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Quale futuro per la Gdo in un Sud povero, deserto e anziano?

La presentazione del “Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno”, edito da Il Mulino, si è tenuta ieri al Tempio di Adriano a Roma. Foto Svimez.

Sembra un bollettino di guerra, invece è il Rapporto sull’economia del Mezzogiorno 2014 presentato ieri da SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Da cui emerge un’Italia più spaccata in due che mai, che la crisi ha reso ancora più disuguale. Non solo: il Sud secondo Svimez è a “rischio desertificazione”, con una popolazione sempre più esigua,  povera e anziana.

Dal Meridione si scappa per assenza di lavoro e prospettive: solo nel 2013 sono emigrati 116mila abitanti, e per il secondo anno di fila la natalità è stata negativa, con il conseguente innalzamento dell’età media ed emorragia delle fasce più produttive della popolazione. Aumentano le famiglie povere (+40% nell’ultimo anno) perché manca il lavoro (l’80% dei posti di lavoro nazionali persi tra il primo trimestre del 2013 e del 2014 è al Sud); l’industria continua a soffrire (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti) e gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977.

Crollano i consumi
I consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, arrivando a ridursi nel 2013 del 2,4%, a fronte del -2% delle regioni del Centro-Nord. Dal 2008 al 2013 la caduta dei consumi ha sfiorato nel Sud i 13 punti percentuali (- 12,7%), un risultato due volte maggiore che nel resto del Paese (-5,7%). Non parliamo solo del superfluo: in questi cinque anni di crisi sono crollati anche i consumi di beni alimentari, al Sud del -14,6%, a fronte del -10,7% del Centro-Nord; in caduta libera anche il vestiario e le calzature, -23,7%, quasi doppio che nel resto del Paese (-13,8%). Arretrano anche i servizi per la cura della persona e le spese per l’istruzione: -16,2% al Sud, tre volte in più rispetto al Centro-Nord (- 5,4%). A esporre alla povertà individui e famiglie concorrono sia la disoccupazione (specie femminile con 6 famiglie su 10 monoreddito) che il numero maggiore di familiari a carico.

Conseguenze per lo sviluppo della GDO?
Possiamo immaginare che in questa parte del Paese abbandonata dalle fasce più attive della popolazione, impoverita e con scarse prospettive (il crollo delle nascite è significativo) gli investimenti, anche nel retail, potrebbero non essere all’ordine del giorno. Prima di tutto per lo stravolgimento demografico, che secondo il rapporto farà perdere alle regioni del Sud 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, portandole a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%. Per il progressivo innalzarsi dell’età media, che in un’altra situazione potrebbe far pensare a nuovi prodotti e servizi per gli anziani (pensiamo ai supermercati per la terza età nati in Germania), ma che in una situazione così compromessa dal punto di vista economico e dei consumi fa immaginare piuttosto una marea di discount che puntano su offerte e prodotti low cost, sul tipo dei Pound shops inglesi (quelli dove merce di ogni tipo viene venduta a una sterlina, sempre affollatissimi). L’emorragia di giovani e laureati (tra cui molte donne) verso altre regioni in cerca di lavoro infine non mancherà di indirizzare la domanda verso prodotti tradizionali e di fascia bassa. Le eccezioni ci sono, naturalmente. Basta pensare ai nuovi format di successo di Sicilconad sorti proprio in una delle regioni più compromesse, la Sicilia. Ma il futuro è quanto meno incerto.

Le previsioni dello Svimez per il 2015 indicano un Pil nazionale in timida crescita (+0,8%), risultato di un +1,3% del Centro-Nord e il negativo -0,7% del Sud. In risaluita i consumi al Centro-Nord a +0,4% e in flessione al Sud (-0,2%).

Anna Muzio

Agosto: vendite al dettaglio giù. Federdistribuzione: rilanciare la domanda

I dati ufficiali diffusi dall’Istat sul commercio al dettaglio relativi al mese di agosto segnalano il perdurare di un andamento negativo che, dalle rilevazioni pubblicate da Nielsen relative al mese di settembre , saranno confermati anche a settembre.

