CLOSE
Home Tags Consumi

Tag: Consumi

Il biologico vola anche nel 2016: +21%, Gdo primo canale

Gdo primo canale, l’e-commerce avanza, e, in generale,  non si arresta, anzi segna un ottimo +21% sul 2014 il consumo di biologico in Italia. Lo confermano i numeri del rapporto Bio Bank 2016. Il valore al consumo è stimato in circa 2,5 miliardi di euro su base annuale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati relativi al primo semestre divulgata in occasione dell’apertura del Sana 2016, il Salone internazionale del biologico e del naturale a Bologna.

 

In Gdo offerta quadruplicata in 15 anni

Come rileva il rapporto Bio Bank 2016, tra il primo censimento del 2001 e l’ultimo del 2015 l’offerta di prodotti bio con la marca dei supermercati è quasi quadruplicata: da oltre 600 referenze si è passati a quasi 2.300. Tanto che la Gdo è oggi il primo canale di vendita, essendo avvenuto il sorpasso delle vendite bio tra supermercati e negozi specializzati: 873 milioni di euro contro 862, in un mercato domestico che vale complessivamente 2.317 milioni di euro nel 2015, secondo i dati di AssoBio.

 

Fote: Bio Bank 2016
Fote: Bio Bank 2016

Dal pioniere Coop, il primo a metter il bio sugli scaffali dell’ortofrutta nel lontano 1992, la diffusione è stata costante e oggi quasi tutte le insegne hanno la propria marca dedicata al bio: Auchan (Auchan Bio), Carrefour (Carrefour Bio), Conad (Conad il Biologico), Coop (Vivi Verde Coop), Crai (Crai Bio), Despar (Bio,Logico), Dico (Biodì), Esselunga (Esselunga Bio), Finiper (iNaturale Bio), In’s Mercato (Bio), Pam (Bio), Selex (Bio Selex) e Sma (Bio Simply).

Come rileva il rapporto, il 2015 è stato l’anno del bio, con un aumento notevole di referenze rispetto all’anno precedente, per tre insegne: Finiper (passata da 190 a 300), Auchan (da 135 a 180) e Crai (da 20 a 75). Nel 2016, due catene hanno presentato la loro nuova linea bio: Sigma (Bio) e VéGé Retail (sul marchio esistente Delizie VéGé, con la specifica biologico), mentre Conad ha annunciato un ampliamento significativo della sua gamma. Non solo: un distributore storico del settore ha presentato BeneBio, “servizio a 360° per sviluppare con la grande distribuzione soluzioni ad hoc”. Forte di una gamma di oltre 200 prodotti bio secchi e freschi.

Ormai da cinque anni Coop guida con la maggiore presenza di referenze private label biologiche.

biobank gdo
Fonte: Bio Bank 2016

 

 

Produzione in crescita

La crescita dei consumi bio dura ininterrotta da oltre un decennio con ben 13 milioni di italiani che portano in tavola cibo bio almeno una volta a settimana.

La Coldiretti rileva come, a sostenere i consumi, ci sia l’aumento in Italia delle superfici coltivate e agli animali allevati (dati Sinab). Le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto nel 2015 la quota record di 1,5 milioni di ettari, il 12% della Sau nazionale (superficie agricola utilizzata), con una crescita dell’8 % rispetto all’anno precedente. “In pratica – rileva Coldiretti –  oltre centomila ettari di campagne sono passati alla coltivazione bio in un solo anno. Ma ad aumentare del 20 % è anche il numero di bovini, del 18 % il pollame e del 9 % i caprini, con un trend sostenuto dalla richiesta di carne e formaggi biologici. E vola pure il numero degli operatori, anche qui in crescita dell’8 %, saliti a quota 60mila che è il numero più elevato a livello comunitario”.

 

e-commerce canale in crescita

Vola anche l’e-commerce, cresciuto del 71% nel giro degli ultimi cinque anni, e che oggi conta 286 siti di e-commerce alimentari. Nello stesso periodo, sono aumentate del 69% le attività di ristorazione bio. In crescita anche i negozi specializzati di alimenti bio (+15%), gli spacci per la vendita diretta presso le aziende agricole biologiche (+14%), gli agriturismi aperti da coltivatori bio (+13%), le mense scolastiche che utilizzano materie prime biologiche (+12%). Il tutto per una rete che conta oggi 8.884 attività, con 2.878 aziende con vendita diretta, 1.527 agriturismi, 1.395 negozi, 1.250 mense scolastiche, 877 gruppi d’acquisto, 861 ristoranti, e 221 mercatini.

