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Spesa digitale: nuove opportunità per la filiera alimentare

I nuovi stili di vita influenzano le abitudini di consumo e di acquisto. Anche nel food si sta affermando l’e-commerce e questo richiede un cambio di passo sia ai produttori e ai retailer, che si sono incontrati a Milano, nel corso del convegno Netcomm Focus Food, sviluppato in collaborazione con Fiera Milano e TuttoFood.

Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management Politecnico di Milano, oggi, l’e-commerce legato al settore food (nelle tre aree food&grocery, enogastronomia e ristorazione) vale 849 milioni di euro. Anche se la quota sul totale del commercio digitale è ancora piccola (4%), il volume complessivo delle vendite è in forte crescita (+ 43% rispetto al 2006), in particolare nell’ambito della spesa online e della ristorazione. Il 24% degli e-shopper italiani acquistano prodotti alimentari on-line.

Il consumatore cerca nella spesa online cerca anzitutto convenience, prodotti specifici legati a scelte o necessità alimentari, informazioni e contenuti e – esattamente come nel retail fisico – un’esperienza da ricordare. Su tutti questi aspetti si sono confrontati gli operatori dell’industria e della distribuzione, operanti nel mercato tradizionale e in quello digitale, dibattendo sulle necessità del consumatore e sulle modalità per soddisfarle.

«La trasformazione digitale continua a essere una potenzialità per tutti – ha affermato Roberto Liscia, presidente di Netcomm – c’è ancora ampio spazio per innovare e per crescere».

di Elena Consonni

È Aldi l’insegna più amata dai giovani tedeschi, piacerà anche ai giovani italiani?

È Aldi, Sud e Nord, l’insegna più amata dai giovani tedeschi: ha vinto infatti il premio per il “Supermercato più popolare“ al YoungBrandAwards di quest’anno, il settimo della iniziativa portata avanti da Youngcom. Un riconoscimento tutt’altro che banale,  dato che secondo alcuni analisti l’attuale successo dell’insegna – una delle prime a proporre la formula discount, già dagli anni ’50 – sia proprio dovuto all’attrazione che esercita verso fasce di consumatori che tradizionalmente non fanno la spesa. come giovani e perfino adolescenti.

Il YoungBrandAwards premia le marche più popolari tra gli under 30. In totale, più di 27.000 partecipanti in tutte le fasce di età hanno partecipato al voto su web da maggio a ottobre. Ma tra questi, oltre 11.000 partecipanti sono giovani dai 13 ai 29 anni. 

«Abbiamo preso diverse misure in questi ultimi anni per creare esperienze di marca avanzate. Il premio è un grande riconoscimento per noi perché significa che ALDIè molto popolare anche con target dei giovani» ha detto Kirsten Geß, responsabile Comunicazione di ALDI.

Il sondaggio dei YoungBrandAwards segnala non solo l’insegna, ma anche i marchi più popolari all’interno di una categoria, come il cioccolato o le auto. Sono nominati per il premio e partecipano al voto i più popolari sei marchi di una categoria. ALDI ha dunque prevalso su cinque concorrenti. Quest’anno le marche in lizza erano 168 in 28 categorie. «Siamo molto lieti che i giovani siano entusiasti di Aldi e lo considerino il luogo più popolare per la spesa. Evidentemente hanno valutato positivamente la nostra gamma di prodotti, il nostro buon rapporto qualità-prezzo e le nostre azioni innovative» dice Serra Schlesinger, responsabile della comunicazione aziendale presso ALDI Nord.

Il discount tedesco dovrebbe aprire i primi punti vendita italiani già entro la fine del 2017, con una sessantina di punti vendita nel Nord Italia. Tra le prime aperture potrebbero esserci Castellanza (Va), Cantù (Co), Conegliano (Tv) e Rovereto (Tn). Intanto La Stampa annuncia l’inizio dei lavori del punto vendita di viale Curtatone a Novara, mentre già da quest’estate la catena tedesca sta attivamente cercando nuovi manager da inserire in appositi percorsi di training nelle province di Novara, Bergamo, Brescia, Milano, Udine, Modena, Parma, Bologna, Verona, Treviso, Trento, Venezia, Bolzano e VicenzaIl quartier generale operativo è stabilito a Verona e il centro distribuzione a Oppeano.