Il totale delle vendite al dettaglio indica un -3,1%, per l’alimentare a -3,7% e per il non alimentare a -2,5%. Dall’inizio dell’anno la flessione si attesta complessivamente al -1,3%: -0,6% per l’alimentare e -1,9% per il non alimentare.

Indice destagionalizzato A guardare il grafico dell’indice destagionalizzato, la curva non inverte la marcia dall’agosto del 2012 (ma l’indice 100 è fissato ad agosto 2010), come a dire che sono quattro anni di caduta più o meno accentuata.

«Preoccupa in particolare – commenta il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli – il fatto che per il secondo mese consecutivo, le vendite dei prodotti alimentari diminuiscano più velocemente rispetto a quelle dei prodotti non alimentari. Certamente questi ultimi hanno subito per primi l’impatto del minor potere d’acquisto dei consumatori, ma ora il calo delle vendite alimentari è un chiaro segnale che la crisi per le famiglie si sta aggravando, costringendole a fare economie e risparmi anche sui bisogni più essenziali. Che stiano cambiando le abitudini d’acquisto è testimoniato anche da ciò che avviene all’interno dei prodotti non alimentari: se un tempo, a fronte di cali generalizzati, telefonia e prodotti di innovazione tecnologica mantenevano un andamento positivo, ora i dati di agosto mostrano come questi prodotti siano quelli con la diminuzione più significativa: una “passione” finita per necessità!».

Nel confronto con il mese di agosto 2013, le vendite delle imprese della grande distribuzione segnano una flessione del 2,7% e quelle delle imprese operanti su piccole superfici una diminuzione del 3,4%.

Nella grande distribuzione le vendite di prodotti alimentari diminuiscono, in termini tendenziali, del 3,2% e quelle dei prodotti non alimentari del 2,1%. Nelle imprese operanti su piccole superfici le vendite segnano un calo del 5,1% per i prodotti alimentari e del 2,9% per i prodotti non alimentari. Con riferimento alla tipologia di esercizio della grande distribuzione, ad agosto 2014 si rileva una flessione del 3,3% per le vendite degli esercizi non specializzati e un aumento dello 0,6% per quelle degli esercizi specializzati. All’interno dei primi, diminuiscono del 3,4% le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare e del 2,2% quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare. Qui il prospetto di dettaglio.

In particolare, per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, le vendite dei discount aumentano dello 0,4%, mentre diminuiscono sia quelle dei supermercati sia quelle degli ipermercati (rispettivamente -4,0% e -4,3%).

«Il bisogno di una incisiva politica di rilancio della domanda interna – conclude il presidente di Federdistribuzione – diventa sempre più urgente e la Legge di Stabilità è l’occasione giusta per imprimere questa svolta. Diventa indispensabile che tutte le misure annunciate dal Governo siano inserite nella manovra e realizzate nelle dimensioni tali da poter realmente incidere su una situazione che, invece di migliorare, diventa ogni giorno più allarmante e contestualmente si risolva la questione aperta con la Russia, che ha provocato un preoccupante calo delle esportazioni. Ci auguriamo, infine, che questi dati sulla dinamica dei consumi siano uno spunto di riflessione per chi sta pensando a un futuro ulteriore aumento dell’Iva».

Tutti pazzi per il caffè: lo beve il 96,5% degli italiani

Siamo un popolo diviso, dalla politica al calcio, ma c’è una cosa che almeno unisce tutti gli italiani, senza se e senza ma: è il caffè che, almeno saltuariamente, bevono praticamente tutti gli italiani (il 96,5%, per l’esattezza). E che per il 78% degli italiani è uno dei piaceri della vita.

Un apprezzamento plebiscitario, numeri bulgari che però vanno un attimo analizzati: lo ha fatto Caffè Vergnano basandosi sui dati di una ricerca condotta da AstraRicerche per conto del Consorzio Promozione Caffè accoppiati a dati interni dell’azienda.

Non tutti certo bevono caffè tutti i giorni. Ci sono i deboli consumatori (36%) che bevono fino a 1-2 tazzine al giorno; i medi consumatori (36%) che consumano 2-3 tazzine al giorno e i forti consumatori (27%), che superano le tre tazzine al giorno. Il caffè si beve a casa propria (89%) e al bar (78%).

