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Sul web, Mondo Convenienza batte Ikea, ma tutto l’arredo vince

Un settore mobile e vivace, anche se guidato dalla convenienza, è quello dell’arredo online: a novembre, Mondo Convenienza torna sul gradino più alto del podio nella classifica stilata da BEM Research dei migliori brand online nel settore. Al secondo posto si conferma Ikea, mentre Conforama balza in avanti e conquista il terzo gradino. Maisons du Monde scivola in quarta posizione perdendo il primato registrato lo scorso ottobre, Mini in the box guadagna una posizione e torna in top five, scavalcando Poltronesofà.

Tra i brand che a novembre hanno registrato le performance migliori sul web spicca Eurocali, che dal 17° posto arriva in ottava posizione. Diverse sono le new entry di questo mese: tra quelle con le migliori prestazioni si possono citare Las Mobili, Giessegi e Mak Mobili.

La classifica di BEM Research ha analizzato l’andamento di circa 60 siti web del settore arredo. La performance media è stata pari a 31,9 punti, sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente. In netto aumento (+35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) sono state le tendenze di ricerche di parole collegate all’arredamento: .

«L’arredo è un settore molto dinamico in cui la competizione sul web è particolarmente accesa – dice Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research –. Gli utenti si rivolgono sempre più spesso a Internet per individuare ed eventualmente acquistare i mobili per la loro casa. Le imprese che producono e/o vendono mobili sembra siano consapevoli di queste dinamiche di mercato, e quindi dedicano particolare attenzione al web, come testimoniato dall’elevato numero di aziende presenti nella classifica del BEM Rank. Confortante che circa due terzi dei brand con le migliori performance sul web siano italiani, un’ulteriore conferma sul fatto che il made in Italy nell’arredamento possa offrire un rilevante contributo alla crescita del paese».

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I dati sulla produzione industriale italiana nell’arredo vedono una crescita nei primi nove mesi del 2016 pari al 2,5% rispetto all’anno prima, segnalando una buona dinamica. La strada da compiere per recuperare i livelli pre-crisi è però ancora molto lunga: rispetto al 2006 la produzione è diminuita di circa il 26%. Maggiore responsabile è la crisi del mercato domestico. Un vero rilancio del settore potrebbe dunque passare attraverso il web e l’immenso bacino di utenti che si possono raggiungere attraverso questo canale di vendita.

Il 74% degli italiani ha una carta fedeltà, ma per Nielsen si può “personalizzare” di più

Ci piacciono, i programmi fedeltà. Quasi tutti noi siamo iscritti ad almeno uno, più spesso a più d’uno. Lo rivela la “global survey” di NielsenRetailer loyalty: card-carrying consumer perspectives on retail loyalty-program participation and perks” elaborata su un campione di oltre 30mila persone in 63 nazioni. Un’indagine che fotografa l’Italia come un Paese estremamente interessato alla fidelizzazione del cliente tramite sconti e vantaggi, ma con ampi margini dì crescita: il 74% degli Italiani infatti ammette di essere iscritto a un programma fedeltà presso almeno un rivenditore che offre questo tipo di servizio, un dato ben superiore alla media europea e mondiale che è del 66%. Il 44% dei nostri connazionali aderisce a un numero compreso tra 2 e 5 di questi programmi, mentre un consumatore su sei (il 17%) è iscritto ad almeno sei programmi.

E che queste tessere non stiano soltanto là ad appesantirci il portafogli ma sono realmente utilizzate lo dimostra il fatto che il 62% del campione dichiara di preferire, ove possibile, fare acquisti nei negozi che offrono carte fedeltà, naturalmente a parità di prezzo e di condizioni. Addirittura per il 60% il programma fedeltà costituisce l’unico motivo per continuare a preferire un negozio a un suo concorrente, e il 55% è disposto a spendere maggiori somme di denaro presso chi lo fa sentire un cliente “speciale”.

In questi modo aziende globali forniscono un servizio che viene percepito quasi “sartoriale” dal cliente. «La personalizzazione dell’offerta – spiega Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia – costituisce il futuro dei programmi di fidelizzazione soprattutto in Italia, dove i margini di crescita in questo sono ancora molto ampi. Occorre costruire una relazione personale per interagire in maniera diretta con il cliente, ad esempio attraverso i social media. Occorre quindi mettere in atto strategie di marketing che differenzino i contenuti delle singole iniziative per non far perdere la propria efficacia. Il compenso in denaro non può più essere considerato l’elemento differenziante. Si tratta quindi di mettere in cantiere progetti altamente coinvolgenti. Per esempio un’azienda che voglia consolidare la propria reputazione nella corporate social responsibility potrà far partecipare i propri clienti a iniziative di charity o ecosostenibili, espressamente dedicate a chi ha dimostrato di essere sensibile ad esempio a prodotti ecosostenibili».