Il negozio fisico? È saldamente al centro dello shopping multicanale

Foto: Mike Petrucci on Unsplash

Tutt’altro che sostituzione, ma piuttosto integrazione tra web e negozio fisico, che gioca ancora un ruolo decisamente rilevante, e non solo perché ad esempio in Italia il 93% delle vendite avviene oggi offline, ma anche in prospettiva.

Lo dicono i dati di un’indagine Salesforce. Se la ricerca del prodotto inizia online, il 60% dei consumatori tra i 25 e i 44 anni ritira il prodotto in negozio. Negli ultimi 30 giorni il 59% degli acquirenti globali ha utilizzato il cellulare in un negozio per comparare i prezzi e avere maggiori informazioni sul prodotto. Soprattutto, il 59% degli acquirenti online tra i 18 e i 24 anni, consumatori di oggi ma anche di domani, preferisce fare acquisti in un negozio fisico e il 54% acquista online ma ritira in negozio. E la percentuale di preferenza per il ritiro in negozio sale a quota 60% tra i 25 e i 44 anni.
Il settore retail è quindi sempre più chiamato alla sfida di unire l’innovazione digitale, dall’intelligenza artificiale al machine learning, con l’evoluzione nel punto vendita fisico per offrire un’esperienza sempre più personalizzata in linea con i desideri del cliente.

Lo shopper è il vero fautore del cambiamento del mondo e-commerce e, attraverso il suo comportamento d’acquisto, è in grado di condizionare l’intero settore e il modo di agire delle aziende. Per avere successo, il commercio unificato e il retail devono mettere al primo posto gli acquirenti, le loro necessità e i loro desideri.
Uno studio condotto da Salesforce in collaborazione con SapientRazorfish riguardo l’attività di oltre 300 milioni di acquirenti online e su 6000 risposte a sondaggi condotti sui consumatori di sei Paesi nel mondo ha evidenziato, oltre all’importanza del commercio unificato, le nuove regole del retail che fanno del negozio un pilastro strategico all’interno del settore, la cui attività è in grado di generare circa la metà dell’attività di e-commerce.
Combinare il canale digitale e quello del negozio fisico: è questa la via maestra per il successo. All’interno dell’ambiente integrato, gli eventi e le esperienze in-store sono rilevanti: il 26% degli intervistati ha partecipato a eventi in negozio e, di questi, il 58% ha riferito di essere più propenso a effettuare un acquisto futuro in tale negozio.

«Il ruolo del negozio fisico è cambiato, e nonostante l’avvento del digitale resta un pilastro strategico. Luogo dove fare acquisti, magazzino, manifesto pubblicitario, modo esclusivo per coinvolgere il consumatore e creare la domanda: questo è lo store offline oggi» spiega Maurizio Capobianco, Regional Vice President per l’Italia, la Spagna e il Portogallo di Salesforce Commerce Cloud.

Un’interesse diffuso, quello verso il negozio fisico, che però aumenta con l’età.

Ormai non basta però incontrare i desideri dei clienti, ma è necessario anticiparli. Dati, intelligenza artificiale e machine learning sono il valori capace di mettere in contatto in modo più intimo ed efficace gli acquirenti con i prodotti. «L’intelligenza artificiale e i Big Data permettono una conoscenza molto più precisa del cliente e la personalizzazione dell’esperienza. Enormi set di dati consentono una modellazione molto più precisa dei possibili risultati: dati ricavati dal machine learning, dai social network e della rete vengono uniti con i dati comportamentali per migliorare ulteriormente l’accuratezza» continua Capobianco.

Il coinvolgimento dei consumatori passa soprattutto dallo smartphone, il compagno perfetto per lo shopping in grado di aumentare l’engagement in ogni fase di acquisto e rappresentare sempre più il mezzo ideale per raggiungere i retailer. Il 59% degli acquirenti globali ha utilizzato il cellulare in un negozio negli ultimi 30 giorni, il 52% di tutto il traffico e-commerce mondiale ha origine sui dispositivi mobili e la quota di ordini sui dispositivi mobili è aumentata dell’81% dal 2015. E al di là del digitale, i consumatori scelgono di utilizzare il cellulare anche quando fanno acquisti in negozio. Inoltre, più della metà di tutto il traffico (con un tasso di crescita annuale composto di oltre il 20%) e quasi un terzo degli ordini provengono dai cellulari:

Sebbene il 40% del traffico di chi effettivamente acquista si verifica sui dispositivi mobili, solo il 31% degli ordini viene effettuato su tali dispositivi. Un dato che indica che gli acquirenti utilizzano il cellulare anche mentre sono in negozio. In particolare, il 48% di chi utilizza smartphone sul punto vendita lo fa per confrontare i prezzi, il 41% cerca informazioni sul prodotto mentre il 37% ricerca dei coupon.

