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Asiago DOP: riconosciuto e protetto in Cina

Asiago DOP, entro la fine del 2017, otterrà il pieno riconoscimento e la protezione in Cina.  È questo l’importante risultato raggiunto nei giorni scorsi dal summit economico UE-Cina inserito nell’accordo bilaterale sulla cooperazione e la protezione delle indicazioni geografiche avviato fin dal 2010. Il primo passo di questo processo è la pubblicazione formale degli elenchi dei 100 prodotti italiani e 100 cinesi che verranno protetti una volta entrato in vigore l’accordo, elenco nel quale, grazie all’impegno del Consorzio di Tutela, è stato inserito anche Asiago DOP.

«Rivendichiamo il successo del ruolo del Consorzio di Tutela Formaggio Asiago – afferma Fiorenzo Rigoni, Presidente del Consorzio – e di tutto il sistema di tutela italiano che ha visto riconoscere l’impegno pluriennale in Cina. Oggi siamo a celebrare l’importanza degli accordi bilaterali come strumento di protezione e di riconoscimento del valore economico, sociale e culturale delle DOP e la piena applicazione del Regolamento UE 1151/2012, in base al quale la protezione delle Indicazioni Geografiche è uno strumento per proteggere “il patrimonio culturale e gastronomico vivo” dell’UE”.

Il mercato cinese

Le importazioni lattiero casearie da parte della Cina sono in costante crescita. Nel 2016, hanno toccato quota 2,28 milioni di tonnellate, con un aumento del 20% in volume rispetto all’anno precedente. Sul fronte dei consumi, l’import cinese di formaggi cresce del 18% fra gennaio e aprile 2017, mentre l’export dei formaggi italiani è aumentato del 35% (dati CLAL.it).

 

 

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Zymil e Carte d’Or presentano il gelato senza lattosio

Zymil (Parmalat) e Carte d’Or  (brand Unilever ) festeggiano l’arrivo dell’estate 2017 con la nuova gamma di gelato senza lattosio, una risposta concreta ai numerosi consumatori che, per necessità o per una precisa scelta di vita, scelgono di eliminare dalla propria dieta determinati alimenti, come il lattosio.

Il gelato senza lattosio Zymil Carte d’Or è proposto in tre varianti (Panna, Latte e Caffè, Stracciatella), tutte realizzate con panna fresca e latte fresco pastorizzato Zymil “100% Latte d’Italia”.

“Siamo felici di presentare oggi ai nostri consumatori questa importante novità – commenta Parmalat. E poterlo fare al fianco di un partner di eccellenza come Carte d’Or, simbolo del gelato per antonomasia, ci emoziona ancora di più. Forti della grande fiducia che da anni ci riconoscono i consumatori abbiamo deciso di continuare ad innovare per rispondere ad un bisogno di alimenti senza lattosio che si non si ferma al latte ma abbraccia moltissimi altri prodotti. L’ingresso in questa nuova categoria merceologica è un passo importante che testimonia la nostra missione di offrire sempre il meglio a tutti coloro che, da anni, ci portano in tavola”.

Come spiega il Marketing Director Algida di Unilever, Giorgio Nicolai: “Questa nuova gamma nasce dal desiderio di poter permettere a tutti di gustare la bontà del gelato Carte d’Or ed avere il beneficio esclusivo dell’alta digeribilità di Zymil. Con il lancio della gamma gelato Zymil Carte d’Or vogliamo rispondere alle nuove tendenze alimentari e alle esigenze di chiunque, rimanendo fedeli alla qualità e ai sapori che caratterizzano da sempre il nostro gelato. Per fare questo non potevano che scegliere Zymil come partner, il brand leader e icona del senza lattosio, che da anni risponde al bisogno di digeribilità e benessere senza rinunciare alla bontà del latte.

