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Vini Coraggiosi: a chi piace “bere strano”? La ricerca di Tannico

Foto di gusaap da Pixabay

Nella vita ci vuole coraggio.Anche nel mondo dell’enologia. E alcuni vini ne hanno. Da vendere. Parliamo appunto di Vini Coraggiosi, cioè di quelle tipologie naturali, in anfora, biodinamiche e da viticoltura eroica che Tannico, l’enoteca online di vini italiani più grande del mondo, ha analizzato nel periodo 2015-2018 per comprenderne l’appeal sui suoi  oltre 100.000 consumatori.  Cosa è emerso? Che stanno andando alla grande, come dimostra la quota di mercato, quasi raddoppiata nel triennio 2015/2018 e passata dall’8% al 15% sul totale del venduto di Tannico.

All’interno del gruppo dei coraggiosi spiccano i vini vegani (65%), seguiti dai naturali e dai vini “eroici” (entrambi pari al 14,3% ciascuno) e infine i vini macerati che rappresentano ancora una nicchia scelta da meno del 2,5% dei consumatori analizzati.

A conferma della ricercatezza e consapevolezza crescente dei consumatori, tra le denominazioni che non hanno ancora cavalcato l’onda dei vini coraggiosi si evidenzia il Morellino (-98%), il Ripasso della Valpolicella e il Bolgheri (rispettivamente -90% e -89%), a favore invece di denominazioni meno note come Timorasso (+300%), Etna (+290%) e Inzolia (+281%) dove le vendite per i vini coraggiosi sono anche di tre volte superiori. Per quanto riguarda la provenienza geografica dei vini acquistati, vengono dall’Italia il 66% dei vini biodinamici venduti e il 60% dei vini derivati da viticoltura eroica. Sul fronte vegan, i clienti Tannico scelgono invece etichette straniere: dall’estero arriva infatti il 67% dei vini vegani acquistati, mentre sostanziale parità per l’origine dei vini naturali (50,4% dall’Italia e 49,6% dall’estero) e macerati (45%-55%).

Come li bevono i Millennial

Ma chi è il principale consumatore di Vino coraggioso? I risultati di Tannico confermano che le donne si dimostrano più “coraggiose” e disposte a sperimentare degli uomini, con le scelte d’acquisto che superano quantitativamente quelle maschili per quanto riguarda i vini naturali ed eroici (+12% rispetto al sesso opposto), biodinamici (+7,1%) e vegani (+7,5%). I Millennial invece, per definizione attenti alle ultime tendenze e al consumo consapevole, non seguono tanto il filone vegano (-20% di acquisti rispetto agli altri consumatori), quanto invece rivelano una predilezione per i vini macerati (+35%) e naturali (+17%). Per quanto riguarda invece le fasce di reddito, sono contemporaneamente i clienti con reddito basso (<12k euro) e molto alto (>42k euro) ad avere aumentato i consumi dei vini coraggiosi, con gli acquisti dei primi saliti del +3,2% e quelli dei secondi a +6,35% rispetto a 4 anni fa, dimostrando come su Tannico qualità e accessibilità di prodotti ricercati non siano appannaggio del solo cliente alto spendente.

E lo Zodiaco?

In ultimo, per gli appassionati di astrologia, Tannico ha analizzato anche il trend di consumo dei segni zodiacali, confermando e talvolta smentendo i caratteri attribuiti dallo zodiaco. L’Ariete rimane convinto delle sue scelte anche in tema vino, ed è il segno che maggiormente segue il trend “coraggioso” (+10,24%), seguito dal Leone (+9,52%), altro segno fieramente deciso, e dai Pesci (+5,5%), equilibrati, altruisti e attenti all’ambiente. L’Acquario, nonostante la vena anticonformista, risulta il segno con meno consumo di questa tipologia di vini (-10,5%), e risulta insieme al Cancro (-5,2%)  e allo Scorpione (-4,69%) tra i più refrattari all’acquisto dei ‘coraggiosi di Tannico’.

Vini coraggiosi: le tipologie

Vini biodinamici: certificati da enti privati e prodotti da aziende vinicole completamente autonome dal punto di vista energetico, in sintonia con l’ambiente e le fasi lunari;

Vini naturali, tutti quei vini che si legano a un processo spontaneo di evoluzione senza l’uso di fertilizzanti, diserbanti o concimi e con un contenuto di solfiti molto basso o uguale a zero;

Vini vegani, ottenuti senza l’utilizzo di ingredienti, additivi o coadiuvanti di origine animale;

Vini macerati, che nascono da uve bianche ma tenendo, come per i rossi, le bucce a contatto con il mosto per periodi variabili:

Viticoltura eroica, produce vini frutto di un vero e proprio lavoro visionario in luoghi remoti o dove clima, pendenza e altitudine rendono ancora più difficile il raggiungimento dell’obiettivo finale.

La metodologia della ricerca

La ricerca, resa nota in concomitanza con il lancio di VINI CORAGGIOSI, la nuova sezione del sito Tannico dedicata appunto ai vini spesso fuori dagli schemi tradizionali, si basa su  un Osservatorio privilegiato costituito da un network di 2.500 cantine e più di 100.000 clienti. Su questa base, Tannico è stato in grado di condurre la ricerca e analizzare le ultime tendenze attraverso Tannico Intelligence, il servizio di market analysis che l’enoteca online leader in Italia fornisce gratuitamente ai propri fornitori e ai consorzi.

