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Tikato, l’algoritmo che compara le offerte migliori

Così quattro ragionieri e programmatori, tutti under 30, sono diventati leader italiani del couponing. L’ultimo prodotto rilasciato è Prezzo Smartphone.

Tikato, la startup italiana leader degli sconti online, nasce dall’intraprendenza di quattro giovani vicentini che, con un semplice diploma in tasca, hanno messo a frutto la loro voglia di creare qualcosa di nuovo a partire dal loro saper fare. I risultati hanno dato loro ragione: Tikato è passata da un fatturato di 100mila euro nel 2014 a 340mila nel 2015, raggiungendo nel 2016 i 580mila euro di fatturato. Una crescita dell’82% in un anno ottenuta con le proprie forze, senza l’aiuto di fondi d’investimento né esposizioni finanziarie. E c’è un nuovo progetto, appena partito: Prezzo Smarphone, un comparatore di prezzi per la tecnologia mobile che lavora grazie a un algoritmo brevettato da Tikato.

Alberto Rasotto, Davide Baù, Andrea Boffo e Alberto Reghelin si incontrano nel 2013: età media sotto i 30 anni, alle spalle esperienze diverse. Baù (classe 1980) e Rasotto (del 1985), ragionieri periti commerciali, vengono da anni di lavoro nelle rispettive aziende di famiglia e dall’impegno associativo in Confindustria (Baù nel 2015 diventa vicepresidente dei Giovani Imprenditori regionali), ma hanno voglia di lanciarsi in un progetto indipendente, con le radici nel web. Reghelin (classe 1988) e Boffo (il più giovane, del ’90), in tasca un diploma di terza superiore da installatori, manutentori Pc e reti, sono webmaster e programmatori a partita Iva, e devono decidere in che direzione evolvere. Rasotto presenta all’amico Baù i due informatici Reghelin e Boffo, e decidono di far nascere una nuova storia assieme. Nel giugno 2013 i quattro soci fondano così Tikato sas. La startup da un lato prosegue il lavoro dei due webmaster con i loro clienti, dall’altro inizia a progettare piattaforme web che offrono codici sconto.

Creato nel 2014, il sito Piucodicisconto.com è presto diventato il progetto più importante per l’azienda, quello su cui si concentra il massimo degli sforzi, che porta anche il maggior ritorno economico. Oggi la piattaforma è leader italiana nel settore dei coupon online, con veri e propri boom di visite in occasione del Black Friday (che nel 2016 ha registrato +250% di accessi nella settimana precedente, rispetto al 2015) e dei Saldi (visite triplicate per quelli di gennaio dal 2015 al 2016).

Dall’Italia, Tikato si è espansa con piattaforme analoghe in Europa e in Asia: nel 2015 aprono Plus Voucher Code (nel Regno Unito) e Many Coupons (in India), e il 2016 è stato l’anno di debutto per il francese Plus Code Promo e per il tedesco Mehr Gutschein.

«Nel complesso il nostro network ha raggiunto 5,7 milioni di visite negli ultimi 12 mesi – afferma Davide Baù, presidente di Tikato – con il 45% del traffico da dispositivi mobile, oltre 40mila coupon diffusi, relativi a 10mila fra brand e negozi. Siamo una squadra giovane e in crescita: nel 2016 abbiamo assunto quattro risorse, due ragazzi e due ragazze, tutte sotto i trent’anni. I nuovi progetti non mancano: il primo è Prezzo Smartphone, online da poche settimane. Abbiamo creato un algoritmo che rintraccia nel web i migliori prezzi legati alle diverse tipologie di smartphone, di smartwatch e di tablet».

Crescita lieve e moderata positività: le previsioni di Iri per il 2017

Crescita lieve sia per quanto concerne la spesa, sia per quanto riguarda i volumi acquistati, il tutto a causa di un rialzo generalizzato dei prezzi: questa la previsione elaborata da Iri per il 2017. Positività moderata, dunque, fermo restando che il quadro economico generale non venga scosso da repentini sbalzi.

Vediamo più nel dettaglio.