«La crescita rapida dei consumi pone l’esigenza di rafforzare il sistema dei controlli con particolare attenzione ai falsi prodotti biologici importati dall’estero come dimostrano i numerosi casi di frode scoperti dalle forze dell’ordine» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “l’importanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti”.

Coldiretti, giugno sorride ai discount, giù le botteghe alimentari

I consumatori scelgono, e a vedere i numeri sembra inarrestabile la tendenza a privilegiare il canale discount, che peraltro rispetto al passato presenta un’offerta sempre più ampia e variegata e format rinnovati e accoglienti, ed evita le botteghe sotto casa. Lo conferma una analisi della Coldiretti sui consumi di giugno, che, tra gli esercizi commerciali, vede solo le piccole botteghe alimentari in calo di vendite (-0,1%), mentre crescono significativamente solo i discount, che registrano un incremento dell’1,3%. Tra l’altro, un’inversione di tendenza rispetto al mese di maggio, dove anche i discount avevano sofferto (vedi Istat: a maggio calano le vendite di alimentari, e ora soffrono anche i discount).

La grande distribuzione alimentare aumenta le vendite dello 0,3% rispetto allo scorso anno. L’analisi della Coldiretti si basa sui dati sul commercio al dettaglio dell’Istat relativi a giugno 2016, che nell’alimentare fa registrare complessivamente un calo vendite dello 0,1% rispetto a maggio ed un aumento dello 0,2% su base annuale. L’auspicio dell’organizzazione degli imprenditori agricoli è che questi aumenti di spesa nella distribuzione alimentare si trasferiscano anche al settore agricolo “che si trova in piena deflazione con i compensi riconosciuti per molti prodotti che non coprono neanche i costi di produzione, dal latte al grano”.

Salame, crudo e cotto sempre al top. Cresce l’attenzione per i più leggeri

In varie lingue straniere il termine “salumi” identifica insaccati e prosciutti prodotti in Italia; i salumi sono uno dei prodotti che connotano il Made in Italy e il mercato estero continua a premiarli, mentre nel mercato domestico, a causa della crisi economica e della conseguente riduzione della spesa alimentare, gli ultimi anni hanno fatto registrare una contrazione delle vendite.

 

Wikipedia.it elenca ben 311 differenti tipi di salumi italiani così ripartiti:

Schermata 2016-08-04 a 11.00.47

Vediamo ora quanto emerso dalla nostra web research di sentiment analysys, riguardo a salumi e prosciutti della tradizione italiana, lasciati nella rete domestica da privati che scrivono in social, blog e forum.

I più menzionati

Quando i naviganti scrivono nella rete domestica pareri e commenti sui salumi menzionano (citazioni multiple):

Tipologie

tipologie

Gli “arrosti affettati da carni bianche” e la bresaola, vengono spesso accomunati in quanto rappresentano un sotto segmento che potremo definire “dietetico”, o “salute/benessere” e complessivamente totalizzano il 40% dei pareri intercettati, se considerati come un unico segmento scalzerebbero dal primato della popolarità il cotto (31%).

A sua volta, se considerassimo l’accoppiata “cotto + crudo” come un unico segmento totalizzerebbe il 56%.

Infine, se considerassimo la terna “storica” della tradizione dei salumi “cotto, crudo, salame” come un unico segmento, totalizzerebbe il 78%.

A titolo di curiosità segnaliamo alcune citazioni, statisticamente irrilevanti, riguardanti salame di selvaggina e di pesce sia di mare sia di acqua dolce.

Pur riguardando i salumi della tradizione italiana è stato inevitabile intercettare anche citazioni su salumi di produzione straniera: nel 6% dei pareri della categoria “altri”, tra i salumi d’importazione primeggiano gli spagnoli serrano e pata negra e nella categoria “esotici” quelli di struzzo (sebbene molti prosciutti di struzzo siano prodotti domestici).

 

Formati distributivi

Stando ai pareri (multipli) intercettati, questa la ripartizione delle tipologie di store dove vengono maggiormente acquistati salumi e prosciutti:

Formati distributivi

formati distributivi

Il mercato domestico dei salumi è estremamente segmentato per brand, linee e referenze, stilare una classifica per singolo prodotto menzionato avrebbe avuto una significatività estremamente ridotta anche a causa delle citazioni multiple. Abbiamo così optato per una riclassificazione delle referenze menzionate, accorpandole secondo le holding di appartenenza.

 

La top ten dei produttori

Questa la classifica per produttore (primi dieci, citazioni multiple):

Schermata 2016-08-04 a 11.42.13

 

Tale classifica può essere interpretata come una web brand awaraness.

