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Il cliente Censis della Dmo: scaltro, infedele, superinformato

Il nuovo consumatore? È scaltro, infedele e superinformato. Lo rivela la ricerca del Censis «Lo sviluppo italiano e il ruolo sociale della Distribuzione moderna organizzata» presentata a Roma, che scatta la fotografia al consumatore del dopo-crisi (nel primo trimestre 2017 i consumi delle famiglie hanno registrato un aumento dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e l’incremento annuo è il più alto dal 2011, +2,6%). Una fotografia molto diversa rispetto a dieci anni fa. L’unica cosa rimasta uguale è il favore accordato alla distribuzione moderna organizzata (supermercati, ipermercati, centri commerciali, grandi magazzini e grandi superfici specializzate) che resta il luogo d’elezione dove fare la spesa, dall’alimentare all’abbigliamento, dall’arredamento al bricolage e il giardinaggio, la profumeria e la cosmetica.

 

Infedele (sei volte su dieci)

Il nuovo consumatore è prima di tutto molto infedele al punto vendita: il 60,3% degli italiani che si rivolgono alla distribuzione moderna organizzata per fare la spesa alimentare acquista dove più conviene, senza sentimentalismi legati a un’insegna o a un punto vendita. Va dove ti porta il portafogli, insomma. La quota dei “fedifraghi” è addirittura del 74,7% nell’abbigliamento e nelle calzature, del 72,2% nell’arredamento, del 70% nell’elettronica e telefonia.

 

Informato (su sociale e web)

Naturalmente per inseguire l’affare bisogna essere molto informati. Sono ben 31,7 milioni gli italiani maggiorenni che nell’ultimo anno hanno letto i giudizi sui prodotti nei social network e nei blog per decidere se e cosa acquistare. E di questi 10,7 milioni lo fanno regolarmente. E a sua volta il consumatore diventa produttore di informazioni: 20,4 milioni di italiani (6,2 milioni regolarmente) hanno pubblicato post su siti web o social network con commenti personali o con il racconto di proprie esperienze relative a prodotti, spese, luoghi della grande distribuzione.
Altro “skill” necessario è la grande dimestichezza con i mezzi informativi sia tradizionali sia digitali: 46,8 milioni di italiani (29,7 milioni regolarmente) nell’ultimo anno sono venuti a conoscenza di promozioni e offerte dai volantini cartacei e 26,7 milioni (10,7 milioni regolarmente) da app scaricate sugli smartphone.

 

Smaliziato (e omnicanale)

Ma l’aspetto forse più interessante del consumatore evoluto è la capacità di combinare spazio fisico e spazio virtuale per massimizzare le opportunità di risparmio. Una delle tecniche maggiormente usate dal consumatore smaliziato è testare un prodotto nel negozio tradizionale per poi ordinarlo online per risparmiare: 30,5 milioni di italiani lo hanno fatto almeno una volta nell’ultimo anno e 8,8 milioni lo fanno spesso. Così come 19,6 milioni (5,4 milioni regolarmente) hanno ordinato prodotti tramite il web e poi li hanno ritirati presso il punto vendita mentre sono 14,4 milioni i nostri connazionali che si sono fatti consegnare la spesa a casa dopo averla ordinata per telefono o sul web (per 5,7 milioni è una pratica abituale). Quelli che sono rimasti ancorati allo shopping tradizionale sono ancora tantissimi: 46,6 milioni di italiani, dei quali 24,5 habituée.

 

Tutto, sempre, velocemente: il supermercato del futuro nei desiderata dei clienti

E spostandoci avanti con la fantasia, come si immaginano gli italiani il punto vendita del futuro? Un luogo versatile, in cui possano trovare dai farmaci, ai carburanti, alle polizze assicurative (43,8%). L’idea è quella di un grande magazzino con coupon personalizzati da scontare subito alla cassa (42,3%), personale preparato e disponibile che aiuti a capire e scegliere velocemente (33,3%), modalità più rapide e semplici di pagamento (29,2%), orari di apertura più flessibili e prolungati (sera tardi, domeniche, festivi: 25,9%), offerte personalizzate recapitate in tempo reale sullo smartphone (21,4%), disponibilità di servizi utili (posta, banca, lavanderia: 21,1%), e naturalmente il wi-fi (17,8%). Insomma, un negozio tailored e multiforme. Il futuro del consumo è adesso.