Secondo i principali analisti macroeconomici una fase inflazionistica ci sarà e avrà ripercussioni sui mercati di largo consumo, ma a causa della debolezza cronica della domanda sarà di bassa intensità. E questo fatto potrà rallentare lo sviluppo di alcuni trend di consumo quali l’aumento di valore del carrello della spesa (trading up). Ne consegue che nei canali fisici di vendita, si continuerà a registrare un aumento della quota dell’alimentare, ma questa tendenza perderà sprint.schermata-2017-02-07-a-10-37-09

E non basta: il rallentamento atteso della crescita del potere d’acquisto delle famiglie (erosione dei prezzi e minore spinta sul fronte politico ed economico) causerà un ulteriore appiattimento dei volumi acquistati.

Sul fronte della fiducia le cose vanno meglio: rispetto al 2016, infatti, si parla di un

un clima sociale relativamente più disteso, tuttavia la mancanza di una spinta significativa dall’economia reale ne attenuerà in gran parte i benefici.

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Ed eccoci al terzo “temibile” fattore: la stagionalità. Su questo punto le previsioni sono ottimiste: si ipotizza, infatti, un clima estivo nella norma che dà agio di sperare in un rimbalzo positivo per la domanda delle categorie stagionali. Specialmente per quanto riguarda le bevande

 

Inflazione allo 0,9%, Federdistribuzione contro la “reverse Charge” per la Gdo

I dati  provvisori per il mese di gennaio diffusi oggi dall’Istat registrano un tasso complessivo di inflazione pari al +0,9% rispetto allo stesso mese del 2015.

“Il dato di gennaio conferma la tendenza al rialzo dei prezzi già manifestatasi a dicembre 2016 e si mostra coerente con quanto sta avvenendo in Europa (+1,8%), sebbene su livelli inferiori – commenta Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – L’uniformità della dinamica inflattiva nel quadro europeo dipende dall’origine degli aumenti, in gran parte dovuti ai recenti incrementi del petrolio, che hanno colpito tutti i Paesi. In Italia, a questa pressione sui prezzi dovuta a fattori esterni, si è aggiunta la tensione generata dalle avverse condizioni climatiche, che ha inciso sul trend dei prodotti alimentari freschi”.

“Siamo quindi di fronte a un fenomeno di impennata inflattiva “insana” – continua il Presidente di Federdistribuzione – dovuta principalmente a componenti stagionali ed esogene, potenzialmente in grado di frenare ulteriormente la ripresa di un sistema economico che è ancora caratterizzato da consumi deboli, come testimoniato dalle vendite al dettaglio Istat, destinate a concludere l’anno 2016 intorno ad una variazione nulla (+0,1% nel periodo gennaio-novembre 2016).

“Del resto la stessa inflazione di fondo oscilla stabilmente negli ultimi mesi intorno a numeri compresi tra lo 0,2 e lo 0,6%: valori sempre leggermente positivi ma molto contenuti, a testimonianza di una domanda che non riesce a essere di vero stimolo  per quell’aumento dell’offerta che potrebbe attivare nuova occupazione e benessere”.

“In questo quadro, che vediamo proiettato anche nei prossimi mesi, occorre evitare interventi che possano ancora deprimere i consumi, come aumenti sulle imposte indirette. Anche la lotta all’evasione dell’Iva, una battaglia che condividiamo e che va combattuta, non può essere fatta scaricando gli oneri di impegni che dovrebbero essere della Pubblica Amministrazione su soggetti privati. Il “reverse charge” sulla GDO, già bocciato dall’Europa nel 2015, significa proprio questo: il settore sarebbe gravato da pesanti costi amministrativi e da perdita di liquidità, in un momento nel quale continua a soffrire l’ancora debole dinamica dei consumi – conclude Cobolli Gigli.

(da comunicato stampa Federdistribuzione).