Le citazioni per i salumi a marca privata (del distributore, non del produttore) sono il 20%

I momenti di consumo sono equamente distribuiti e trasversali a tutta la giornata e a tutte le occasioni (menzioni multiple):

Momenti di consumo

momenti di consumo

 

Sottolineiamo che in quasi un caso su tre (18% + 12%) i salumi vengono acquistati per essere consumati fuori casa ; in quasi un caso su due sono consumati come ingredienti del classico “panino”.

Abitudini di consumo

Dal punto di vista delle abitudini di consumo è da segnalare che quando si hanno ospiti sia per pranzo che per cena e/o aperitivo gli affettati non mancano (quasi) mai: sono presenti nel 90% dei pareri riguardanti il menù degli inviti.

I temi più trattati in rete, quando i netsurfer nazionali scrivono riguardo l’argomento salumi, sono (citazioni multiple):

  • dietetico / salute e benessere (46%)
  • naturale (preparazione) (38%)
  • italianità (del prodotto) (32%)
  • territorialità (specialità regionale; produzione locale) (27%)
  • formati / packaging (24%)
  • DOP & IGP (21%)

Questa classifica può essere interpretata anche come quella dei principali driver di acquisto da parte del popolo della rete nazionale.

Ci ha stupito trovare con bassa frequenza pareri su:

  • fresco (8%)
  • prezzo (7%)
  • gastronomia (4%)

I pareri negativi

I pareri negativi, fatto 100 il numero delle opinioni intercettate ed analizzate, sono il 19% e sono ripartiti in tre argomenti :

  • conservanti (9%)
  • allevamento intensivo (5%)
  • componenti e valori nutrizionali (4%)
  • altro (1%)

Analizziamo ora il profilo socio demografico di chi ha lasciato i propri mood riguardo salumi e prosciutti nel web domestico.

Più uomini: 54%, di età compresa tra i 35 ed i 55 anni (51%), di cultura media (58%).

Distribuita uniformemente la provenienza dei pareri in base all’area geografica: Nord (35%), seguiti da quelli provenienti dal Centro (33%), quindi quelli digitati dal Sud e Isole (32).SALUMI 1

Questa la provenienza delle opinioni rispetto all’urbanizzazione: da aree metropolitane nel 31%, da zone urbane nel 30%, da aree suburbane nel 28%, da piccoli insediamenti / zone rurali 11%.

Utilizzo uniforme degli ambienti web : Social Media (51%), seguiti da Blog e Forum (49%).

Ricordiamo che i pareri lasciati in ambiti dedicati come Blog e Forum sono maggiormente approfonditi e competenti, mentre quelli provenienti dai Social sono più superficiali.

Provengono da influencer il 26% delle opinioni intercettate.

CONCLUSIONI  

Le maggiori menzioni sono per la terna “cotto, crudo, salame”, da tenere sotto controllo “arrosti affettati da carni bianche, bresaola” per la connotazione light e fitness; in 3 casi su 4 salumi e prosciutti vengono acquistati presso i supermercati; in un terzo dei casi vengono consumati a cena ed in un altro terzo “fuori casa” come colazione “al sacco”; gli argomenti maggiormente trattati sono ascrivibili alla sfera della salute e del benessere; i pareri negativi, meno di uno ogni 5, si concentrano principalmente sui conservanti.

 

di Gian Marco Stefanini

WWW.WEB-RESEARCH.IT Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring. Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi. www.web-research.it ascolta il Web per scoprire, analizzare, razionalizzare cosa i clienti reali e potenziali pensano e dicono oggi e indietro nel tempo fino agli ultimi tre anni. E’ il partner ideale di aziende, marchi, prodotti, servizi e personaggi pubblici con esposizione mediatica significativa.

www.web-research.it – Tel. 02.89367297 – Fax 02.89367298 – P.zza Castello 26 – 20121 Milano info@web-research.itgianmarco.stefanini@web-research.it

Grana Padano e Aceto Balsamico di Modena IGP, difendiamo le eccellenze

L’Italia è il Paese leader incontrastato per la produzione di eccellenze agroalimentari.

Su oltre 1200 prodotti con marchi Dop, Igp e Stg, oltre il 20% sono “made in Italy”.

Il nostro Paese è, pertanto, al primo posto della graduatoria comunitaria dei prodotti tipici ed è per questo, che i nostri prodotti sono spesso oggetto di sofisticazioni, falsificazioni, contraffazione, imitazioni e ingannevole utilizzo dell’origine geografica.

