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Eccedenze alimentari, le soluzioni di filiera secondo Ecr

Ogni anno in Italia vengono generate 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari lungo tutta la filiera, dai campi fino alla tavola del consumatore, pari al 16% del consumo annuo. Di questi 5,6 milioni di tonnellate, circa il 20% è prodotto dalle aziende dell’industria e della distribuzione).

Ed è proprio sulla riduzione di questo 20% che le aziende del largo consumo hanno deciso di concentrare il loro impegno e il lavoro di ECR Italia, l’associazione che raggruppa le principali aziende di marca e della distribuzione moderna e che concentra la sua attività nell’identificare innovazioni per migliorare l’efficienza di filiera produttore/distributore/consumatore.

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Se n’è parlato oggi nel corso del convegno “La lotta allo spreco alimentare: soluzioni e approcci di filiera” organizzato da GS1 Italy | Indicod-Ecr

«L’adozione di un approccio collaborativo nella lotta agli sprechi alimentari afferma la responsabilità sociale del sistema, non solo delle singole imprese, che va al di là delle dinamiche competitive e che ha permesso alle aziende attive in ECR Italia di identificare delle soluzioni di filiera efficaci e adottabili da tutti gli attori» ha affermato Silvia Scalia, Coordinatore di ECR Italia. «Ottimizzare la gestione dell’eccedenza alimentare significa lavorare in un’ottica collaborativa in azienda e su tutta la filiera: dal magazzino del produttore allo scaffale del punto vendita, sugli assi della prevenzione, della redistribuzione, del riciclo, del recupero e dell’eliminazione delle eccedenze».

«Il tema della lotta allo spreco è sempre di più da leggersi come un processo che deve essere affrontato in logica di sistema» ha dichiarato Carlo Delmenico, Direttore Responsabilità Sociale d’Impresa di Sma. «La ricerca di sinergie nel triangolo produzione, distribuzione, consumo pone le basi non solo alla ricerca di soluzioni ma soprattutto a quel salto culturale comune che consentirà di raggiungere nuovi equilibri a livello etico ed ambientale migliori».

Prevenzione e gestione nella filiera

Come evitare che le eccedenze di cibo si trasformino in sprechi? La prevenzione è stato il primo ambito di intervento del tavolo di lavoro attivato nel 2013 in ambito ECR Italia, che, con la partecipazione attiva delle aziende dell’industria e della distribuzione, ha prodotto una prima fotografia dell’entità e delle cause del fenomeno, ha identificato alcune strategie di prevenzione e ha stilato delle best practice per la gestione delle eccedenze alimentari.

Sono cinque i principali assi di intervento identificati:

  • – Misurare per intervenire: ovvero misurare l’eccedenza e sviluppare sistemi di allerta che attivino piani di intervento.
  • – Coinvolgere: migliorare la consapevolezza, coinvolgere e motivare i dipendenti.
  • – Prevedere: migliorare l’accuratezza delle previsioni e massimizzare la disponibilità di prodotto.
  • – Disegnare: migliorare la progettazione del prodotto e dell’imballaggio in ottica sostenibile.
  • – Semplificare: effettuare verifiche e revisioni di gamma alla luce dei possibili impatti in termini di creazione di eccedenze.

Schermata 2015-11-17 alle 16.18.19È inoltre emerso che, nella maggior parte dei casi, la mancanza di un processo adeguato di controllo del fenomeno si traduce in basse percentuali di recupero dell’eccedenza. Per le aziende della filiera le attività di prevenzione e di gestione delle eccedenze alimentari diventano in un vero e proprio processo aziendale, costituito da attività amministrative, attività operative e momenti decisionali che coinvolgono molteplici attori all’interno dell’azienda. Tanto più il processo è strutturato, tanto maggiore è la capacità di recupero e quindi minore lo spreco.

Pertanto nel 2014, proseguendo nel percorso iniziato, si è deciso di concentrare i lavori in ambito ECR Italia sui modelli per la gestione strutturata dell’eccedenza alimentare, e, in collaborazione con il Politecnico di Milano, sono stati identificati quattro ambiti di approfondimento, che ha illustrato Marco Melancini, Professore di Logistics e Operations Management del Politecnico di Milano durante il suo intervento:

  • Definizione delle variabili di impostazione del processo di gestione dell’eccedenza.
  • Identificazione di best practice a livello di filiera.
  • Identificazione di aree di collaborazione a livello di filiera nella gestione dell’eccedenza.
  • Formalizzazione delle principali barriere alla riduzione dello spreco alimentare.

Le Linee guida ECR Italia, distribuite al termine del convegno, sono disponibili a questi link:

La soluzione collaborativa guarda ai processi

Un testimonianza sull’applicazione delle linee guida ECR Italia è stato offerto dagli interventi di Renato di Ferdinando, SoE Manager Customer Logistic Development di Mondelez. «I lavori svolti – ha spiegato Renato di Ferdinando – guardano ai processi aziendali, alle soluzioni attivabili per capire cosa significa per le imprese, quali sono le implicazioni di processo nella gestione delle eccedenze, con un occhio rivolto anche agli standard che abilitano la prevenzione dello spreco».