Andando ancora  più nello specifico ne esce un quadro variegato a seconda dell’età, del sesso e della provenienza geografica del “bevitore”. Fattori che influenzano non solo “quanto”, ma quale caffè si beve. il caffè nella moka ad esempio è apprezzato dal 42% degli italiani (soprattutto al NordEst e dagli ultra cinquantacinquenni), mentre i giovani under 24 preferiscono le più pratiche cialde e le capsule, e, insieme alle donne, richiedono più frequentemente caffè macchiato, cappuccini, caffè latte e marocchino. Gli uomini ultra 45enni e gli abitanti dell’Italia centro-meridionale amano, invece, il caffè “in purezza”.

Come il calcio, il caffè è più apprezzato dal pubblico maschile. Quanto meno, gli uomini ne consumano di più, anche in relazione al crescere dell’età: fino a 54 anni, se ne beve di più in Piemonte e Lombardia e nella parte meridionale del Paese. Le donne lo bevono più volentieri a casa (quanto meno il 92% di loro) e il caffè non manca nella dispensa dell’89% delle famiglie italiane.

L’irresistibile ascesa della stevia: +14% nel 2014

La stevia piace sempre di più, ed è sempre più utilizzata dall’industria: secondo la società di consulenza britannica Zenith International le vendite mondiali aumenteranno nel 2014 del 14% raggiungendo le 4.670 tonnellate, per un valore di mercato di 336 milioni di dollari.

Non è insomma solo la Coca Cola con la sua versione verde, la Coca Cola Life, ad avere pensato di utilizzare la stevia per ridurre l’apporto di calorie e dare un’immagine più salutista. L’estratto della pianta sudamericana, conosciuta in Brasile e Paraguay da millenni ma giunta da noi solo pochi anni fa, è ormai utilizzato per dolcificare bevande, ma anche yogurt, dolcificanti sostitutivi dello zucchero e perfino medicinali. “Oggi sempre più consumatori controllano gli ingredienti di alimenti e bevande – ha detto Simon Redwood, Zenith Market Intelligence Consultant -. Per i produttori è fondamentale ridurre il loro contenuto di zucchero, e dal momento che i consumatori stanno iniziando anche ad evitare i dolcificanti artificiali la provenienza naturale della stevia e il suo contenuto calorico vicino allo zero sono dei grandi vantaggi”. In effetti per il solo mercato delle bevande gassate, da tempo nel mirino delle campagne contro l’obesità e a favore di stili di vita più sani,  è previsto un calo del 14% entro il 2018 secondo Euromonitor.

Per contro, Zenith prevede che il mercato mondiale della stevia raggiungerà nel 2017 le 7.150 tonnellate, per un valore di 578 milioni di dollari. “Le preoccupazioni salutiste sono ancora poco sentite nei mercati chiave asiatici quali India e Indonesia, e ci vorrà qualche anno prima che la stevia prenda piede in questi Paesi. Ma quando lo farà, realizzerà a pieno tutto il suo potenziale”, ha concluso Redwood.

Prezzi al consumo Istat: inflazione allo 0,2%

Diffusi oggi i dati Istat dei prezzi al consumo relativi al mese di settembre, che registrano una diminuzione dello 0,4% su base mensile e dello 0,2% su base annua (contro una stima provvisoria di -0,1%).

Su base annua pesano il calo dei ben energetici e il rallentamento della crescita annua dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3%, da +0,7% del mese precedente), solo in parte bilanciati dal ridursi della flessione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-0,9%, da -1,8% di agosto).

L'”inflazione di fondo” scende quindi a +0,4% (da +0,5% del mese precedente), al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, e a +0,3% (da +0,4% di agosto), al netto dei soli beni energetici.

Per quanto riguarda più specificamente il carrello della spesa, i prezzi degli Alimentari (incluse le bevande alcoliche) aumentano dello 0,2% su base mensile e fanno registrare un tasso tendenziale nullo, dopo tre mesi consecutivi di flessione (-0,3% ad agosto e -0,6% a luglio e a giugno). La dinamica dei prezzi dei Beni alimentari è imputabile all’andamento dei prezzi dei prodotti non lavorati: questi registrano un rialzo mensile dello 0,3% e un sensibile ridimensionamento della flessione su base annua (-0,9%, da -1,8% del mese precedente).