Direttore Generale Stefano Berni“L’attività di contraffazione dei prodotti alimentari – spiega Stefano Berni, direttore del Consorzio Grana Padano e  Aceto Balsamico di Modena IGP – evidenzia un giro d’affari stimato solo in Europa di oltre 20 miliardi di euro, contro un export poco superiore ai 12 miliardi e la crisi ha favorito il commercio di prodotti alimentari low cost che aumentano i rischi a tavola perché questi cibi spesso nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. A fronte di questi dati, appare evidente che l’attività di controllo sia una priorità in un Paese come l’Italia, che ha conquistato il primato nella sicurezza alimentare a livello internazionale”.

Per questo il Consorzio Grana Padano è stato promotore dell’accordo MIPAAF-GDO (siglato ad Expo), per la valorizzazione dei prodotti Dop e Igp sugli scaffali dei punti vendita. “Una vittoria del Consorzio Grana Padano- afferma Berni -. In uno studio realizzato con l’Università Piemonte Orientale, presentato due anni fa a ‘Tuttofood’, siamo stati i primi a sollecitare il Governo e la UE affinchè il consumatore potesse scegliere con chiarezza e trasparenza cosa acquistare. Da sempre, Grana Padano il prodotto Dop più consumato del mondo, con 4 mlni e 800 mila forme all’anno, combatte una difficile battaglia per fronteggiare il fenomeno dei ‘falsi’ e delle imitazioni ingannevoli”.

L’agropirateria, che va appunto, dai ‘falsi’ all’utilizzo indebito di marchi e nomi come il nostro – aggiunge Stefano Berni – produce effetti gravissimi. Solo per il Grana Padano, abbiamo stimato un danno di circa 1 miliardi di euro. E tutto ciò senza dimenticare gli aspetti legati ai controlli e quindi alla sicurezza alimentare dei consumatori”.

“Nei negozi e nei supermercati – prosegue Berni  è forte e in continua crescita la presenza di prodotti che per aspetto, presentazione e packaging sembrano uguali a quelli Dop, ma che nulla hanno a che vedere con il livello qualitativo degli stessi. È un atto dovuto quindi, nei confronti dei consumatori, ma anche delle filiere che li sostegono, separare i prodotti Dop e Igp sugli scaffali, con un adeguata comunicazione affinchè i consumatori siano ben informati e quindi liberi di scegliere. Oggi il protocollo è stato condiviso dalle catene maggiori di supermercati, sia italiane che straniere (Lidl, Esselunga, Conad, Coop), mancano ancora i discount, ma la strada sarà breve per averli nel gruppo di lavoro”.

Rossana, torna a casa

Rossana non è andata persa.

Dopo mesi di rumors a tinte fosche che la davano già fuori dal mercato, la Rossana, invece, ce l’ha fatta, scardinando ogni previsione. E così la “rossa”, che dalla sua nascita nel 1926 ad oggi ha attraversato varie vicissitudini, è tornata italiana.

E questo solo da pochi giorni, da quando cioè Fida ha sottoscritto il contratto preliminare di acquisizione del ramo d’azienda relativo alle caramelle a marchio Rossana, appunto, Fondenti, Glacia, Fruttallegre, Lemoncella e Spicchi, già posseduto da Nestlé.

Pinci Eugenio 1In questo modo l’azienda astigiana, operativa nel settore delle caramelle dal 1973, va ad ampliare il suo portfolio che annovera marchi noti come Bonelle, Sanagola, Charms, Gocce, Tenerezze, Gnammy e le Irresistibili.

“Per noi – commenta Eugenio Pinci, Presidente e Amministratore Delegato di Fida – è motivo di autentico orgoglio aver avviato un’operazione di questo tipo: la mission di Fida, infatti, è sempre stata quella di proporre prodotti esclusivi. E la Rossana, da 90 anni icona del gusto per migliaia di italiani, esclusiva lo è senz’altro.

Oggi Fida detiene il 3,5% del mercato delle caramelle familiari. Quanto inciderà la nuova acquisizione in termine di quote?

Porterà nuova linfa, senza dubbio. Le stime ci fanno propendere per un raddoppio della quota, che dovrebbe arrivare al 7%.

Le new entry rischiano di fagocitare il vostro portfolio prodotti?

Assolutamente no: i nostri marchi presidiano i display della Gdo a un livello assolutamente paritetico rispetto a quello della nuova acquisizione.

In futuro, anzi, ci ripromettiamo di incrementare la distribuzione, affinando le sinergie tra marchi, così da mettere a frutto e ottimizzare le peculiarità di ciascuno.

Quanto si avvierà la nuova produzione?