Fido va a fare shopping? Favorevoli e contrari

Fido tra gli scaffali del supermercato, intento allo shopping con il suo padrone? Si tratta di un tema assurto all’onore delle cronache, anche grazie a singole iniziative “di apertura” attuate da alcuni distributori.
In termini puramente legislativi, il D.P.R. 320/54 regolamento della polizia veterinaria, ammette l’accesso ai cani nei locali pubblici e mezzi di trasporto purché al guinzaglio, con alcune eccezioni come gli Ospedali e tra queste eccezioni vi sono i negozi di alimentari.
In realtà tale regolamento può variare di Comune in Comune, così le grandi catene si sono più o meno tutte organizzate per consentire l’ingresso, con, in teoria, l’esclusione dell’area alimentare e, a secondo dei casi, alcune limitazioni come il dovere tenere il cane nel trasportino o impedire l’accesso alle così dette “razze classificate come pericolose”.

Ma cosa dice in proposito il popolo del web?
Per appurarlo, abbiamo intercettato 986.714 mood nel web domestico, scritti spontaneamente da liberi consumatori in Social, Blog e Forum, nei 12 mesi compresi tra il 1° Ottobre 2015 ed il 30 Settembre 2016, eleggibili ai fini del presente rilevamento finalizzato ad analizzare il sentiment riguardo la presenza di cani all’interno di Negozi di prossimità/Minimarket, Supermercati, Ipermercati,
Mega Store e Centri Commerciali.
Come sempre, per scelta metodologica non abbiamo analizzato quanto scritto nel web domestico dalla stampa on line specializzata e non, in siti proprietari e proveniente da ogni altra fonte che non fosse riconducibile a sole opinioni lasciate spontaneamente da privati consumatori.
Chi ci legge abitualmente avrà notato che il volume dei pareri intercettati è inferiore alla media; il dibattito su questo argomento non infiamma la rete domestica, ma chi ne parla lo fa con grande coinvolgimento ed i pareri sono estremamente polarizzati.
L’ambiente web maggiormente utilizzato è rappresentato dai Blog (48%), seguito dai Forum
(36%), quindi vengono i Social col 16%.
Sono ascrivibili agli influencer il 47% dei pareri rinvenuti (ricordiamo inoltre che la media nazionale di influencer nel web domesticoe nel 2015 è stata circa il 25%).
Quasi il doppio la percentuale degli influencer, ciò conferma la maggior presenza di mood rinvenuti in Blog e Forum.

Sì e No
Vincono i favorevoli: 64% (36% i contrari). Queste le macro aggregazioni dei pareri favorevoli alla presenza dei cani nei pv della GDO (pareri multipli):

schermata-2017-02-02-a-15-32-49E queste le macro aggregazioni dei pareri contrari alla presenza dei cani nei pv della GDO (pareri multipli):

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Pro e contro nei vari canali
Attenzione a come si spalmano i pareri favorevoli e quelli contrari secondo la differente tipologia di pv:schermata-2017-02-02-a-15-35-11Mentre i pareri favorevoli sono equamente distribuiti tra le varie tipologie di pv, i pareri contrari nell’85% dei casi riguardano i Negozi di prossimità / Minimarket, i Supermercati e gli Ipermercati.
C’è chi si dice intenzionato a recarsi solo in pv che consentono l’accesso ai cani (31%, quasi la metà dei favorevoli) e chi si dice intenzionato a non fare la spesa dove sono ammessi i cani (7%, circa un quinto dei contrari).
Questo il profilo socio demografico dei netsurfer nazionali che digitano spontaneamente nella rete domestica pareri e opinioni sulla presenza dei cani all’interno dei pv della GDO:schermata-2017-02-02-a-15-45-26La provenienza dei pareri in base alle aree geografiche è la seguente: Nord 41%, Centro 31%, Sud e Isole 28%.
Segmentando la provenienza dei commenti in base all’urbanizzazione si ottiene la seguente distribuzione: aree metropolitane 36%, zone urbane 34%, aree suburbane 29%, piccoli insediamenti/
zone rurali 1%.