 

Cambiano i tempi ma il tonno in scatola tiene nei consumi: +2%

Il tonno in scatola continua a correre, e a piacere agli Italiani. Secondo i dati resi noti dall’Ancit, l’Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare che associa 21 aziende in rappresentanza di un settore che dà lavoro a 1.550 persone, nel 2016 ha registrato una crescita dei consumi del 2%, confermandosi uno dei comparti trainanti dell’alimentare made in Italy. Il valore del settore lo scorso anno è stato di 1,2 miliardi di euro (mentre il fatturato totale del comparto conserviero ittico, che comprende anche sgombri, sardine, salmone, acciughe e altro è di 1,55 miliardi) con una crescita del 3% rispetto al 2015. Gli Italiani consumano ogni anno 150mila tonnellate, pari a 2,4 kg pro capite, con una crescita del 2% rispetto all’anno scorso, più o meno il doppio rispetto alla produzione nazionale, che si è attestata nel 2016 a 74mila tonnellate, con un aumento del 9%. L’Italia è il secondo produttore europeo dopo la Spagna. Le esportazioni hanno toccato quota 23.531 tonnellate (+4%), le importazioni 89.491 tonnellate (+4,2%).

 

Consumato da 9 italiani su 10

Dati tutti positivi che confermano l’attenzione per un prodotto che ha nella leggerezza, nella praticità, nell’economicità, nella salubrità i suoi skill principali. Lo dimostra anche un’indagine commissionata dall’Ancit alla Doxa, che fotografa il rapporto che gli italiani hanno con il tonno in scatola. Il 94% consuma abitualmente questo alimento, e il 43% lo mangia addirittura almeno una volta a settimana. Interessante scoprire come il tonno sia particolarmente amato da alcune tipologie di persone: gli “under 25”, le famiglie con bambine e ancora di più gli sportivi, che lo inseriscono tra i cinque alimenti irrinunciabili nella loro dieta assieme a carni bianche, legumi, yogurt e bresaola. Merito delle proteine nobili, degli Omega3, dello scarso apporto calorico.

Il tonno appare anche vincente grazie alla sua versatilità. Può essere consumato da solo o in molti modi diversi. Da questo punto di vista gli italiani sembrano preferirlo con gli spaghetti, in un sugo semplice e leggero, oppure come ingrediente di insalate di riso e di pasta, soprattutto nella bella stagione. Gli abbinamenti prediletti sono con il pomodoro (31%), con la pasta (27%), con il riso (16%), con le uova (9%), con i peperoni (4%) e con i carciofi (3%). Il tonno entra anche nelle nostre “schiscette” come ingrediente del piatto più gettonato per la pausa pranzo “homemade”, l’insalata di riso con tonno e pomodori, scelto dal 40% del campione. Segue l’intramontabile panino (o tramezzino) con tonno e pomodoro, che viene mangiato dal 35% degli intervistati. Piatti che sono amati perché considerati una pausa pranzo leggera e nutriente, da qualcuno perfino un “superfood” all’italiana grazie alla combinazione delle proteine nobili del tonno e degli antiossidanti contenuti nel pomodoro.

Salute trend dell’alimentazione quest’estate, anche in viaggio

cibo salute

È la salute il vero trend dell’alimentazione dell’estate 2017. Lo rivela un’analisi della Coldiretti presentata in occasione dell’incontro su “Vacanze tra cibo e cultura con i superfood della nonna” svoltosi a Roma. Lo studio rivela che un terzo della spesa di turisti italiani e stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o per l’acquisto di specialità enogastronomiche, con una decisa svolta verso prodotti ad alto valore salutistico nell’estate 2017. L’Italia del resto è leader mondiale nel turismo enogastronomico, e anche il Paese che ha conquistato nel 2017 il primo posto come Paese più sano al mondo secondo la classifica Bloomberg Global Health Index che analizza le condizioni di salute di 163 Nazioni. Quindi unire le due cose è naturale, quasi nel destino del nostro Paese.