La nuova frontiera del commercio ha però ancora confini tradizionali. Il pubblico, per dire, sembra gradire ancora la tessera di plastica rispetto a quella virtuale: in Italia il 79% dei consumatori preferisce tirarla fuori dalla tasca ogni volta, un dato inferiore a quello della Gran Bretagna (82%) e di poco superiore a quello della Germania (76%), laddove invece in Francia e Spagna il dato scende rispettivamente al 64 e al 45%. Nell’online non a caso siamo piuttosto indietro: solo il 19% del campione dichiara di avere un account digitale e ancora meno (il 15%) utilizza le app del retailer sul proprio dispositivo. Un dato inferiore a quello del resto d’Europa, in coerenza con la minore penetrazione di Internet da noi (62%).

Orari d’apertura: per la Consulta illegittime le limitazioni all’attività commerciale

Un punto a segno per le aziende della Gdo nel lungo braccio di ferro pro e contro le aperture prolungate e nelle giornate festive è stato messo a punto dalla sentenza della Corte Costituzionale, che con sentenza n. 239/2016 ha decretato l’incostituzionalità delle norme restrittive stabilite lo scorso aprile da una legge della Regione Puglia.

Tale legge, la n. 24 (Codice del Commercio) prevedeva alcuni ostacoli allo sviluppo del commercio: dai limiti nell’orario di apertura dei negozi, al divieto di vendita di particolari merceologie o settori merceologici se per “programmi di valorizzazione commerciale”, stabilendo la necessità di apposite autorizzazioni espresse o di controlli ex-ante all’esercizio di attività commerciali da parte del Comune. In sintesi, sui primi due punti la Corte ristabilisce il principio secondo cui “alle Regioni non è consentito dettare disposizioni di carattere limitativo o discriminatorio fra operatori, sia in ragione del fatto che la materia è di stretta e necessaria competenza statale, sia perché una disciplina di questo segno produce restrizioni alla libera concorrenza che operano in danno al sistema economico”.  Sul terzo punto rifacendosi ai principi di liberalizzazione indicati dal d.l. n. 201 del 2011 (Salva Italia), stabilisce “la libertà di apertura, accesso, organizzazione e svolgimento delle attività economiche, abolendo le autorizzazioni espresse e i controlli ex ante, con la sola esclusione degli atti amministrativi di assenso o autorizzazione o di controllo, posti a tutela di specifici interessi pubblici costituzionalmente rilevanti e compatibili con l’ordinamento dell’Unione europea, secondo quanto stabilito dalla Direttiva n. 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno, e comunque nel rispetto del principio di proporzionalità”.

Scontata la soddisfazione è stata espressa da Federdistribuzione.

“La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta l’ennesima conferma che l’impianto di liberalizzazione delle attività economiche costituito dalle leggi Salva Italia e Cresci Italia non può essere modificato da norme regionali, in quanto attinente alla materia di tutela della concorrenza, ambito di competenza esclusivamente statale“ ha dichiarato Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione.

“Dopo questa sentenza, così ampia per argomenti trattati e così uniforme e coerente nei suoi giudizi, siamo sempre più convinti che farsi portavoce di istanze che tutelino la libertà dell’imprenditore nel gestire la propria attività sia il modo migliore per contribuire a disegnare un commercio sempre più moderno e capace di rispondere alle nuove esigenze dei cittadini e alle sfide che l’e-commerce propone” conclude Cobolli Gigli.