Istat, dall’inizio dell’anno vendite ferme e il +1% di maggio non fa cambiare rotta

Possiamo parlare di stagnazione delle vendite a questo punto: i dati Istat sul commercio al dettaglio relativi al mese di maggio 2017 registrano un aumento del +1,0% rispetto a maggio 2016 nelle vendite a valore, con l’alimentare a +1,1% e il non alimentare a +0,9%. Dall’inizio dell’anno però l’Istat evidenzia una variazione pari al +0,1% a valore e al -0,9% a volume.

«Il 2017 non si manifesta come un periodo di ripresa delle vendite al dettaglio – è il commento di Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione –. Nei primi cinque mesi dell’anno i volumi sono in calo (-0,9% a livello complessivo) e la lievissima ripresa a valore (+0,1%) è frutto esclusivamente dell’aumento dei prezzi del settore alimentare. Le famiglie mantengono un atteggiamento prudente nei consumi. Preoccupate dalle incertezze del quadro politico, economico e sociale direzionano l’accresciuto potere d’acquisto degli ultimi anni verso un recupero dello stock di risparmio e un consumo di beni e servizi (auto, cultura e intrattenimento, ristorazione) alternativi ai prodotti di più generale e largo consumo. Un quadro non favorevole per le imprese del commercio, costrette ad affrontare un ulteriore periodo di domanda stagnante e una ripresa che continua ad allontanarsi nel tempo».

Secondo Federalimentare, è il mondo food che continua a destare preoccupazione, visto che la crescita (esigua) del mese (+1,0%) è attribuibile “a un “effetto trascinamento” dovuto all’aumento dei prezzi che, sebbene in riduzione, hanno avuto una forte impennata nei primi mesi dell’anno”. Il dato a volume segna infatti un calo del -1,0%. Questa tendenza si evidenzia in modo ancor più chiaro nei dati cumulati dei primi 5 mesi del 2017, che indicano una crescita del +0,6% a valore ma un calo a volume del -1,9%”. E se a maggio è andato meglio il non food, con una crescita sia a valore (+0,9%) sia a volume (+0,8%), nel periodo gennaio-maggio complessivamente abbiamo un calo, sia a valore sia a volume del -0,2%.

Il Codacons parla di un maggio “freddo” per le vendite aò dettaglio. «In realtà le vendite non stanno affatto crescendo, e rimangono stazionarie rispetto allo scorso anno – spiega il presidente Carlo Rienzi – È evidente come tali dati siano del tutto insufficienti ai fini di una ripresa dei consumi. Nonostante i numeri positivi registrati a maggio, le vendite in Italia sono sostanzialmente ferme, confermando i tanti allarmi lanciati dal Codacons e la mancanza di misure per sostenere il commercio interno».

 

Avanzano ancora i discount, soffrono i piccoli esercizi

“Un dato poco rassicurante” anche se si tratta a volume della prima variazione tendenziale positiva dell’anno emerge dalle rilevazioni Istat  secondo l’Ufficio Studi Confcommercio, visto che l’indice destagionalizzato si posiziona sui livelli più bassi degli ultimi anni. “Dalla debolezza della ripresa – fanno sapere dall’Ufficio Studi – restano più colpiti i negozi con meno di cinque addetti, che registrano una riduzione delle vendite in valore del 2,5%, mentre appare meno difficile la congiuntura delle imprese più grandi. La fiducia delle famiglie continua ad essere precaria, comprimendo la propensione al consumo”. 

Se le vendite di alimentari salgono a maggio 2017 rispetto a un anno prima in ipermercati (+0,2%) piccole botteghe alimentari (+0,3%) e supermercati (+0,4%) sono ancora i discount che fanno registrare l’incremento di gran lunga più significativo, del 3,2%.

Coldiretti evidenzia come sia proprio il settore alimentare a far registrare i risultati migliori con una media del +1,1%. “L’aumento della spesa alimentare su base annua è un segnale positivo poiché si tratta della seconda voce del budget familiare dopo l’abitazione. L’auspicio è che ora gli aumenti di spesa nella distribuzione alimentare si trasferiscano anche al settore agricolo dove – commenta Coldiretti –i compensi riconosciuti per molti prodotti non coprono neanche i costi di produzione”.