 

In vacanza cibo prima voce di spesa

Le voci legate all’alimentazioni ormai hanno superato nel budget dei vacanzieri anche quelle per l’alloggio: 26 miliardi in tutto, dei quali 14 miliardi per la ristorazione, e 12 miliardi per l’acquisto di specialità gastronomiche da portare a casa su un totale di 75 miliardi del fatturato turistico complessivo annuale. Ma la novità è l’aumento sensibile del budget per alimenti e ingredienti salutistici: +11% per i cibi integrali, +26% per gli alimenti senza glutine, +20% per il biologico, +7% per le bevande vegetali (dati Nielsen 2017). E anche per i “superfood”, quei cibi a cui si attribuiscono proprietà assai benefiche, l’Italia vanta molti esponenti autoctoni: dalle carote viola di Polignano considerate un elisir di lunga vita al peperoncino calabrese ritenuto afrodisiaco, dalla cipolla rossa di Cavasso Nuovo, un toccasana contro lo stress e l’ipertensione, alla pompìa sarda, un agrume rarissimo i cui oli essenziali curano tosse e raffreddore, dal pomodoro del piennolo del Vesuvio, che può essere conservato a lungo senza perdere le sue caratteristiche al carciofo moretto di Brisighella, che è addirittura lassativo. Uno scrigno di tesori buoni e che fanno bene che ora può essere scoperto grazie alla nuova App “Farmersforyou” il nuovo servizio di Coldiretti che sullo smartphone o sul tablet permette di accedere a tutta la rete di Campagna Amica, il più grande circuito europeo di vendita diretta degli agricoltori. L’app prevede anche il servizio “around me” che, geolocalizzando l’utente, gli permette di visualizzare tutto ciò che è presente nel raggio di 30 km.

Una domanda straordinaria, quindi, alla quale non risponde solo la ristorazione tradizionale (+34% di ristoranti vegani in un anno, 4mila locali attenti ai celiaci) ma anche lo street food, che propone centrifugati, frullati, smoothies e macedonie. Ma il Belpaese può contare anche sull’agricoltura più green d’Europa ed è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare.

Donne italiane attente alla salute sì, ma le Millennials sono più gourmet

Le donne italiane? Amano mangiare malgrado tengano alla linea, e per questo seguono una dieta complete ed equilibrata. Le giovani amano cucinare, le più grandi apprezzano la qualità e prediligono il made in Italy. È quello che emerge da uno studio Doxa/Unaitalia che mette a confronto in fatto di alimentazione e abitudini a tavola le giovani italiane, le cosiddette Millennials, e le over 35. Le prime sono più rilassate, sono buone forchette e amano cucinare per passione, mentre le seconde sono più attente alla propria alimentazione e più preparate quando fanno la spesa. Ma tutte le generazioni sono unite dallo stile di vita mediterraneo, considerato il migliore possibile – e a tavola fanno largo consumo di frutta, verdura e carni bianche.

  

Secondo l’indagine Doxa, oltre il 70% delle donne italiane mangia frutta e verdura tutti i giorni. Il 55%, oltre una su due, mangia quotidianamente pane, mentre perde terreno la pasta, che è un piatto quotidiano soltanto per una donna su tre (il 35%). Molto più amato il pollo, considerato magro e nutriente, pratico e veloce da cucinare, versatile e adatto a uno stile di vita sano, che viene portato in tavola almeno una volta a settimana dal 69% dalle donne, classificandosi al terzo posto tra le fonti proteiche più usate dopo i formaggi (78%) e legumi (71%) e davanti alle uova (68%) e al pesce (65%). Malgrado sia controverso l’utilizzo delle proteine animali, le donne italiane non rinunciano a una dieta completa ed equilibrata che le comprenda. Se è vero infatti che la maggioranza delle donne ammette di aver ridotto il consumo di molti tipi di carne (il 63% salumi e prosciutti, il 57% la carne rossa, il 55% quella di maiale, il 90% continua a portarla in tavola. «Le donne italiane – spiega il gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma Luca Piretta – dimostrano di saper seguire un regime alimentare completo ed equilibrato, in linea con la Dieta Mediterranea che prevede un largo consumo di frutta, verdura e cereali, ai quali si aggiungono carboidrati e proteine di origine animale, carne compresa. È infatti fondamentale, per un regime salutare, non escludere dalla propria dieta nessun alimento. Il principio di demonizzazione di alcuni gruppi alimentari e di iperselettività dei cibi è, infatti, assolutamente sbagliato».