Anche i social network stanno emergendo come vetrina per i brand, generando un volume di traffico sempre in aumento, in particolare sui dispositivi mobili. Benché su di essi non venga finalizzato l’acquisto, restano una parte importante della shopping journey: il 47% degli acquirenti ha infatti utilizzato i social media per cercare un prodotto o un servizio negli ultimi 30 giorni. E la traiettoria per i social media è in ascesa: sia i compratori che i visitatori sono triplicati negli ultimi due anni.
Gli acquirenti più giovani utilizzano molto più i social di quelli più anziani: il 67% degli acquirenti di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha utilizzato i social media negli ultimi 30 giorni per cercare un prodotto o un servizio e, tra gli utenti di questa fascia di età, una percentuale maggiore (11%) ha iniziato la ricerca di un nuovo prodotto o servizio sulle piattaforme social. A cercare prodotti e servizi in misura maggiore sono le donne, un significativo 9% in più rispetto agli uomini.

«L’integrazione tra negozio fisico e digitale non è il futuro, ma il presente. Approfittando di tali cambiamenti, i retailer devono essere in grado di offrire maggiori strumenti al consumatore personalizzando al meglio l’esperienza e iniettando innovazione nella scoperta del prodotto» conclude Capobianco.

Gdo online il podio a ottobre non cambia, Iper Essselunga e Coop al top

Sempre loro sul podio e in cima alle preferenze delle insegne della Gdo online: sono Iper, EsselungaCoop che anche ad ottobre secondo le rilevazioni di Bem Research si guadagnano il podio dei migliori brand. Rispetto allo scorso mese, la catena di supermercati italiana vede peggiorare il suo indice di performance online, ma riesce comunque a mantenere la vetta della classifica. Esselunga, con un indice di performance stabile, conserva la seconda posizione, così come invariati rispetto alla classifica di settembre sono il terzo, quarto e quinto posto, ovvero Coop, Decathlon e Bricocenter. Più vivace risulta la classifica nelle successive posizioni. Supermercati Dem scala diverse posizioni e si attesta in sesta posizione, seguito daGameStop, Unieuro, Mediaworld e Auchan.

Nel complesso, la media del BEM Rank a ottobre 2017 per i 29 brand del settore GDO considerati è pari a 26,2 punti, in flessione rispetto allo scorso mese. Stabili le tendenze di ricerca su Google dei termini relativi alla grande distribuzione.

Osservando la dinamica dell’indice di performance online dell’ultimo anno si nota come Ipermercati Iper sia sempre riuscito a conservare la prima posizione, evidenziando però una fase di flessione soprattutto nella prima parte dell’anno in corso. Ad aprile 2017 Ipermercati Iper è riuscita a recuperare buona parte del terreno perso in precedenza, ma nei mesi successivi si è avviato verso un profilo decrescente. Più stabile Esselunga, con una prestazione che ha oscillato di poco intorno al valore medio di 45,5 punti. In crescita da inizio anno risulta invece l’indice di Coop, che da luglio 2017 è riuscito a raggiungere stabilmente la terza posizione della classifica precedentemente occupata da Decathlon.

Spesa online pronta a decollare ma il punto vendita resta, ci vuole integrazione

Intervista a Valentina Pontiggia, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c, che dà i numeri di un settore, il Food&Grocery, tra i più performanti per il ritmo di crescita (900 milioni di euro nel 2017, +43% sul 2016), destinato grazie ai nuovi ingressi a crescere anche nel 2018. Oggi però copre solo lo 0,5% del mercato.
«Il ritardo dell’Italia rispetto ai principali mercati nell’eCommerce [ha una quota sulle vendite totali inferiore al 6% contro il 19% di Uk, il 15% degli USA e il 14% di Germania e Cina] permane ed è riconducibile alla ridotta penetrazione nei comparti di prodotto e specialmente nel Food&Grocery (0,5%). Nonostante il fermento imprenditoriale degli ultimi anni, il settore non è in grado di garantire una copertura territoriale diffusa e omogenea sul territorio italiano: solo il 15% della popolazione infatti può effettuare online la spesa “da supermercato” con livello di servizio idoneo, mentre un altro 55% della popolazione ha un accesso solo potenziale all’eCommerce, tramite iniziative sperimentali, isolate e con limitata capacità».