Piatti Pronti, un mercato ad alto tasso di innovazione. L’indagine di IRI

Quello dei Piatti Pronti refrigerati è uno dei segmenti più dinamici e variabili all’interno dei mercati del Largo Consumo Confezionato, caratterizzato da un alto tasso di innovazione.

Per  approfondire al meglio alcune delle dinamiche del settore abbiamo circoscritto questo studio ai prodotti ricettati, una categoria che  chiude il  2018 sfiorando i 380 milioni di Euro, mantenendo un tasso di crescita importante rispetto al 2017 (+8.3% in termini di fatturato). Il confronto con lo scorso anno, inoltre, conferma la tendenza polarizzatrice di questo mercato, con il Nord Ovest sempre più catalizzatore dei consumi (veicola il 45% delle vendite). Il Sud è ancora l’area di debolezza, fortemente sotto dimensionata rispetto alla media del comparto del Fresco (7.7% vs 15,5%).

E’ però anche giusto sottolineare come il segmento inizi a mostrare piccoli segnali di rallentamento e andamenti contrastanti all’interno dei diversi segmenti.

L’offerta a scaffale

Innanzitutto è bene precisare che le coordinate geografiche fanno la differenza, riflettendosi nettamente negli assortimenti: è infatti il Nord Ovest che traina lo sviluppo del mercato,  propone l’offerta più ampia  (quasi 3 volte quella del Sud) e mostra  le dinamiche migliori.

Limitatamente ai Primi Piatti, anche il Centro e la  Sardegna sostengono lo sviluppo degli assortimenti dei Pronti Freschi.

Altra osservazione da fare è che se inizialmente l’ampliamento assortimentale è stato il principale driver di sviluppo degli scorsi anni, oggi iniziamo ad assistere ai primi sintomi di saturazione di alcune tipologie.

Un esempio lo forniscono i  Secondi Piatti che presentano 1.8 referenze medie a scaffale in meno rispetto allo scorso anno, identificabili marcatamente all’interno di una specifica categoria di prodotti, le alternative vegetali, delle quali approfondiremo più avanti nello studio.

Primi piatti

Come indicato dal servizio informativo di IRI InfoScanCensus®,i Primi Piatti si confermano il segmento che si sta sviluppando più velocemente con un fatturato che ha superato i 190 milioni di euro e una crescita di oltre 20 milioni negli ultimi 12 mesi. Il principale driver restano le Zuppe che rappresentano oramai più della metà dell’assortimento di Primi Piatti Pronti all’interno dei punti di vendita della distribuzione moderna italiana. Queste ultime, che insieme alle Minestre appagano il desiderio dello shopper di seguire un’alimentazione semplice e sana, hanno visto incrementare il fatturato di più di 9 milioni di Euro nell’ultimo anno. In crescita importante anche le Paste al Forno e i Primi Piatti Etnici (per entrambi un incremento del fatturato di oltre 4 milioni) a conferma del fatto nella tavola degli italiani si alternano sempre più frequentemente piatti della tradizione e piatti provenienti da altre culture gastronomiche.

Uno sguardo ai Secondi

E’ il mondo più frammentato e variegato: al suo interno possiamo trovare prodotti come il Vitel Tonnè, che  vive di una tipicità intrinseca e con sole 2 referenze medie a scaffale continua a crescere a doppia cifra superando i 10 milioni di euro nell’anno terminante Febbraio 2019. Ottime performance anche per i prodotti a base di Prosciutto Cotto e di Carne Rossa, parzialmente sostenute da innovazione e aumento dei prezzi medi di vendita. Flette invece – e anche in modo importante – il mondo vegetale che, con un calo complessivo di oltre 10 punti percentuali pesa oggi il 38% del totale Secondi vegetali (era invece a quota 45% nel 2017). Le avvisaglie di saturazione della domanda erano già evidenti nel secondo semestre del 2017 e si sono consolidate nel 2018 con la logica conseguenza di una prima razionalizzazione degli assortimenti “veg” che precedentemente avevano letteralmente invaso i punti di vendita.

Il traino di questa contrazione è il segmento del Burger vegetale che perde quasi 10 milioni di euro. La motivazione alla base di questo calo sembra essere legata a due componenti: in minima parte ad un’inversione di rotta nelle diete degli italiani i quali, secondo il rapporto Eurispes 2018, si dichiarano Vegetariano o Vegani per il 7.1% in leggera flessione rispetto al 2017 (7.6%).

Si modificano però le motivazioni alla base della scelta vegetariana e vegana che sono sempre più legate al benessere della persona, alla salute e alla pura curiosità verso l’innovazione proposta.

Da queste premesse sembra emergere che “essere veg” non è più sufficiente; al contrario è necessario qualcosa in più per convincere lo shopper che, anche nelle alternative vegetali, non intende più rinunciare al gusto.

di

Papà con il carrello: dove, come e quando. L’indagine Adiconsum

Ma i papà sono anche consumatori coscienziosi?

Se lo è chiesto Adiconsum che, in occasione della festa del Papà, ha lanciato su Facebook il sondaggio: “Oltre ad essere un super papà  sei anche un super consumatore?”.

Interessanti i risultati. In primis in quanto è emerso che oggi i papà sono decisamente più sensibili sul tema della spesa.