 

 

Logistica contrattuale a 79,8 miliardi di euro di fatturato, +1,2% spinta dall’e-commerce

La logistica cambia pelle e cresce, spinta da un’omnicanalità sempre più diffusa anche da noi. Nel 2016 la Contract Logistics in Italia raggiunge 79,8 miliardi di euro di fatturato, +1,2% in termini reali, dopo due anni di segno positivo (+2,6% nel 2015 e +1,4% nel 2014) sostenuti dall’aumento del traffico merci, dall’export e da una tiepida ripresa del PIL. Il calo del numero di aziende nella logistica conto terzi del periodo di crisi (-14% dal 2009 al 2013) si è arrestato: nel 2014 le aziende sono poco più di 97mila tra autotrasportatori, corrieri, gestori di magazzino, operatori logistici, spedizionieri, gestori di interporti/terminal intermodali e operatori del trasporto ferroviario/combinato strada-rotaia. Cresce il fatturato medio dei Top Player (nel 2014 dal 3,5% al 4,3%). E cresce la terziarizzazione che rappresenta il 40% delle attività logistiche del 2014: se la logistica vale 109 miliardi in Italia, il mercato della Contract Logistics (il fatturato degli operatori al netto del valore del subappalto) è pari a 43,5 miliardi di euro. Sono i dati forniti dall’Osservatorio Contract Logistics della School of Management del Politecnico di Milano.

È un mondo in evoluzione quello della logistica dunque, che vede nella distribuzione dell’ultimo miglio in città affermarsi nuove iniziative “green”, come la consegna in bicicletta o con veicoli elettrici (neecssaria anche per accedere a zone a traffico limitato), abbinate a servizi aggiuntivi che rispondono a esigenze specifiche dei consumatori (come la distribuzione dei prodotti in una rete di negozi o l’installazione a casa). Si espandono i network di distribuzione di fronte a ordini sempre più piccoli e alla necessità di una rete estesa e capillare. E continua la rivoluzione digitale del settore, co el aziende sempre più interessate a soluzioni come Smart glass, Workflow scheduling, Load building, RFId, Sensoristica, Dematerializzazione e digitalizzazione documentale per il trasporto, piattaforme collaborative e Logistics App.

«Dalla ricerca emerge il quadro di una logistica sempre più complessa per l’aumento della gamma, la frammentazione degli ordini, la disomogeneità delle richieste dei consumatori e dei punti vendita, ma che grazie alle nuove tecnologie diventa sempre più ‘smart’ – spiega Gino Marchet, Direttore scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics –. Il digitale, nell’epoca della quarta rivoluzione industriale, è un elemento quasi imprescindibile per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi, in particolare grazie ad un utilizzo sempre più intelligente e tempestivo delle informazioni. E l’interesse espresso da aziende committenti e fornitori di servizi logistici per le nuove tecnologie testimonia la voglia del settore di innovare e di avere un atteggiamento positivo rispetto a queste opportunità».

L’omnicanalità spinge soluzioni smart

In un contesto di forte cambiamento in cui le vendite online mostrano una crescita a doppia cifra, lo sviluppo di una strategia omnicanale porta le aziende tradizionali a riconfigurare i modelli logistici spesso anche attraverso sinergie con i canali di vendita tradizionali, diventate sempre più necessarie perché le iniziative siano sostenibili economicamente.

«Dalla nostra indagine – dice Damiano Frosi, Ricercatore senior dell’Osservatorio Contract Logistics – emerge un mondo ancora in costruzione sul fronte omnicanale, in cui gli operatori sono alla ricerca di sinergie in tutte le fasi del processo: dalla gestione delle scorte, alla gestione del magazzino, fino alla distribuzione. In questa evoluzione il compito della logistica è rendere coerenti le scelte strategiche e operative affinché il processo sia davvero ‘smart’, utilizzando tutte le leve a disposizione, sia la tecnologia che i processi e le persone»

La configurazione del modello logistico risente delle peculiarità degli specifici settori. La ricerca ne ha studiati tre: produttori alimentari, GDO e retailer no food. I produttori del settore alimentare spesso percepiscono il canale eCommerce B2c come uno strumento per rafforzare il proprio brand, integrare la gamma ed aumentare le vendite del canale tradizionale, ma dal punto di vista logistico il canale tradizionale e l’eCommerce B2c risultano ancora separati. Nella GDO diverse grandi insegne hanno attivato il canale eCommerce B2c in risposta all’ingresso di nuovi competitor, con conseguenze sul sistema logistico nel coinvolgimento del punto vendita per l’attività di picking e in alcuni casi nella ricerca di sinergie tra canali in fase di distribuzione. Tra i Retailer no food invece l’eCommerce B2c è ormai ampiamente diffuso con volumi di vendita in crescita costante e nella logistica si osserva una forte ricerca di sinergie tra i diversi canali.