E la dieta? Non è un’ossessione. Quasi il 60% delle donne afferma di non essere stata a dieta nell’ultimo anno, ma la metà delle ragazze dai 18 ai 34 anni ammette di averne seguita una negli ultimi dodici mesi. Ma pur ammettendo di dover perdere qualche chilo di troppo, la maggior parte delle donne di ogni generazione (il 65%) si dichiara mediamente soddisfatta dalla propria forma fisica, il 22% si dice a suo agio con il suo corpo mentre solo il 10% si dice insoddisfatta. La dieta migliore è considerato il buon senso: il 48% si limita a mangiare un po’ meno e fare un po’ di moto. Ma se le Millennials sono più rilassate, le over 35 si dichiarano in maggioranza (il 57%) più attente alla cura della propria alimentazione.

Per tutte il cibo è prima di tutto un’esperienza sociale e di condivisione. Conversare con familiari, amici e parenti mentre si mangia è la situazione preferita da una larga maggioranza di loro (79%). Solo per l’11% la tv accesa è la compagna ideale, mentre solo il 2% non si stacca dallo smartphone mentre mangia. «Il cibo – spiega la psicoterapeuta Maria Rita Parsi – costituisce un momento di condivisione sin dall’inizio della vita, in cui la donna, in quanto madre, ha ricoperto, pur nel mutare dei tempi e dei costumi, il ruolo di colei che alimenta la coesione del gruppo familiare proprio intorno alla condivisione del cibo. Oggi che le donne lavorano anche fuori casa, quella condivisione è ancora più preziosa e spesso l’atto di cucinare rappresenta per tante di loro un momento creativo, poiché non più strettamente legato all’obbligo di farlo».

Infine i fornelli. Solo il 6% delle donne dichiara di essere negata in cucina, mentre il 51% considera cucinare un piacere quotidiano, per il 17% un hobby, dato che si impenna al 31% per le più giovani (18-24 anni), slegate dai doveri familiari. Parola d’ordine: sperimentazione. Per una donna su tre, infatti, il sogno è provare tutti i sapori del mondo. «Soprattutto nelle Millennials – continua Parsi – sta fiorendo una ricerca del rapporto con il cibo che le vede interessate non solo a sperimentare sapori e gusti, anche e soprattutto nuovi, ma pure a diventare esperte cuoche, a cucinare ‘per’ e ‘con’ passione».

Quasi una donna su tre (il 28%) si dichiara scrupolosa e sceglie sulla base delle informazioni presenti in etichetta. Il 12% si dichiara salutista e il 21% afferma di essere abitudinaria. Il prezzo sembra più importante per le Millennials mentre le over 35 prediligono la qualità e la salubrità degli ingredienti.

Merendine e fake news, italiani e qui pro quo. L’indagine Doxa per AIDEPI

Merendine croce e delizia.

Gli italiani le amano, ma spesso le temono anche. Per via dei fraintendimenti e dell’informazione sommaria e frammentaria.

Per verificare il gradimento dei nostri connazionali per gli snack e dolci e – contemporaneamente- verificare le “zone d’ombra” nell’informazione su di essi, Doxa, commissionata da AIDEPI, ha realizzato una ricerca.

Eccone le principali evidenze.