Sembra infatti che il 57,3% dei papà controlla cosa manca in casa, redige una lista, va a fare la spesa e sceglie i prodotti leggendo le etichette. Da evidenziare anche il fatto che l’8% dei papà sceglie i prodotti con un occhio alla loro sostenibilità, prendendo, ad esempio, in considerazione il packaging riciclabile, ecc..

Le 5 domande
Cinque quesiti a risposta singola, vediamo cosa è emerso

1) Quanti anni hai?

·      un 57,3% ha un’età compresa tra i 55 e i 65 anni

·      un 25,3% tra i 45 e i 54

·      un 14,7% tra i 35 e 44

·      un 2,7% tra i 25 e i 34

 

2) Quando vai a fare la spesa?

·      Il 57,3% controlla cosa manca in casa, fa la lista e va a fare la spesa

·      Il 20% segue le indicazioni della moglie/compagna

·      Il 14,7% effettua gli acquisti basandosi sulle offerte disponibili

·      L’8% va a braccio e compra quello che trova

3) Dove preferisci fare la spesa?

·      Il 54,7% in compagnia della moglie/compagna

·      Il 38,7% da solo

·      Il 6,7% in compagnia

  4) Quale fattore conta quando devi scegliere un prodotto?

·      Il 42,7% l’etichetta

·      Il 33,3% il costo

·      Il 16% la marca

·      L’8% la sua sostenibilità

 
5)  Dove preferisci fare la spesa?

·      Il 77,3% al supermercato

·      Il 12% va al mercato

·      Il 10,7% al minimarket

 

Made in Italy: un brand che continua a crescere a doppia cifra

Made in Italy: continua la crescita  a doppia cifra anno dopo anno, grazie ad una solida presenza sulla scena mondiale.

È quanto emerge dalla classifica BrandZTM Top 30 Most Valuable Italian Brands 2019 stilata da WPP e Kantar, secondo cui i marchi italiani hanno aumentato il loro valore del 14% negli ultimi 12 mesi raggiungendo i 96,9 miliardi di dollari, nonostante il clima di incertezza economica e politica.

Gucci si distingue come il marchio italiano di maggior valore e in maggiore crescita, raggiungendo i 24,4 miliardi di dollari di brand value, valore in crescita del 50% rispetto allo scorso anno.

Tra i primi 5 marchi della classifica si trovano TIM, con 9,41 miliardi di dollari di valore complessivo, Enel (7,94 miliardi di dollari), Kinder (6,79 miliardi di dollari) e Ferrari (4,75 miliardi di dollari).

Altri quattro brand presenti nella Top 30 hanno visto crescere il valore del loro brand di oltre il 20%. Si tratta di Ferrari (+36%, 4,75 miliardi di dollari), Fiat (+23% con 1,39 miliardi di dollari), Campari (+23% con 591 milioni di dollari) e Fendi (+22% con 1,88 miliardi di dollari).

La novità della Top 30 italiana del 2019 è Fastweb (27° in classifica con un valore di 891 milioni di dollari), brand percepito dai consumatori come particolarmente innovativo nel settore delle telecomunicazioni grazie alle sue connessioni veloci e alle offerte trasparenti per i consumatori.

Il Brand Italia oltre confine

L’analisi di Kantar ha confermato la presenza eccezionalmente forte dei marchi italiani sulla scena mondiale, con dieci brand nella Top 30 che presentano un’esposizione oltre confine superiore al 90% (come combinazione di fatturato, volumi venduti e profittabilità).

BrandZ ha inoltre evidenziato che i brand con esposizione oltre confine superiore al 50% hanno aumentato il valore del marchio di circa il 20% anno su anno, mentre il valore di quelli con una  presenza  all’estero inferiore è rimasto invariato.

Nella nostra classifica vediamo molte “Industry Heroes”, aziende che rappresentano un modello di business tipicamente italiano che sta ottenendo risultati straordinari sulla scena mondiale” ha commentato Massimo Costa, Country Manager WPP Italia. “Dall’analisi emerge un gruppo di imprese agili e interconnesse, guidate da un forte spirito imprenditoriale, che dettano il ritmo di crescita e innovazione nel loro business “.

La Top 30 italiana di BrandZ evidenzia le straordinarie opportunità di crescita per le imprese italiane che vogliono investire nei propri brand” afferma David Roth, WPP. “Andare oltre i confini del mercato di riferimento di un marchio richiede ambizione e coraggio, e i marchi leader italiani si distinguono da quelli degli altri paesi per resilienza e innovazione, e per la capacità di saper offrire una straordinaria consumer experience“.

La creatività aiuta

L’Innovazione in Italia è il principale fattore di crescita per il brand. I marchi  percepiti come fortemente innovativi hanno aumentato il loro valore del 17% rispetto a una crescita dell’1% dei brand che lo sono meno.

 

Oltre ai settori come l’alimentare, l’automotive e la moda, dove l’Italia è universalmente riconosciuta come leader mondiale, il nostro studio dimostra come i marchi italiani raggiungano risultati eccezionali anche in settori come l’energia, l’oil & gas e le crociere, con grandi aziende come Enel, A2A, Eni, MSC e Costa Crociere” ha dichiarato Federico Capeci, CEO Insights Division, Kantar Italia. “L’innovazione potrebbe svolgere un ruolo chiave per generare ulteriore crescita. In questo senso, anche piccoli ma significativi cambiamenti potrebbero essere la soluzione per molti brand, a patto di supportarli con una comunicazione chiara e dirompente“.