Va detto che, dopo l’arrivo di Amazon, nuove iniziative per la spesa online da parte delle insegne storiche sono in preparazione o sono partite nel 2017 (Easycoop, Selex, i drive di Nova Coop e di Esselunga, ad esempio) dunque ci si attende una diffusione sempre più ampia del fenomeno. Che non eliminerà il punto vendita fisico, fondamentale per il comparto ma che deve pensare prima di tutto all’integrazione.

Millennials e Z Generation: gli acquisti food passano dai social. La survey Pwc

Millennials diametralmente opposti, nei loro comportamenti, rispetto alla Z Generation?

Per quanto riguarda gli acquisti food il divario non è esagerato. Le differenze ci sono, è vero, ma anche qualche similitudine.

Vediamo nel dettaglio.

Tanto per i Millennials quanto per la Generazione Z, infatti, l’ispirazione all’acquisto nel settore alimentare passa   principalmente attraverso i social network, a dispetto dei siti web. In particolare, i più giovani per trovare ispirazione all’acquisto consultano innanzitutto social network visivi come Instagram e YouTube (58% per la generazione Z vs 40% per i Millennials) e altri social network come Facebook e Twitter (49% vs 50%). Con  notevole distacco seguono, invece, i siti web dei rivenditori individuali (34% vs 36%), i siti web multimarca (30% vs 28%) e i comparatori di prezzo (20% vs 26%).
Quindi?
Quindi emerge come sia fondamentale la presenza attiva dei retailer dell’alimentare su questi canali, utilizzati per scoprire nuovi marchi e brands (51% generazione Z e 49% Millennials), per consultare recensioni e commenti (rispettivamente 49% e 48%) e per ricevere offerte promozionali (49% e 48%).

Fiducia e brick & mortar
Il fattore che ancora oggi influenza maggiormente le scelte nell’alimentare rimane la fiducia del consumatore nel brand, indicata dal 37% come primo driver d’acquisto, seguita dal programma fedeltà (18%), dalla presenza nell’offerta di prodotti non trovabili altrove.
 
L’acquisto on line è pratico e veloce, specialmente per  la maggiore praticità in termini di accessibilità ad ogni ora e varietà offerta (indicato dal 34% della Generazione Z e dal 29% dei Millennials), secondariamente per le maggiori promozioni disponibili rispetto al canale tradizionale (24% per entrambi i gruppi) e dalla disponibilità esclusivamente online dei prodotti desiderati (rispettivamente 19% e 16%).
Tuttavia, il negozio fisico rimane il canale preferito da tutte le generazioni, in particolare per gli acquisti più frequenti come i generi alimentari: gli acquisti online avvengono su base quotidiana per una minima parte dei rispondenti, mentre l’acquisto giornaliero nel negozio fisico è indicato dal 7% della Generazione Z e dal 9% dei Millenials.

Il ruolo dello smartphone
 
Lo smartphone assume un ruolo sempre più importante durante l’esperienza d’acquisto: il 60% dei rispondenti vi cerca informazioni sui prodotti, il 52% lo utilizza per il pagamento, il 59% confronta il prezzo con i concorrenti, il 36% legge recensioni ed il 33% accede a buoni sconto e codici promozionali.

Le reason why di acquisto
 
Tracciabilità e consegna in giornata sono tra i servizi più interessanti per le nuove generazioni, e oltre il 40% degli intervistati è disposto a pagare una tariffa aggiuntiva per una consegna entro 3 ore dall’ordine.
 
Ma non basta: per le nuove generazioni la sostenibilità è un driver chiave, come dimostrano le ricerche di informazioni sull’approccio alla sostenibilità di un brand o di un retailer direttamente in negozio (32% della Generazione Z), sul sito web ufficiale (27%), sui social media (32%) su altri siti web (19%) o attraverso il passaparola (18%).
 