I consumi

Nel nostro Paese il 38% degli italiani sono consumatori di merendine e lo fanno in media 2 volte a settimana. Gli “habitue” di questo prodotto soprattutto under 35 (il 59%) . L’occasione preferita è la merenda (65%), risultato che si ottiene sommando lo spuntino di metà mattina a quello di metà pomeriggio, e a seguire a colazione (41%). Le merendine più amate dagli adulti sono le stesse che mangiavano da piccoli, a confermare un forte legame emozionale verso il prodotto: in testa quella tipo brioche (che è amata soprattutto dai più giovani under 35) seguita da quella a base di pasta frolla, tipo plumcake e a base di pan di spagna.

Italiani e “bufale”

Gli italiani sulle merendine non sono molto informati e sono essenzialmente 5 i principali “buchi neri”:

  • Oggi l’85% degli italiani non sa che nelle merendine non ci sono più gli acidi grassi trans (le grandi aziende dolciarie italiane li hanno tolti da tempo)
  • 8 italiani su 10 pensano che le merendine siano più caloriche delle merende fatte in casa (una merendina invece contiene meno calorie di un trancio di pizza, di un panino “imbottito” o di una fetta di torta fatta in casa).
  • 3 italiani su 4 (75%) sono d’accordo sul fatto che le merendine siano la causa dell’obesità infantile. Su questa falsa credenza va ricordato che – oltre a innumerevoli studi scientifici che evidenziano come non sia solo l’assunzione di cibi a determinare l’obesità ma lo stile di vita – una recente ricerca ha scoperto che in Italia proprio nelle regioni dove c’è un maggior consumo di merendine (al Nord Italia) ci sono i minori tassi di obesità.
  • Il 63% pensa che lo zucchero di una sola merendina faccia superare il bisogno giornaliero di zucchero di un bambino (e invece non è vero)
  • Sempre il 63% non sa che le merendine vengono fatte anche con il lievito madre (viene utilizzato per molte merendine).

Quello che gli italiani sanno

Su altri temi gli italiani mostrano invece di avere una consapevolezza maggiore. Ad esempio oggi la metà degli italiani (parliamo di 27 milioni di persone) sa che le merendine contengono meno grassi, zuccheri e sale di 15 anni fa. E 6 italiani su 10 sanno che nelle etichette delle merendine ci sono tutte le indicazioni utili per scegliere quella più adatta al proprio stile di vita. Per fortuna sono quasi tutti concordi (89%) sul fatto che le merendine sono un alimento anche per gli adulti (e non solo per i bambini).

Genitori e figli

La merendina si colloca nella “top five” degli alimenti preceduta da frutta, in testa con il 51%, yogurt (42%), snack salato (28%), e panino (24%). Oggi ben 8 genitori su 10 (81%) danno a merenda ai propri figli una merendina e lo fanno in media 2/3 volte a settimana, dimostrando una corretta alternanza con altre tipologie di merenda, nell’ambito di un consumo consapevole. Inoltre confrontando la merenda dei genitori con quella dei figli scopriamo che gli adulti consumano più o meno la stessa quantità di frutta dei loro figli (55% vs 51%), meno yogurt (30% vs 42%), snack salati (22% vs 28%) e meno merendine (14% vs 22%).

Le opinioni

Tra i consumatori l’opinione più diffusa è che la merendina sia una scelta tutto sommato accettabile per fare merenda quando si ha poco tempo a disposizione (84%). Per 7 italiani su 10 (68%) le merendine sono un prodotto innovativo, sempre al passo con i tempi e con le esigenze dei consumatori moderni. E ancora: il 63% considera le merendine un prodotto pratico e buono con cui fare merenda in ogni occasione. Infine il 40% ritiene che le merendine siano un prodotto nutrizionalmente valido, che puo trovare posto alternandolo ad altri alimenti, nel contesto di un’alimentazione equilibrata.