La forza del lusso e del food

Il settore del lusso  porta il maggior contributo al valore del ranking (quasi il 40%), trainato da Gucci, Prada e Armani. Ed è anche la categoria che maggiormente opera oltre confine: i sette marchi in classifica hanno esposizioni all’estero mediamente superiori al 90% (Gucci, Prada, Armani, Fendi, Bottega Veneta, Salvatore Ferragamo, Bulgari).

Dopo il lusso, il settore alimentare occupa il secondo posto per  valore del brand. La presenza di Kinder (numero 4), Nutella (numero 8), Ferrero Rocher (numero 11) Barilla (numero 26), Lavazza (29) e Campari (30) dimostra l’efficacia degli imprenditori italiani che hanno saputo trasformare i propri marchi in giganti internazionali della categoria.

Il settore TLC,  terzo  nel ranking, è sempre più competitivo in Italia, con una crescita della industry del 12%, con marchi come TIM, Wind, e l’unico nuovo brand entrato nella Top 30 di quest’anno – Fastweb.

L’energia segue con due marchi, Enel e A2A, che rappresentano insieme il 9% del valore della Top 30.

Due marchi anche per l’automotive: rappresentano entrambi l’Italia nel mondo, anche se in modi diversi. Per i consumatori, Ferrari (numero 5) è sinonimo di audacia, passione, esclusività, energia e potere mentre Fiat (numero 20) è considerata il volto più accessibile e friendly dell’industria automobilistica italiana.

 

Pizza surgelata: oggi la mangiano più di 6 famiglie su 10

Image by Andreas Riedelmeier from Pixabay

Pizza: grande amore degli italiani. Anche surgelata. Come dimostrano i recenti dati IIAS (Istituto Italiano Alimenti Surgelati), infatti, nell’ultimo anno gli italiani hanno consumato in media 1,5 kg di pizza surgelata pro capite, mentre il comparto della pizza sottozero copre il 20% del mercato complessivo.

Consumi in dettaglio

Nel 2017, i consumi hanno toccato complessivamente quota 91.500 tonnellate, con una crescita del +2,1% rispetto all’anno precedente e un exploit di consumo delle “pizze grandi”, che hanno guadagnato oltre il +7% sull’anno precedente (scendendo nel dettaglio, sono state consumate nel canale retail circa 50.000 tonnellate di pizze surgelate – a cui si aggiungono poi gli snack salati – e oltre 14.500 tonnellate nel catering). In soli 11 anni, dal 2006 al 2017, il valore di mercato relativo a questo prodotto è quasi raddoppiato: da 130 a 254 milioni di euro.

Oggi, le mangiano più di 6 famiglie su 10 (63%) e la loro crescita traina quella dell’intero settore dei surgelati, al punto che le pizze hanno guadagnato negli anni una fetta sempre più significativa dei consumi complessivi dei surgelati nel nostro Paese. Una fetta che lo scorso anno è arrivata a superare il 12% del totale, complice anche la diversificazione dell’offerta, divenuta sempre più in linea con i trend alimentari emergenti (salutismo, ricerca del benessere, sensibilizzazione verso le intolleranze) e la rispondenza alle diversificate abitudini di consumo degli Italiani

L’evoluzione della pizza

Nel corso degli anni, l’offerta di spessori, impasti, dimensioni, farciture delle pizze surgelate è enormemente cresciuta (dalle pizze vegan a quelle gluten free e bio, fino ad arrivare agli impasti speciali con farine integrali o di kamut), alimentata dall’ottima accoglienza da parte di un consumatore che ha iniziato ad apprezzare questo prodotto oltre che per i suoi contenuti di convenienza, praticità e varietà, anche per la sua bontà,  giudicata oggi in tutto e per tutto simile a quella gustata in pizzeria.

Comunque, nonostante questa evoluzione, la Margherita rimane  ancora e sempre la più amata.

“Per quanto riguarda le tipologie di pizze più richiesteprecisa infatti Vittorio Gagliardi presidente di IIASabbiamo riscontrato che negli anni è aumentata la quota destinata alla tradizionale pizza Margherita (passata da meno di un terzo a quasi la metà del totale) che si conferma ancora come la ‘più amata nel Bel Paese’. A preferire la ‘margherita’ sono soprattutto le donne: la scelgono per la sua semplicità, il gusto piacevole, la leggerezza e la facilità nella digestione. Gli uomini optano più spesso per la pizza farcita, preferita per varietà e versatilità, per soddisfazione visiva e palatale e anche perché rappresenta un pasto completo. Per i bambini, invece, negli ultimi anni, sono nati formati ad hoc, di dimensioni più ridotte e con tanti gusti sfiziosi, in grado di conquistare le loro preferenze”.

 

H.T.S.T. (high temperature, short time): la ragione del successo

Alla base del successo italiano c’è stata, di fatto, una importantissima rivoluzione produttiva degli anni 90, quando si passò dal sistema di preparazione tipico dei panificatori (che prevedeva una temperatura del forno compresa tra i 250 e i 280° C e  un tempo di cottura di 20-25 minuti) a quello dei pizzaioli (che utilizzavano invece la temperatura del forno a 400° C e impiegavano 2-4 minuti di cottura). Un passaggio epocale dal cosiddetto metodo “LTLT” (Low Temperature, Long Time) alla tecnica “HTST” (High Temperature, Short Time).