Questa attenzione si traduce anche nella disponibilità a pagare un sovrapprezzo fino al +10% (indicato dal 25% dei rispondenti) o anche del +20% (20% dei rispondenti) per un prodotto a minor impatto sociale e ambientale.
 
È dunque evidente che i retailers debbano attrezzarsi a dare risposte esaurienti. A questo proposito 
Erika Andreetta, Partner Retail & Consumer Goods di PwC, afferma: “L’impatto di operatori come Amazon dovrà indurre i retailer a reagire, innanzitutto consolidando la propria reputazione verso la clientela target, ottimizzando i costi, definendo un assortimento di prodotti sempre più variegato e investendo nella supply chain real-time, in quanto “l’effetto Amazon” ha spinto i consumatori ad accrescere le proprie aspettative sulla consegna dei prodotti. Inoltre, dovranno fare leva sui benefici derivanti dalla presenza offline in termini di contatto diretto con il prodotto, investire sul personale del punto vendita, offrire prodotti unici ed esclusivi, adottare programma fedeltà con benefici allettanti tangibili”.

*La survey ha visto la partecipazione di oltre 3.150 ragazzi italiani, che hanno rappresentato le proprie preferenze di acquisto in termini di ispirazione, esperienza e consegna.
 

eCommerce a 23,6 miliardi nel 2017 (+17%), per la prima volta i prodotti superano i servizi

Avanza l’eCommerce in Italia e cambia pelle, o meglio carrello: con un totale d 23,6 miliardi nel 2017, grazie alla crescita di tutti i settori tra cui Informatica ed Elettronica (+28%), Abbigliamento (+28%), Food & Grocery (+43%) e Arredamento e home living (+31%), i prodotti acquistati online nel 2017 fattureranno 12,2 miliardi di euro (52% del totale, con un incremento del 28%), superando per la prima volta i servizi. E, se la quota di mercato è ancora bassa, più che negli altri Paesi europei (del 5,7%) non si può più negare che l’eCommerce sia una realtà con la quale tutti i retailer devono confrontarsi, pena l’estinzione (un esempio si tutti: la recentissima decisione di Ikea di vendere i suoi prodotti online affidandoli a un marketplace, con Amazon e Alibaba candidati più papabili). 

Il valore totale degli acquisti online da parte dei consumatori italiani raggiunge nel 2017 i 23,6 miliardi di euro, con un incremento del 17% rispetto al  2016. I Servizi crescono del+7% e si assestano a 11,4 miliardi.
Il Turismo si conferma primo settore seguito da Informatica ed elettronica di Consumo e Abbigliamento. Tra i settori emergenti i più importanti sono Arredamento e home living e Food&Grocery, che insieme valgono quasi 1,8 miliardi di euro. Gli acquisti via smartphone crescono del 65% e superano quest’anno i 5,8 miliardi di euro. È lo scenario del mercato del commercio elettronico presentato ieri dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm al convegno intitolato “eCommerce B2c in Italia: servono visione, coraggio e perseveranza!”.

«Nel 2017 l’eCommerce mondiale è stato caratterizzato da diversi fatti particolarmente significativi – afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. Tra questi ricordiamo le alleanze stipulate da alcuni grandi merchant eCommerce e operatori di differente natura (per sviluppare congiuntamente tecnologie o per espandersi commercialmente), l’affermazione di alcuni trend tecnologici (in primis assistenza vocale e chatbot) e la consacrazione delle principali ricorrenze eCommerce (Single Day, Black Friday e Cyber Monday). D’altro canto il 2017 è stato anche l’anno degli accesi dibattiti sugli effetti dell’online sul commercio tradizionale. Il successo di alcune iniziative eCommerce ha messo infatti a dura prova, in mercati più maturi dell’Italia, la sopravvivenza di alcune insegne della grande distribuzione tradizionale, tra cui quelle incapaci di progettare efficaci soluzioni ibride online – offline».

 

Paniere digitale “europeo”
Il paniere degli acquisti online si sta lentamente avvicinando a quello rilevato nei principali mercati più evoluti (dove i prodotti incidono per il 70% circa).