Marco Candiani, Direttore Operativo Logistica di Stef, ha invece offerto il punto di vista dell’operatore logistico, e ha individuato due assi di collaborazione e sviluppo: l’elaborazione di soluzioni per diminuire rotture e danneggiamenti delle merci e l’ottimizzazione della vita utile del prodotto, monitorando la movimentazione grazie a sistemi evoluti che abilitano la trasparenza delle informazioni su tutta la rete di distribuzione e garantiscono la tracciabilità dei lotti e delle singole unità logistiche.

Il contributo degli standard GS1

Valerio Cortese, Direttore Sistemi Informativi di Iper, ha illustrato come l’adozione dello standard GS1 DataBar (un codice a barre di dimensioni ridotte che però contiene informazioni supplementari rispetto al solo identificativo GTIN) per la codifica dei prodotti a peso variabile confezionati nei punti vendita Iper abbia consentito di controllare e di gestire le date di scadenza dei prodotti in vendita e prevenire in questo modo lo spreco alimentare.

Il recupero e la redistribuzione delle eccedenze

Recuperare le eccedenze alimentari che vengono prodotte è una fase fondamentale per evitare lo spreco. E qui si inserisce l’importante ruolo svolto delle organizzazioni no profit come Fondazione Banco Alimentare, da sempre impegnata su questo fronte e sulla redistribuzione sul territorio. Giuliana Malaguti, Responsabile Approvvigionamenti di Banco Alimentare, ha sottolineato come nonostante il recupero sia l’ultimo anello della filiera di produzione o di distribuzione, vada comunque inserito a pieno titolo nei processi aziendali, con pari dignità delle altre fasi.

Combattere lo spreco partendo dai dipendenti

È anche attraverso i propri dipendenti che le imprese possono combattere lo spreco alimentare: ne sono convinte le imprese che aderiscono a ECR UK – ha raccontato James Northen, Director of Industry Programmes IGD (ECR UK) – che hanno avviato una iniziativa, finalizzata a ridurre lo spreco domestico attraverso campagne di sensibilizzazione congiunte rivolte ai propri dipendenti.

 

 

Nielsen, Q3 positivo per la GDO a +2% ma c’è sofferenza dopo l’Expo

Cresce la fiducia e con lei gli acquisti dei beni di consumo, che nel terzo trimestre 2015 (Q3) in Europa secondo i dati Nielsen sono in aumento per la sesta volta consecutiva. Nella grande distribuzione le vendite a volume hanno fatto registrare un incremento del +1,3% accompagnato da una crescita del +1,7% dei prezzi, con un aumento degli incassi del 3%. In Italia la crescita nominale registrata nel terzo trimestre 2015 è stata del +2% rispetto allo stesso trimestre del 2014 (crescita a volume pari a +0,9%, crescita a valore pari a +1,1%).

Finalmente si tira il fiato dunque? Non proprio, perché i dati, sempre di Nielsen, dell’ultima settimana, quella dal 2 all’8 novembre, segnalano una battuta d’arresto, del -4,05%, con un forte calo nel Nord-Ovest “orfano” dall’effetto “amplificatore” dell’Expo. Certo, l’autunno insolitamente mite potrebbe avere portato le persone a consumare fuoricasa ben più di quanto si faccia normalmente in questa stagione. Non solo: in tutta Italia la Grande distribuzione ha sofferto per l'”allarma Oms” sulla carne (vd nostro articolo) mentre la prossima débacle potrebbe seguire alle inchieste sugli oli di oliva Evo.

Se questi elementi saranno in grado di “bruciare” gli effetti positivi del resto dell’anno lo vedremo al prossimo consuntivo. Per ora però resta un andamento europeo positivo, con alcune differenze nazionali: continua a crescere la Turchia (valore nominale delle vendite pari a +12,4% vs Q3 2014, di gran lunga al di sopra della media UE), seguita da Austria (+5,9%) e Ungheria (+5,8%). Solamente tre dei Paesi rilevati hanno fatto segnare dati negativi a livello nominale: Svizzera (-1,5%), Finlandia (-0,9%) e Regno Unito (-0,3%). Nei cinque maggiori mercati, la Spagna fa rilevare la crescita nominale più alta (+3%), seguita da quelle della Germania (+2,3%) e dell’Italia (+2,0%).

«Anche per l’Italia – ha dichiarato Romolo de Camillis, area retail director di Nielsen Italia – nel terzo trimestre i trend sembrano muoversi nella giusta direzione con una tra le più alte crescite registrate nel corso degli ultimi trimestri. Il dato beneficia anche di effetti stagionali (estate calda) che hanno favorito le vendite di bevande e gelati. Sicuramente l’indice di fiducia che ha iniziato a crescere tra i consumatori, come rilevato dalla survey Nielsen sulla Global Consumer Confidence, è stato il fattore determinante dell’inversione di tendenza osservata nell’andamento delle vendite all’interno della grande distribuzione nel nostro Paese».