Da allora, un’innovazione continua e costante, la selezione di ingredienti di qualità e la rispondenza alle esigenze e ai gusti dei consumatori hanno contribuito a rendere il mercato delle pizze surgelate sempre più vivace e in continua ascesa, nonostante la crisi imperversata negli scorsi anni nel settore alimentare.

“Fin dai suoi esordi negli anni ‘60 del secolo scorso – racconta infatti Gagliardi – in Italia la pizza surgelata ha dovuto scontrarsi con la concorrenza ingombrante del prodotto ‘fresco’. Sfida oggi superata, come dimostrano le 91.500 tonnellate consumate nel 2017, pari al 12% in volume di tutti gli alimenti surgelati”.

 

 

Trend digitali e smart home: cosa ne pensano gli italiani. L’analisi GFK

Qual è il rapporto degli italiani con la sfera digitale? Quanto le nuove tecnologie stanno cambiando il loro modo di vivere dentro e fuori casa? E soprattutto: il digitale rende felici? Se ne è parlato nel corso dell’evento “Trend digitali: fra empowerment ed entertainment, dentro e fuori casa”, organizzato da GFK e inserito nel programma della Milano Digital Week 2019.

A proposito di “felicità digitale” si è aperto un vero e proprio dibatito. Ne è emerso che il cambiamento digitale fa scaturire nuove domande e nuovi bisogni tra gli italiani, il cui obiettivo è la Smartness. Anche per i Golden Agers, la generazione degli over che – secondo quanto emerge dalle analisi GfK – stanno scoprendo il digitale come strumento per sentirsi più attivi, più competenti, più resilienti e in definitiva più felici.

La conferenza è stata un’occasione per presentare alcuni risultati dell’ultima edizione di GfK SmartHom²e (SmartHome al quadrato), la soluzione che integra i risultati delle ricerche sulle attitudini dei consumatori con i dati di vendita dei dispositivi connessi, rilevati su oltre 43mila punti vendita in Italia tramite la metodologia GfK POS Tracking.

La via italiana alla Smart Home

Dall’analisi sono emersi sei segmenti di italiani con conoscenze, atteggiamenti, desideri e aspettative diverse nei confronti della Smart Home.

  • Enjoy your Smartness (11%): definiti anche Leading Edge Consumer (LEC): sposano il progresso tecnologico in tutte le sue accezioni. Sono principalmente coppie giovani e senza figli. La loro casa deve essere moderna, efficiente e tecnologica, proprio come loro!
  • High-Tech Practicality (18%): soggetti che conoscono alla perfezione (anche meglio dei LEC), le caratteristiche di molti, se non tutti i prodotti Smart. È un target prevalente giovane e molto esigente. Dato che spesso non sono ancora economicamente indipendenti, per questo cluster il prezzo rappresenta la principale barriera all’acquisto di prodotti Smart. Sono sempre alla ricerca della promozione migliore.
  • Vital Connectivity (17%): principalmente famiglie dall’alto tenore economico e culturale. Credono fermamente nel progresso tecnologico e utilizzano i prodotti Smart, costantemente e in modo funzionale ai propri bisogni. Per loro la parola d’ordine è efficienza, le soluzioni Smart devono semplificare la vita e offrire intrattenimento.
  • Routinely Home (21%): chi non ama la tecnologia ma dimostra un certo grado di diffidenza, pur riconoscendone le potenzialità e il ruolo nella società odierna. Conoscono la Smart Home ma non la vivono come un bisogno. In questo cluster si collocano prevalentemente famiglie con figli grandi.
  • Do-Smart-Yourself (14%): chi accetta i prodotti Tech nella propria vita, ma ha con loro un rapporto controverso. Sa usare molto bene lo Smartphone, ma ignora l’esistenza di molti altri prodotti “intelligenti”.
  • Passive People (20%): non dimostrano affinità o interesse nei confronti della tecnologia in generale. Sono nati in un’altra epoca e per questo motivo sono completamente estranei al concetto di Smart Home.

 

*Nota metodologica: Indagine single source realizzata da GfK con 1.200 interviste online, su un campione rappresentativo della popolazione italiana di Internet User con più di 14 anni.

Brand reputation: i tre principali fattori da non trascurare. Mai

Brand reputation? Il prodotto (o servizio) da solo non basta.

La reputazione di un marchio, al contrario, dipende da un mix di fattori: tre essenzialmente i principali: prodotto/ servizio, impatto sociale e comportamento dei vertici aziendali.

E- dettaglio ancora più importante- quando si parla di prodotto/servizio è sempre più importante curare la soddisfazione del cliente. Cosa ancora troppo spesso trascurata da molte aziende.

Ecco in sintesi quanto emerge dallo studio di Omnicom PR Group – società di consulenza strategica in comunicazione con circa 7.000 addetti nel mondo – che per la prima volta ha analizzato 9 settori chiave dell’economia italiana, con 81 brand ad essi associati, attraverso le lenti attente di oltre 1.000 consumatori “esperti

Vediamo allora nel dettaglio i tre fattori e le preferenze espresse dal campione.

 

Benefici per i clienti (Customer Benefits) 50%

● Offrire prodotti e servizi a maggior valore (trasparenza su produzione o erogazione servizio, origini materie prime, affidabilità, trattamento e protezione dei dati del consumatore, esternalità positive create) ● Maggiore attenzione per i clienti (Customer care) ● Innovazione di prodotti e servizi  

Impatto Sociale (Society Outcomes) 29%

● Prendersi cura dei dipendenti ● Contribuire alla comunità in cui si opera ● Rispetto dell’ambiente

 Comportamenti Aziendali (Management Behaviours) 21%

● Fare la cosa giusta (impegno a supportare cambiamenti su etica e trasparenza) ● Performance finanziarie e operative più solide e coerenti ● Comunicare in modo più frequente e credibile

l customer care la sfida del futuro

Come anticipato, il customer care è oggi visto come il fattore prioritario per la reputazione nell’industria retail, ma anche come l’ambito in cui vengono attualmente disattese le aspettative dei segmenti avanzati di consumatori multicanale (-9%). La customizzazione dei servizi post-vendita, elemento fondamentale e decisivo di soddisfazione nella customer experience, diventa quindi l’obiettivo da raggiungere e rappresenta un importante ambito di sviluppo e di crescita per il settore.

L’offerta di prodotti e servizi a maggior valore è la seconda priorità. Bisogni e desideri, materiali e immateriali, dei consumatori esperti, mutano al cambiare degli stili di vita e il retail, per poter colmare il gap di soddisfazione attuale (-2,8%), deve incrementare il passo e la velocità di adattamento al cambiamento sociale e al relativo valore simbolico dei beni e servizi di consumo.  

Rispetto alle tematiche legate all’ambiente, terzo elemento in ordine di priorità, dove le esperienze sono solo leggermente al di sotto delle aspettative (-0,6%), la vera sfida per il retail è quella di non perdere il terreno acquisito e di rispondere in modo sempre più efficace e all’avanguardia alle esigenze del consumatore.

Esperienze al di sopra delle aspettative sono registrate invece su innovazione (+0,4%), performance finanziarie e operative stabili (+4,9%), attenzione nei confronti dei dipendenti (+3,5%) e impatto sociale (+2,0%). Questo accade perché, se da una parte il retail è tra i settori che più sta innovando grazie alla digital transformation – combinando i vantaggi dello smart shopping (online) con l’attrazione emozionale degli spazi fisici – dall’altra ha capito molto bene che il capitale umano rappresenta la vera differenza nel servizio e che, chi sta sul mercato, non ha più l’opzione di scegliere se essere anche un player sociale che redistribuisce valore nelle vite di chi lo aiuta a crearlo: i consumatori.

“Il progresso del retail passa attraverso l’esperienza customizzata, la conoscenza e il servizio a valore aggiunto verso il consumatore, l’integrazione tra digitale e fisico e il capitale umano. Solo grazie al bilanciamento perfetto tra questi elementi, nel prossimo futuro, riusciremo a vedere sempre più brand vincenti e clienti soddisfatti”, commenta Laura Meroni, Senior Vice President di Omnicom PR Group Italia.

Performance settore per settore

In questo momento i settori che registrano il miglior rapporto tra aspettative vs. esperienze risultano essere Automotive, Fashion e Technology mentre Energy & Utilities e Farmaceutico quelli con più aree di miglioramento specialmente in considerazione della grande percentuale degli intervistati che non sa decifrare in che direzione si siano mossi questi comparti negli ultimi 6-12 mesi (verso quindi un’offerta migliore o peggiore).

Le fonti di informazione

A chi crediamo di più quando stiamo ricercando informazioni su un brand o un’azienda? In Italia il quadro è molto netto e per certi versi molto diverso dallo scenario internazionale analizzato sempre dallo studio Authenticity Gap. I consumatori si fidano più di un dipendente dell’azienda che del CEO quando si tratta di distinguere tra dichiarazioni ufficiali e fatti concreti. La seconda fonte più autorevole, è la cara e «vecchia» carta stampata, seguita da TV e amici e parenti.

 

Metodologia

I 9 settori analizzati dallo studio Authenticity Gap novembre 2018 sono: Automotive, Fashion, Energy & Utilities, Consumer Retail, Technology – Enterprise Services, Food, Farmaceutico, Design, Insurance & Banking.

Carrefour Italia sceglie Join Tag per dialogare con i clienti

Carrefour Italia investe nell’innovazione digitale e si appoggia a JoinTag per catturare l’attenzione dei propri clienti. E’ di questi giorni la notizia dell’accordo tra Carrefour Italia e la milanese JoinTag, leader nel settore del proximity marketing e prima scelta dei brand più noti grazie all’innovativa piattaforma di proximity advertising Kariboo. Attraverso questo accordo in oltre 200 Carrefour Market e all’interno di 40 centri Iper verrà abilitata l’innovativa tecnologia proximity di JoinTag che consentirà di intercettare e dialogare con l’utente nei diversi micro-momenti: near store, in store e near product – cioè vicino al punto vendita, dentro al punto vendita e direttamente davanti al prodotto. La sofisticata piattaforma di Kariboo – che unisce strumenti di localizzazione, un vasto network di app e una rete fisica di i-beacon – intercetta infatti l’utente nella sua customer journey quotidiana ed è in grado di attivare notifiche push mirate, comunicandogli messaggi nei momenti fondamentali della decisione d’acquisto.