Il closing dell’operazione è previsto per fine giugno, contiamo di “avviare le macchine” subito dopo, già da luglio. Il nostro sito produttivo di Castagnole delle Lanze è infatti in grado di assorbire immediatamente i volumi produttivi dei nuovi brand acquistati.

Cambierete strategie comunicative sui marchi appena acquisiti?

Parlarne oggi è prematuro: serve prima far assorbire i tempi tecnici dell’operazione. Diciamo, però, che in futuro potremmo decidere di modulare l’approccio al consumatore tarandolo sui nuovi trend. Ma è tutto ancora in divenire.

Parliamo di caramelle “storiche”, non proprio in linea con i nuovi trend salutistici dei consumatori: questo potrebbe essere un problema?

Dubito: il nostro è un settore solo marginalmente toccato dalle mode salutistiche. Le varianti bio, light e free from esistono, certo, ma crescono poco. Le trasgressioni vanno godute fino in fondo, non crede?

E allora ben vengano le caramelle tradizionali: dolci e – magari- con un cuore morbido e cremoso….

Signorvino, la sfida interamente italiana e low cost del patron di Calzedonia

Catena di wine store & restaurant di vino esclusivamente italiano, Signorvino è stata ideata da Sandro Veronesi, patron di Calzedonia, e lanciata nel 2012 con i punti vendita a Vallese di Oppeano (a pochi chilometri da Verona, quartier generale del gruppo) e a Milano in piazza Duomo, negozio appena riaperto dopo un restyling. Da allora, le insegne sono diventate undici. E il numero è destinato a crescere rapidamente nei prossimi mesi. «Abbiamo in programma quattro nuove aperture nel corso del 2016: ad aprile all’interno del nuovo centro commerciale di Arese, a maggio sia al Vicolungo The Style Outlets a pochi chilometri da Novara, sia al The Mall, l’outlet grandi firme a Leccio Reggello (FI), e tra giugno e luglio in piazza Maggiore a Bologna. Inoltre, siamo alla ricerca di una location a Roma», annuncia Michele Rimpici, managing director di Signorvino.

signorvino 1

Ci parli del format di Signorvino.
Il format miscela vendita diretta, wine bar, ristorazione, organizzazione di eventi e corsi di enologia. Vantiamo 1500 referenze di vino, tutte rigorosamente italiane e a prezzi low cost grazie al rapporto diretto instaurato con i nostri produttori. Tutti gli store sono dotati di cucina e suddivisi in tre zone: una deputata alla vendita take away delle bottiglie, gestita da wine manager esperti e formati internamente sui temi di comunicazione e marketing; una dedicata al wine bar e alla mescita e infine uno spazio per la ristorazione, dove degustare piatti semplici, regionali, con un bicchiere o una bottiglia.

Da quanti produttori vinicoli vi rifornite?
Circa 130, selezionati direttamente dal nostro canale vendita. L’assortimento copre tutte le regioni e si articola in marchi noti, etichette in esclusiva e vini di ricerca prodotti da piccole aziende, tra cui anche vini biologici e biodinamici e top wine molto ricercati. Tutti i Signorvino hanno in commercio le etichette dei brand importanti, ma ogni negozio si caratterizza poi per un assortimento ad hoc dedicato al proprio territorio. Inoltre, il costo della bottiglia non subisce maggiorazioni se il vino viene consumato al tavolo, nemmeno a cena.3

Quanti vini proponete in mescita?
Offriamo 25 vini al calice -tra bianchi, rossi, rosati e bollicine- che cambiano ogni quattro mesi. Il prezzo varia dai 3,5 euro ai 15 euro per vini di pregio, un Amarone riserva del 2006 da 60 euro a bottiglia.

E quante bottiglie smerciate al mese, tra mescita e vendita diretta?
La catena, con undici negozi, ha venduto mediamente 80 mila bottiglie al mese. Ovviamente il numero è destinato a crescere parallelamente all’incremento dei punti vendita.

Uno sguardo alle proposte food.
La carta è la stessa per tutti i negozi, ruota tre volte l’anno e propone piatti di tutte le regioni nonché gli abbinamenti con il vino. Qualche esempio? Il “Tonno delle Langhe”, ovvero carne di coniglio tiepida con insalatina, finocchio fresco, olive taggiasche e vinaigrette di soia e miele che consigliamo in abbinamento con l’Hérzu della cantina Ettore Germano, un Riesling Renano 100% dal profumo floreale e leggermente fruttato. Oppure le pappardelle con funghi porcini al profumo di timo che suggeriamo di provare con un Rosso di Montalcino o l’insalata di pollo ruspante con pomodorini, noci, olive nere, crostini croccanti e salsa al pesto ideale con un Valdobbiadene Prosecco Superiore “Col Credas” della cantina Adami. Inoltre, siamo specializzati in salumi e formaggi.5

Parliamo della formazione.
La curiamo internamente e dura tre settimane. Dedichiamo 14 giorni alla formazione in store nei negozi di Milano o di Verona, e sette alle lezioni in aula per apprendere la gestione di ordini, personale, cucina e vendita del vino.

