negozi tradizionali, segnalandone la posizione sulle mappe digitali come Google Maps e facendoli interfacciare anche con gli assistenti intelligenti come il Google Assistant. Anche i tradizionali negozi di vicinato fisici, infatti, possono usare il web per crescere: secondo le stime dell’ufficio Economico Confesercenti, con la corretta formazione e utilizzando efficacemente gli strumenti digitali, la rete retail fisica dei piccoli negozi può recuperare 1,5 miliardi di euro di vendite in tre anni.

“Abitudini di Consumo”, l’indagine di Supermercato24 racconta i trend di spesa nel 2018

2018: prima di salutare l’anno che finisce, è giusto fare un’analisi dei trend di spesa.

Ci ha pensato Supermercato24 con l’indagine “Abitudini di Consumo”, che periodicamente analizza le abitudini di consumo dei clienti della piattaforma, confrontando le differenze di acquisto a seconda della stagionalità, della provincia e dei gusti.

Vediamo cosa è emerso.

I trend della spesa online nel 2018

La spesa media per carrello su Supermercato24 nel 2018 è stata di 60€: Roma e Milano le province in testa per numero di ordini, seguite da Torino e, poi, dalle venete Verona e Padova, che chiudono la top five.

Quali e quanti sono i prodotti più acquistati?

Il podio dei prodotti più acquistati vede in testa la categoria Acqua, Bibite e Alcolici, col 12,5% degli ordini totali: nel corso del 2018, Supermercato24 ha consegnato circa 1.5M di litri d’acqua, l’equivalente di 60 autocisterne!

Al secondo posto, poco distante, la categoria Formaggi e Salumi (12%), mentre a completare il podio troviamo la categoria Frutta e Verdura (11,5%), con circa 1500 tonnellate di frutti e ortaggi consegnati ai clienti direttamente dal loro supermercato preferito: ore di fila e chili di borse pesanti risparmiate per i clienti, che hanno così potuto dedicare tempo prezioso a se stessi, alla famiglia e al tempo libero.  

Le classifica delle province

Esaminando più in dettaglio gli acquisti del 2018 e confrontando le abitudini di acquisto online tra provincia e provincia, emergono alcune interessanti curiosità. Eccole di seguito.

La provincia più sana:

La Capitale si conferma essere la provincia più sana negli acquisti della spesa online: Roma è stata infatti la provincia in cui la percentuale di spesa per frutta e verdura sul carrello complessivo è stata la più alta di tutta Italia, con un 13.5% sugli ordini totali. A completare il podio, due città amanti del buon cibo e della buona cucina: Bologna, con il 12,8% e Modena, con il 12,5%; a seguire nella top 5, Pordenone e Varese (entrambe con il 12%).

La provincia in cui si acquistano più carne e pesce:

La provincia di Varese si aggiudica il primato nel consumo di carne e pesce: l’11% della spesa media dell’anno nella provincia lombarda è stato dedicato infatti ai prodotti di questa categoria. Seguono Pesaro Urbino (10,3%), Monza – Brianza (10,2%) e le romagnole Rimini e Ravenna (10%).

La provincia in cui si acquistano più formaggi e salumi:

Nel Paese in cui la tradizione culinaria vanta eccellenze gastronomiche in tante regioni, a godersi il piacere della tavola genuina e gustosa sono soprattutto Forlì e Cesena, che si aggiudicano il primato con il 14% del totale della spesa nazionale per l’acquisto di questi prodotti, seguita da Bergamo, Catania e Roma al 13%, e, infine, Torino al 12,7%.

La provincia più golosa?

Qual è la città italiana che ha ceduto maggiormente alla gola durante il 2018? La risposta è Pordenone: nella città friulana, l’acquisto di dolciumi ha pesato per il 9,7% sul totale della spesa online cittadina. Nella top 5, seguono Modena (9%), Rimini (8,6%), Verona (8,5%) e Catania (8,5%) che, proprio la scorsa estate, si era aggiudicata il titolo di provincia più “gelatosa” d’Italia.