Conclusioni
Il problema per i contrari – che sono il 36% – sembra essere circoscritto soprattutto a Minimarket, Supermarket ed Ipermercati, sembra quasi non esserci per i Mega Store ed i Centri Commerciali; le
argomentazioni più menzionate da parte dei contwrari sono l’igiene, la sicurezza ed il fatto che di fatto la presenza dei cani non è esclusa dai reparti alimentari.
Da non sottovalutare che quasi la metà dei favorevoli si dice intenzionata a frequentare
solo pv che consentano l’accesso ai cani, mentre solo un quinto dei contrari si dichiara intenzionata a non entrare nei pv che permettono l’ingresso ai cani.

Retail Innovation 12: concept innovativi dal mondo. Il convegno di Kiki Lab

Retail Innovation 12: insieme a Kiki Lab alla scoperta del Retail mondiale. Dal Canada al Brasile (passando dagli USA, of course) fino alla Vecchia Europa (Svizzera, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Polonia e Romania). È un fiorire di concept innovativi che puntano sulla forza del brand (De Dames van HurkmansCrayola Experience) sull’interazione (Void General StoreBeauty Sisters, Vita Mojo, Ikea Kuchnia Spotkan, Seneca Anticafe) sulla responsabilità sociale (Tom Shoes) o sullo shopping “intelligente” e attrattivo (Canada Post Drive Thru, Pangea, Apodoc).

 

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Kizandy, le caramelle con la bocca, arrivano in Italia distribuite da Guglielmo

Kizandy, le famose caramelle americane nate nel 2010 da un’idea di Brian Schroeder e oggi prodotte dalla Kizable, arrivano finalmente in Italia (dopo aver conquistato già 420 paesi). A distribuirle in esclusiva è Caffè Guglielmo, realtà imprenditoriale del sud Italia che produce e commercializza i suoi prodotti nel settore domestico e nel settore Ho.Re.Ca. La distribuzione avrà una prima fase di test in 50 punti vendita della Calabria per poi espandersi su tutto il territorio nazionale.
Le Kizandy, sono prodotte in 12 gusti tutti naturali senza conservanti né coloranti: al mango, limone, ciliegia, lampone, mela verde, cannella, mandarino, liquirizia, melograno, tè, pesca e anguria. Nel catalogo della Kizable, ci sono anche perle di cioccolato e mentine sugar free con massimo 5 calorie. Al top anche il packaging già premiato per il suo innovativo design: scatoline in metallo con, in rilievo, enormi labbra colorate in base al gusto delle caramelle.kizandy_guglielmo_2
Il colpo di fulmine tra Caffè Guglielmo e le Kizandy è avvenuto a maggio 2016 al Sial di Shanghai.
«Quando ho assaporato per la prima volta le Kizandy me ne sono innamorato – spiega Daniele Rossi, che insieme allo zio Roberto Volpi e al cugino Matteo Tubertini guida Caffè Guglielmo. –. Il primo pensiero è stato quello di portarle subito in Italia. Prima ho invitato l’ideatore Brian Schroeder nella mia azienda a Copanello, in provincia di Catanzaro, e poche settimane dopo sono andato personalmente a Taipei per vedere i 10 punti vendita Kizandy e firmare il contratto. Era un progetto, oggi è realtà».

Arcaplanet avvia “un’inaugurazione massiva”: aprendo contemporaneamente 17 pdv

Arcaplanet si fa in 17, inaugurando contemporaneamente 17 nuovi punti vendita: un’operazione che ha dato lavoro a 85 nuove risorse ed è supportata da una campagna territoriale del valore di 600.000 euro.