Sul fronte delle variazioni a valore (prezzo) è ancora la Turchia (+9,5%) l’unico Paese rilevato che ha prodotto variazioni al di sopra del 3% e solo altri tre mercati (Svezia, Norvegia e Austria) hanno visto i prezzi crescere al di sopra della media dei 21 Paesi oggetto dell’indagine Nielsen (+1,7%). Per contro, solo cinque Paesi hanno riportato fenomeni deflattivi.

In quanto alle variazioni a volume (quantità vendute) per la prima volta nell’anno, la Turchia non ha fatto registrare la crescita più elevata a volume ed è stata superata dalla Polonia (+5%), seguita da Ungheria (+4,3%) e Austria (+3,9%). Regno Unito e Finlandia (entrambi a -0,5%) sono state le uniche due realtà a risultare in decrescita.

«L’ultimo anno è stato caratterizzato – ha detto Jean-Jacques Vandenheede, area retail director di Nielsen Europa – da una costante evoluzione positiva dei prezzi e da volumi in sensibile crescita, quindi le cose stanno procedendo nel senso giusto nella maggior parte dei Paesi. L’unico segnale allarmante, al contrario, è quello proveniente dal Regno Unito, dove i supermercati hanno condotto una pesante guerra dei prezzi per controbilanciare l’ascesa dei discount. Questa situazione ha avuto come conseguenza quella di una contrazione degli incassi. Il fenomeno tuttavia mostra segnali di contenimento, così che ci sono buone prospettive per il 2016».

 

Effetto Oms sulla carne: in una settimana vendite al supermercato in calo di 16 milioni di euro

Si sono fatti subito sentire gli effetti sui mercati dell’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sui danni alla salute provocati dalle carni rosse ed elaborate.

Iri ha rilevato una contrazione di 16 milioni euro delle vendite nel canale modern. Quello delle carni – segnala Iri – è uno dei mercati più importanti all’interno del Largo Consumo che vale nel periodo gennaio- ottobre di quest’anno ben 8 miliardi di Euro. In una sola settimana il mercato ha bruciato quindi lo 0,2% dei ricavi complessivi.

Come illustrato dalla tabella, tutti i segmenti del mercato sono stati interessati. Fa eccezione la carne bianca fresca che, a due settimane dalla comunicazione dell’Oms, registra una crescita del 3%. Al contrario, tutti i prodotti elaborati, sia che si tratti di carne rossa sia che si tratti di carne bianca, segnano cali importanti.

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Tra i segmenti più critici sicuramente vi è quello dei Wurstel e altri Precotti che registra addirittura un calo delle vendite del 17,1%. “Dopo un periodo di difficoltà dell’intero comparto di carni e salumi, si stavano intravedendo segnali di ripresa – commenta Marco Limonta, Business Insights Director di IRI- Purtroppo questo avvenimento ha portato una forte battuta di arresto in tutta la filiera”.

Come illustrato dal grafico a seguire ad una settimana dalla comunicazione divulgata dall’Oms il comparto di carni e salumi nei canali di supermercati e ipermercati segna un -8,7% rispetto all’analogo periodo precedente.

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«Confidiamo che le ampie rassicurazioni pervenuti da parte di medici, oncologi, istituzioni, esperti e dalla stessa IARC – ha commentato Aldo Radice, Codirettore di Assica, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi – favoriscano il rapido ritorno alla normalità. Come abbiamo più volte sottolineato, questa ricerca “non parla italiano”: si riferisce a consumi che son completamente diversi di nostri, sia per le quantità (oltre il doppio) sia per la qualità dei nostri prodotti. Rimane il fatto che i 16 milioni di euro di mancate vendite nella prima settimana sono una perdita netta per il settore, proprio in un momento in cui finalmente il comparto della carne e dei salumi iniziava a uscire da un quadriennio molto difficile».

Convegno GS1 Italy: soluzioni Ecr e approcci di filiera contro lo spreco alimentare

Ogni anno 1/3 della produzione mondiale (1,3 mld di tonnellate) di cibo finisce nella spazzatura. In Italia lo spreco almentare è quantificato in 4 milioni di tonnellate, vale a dire 8,1 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil.

Le cause che determinano eccedenze, rimanenze o sprechi sono molteplici e variano a seconda delle fasi della filiera agro-alimentare. Nei Paesi industrializzati la quota maggiore degli sprechi avviene nelle fasi finali (consumo domestico e ristorazione); tuttavia l’entità del fenomeno non è trascurabile anche a monte.

Nella fase di trasformazione e distribuzione, le eccedenze nascono principalmente da difficoltà di previsione della domanda, danneggiamenti riportati sul prodotto e sul packaging degli alimenti in fase di trasporto e stoccaggio, errori nelle procedure di stock rotation, …

Ottimizzare la gestione dell’eccedenza alimentare significa lavorare in un’ottica collaborativa in azienda e su tutta la filiera.

A partire dal 2013, le aziende industriali e distributive hanno costituito un tavolo di lavoro in ECR Italia per affrontare il tema, focalizzandosi sugli aspetti che toccano i processi di interfaccia e ricercando soluzioni e percorsi attivabili per ridurre l’incidenza degli sprechi.