La provincia in cui si acquistano più latte e yogurt?

Per gli Italiani, si sa, la colazione è un rito, ma anche nell’acquisto di latte e yogurt le diverse città e aree d’Italia si differenziano tra loro. Al primo posto Pordenone (8,2%), poi Vicenza e Ravenna (8%), Catania (7,8%), che conferma la sua vena dolce, e, a chiudere la top5, la provincia di Forlì e Cesena (7,6%).

La provincia più festaiola:

La provincia che lungo il corso di quest’anno ha comprato vino, birra e simili è stata quella di Pesaro Urbino (8%), seguita dalle lombarde Mantova e Varese (6%) e, poi, da Genova e Vicenza (5,9%).

Osservatorio Findomestic: i beni durevoli crescono dell’1,5% a valore. Ed è boom per l’e-commerce

Nel 2018 i consumi degli italiani sono in crescita di 21,14 miliardi di euro (+2%) rispetto al 2017: la spesa totale raggiunge 1.000 miliardi e 80 milioni, consolidando un trend positivo che dura da cinque anni (8,65%dal 2014). I dati dell’Osservatorio dei Consumi Findomestic 2018, realizzato in collaborazione con Prometeia, dimostrano che il mercato dei beni durevoli è cresciuto dell’1,5% in valore, con un incremento doppio nel comparto casa (+2%) rispetto a quello dei veicoli (+1%). L’Osservatorio registra anche il boom dell’e-commerce: si stima un aumento in valore del 16% a fine anno. Quello che sta per concludersi, inoltre, rappresenta per il credito al consumo, che cresce del 3,9% negli ultimi 12 mesi, il settimo anno in positivo. “In questa ripresa del settore – afferma Chiaffredo Salomone, ad di Findomestic – la nostra società ha evidenziato tassi d’incremento dei finanziamenti erogati molto superiori alla media e si appresta a chiudere l’anno con una crescita del 9,1%, più del doppio rispetto alla media del mercato”.

Vediamo nel dettaglio le evidenze principali dell’Osservatorio.

Beni durevoli

Nel 2018 il mercato dei beni durevoli vale 83 miliardi e 203 milioni, distribuiti fra il settore dei veicoli (53%) e quello della casa (47%) . Se i consumi totali sono cresciuti in valore mediamente dell’1,8% nell’ultimo quinquennio, il mercato dei durevoli è migliorato in media del 4,7%, rivelandosi il più dinamico con un’incidenza sui consumi totali passata dal 6,8% del 2014 al 7,7% del 2018. “La riattivazione del ciclo dei durevoli – spiega Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic – è stata sostenuta non solo dalla ripresa economica e dal miglioramento del quadro di redditi e occupazione, ma anche dai bassi tassi d’interesse e dalla presenza di incentivi fiscali, oltre che dalla necessità di sostituzione dopo i rinvii e le rinunce all’acquisto negli anni della crisi”.

Veicoli: va meglio l’usato

Il mercato dei veicoli pesa per il 3% sui consumi totali, con un incremento dell’incidenza dello 0,7% rispetto al 2014. Nell’anno che volge al termine le vendite di veicoli risultano in crescita dell’1,6% in volume, mentre i prezzi sono in calo dello 0,5%. Il primato per giro d’affari spetta alle auto usate con quasi 19 miliardi di euro, mentre il mercato delle auto nuove, secondo le stime di Prometeia, a fine anno raggiungerà 17,6 miliardi di euro per un totale di 1.932.000 immatricolazioni con una contrazione del 2,1% in valore e del 2,9% in volume: una quota di equilibrio per il mercato italiano, in assenza degli incentivi alla rottamazione che avevano spinto la domanda nei primi anni 2000. 