I volumi di vendita online spesso non sono ancora sufficienti a strutturare un network di distribuzione dedicato. Per questo, alcuni fornitori stanno sviluppando network ad hoc per supportare la crescita dell’eCommerce B2c, a partire dalle aree geografiche con maggior assorbimento di domanda (Milano, Roma e Torino rappresentano oggi il cuore delle consegne eCommerce).

L’alveare, dal produttore al consumatore via web

Una sorta di Gas, gruppo di acquisto solidale, tecnologico, un modo per fare la spesa a km 0 direttamente dalle mani dei produttori, ma senza allontanarsi dalla città: è l’Alveare che è appena sbarcato anche a Firenze. L’iniziativa, nata in Francia sotto l’insegna “La Ruche qui dit Oui”, ha raccolto oltre un milione di persone in Europa dal 2011 ad oggi, con oltre 700 punti di raccolta. Partiti da Torino nel marzo 2015, oggi gli Alveari in Italia sono un centinaio, e fanno riferimento a oltre 350 piccole e medie imprese dell’agroalimentare, con una rete di 16mila persone tra consumatori, gestori e produttori. Quello di Firenze è il primo Alveare della Toscana, ma ce ne sono già altri due “in costruzione” ad Arezzo e Piombino.

Il modello si basa su una piattaforma web in cui si incontrano domanda, ovvero un gruppo di consumatori che gravitano su una stessa città, e offerta, le piccole e medie imprese che si trovano in un raggio massimo di 250 km dalla città stessa (nel caso di Firenze la distanza media è di 17 km). Dopo essersi iscritti online, si scorre la lista di prodotti disponibili nell’Alveare di riferimento, dalla pasta agli ortaggi, da olio e vino ai salumi, dalle uova al caffè, si ordina e si paga online. Un giorno alla settimana i consumatori passano a ritirare la spesa nel punto prestabilito, dove si crea un vero e proprio mercato temporaneo, con produttori e consumatori che si incontrano, si conoscono, e si consegnano le merci. Con la possibilità da un lato di assolvere al bisogno di fiducia di chi acquista, e dall’altro alla necessità per chi produce e vende di conoscere le esigenze dei clienti. Piace la flessibilità del modello e la capacità di limitare gli sprechi, riducendo a zero il tasso di invenduto. Ideato per massimizzare la resa per il produttore e la personalizzazione per il consumatore.

L’iscrizione è gratuita e non c’è un acquisto minimo: si paga solo quando e se si compra e si conosce già in partenza a quanto ammonta il ricarico sul prezzo applicato dal produttore. La quota stabilita è del 16,7%, divisa a metà tra Gestore e piattaforma, in modo da coprire le spese. Un ricarico così basso è possibile proprio grazie alla community: ogni Alveare può contare su almeno 100 iscritti, il che consente di ammortizzare i costi.

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Responsabile dell’Alveare fiorentino è la blogger Chiara Brandi (www.forchettinagiramondo.com), che si occuperà di selezionare i produttori locali, ma anche di creare e animare la comunità dei consumatori. «Sono rimasta stupita che in città nessuno avesse creato una comunità di questo tipo – dice Chiara Brandi – e quando ne ho sentito parlare mi sono subito attivata con i coordinatori nazionali. Conoscevo già molti produttori locali grazie al mio blog dove parlo principalmente di cibo legato ai territori, e ho cercato di inserire quei prodotti che io per prima avrei voluto trovare sulla mia tavola». 

Lidl si aggiudica il premio assoluto di Insegna dell’Anno anche per il 2016

Lidl si conferma anche per il 2016 Insegna dell’Anno e Amazon Negozio Web Italia. Mentre Il premio “Cross Canalità” (istituito l’anno scorso e che riconosce la miglior interazione fra negozio fisico ed e-commerce) è stato conferito quest’anno a Bottega Verde.

Accanto a questi storici protagonisti, vincitori dei “premi assoluti”, però, si sono affacciate anche tante altre novità. Come ad esempio Lillapois che si è aggiudicata il premio per la sezione “Drugstore” o 100 Montaditos che ha vinto nella sezione “Ristorazione Veloce”.schermata-2016-11-10-a-11-55-28

I premi sono assegnati, come di consueto, sulla base delle valutazioni espresse dai consumatori che, per questa edizione, si sono rivelati particolarmente volenterosi: sono state infatti ben 243.966 le valutazioni ritenute valide contro le 179.900 dell’anno precedente, quindi con una crescita di circa il 35%. Nel corso dei cinque mesi in cui era possibile esprimere le proprie preferenze sono state oltre 400 le insegne valutate, 85 delle quali sono diventate finaliste –per il Premio Insegna dell’Anno Italia- suddivise in 27 categorie merceologiche mentre 53 sono state quelle in corsa (suddivise in 18 categorie merceologiche) per il “Premio Negozio Web Italia”.