Due parole sugli eventi in calendario…
Un paio di volte al mese organizziamo sia cene a prezzo fisso con abbinamenti di vino (dai 25 ei 35 euro) sia aperitivi sponsorizzati dalle aziende vinicole per degustare tre bicchieri di vino accompagnati da appetizer (15 euro).

In che modo vi avvalete delle nuove tecnologie?
Per la distribuzione del vino ci affidiamo ai sistemi gestionali già adottati dagli altri marchi del gruppo Calzedonia (tra cui Intimissimi, Tezenis, Falconeri, ndr). Un magazzino centrale in provincia di Verona riunisce gli acquisti e li distribuisce nei punti vendita con un servizio automatico di rifornimento. Questo significa che il personale dei negozi della catena si occupa solo dell’assistenza al cliente e della vendita.signorvino3

Pensate di puntare sull’e-commerce?
In futuro non lo escludiamo, ma per il momento siamo concentrati sul consolidamento della catena off line.

Quali sono gli obiettivi di crescita di Signorvino?
Innanzitutto consolidare la nostra presenza nel Nord Italia con i punti vendita gestiti direttamente dall’azienda e poi, a partire dal 2017, implementare la presenza sul territorio in modo capillare anche nel Centro-Sud con la formula del franchising. Per definire i criteri di affiliazione e per selezionare con cura i nostri partner -e quindi prevenire potenziali danni all’immagine della marca, ndr- dedicheremo un quadrimestre alla realizzazione e all’analisi di test ad hoc.

Nonostante sia ancora presto per parlare di diritto d’ingresso e di royalties, che cosa può anticiparci in merito al contratto di franchising proposto da Signorvino?
Valuteremo store con una superficie di almeno 350 metri quadrati, in posizione centrale ad alta visibilità. Inoltre, sarà un plus l’eventuale presenza di parcheggio. Ovviamente Signorvino garantirà trasmissione del know-how, formazione, fornitura dell’offerta food&beverage e supporto a livello di marketing e di comunicazione.

Per riassumere, quali sono i punti di forza di Signorvino?
Ben 1500 etichette di vini italiani venduti a prezzi competitivi grazie all’assenza di intermediari tra lo scaffale e le vigne; un sistema distributivo basato sulla vendita diretta, semplificato dal magazzino unico e centrale che garantisce un servizio automatico di rifornimento; una formazione interna con uno staff training incaricato di preparare i dipendenti sia con lezioni in aula, sia con l’affiancamento nel punto vendita e un’offerta food gestita a livello nazionale in termini di ricerca dei fornitori, di creazioni dei piatti e di menu.

di Nicole Cavazzuti

Legge antispreco: l’opinione di Federdistribuzione

Legge antispreco: a un giorno dalla sua approvazione in Senato, ferve già il dibattito e l’opinione pubblica è concorde nel plauso. Visto che il tema è uno di quelli caldi, sentiti e dibattuti e a cui già da tempo si cerca di trovare una soluzione. Secondo, infatti, uno studio del Politecnico di Milano (Surplus Food Management – Against food waste) la distribuzione ogni anno dona prodotti alimentari per 65.000 tonnellate (pari a oltre 220.000 pasti al giorno). Una quantità che sta crescendo nel tempo e che ora potrebbe essere ulteriormente aumentare grazie al provvedimento approvato ieri.

“Questa legge – commenta infatti Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – rappresenta un importante passo per semplificare il processo di donazione delle rimanenze alimentari, un’attività nella quale le nostre imprese sono impegnate già da molto tempo nonostante le numerose difficoltà. Prima di questa norma assistevamo al paradosso che destinare i prodotti a rifiuto costava più che donarli. Questo a causa dei pesanti adempimenti burocratici necessari per fare le donazioni. Ora si sono invece create migliori condizioni per raggiungere l’obiettivo più volte indicato dal Ministro Martina, cioè raddoppiare le attuali 480.000 tonnellate di donazioni da parte dell’intera filiera, raggiungendo il milione di tonnellate annue”.