Nel 2017 gli acquisti di prodotti valgono 12,2 miliardi di euro. Il primo settore è l’Informatica ed elettronica di consumo con circa 4 miliardi di euro e un tasso di crescita del 28%. Gli acquisti nell’Abbigliamento (capi di vestiario, scarpe e accessori) crescono del 28% e raggiungono 2,5 miliardi di euro, non solo grazie al fashion ma anche al mass market. Tra i settori più performanti per il ritmo di crescita, troviamo il Food&Grocery (+43%) l’Arredamento e home living (+31%) con 900 milioni di euro ciascuno. Infine c’è l’Editoria con 840 milioni di euro (+22%). Gli acquisti in tutti gli altri comparti di prodotto valgono insieme 3,2 miliardi di euro nel 2017, in crescita del 27% rispetto al 2016. Qui si distingue il contributo dei Ricambi auto, con l’acquisto online pezzi di ricambio e pneumatici, del Beauty e dei Giocattoli. L’acquisto di prodotti genera circa 150 milioni di ordini all’anno con uno scontrino medio di 85 euro.

Nei servizi, che valgono complessivamente 11,4 miliardi di euro, il Turismo e trasporti si conferma il primo comparto dell’eCommerce italiano con 9,2 miliardi. La crescita (+7%) è riconducibile agli acquisti di biglietti per i trasporti ferroviari e aerei, alla prenotazione di appartamenti e case vacanze (attraverso gli operatori della sharing economy) e alla prenotazione di camere di hotel. Gli acquisti online nelle Assicurazioni raggiungono quota 1,3 miliardi di euro (+6%) e rimangono focalizzati sulle RC Auto. Tra gli “Altri Servizi”, che valgono circa 900 milioni di euro (+3%), rimangono importanti i contributi del Ticketing per eventi e delle Ricariche telefoniche. L’acquisto di servizi genera circa 50 milioni di ordini all’anno con uno scontrino medio di 235 euro.

«Il tasso di penetrazione totale degli acquisti online sul totale retail passa dal 4,9% del 2016 al 5,7% del 2017 con i Prodotti al 4% e i Servizi al 9%, e i tassi più alti sono stati raggiunti da Informatica ed Elettronica di consumo (20%) e Turismo (30%)» spiega Valentina Pontiggia, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c -. Il ritardo dell’Italia rispetto ai principali mercati eCommerce permane ed è riconducibile alla ridotta penetrazione nei comparti di prodotto e specialmente nel Food&Grocery (0,5%). Nonostante il fermento imprenditoriale degli ultimi anni, il settore non è in grado di garantire una copertura territoriale diffusa e omogenea sul territorio italiano: solo il 15% della popolazione infatti può effettuare online la spesa “da supermercato” con livello di servizio idoneo, mentre un altro 55% della popolazione ha un accesso solo potenziale all’eCommerce, tramite iniziative sperimentali, isolate e con limitata capacità».

«Dalla ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c emergono dati che trovano conferma anche dalla nostra esperienza. Il numero degli italiani che acquista online continua a crescere senza sosta e in maniera consistente (+10% rispetto allo scorso anno), mentre il valore della domanda eCommerce B2c è raddoppiato dal 2013. Siamo convinti che non esista più un consumatore tipico online, bensì un consumatore che usa indifferentemente diversi canali, online e offline, ricercando in essi un’esperienza d’acquisto fluida e coerente. Il fatto che il retail stia perdendo terreno rispetto all’eCommerce non significa che sia destinato a scomparire, ma che sia divenuto improrogabile per il commercio tradizionale ridefinire i propri paradigmi in termini di esperienza per il cliente» commenta Maurizio Capobianco, Regional Vice President per l’Italia, la Spagna e il Portogallo di Salesforce Commerce Cloud.

Uno su tre da smartphone, in tutti i settori
Nel 2017 un terzo degli acquisti eCommerce, a valore, è concluso attraverso smartphone o tablet. L’incidenza di questi device è quintuplicata nel giro di cinque anni: nel 2013 la somma di tablet e smartphone valeva infatti solo il 6%. Ancora più significativa la crescita dello smartphone: il suo contributo è passato infatti dal 4% nel 2013 al 25% nel 2017. In valore assoluto, gli acquisti eCommerce da smartphone superano, nel 2017, i 5,8 miliardi di euro, con una crescita del +65% rispetto al 2016.
L’importanza di questo canale per il consumatore è visibile in tutti i principali comparti merceologici: il tasso di penetrazione dello smartphone sul totale eCommerce sfiora o supera il 30% nella maggior parte dei settori di prodotto (Editoria, Abbigliamento, Informatica ed elettronica, Food&Grocery) ed è pari al 15% nel Turismo e al 5% nelle Assicurazioni.