Il rialzo su base mensile dei prezzi degli Alimentari non lavorati è da attribuire principalmente all’aumento dei prezzi dell verdura fresca (+4,0%), la cui flessione su base annua si attenua (-1,4%, da -3,4% di agosto). Per contro, i prezzi della frutta fresca diminuiscono dell’1,5% su base mensile ma fanno registrare, anch’essi, un ridimensionamento della flessione tendenziale (-4,6%, da -7,8% del mese precedente), per effetto del confronto con settembre 2013, quando il calo congiunturale era risultato nettamente più marcato (-4,8%).

I prezzi dei prodotti lavorati non variano in termini congiunturali e mostrano una crescita tendenziale stabile allo 0,6%.

L’inflazione acquisita per il 2014 scende allo 0,2% dallo 0,4% di agosto.

Consumi avanti (troppo) piano per Confcommercio

Un +0,1% non fa primavera, come ha evidenziato in sostanza Confcommercio commentando i dati dell’Indicatore dei Consumi relativi ad agosto, che rivelano come la ripresa sia ancora lontana.

Non solo infatti la crescita dei consumi degli italiani dello 0,1% rispetto al mese di luglio è esigua, ma va anche vista a fronte di un calo dello 0,1% su base annua. I flebili segnali di miglioramento registrati negli ultimi mesi insomma non inducono all’ottimismo.

Le difficoltà dei consumatori sono evidenziate dal preoccupante andamento delle spese su alimentari (ad agosto registrano un incremento dello 0,4%) e salute, in genere la ultime a venire “tagliate”. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, dal 2008 a oggi però i consumi alimentari sono diminuiti del 10,4% e le spese per la salute sono crollate del 23,1%. In generale, i consumi nell’ultimo triennio sono diminuiti del 10,7%, con una contrazione della spesa complessiva delle famiglie di oltre 78 miliardi di euro.

Il confronto dei dati di agosto su base annua evidenzia inoltre una grande difficoltà specie per quanto riguarda la domanda di beni, diminuita dello 0,3%, rispetto ai servizi, cresciuti dello 0,2%. Ad agosto 2014, le uniche variazioni positive, su base annua, si rilevano per i beni e servizi per le comunicazioni (+6,0%), per i beni ed i servizi per la mobilità (+0,4%) grazie ad un incremento delle vendite di auto, e per i beni e servizi ricreativi (+0,3%). È stabile la spesa per i beni e servizi per la cura della persona mentre si riduce quella  dei beni e servizi per la casa (-1,6%) per gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-0,8%), per l’abbigliamento e le calzature (-0,5%) e per gli alimentari, bevande e tabacchi (-0,2%).

Investire in occupazione e turismo

Per uscire da questa “spirale depressiva” sono necessari interventi profondi e strutturali, che vedano al centro le politiche sull’occupazione. «Non basta la manovra degli 80 euro, non basta certamente la controversa ipotesi del tfr in busta paga (che sembra piuttosto un metodo escogitato dal Governo per intascare anticipatamente ben 5 miliardi di euro derivanti dalla tassazione) – hanno commentato Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti Federconsumatori e Adusbef – : quello che serve realmente e subito al nostro Paese è un serio piano per l’occupazione, che preveda lo stanziamento di fondi per lo sviluppo tecnologico, per la ricerca, per la realizzazione e la modernizzazione delle infrastrutture, nonché per il miglioramento dell’offerta turistica e per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale».

di Anna Muzio

A ottobre Fairtrade promuove l’equosolidale

Due immagini della campagna di Fairtrade Italia "The Power of You"

Ci sono Bennet, Coop, Carrefour e Despar tra le catene della GDO che parteciperanno, dall’11 al 26 ottobre, alla campagna di Fairtrade per promuovere i prodotti del commercio equosolidale con iniziative di comunicazione e promozioni ad hoc.