Con i nuovi store salgono a quota 183 i punti vendita in Italia su 15 regioni servite e a oltre 1000 dipendenti.
4 in Toscana, 3 in Lombardia, 3 in Veneto, 2 in Lazio come in Piemonte, 1 in Emilia, 1 in Friuli e 1 in Puglia.
Si tratta di negozi di grande superfici (in media 800 mq per un totale di 34 casse totali). Tutti gli store sono riforniti con assortimenti completi per il food e il non food per gli animali da compagnia grazie a oltre 10.000 referenze in vendita tra accessori e alimenti per cani, gatti, piccoli animali, roditori, pesci, anfibi e uccelli, un’ampia selezione trasversale di prodotti esclusivi e specializzati, dietetici e veterinari, di alimentazione biologica e vegetariana, cibo secco e umido, accessori dai tappetini igienici per cani alle lettiere per gatto, dai giochi ai guinzagli, ai “trasportini” ecc.
Oltre a tutti i prodotti innovativi, all’avanguardia e inaspettati presenti sugli scaffali, saranno disponibili inoltre in alcuni di questi dei servizi aggiuntivi come l’incisione personalizzata delle medagliette da guinzaglio, la toelettatura, ecc..
L’operazione straordinaria di inaugurazioni si inserisce nell’importante programma di sviluppo della giovane e dinamica azienda che, nei suoi primi 20 anni di vita, ha visto una forte crescita dimensionale sia di punti vendita che di fatturato e addetti, attraverso lo sviluppo e la continua innovazione di un layout del tutto simile a un supermercato dedicato solamente ai pet e agli ambienti da essi frequentati, con spazi moderni, personale competente e preparato e un grandissimo assortimento specializzato per tutti i tipi di animali domestici.
Dalla mattina di sabato 28 gennaio è prevista una giornata dedicata ai padroni e ai rispettivi animali domestici che durerà fino a sera. Ci saranno omaggi per tutti, il nuovo magazine Arca News in regalo, promozioni dedicate e tutte le novità pensate per l’alimentazione e il benessere degli animali da compagnia, in casa, all’aperto e in viaggio.
Per tutti sarà possibile iscriversi all’interno del circuito “ArcaCard”, la carta fedeltà che permette una serie di vantaggi di scontistica a punti e servizi dedicati. Per coloro che si presenteranno con il proprio animale, sarà possibile inoltre scattare una foto e riceverne subito la stampa attraverso il nuovo totem interattivo.

Parmigiano Reggiano di nuovo in sella: crescono le quotazioni e i consumi

Il Parmigiano Reggiano si è ripreso, grazie a un balzo significativo delle quotazioni, specialmente nell’ultima parte dell’anno.

Dopo un 2015 da cancellare (le quotazioni medie si erano fermate a 7,65 euro/kg, con un solo precedente peggiore nel 2008, fermo a 7,40 euro/kg), il 2016 ha visto infatti un nuovo sprint: poco più di 8 euro/kg nel mese di giugno fino ad arrivare ai 9,66 euro/kg di dicembre. Una crescita non da poco che ha permesso di chiudere l’anno con una quotazione media pari a 8,63 euro/kg, pari cioè a un + 12% rispetto al 2015.

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Alessandro Bezzi, presidente del Consorzio

“Una decisa inversione di tendenza – sottolinea il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Alessandro Bezzi – che continuiamo a registrare anche in queste prime settimane del 2017, con quotazioni vicine ai 10 euro/kg”.

“Siamo lontani – prosegue Bezzi – dalle quotazioni medie del 2011 e 2012 (rispettivamente 10,76 e 9,12 euro/kg), ma gli attuali valori, uniti alla buona tenuta dei consumi interni, ad un flusso di esportazioni che continua a crescere in modo rilevante e ai nuovi investimenti previsti dal piano quadriennale del Consorzio, creano condizioni complessive in grado di offrire migliori prospettive a quei 3.000 allevatori e 339 caseifici artigianali che compongono il nostro sistema e che nel 2014 e 2015 hanno pagato il prezzo di una pesante crisi”.

Un’altra buona notizia è quella relativa ai consumi che si attestano a +0,3% sul mercato internno per schizzare a +5,8% all’estero che oggi rappresenta il

CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO ASSEMBLEA PUBBLICITA'
Riccardo Deserti, direttore del Consorzio

37% del mercato totale.

I canali distributivi che più hanno beneficiato di questa ripresa sono il dettaglio tradizionale e le vendite dirette (anche online) dei caseifici, ma anche all’interno della GDO, con vendite sostanzialmente stabili in presenza di una flessione degli altri formaggi duri Dop e di una crescita dei prodotti similari non Dop del 2%”.

 

A proposito di export

Usa e Francia i migliori importatori. Considerando quanto incida l’Italian sounding a stelle strisce è ovvio che questo rinnovato interesse per il prodotto DOP non possa che esser letto con ottimismo.

“Se si considera il fatto che proprio negli Stati Uniti e in Canada registriamo il concentrarsi di imponenti fenomeni di imitazione e di “italian sounding” che disorientano e danneggiano consumatori e produttori – sottolineano i proposito il presidente Bezzi e il direttore Riccardo Deserti – è evidente che questa crescita è particolarmente importante e rende evidente l’efficacia delle azioni intraprese in questi anni con le catene distributive nordamericane e gli esportatori, ma anche delle azioni di informazione e di denuncia rispetto a pratiche che in quei Paesi sono comunque ritenute legittime e non contrastate per legge, come invece accade nell’Unione Europea”.

Produzione e comunicazione

L’aumento produttivo, che nel 2016 è del +5,1%, sarà sostenuto da un massiccio investimento in comunicazione.

“Nel prossimo quadriennio – spiega infatti il presidente del Consorzio – investiremo 15 milioni in più sulla comunicazione in Italia e all’estero e sulla vigilanza (in particolare sul prodotto grattugiato, cui sono destinate nuove risorse per 1,25 milioni), e a questa cifra si aggiungeranno i flussi derivanti dalla contribuzione differenziata legata ai piani produttivi (una contribuzione aggiuntiva, in sostanza, a carico di quanti non rispettano i livelli produttivi assegnati), che per il 2016 ammonteranno a circa 5 milioni”.

Italian sounding: la vigilanza

“La vigilanza sulle imprese che sono legate in vario modo al Parmigiano Reggiano – sottolinea il direttore Riccardo Deserti – ha comportato non solo una selezione di qualità su tutte le forme prodotte, ma 2.325 azioni di vigilanza che hanno incluso 1.980 punti vendita, cui si sono aggiunte 650 imprese della ristorazione italiana e altrettante realtà della distribuzione in 20 Paesi esteri, con oltre 2.500 analisi sul prodotto”.

“Nei primi dieci mesi del 2016, e nella sola Unione Europea – prosegue Deserti – il Consorzio ha messo in atto più di quaranta azioni di contrasto in sede stragiudiziale, amministrativa e di denunce che hanno portato a interventi d’ufficio da parte delle autorità competenti in otto Paesi europei.

Cinque interventi di diffida sono poi stati messi in atto negli Stati Uniti a carico di altrettante società che proponevano salse, formaggi (alcuni contenenti anche cellulose), piatti pronti o confezioni di grattugiato ingannevolmente ispirate al Parmigiano Reggiano, tre in Vietnam, con opposizione del Consorzio al deposito dei marchi “Reggianto”, “Parmesan” (denominazione in uso esclusivo al Consorzio) e addirittura “Parmigiano Reggiano”, precedute dal nome del produttore. Sui canali web sono stati effettuati 390 interventi di rimozione di offerte e siti ingannevoli, mentre altre opposizioni a registrazioni di marchi evocativi sono poi state messe in atto in Giappone, Argentina (tutti con 2 tentativi di falsi richiami al Parmigiano Reggiano), Bolivia, Cina , Colombia (tentativo di deposito del marchio “Parmessano”) e Ucraina (diffida rispetto al deposito del marchio “Parmedzyano”).

“Questo significa – conclude Deserti – che il sistema di vigilanza funziona, ma che è contemporaneamente necessario continuare ad investire per bloccare questi fenomeni, non solo per contrastare azioni sleali, ma per creare nuovi spazi all’affermazione commerciale del Parmigiano Reggiano e, conseguentemente ampliare le opportunità di reddito per i produttori”.

 

Nielsen, gli italiani abbracciano l’e-commerce: cosa acquistano online e cosa offline

L’87% degli italiani abituati a navigare in internet dichiara di fare acquisti online. Lo dice la Global Survey di Nielsen Connected Commerce effettuata su un campione di 30mila persone di 63 Paesi tra cui l’Italia. Non scompare però il negozio fisico, il cui ruolo resta decisivo soprattutto per alcune merci come gli alimentari freschi, per i quali il 38% degli italiani afferma che le visite “in store” risultano indispensabili per la formulazione della decisione di acquisto.

Secondo la Survey i prodotti maggiormente acquistati online sono beni durevoli o di svago: i viaggi (acquistati via web dal 47% degli italiani), e a pari merito libri e supporti musicali. Seguono gli articoli di moda e gli accessori (40%), biglietti per concerti, mostre ed eventi sportivi (35%), elettronica di consumo (34%) e informatica (28%). Resta marginale la quota di coloro che si avvicinano online agli alimentari freschi (frutta, verdura, carne) che vengono acquistati sul web solo dal 6% del campione, mentre più alto è il dato per vIno e bevande alcoliche (11%) e per i prodotti alimentari confezionati (12%). Gli italiani sembrano poi diffidare dell’utilizzo dell’eCommerce per la ristorazione a domicilio (7% contro una media UE del 19%).

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Quanto alla soddisfazione per gli acquisti fatti online, essa sembra variare molto a seconda della tipologia dei prodotti. Se è molto alta per i viaggi (71%) e per i biglietti per eventi (60%) e intermedia per libri e musica (48%), crolla per altre merci: addirittura il 41% degli acquirenti di abbigliamento e di arredamento dichiara che ha intenzione per il prossimo acquisto di tornare nello store fisico.

 

Online si vuole garanzia di rimborso

Tra gli strumenti di marketing che maggiormente contribuiscono allo sviluppo dell’eCommerce. Ad esempio molto convincente è la garanzia di rimborso nel caso di consegne non corrispondenti all’ordine, il 36% degli italiani la trova decisiva per la sua scelta, mentre il 32% sottolinea l’importanza del servizio di sostituzione in giornata e il 29% ritiene essenziale la pianificazione precisa delle consegne. Per i prodotti alimentari freschi, il 32% del campione richiede la garanzia di rimborso abbinata al rimpiazzo gratuito del prodotto alla spesa successiva, nel caso in cui il medesimo non soddisfi le aspettative del consumatore, mentre il 30% è orientato al solo rimborso. La completezza e la chiarezza delle informazioni riportate in etichetta costituiscono un fattore fondamentale nell’acquisto online per il 27% del campione, mentre il 25% evidenzia l’importanza di conoscere per quanto tempo saranno freschi i prodotti dopo la consegna.

 

Strumenti digitali nel pdv, touchpoint tradizionali

Ma strumenti digitali sono messi a disposizione anche dai negozi fisici. Lo studio ci dice che il 24% degli italiani utilizza casse self service all’interno dei supermercati, il 13% scanner per evitare le code, l’11% ordina i prodotti online con consegna a domicilio, il 10% ricorre a buoni sconto o coupon digitali. E il 69% del campione dichiara che utilizzerebbe il QR code dal cellulare qualora si rendesse disponibile tale modalità di accesso alle informazioni sui prodotti, il 68% utilizzerebbe scaffali virtuali per ordinare i prodotti tramite smartphone, il 66% scaricherebbe l’app dello store per ricevere offerte all’interno del negozio.

Infine è interessante notare come gli strumenti più efficaci nell’influenzare la decisione di acquisto dei consumatori italiani siano ancora i touchpoint tradizionali e le visite ai negozi fisici, soprattutto quando parliamo di beni di largo consumo. Gli alimenti freschi e i prodotti di bellezza e personal care fanno registrare rispettivamente il 38% e 31% degli shopper online che dichiarano di recarsi anche nello store fisico per acquisire informazioni aggiuntive. Lo stesso dato viene rilevato anche per il settore moda e per l’elettronica di consumo. Ulteriori touchpoint, o fonti informative, che vengono utilizzate per confortare l’acquisto virtuale, sono per gli alimentari freschi i volantini delle associazioni (21%) e il passaparola di conoscenti (18%), mentre per i prodotti di bellezza e personal care i suggerimenti del personale di vendita (20%) e il passaparola (19%). I siti web del negozio vengono consultati dal 28% degli shopper di prodotti di moda, che prendono come punto di paragone anche i siti dei brand (23%). Il 34% dei consumatori visita il sito web del negozio se è interessato all’elettronica di consumo, il 31% il sito web della marca. Nell’acquisto di questa tipologia di beni vengono utilizzate anche le recensioni trovate online (28%), i volantini (25%) e i social media (18%). Un valore questo doppio rispetto a quello registrato in Francia e Gran Bretagna (9%).

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«L’eCommerce – dice l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – sta ridisegnando il concetto stesso di fare acquisti e le sue declinazioni. Occorre inserire l’acquisto in un più ampio processo all’interno del quale sono rintracciabili esperienze valoriali differenti. Ci riferiamo soprattutto all’esigenza dei consumatori sempre più consolidata di richiedere un maggior numero di informazioni relativamente a ciò che devono acquistare rispetto al passato. Ci troviamo davanti alla sfida di dover considerare che i confini tra digitale e fisico risultano sfuocati. Per esempio, si passa dalle recensioni online del prodotto, alla lettura di volantini, al passaparola e, soprattutto, a quanto si può reperire all’interno dello store fisico dal personale addetto alla vendita. Come si vede, si tratta di strumenti a cavallo tra il fisico e il virtuale. Come emerge dalla ricerca, l’obiettivo che si pone attualmente la grande distribuzione deve essere quello di favorire l’engagement e la soddisfazione dello shopper attraverso molteplici touchpoint durante il percorso d’acquisto. Solo in questo modo si può sostenere e corroborare la propensione al consumo del cliente, che deve essere sempre più accompagnato nel sentiero che porta al prodotto».

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Ipermercati Iper, Esselunga e Decathlon, le migliori performance online nel 2016 sono loro

Dopo essere stato sul gradino più alto del podio per molti mesi, si conferma Ipermercati Iper il brand della Gdo con la migliore performance sul web nel 2016 in base alla classifica stilata da BEM Research. La catena di supermercati del gruppo Finiper insieme ai marchi La grande i e supermercati UNES, ha registrato un punteggio medio del BEM Rank nel corso del 2016 pari a 53,6 punti. Con un distacco di circa 7 punti si posiziona in seconda posizione Esselunga, al terzo posto si piazza invece la francese Decathlon. Chiudono la Top 5 Coop e Bricocenter. Tra i primi 10 brand si trovano poi Bennet, Carrefour, Auchan, Gamestop ed Euronics.

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Nel complesso, la media del BEM Rank nel 2016 per i circa 25 brand del settore GDO considerati è pari a 33 punti.

Quali le ragioni del successo online? Ipermercati Iper ha mostrato una maggiore capacità di essere rintracciato sul web (visibilità online), seguito da Esselunga e Coop. Riguardo alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, è in prima posizione invece Bricocenter, seguito da Decathlon e dalla catena di supermercati Bennet.

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«Concentrandosi solo sui principali gruppi (italiani e non) della GDO alimentare, e guardando alla relazione tra le performance sul web e la dinamica del fatturato degli ultimi anni, – commenta Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research – si riscontra un legame strettamente positivo. In altri termini, chi ad oggi fa meglio sul web è riuscito negli ultimi anni ad avere un miglior rapporto con la clientela, soprattutto attraverso i tradizionali canali di vendita, e quindi a vendere di più. Ciò evidenzia l’importanza del phygital, parola che nasce dall’unione di physical e digital, ovvero quanto sia cruciale interagire con gli utenti con strumenti digitali anche quando le vendite avvengano prevalentemente attraverso i canali fisici (o analogici)».

Un’eccezione a questa regola c’è, e sono le catene di discount, che pur avendo ottime performance in termini di vendite, non rientrano tra i migliori brand della classifica. «Il target di clientela, meno digitalizzata, può spiegare questo risultato. Tra non molto tempo, quando i nativi digitali saranno più attivi sul mercato, si può facilmente prevedere che anche questi distributori dovranno porre più attenzione al web» conclude Marsella.

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