I Web shopper italiani, esercito di 22 milioni
Nel 2017 i web shopper italiani – ossia i consumatori che hanno effettuato almeno un acquisto online nell’anno – sono 22 milioni e crescono del 10% rispetto al 2016. Tra questi, gli acquirenti abituali – ossia i consumatori che effettuano almeno un acquisto al mese – sono 16,2 milioni e generano il 93% della domanda totale eCommerce (a valore), spendendo online in un anno, mediamente, 1.357 euro ciascuno. Gli acquirenti sporadici sono invece 5,8 milioni, generano il restante 7% della domanda eCommerce e spendono mediamente 284 euro all’anno.

La crescita dell’export
Nel 2017 l’Export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, vale 3,5 miliardi di euro e rappresenta il 16% delle vendite eCommerce totali.
I prodotti, grazie a una crescita del 19%, valgono 2,3 miliardi di euro e rappresentano il 67% delle vendite oltre-confine. La bilancia commerciale (Export – Import) nei prodotti è, a differenza dei servizi, positiva e vale 800 milioni di euro (+150 milioni di euro rispetto al 2016). L’Abbigliamento, grazie alla notorietà dei brand italiani e alle competenze digitali sviluppate da alcune Dot Com o boutique multi-brand nazionali, è responsabile del 65% dell’Export di prodotto. L’Export di servizi si ferma a circa 1,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita sostanzialmente nullo, a causa di alcuni isolati fenomeni sfavorevoli legati ad attori del settore Turismo.

La spesa più personale (e soddisfacente)? La sa l’inconscio, eBay sperimenta a Londra

È una grande notizia per gli eterni indecisi che impiegano ore a scegliere il colore della gonna o dei calzini da acquistare, mentre qualcuno penserà subito a un futuro distopico di controllo delle menti, dove non saremo neppure più in grado di decidere ciò che vogliamo acquistare: di certo è un esperimento affascinante quello fatto da eBay a Londra all’inizio del mese con il pop up “The Art of shopping”. L’ultima frontiera della personalizzazione. Obiettivo: “riportare l’ispirazione nello shopping” combinando neuromarketing, scienza e opere d’arte. Come a dire: solo l’inconscio conosce i nostri più reconditi desideri, anche di acquisto, e le neruoscienze ce li possono rivelare meglio di noi stessi.

In uno spazio che era una galleria d’arte curata da Saatchi Art i visitatori venivano incoraggiati a guardare le opere con una fascia in testa che monitorava le loro reazioni. A questo punto una tecnologia detta MyndPlay creava un carrello su misura de cliente, con una serie di prodotti consigliati. Perché – è il sottinteso – una esperienza di shopping piena e ispirata darebbe lo stesso piacere che può suscitare il godimento di un’opera d’arte, o di un corridore di formula 1 quando giunge alla fine del circuito.

 

Come ha detto il Vicepresidente di eBay UK, Rob Hattrell: «eBay incoraggia i consumatori e rigettare le cose noiose e grigie e smetterla di fare la spesa come tutti gli altri. Vogliamo che i consumatori siano più coraggiosi ed esprimano la loro individualità».

Pe inciso secondo eBay sarebbero circa la metà dei consumatori britannici quelli che sarebbe pronti a un approccio più personalizzato agli acquisti mentre gli altri preferiscono seguire il branco e restare nella comfort zone; ai primi punta eBay.

Fantascienza? Forse, ma intanto il pioniere delle aste online entro fine anno ha intenzione, secondo il Daily Mirror, di lanciare una homepage basata sull’intelligenza artificiale e il machine learning per assicurare un livello di personalizzazione mai raggiunto negli acquisti.

Super salutista o salutista alla leggera? Indagine sui consumatori

Tu che salutista sei? Un super salutista o un salutista alla leggera? Da una ricerca di Squadrati commissionata dal California Prune Board sono infatti questi i due i profili emergenti.
 
Le donne super salutiste per eccellenza
Per quanto riguarda il super salutista, sono principalmente le donne a rientrare in questa categoria (6 su dieci). Con il salutista alla leggera le parti si invertono e la categoria si tinge di azzurro (6 su dieci).
 