Quali sono le strategie per la prevenzione delle eccedenze e i modelli per una gestione strutturata delle eccedenze?

Quali sono le implicazioni concrete per le aziende?

Quali le principali barriere alla riduzione dello spreco alimentare?

Esistono aree di collaborazione e soluzioni di filiera che permettono di incidere positivamente nella gestione dell’eccedenza?

Questi i temi al centro dei lavori e che saranno discussi al convegno: La lotta allo spreco alimentare: soluzioni e approcci di filiera che GS1 Italy | Indicod-Ecr organizza a Milano Fondazione Stelline – Sala Volta il 17 novembre prossimo

ISCRIVITI QUI

L’incontro consentirà di comprendere quali sono le modalità più efficaci per la gestione delle eccedenze, le best practice di filiera e le soluzioni abilitate dagli standard GS1 e di approfondire il tema attraverso le testimonianze dirette delle imprese impegnate su questo fronte.

La spinta gentile di #ogilvychange aiuta le persone a prendere decisioni (e le imprese a comunicare)

Come può una campagna di comunicazione stimolare e favorire cambiamenti positivi nelle abitudini delle persone? È per rispondere a questa domanda che nasce #ogilvychange, la unit italiana di Ogilvy & Mather presentata ieri, che si propone di integrare i più recenti studi di psicologia cognitiva e sociale e di economia comportamentale con le competenze in comunicazione del Gruppo.

Nata nel 2012 nel Regno Unito per iniziativa di Rory Sutherland, Vice Chairman di Ogilvy & Mather UK, #ogilvychange opera anche in Italia per realizzare progetti di comunicazione con forte impatto culturale e sociale partendo dalle conoscenze sui principi teorici che condizionano il comportamento individuale all’atto di qualsiasi scelta e che in genere non sono considerati dalle comuni analisi di mercato.

«Nei momenti decisivi, le persone compiono scelte economiche che riguardano cibo, salute, investimenti o viaggi sull’onda di percezioni, sentimenti e condizionamenti sociali che spesso scavalcano la logica e che, perciò, tendono a sfuggire agli studiosi di economia», dichiara Guerino Delfino, CEO & Chairman di Ogilvy & Mather Italia. «Per questo, ancora una volta, abbiamo voluto rompere gli schemi e inaugurare un innovativo approccio di comunicazione in Italia, integrando nei nostri progetti competenze provenienti dall’ambito delle Behavioural Sciences, per metterle al servizio di quanti vogliono promuovere cambiamenti positivi nei comportamenti sociali».

Le conoscenze messe in luce dalla Behavioural Economics vengono oggi applicate efficacemente anche in ambiti non strettamente economici, ma legati alla vita di tutti i giorni. Questo ambito di applicazione è stato definito Architettura delle scelte (Thaler & Sunstein, 2008) e spazia dalle politiche sociali alla comunicazione pubblicitaria.

Particolare rilievo ha assunto, negli ultimi anni, la pratica del Nudging, intesa come un’applicazione dell’Architettura delle scelte a temi di forte rilievo sociale e con un approccio etico, rispettoso delle libertà di scelta e dei valori dell’individuo (Thaler & Sunstein, 2008).

L’attività è finalizzata allo sviluppo e all’applicazione di strumenti utili a indirizzare le persone verso comportamenti orientati al benessere individuale e sociale. Il nostro lavoro si ispira ai principi del Nudging, in italiano “spinta gentile”.

Il Nudging nasce da un assunto di base: molti comportamenti dannosi sono messi in atto e/o mantenuti da scelte irrazionali. Spesso infatti siamo influenzati da elementi contestuali di cui non siamo consapevoli e che tuttavia ci conducono a commettere errori di valutazione (es. mangiare cibo spazzatura, guidare sotto l’effetto d’alcool, fare poca attività fisica, ecc…). Per questo motivo, l’utilizzo di una “buona” architettura delle scelte, ovvero un’impalcatura contestuale che faciliti comportamenti virtuosi, è spesso sufficiente per permettere alle persone di comportarsi in maniera più funzionale, in linea con i valori in cui credono.

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Le aree in cui #ogilvychange opera

Coordinata da Filippo Ferraro, Head of Planning, la nuova unit #ogilvychange si avvale della collaborazione e contributo scientifico di IESCUM – Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano. Grazie a questa partnership, il team italiano di #ogilvychange lavora già da tempo al fianco di esperti italiani e internazionali con una vera e propria unit deputata a sviluppare idee e progettualità che stimolino e favoriscano cambiamenti positivi nelle attitudini dei consumatori. Tra gli esperti, Francesco Pozzi, Psicologo e Analista del Comportamento e docente a contratto di Behavioral Economics all’Università IULM.