Gruppo Acqua Minerale San Benedetto si conferma leader del beverage analcolico

Gruppo Acqua Minerale San Benedetto, per il secondo anno consecutivo, si conferma  leader assoluto del mercato Italiano del beverage analcolico nel 2016 con una quota a volume del 15,4%. A certificarlo è GlobalData, prestigiosa società internazionale di ricerca e consulenza di mercato, con sede principale a Londra, accreditata come “specialista” per lo studio e l’analisi dei mercati globali relativi all’industria delle bevande.

A corroborare questo risultato, un secondo riconoscimento: la certificazione del brand San Benedetto come leader nell’intero mercato delle bevande analcoliche in Italia – con una quota a volume del 9,5% – e nei seguenti segmenti di mercato: 

  • Brand più venduto nel mercato delle acque minerali con il 10,5% di quota a volume;
  • Brand più venduto nel mercato del thè freddo con il 29,8% di quota a volume;
  • Brand più venduto nel mercato delle bibite gassate no cola a basso contenuto calorico con una quota a volume del 29,7%;
  • In più Energade si conferma come il brand più venduto nel mercato degli Sport Drink con una quota del 34,2%.

“Confermarsi per il secondo anno consecutivo come leader nelle bevande analcoliche è un risultato eccezionale in un mercato così competitivo come quello italiano. Ciò rappresenta un motivo d’orgoglio per tutta l’Azienda, ma anche una grande responsabilità: vale a dire quella di confermarsi in un mercato con grandi gruppi internazionali e soprattutto nei confronti dei consumatori ”. – ha dichiarato Enrico Zoppas, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. – “Continueremo a investire in maniera importante nell’ innovazione, che riteniamo essere l’unica via di sviluppo possibile. San Benedetto non si ferma mai. I prodotti che si vedono oggi sul mercato sono già storia, siamo sempre oltre, orientati a quello che faremo domani.”

 

A Las Vegas apre il primo locale con bartender robot

Se tra i maggiori temi di discussione contemporanei troviamo la robotica e il suo futuro apporto al lavoro umano – argomento scelto quest’anno anche per le tracce dell’esame di maturità delle scuole superiori italiane – Las Vegas non si risparmia tra innovazioni e interessanti opzioni di intrattenimento legate sempre più al mondo dell’automazione.

Las Vegas rimane infatti la patria indiscussa della tecnologia e dell’innovazione, in primo luogo grazie al CES, la fiera più grande del mondo che la destinazione ospita annualmente a gennaio.
Ogni edizione accoglie oltre 170.000 appassionati e professionisti provenienti da tutto il mondo e circa 400.000 aziende e start up espositrici.

Proprio nella città californiana tra pochi giorni aprirà Tipsy Robot, il primo bar robotico al mondo (su terra ferma), all’interno dello shopping mall Miracle Mile Shops.
I clienti potranno scegliere tra una vasta selezione di drink attraverso un’app dedicata. Saranno poi i robot gemelli al bancone a miscelare, shakerare e versare i cocktail con tanto di entusiasmanti coreografie che promettono una nuovissima tipologia di intrattenimento.

Questa innovativa esperienza di bartending sarà inserita all’interno di un ambiente altamente digitale e high-tech: attraverso un photo booth dedicato dagli sfondi colorati e divertenti, i clienti potranno condividere in pochi istanti la propria esperienza sui social.

La città prosegue poi sull’onda dell’incessante innovazione con il nuovo sistema di prenotazione via Facebook Messenger. Dopo l’introduzione del mobile check in, una modalità già consolidata nei principali resort della Strip, The Venetian sarà infatti il primo resort indipendente a lanciare la prenotazione delle sue stanze tramite un’app social.

Infine, Las Vegas Convention and Visitors Authority (LVCVA), continua ad invitare turisti e futuri visitatori a scaricare la sua app gratuita di Virtual Reality, Vegas VR, per vivere alcune delle esperienze più amate di Las Vegas in maniera ancora più coinvolgente. É possibile scaricare la app, disponibile per iPhone e Android, visitando il sito internet http://www.vrtv.vegas.

Business ibrido: il retail tradizionale vira verso l’online, a partire dall’USA

Business sempre più ibrido? Pare proprio di sì. Stando infatti a un recente studio BDO (BDO’s 2017 Retail Compass Survey of CFOs) , risulta chiara la svolta decisiva verso il digitale dei retailer negli USA.
Secondo l’approfondimento BDO-PitchBook, già nel 2016, infatti, le fusioni e acquisizioni dei Retail tradizionali statunitensi si sono attestate intorno ai 17 miliardi di dollari (il valore più alto registrato negli ultimi cinque anni pari al +60% rispetto al 2015 ) e hanno interessato 105 operazioni.