“Apprezziamo il lavoro svolto dall’Onorevole Gadda, impegnata in prima linea nell’intero percorso parlamentare della legge e sempre disponibile al confronto. Una disponibilità importante, che ha consentito di giungere a una formulazione finale ampiamente condivisa da tutti gli operatori coinvolti. Stesso apprezzamento per il Senato, che ha saputo accelerare i tempi per l’approvazione di un provvedimento da tutti ritenuto efficace”.

“Per dare impulso alle donazioni sarà importante che gli enti locali recepiscano l’invito contenuto nella norma, riducendo la tassa sui rifiuti per i soggetti che donano. Più donazioni significa meno rifiuti e meno costi per il sistema, e noi auspichiamo che almeno una parte di questi risparmi possano essere distribuiti a chi alimenta questo percorso virtuoso”.

“Diffondere il messaggio positivo delle donazioni è fondamentale per alimentare un senso di responsabilità nelle imprese e nei cittadini. Per questo Federdistribuzione, insieme a Federalimentare, Fondazione Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori partecipa al progetto “LIFE-Food Waste Stand up”, proprio con l’obiettivo di sensibilizzare al contenimento dello spreco e di educare al recupero delle eccedenze”.

Articoli correlati:

Lotta allo spreco alimentare: approvata la legge. L’opinione di Coop

Legge antispreco: l’opinione di Carrefour Italia

Gruppo Acqua Minerale San Benedetto leader nel mercato italiano del beverage

Gruppo Acqua Minerale San Benedetto è  leader assoluto del mercato Italiano del beverage analcolico nel 2015 con una quota a volume del 15,1% e la migliore performance in termini di guadagno di quota (+1.1 % Vs 2014). A certificarlo è Canadean, prestigiosa società internazionale di ricerca e consulenza di mercato, con sede principale a Londra, accreditata come “specialista”  per lo studio e l’analisi dei mercati globali relativi all’industria delle bevande.

Si consolida, dunque, il ruolo di San Benedetto quale azienda “totale” in grado di presidiare con successo tutti i comparti che compongono il beverage analcolico. Il lungo lavoro d’innovazione e differenziazione svolto dall’Azienda le ha permesso di offrire  un ventaglio di brand, prodotti e formati specifici attraverso i quali coprire tutti i diversi segmenti del mercato, rispondendo alle esigenze in continua evoluzione del consumatore e del trade, sia a livello di prodotti che di formato.

Oltre alla leadership di Gruppo,  Canadean certifica San Benedetto come:

·       Brand più venduto nell’intero mercato delle bevande analcoliche in Italia con una quota a volume del 15%;

·       Brand più venduto nel mercato delle acque minerali con il 10,7% di quota a volume;

·       Brand più venduto nel mercato del thè freddo con il 28,9% di quota a volume;

·       Leading Group nel segmento delle bibite gassate senza zuccheri aggiunti con una quota a volume del 30,5%;

·       Energade, marchio prodotto e distribuito in Italia da San Benedetto su autorizzazione di Schweppes Int. Limited, è il primo brand nel mercato degli sport drinks con una quota a volume del 34,5%.

“La leadership di mercato è il frutto di anni di sacrificio, di impegno e di assoluta dedizione al lavoro di tutto il Gruppo e delle sue maestranze”  – ha dichiarato Enrico Zoppas, Presidente e Amministratore Delegato del  Gruppo Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. –  “Questo risultato ci riempie d’orgoglio ma, nel contempo, ci rende ancora più consapevoli che non è affatto un punto di arrivo ma solo un punto di partenza, stimolandoci e responsabilizzandoci a fare ancora meglio sapendo di dover affrontare nuove sfide e nuovi contesti sempre più complessi e difficili.” .

Consumatore e conversione all’acquisto: un nuovo approccio firmato GFK

Consumatore più consapevole, assortimenti, showrooming, webrooming ed effetti che questi due fenomeni potrebbero avere sul futuro degli store brick and mortar: questi i temi più dibattuti. E in questo scenario popolato da macro fenomeni, forse tende a passare in sordina il processo di conversione all’acquisto.

Momento topico, in cui si compie il “fatidico” passo che dall’intenzione porta alla decisione finale su cosa acquistare e durante il quale, molto spesso, intervengono variabili dell’ultima ora, in grado di sovvertire il processo d’acquisto.

Approfondire le dinamiche che regolano questo momento e guidano il consumatore nelle sue decisioni, potrebbe essere un esercizio interessante e profittevole anche nell’ottica della marginalità e delle performances del negozio.