 

 

 

 

 

Em@ney trasforma lo scontrino in un biglietto virtuale. In palio 15 mila euro

Pagare non è mai bello. Se però lo si può fare sperando in una possibile vincita, la prospettiva cambia un po’. Nasce da qui l’iniziativa di Em@ney, istituto di moneta elettronica, che insieme alla rete degli Admiral Pay Point, (in cui si possono pagare bollette, ricariche telefoniche e anche acquisti on line) ha avuto l’idea di rendere lo scontrino uno strumento di promozione e di fidelizzazione, tramite un concorso a premi che trasforma ogni pagamento in un biglietto virtuale. In palio un totale di oltre 15mila euro.

La meccanica

Per ogni operazione di pagamento, il cliente riceve una ricevuta che riporta, insieme alle altre informazioni d’obbligo, un codice univoco. Basta inviare un sms con questo codice al numero 3316982686 per partecipare all’estrazione di uno dei 228 premi immediati e all’estrazione finale di una vacanza del valore di 3mila euro. Il cliente sa subito se ha vinto perché nel giro di un minuto gli arriverà un sms di risposta che gli comunica se ha vinto uno dei premi giornalieri (una gift card da 30 euro o un elettrodomestico del valore di 750 euro) o se invece il suo codice potrà solo partecipare all’estrazione finale.

Il concorso si concluderà il 7 luglio. Entro il 31 luglio, sarà estratto il premio finale.

“Abbiamo integrato due tecnologie differenti” spiega il ceo di Em@ney, Germano Arnò “perché alla transazione economica è stata abbinata l’assegnazione dei premi, estratti con un software certificato. Nella nostra piattaforma di pagamento, abbiamo implementato l’emissione del codice numerico. Parallelamente, una piattaforma collegata alla rete dati di telefonia cellulare effettua un’estrazione random che viene attivata non appena riceve un sms con un codice valido. La stessa piattaforma, è in grado di rispondere all’sms con un altro sms che contiene l’esito dell’estrazione: <hai vinto> oppure <non hai vinto>”.

Il servizio di pagamento viene gestito interamente da Em@ney e non richiede all’esercente alcuna competenza né tecnologie aggiuntive. È sufficiente un personal computer collegato a Internet e a una stampante per accedere, attraverso una intranet, al portale dei servizi che il punto offre alla clientela finale. Da qui potrà effettuare i pagamenti, come le ricariche telefoniche o le gift card per acquistare on line. La ricevuta che consegnerà al cliente è personalizzata e, così come il codice per partecipare all’estrazione, può riportare anche messaggi promozionali dello stesso esercente.

“Si tratta di iniziative che noi possiamo costruire su misura” dice ancora Arnò “perché la nostra piattaforma informatica è predisposta alla personalizzazione di tutti i servizi. Per esempio, l’inserimento di un messaggio promozionale sulla ricevuta di un pagamento che può anche essere differenziato sulla base del profilo del cliente anche per il singolo esercente. Ma si può anche realizzare il collegamento di quella transazione a un’operazione di marketing o a una fidelity card, e si possono gestire fatturazioni funzionali legate al tipo di acquisto”.

“Sono operazioni che possiamo fare per reti commerciali di qualunque dimensione, anche con pochi punti vendita, proprio grazie alla flessibilità del sistema informatico che abbiamo costruito, rispettando tutte le normative di sicurezza stabilite dalle autorità finanziarie dell’Unione europea”.

Tomato revolution, la linea biologica e trasparente di Altromercato

Nasce “Tomato Revolution” di Altromercato: la linea che punta a rafforzare una filiera biologica, legale e trasparente del pomodoro.
 
Obiettivo del progetto è valorizzare i prodotti nati in Italia, su terreni liberi dalle mafie o a rischio di spopolamento e sfruttamento, lavorati da realtà impegnate nella lotta al caporalato e nella responsabilità sociale. Quattro varietà di pomodoro, per altrettante nuove referenze, coltivate con metodo biologico secondo ricette tradizionali italiane.
 