Ottima pure la crescita degli investimenti di private equity (PE) nel settore che hanno raggiunto,  l’anno scorso, $6,1 miliardi di buy-out completati, contro i 2,2 miliardi registrati nel 2015 e 300 milioni di dollari rilevati nel 2014.

Notizie altrettanto buone per il mero segmento Internet Retail, che fa registare 155 operazioni portate a segno nel 2016 per un controvalore di oltre 13 miliardi di dollari e un +22% di crescita dei volumi rispetto al 2015. È ormai palese che il consumatore preferisca sempre più muoversi online e il modello di business al dettaglio si sta modificando di conseguenza.

Una  conferma di questa più che rapida evoluzione verso il digitale arriva da La National Retail Federation statunitense che prevede in crescita le vendite retail online per l’anno in corso con una quota compresa tra 8 e 12%, e un tasso di crescita tre volte più veloce che nel settore retail in generale.

Le previsioni della NRF per gli store tradizionali fisici attestano invece la quota di crescita a circa il 3%, mostrando così quanto sia rilevante un’offerta multicanale osservando quanto l’ecommerce sia sempre più alla guida della crescita del settore Retail. 

Il caso WalMart

La sfida è stata colta da WalMart, la più grande catena di megastore americana, che, con l’acquisizione della piattaforma di commercio online Jet.com per 3 miliardi di dollari l’anno scorso, ha lanciato la sfida ad Amazon sulle vendite online. Il colosso USA della grande distribuzione ha portato a termine una delle più grandi acquisizioni nell’e-commerce, in particolare per una startup che è partita ufficialmente nel 2015.

“Jet.com è stata acquisita l’estate scorsa con offerta ’premium’ di $3,3 miliardi rispetto alla sua effettiva valutazione di $1,35 miliardi, ma WalMart ha visto giusto, al punto che, alla fine dell’anno scorso, le vendite a livello globale nell’e-commerce sono incrementate a doppia cifra, con +15% rispetto il 2015, e quelle autoctone U.S.A. sono salite di ben il 36%” ha commentato Simone Del Bianco, managing partner di BDO Italia.

Il retail tradizionale: la scommessa di Macy’s e Target

I rivenditori tradizionali stanno facendo grandi investimenti in tecnologia, sia negli store fisici sia nell’e-commerce non solo per offrire un’esperienza multi-canale, ma anche per consentire al consumatore un approccio più olistico al brand. Macy’s e Target, per esempio, hanno stretto una partnership con la startup e-retail ThredUp, consentendo ai consumatori di donare abbigliamento usato alla piattaforma ThredUp in cambio di credito presso i propri store fisici. Alcuni retailer dell’abbigliamento, come Urban Outfitters, stanno collaborando con startup tecnologiche per utilizzare la tecnologia dei beacon in-store raccogliendo informazioni in tempo reale sulle preferenze di acquisto e sul flusso dei propri clienti.

E l’e-commerce puro?

Allo stesso tempo, gli e-retailer puri si stanno espandendo in controtendenza nel mondo fisico. Nel 2017, la Unicorno Warby Parker – startup di eyewear design che prima di aprire il suo store nel cuore di SoHo, ha iniziato online il proprio business vendendo occhialeria originale e di qualità a prezzi estremamente competitivi rispetto alla media – prevede di portare a 70 i propri punti vendita nel mondo. Quanto ad Amazon, la storia è nota…

E’ interessante notare – è il commento di Simone Del Bianco – come i grandi retailer USA, la cui presenza nei mercati europei è sempre più significativa, stiano valutando di portare l’esperienza in-store al livello successivo. Secondo le analisi BDO, 1 retailer su 2 prevede di investire nella riqualificazione e/o nel rimodellamento dei propri store. Allo stesso tempo, la maggioranza, il 70%, si sta concentrando sull’online, investendo più capitale nel commercio elettronico e nei canali mobile. Per aiutare questi canali a comunicare tra di loro e migliorare l’efficienza operativa, il 74% dei dettaglianti USA investirà nell’innovazione tecnologica dei sistemi IT. Anche in Europa e in particolare in Italia la ricerca di nuovi modelli di business, l’innovazione tecnologica e la spinta al digitale sono sfide che le imprese devono e dovranno necessariamente affrontare per raggiungere e/o mantenere una posizione competitiva di mercato e aspirare ad adeguati livelli di margine”.