 

 

 

 

Boxpark, temporary nei container, punta al food e apre a sud di Londra un nuovo sito

Un’idea originale e funzionale, utilizzare container per navi come temporary store e un ambiente cool ravvivato da un frizzante calendario di eventi: si chiama Boxpark il concept partito nel 2011 con la moda e che ora apre un nuovo sito a sud di Londra, a Croydon, interamente dedicato al food&beverage.

È una sorta di galleria commerciale molto particolare, ideata da Roger Wade, progettato dallo studio di architettura BDP e che ha aperto il primo sito a Shoredich, quartiere trendy di Londra, con un focus sulla moda. Ma senza dimenticare lo street food, proprio come in un mercato rionale. L’area aperta è costituita da container ristrutturati per accogliere “spazi economici e flessibili” che accolgono marchi lifestyle, caffetterie, ristoranti e gallerie d’arte o esposizione di artisti e artigiani. Il tutto condito da un ricco calendario di eventi: nel nuovo sito di Croydon ne sono previsti 200 in un anno: concerti, laboratori, corsi, dj set.

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Ogni container, dipinto di nero, si sviluppa su due piani. Al centro del nuovo spazio di Croydon un bar da 300 posti a sedere, specializzato in birra e cocktail, dove si svolgono anche gli eventi.
Boxpark Croydon bar

Uno spazio realmente innovativo che unisce la tendenza sempre più diffusa dei temporary (ci sono piccoli artisti, stilisti e artigiani che hanno la possibilità di farti conoscere ma anche marchi noti come Kiehl’s hanno deciso di pendere uno spazio), il trend del mangiare e bere bene anche in chiave street food e la leva dello spettacolo e dell’entertainment, che fa da collante all’intera espereinza di visita.

Tanti modi per trasformare un container: la gallery di Boxpark Shoreditch

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Dash Button e Dash Replenishment: la spesa da Amazon è sempre più smart

Amazon lancia in Italia Dash Button, il dispositivo con connettività Wi-Fi che permette di ordinare nuovamente in tutta comodità i prodotti preferiti semplicemente premendo un pulsante, disponibile in preordine su Amazon.it.  Il rifornimento dei prodotti di uso quotidiano, nel momento esatto del bisogno, diventa così ancora più semplice.dash3

Con il pulsante Dash, infatti, i clienti Prime non dovranno più preoccuparsi di finire le scorte di beni di uso quotidiano,  ma quando si accorgono che un prodotto sta per terminare deve solamente premere il pulsante Dash per ordinarlo nuovamente.  Dash include oggi decine dei marchi più utilizzati, tra cui Ace, Finish, Huggies, Scholl e molte altre. Il pulsante Dash è disponibile in esclusiva per i clienti Prime senza costi aggiuntivi. Il cliente può acquistare un pulsante al costo di 4,99 euro su Amazon.it e ricevere uno sconto dello stesso importo sul primo ordine effettuato. I clienti Prime possono preordinare Dash Button oggi alla pagina www.amazon.it/dashbutton e le spedizioni partiranno il 15 novembre.

Amazon annuncia, inoltre, la disponibilità in Europa di Amazon Dash Replenishment. Dash Replenishment è il servizio cloud che consente ai produttori di dispositivi di abilitare i propri prodotti dotati di connettività in modo che ordinino in automatico gli articoli da Amazon, utilizzando un semplice set di API. Ad esempio, una lavatrice può ordinare il detersivo o una stampante può effettuare un nuovo ordine di inchiostro quando la scorta sta per terminare. Tra i produttori di dispositivi che stanno lavorando sull’integrazione con Dash Replenishment sono presenti Grundig, KYOCERA, Samsung e Whirlpool insieme a Beko, Bosch e Siemens per quanto riguarda gli elettrodomestici. Per saperne di più è possibile visitare la pagina www.developer.amazon.com/drs.