Ad oggi, l’impatto di Tomato Revolution si traduce nel coinvolgimento di 5 cooperative e 30 piccoli produttori, attivi in territori ad alto rischio di sfruttamento della manodopera, che hanno lavorato, nel 2017, 100 quintali di pomodoro e confezionato 100.000 vasetti di specialità enogastronomiche. Piccoli numeri testimoni di un crescente interesse per una economia più giusta anche nel nostro paese.

La gamma

Ciascuna referenza si differenzia per sapore, consistenza e utilizzo principale, per dare una risposta alle diverse esigenze.
 
Passata di Puglia bio, ottenuta da pomodori varietà Roma, maturati al sole e selezionati a mano, sono lavorati subito per mantenere un sapore intenso e armonioso.
 
Pomodori Pelati in salsa bio: dal cuore del Parco nazionale del Gargano, riprendono la tipica tradizione pugliese: vengono selezionati e raccolti solo quando sono arrivati alla perfetta maturazione e lavorati freschi per preservare la consistenza della polpa del pomodoro varietà San Marzano.
 
Salsa pronta Siccagno e Finocchietto: il profumo fresco e aromatico del finocchietto si unisce al sapore delicato e dolce del pomodoro Siccagno, tipico della valle del Belice (Sicilia), che cresce senza irrigazione grazie alle particolari condizioni microclimatiche.
 
Spaccatelle di pomodoro bio varietà San Marzano: alla base di tante ricette regionali pugliesi, seguono una lavorazione artigianale che mantiene ed esalta il gusto del pomodoro biologico.
 
I pomodori delle quattro conserve di Tomato Revolution vengono coltivati dalle cooperative Pietra di Scarto (FO) e Semi di Vita (BA) utilizzando beni confiscati alle mafie, Rinascita (PA), Prima Bio (FO) con programmi di agricoltura di impatto sociale in zone a forte rischio di sfruttamento della manodopera. Una rivoluzione dal sapore autentico.
 

E-commerce: i trend logistici che fanno decollare il comparto

L’e-commerce non può prescindere dalla logistica. Specialmente se vuole sfruttare al massimo le proprie potenzalità e fidelizzare i clienti. È questo l’assunto che ha fornito lo spunto al workshop “Innovazione e customer experience al centro della logistica dell’e-commerce” che si è tenuto alla XII edizione del Netcomm Forum.

Secondo Lorenza Zanardi, Direttore Generale di Rajapack Italia e tra i protagonisti dell’incontro, bisogna puntare su alcuni requisiti specifici: design minimal, ecosostenibilità, personalizzazione e riutilizzo per il reso o in generale.

  1. Minimizzare gli eccessi di cartone e plastica per ridurre i costi di trasporto ma anche mettere i clienti nella condizione di aprire facilmente e velocemente i pacchi, senza gravarli di uno smaltimento impegnativo dell’imballo. Grandi colossi dell’e-commerce sono già stati attaccati sui social media per avere irritato i propri clienti con imballaggi complicati o non necessari.
  2.  Puntare su un packaging eco sostenibile. L’imperativo sono le 3R: RIDURRE, RIUTILIZZARE, RICICLARE. Un recente studio Nielsen afferma che il 52% delle decisioni di acquisto sono influenzate dall’impatto ambientale dell’imballo. Una realtà di cui hanno preso coscienza le aziende che utilizzano l’e-commerce e grandi marchi come Zara. Il famoso marchio di abbigliamento infatti comunica sulle proprie scatole e-commerce che sono fatte al 100% di materiale riciclato (boxes with a past) ed inoltre propone tantissimi tutorial per riciclare gli imballaggi dopo il loro utilizzo (boxes with a future).
  3. Personalizzare, ricorrendo a una brandizzazione significativa che riguarda sia il lato esterno che quello interno per influenzare il cosiddetto effetto WOW nel consumatore online. Un trend che, negli ultimi tre anni, in casa Rajapack è addirittura triplicato, toccando il 13% del fatturato 2016, con percentuali più elevate in settori come il lusso e l’elettronica di consumo.
  4. Riutilizzare: gli e-shoppers danno per scontato di poter rendere i prodotti acquistati nel medesimo imballo che hanno ricevuto. Ecco perché diventa importante nella personalizzazione pensare a soluzioni che permettano al cliente di richiudere e riutilizzare facilmente la propria scatola o la propria busta per la restituzione e al contempo far trovare etichette di reso già pronte all’uso.