Calano del 3,5% le immatricolazioni dei privati, confermando l’andamento negativo già rilevato nel 2017. Brusca frenata anche per le auto aziendali, per le quali si registra una flessione del 2,2% dopo l’impennata del +22,8% dello scorso anno. A rallentare l’acquisto di auto nuove – secondo l’Osservatorio Findomestic – contribuiscono l’incertezza della situazione economica, la crescente incidenza sui budget familiari dei durevoli per la casa, gli interventi di policy come l’introduzione della procedura di omologazione WLPT (il nuovo standard per le emissioni inquinanti in vigore da settembre 2018) e i provvedimenti contro le motorizzazioni diesel, ma anche la diffusione del car sharing nei grandi centri cittadini e una crescente propensione verso il noleggio a lungo termine (NLT).  Sono 881mila le auto NLT in circolazione: nel 2018 le immatricolazioni toccheranno le 276.000 unità con un aumento del +6,1% rispetto al 2017, garantendo al settore una quota di mercato del 14,3%. 

Anche se il primato è a rischio, più di un’auto su due (54%) di nuova immatricolazione è alimentata ancora a diesel, nonostante il calo del 10% registrato quest’anno. Le auto a benzina crescono del 4% e raggiungono una quota del 33%, mentre quelle con alimentazione alternativa aumentano del 15% per una fetta di mercato pari al 13%. Le ibride/elettriche sono in aumento del 40% e valgono un terzo di quelle con alimentazione alternative. I veicoli a metano crescono del 23% mentre sono in lieve flessione (-0,6%) quelli a GPL.

Il mercato dell’usato cresce in valore del 3,5% e in volume del 3%, ma mostra un rallentamento rispetto al 2017 quando la domanda era stata sostenuta da un’immissione record di vetture a km 0 (+49% la variazione rispetto al 2016). La propensione all’acquisto di vetture usate è favorita non solo dall’incertezza della situazione economica, ma anche dall’offerta particolarmente vivace nel segmento delle km 0 e delle vetture provenienti dal noleggio. Se sul mercato del nuovo si sta registrando un progressivo ‘abbandono’ del diesel, nell’usato le compravendite di auto a gasolio si mantengono in crescita (+6%).

Due ruote

L’Osservatorio dei Consumi Findomestic registra che il mercato dei motoveicoli nel 2018 cresce del 6,2% in valore e del 3,4% in numero di immatricolazioni. Sono 215mila le moto vendute nel 2018 (+5,2%), mentre i nuovi ciclomotori in circolazione sono 21mila, in calo dell’11,3% soprattutto a causa della concorrenza degli scooter di media cilindrata e delle e-bike, oltre che dall’affermarsi di nuovi tipi di status symbol per i giovani, che preferiscono “spostarsi virtualmente” con i dispositivi elettronici. 

Camper

Il mercato dei camper si conferma in espansione sia in termini di pezzi venduti (+17,1%) che in valore (+19%). Il giro d’affari dei camper ammonta a 232 milioni di euro: una nicchia che, però, sta attirando di anno in anno un numero crescente di appassionati, in un contesto generale di ripresa del numero di viaggi turistici.

 

Casa e tecnologia consumer

Secondo i dati elaborati da Prometeia il settore casa nel 2018 cresce del 2% in valore. Findomestic: “Siamo nell’era del consumatore ‘connesso’ che acquista sempre più beni collegati alla Rete, multifunzionali e di fascia premium”.  Non a caso nell’ultimo anno il segmento della tecnologia consumer è calato in volume del 2,7% ma ha visto una crescita media dei prezzi del 5,6%: il risultato è un incremento in valore del 2,7% per un totale di 14 miliardi e 800milioni, a un passo dal primato dei mobili cresciuti dell’1,8% per un fatturato totale di 15miliardi di euro. Il mercato del mobile da un lato è stato favorito dalla ripresa dell’immobiliare, ma dall’altro è stato penalizzato dall’applicazione del bonus mobile esclusivamente alle ristrutturazioni edilizie. Vale, invece, 4 miliardi e mezzo il mercato del bricolage (+0,7%), il cui contributo positivo alla performance del settore è da ricondurre soprattutto alla crescita della domanda di utensili e attrezzi per la casa e il giardino (1,3% in valore). 