I seguenti Dash Button sono disponibili a partire da oggi su www.amazon.it/dashbutton:

Ace
Barilla
Biorepair
Brabantia
Caffè Vergnano 1882
Dash
Derwent
Durex
Fairy
Finish
GBC
Gillette
Huggies
Kleenex
L’Angelica
Lines
Lines Specialist
Mulino Bianco
Nerf
Nobo
Pampers
Pellini
Play-Doh
Rexel
Scholl
Scottex
Scottonelle
Tampax

IKEA prosegue il suo sviluppo in Italia e cresce del 4,5%

IKEA Italia continua a crescere e chiude l’anno fiscale 2016 con tutti valori positivi: registra infatti ricavi per 1.709 milioni di euro, in crescita del 4,5% rispetto ai 1.676 dell’esercizio precedente. In questo scenario, i mobili rappresentano il 57% del fatturato con una crescita del 5,1%, mentre i complementi d’arredo il 43%, con un aumento del 3,5%.

Performance che hanno permesso all’Italia di diventare il 5° Paese per vendite al Mondo (era il 7°) superando Russia e Svezia: 931 milioni di euro di vendite per i mobili e 670 milioni di euro per i complementi d’arredo, dove i risultati migliori sono rappresentati dai prodotti per la tavola (+13%).
L’Italia si conferma il terzo Paese fornitore del Gruppo IKEA dopo Cina e Polonia, con un 7,8% di acquisti per i 340 punti vendita IKEA nel Mondo.

Bene va anche IKEA Food (ristorante, bar e alimentari)  che cresce del + 5,9%  e che con 96.9 milioni di euro rappresenta il 5,7% del fatturato dell’Azienda.

Gli store IKEA hanno accolto 43,4 mln di visitatori, 6,7 mln sono i soci IKEAFamily e 220 mila i soci IKEABusiness che insieme assicurano il 63% del fatturato FY 2016.

La formula on-line
L’Azienda quest’anno è stata tra i primi in Europa a testare la formula del Pick-Up & Order Point: un format commerciale innovativo che si avvicina ai centri cittadini e che scommette su uno stretto link con l’e-commerce, un canale che 2016 è cresciuto del 38% per un valore pari a circa 50 milioni di euro.

Per il primo test è stata scelta Cagliari, un mercato, quello della la Sardegna, di oltre 1 milione di abitanti all’avanguardia sui temi del web e della connettività e che ha registrato un incremento delle vendite del 366% rispetto all’anno precedente. Accanto aiPick-Up & Order Point IKEA Italia ha aperto anche 13 punti di ritiro non brandizzati sul territorio per il ritiro dei prodotti ad una tariffa agevolata rispetto al costo della consegna a domicilio.

Sul fronte occupazionale, IKEA Italia impiega 6.570 persone, il 91% delle quali a tempo indeterminato, con una prevalenza di donne (58%), un’età media di 40 anni e 64 etnie diverse rappresentate.

Insegna dell’Anno e Premio Negozio Web Italia: i finalisti

Insegna dell’Anno e Premio Negozio Web Italia: ecco i nomi delle aziende selezionate, sulla base delle valutazioni dei consumatori.

Sono 85 le insegne (suddivise su 27 categorie merceologiche) che concorrono per vincere il premio “Insegna dell’Anno Italia 2016-2017” mentre sono 53 le catene (classificate in 18 categorie merceologiche) che concorrono per il premio “Negozio Web 2016-2017”.schermata-2016-11-02-a-14-38-49

Le insegne finaliste di entrambi i premi nella stessa categoria, entrano in competizione in automatico per il Premio Cross-Canalità. Si tratta di un nuovo riconoscimento assoluto, non suddiviso nelle singole categorie come accade per Insegna dell’Anno Italia e Premio Negozio Web. In questo caso, sono 14 le insegne a contendersi il premio.

schermata-2016-11-02-a-14-38-30L’iniziativa “Insegna dell’Anno” è la più importante manifestazione in Italia per le catene distributive (food, non food e ristorazione) perché registra fedelmente il giudizio del consumatore finale e disegna un quadro preciso del mondo della distribuzione organizzata in Italia.

Proprio per questo le catene si impegnano in prima persona per stimolare le valutazioni attraverso gli strumenti più idonei: si va dal classico volantino per i supermercati e ipermercati fino alle newsletter tipiche invece delle catene con un utenza più giovane e digitalizzata.

Il verdetto finale sui vincitori verrà emesso il 9 novembre nel corso della serta di gala.

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