«Negli ultimi anni, gli studi scientifici sui fattori psicologici, cognitivi ed emozionali che impattano sulle scelte economiche dei singoli ci hanno lasciato in eredità conoscenze e tecniche che hanno amplificato in modo incredibile le capacità predittive e di comprensione del marketing», sottolinea Rory Sutherland, Vice Chairman Ogilvy & Mather Group UK. «La conoscenza delle piccole sfumature che modificano il modo in cui la gente reagisce in ambito locale, regionale o nazionale fa realmente la differenza nel portare il cambiamento desiderato nella società, vincendo inerzie che altrimenti richiederebbero un lentissimo lavoro di sensibilizzazione e persuasione».

Previsioni Iri: il largo consumo torna a sorridere. E nel 2016 si recupera il calo 2013-14

Iri ha diffuso le nuove previsioni sui consumi, che confermano un andamento positivo per il largo consumo confezionato.

Siamo di fronte a una ripresa economica fragile e tutt’altro che consolidate – si legge nella nota – però sia i dati macroeconomici che le misurazioni censuarie di IRI documentano che stiamo assistendo ad una rinnovata fiducia sui mercati che stanno reagendo positivamente. IRI osserva anche con una crescente predisposizione agli acquisti dei prodotti di primaria necessità, fra cui il Largo Consumo Confezionato.

Se come auspichiamo, l’inversione del ciclo negativo si confermerà i consumi di prodotti di base (di cui il Largo Consumo è icona) continueranno a crescere.

2015 a +1,7% in volume. Le previsioni di IRI indicano una chiusura del 2015 con un andamento dei volumi pari al +1,7% (Vendite a valore a prezzi costanti) per il 2015 ed un ulteriore +1,1% per il 2016. Per quanto concerne l’andamento della spesa monetaria IRI prevede una chiusura d’anno con un andamento delle vendite a valore pari al +2,5%. Nel 2016 resterà un andamento positivo ma leggermente più ridotto: +1,9% (non dimentichiamo che il 2015 ha beneficiato di una stagione estiva eccezionalmente favorevole per i prodotti stagionali, ad esempio gelati, bevande, ecc.).

I freni alla crescita. La crescita non sarà tumultuosa a causa di tre fattori principali.

  • Il primo è che la rinnovata fiducia sul potere di acquisto di medio periodo delle famiglie italiane si riverserà (e si sta già verificando) soprattutto verso l’acquisto di beni durevoli.
  • In secondo luogo la crescente multicanalità (strutture specializzate, e- commerce, ecc.) che il “nuovo consumatore” ha sperimentato durante gli anni difficoltosi della crisi si andrà ulteriormente a consolidare attraendo ancora parte degli acquist
  • Infine, i forti cambiamenti nei comportamenti di consumo sviluppati dalle famiglie italiane nel corso della crisi permangono determinando un approccio più consapevole e attento agli sprechi.

Le responsabilità delle inefficienze di filiera. La caduta del ciclo economico è stata un’importante causa del calo delle vendite del Largo Consumo durante gli scorsi anni, tuttavia sono soprattutto le concomitanti inefficienze degli operatori dell’Industria della distribuzione (produttori e distributori durante il biennio 2013-14) ad avere compresso il trend degli acquisti. È evidente che questi due fattori sono correlati fra loro: infatti, le inefficienze di filiera sono in buona parte la conseguenza dell’adozione estesa di tattiche di brevissimo periodo – principalmente attività promozionali – volte a sostenere i volumi in un contesto di oggettiva difficoltà della domanda sui mercati di consumo.

Il miglioramento del clima economico sta aiutando la filiera a rivedere le proprie strategie e ciò permette un recupero della capacità delle leve di marketing di incontrare il favore del nuovo consumatore, un’inversione di approccio che pensiamo continuerà anche nel 2016.

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I prezzi. L’aumento dei prezzi nel 2012 e 2013 (aumento dei costi delle materie prime e inasprimento della fiscalità indiretta) ha contribuito a frenare gli acquisti. Questo elemento ha ridotto la sua rilevanza nel 2014 in concomitanza con la “disinflazione” del comparto. Tuttavia i prezzi hanno ripreso ad evolversi moderatamente in positivo nel 2015 (tendenza prevista continuare anche nel 2016) rallentando in parte il rilancio dei volumi. Il fatto però è racchiuso all’interno di margini fisiologici, complessivamente coerenti con l’inflazione attesa per il sistema economico generale.

Il prezzo medio del carrello della spesa crescerà in linea con l’inflazione generale del Paese (+0,8% nel 2016).

Per quanto concerne l’andamento a volume dei differenti comparti, nel 2016 si prevede il consolidamento della fase positiva con l’eccezione dei comparti stagionali (che risentiranno di un rimbalzo sull’estate molto favorevole del 2015).