Va in questa direzione Shopper Conversion, la nuova metodologia GfK che analizza la conversione all’acquisto, basandosi non più sulle dichiarazioni degli intervistati, ma lavorando sull’aspetto comportamentale (non scevro da una componente irrazionale, dunque) grazie a nuove tecnologie di misurazione. Ad oggi l’implementazione ha riguardato sia i Beni di Largo Consumo, sia aree specifiche quali Farmaceutica, Elettrodomestici, Telefonia, Moda e Abbigliamento.

L’obiettivo è quello di individuare lungo il percorso d’acquisto gli elementi ostativi e quelli incentivanti in modo da intervenire per ottimizzare la shopping experience.

Tre le fasi di ricerca in cui si articola Shopper Conversion:

  1. Conoscere lo shopper (profilo, abitudini e comportamenti di acquisto, budget di spesa, canali frequentati, ecc.) per contestualizzare le informazioni acquisite successivamente.
  2. Tracciare il percorso all’interno del punto vendita attraverso l’utilizzo di Sensori RTLS (Real Time Locating System), disposti su cestini e carrelli, che rilevano il percorso degli shopper e Sensori OSS (Optical Smart Sensors) disposti sugli scaffali, che rilevano l’interazione degli acquirenti con una determinata categoria. Questi dati vengono poi integrati con i dati di vendita da scontrino – andando a definire i tassi finali di Conversione a livello di totale Negozio, Reparto, Categoria, Marca o singola unità di vendita – e con l’analisi delle attività promozionali.
  3. Gestire la categoria: si entra in una simulazione (basata sulla piattaforma virtuale Simstore, esclusiva di GfK) che consente di testare, in modo realistico e interattivo, le potenziali alternative di presentazione dello scaffale, di assortimenti e di promozioni.

L’efficacia e la concretezza operativa di Shopper Conversion sono state pienamente confermate da vari studi, sia per quanto riguarda i Beni di Largo Consumo, sia per aree specifiche quali Farmaceutica, Elettrodomestici, Telefonia, Moda e Abbigliamento.

 

Birre e social: Ceres campione di Facebook, Peroni sul podio di Twitter

Birre e social, la pagella la dà Blogmeter nel suo Tob Brands dedicato alla mitica bionda.

Il primo dato importante è che tra le varie piattaforme, la preferita dalle aziende produttrici è senz’altro Facebook, come dimostrano le performance ottenute sul social di Zuckerberg sia in termini di engagement che di new fan rispetto a Twitter.

Schermata 2016-07-14 a 14.14.49Schermata 2016-07-14 a 14.15.06

Sul podio delle Top 5 più coinvolgenti su Facebook c’è Ceres (ma quinta per numero di nuovi fan) che con i suoi originali post di real-time marketing conquista tutti. In particolare, a giugno la pagina italiana del birrificio danese ha generato un grande numero di interazioni con la sua campagna in occasione delle elezioni amministrative. Il post più coinvolgente ha come protagonista Giorgia Meloni. Al secondo posto per engagement si posiziona Birra Moretti grazie alla pubblicazione di post sempre curati e dalla creatività piacevole: a giugno appassiona con la special edition “Campioni col baffo”, dedicata a tutti i campioni del calcio che hanno i baffi. La medaglia di bronzo va a Carlsberg, seconda per nuovi fan, molto attiva durante gli Europei 2016. Chiudono la Top 5 Birra Ichnusa e Birrificio Angelo Poretti . Se andiamo invece ad osservare le dimensioni di crescita della community, appare evidente come la pagina che ha acquisito più fan a giugno sia Tuborg, seguono la già citata Carlsberg al secondo posto e Bavaria in terza posizione, che conquista tanti nuovi fan in occasione degli Europei. A distinguersi per numero di nuovi fan è infine Birra Antoniana che promuove su Facebook principalmente gli eventi che organizza.

Le performance su Twitter

Qui conquista lo scettro dei più coinvolgenti Peroni, che colleziona quasi 8.000 interazioni con l’iniziativa #nonnedoitbetter2 e il suo testimonial Chef Rubio, piazzandosi al secondo posto per numero di nuovi fan. Segue a distanza Ceres, mentre in terza posizione troviamo Beck’s Italia con un picco di interazioni in occasione del #CheersToIndependence. Tuborg si conferma la più brava a conquistare nuovi seguaci anche su Twitter con numeri superiori alla media di mercato (80 follower al giorno), cavalcando l’onda di eventi e iniziative come il concorso artistico #SkateboardsConfluence. Spunta al quarto posto della classifica, dopo Peroni e Ceres, il profilo italiano di Heineken che pubblica meno di un tweet al giorno. Fanalino di coda di entrambe le Top 5 di Twitter è Baffo Moretti con #TuLaConosciBianca, l’hashtag legato alla presentazione ufficiale de La Bianca.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare