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Lo store percorre la via della Digital Innovation, in cerca di nuove soluzioni

“Il punto vendita, svuotato del suo significato originario (non rappresentando più l’unica possibilità di accesso fisico al prodotto), è in cerca di nuovi significati e funzionalità, in ottica anche relazionale.” Parola di Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. Ne discende che – continua Perego – “I principali retailer internazionali stanno comprendendo sempre più l’importanza della tecnologia per affrontare questo momento e stanno focalizzando i loro sforzi nella sperimentazione di tecnologie di frontiera: durante il 2018 sono state infatti identificate oltre 200 progettualità in ambito Retail nel mondo, con particolare focus su Internet of Things (52% dei casi), Intelligenza Artificiale (32%) e Realtà Aumentata e Virtuale (16%)”.

Se questo è lo scenario a livello globale, cosa succede in Italia?

Ce lo raccontano le evidenze dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla sua quinta edizione, che ha condotto un’analisi sui primi 300 retailer per fatturato presenti in Italia con negozi fisici, e – in collaborazione con Confesercenti – su un campione di circa 300 piccole e medie imprese del commercio al dettaglio italiane.

Anche nel nostro Paese, emerge dall’Osservatorio, le cose si stanno muovendo velocemente: lo dimostra il fatto che  la diffusione del digitale cresce sia nel back-end, sia nel front-end. A dispetto di questo fermento, però, la spesa complessiva in digitale dei top retailer è ancora bassa: supera di poco un punto percentuale del fatturato e passa dal 20% del totale degli investimenti annuali nel 2017 al 21% nel 2018. Inoltre  tra i due ambiti si registra ancora una differenza importante: le innovazioni nel back-end rhanno un livello di diffusione e profondità decisamente maggiore, mentre  le  tecnologie più innovative di front-end – come chioschi, totem e touch point, sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita e sistemi di self check-out – sono state sperimentate su un numero limitato di punti vendita (parliamo del 41% dei pdv) e  senza un’estensione dell’adozione sull’intera rete.

Il focus degli investimenti

Nel 2018 ci si è concentarti  su sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (33% del campione) soluzioni a supporto della fatturazione elettronica e dematerializzazione (27%), soluzioni di CRM e sistemi di cassa evoluti e mobile POS (24%). Seguono con il 22% sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita e soluzioni di Wifi in store, sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty con il 21%, sistemi di monitoraggio dei clienti in store e sistemi di business intelligence analytics (19%) e digital signage e vetrine intelligenti e interattive con il 16%.

Merceologia che vai, soluzione che trovi

Nei diversi comparti merceologici, si notano delle differenze nell’adozione delle innovazioni digitali. Nell’Abbigliamento il focus è sullo store: soprattutto nel lusso la boutique rimane il punto privilegiato per un’esperienza multisensoriale di scoperta del prodotto. Nel settore si introduce innovazione per ridurre attività meno piacevoli (come il pagamento), grazie a sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (44%) e sistemi di cassa evoluti e mobile POS (39%), e per personalizzare il percorso di acquisto, grazie a sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita (39%). L’Alimentare ha concentrato principalmente gli sforzi sulle innovazioni di front-end che creano efficienza, come sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (47% del campione) e sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty (35%), e accesso alle informazioni, come sistemi basati su cartellini interattivi e scaffalature intelligenti (29%). Infine, nell’Arredamento il 67% del campione ha investito in soluzioni basate sulla realtà aumentata e virtuale e su sistemi di monitoraggio dei clienti in store, mentre nella Profumeria e Cosmetica il 50% dei player ha adottato chioschi, totem e touch point, specchi smart e soluzioni per incrementare le performance di magazzino.

Progetti per il futuro

Per il futuro l’85% dei retailer vuole potenziare l’investimento in innovazioni digitali in negozio. In particolar modo il 36% del campione è interessato a chioschi, totem e touch point e a sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi, il 34% a sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita e sistemi di cassa evoluti e mobile POS, il 33% a sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty e il 31% a sistemi di indoor positioning. Il 70% dei retailer dichiara invece di voler concentrare gli investimenti futuri in soluzioni volte al miglioramento dei propri processi interni. Nello specifico il 34% del campione mostra interesse verso soluzioni di CRM, il 27% verso sistemi di tracciamento dei prodotti tramite RFId e sistemi ERP e il 25% verso sistemi di monitoraggio dei clienti in store e soluzioni di business intelligence analytics.

L’approccio omnicanale dei top retailer italiani

La quasi totalità dei primi 300 retailer tradizionali operanti in Italia utilizza i canali digitali per supportare le fasi di pre o post-vendita o per abilitare la vendita. Più precisamente, il 96% dei retailer (era il 95% nel 2017) è presente sia online sia su mobile, mentre il 3% è presente solo online (era il 4% nel 2017).

Per quanto riguarda l’utilizzo dei canali digitali per vendere, il 75% (era il 68% nel 2017) ha un sito eCommerce e il 72% (era il 64% nel 2017) ha un’iniziativa di Mobile Commerce, attraverso App o sito ottimizzato. Le differenze tra comparti merceologici sono significative: mentre nell’Editoria, nell’Informatica ed elettronica e nell’Abbigliamento oltre l’85% delle iniziative utilizza i canali digitali per vendere, nell’Alimentare solo il 46% dei top retailer è attivo con un sito eCommerce.

Tra i servizi omnicanale che stanno avendo più successo, c’è il Click&collect, abilitato dal 70% dei top retailer con eCommerce (era il 54% nel 2017). Molto bene anche la verifica online della disponibilità dei prodotti in negozio, sviluppato dal 28% degli operatori (era il 17% nel 2017), e il reso in store degli acquisti effettuati online, attivo per il 26% (era il 22% nel 2017). Per concludere, l’online selling in store, molto amato dai principali retailer internazionali, sta iniziando a diffondersi anche in Italia (lo sta sperimentando il 9% dei top retailer), con una maggiore presenza nell’Abbigliamento e nell’Alimentare.

La nuova Retail experience

L’adozione delle nuove tecnologie si carica di un significato funzionale all’evoluzione del retail quando agisce in sinergia con una nuova esperenzialità.

“La Ricerca 2018 sull’innovazione dell’«experience in the store≫ ha evidenziato infatti  Emilio Bellini, – dimostra come, a livello internazionale, i casi più rilevanti siano offerti dai retailer capaci di coniugare l’adozione di nuove soluzioni digitali e la proposta di nuovi significati del servizio Retail. In particolare, sono emersi tre scenari di innovazioni di significato, sui quali i retailer internazionali e alcuni retailer italiani si stanno muovendo per innovare l’esperienza in the store:

  • da ‘Visitare’ a ‘Stare’;
  • da ‘Consumare tempo’ a ‘Valorizzare tempo’;
  • da ‘Fiction’ a ‘non Fiction’.

In tutti e tre gli scenari le tecnologie digitali possono giocare un ruolo decisivo”.

Le persone amano trascorrere un tempo sempre più ricco e più denso all’interno dei negozi, un tempo arricchito dalla possibilità di vivere “momenti significativi” in termini di relazioni, possibilità di imparare cose nuove, lavorare ai propri progetti professionali e personali. In questo caso le tecnologie digitali abilitano esperienze sempre più immersive e fluide, in cui l’accesso al prodotto è solo un pretesto per stare in negozio.

Le persone amano vivere all’interno degli store esperienze che appartengono al mondo reale, al contesto di vita in cui utilizzeranno i prodotti in vendita. In questo caso le tecnologie digitali non servono a creare atmosfere “artificiali”, ma a rinforzare l’ambientazione “reale” ed estendere i confini fisici del negozio. 

 

 

 

Il retail nel 2019: le 5 previsioni di Software AG

Quale sarà l’andamento del retail nell’anno appena iniziato? Oliver Guy, Global Industry Director for Retail di Software AG , è convinto che i livelli di successo saranno detreminati dalla capacità di rispondere alle aspettative dei consumatori. Prevedere in modo tempestivo le scelte dei clienti guiderà la crescita. Al contrario, senza un impegno assoluto per la trasformazione digitale, le aziende del Retail rischiano di perdere terreno.

Partendo da questi assunti, ecco i 5 trend individuati.

  1. Retail Therapy: “Come ti fa sentire?”

Un numero maggiore di aziende del settore sfrutterà la differenziazione emotiva, mirando ai sentimenti dei potenziali clienti, creando una connessione emotiva con il marchio. Parte di questo trend sarà legato alla personalizzazione; inoltre, gli operatori del settore aggiungeranno iper-personalizzazione (contesto, tempo reale) sia del prodotto che dell’esperienza. L’intelligenza artificiale può essere d’aiuto in tal senso, ma se basata su dati di qualità, quindi un grande limite sarà dato dalla disponibilità e dalla raccolta dei dati.

  1. Nota per le tartarughe: questa volta vince la lepre

La vendita al dettaglio corre sempre più veloce: i clienti richiedono le cose più velocemente e l’asticella continua ad alzarsi. Questo impatta le internal operation – l’essere in grado di rispondere in tempo utile. Oltre a investire nell’automazione dei processi con l’RPA (Robotic Process Automation), come passo verso l’automazione completa dei processi aziendali, i retailer considereranno la real-time analytics per rispondere a ciò che accade con i clienti nelle loro catene di approvvigionamento e nei loro negozi. Impareranno come rendere operative le tecnologie di AI e di machine learning al fine di fornire valore reale.