L’eCommerce B2C supera i 16 miliardi di vendite grazie a servizio e convenienza

L’e-commerce continua il suo cammino e nel 2015 i 17,7 milioni di e-shopper italiani hanno fatto acquisti per 16,6 miliardi di euro (più di 2,2 miliardi sul 2014). Sebbene i servizi siano ancora maggioritari gli acquisti di servizi con 9,89 miliardi, quelli di prodotti crescono in misura maggiore: +21% contro +12% dei servizi. Le buone notizie per le vendite online arrivano dall’annuale Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano in collaborazione con Netcomm, presentato al convegno “Social? Mobile? Multicanalità? Sì, ma sono servizio e convenienza la linfa dell’eCommercein Italia”.

la dinamica_ ecommerceLa fotografia dello stato di salute dello shopping online si completa con altri dati: il 30% degli acquisti si effettua da siti stranieri (prevalentemente nel turismo), il 10% con lo smartphone, in crescita del 64% e l’11% con il tablet (anche se quest’ultimo è più che altro un sostituto del Pc), il 95% viene pagato direttamente online tra carta di credito e PayPal (il 29%). E i web shopper abituali sono ormai il 64% dei 17,7 milioni complessivi, in crescita dell’11%.

L’Osservatorio analizza anche il versante dell’offerta, vale a dire il valore espresso dagli operatori italiani con clienti italiani e stranieri. In questo caso le vendite ammontano a 14,939 miliardi di euro, in crescita del 15%, di cui il 21% da siti italiani a clienti esteri e vi è un riaggiustamento tra prodotti e servizi, praticamente al 50%, ma i primi crescono del 24% contro l’8% dei servizi.

Alessandro Perego
Alessandro Perego

«La penetrazione dell’eCommerce –afferma Alessandro Perego Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – raggiunge il 4% delle vendite retail, ma siamo ancora lontani dai principali mercati occidentali (Francia, Germania, UK e USA) dove l’eCommerce ha raggiunto livelli di diffusione fino a quattro volte più elevati. La strada per trasformare il commercio elettronico in una reale consuetudine di acquisto è tracciata dai principali player :occorre migliorare le prestazioni dei cosiddetti basics, ossia gamma, prezzo e servizio».

Quanto ai settori, il Turismo, con 7.762 milioni di euro, arriva a valere il 47% del mercato eCommerce B2c italiano, le Assicurazioni, con 1.235 milioni di euro, il 7,5%, e gli altri servizi (ticketing per eventi, ricariche telefoniche, ecc.), con 893 milioni di euro, il 5,5%.

prodotti o servizi

Tra i comparti di prodotto spiccano l’Informatica ed elettronica, che, con 2.212 milioni, vale il 13% del mercato e l’Abbigliamento che, con 1.512 milioni di euro, pesa per il 9%. Troviamo poi l’Editoria (4% del mercato, pari a 593 milioni di euro), il Food&Grocery (2% del mercato, pari a 377 milioni di euro), l’Arredamento e home living (2% del mercato, pari a 370 milioni di euro) e il Beauty (1% del mercato, pari a 190 milioni di euro). Le altre categorie di prodotto e il c2c (consumer to consumer) pesano per il 9%.

La crescita dell’eCommerce è trainata, nel Turismo (+14%), dall’acquisto di biglietti per i trasporti e dalla prenotazione di camere d’albergo; nell’Informatica ed elettronica (+21%) l’apporto arriva dagli acquisti di tv, telefonia, tablet e pc, ma anche di elettrodomestici bianchi. Nell’Abbigliamento (+19%) continuano a essere determinanti gli acquisti high fashion. Nell’Editoria (+31%), il fenomeno di maggiore rilevanza sono i libri scolastici.

riccardo Mangiaracina
Riccardo Mangiaracina

«Nel 2015 è importante anche l’apporto di Food&Grocery, Arredamento e Home living e Beauty che insieme contribuiscono alla crescita complessiva per quasi 200 milioni di euro. Gli acquirenti italiani acquistano online anche quelle categorie merceologiche, come alimentari o oggetti d’arredamento, fino a qualche tempo fa quasi assenti sul web. L’acquisto di cibi e bevande (vino compreso) rappresenta oggi il 3% circa delle vendite da siti italiani ed è uno dei settori più dinamici nel panorama dell’eCommerce B2citaliano”, spiega Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c.

Tradizionali o dotcom

Secondo l’Osservatorio sono sempre più numerose le imprese che attivano strategie multicanale sia in maniera diretta, sia appoggiandosi ad agregatori o a marketplace, che costituiscono, è stato detto come una nave scuola dai retailer, ma più per un gap tecnologico di questi ultimi.

Molti retailer o produttori tradizionali, infatti, vanno online attraverso i marketplace(Amazon, eBay ma anche erpice) per affiancare un ulteriore canale al sito di eCommerce.

I marketplace inoltre sono utilizzati da chi vuole approcciare il canale online senza velleità di leadership e/o dai piccoli operatori che non hanno i mezzi per investire adeguatamente nello sviluppo di un sito proprio. Un altro vantaggio degli aggregatori è che favoriscono il cross-border eCommerce. Ad esempio per una PMI italiana che vuole vendere in USA è ragionevolmente semplice utilizzare eBay o il marketplace di Amazon piuttosto che attivarsi con un’iniziativa sviluppata in casa.

tradizionali e doto com

Secondo Marino Casucci, Director Key Account/Business Development, FACT-Finder, richiamandosi al fatto che nel Regno Unito tra i primi dieci player otto sono retailer, «alla lunga i retailer faranno la parte del leone anche in Italia. Il motivo è che nell’evoluzione della multicanalità il retailer può contare su diversi touch point che fanno la differenza rispetto ai pure player». Di diverso avviso al riguardo è Michele Raballo, Accenture Interactive eCommerce Lead, Accenture Digital: «I retailer tradizionali soffriranno sempre di più la competizione delle dotcom e degli aggregatori. L’eCommerce è più una sfida che un’opportunità, al momento». Forse la gdo nazionale è proprio ferma a questa fase, visto che la penetrazione dellle vendite online nel totale delle vendite food& grocery è ancora quasi nulla, lo 0,25%.