Contemporaneamente la tecnologia di JoinTag consente di profilare i clienti di Carrefour Italia tracciandone gli spostamenti all’interno dello store e diventando quindi fondamentale strumento per generare analytics e ottimizzare i processi di vendita.

 Marco Brandstetter, CEO di JoinTag ha dichiarato: “Grazie alla partnership con Carrefour Italia consolidiamo la presenza di Kariboo e il suo innovativo format delle notifiche push Real Time nel circuito della GDO, diventando strumento fondamentale per l’esperienza del cliente in store. “

Carrefour Italia è impegnata in prima linea nella ricerca di modi innovativi per migliorare la customer experience. Cerchiamo a questo scopo partner di eccellenza come JoinTag che, attraverso soluzioni tecnologiche all’avanguardia, ci permettono di anticipare e rispondere alle richieste in continua evoluzione dei nostri consumatori.”- commenta Pierre Queau, Direttore Marketing, Clienti, Servizi e Trasformazione Digitale Carrefour Italia.

Retail Plaza: la rivoluzione digitale sotto i riflettori dell’Elfo Puccini

Le idee non vanno imposte. Al contrario bisogna discuterle: è, infatti, dal confronto tra posizioni diverse che il più delle volte nasce qualcosa di buono. E di nuovo.

Un laboratorio di idee, dunque, è l’auspicio di chi nel futuro ci crede. E ci spera. Per uscire  dal tran tran degli schemi imposti e (magari) andare oltre.

Ed è proprio con questo spirito (quello di avviare il cambiamento, partendo da un confronto dialettico) che è stato organizzato il terzo appuntamento di Retail Plaza by TUTTOFOOD, del prossimo 15 maggio al Teatro Elfo Puccini.

Davide Pellegrini

“Anche nei due precedenti appuntamenti di Retail Plaza il coinvolgimento dei consumatori è stato prioritario. Ma questa volta – ci spiega Davide Pellegrini che insieme a Claudia Maccarini ha contribuito a creare il format – si è deciso di andare ben oltre, ricorrendo alla perfomance teatrale, in un vero e proprio spettacolo delle idee il cui focus sarà la rivoluzione digitale nel retail.”

L’obiettivo?

Far capire al consumatore che la Distribuzione e il Largo Consumo hanno tante cose da raccontare: si continuerà a sviluppare  concetti già discussi nei mesi scorsi, ma con il supporto di un format più spettacolare.

 Ce ne racconta la genesi?

L’idea di iniziale è stata quella di fare qualcosa di diverso dal solito convegno. Il carattere poliedrico di TUTTOFOOD, che contiene in sé una doppia anima (quella B2B della manifestazione nel quartiere fieristico e quella B2C del fuori fiera), ha costituito un assist importante in quanto ha permesso a Retail Plaza di uscire dai confini del consueto per cimentarsi in una formula originale, alle luci della ribalta…

Parliamo quindi una performance teatrale a tutti gli effetti?

Infatti. Questa volta Retail Plaza ha scelto di parlare direttamente alla società civile, scegliendo una location inedita: il palco di un teatro e dando vita a uno spettacolo peculiare.

La performance prevede una partecipazione articolata, che metterà a confronto giovani attori emergenti e  manager della filiera che interverranno sia dal Palco che dalla platea, promossa – per l’occasione – al ruolo di Contropalco.

Gli attori vestiranno i panni di ipotetici consumatori e monologheranno su alcuni temi di attualità, spaziando dai nuovi sistemi di pagamento alle loyalty, dall’innovazione di servizio alla privacy fino all’engagement.

Alle loro performance faranno seguito i manager: i loro non saranno interventi aziendalisti, diciamo che il motivo ispiratore sarà piuttosto quello dei ted talks, caratterizzati da quel mood, un filino visionario, capace di coinvolgere il pubblico e stimolare il dibattito. Compreso quello del Contropalco.

Una bella scommessa. Senza dubbio, non facile. L’impresa più ostica?

Ottenere attenzione da parte dei manager e convincerli ad adottare una prospettiva più dialettica, più orientata al futuro e meno all’hinc et nunc. Però, alla fine, l’abbiamo spuntata.

Che lo spettacolo abbia inizio.

Vendite tax free: in Italia il comparto va a gonfie vele

Vendite tax free alla grande: almeno per quanto riguarda il nostro Paese che, solo nel mese di dicembre 2018, è riuscito ad attrarre il 5% in più di turisti internazionali rispetto all’anno precedente e ad incrementare il proprio volume di vendite esentasse e lo scontrino medio rispettivamente del 12% e dell’8%. Valori importantiche hanno permesso all’Italia di chiudere l’anno con un + 7% nelle vendite tax free, +4% nella transazione media e +6% negli arrivi.

Ma chi sono i principali shopping tourist?

Cinesi e americani, essenzialmente, che detengono rispettivamente il 32% e il 12% delle vendite tax free realizzate durante l’anno.

Il 2019 è iniziato invece con una lieve flessione a valore (-3% vs. 2018 è la media per ogni singola transazione), ma con volumi interessanti: +6%.

Vediamo adesso quali sono i distretti dello shopping più gettonati.

In pole position, senza se e senza ma c’è il Quadrilatero della Moda milanese, cha da solo detiene oltre il 34% di market share e dove la media degli acquisti  si attesta a 1490 euro; seguono poi con una quota del 9% i mall di alta gamma con uno scontrino medio di 490 euro.