  1. L’IoT è un’autostrada verso il pericolo?

L’Internet of Things potrebbe essere la strada verso un futuro di successo per le aziende Retail, ma molti la considerano piena di rischi. Le preoccupazioni in merito a sicurezza, complessità e connessione all’ecosistema IT esistente ne limiteranno l’adozione per un certo periodo. I retailer intelligenti guarderanno a ciò che viene fatto in altri settori e cercheranno di utilizzare l’infrastruttura con alti livelli di sicurezza, scegliendo fornitori con comprovata esperienza.

  1. Nessun uomo è un’isola e basta a se stesso

Gli ecosistemi diventeranno più complessi. Un modo per aumentare il fatturato e differenziare è sfruttare le partnership. Esempi includono il rapporto di Amazon con Morrisons nel Regno Unito, dove i negozi sono centri di distribuzione locali. Kroger e Sobeys hanno esternalizzato le vendite di generi alimentari online a Ocado, mentre Ahold ha collaborato con il fornitore di kit per cucinare Blue Apron. Questi tipi di ecosistemi cresceranno e diventeranno più complessi, il che significa che la gestione delle API diventerà molto più critica.

  1. Separazione cosciente

I vincitori comprenderanno che per innovare hanno bisogno di separare i sistemi di back-office dai punti di contatto con il cliente. Noto anche come commercio headless, questo offre la flessibilità necessaria per ottimizzare e migliorare continuamente il percorso del cliente al front end, senza dover cambiare costantemente il back-office. Questo approccio è stato evidenziato nella Retail Software Adoption Survey di Software AG del 2018, in cui i leader digitali utilizzano “piattaforme di integrazione di terze parti per isolare le piattaforme digitali dai cambiamenti, aumentare l’estensibilità e ottenere velocità di implementazione”.

Birra: serve gestire (l’altissima) pressione promozionale e curare la comunicazione

Il fattore promo è ormai un convitato di pietra nel LCC. E se la media nazionale si attesta intorno al 28%, esistono però categorie che superano di gran lunga questa quota.

La Birra, come emerge dalle analisi IRI, è una di queste.

Su questo mercato, infatti, il livello di pressione promozionale (uno dei più alti del Largo Consumo) è arrivato al 51,7% sul totale (+1,2pti rispetto al 2017). E non basta: sono stati anche incrementati gli investimenti per attività sui Punti Vendita mirati ad evidenziare il prodotto tramite isole dedicate, frigoriferi e floorstand «brandizzati». Il tutto accompagnato da un livello medio di sconto in crescita.

Nei segmenti Standard e Premium, dove si concentra la presenza di quasi tutte le grandi marche, la promozione ha superato di gran lunga la metà dei volumi venduti (57,3% per le Standard e 61,5% per le Premium).

Gestire le promo

Viste queste premesse, è chiaro come l’affollamento promozionale nel punto vendita, soprattutto nel periodo stagionale, abbia ormai raggiunto livelli di guardia. L’attenzione all’esecuzione nel punto vendita diventa quindi un fattore critico di successo per gli operatori del settore. Le soluzioni di IRI, quali Marketing Mix Modeling, che consentono di misurare l’efficacia delle attività promozionali possono orientare le scelte aziendali nella giusta direzione.

Nel 2018, l’Industria della Birra ha lavorato anche in un’altra direzione per fare in modo che i consumatori prendessero in considerazione il consumo di questa bevanda in diversi momenti della giornata (come le Birre Analcoliche) e raffinando il consumo di categoria con prodotti innovativi nel gusto (Birre Speciali/Artigianali).

E’ questo l’approccio migliore per incrementare il valore di una delle categorie più strategiche di tutto il Largo Consumo.

Il ruolo della comunicazione

In questo scenario la comunicazione può e deve avere un ruolo centrale: raggiungere il consumatore con appropriati messaggi è elemento essenziale e determinante per affermare valori e distintività delle marche.

La differenziazione dei mezzi di comunicazione utilizzati diventa importante per la variabilità dell’offerta ed il raggiungimento di target molto diversi.

Lo sviluppo dei nuovi media digitali costituisce in tal senso un’opportunità interessante per differenziare la strategia di comunicazione e personalizzare i messaggi su specifici target di consumatori.

Quest’anno, i produttori più importanti del mercato hanno mantenuto una massiccia attività sul punto di vendita al fine di proteggere la fedeltà alla marca e comunicare un nuovo approccio alla categoria. Si tratta per lo più di attività mirate a rendere più visibile il prodotto all’interno dei punti di vendita tramite teatralizzazioni con regalo annesso o Floorstand.

Altre attività come i frigoriferi all’interno dei punti di vendita hanno agito invece per allargare i momenti di consumo.

La cultura del prodotto

Prezzo e promozioni sono importanti, ma i consumatori guardano anche al valore del prodotto.

Conoscere i criteri di scelta che sottendono l’atto di acquisto del consumatore, attraverso gli studydi Shopper Insights di IRI può essere un supporto efficace per le aziende produttive.