Boom per gli smartphone

L’Osservatorio Findomestic rileva per il 2018 un +10,6% di fatturato per il segmento telefonia con un fatturato che sfiora i 6 miliardi di euro. I dati evidenziano la preferenza degli italiani soprattutto per gli smartphone di alta gamma: infatti le unità vendute sono in flessione del 2% (decretando la conclusione del processo di sostituzione dei telefoni di vecchia generazione), ma i prezzi sono in ascesa del 12,9%. Il mercato riceve un sostegno anche dalla crescita dei prodotti di nicchia, quali le cuffie (+41% in valore) e i dispositivi indossabili (+9%).

Tablet e portatili

Il decremento dell’1,1% in valore per l’Information Technology è ancora più pesante se si guarda all’andamento dei volumi, in flessione del 3,4%. A contribuire negativamente sono tablet (-12%) e PC portatili (-3,5%) che, insieme valgono quasi la metà del mercato. Un contributo positivo arriva dalle cartucce per stampanti, (+3%), da monitor (+20%) e videogiochi con accessori (+11,5%).

 

Televisori e macchine fotografiche

Prometeia valuta una decrescita del 3,5% in valore per l’elettronica di consumo, fortemente condizionata dai risultati negativi dei televisori (-1,6%) che rappresentano l’80% del fatturato. Gli importanti progressi delle vendite di smart tv e di televisori con schermi di grandi dimensioni (oltre i 55 pollici) non bastano a riportare il segmento su un terreno di ripresa subendo la concorrenza dei prodotti delle telecomunicazioni, che offrono la possibilità di fruire dei contenuti audio-visivi in mobilità. Resta stabile sui livelli 2017, invece, il segmento audio statico, grazie agli home sound system (impianti audio wireless) e soprattutto a quelli con assistenti vocali incorporati (Alexa di Amazon Echo e Google Home) che crescono dell’1,2%. L’unico contributo positivo alla dinamica del mercato continua a provenire dai droni, che con tassi di crescita a doppia cifra (+14,6%) ha conquistato nel giro di 3 anni (2016-2018) l’1,3% del fatturato del settore (circa 24,5 milioni di euro). 

Da segnalare il calo del fatturato del settore fotografico. Per le macchine digitali (73% del mercato) la contrazione è dell’1,7%, mentre per reflex e obiettivi intercambiabili (27% del mercato) il decremento è dell’1,5%. Il crollo delle vendite e del volume d’affari è dovuto prevalentemente alla diffusione degli smartphone, in grado di garantire una qualità dell’immagine sempre maggiore.

Elettrodomestici, meglio i piccoli

Il mercato degli elettrodomestici grandi chiuderà l’anno in declino: -2,3% di fatturato con -1,5% nei volumi e -0,8% nei prezzi. La riduzione – più netta nel comparto del freddo con un -3,2% – arriva al termine di quattro anni di crescita ininterrotta. In controtendenza il dato relativo alle asciugatrici, che fanno registrare un’impennata del +10,8% in valore grazie al traino dei prodotti ad alto contenuto tecnologico quali le asciugatrici con pompa di calore. I risultati attenuano solo parzialmente il calo delle vendite di lavatrici (-2,3%) e lavastoviglie (-4,9%). Segno positivo, invece, per gli elettrodomestici piccoli con un fatturato complessivo di 1,4 miliardi di euro per una crescita dello 0,3% (-2,3% volumi e +2,8% prezzi). Il trend positivo del fatturato è attribuibile esclusivamente al segmento “cura della casa” (+7,4%), in cui gli aspirapolvere (che rappresentano il 23% del mercato dei piccoli elettrodomestici) segnano un’importante crescita (+23,4%). Un’evoluzione sostenuta dalla domanda di soluzioni smart quali i robot che alla funzione di aspirazione affiancano quella di sorveglianza della casa attraverso telecamere integrate. In calo, invece, il segmento “preparazione del cibo” (-5,1%) e quello “cura della persona” (-2,3%). 

 

Caldo e freddo

La brusca frenata nelle vendite dei condizionatori (-11,5%), soprattutto di quelli portatili, e il tracollo delle stufe elettriche (-30,9%) trascina in territorio negativo il segmento dell’home comfort, per cui l’Osservatorio Findomestic calcola un calo del 14,1% in volumi e del 10,2% in valore.  Si mantengono in crescita (+3,3%) i prodotti per il trattamento dell’aria (pulizia, deumidificazione ed umidificazione) che rappresentano il 14% del settore.

e-commerce, il vero protagonista

Negli ultimi 5 anni il mercato dell’e-commerce, in base ai dati del Politecnico di Milano, è passato dai 14,3 miliardi del 2014 ai 27,4 miliardi di euro del 2018, crescendo di anno in anno a due cifre e apprestandosi a chiudere l’anno con un incremento in valore del 16%. L’e-commerce è composto per il 44% da servizi, con il turismo che ricopre la quota più ampia (35,8%), e per il 56% da prodotti tra cui spiccano quelli dei comparti informatica e elettronica (16,8%), abbigliamento (10,6 %), arredamento (5,1%), food & grocery (4%) e editoria (3,6%). Tra i beni durevoli, secondo l’Osservatorio Findomestic, nel 2018 risultano in forte crescita i mobili (+50%), l’elettronica di consumo (+30%), l’home comfort (+24%) e la telefonia (+23%). Online si comprano meno soltanto i prodotti della fotografia (-7%), che però continua a rappresentare il segmento in cui l’incidenza dell’e-commerce è più elevata (con un peso del 26%.) 

Il credito al consumo

In un contesto di crescita dei consumi, il mercato del credito al consumo prolunga l’andamento positivo che dura da sette anni e si prepara a salutare il 2018 con erogazioni per 67 miliardi di euro e un saldo positivo del 3,9%. “Findomestic nello stesso arco di tempo ha evidenziato tassi d’incremento sempre superiori alla media del mercato – commenta Chiaffredo Salomone, ad della società del Gruppo BNP Paribas – e quest’anno chiuderà con un +9,1% rispetto al 2017. Questa crescita si spiega anzitutto con l’appartenenza a un grande gruppo bancario, che da sempre ci mette nelle migliori condizioni per svolgere il nostro mestiere. Le buone performance, però, dipendono anche dalla bontà dei piani industriali orientati all’innovazione e dalle scelte in materia di responsabilità sociale intraprese da Findomestic nel rispetto dei propri clienti, della comunità in cui opera e dei propri dipendenti”.

 

Nel settore dei beni durevoli il ricorso al credito al consumo aumenta quando l’esborso si fa più elevato per il consumatore. Nel mercato dell’auto nuova il 75% degli acquisti avviene a rate; la quota si alza al 90% per l’auto usata e al 92% per le due ruote. Un finanziamento per l’auto nuova ammonta mediamente a 15.000 euro, 10.400 euro per l’auto usata, 4.600 euro per i motoveicoli, 840 euro per elettrodomestici ed elettronica e 2.500 euro per mobili e arredo. In Italia i prestiti erogati online rappresentano il 4% del totale di mercato e Findomestic eroga il 40% di questi prestiti affermandosi come leader del segmento, che per la società del gruppo BNP Paribas costituisce il 14% del totale dei prestiti erogati. 

Anche sui regali di Natale incombe l’incubo contraffazioni

Purtroppo neanch a Natale i contraffattori vanno in vacanza. Stando infatti alla nuova ricerca di MarkMonitor pare che consumatore su tre (30%) abbia inavvertitamente acquistato un prodotto falso, e che il 68% di questi prodotti contraffatti siano stati comprati come regali di Natale.

La paura delle frodi online e dei falsi è sempre presente, in particolare durante la stagione festiva. Il 45% dei consumatori infatti teme di acquistare prodotti falsi come regalo di Natale, il 46% è preoccupato di utilizzare la propria carta di credito online e il 53% non acquista tramite i social media.

 

I risultati della ricerca mostrano che, nonostante non tutti gli acquisti di Natale vengano fatti online, i consumatori spendono la maggior parte del loro denaro in rete (sui marketplace 37% e sui siti ufficiali dei brand 17%), mentre il 38% spende la maggior parte del proprio budget di Natale nei negozi fisici.

I consumatori, inoltre, hanno dimostrato un maggior livello di consapevolezza in termini di sicurezza quando effettuano acquisti sui marketplace online (88%), tramite i link nei risultati di ricerca (63%) e sulle app degli smartphone (59%).

Paradossalmente, i consumatori che acquistano inconsapevolmente prodotti contraffatti lo hanno fatto proprio sui marketplace (26%), tramite app su smartphone (17%), dai risultati dei motori di ricerca (13%) e post sponsorizzati sui social media (11%). Ciò si verifica a dispetto del fatto che molti canali, come ad esempio i marketplace, abbiano in atto programmi per mitigare il rischio di vendita di prodotti contraffatti.

“I consumatori stanno diventando più accorti nel loro comportamento d’acquisto online, tuttavia non è ancora abbastanza. Sono tuttora vittime dei contraffattori, vengono ingannati e indotti a comprare prodotti falsi. Sempre più spesso guardano ai brand come guida e protezione, ed è di fondamentale importanza che i brand si assicurino di fare tutto il possibile per proteggere i consumatori, non solo a Natale ma durante tutto l’anno” afferma Chrissie Jamieson, Vice President Marketing di MarkMonitor.

La ricerca mostra inoltre che la maggioranza (88%) dei consumatori che sono stati truffati dai contraffattori crede che i brand dovrebbero fare di più per proteggerli.

“Gli acquirenti stanno spendendo sempre più soldi online, il che aumenta il rischio di frodi o di comprare inavvertitamente un prodotto contraffatto. Questo mette in evidenza la natura onnicomprensiva della protezione del brand attraverso tutti i canali, anche quelli ritenuti più affidabili dai consumatori. In definitiva, non si tratta solo dei brand e di proteggere la propria reputazione e i propri guadagni, né si tratta di evitare che i consumatori abbiano problemi o perdano il proprio denaro. Molti prodotti contraffatti, di elettronica, cosmetica e perfino giocattoli, rappresentano infatti un enorme rischio per la salute fisica e il benessere dei consumatori.

Il report completo è disponibile qui: www.markmonitor.com/shoppertrust

Nota metodologica

L’indagine è stata commissionata da MarkMonitor e condotta dalla società indipendente specializzata in ricerche di mercato Vitreous World. Il campione intervistato è formato da 2.600 adulti provenienti da cinque Paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania e Italia. Le interviste sono state condotte online durante Novembre 2018.

La ricerca ha coinvolto 2600 consumatori tra Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia e Italia per valutare il comportamento nei confronti dello shopping online, l’acquisto di prodotti contraffatti e il ruolo dei brand.

 

Friggitrici, estrattori e integratori: ecco i regali più gettonati secondo qualscegliere.it

Friggitrici ad aria ed estrattori di succo: sono queste le due grandi new entry tra le passioni delle donne italiane. Almeno, quando parliamo di regali di Natale. Ce lo racconta Qualescegliere.it il sito web punto di riferimento per tutti coloro che non sanno quale prodotto scegliere.

La ricerca ha mostrato che nella scelta dei regali i settori più apprezzati sono la cucina, il benessere e la casa. I primi posti in classifica sono appunto occupati dalle friggitrici ad aria, che consentono di friggere in modo sano senza rinunciare al gusto e dagli estrattori di succo, che rispetto allo scorso anno hanno visto una crescita rispettivamente del 51% e del 37%. A seguire la classifica anche gli integratori alimentari. Da questi dati emerge un’attenzione sempre crescente verso scelte “healthy”, un atteggiamento che sta diventando sempre più di tendenza sia tra i millennials che tra gli over 65.

Se le donne amano tutto ciò che afferisce al food e alla sua preparazione, gli uomini prediligono nettamente i tools utili alla cura della casa. Un esempio? La scopa elettrica senza fili che conquista il podio come prodotto più gettonato dagli uomini italiani. Un altro ambito che ha suscitato interesse è il mondo del benessere, con l’epilatore a luce pulsata, il massaggiatore cervicale e il misuratore di pressione preferito soprattutto dagli over 65.

Come da previsione i giovanissimi (18-24) invece si lasciano conquistare da acquisti “tech”, con una grande preferenza di cuffie bluetooth e tablet.

Qual è il budget a disposizione? Secondo la ricerca di Qualescegliere.it gli Italiani spenderanno in media 87 euro dedicandosi ai regali di Natale durante le ore serali, tra le 18 e le 23.

Quali sono le differenze tra nord e sud? Milano, Torino, Firenze e Roma le città più healthy che scelgono le friggitrici ad aria e gli estrattori di succo. Al sud (Napoli, Palermo e Bari) trionfano il tech con una grande maggioranza di tablet e la cura della casa con la scopa elettrica senza fili.

Tredicesima: dei 44,3 miliardi di euro la metà va agli acquisti, ma cresce il risparmio

La tredicesima? Chi ce l’ha, la metterà (almeno in parte) sotto il materasso. Tra questa e la prossima settimana circa 34 milioni di persone nel nostro Paese riceveranno la sospirata tredicesima mensilità, per un valore complessivo di 44,2 miliardi, l’1,2% in più rispetto allo scorso anno. Buone notizie per i retailer che pensano a un’iniezione di denaro tradizonalmente destinata agli acquisti natalizi? Sì e no. “Solo” la metà del totale (22,4 miliardi, lo 0,2% in più rispetto allo scorso anno) sarà infatti quest’amno destinata agli acquisti, mentre cresce la quota che sarà destinata al risparmio (+5,8% sul 2017, circa 600 milioni in più) per un totale di circa 11 miliardi di euro. È quanto emerge dalle elaborazioni dell’Ufficio Economico Confesercenti sui dati di un sondaggio condotto con SWG.

Oltre 10,8 miliardi di euro, invece, saranno utilizzati per saldare conti in sospeso e mutuo: una cifra elevata (il 22% del totale), ma in diminuzione dell’1,1% rispetto al 2017. Tra le spese, faranno la parte del leone quelle per la casa e la famiglia: questa voce assorbirà il 32% del totale delle tredicesime, per un totale di 14,7 miliardi, circa 219 milioni di euro in più rispetto al 2017. Diminuisce, invece, la quota della mensilità destinata ai doni: quest’anno saranno circa 7,7 miliardi euro, con una flessione del -2,2% (-171 milioni).


I regali più gettonati sono libri (segnalati dal 41% degli intervistati), capi d’abbigliamento (38%), regali gastronomici (33%), vini (20%), accessori moda, giochi o videogiochi e prodotti tecnologici, tutti e tre al 19%. Più distanti nella classifica dei doni più acquistati l’arredamento/cose per la casa (indicati dal 14%), gli elettrodomestici (11%), seguiti da calzature (8%) e viaggi (4%).

Molto diversa, invece, la classifica dei regali che gli italiani vorrebbero trovare sotto il proprio albero. In cima alle preferenze, a grande distanza, ci sono i buoni acquisto, da spendere come e quando si vuole nei negozi di propria scelta e desiderati dal 20% degli intervistati. Seguono i libri (16%), i prodotti tecnologici e i regali enogastronomici (entrambi al 15%), poi capi d’abbigliamento (13%), profumi o cosmetici (8%), smartbox o simili (5%), arredamento/cose per la casa (4%) e infine gioielli e giochi (entrambi al 2% delle preferenze).

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