Falsi e contraffazioni: i principali produttori e le rotte di transito

Quello dei falsi e della contraffazione di prodotto è un mercato vivace che, per il suo funzionamento,  si avvale di produttori ma anche di paesi tramite e di rotte di transito “rodate”.

La nuova relazione dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale elaborata dall’EUIPO e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), ha evidenziato alcuni aspetti salienti di questo commercio.

I dieci i settori esaminati- che costituiscono oltre la metà del commercio complessivo di prodotti contraffatti nel mondo, ossia più di 208 miliardi di EUR nel 2013 – sono: alimenti, prodotti farmaceutici, profumeria e cosmetici, pelletteria e valigeria, abbigliamento e tessuti, calzature, gioielleria, apparecchiature elettroniche ed elettriche, dispositivi ottici, fotografici e medici, giocattoli, giochi e attrezzature per lo sport.

I principali produttori

Indubbiamente, per 9 dei 10 settori esaminati, il principale produttore si conferma la Cina, anche se diverse economie asiatiche quali India, Thailandia, Turchia, Malaysia, Pakistan e Vietnam, giocano un ruolo non secondario. Infine, anche la Turchia rappresenta un importante produttore di articoli falsi in alcuni settori — come pelletteria, alimenti e cosmetici — che vengono poi spediti nell’UE.

Lo scambio

I principali centri di scambio a livello mondiale dei trafficanti di prodotti contraffatti – dice la relazione – sono Hong Kong, gli Emirati arabi uniti e Singapore, dove vengono importate grandi quantità di prodotti falsi a mezzo container che verranno successivamente spedite per posta o corriere.

Il transito

Dalla relazione emerge che diversi paesi del Medio Oriente, fra cui gli Emirati arabi uniti, l’Arabia Saudita e lo Yemen, costituiscono i principali punti di transito per le spedizioni di prodotti falsi diretti in Africa. Albania, Egitto, Marocco e Ucraina sono i quattro punti di transito usati per inviare falsi destinati all’UE, mentre Panama è un importante punto di transito per i falsi in rotta verso gli Stati Uniti.

Quanto alle vie di trasporto privilegiate, risulta che circa tre quarti dei prodotti contraffatti sono trasportati via mare, mentre la spedizione mediante corriere o per posta ordinaria emerge come modalità consueta per la distribuzione di articoli contraffatti di più piccole dimensioni. Le spedizioni con meno di dieci articoli hanno rappresentato il 43 % del totale nel 2013.

I prodotti contraffatti sono distribuiti sempre più sui mercati online. I prodotti venduti su Internet sono generalmente distribuiti in piccoli colli spediti per posta ordinaria e mediante servizi di consegna espressa, spesso direttamente al cliente. È stato osservato anche un ruolo crescente delle tecnologie nell’ambito dei reati contro i DPI.

Lo stato dell’arte della contraffazione

La relazione è stata presentata in occasione del vertice sulla tutela della PI (proprietà intellettuale), organizzato congiuntamente dal ministero federale tedesco della Giustizia e della tutela dei consumatori, dalla Commissione europea e dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO). Al vertice è stata illustrata anche la seconda relazione sullo stato attuale della contraffazione in Europa redatta dall’EUIPO e dall’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol).

Nella quale viene appurato che gruppi della criminalità organizzata sono coinvolti nei reati contro i DPI (Diritti della proprietà intellettuale). Dalla relazione si evince anche che le organizzazioni criminali nell’UE coinvolte nella distribuzione dei prodotti contraffatti ricorrono principalmente a fabbricanti esteri, per poi organizzare all’interno dell’Unione l’importazione, il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione di tali prodotti. La maggior parte dei prodotti contraffatti proviene dalla Cina: lo sviluppo della «via della seta» e il corrispondente aumento dell’uso del trasporto ferroviario e marittimo tra la Cina e l’UE favoriscono anche l’emergere di nuove minacce nel panorama dei reati perpetrati ai danni dei DPI.

Alcuni contraffattori, tuttavia, fabbricano direttamente all’interno dei confini dell’UE usando etichette e imballaggi falsi importati da paesi terzi.

 

Pringles, l’ingrediente dell’aperitivo perfetto

Tutto il mondo dice che gli italiani siano un popolo molto ospitale. La tendenza parla di tanti italiani che aprono le porte di casa per ‘ospitare’ aperitivi in versione casalinga. Ma è effettivamente così?