Le barriere allo sviluppo dell’eCommerce, non solo per il Food & Grocery, sono quelle note: velocità e semplificazione dei pagamenti, sistema di consegna più flessibile, anche se oggi il modello dei lockers e dei punti di ritiro (leggi anche L’irresistibile avanzata dei Lockers) sembra quello verso il quale ci si indirizza in misura maggiore, semplificazione delle procedure di reso del prodotto. Insomma una customer experience più semplice e attrattiva per i consumatori.

Per Riccardo Mangiaracine le sfide per l’eCommerce, sono almeno due: attrarre un maggior numero di web shopper (e in questo la messa in atto di sistemi basati sullo smartphone possono costituire la svolta) e fare diventare l’eComemrce una consuetudine: one click check out, spese di spedizione gratuite (o in abbonamento), modalità di consegna innovative e gestione snella dei resi sono le direzioni seguite dai migliori sono le innovazioni nell’esperienza d’acquisto da mettere in atto, secondo Mangiaracina.

Italia Paese dei fiori: il 46% li compra. Coldiretti pensa di certificare la filiera italiana

Agli italiani piacciono i fiori, in vaso o recisi, e li acquistano più di ogni altro Paese europeo: secondo un’indagine Coldiretti/Censis sono nelle case del 46,2 per cento degli italiani. Una percentuale che aumenta nella fascia dei Millennials (Under 34), notoriamente interessati al naturale e al sostenibile, dove raggiunge il 50,8 per cento. L’identikit del flower lover è vario: trasversale tra uomini e donne, fasce di età e territori di residenza anche se dall’analisi emergono aspetti sorprendenti: dichiara di avere il pollice verde oltre il 47,5% degli uomini a fronte del 43% delle donne. Nove italiani su dieci sostengono che avere fiori in casa sia un piacere. Una funzione antistress peraltro confermata da studi scientifici, che si scontra però con un calo degli acquisti che anche a causa della crisi sono scesi sotto la soglia storica degli 8 milioni di acquirenti che si è registrata molto raramente negli ultimi dieci anni.

 

Coldiretti pensa di certificare la filiera

L’Italia è anche leader nella produzione di piante e fiori in Europa: il florovivaismo italiano vale oltre 2,4 miliardi di euro e conta oltre 30 mila aziende agricole che garantiscono occupazione ad oltre 100 mila persone. Ma sul settore pesa la piaga del commercio abusivo di fiori recisi e di piante in vaso: un’economia sommersa stimabile in alcune centinaia di milioni di euro, con ramificazioni legate alla criminalità che ne organizza la distribuzione in tutta Italia. Nonostante il primato italiano in Europa tra l’altro aumentano le importazioni di fiori e piante, del 7% nei primi sei mesi del 2015, anche per le triangolazioni di Stati dell’Unione Europea che li importano da Paesi extra Ue dove vengono prodotti senza rispettare le normative fitosanitarie comunitarie, e sfruttando le popolazioni locali. Rose, orchidee, ma anche piante in vaso sono i prodotti più frequentemente oggetto di questo fenomeno. «È anche per questo motivo che Coldiretti sta lanciando, attraverso la propria rete di vendita diretta, fattorie e mercati di Campagna Amica e attraverso Fai, il brand firmato dagli agricoltori italiani, il fiore e la pianta della filiera agricola tutta Italiana, per dare certezze al consumatore circa la provenienza dei prodotti florovivaistici, la loro qualità e l’adozione di processi produttivi eticamente corretti» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Integratori: aumenti a due cifre per un settore spinto dal nuovo salutismo

Un settore in crescita costante dal 2008, che ha superato indenne la crisi: è quello degli integratori alimentari. «Da settembre 2014 ad agosto 2015 sono state vendute 180 milioni di confezioni per un valore di 2,5 miliardi di euro, con una crescita anno su anno del 9,8% a valore del 9,2% a volume. Il mercato è triplicato negli ultimi 15 anni. E ha ormai superato le vendite dei farmaci senza obbligo di ricetta» ha spiegato Marco Fiorani, presidente di Federsalus, l’Associazione Nazionale Aziende Prodotti Salutistici (che comprendono integratori alimentari, alimenti arricchiti, prodotti dietetici, functional foods). Otto italiani su dieci dichiarano di aver usato un integratore nell’ultimo anno (+15% dal 2012), ed è sempre più diffuso il consiglio da parte dei medici, praticato dal 55% dei medici di medicina generale e dal 33% degli specialisti.
In quanto a canale, la stragrande maggioranza delle vendite avviene in farmacia e parafarmacia, con un valore di 2.285,3 milioni di euro e 151,6 milioni di confezioni vendute (+9,7% a valore e +9,2% a unità venduta) mentre la GDO ha movimentato 197,3 milioni di euro con un trend di crescita però superiore: +10,8% a volume e +10,4% a unità. Le tipologie più richieste nella grande distribuzione sono i prodotti a base di vitamine e minerali, i coadiuvanti del controllo di colesterolo e del peso, gli energetici, le barrette energetiche o sostitutive del pasto, e i probiotici.