La campagna, che prende il nome di “The Power of You” per sottolineare il potere delle scelte dei consumatori nell’ottenere un mondo più sostenibile per l’uomo e per l’ambiente, arriva in un momento estremamente positivo per il settore. I prodotti con certificazione equosolidale infatti, grazie a una presenza sempre più importante nella grande distribuzione e a una sensibilità dei consumatori non più “di nicchia”, sono stati protagonisti nelle ultime stagioni di una crescita significativa. Nel 2013 il valore delle vendite è infatti cresciuto del 16,7%, raggiungendo i 76 milioni di euro. Il prodotto Fairtrade più venduto sono le banane, che sfiorando le 9.000 tonnellate (+8%) mentre il caffè ha raggiunto le 550 tonnellate di caffè verde (+15%).

Sabato 11 taglio dei nastri con cashmob

L’apertura ufficiale della campagna, già partita in altri Paesi europei, sarà sabato 11 in occasione dei festeggiamenti del ventennale di Fairtrade Italia con un cash mob (ovvero un flash mob che unirà persone che vogliono sostenere un acquisto responsabile) all’interno di un punto vendita Coop a Padova. L’appuntamento è alle ore 11.00, via Zabarella 15.

La campagna “The power of you” è stata realizzata anche grazie al contributo di Alce Nero, Coind, Chico Mendes Modena, Flora Toscana, Goppion Caffè, Organic Sur.

 

Anna Muzio

Oltre 5 milioni gli utilizzatori in Italia di e-coupon

Secondo i dati emersi dalla “e-Coupon Consumer Survey” realizzata da Kiwari solo il 19% degli italiani è fedele agli stessi prodotti, senza lasciarsi influenzare dagli sconti a fronte di un 48% che invece si dichiara sensibile al prezzo finale e alle formule promozionali.

Tutti pazzi per i coupon quindi? Sembrerebbe di sì, soprattutto se si trovano online. Non solo il 61% dei consumatori dichiara di conoscerli, ma oltre 5 milioni di persone, circa il 20% dei navigatori italiani, li ha utilizzati almeno una volta negli ultimi 12 mesi, tanto che nel 2013 la loro diffusione ha subito un incremento del 400% rispetto all’anno precedente.

Cambia anche il modo di comporre la lista della spesa. Dal classico check della dispensa si passa a pc e smartphone per consultare volantini e siti di comparazione prezzi, ma soprattutto per cercare buoni sconto da stampare. Spopolano dunque siti come Sconty, piattaforma per la distribuzione di coupon digitali, le cui proposte sono veicolate anche da portali come alfemminile, risparmiosuper, scontomaggio e dimmicosacerchi, che insieme danno vita al più importante coupon network in Italia, che conta più di 100.000 utenti registrati che hanno stampato in nove mesi oltre 1 milione di buoni sconto.

L’impegno di questo nuovo modello di consumatore non si esaurisce con la ricerca di sconti e offerte. La parola d’ordine è “controllo” ed inizia tra le mura domestiche proseguendo poi tra gli scaffali. Durante lo shopping infatti oltre il 12% degli italiani controlla il prezzo dei prodotti sullo smartphone e alla cassa addirittura l’74% verifica immediatamente che tutti gli sconti a scaffale, le promozioni e i buoni sconto vengano effettivamente registrati.

Conquistare i consumatori prima che inizino il loro percorso tra le corsie dei supermercati è diventata la sfida da vincere per marche e insegne, impegnate nella ricerca di nuove leve promozionali e strumenti innovativi che escano dal punto vendita per coprire l’ultimo miglio e difendere le proprie quote di mercato. Sono sempre più numerosi i brand che scelgono il couponing per promuovere i prodotti e sostenere il sellout, con un incremento degli investimenti dell’11% registrato nel 2013, e che per il 2014 si stima supererà il 40%.

Marco Pedroni (Coop): 2015 l’anno della svolta per i consumi

copertina-rapporto2014«A dispetto anche degli ultimi inquietanti dati estivi sui consumi, crediamo che non sia corretto immaginare una recessione senza fine – sostiene Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia a commento della presentazione dei dati del Rapporto Coop 2014 -. Pensiamo invece che il 2015 possa essere l’anno dell’inversione di questo trend molto negativo, a patto che si operi per il sostegno alla domanda interna con provvedimenti a favore delle classi più deboli, con investimenti strutturali di ammodernamento del Paese, con politiche di riattivazione del credito alle imprese. È decisiva nel medio periodo la ripresa di una politica di riforme, a partire dalle liberalizzazioni e dai provvedimenti antimonopolistici che generino ricadute positive sul potere di acquisto delle famiglie (farmaci, energia, servizi finanziari).