Quest’inclinazione è confermata da una recente ricerca commissionata da Pringles a GfK, dalla quale emerge che il 71% degli italiani sono disponibili ad aprire le porte di casa propria senza fatica. Una particolare predisposizione verso l’ospitalità si riscontra al Sud, dove questa percentuale sale all’83%. Questo riguarda non solo le occasioni di ritrovo formali (pranzi/cene) ma anche i momenti di relax, come il dopo cena e il sempre più celebrato rito dell’aperitivo in versione casalinga. Per questi momenti più informali, gli italiani si dichiarano “sempre pronti” grazie anche a preziosi alleati in dispensa.

I momenti leggeri di convivialità rappresentano un’ampia fetta delle occasioni di invito: al 30% degli intervistati capita di terminare una serata trascorsa fuori con gli amici invitandoli a casa, mentre un italiano su quattro ama prendere l’aperitivo direttamente tra le mura domestiche (23%). L’aperitivo non è solo un momento a sé stante: anche nel caso di un più classico invito a cenagli italiani sono soliti far arrivare i propri ospiti in anticipo, in modo da poter servire loro anche l’aperitivo (57%).

Secondo gli italiani, invitare a casa amici e parenti per trascorrere insieme dei momenti piacevoli di svago ha una lunga serie di vantaggi. L’ambiente domestico fa sì che si possa creare il clima più adatto ad ogni occasione, che si tratti di un’atmosfera intima e rilassata, gradita dal 42% degli intervistati, oppure movimentata e frizzante, preferita dal 30%. Tra gli altri aspetti positivi,gli intervistati indicano la possibilità di prolungare il divertimento ad oltranza, data l’assenza di limiti di orario (22%), la gratificazione proveniente dal riconoscimento degli invitati (22%) e il piacere di preparare la festa insieme (19%).

Gli italiani ritengono di cavarsela bene in queste occasioni, anche quando tutto è improvvisato (80%), anche se molti (79%), potendo scegliere, vorrebbero almeno un giorno di preavviso. Un aperitivo o una serata tra amici in casa non devono necessariamente essere programmati con largo anticipo per avere successo. Le due condizioni fondamentali per la buona riuscita dell’aperitivo sono un’abitazione sufficientemente spaziosa ed accogliente (60%) e scorte di bevande e cibo da offrire alla compagnia (54%).

E si scopre così quali sono i cibi che, per gli italiani più festaioli, non devono mai mancare in casa per accogliere nel migliore dei modi, anche all’ultimo momento, amici e parenti. In primis il pane (73%), elemento che si presta ai più vari abbinamenti, e subito dopo le amatissime patatine e gli snack salati confezionati, indispensabili per un perfetto aperitivo per il 71% degli intervistati. Tra le bevande, invece, troviamo birra, vino e bevande alcoliche (69%), bibite gassate (61%) e l’immancabile caffè (51%).

Non solo cibi e bevande classici però. La metà degli intervistati sfrutta l’occasione di avere ospiti a casa per provare nuove ricette e sapori (50%) e oltre un terzo degli italiani sono pronti a cercare novità sfiziose da proporre agli ospiti (60%). Per soddisfare la voglia dei consumatori di sperimentare e trovare nuovi gusti e permettere loro di essere sempre pronti per un perfetto aperitivo a casa propria, Pringles lancia le nuove Pringles Tortilla, uno snack salato a base di mais. Le Pringles Tortilla, riconoscibili grazie all’iconico tubo del brand, sono disponibili in tre gusti: Original, per gli amanti della ricetta originale delle tortilla, Nacho Cheese, al gusto di formaggio, e Spicy Chilli, al gusto di peperoncino piccante.

Italiani sotto l’ombrellone, i trend dell’estate 2017 secondo Quantcast

Arriva l’estate: quali saranno i caratteri distintivi del 2017? Quantcast, leader mondiale nell’applicazione della forza delle audience analizzate in tempo reale al digital e mobile advertising, ha analizzato i dati in suo possesso relativi ai comportamenti degli utenti online scoprendo i brand, i trend, gli eventi e le mete turistiche più ricercate in Italia per questa calda estate 2017.

Vediamo, dunque, cosa si ricerca in rete, partendo da un evergreen: l’occhiale da sole. 

Le linee e i modelli di MiuMiu sono quelli più gettonati dalle donne tra i 30 e i 40 anni, mentre gli uomini confermano il proprio interesse per Persol (i più adulti) e Oakley (i più sportivi).