Il Quadrilatero della Moda nel dettaglio

Stando ai dati di Planet per il 2018 emerge un aumento delle vendite del 3% rispetto al 2017, a fronte però di una flessione del 4% nello scontrino medio registrato. I volumi degli acquisti tax free per l’area sono suddivisi in particolare fra via Montenapoleone (37%) e via Sant’Andrea (29%) con uno scontrino medio rispettivamente di 1498 € e 2375 €.

 “Nonostante la leggera flessione del valore della transazione media, i dati relativi all’anno appena trascorso testimoniano il costante favore che Milano riscuote presso il pubblico internazionale, in quanto capitale indiscussa della moda nel mondo” commenta Sara Bernabè, General Manager di Planet in Italia, e continua: “Il 2019 rappresenterà per il capoluogo lombardo una grande opportunità migliorare le vendite, poiché continueranno ad aumentare gli arrivi dei viaggiatori internazionali, con potere di spesa sempre più alto. Gli introiti generati dai turisti in visita, in particolare da quelli extra-europei, sono vitali per numerose realtà del segmento lusso. Basti pensare che a livello europeo, gli acquirenti internazionali spendono in media 3,7 volte di più degli acquirenti nazionali, con alcuni rivenditori che registrano fino al 60% delle vendite da clienti non domestici”.

Turisti e spese nel dettaglio

Fra i turisti più sensibili al fascino dello shopping made in Milano, primeggiano fra tutti i cinesi (con una market share del 30,5%) e uno scontrino medio di 1542 €, seguono i russi con uno scontrino di 1410 € e una quota di mercato dell’11% e chiudono il podio i viaggiatori statunitensi che nel 2018 hanno inciso per l’8% sul marcato tax free del distretto della moda, con una aumento degli acquisti del 27% vs 2017 e uno scontrino medio di 1503 euro, mentre sugli outlet hanno pesato solo per il 4%.

Turisti digitali: chi più chi meno

Paese che vai usanza che trovi. E questo succede anche quando gli stranieri fanno i turisti. Prendiamo per esempio i sistemi di pagamento: non tutti gli stranieri hanno le stesse abitudini. Se, infatti, i turisti americani utilizzano le più note applicazioni social del mondo occidentale quali Instagram e Facebook per le ricerche e scelgono di pagare ancora con le carte di credito, i turisti cinesi sono fortemente digitalizzati e pagano tutto con lo Smartphone, utilizzando per le ricerche e le prenotazioni piattaforme come Ctrip e WeChat, due dei più grossi player digitali nel mercato cinese.

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Le strategie dei retailer

I retailer italiani non devono quindi sottovalutare questi aspetti, per non precludersi i margini di crescita che questo target garantisce alle boutique presenti sul territorio. E non è dunque un caso che per dialogare con i clienti in arrivo dalla Cina, sempre più digital e amanti dello shopping in Italia MonteNapoleone District, è l’unico distretto del lusso in Europa ad aver aperto, grazie all’accordo con Digital Retex, un account ufficiale WeChat, un canale strategico con oltre 1 miliardo di utenti attivi. L’official account consente di fidelizzare la clientela cinese e indirizzare campagne e messaggi ad hoc valorizzando l’attività e gli eventi organizzati a livello associativo e dai singoli brand.

Sviluppare iniziative volte a migliorare il sistema ricettivo del distretto nei confronti dei clienti extra europei e non solo è uno degli obiettivi di MonteNapoleone District. I diversi eventi quali La Vendemmia, MonteNapoleone Yacht Club, la Christmas Shopping Experience, il nuovo MonteNapoleone Chinese New Year e il prossimo Leonardo 500 rientrano tra gli scopi principali dell’associazione e sono destinati a quanti amano esperienze uniche ed esclusive” ha dichiarato Guglielmo Miani, Presidente di MonteNapoleone District. “E per comprendere le diverse tradizioni e culture di una clientela sempre più internazionale organizziamo una serie di appuntamenti dedicati alla formazione del personale delle boutique in modo da instaurare un rapporto di fiducia duraturo nel tempo, secondo i codici di comportamento delle varie nazionalità. In questo contesto si inseriscono anche l’attività di promozione della destinazione Milano in occasione di ILTM a Cannes, dove abbiamo organizzato per il secondo anno consecutivo l’evento “Unexpected Milan” in collaborazione con il Comune di Milano e alcuni dei più prestigiosi hotel 5 stelle della città che sono parte dell’associazione a cui si sono aggiunte quest’anno anche alcune strutture del lago di Como”.

Uno sguardo al futuro

Per quanto riguarda le previsioni per l’anno in corso, Il primo trimestre 2019 si chiuderà per la Penisola con un +2,2% vs. 2018 negli arrivi internazionali, un risultato nettamente superiore alla media europea del +1,1% e alle previsioni di arrivo dei singoli principali paesi dell’Unione come la Francia (-2,5% di arrivi nel Q1 2019), Gran Bretagna (+1,3% di arrivi nel Q1 2019) e Spagna (+1,3% di arrivi nel Q1 2019). In questo contesto, da osservare i turisti provenienti da Tailandia, Taiwan e Kuwait, che registreranno incrementi relativi negli arrivi rispettivamente del +46%, +10% e +9,7%.

 

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