Il rapporto Ancc-Coop evidenzia infine come il problema prioritario del nostro Paese sia lo spread generazionale. Negli ultimi 10 anni i redditi delle le coppie con meno di 35 anni sono calati del 17%, quelli degli ultra 65enni sono cresciuti del 41%. Nessuna sorpresa quindi se il 2014 sia stato l’anno con il minor numero di nascite in Italia. Ma senza figli non c’è ripresa delle aspettative, non c’è incremento dei consumi, non c’è futuro. Nel ‘programma dei mille giorni’ è fondamentale rimettere al centro una nuova politica di sostegno alle nuove famiglie e alla natalità: è questo lo shock di cui avremmo bisogno».

«Il settore distributivo – ha proseguito Pedroni – è sottoposto ad una forte pressione, derivante dalla riduzione dei consumi e dall’accresciuta concorrenza. In Italia il settore mostra ancora una bassa concentrazione rispetto ai principali Paesi europei; sarà inevitabile una maggiore concentrazione nei prossimi anni, con crescita dell’efficienza e della dimensione media dei principali operatori.

Noi, che siamo il primo distributore italiano di beni di largo consumo, crediamo che la risposta principale, ancor prima che nella crescita quantitativa, sia nella crescita qualitativa, innovando profondamente il modo di fare impresa. Lavoriamo a importanti cambiamenti spostando valore dalle promozioni allo scaffale e introducendo in modo massiccio una modalità promozionale che lascia al consumatore la possibilità di scegliere senza imposizioni (il meccanismo dello “scegli tu”); semplificando i rapporti con l’industria e le condizioni contrattuali e allineandole a quelle europee; progettando una forte evoluzione del prodotto a marchio con l’obiettivo di superare rapidamente la quota del 30%. È una strategia con al centro la convenienza, che è un dovere primario di Coop, ma sempre associata a sicurezza e qualità per i consumatori; famiglie che spendono meno grazie alla nostra azione. Per Coop il 2014 è un anno di preparazione e in parte di anticipazione di questa importante svolta che crediamo farà bene non solo a noi ma all’intero settore».

Consumi in tempo reale con la grafica animata di Signor Sconto

Caffè, sigarette, gioco on line, vestiti o high tech. Avete un’idea di cosa si compri di più in Italia e con quale frequenza? A soddisfare questa curiosità ci ha pensato Signor Sconto, il portale di codici sconto, che ha realizzato una grafica animata (sia on line che off line) per illustrare in tempo reale i consumi degli italiani.

«Ispirati dall’infografica, Retail in Real-Time – , ha dichiarato Henning Kruthaup, CEO di Sparheld International GmbH – ci siamo chiesti: “Cosa acquistiamo noi italiani?” Abbiamo deciso, quindi, di rappresentare l’atteggiamento consumistico in Italia con un’infografica animata che illustra cosa viene acquistato in Italia e quanto rapidamente questi numeri crescono ogni secondo che passa. E i risultati, così rappresentati, sono a volte sorprendenti»

Emerge infatti che in 60 secondi gli italiani consumano quasi 1000 litri di vino, 3000 pizze, oltre 160 mila sigarette e acquistano 2 automobili. E la spesa al giorno in scommesse e lotterie è quasi il triplo di quella in prodotti farmaceutici. Al giorno gli italiani spendono circa 2 milioni di euro per l’acquisto di tablet, 27 milioni di euro per lo sport e la cura del corpo, circa 25 milioni di euro per l’acquisto online di viaggi, quasi 34 milioni di euro in sigarette e 26 milioni in prodotti di bellezza.

Non basta: dall’infografica di Signor Sconto si evince pure quanto gli italiani spendono in tempo reale negli acquisti online, un mercato che in Italia è in crescita dal 2010, con un incremento a doppia cifra anno dopo anno e che, nell’anno in corso, è stimato pari al 17% portando il mercato a un valore totale di 13,2 miliardi di euro, con il numero di acquirenti online passati in tre anni da 9 a 16 milioni*.

*Netcomm eCommerce Forum 2014

 

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