Se poi si indagano gli eventi che creano aggregazione, i luoghi cult, sede ideale dei festival, ecco il responso: gli I-Days e il Postepay Rock di Roma spopolano tra i giovani, mentre l’Umbria Jazz e il Lucca Summer Festival sembrano essere quelli più seguiti dal pubblico adulto.

Quanto all’immancabile tromentane musicale, colonna sonora di ogni estate che si rispetti, oltre a J-Ax e Fedez, Ghali e Ed Sheraan, è senza dubbio Despacito il motivo più ricercato in rete.

E sul fronte dell’aperitivo? In questo caso la differenza tra uomini e donne risulta più marcata: birra per gli uni, preferibilemente prosecco per le altre.

Anche se sull’Aperol Spritz si trova concordia perfetta…

 

Santàl presenta il formato monodose in collaborazione con Disney

Santàl, leader nel mercato delle bevande alla frutta, presenta il formato monodose da 160 ml realizzato in collaborazione con Disney.

Il nuovo prodotto, nelle versioni pera, pesca e albicocca, nasce per offrire uno spuntino dal corretto contributo calorico, evitando gli sprechi legati alle merende spesso non consumate per intero. Per questo si presenta in un formato unico sul mercato con 8 confezioni da 160 ml ideali per un consumo settimanale sempre più smart con una nuova ricetta e con meno zuccheri, calorie e frutta 100% di origine naturale.

Per celebrare al meglio il lancio di questo nuovo formato, Santàl ha ancora al suo fianco un partner d’eccezione come Disney (su ogni brik sarà infatti possibile trovare  Topolino e i suoi amici) con cui condivide la vicinanza al mondo dei più piccoli.

La collaborazione, giunta ormai al secondo anno, si inserisce coerentemente all’interno del progetto Disney Divertiamoci a Stare Bene”, che, facendo leva sui suoi personaggi, vuole ispirare le famiglie a seguire uno stile di vita sano ed equilibrato, a partire da una buona alimentazione fin da piccoli e dal movimento quotidiano.

“Siamo felici di presentare oggi questo nuovo prodotto studiato per rispondere alla necessità di tante mamme di dare al proprio bambino una merenda bilanciata dal punto di vista nutrizionale con un occhio di riguardo verso gli sprechi – commentano da Santàl. Avere al nostro fianco un grande esperto del mondo kids come Disney e collaborare con il loro progetto “Divertiamoci a Stare Bene” a favore del benessere delle famiglie, ci permette non solo di parlare alle mamme ma anche di coinvolgere i bambini, veri protagonisti nella scelta della merenda, offrendo un alimento buono, bilanciato e divertente”.

Lidl lancia My Best Veggie, una gamma di oltre 20 prodotti vegani

Lidl Italia ha sviluppato una nuova linea a sfondo healthy, contrassegnata dal marchio My Best Veggie. Una gamma di oltre 20 prodotti vegetariani e vegani, che andrà in vendita a partire da luglio nei quasi 600 store dell’Azienda, diffusi su tutto il territorio nazionale.

Con My Best Veggie Lidl amplia la propria offerta dedicata al segmento salutistico, che conta già oltre 60 referenze tra i prodotti di origine biologica a marchio “Bio Organic” e gli articoli senza glutine o lattosio del brand “Free From”. Due private label Lidl lanciate a settembre 2016 proprio per rispondere ad una domanda in continua ascesa e che includono bevande, formaggi, salse, prodotti già pronti e molto altro ancora.

In linea con la filosofia aziendale di Lidl, la gamma My Best Veggie coniuga alta qualità e convenienza rendendo quindi i prodotti vegan e veggie accessibili a tutti. Dai burger di soia alla pasta fresca, dalle cotolette vegetali ai gelati, fino ad arrivare alla pasta fresca e alle lasagne, il brand comprende articoli freschi e surgelati. Le referenze sono tutte certificate V-LABEL®, il marchio internazionale per prodotti vegetariani e vegani rilasciato dall’Associazione Vegetariana Italiana (AVI), sinonimo di affidabilità e bontà dei prodotti.

La linea inoltre verrà esposta in un’area dedicata del punto vendita, al fine di rendere My Best Veggie immediatamente riconoscibile dalla clientela e favorire così un’esperienza d’acquisto semplice e intuitiva.

 

 

 

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