Dove ci si informa
Per il super salutista, il web, e nello specifico i portali dedicati alla salute, è il canale preferenziale per raccogliere informazioni sul tipo di alimentazione da seguire (45%); al secondo posto i programmi tv specifici sul salutismo (31%); al terzo i libri (29%). Particolare autorevolezza viene riconosciuta anche ai blog specializzati (25%).
Anche per il salutista alla leggera il web, insieme ai portali dedicati alla salute (46%), rimane il canale preferito per informarsi; al secondo posto si classificano però i programmi tv generalisti (24%); al terzo le riviste non specializzate. Infine, nella categoria, il 12% non sente invece il bisogno di ricercare informazioni.

I cibi preferiti
Anche le preferenze in termini di alimentazione sono diverse: il super salutista dimostra una particolare attenzione all’inserimento nella propria alimentazione di verdura (94%) e frutta (93%), ma anche di bacche (24%), germogli (27%), semi (28%) e pesce (52%); mentre il salutista alla leggera oltre a frutta (88%) e verdura (85%) consuma carni (76%), salumi (29%) e formaggi (50%).

Che tipo di break?
Momento irrinunciabile per tutte le tipologie di salutista è lo spuntino: infatti, irrinuniciabile per ben l’84% dei salutisti di entrambe le categorie. Ma se il super salutista lo preferisce soprattutto a metà mattina (51%), il salutista alla leggera dichiara di farlo anche dopo cena (11%) e di notte (2%). Per il super salutista lo spuntino ideale comprende frutta (64%) o frutta secca (28%) e grissini e cracker (26%). E sono proprio i più salutisti a dichiarare di consumare anche le prugne secche (61% vs. 43% della media campionaria). Per il salutista alla leggera invece ci sono frutta (43%), cracker e grissini (33%) e merendine (27%).
Metodologia
Alla ricerca hanno partecipato oltre 600 maggiorenni salutisti, distribuiti in tutta Italia: Nord (45%), Sud e Isole (32%) e Centro (23%). Il campione è equamente diviso tra rispondenti donne (50%) e uomini (50%) e ha coinvolto principalmente la fascia 45-54 (39%), seguiti dalla fascia 35-45 (35%) e dalla fascia 25-34 (26%).

Birrificio Angelo Poretti lancia la nuova 4 Luppoli BIO

Birrificio Angelo Poretti, grazie all’esperienza e continua ricerca d’innovazione dei suoi Mastri Birrai, arricchisce la propria gamma con la nuova 4 Luppoli BIO, assoluta novità prodotta esclusivamente con malto d’orzo biologico e quattro diverse varietà di luppolo derivanti da agricoltura biologica. Con questo lancio, Birrificio Angelo Poretti s’inserisce a pieno titolo in un trend, quello dei prodotti provenienti da agricoltura biologica, in costante crescita.

I prodotti biologici in Italia rappresentano oggi il 2,9% del comparto alimentare e il settore registra un costante incremento grazie anche alla scelta dei consumatori, sempre più orientati ad una maggiore cura di sé e all’attenzione crescente verso l’ambiente. Il settore del biologico nel 2016 ha segnato un incremento del 20% rispetto al 2015, ciò denota un crescente interesse verso i prodotti biologici da parte dei consumatori che hanno acquisito negli anni una maggiore consapevolezza verso ciò che acquistano, dagli ingredienti che compongono il prodotto, alla catena di produzione stessa, con particolare attenzione a quanto riportato sulle etichette dei prodotti. (Fonte: IRI Shopper Research; GFK).

La scheda prodotto

4 Luppoli BIO, inoltre, conserva la spiccata armonia nel gusto, l’amaro e la frizzantezza moderati tanto apprezzati nella 4 Luppoli Lager originale. Queste caratteristiche, unite a una gradazione alcolica media (5,3%), fanno della prima referenza BIO del Birrificio Angelo Poretti una birra gustosa e beverina, ottima a tutto pasto.

STILELager
TIPOLOGIA COLOREChiaro
SCHIUMAPersistente, compatta e fine
ASPETTOLimpido
COLOREPaglierino
FRIZZANTEZZAModerata
CORPORotondo
AMAROAccentuato
GRADAZIONE ALCOLICA5,3% ALC. VOL.
CONFEZIONEBottiglia: 33 cl.

 

 

 

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