Marco Fiorani, presidente Federsalus, al convegno "Gli integratori alimentari in pillole: vero o falso?".
Marco Fiorani, presidente Federsalus, al convegno “Gli integratori alimentari in pillole: vero o falso?”.

«Dietro a questi numeri c’è un la progressiva evoluzione del rapporto degli italiani con la salute, non più passivo ma attivo e progettuale – ha detto ancora Fiorani -, che si traduce in un’attenzione agli ingredienti contenuti negli alimenti e al cibo in generale, e nella pratica dell’attività fisica. Secondo una ricerca Eurisko chi consuma integratori è più attento alla salute ed effettua più controlli medici della media».

Fermenti lattici, primi consumatori in Europa
In Europa il mercato degli integratori vale 11,3 miliardi di euro nel 2014. Tra le differenti categorie (esistono 8000 integratori diversi) l’Italia in UE è prima nelle vendite di fermenti lattici, mentre i botanicals (estratti vegetali) si privilegiano in Germania, seguita però da Italia e Francia. In Italia piacciono anche le combinazioni (prodotti formulati con più sostanze), nel Regno Unito i grassi essenziali. Mentre nel Nord Europa l’uso di integratori tende ad essere quotidiano, nell’Europa mediterranea è più saltuario e legato a specifiche esigenze di salute.
«Per quanto riguarda la scelta, per i due terzi è influenzata dal medico o dal farmacista e solo per un terzo dalla pubblicità» conclude Fiorani.

Insalata quarta gamma, mercato quasi saturo. Possibilità di crescita al Sud e nei discount

L’insalata di quarta gamma piace agli italiani. Anzi, negli ultimi annivi è un travaso di consumi dalle verdure sfuse a quelle già confezionate già pulite, tagliate, lavate e pronte all’uso. Lo sottolinea Nielsen che rileva che da gennaio di quest’anno per la prima volta i consumatori di insalata confezionata hanno superato quelli di insalata sfusa. E la forbice continua ad allargarsi.

nielse IV gamma 1

“L’ampliamento del parco acquirenti (+ 300 mila famiglie nell’ultimo anno) – affermano gli analisti di Nielsen – ha contribuito alla crescita dei consumi che hanno subito un’ulteriore accelerata. Ad anno terminante maggio 2015, sono state consumate 89,3 mila tonnellate di verdura IV Gamma (+ 2,7% vs AT Mag 14) per un valore totale di oltre 633 milioni di euro (+ 1,5% vs AT Mag 14). Restano stabili invece i consumi medi per famiglia con una spesa annua per nucleo che si attesta intorno ai 34 euro e una frequenza di acquisto di circa 18 atti all’anno, a dimostrazione del fatto che è principalmente la capacità del prodotto di attirare nuovi acquirenti a sostenere i consumi”.

In calo invece il consumo di verdura sfusa, con un calo di circa tra il 5% e il 7% rispettivamente proprio nei canali più tradizionalmente dedicati al suo acquisto, i negozi tradizionali e i mercati rionali (AT Mag 15 vs periodo corrispondente).

I motivi di questo switch sarebbero diversi, secondo Nielsen: in particolare la crescente importanza che gli italiani prestano alla corretta alimentazione unita all’attenzione per il contenuto di servizio dei prodotti; l’insalata confezionata soddisfa l’una e l’altra esigenza conciliando la componente salutistica con il time saving e il contenimento degli sprechi. Senza considerare le politiche commerciali degli attori del mercato che hanno contribuito a contenere lo scontrino medio.

In questo roseo scenario già compare qualche nuvola all’orizzonte. Ed è il l’approssimarsi della saturazione della domanda, tanto che la penetrazione nelle prime tre aree Nielsen è vicina all’80%. Quali i margini di crescita? Secondo l’analisi sono due le possibili opportunità da cogliere. La prima è l’Area 4, caratterizzata da un parco acquirenti ancora inferiore rispetto alle altre aree, ma in forte crescita; la seconda potrebbe arrivare dai discount, un format ancora poco performante per la quarta gamma (- 6,5% Acquisti a Valore; -3,2% Acquisti a Volume – AT Mag 15 vs corrisp.) nonostante gli acquisti di verdura in generale siano invece in forte sviluppo in questo canale (+3,6% Acquisti a Valore; + 7,6% Acquisti a Volume – AT Mag 15 vs corrisp.).

Nielsen IV gamma 2

Ma in questo secondo caso la torta difficilmente si amplierebbe, perché si tratterebbe di un passaggio da altri canali d’acquisto al discount.

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