E in termini di valore le «Birre Speciali» rappresentano la più grande opportunità di categoria perché coniugano una maggiore marginalità per tutta la filiera ad una disponibilità nei confronti del segmento da parte del consumatore.

Alcuni produttori di categoria stanno facendo crescere la cultura di prodotto tramite l’educazione ad una Birra di qualità, la degustazione e l’allargamento dei momenti di consumo.

Su questi fattori le grandi aziende operanti nel settore sono chiamate a fare ingenti sforzi in termini di innovazione di prodotto e di comunicazione al fine di trasferire consumatori dal segmento Mainstream al segmento Specialty.

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Iri racconta la Birra in GDO. Consumi sempre più polarizzati tra mainstream e premium

Il clima nel 2018 non è stato propizio. Ma nonostante le difficoltà  derivanti da una stagionalità “anomala”, la Birra (dopo anni di continua crescita) si conferma ancora tra le categorie più dinamiche dell’intero Largo Consumo Confezionato. Senza peraltro mai smettere di essere terreno fertile in termini di opportunità e sviluppo per le aziende visto che i consumi pro-capite sono ancora decisamente inferiori rispetto alla media Europea (anche rispetto a paesi di pari tradizione vinicola come la Francia).

Ecco in proposito alcuni insight di IRI, che raccontano di un andamento forse un po’ altalenante nel corso dell’anno, ma nel complesso positivo.

Come anticipato, anche il 2018, nonostante l’estate meno favorevole, mostra una positività dei volumi (+1,7% nel progressivo a Novembre; +2,7% a valore). La categoria conferma la graduale destagionalizzazione evidenziando trend negativi a Giugno, Luglio ed Agosto e positivi in tutti gli altri mesi dell’anno. Il dato di penetrazione in famiglia ha ancora margini di miglioramento e mostra una sostanziale stabilità rispetto al 2017 (93%) mentre, sul punto di vendita, aumentano i metri quadri dedicati alla categoria (soprattutto quelli a scaffale) e le campagne declinate sui Volantini.

La dinamica espressa dai segmenti mostra sempre maggiore allineamento di prezzo tra le Birre Premium e le Birre Standard, un fenomeno che si spiega facilmente con l’incremento della promozionalità sulle prime. Il risultato di queste manovre ha come conseguenza una crescita di interscambiabilità tra le marche ed una polarizzazione dei consumi: da una parte i consumatori mainstream (75% dei volumi e 64% del valore) e dall’altra i consumatori di Birre Speciali (15% dei volumi e 26% del fatturato).

Le conseguenze della promozionalità: formati e assortimenti

In una situazione di questo tipo  l’industria ha deciso di investire sui volumi tramite i marchi mainstream e  sul valore con la ricerca di nuovi momenti di consumo (e quindi nuovi pack size) e nuovi target (Birre speciali, Analcoliche).

Il risultato di queste strategie è una crescita delle bottiglie da 33 (o comunque dei formati più piccoli) e delle Birre Speciali (+17,1% a Volume e +12,6% a Valore).

Ovviamente anche l’offerta è molto sensibile alle dinamiche di mercato e favorisce l’ampliamento dell’assortimento di categoria (circa 5 referenze in più: da 128 a 133 concentrate sulle Birre Speciali).

Una novità è, invece, rappresentata dalla crescita delle Birre Analcoliche sulle quali si è concentrata parte dell’innovazione finalizzata all’allargamento dei target e dei momenti di consumo (Pranzo).

Il 2018 conferma inoltre il continuo ridimensionamento del segmento delle Birre aromatizzate (-11,9% a Volume) ma anche delle Birre Economy che mostrano trend fortemente negativi da molti anni.

 

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Piatti pronti di nuovo in auge, ma purché siano naturali, e (perché no?), free from

Vita nuova per i piatti pronti? Parrebbe proprio di sì.Stando a quanto emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio Immagino  Nielsen GS1 Italy. A rinvigorire il mercato è la voglia di naturalità, come emerge dall’analisi delle informazioni riportate sul packaging di 60.930 prodotti alimentari di largo consumo commercializzati in Italia negli ipermercati e nei supermercati e digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy.

Morale? Gli italiani non rinunciano alla praticità del piatto pronto, ma pretendono, oggi, che sia sano e naturale e magari anche  free form.

Pare infatti che i piatti “senza” abbiano il peso maggiore all’interno della categoria, realizzando oltre la metà del giro d’affari complessivo (51,6%) e incrementando le vendite, nell’anno finito a giugno 2018, del +6,6% rispetto ai 12 mesi precedenti, con punte di +30% per le zuppe fresche.

Ma quali sono le indicazioni in etichetta più gettonate?

 

In pole position, senza dubbio, “senza conservanti”, che è presente nel 34,4% dei prodotti (+8,2% di crescita annua), seguito da “pochi grassi” (28,9% di quota e +6,9% di crescita annua) e “senza additivi” (22% di quota e +23,3% di crescita annua). Anche la dicitura “adatto a una dieta vegana/vegetariana” è un elemento sempre più presente sul packaging dei piatti pronti, in particolare sulle zuppe fresche (il claim genera la metà delle vendite della categoria), così come si consolida l’incidenza del biologico (8% delle vendite).

Oltre alle indicazioni salutistiche, che sono il fattore più potente che spinge i consumatori verso i piatti pronti, anche l’italianità (della materia prima e della ricetta), con il suo bagaglio di rassicurazione e di “vicinanza” alla quotidianità della cucina, è un elemento molto presente sulle etichette dei piatti pronti, sia che si tratti dei freschi che dei surgelati, in tutte le categorie vendute. L’Osservatorio Immagino evidenzia che i prodotti che riportano in etichetta elementi grafici come il tricolore o la dicitura “prodotto in Italia” o “100% italiano” realizzano il 42,9% delle vendite totali della categoria, oltretutto con trend di crescita estremamente dinamici (+17% nell’anno mobile).

Valmontone Outlet si conferma lo shopping village più frequentato

Crescono ancora i numeri di Valmontone Outlet che nel 2018 ha registrato un aumento del 5% nel numero di visitatori arrivando a 7 milioni e mezzo annui, dato che conferma il villaggio dedicato allo shopping gestito da Promos in provincia di Roma come il factory outlet più frequentato d’Italia. Un successo in termini di affluenza confermato anche dai numeri di fatturato che negli ultimi 12 mesi è cresciuto del 5%.

Nel corso dell’anno sono state portate avanti importanti operazioni di valorizzazione della struttura con l’inserimento di molti nuovi marchi come New Balance, Timberland, Under Armour, White Bakery e Pandora, quest’ultimo presente solo in due outlet nel territorio italiano, mentre 15 store sono stati oggetto di  restyling o relocation. I nuovi brand inseriti durante il corso dell’anno, a partire da gennaio e fino alle recenti aperture di Timberland e Guess Accessori tra novembre e dicembre, hanno portato complessivamente oltre 10 milioni di fatturato nel comparto abbigliamento e accessori.

Anche il programma di fidelizzazione di Valmontone Outlet è stato oggetto di operazioni di rinnovamento con l’inserimento di nuovi contenuti promozionali, convenzioni con diversi enti e istituzioni e l’attivazione di un concorso annuale grazie al quale sono stati distribuiti circa 25mila euro di premi in gift card. Tutto questo ha portato all’emissione di 40mila Valmontone card nel 2018 con un aumento del +34% nel numero di sottoscrizioni.

Ma è soprattutto nelle scelte a livello di marketing e comunicazione che si è reso effettivo il cambio di passo del Gruppo Promos che anche nel 2018 ha scelto di puntare sull’abbinamento di shopping e intrattenimento. Il binomio ha avuto il suo culmine nella seconda edizione del Valmontone Outlet Summer Festival che nei mesi di luglio e agosto ha ospitato anche il primo concerto a pagamento, quello di Alvaro Soler (andato sold out in meno di 30 giorni) e altre star del panorama musicale italiano e internazionale, come Noemi, Giusy Ferreri e Jarabe de Palo, segnando un +20% di affluenza rispetto alla manifestazione dell’estate scorsa.

Stessa percentuale di aumento del footfall (+20%) si è registrata anche nel mese di dicembre 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un aumento del fatturato pari al 18%, dato che conferma come sempre più consumatori scelgano gli outlet per i loro acquisti natalizi. Complici del successo invernale di Valmontone Outlet anche le diverse iniziative natalizie finalizzate ancora una volta all’intrattenimento dei visitatori, come la pista di pattinaggio sul ghiaccio che ha registrato nel mese di dicembre più di 8mila ingressi ai quali si sommano i 5mila della giostra carosello (entrambe le attrazioni sono state prorogate fino al 27 gennaio). Nel calendario marketing anche un’importante collaborazione con la Deejay10, la popolare maratona organizzata da Radio Deejay che ha visto Valmontone Outlet tra gli sponsor ufficiali.

Anche il 2019 sembra essere iniziato sotto i migliori auspici per Valmontone Outlet, considerato l’aumento del 15% del footfall nella giornata di apertura saldi invernali di sabato 5 gennaio e gli oltre 100mila visitatori registrati nei primi due giorni.

Il buon andamento è stato confermato anche dal successo del servizio di navetta lanciato in occasione dei saldi che, con tre corse giornaliere dal mercoledì alla domenica, collega la stazione di Valmontone all’outlet e che, nella prima settimana di esercizio, ha registrato oltre 800 passeggeri.

 

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Shopping natalizio: l’on line spicca il volo. La ricerca Salesforce

Lo shopping natalizio da mobile, quest’anno, ha superato quello da PC, ed è la prima volta. E non basta: il 50% degli acquisti natalizi è stato completato entro lunedì 3 dicembre e l’80% già entro il 15 dicembre, ovvero l’ultimo giorno disponibile per ricevere la spedizione prima delle festività.

Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca ricerca 2018 All Wrapped Up Shopping Report realizzata da Salesforce leader mondiale nel CRM.

E vanno tutte verso una direzione univoca: l’e-commerce prende sempre più piede. Come conferma anche Rob Garf, VP, Industry Strategy for Retail di Salesforce, quando dichiara: “I retailer hanno goduto di una forte crescita digitale nelle ultime festività”. La trasformazione digitale, grazie al mobile, ai social e all’intelligenza artificiale, ha facilitato la navigazione dei consumatori permettendo loro di fare acquisti senza difficoltà anche quando erano fuori casa”.

Vediamo nel dettaglio quanto emerso dalla ricerca.

Acquisti sotto Natale

I retailer hanno goduto di una forte crescita dell’attività digitale nel periodo delle festività: tra il 20 novembre e il 3 dicembre, il 25% dei consumatori (il tasso più alto mai registrato) ha cominciato a pensare agli acquisti di Natale, completando un ordine, aggiungendo uno o più prodotti al carrello, avviando le pratiche di checkout o utilizzando la funzione di ricerca all’interno di un sito. Inoltre, come anticipato,  il50% degli acquisti natalizi è stato completato entro lunedì 3 dicembre e l’80% già entro il 15 dicembre in modo da approfittare dell’ultimo giorno utile per la consegna.

Shopping da mobile

Il 48% degl ordini è stato gestito tramite smartphone rispetto al 44% gestito da computer (+19% rispetto al 2017). Il 66% del traffico ha avuto origine da dispositivi mobili (+11% rispetto al 2017) con un clamoroso 74% di utenti attivi con il proprio cellulare anche il giorno di Natale, che si è attestato come il giorno più mobile dell’intera stagione: sia per quanto riguarda gli ordini sia per il traffico, è stata registrata la più alta percentuale di engagement mobile di sempre (rispettivamente il 60% e il 74%).

Checkout in fase di acquisto

Il 28% di chi ha acquistato da mobile si è servito di soluzioni come Apple Pay o PayPal e nei giorni di picco delle vendite il 29% degli ordini è stato pagato con un portafoglio digitale.

La Cyber Week

La crescente propensione per lo shopping on line è stata confermata ampiamente dalle performance della Cyber Week, che – quest’anno – ha registrato il 37% delle entrate dell’intera stagione, con un aumento del 4% rispetto al 2017. Gli sconti sono cominciati prima, con un valore percentuale medio del 27%. I maggiori ribassi della stagione ci sono stati durante il Cyber Monday, in cui si è registrato uno sconto medio record del 31%. L’80% degli ordini effettuati nella settimana della Cyber Week ha goduto delle offerte legate alle spese di spedizione gratuite. L’offerta “spedizione gratuita” si è ripetuto anche nella settimana immediatamente successiva e il 68% degli ordini post-Cyber Week ha potuto usufruire di tale vantaggio.

I social media

Con un aumento del 22% nel traffico social, Facebook e Instagram hanno guidato il 93% delle visite ai siti ecommerce.

Nell’arco dell’intero periodo (20 novembre – 26 dicembre), il traffico social è aumentato del 34% e i brand con il miglior social feed sono stati Nike, Amazon e iPhone.

Salesforce e lo shopping delle feste

In relazione ai propri clienti, durante la stagione dello shopping natalizio, Salesforce ha registrato che:

  • I clienti di Commerce Cloud hanno visto una crescita del 18% negli ordini digitali rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente i brand e i retailer globali hanno registrato una crescita complessiva dei ricavi digitali superiore al 12% durante l’intera stagione, con un aumento del traffico complessivo del 10%. I maggiori guadagni si sono verificati nella giornata del 23 dicembre.
  • Con Marketing Cloud sono stati inviati oltre 88 miliardi di SMS, e-mail e notifichenell’intera stagione dello shopping delle feste (20 novembre – 26 dicembre).
  • Tramite Service Cloud gli operatori del customer service hanno ricevuto oltre 2,7miliardi di richieste di assistenza e oltre 1,2 miliardi di chiamate nella stagione festiva.

 

2018 Salesforce Holiday Insights and Predictions: metodologia

I dati elaborati Salesforce si basano sull’attività di centinaia di milioni di consumatori globali gestite tramite Commerce Cloud in oltre 30 paesi, miliardi di insight relativi all’engagement sui social media provenienti da Marketing Cloud e dati provenienti dalle oltre 200 milioni di pratiche Assistenza Clienti gestite con Service Cloud. Tutti i dati ottenuti sono stati poi comparati con quelli ottenuti dal report “Shopper First Retailing” realizzato in collaborazione con Publicis.Sapient che ha coinvolto tramite sondaggi un campione di oltre 6.000 consumatori in sei paesi diversi.

Assofranchising: il 2018 fa registrare un bilancio positivo per il settore

Performance soddisfacenti anche a Natale, per il franchising.

“Gli italiani – afferma a questo proposito Italo Bussoli, presidente di Assofranchising – hanno dimostrato il loro apprezzamento per le insegne in franchising nei diversi settori con acquisti massicci per le festività di fine anno. I dati che giungono dai nostri Associati per il 2018 attestano il trend positivo che aveva già segnato il 2017, anno in cui dalle 929 insegne prese in esame dal Rapporto di Assofranchising, è emerso che il valore del giro d’affari complessivo nel nostro Paese per il 2017 vale 24,545 miliardi di euro, con un +2,6% rispetto al 2016”.

Vediamo più nel dettaglio le performance del settore.

Per le vendite natalizie, il settore ha registrato un +5% per l’abbigliamento. Segno, questo, che sempre più italiani scelgono di fare i propri acquisti presso le grandi catene, attirati dalle promozioni vantaggiose, dalla qualità dei prodotti e dall’assistenza che i brand in franchising garantiscono al cliente. Mostrano al contrario una leggera flessione il settore dei giocattoli e dell’elettronica, messe alla prova dalla concorrenza dell’e-commerce. In linea con lo scorso anno altri settori come cosmetica ed estetica, complementi d’arredo e oggettistica varia.

Uno sguardo all’estero

“Dal bilancio di fine anno effettuato da Assofranchising emerge, inoltre, che i valori di crescita più significativi sono quelli relativi all’espansione all’estero registrati in particolare dalle insegne di food e di abbigliamento e accessori che segnano mediamente una crescita del +10% rispetto all’anno precedente, a conferma di come il cibo e la moda Made in Italy siano sempre più apprezzati non solo oltre oceano, ma anche da paesi emergenti come il Nord Africa e l’area dell’Ex Unione Sovietica” – aggiunge Bussoli -. Il trend positivo riguarda principalmente i grandi gruppi, che, godendo di un sistema capillare e strutturato, riescono a raggiungere con facilità Paesi lontani. I brand più piccoli, invece, preferiscono concentrarsi sui Paesi dell’Unione Europea prediligendo gli stati confinanti come Francia o Svizzera, fino ad arrivare a Spagna e Germania”.

In generale il franchising nel mondo è visto come un sistema che favorisce libera imprenditoria e modernizzazione dell’apparato distributivo. In quasi tutti i paesi si registra una crescita costante soprattutto per quanto riguarda i tre parametri principali dell’affiliazione: numero dei franchisor, dei punti vendita e del fatturato, dove i margini di crescita, soprattutto in Italia, sono ancora altissimi. Nel Sud Est asiatico, negli Usa ed anche in Europa si registrano crescite consistenti che si attestano su percentuali medie del 7%.

TODIS festeggia i suoi 20 anni con Chef Rubio e con l’iniziativa “La spesa per tutti”

Credit: Paolo Lafratta

TODIS compie 20 anni e – tra le tante iniziative per festeggiare l’anniversario – ecco quella a fianco di Chef Rubiouna: “La Spesa per Tutti”. Un progetto sociale per cui ogni cliente potrà scegliere di donare prodotti alimentari e non, che verranno consegnati direttamente ai volontari della COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO, presenti all’esterno di tutti i punti vendita, per essere poi distribuiti ai più bisognosi. 

L’iniziativa sarà attiva a rotazione per tutto il 2019, negli oltre 230 punti vendita TODIS, presenti nelle regioni: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Umbria.

“Un aiuto concreto a chi non può permettersi di acquistare beni di prima necessità.”

Il 2019 si inaugura con “La Spesa per Tutti”, iniziando dal 26 Gennaio, in concomitanza con la Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare

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Gli italiani diventano consumatori green

Più del benessere e della salute. Più della naturalità delle materie prime, dell’innovazione tecnologica o della convenienza economica all’atto di acquisto. Il motore dei comportamenti e dei consumi degli italiani nel 2018 è targato ambiente ed ecologia.
La premessa ci porta alle grandi questioni dei cambiamenti climatici e della sostenibilità delle risorse naturali del pianeta. Nel nostro Paese, più che nel resto d’Europa, sembra essere maturata una forte sensibilità nei confronti del tema “green”: 9 italiani su 10 ritengono che vivere in un ambiente salubre sia la condizione fondamentale per conseguire una elevata qualità della
vita. Di particolare interesse il fatto che la salvaguardia dell’ambiente sia oggi concepita come il termometro del senso civico di una società. Un dato su tutti: per l’86% degli italiani differenziare correttamente i rifiuti è un gesto di rispetto collettivo ed un segnale di civiltà.
Il risultato più eclatante è che oltre la metà degli italiani ha deciso di correggere negli ultimi mesi il proprio modello comportamentale e di consumo, adottando azioni più coerenti con un minore impatto del proprio vivere sull’inquinamento. Nello specifico, questo rinnovato approccio ha trovato manifestazione nelle tre principali aree di spesa delle famiglie: la mobilità, la casa ed il cibo.
L’impatto sulle modalità e sui tempi di spostamento delle persone è quello più immediato: laddove possibile, gli italiani hanno iniziato ad accantonare progressivamente il paradigma del trasporto privato, riscoprendo il piacere di spostarsi a piedi (30% secondo l’indagine “Stili italiani” realizzata da Coop), di utilizzare i mezzi pubblici (16%) e di pedalare in bicicletta (16%). Cambia il fascino dell’auto nell’immaginario collettivo (l’età media per il conseguimento della patente di guida è in aumento, si attendono più di tre anni dall’approdo alla maggiore età) e con esso evolvono anche le preferenze di acquisto: le immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa hanno fatto
registrare una crescita del 24% nell’ultimo anno, al punto da arrivare a valere oltre un decimo del parco auto immesso sul mercato. In particolare, spicca il successo delle vendite di auto ibride: in Italia, nel 2017, ne sono state vendute 63 mila, un numero quasi doppio rispetto all’anno
precedente. Una nicchia destinata a ribaltare le classifiche nel prossimo futuro: già oggi un italiano su tre valuterebbe l’acquisto di una vettura ad alimentazione ibrida se dovesse sostituire l’auto di
proprietà entro i prossimi tre anni.
Poi c’è la casa: tutta l’area delle utenze è stata investita da una maggiore sensibilità al consumo, dal momento che, tra le altre cose, cresce l’attenzione per la raccolta differenziata e per un uso più
efficiente dell’energia elettrica e dell’acqua potabile. Cambiamenti importanti anche nelle scelte di spesa, se si considera che è elevata la quota di rispondenti che dichiara di aver acquistato lampadine a basso consumo ed elettrodomestici ad elevata efficienza energetica, ma anche di avere effettuato interventi di ristrutturazione della propria abitazione per migliorare l’isolamento
termico (4%). In questo contesto non fa eccezione il comparto del cura casa. Le evidenze dell’Osservatorio Immagino GS1 suggeriscono una tendenza piuttosto radicata: negli ultimi dodici mesi i detergenti domestici “green” venduti in supermercati e ipermercati hanno fatto segnare una progressione a valore non lontana dal 9% (dati Nielsen), un dato controcorrente rispetto al calo
che ha penalizzato il settore nel suo complesso (-0,8%).
L’elemento più innovativo, tuttavia, è quello che riguarda l’alimentazione, dove l’ambiente sembra aver preso il posto, o almeno affiancato, la ricerca di salute e benessere.
Si parte dai comportamenti più consolidati, come la scelta di frutta e verdura di stagione (21%), ma
anche di prodotti a chilometro zero (15%) così come la preferenza per i prodotti biologici (12%) e per gli articoli venduti sfusi e non confezionati (7%).
Non stupisce che nel primo semestre 2018 il segmento dei prodotti riconducibili esplicitamente
al filone ambientale abbia fatto segnare un aumento nelle vendite pari al 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2017, con un giro di affari arrivato ad approssimare i 200 milioni di euro. Esaminando
le informazioni su packaging ed etichettatura, raccolgono crescenti consensi il marchio “green”, che da solo vale il 36% del comparto (68 milioni di euro nel periodo gennaio-giugno 2018), a seguire il biodegradabile (33 milioni di euro), il vegetale (30 milioni di euro) ed il senza nichel (26 milioni di euro). Le campagne di sensibilizzazione realizzate dalle associazioni ambientaliste e soprattutto dalle grandi organizzazioni internazionali (la Commissione Europea ha recentemente
avviato l’iter per la messa al bando di numerosi prodotti usa e getta) hanno promosso  concretamente la filiera del recupero e del riciclo. Nel mirino delle famiglie è finita la plastica: nel primo semestre del 2018 crescono a doppia cifra i prodotti con packaging a basso contenuto di materie plastiche (+12,3%). Medesima performance per le referenze confezionate con plastica
riciclata, che valgono oltre 12 milioni di euro.
Non è solo e semplicemente moda, al contrario vi è un elevato grado di consapevolezza: secondo un’indagine Censis, più di 8 italiani su 10 ritengono che il cibo e le bevande che portiamo a tavola debbano diventare uno strumento di espressione, riflettendo le proprie convinzioni etiche, sociali,
ambientali.

di Fulvio Bersanetti

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