Nasce Osservatorio Immagino di GS1 Italy e Nielsen: i consumi visti dalle etichette

Raccontare i consumi degli italiani e i loro mutamenti incrociando le informazioni presenti sulle etichette dei prodotti registrate da Immagino con i dati Nielsen su vendite, consumo e fruizione dei media: è questa l’idea che sta alla base di Osservatorio Immagino, il nuovo progetto nato dalla collaborazione tra GS1 Italy e Nielsen. Obiettivo: scandagliare più a fondo le tendenze di consumo.

Un vero progetto di Big data insomma che integra due immensi patrimoni informativi: le oltre 100 variabili presenti sulle etichette degli 80 mila prodotti di largo consumo digitalizzati da Immagino messe a disposizione da GS1 Italy con i dati scanner raccolti in 10 mila punti vendita della distribuzione moderna, con quelli relativi ai consumi di 9 mila famiglie e alle loro abitudini di consumo  e alla di fruizione dei contenuti televisivi e online di Nielsen.

 

Integrale, free from, Dop, bio i trend

La prima edizione dell’Osservatorio Immagino è basata sui dati dell’anno 2016 relativi a 58 mila prodotti di largo consumo, che hanno sviluppato circa 31 miliardi di euro di vendite, pari al 74% di quanto venduto nel totale del largo consumo in Italia da ipermercati e supermercati. L’obiettivo di GS1 Italy e Nielsen è di estendere progressivamente l’insieme di prodotti.

Dall’Osservatorio emergono stili di consumo e scelte di acquisto rivolte al consumo di prodotti free from (ad esempio “senza glutine” o “senza olio di palma”) e di quelli arricchiti, con una crescita dell’universo veg e delle intolleranze alimentari, e dei consumatori interessati all’italianità dei prodotti e ai prodotti biologici.

«Attraverso le tabelle nutrizionali abbiamo tracciato l’identikit di un “metaprodotto”, ossia i valori nutrizionali del prodotto “medio” acquistato dai consumatori: si tratta di un prodotto equilibrato, che conferma il buon rapporto degli italiani con l’alimentazione – spiega Romolo de Camillis, retailer director di Nielsen -. Analizzando gli ingredienti dei prodotti abbiamo misurato come la loro presenza possa influenzare l’acquisto. Abbiamo anche osservato come cambia il consumo di un ingrediente al variare del reddito, dell’età e del ciclo di vita della famiglia: ad esempio, le fasce di popolazione con reddito e istruzione più elevata consumano prodotti con minore contenuto di zucchero».

Più (fibre) meno (zucchero, sale, olio di palma)

Ad esempio l’Osservatorio indaga due trend apparentemente contrapposti, ma che vanno verso una stessa direzione salutistica: quello del free from e quello dei prodotti arriccchiti.

Al mondo alimentare si aggiunge il mondo della cura persona con l’analisi su 9.700 prodotti che ne ha messo in luce le caratteristiche focali e i trend del momento, come il cruelty free, la valorizzazione del made in Italy e la diffusione di alcuni ingredienti di origine vegetale (come noce di cocco, calendula, soia e avena).

L’Osservatorio Immagino verrà aggiornato due volte l’anno, in formato cartaceo e digitale, arricchendosi a ogni edizione di nuovi approfondimenti.

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