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Debutta a Genova Lalimentari Italiano, il progetto di prossimità Coralis

Un tradizionale negozio di alimentari a conduzione famigliare, ma rinnovato secondo le logiche della distribuzione moderna e con un partner di comprovata esperienza: è Lalimentari Italiano, il nuovo format di Gruppo Coralis che ha debuttato oggi in centro a Genova con il punto vendita di via Trento 79/R. Si chiama Arcuri-Lalimentari Italiano, ed è il primo negozio, di 250 mq, aperto seguendo il progetto ideato e portato avanti da Coralis “per promuovere il concetto di local-branding e per salvaguardare l’identità di ogni punto vendita e di chi li anima e li fa vivere”.

Per questo motivo, ogni locale porta il nome del o dei titolari, che sono anche garanti dei prodotti che vendono, essendo gli interlocutori diretti con i consumatori; a loro e ai loro dipendenti sarà affidato infatti il compito di ripensare gli spazi, arricchire l’offerta, studiare strategie di prezzo consone. Significativo il pay off “Dai il nome al tuo futuro”, che sottolinea l’allontanamento dalla scelta, quasi universalmente adottata, di riunire tutti i punti vendita sotto un’unica insegna. Sinonimo di garanzia, che rischia però di appiattire e ridurre le peculiarità dettate dalla competenza dei negozianti, dalla collocazione, dalle risorse agro-alimentari del territorio.

IMG_1311 IMG_1309«Il nostro progetto modifica il modo di pensare i nostri spazi di scambio, valorizzando lo stile di vita e di espressione delle persone. Il nostro socio ed i suoi collaboratori sono esperti, conoscono le persone e i prodotti, i produttori e consigliano; sono vicini, presenti, attenti e accoglienti – ha dichiarato Eleonora Graffione, presidente di Coralis –Questo nuovo punto vendita sarà a gestione famigliare. Matteo, Ursula e Alice Arcuri, tre giovani imprenditori dinamici e aperti al cambiamento, sono stati i primi a sposare in toto questa filosofia e a renderla una realtà tangibile con il loro punto vendita che è destinato ad essere un luogo di condivisione e d’incontro. Un luogo dove “fare la spesa” diventa anche un momento di relazione».

All’interno di Arcuri-Lalimentari Italiano sarà possibile trovare prodotti tipici del territorio, una vasta offerta di referenze e una selezione di prodotti Etichétto, la super label che certifica che il prodotto é italiano cioè nato e prodotto in Italia, senza OGM, proveniente da una filiera certa in cui i terreni, gli stabilimenti di produzione e gli allevamenti sono sottoposti a rigorosi controlli in tema di qualità, di benessere animale e di ambienti di lavoro.

Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

Un momento dell'inaugurazione. Foto dal profilo Facebook del Comune di Rimini.

Ha aperto a Rimini dopo un percorso di crowdfunding partito l’ottobre scorso Emporio Rimini, anzi #EmporioRimini, il supermercato sociale dedicato alle famiglie in difficoltà del territorio. Un vero e proprio supermercato dove però chi fa la spesa non paga perché dispone di un “carnet” mensile di punti da utilizzare, un supermercato solidale insomma.

Il progetto, promosso dal Comune di Rimini insieme ad associazioni e con il sostegno di privati, è nato dall’iniziativa di gruppo di lavoro sul settore sociale che si è posto il compito di sensibilizzare i soggetti privati economici della Provincia di Rimini e di elaborare proposte finalizzate a fronteggiare la grave situazione di impoverimento di molte famiglie residenti nel territorio.

Può accedere ai servizi del “supermercato solidale chi è residente in provincia, ha un reddito ISEE di valore massimo di 7.500 euro ed è iscritto al centro per l’impiego, una sorta di centro di collocamento per chi cerca un lavoro. A domanda accolta, viene consegnata una tessera necessaria per fare la spesa con caricati dei punti che serviranno per acquistare i beni alimentari necessari.

Il progetto prevede anche un protocollo d’intesa volto a “sostenere, facilitare e implementare la raccolta di eccedenze del mercato alimentare e dei prodotti non più commerciabili ma ancora commestibili conferiti gratuitamente dalle industrie alimentari del territorio di Rimini e dell’area vasta al fine di realizzare il progetto Emporio Solidale di Rimini”. Un circolo virtuoso che unisce solidarietà, sostegno alle persone in difficoltà e e lotta allo spreco alimentare.

Quello di Rimini non è il primo “supermercato solidale” d’Italia. Un precedente di questa logica che lega spreco zero, donazioni e solidarietà si trova a Modena ed è l’Emporio Sociale Portobello, un negozio per famiglie e persone a basso troppo che però utilizza un’altra logica: i clienti “pagano” la spesa fornendo il loro tempo libero per partecipare ad attività di volontariato da svolgere nell’emporio stesso o nelle associazioni del territorio.

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L’Emporio sociale Portobello di Modena.

Contraffazione delle merci: il valore ammonta a 338 miliardi di euro

338 miliardi di euro: a tanto ammonta il commercio mondiale delle merci contrafatte. Ed equivale al 2,5 degli scambi commerciali a livello mondiale.

Sono questi alcuni dei risultati principali di una relazione congiunta dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).Schermata 2016-04-18 a 13.55.20

Il documento, intitolato “Trade in Counterfeit and Pirated Goods: Mapping the Economic Impact”, stima gli effetti economici della contraffazione e della pirateria sugli scambi internazionali in base ai dati relativi a quasi mezzo milione di sequestri doganali.Schermata 2016-04-18 a 13.56.22

Ad esserne coinvolte, sono tutte le economie, forse ancora più quelle emergenti che svolgono un ruolo importante in quanto produttrici di prodotti contraffatti o zone di transito. In testa alla hit Cina, Hong Kong e Turchia.

Le merci

La gamma delle contraffazioni è ampia: si va dai beni di lusso ai prodotti industriali (quali macchinari, componenti di ricambio o sostanze chimiche) fino agli articoli di consumo con un impatto sulla sicurezza personale (come prodotti farmaceutici, alimenti e bevande, attrezzature mediche o giocattoli).Schermata 2016-04-18 a 13.55.41

I marchi maggiormente danneggiati dalla contraffazione sono registrati soprattutto nei paesi membri dell’OCSE e dell’UE, ad esempio Stati Uniti, Italia, Francia, Svizzera, Giappone, Germania e Regno Unito.

Centri commerciali: il Rapporto Cushman & Wakefield sui trend di sviluppo in Europa

Lo sviluppo di centri commerciali europei è destinato ad accelerare, grazie all’input fornito dai 9,1 milioni di metri quadrati la cui consegna è prevista tra il 2016 e il 2017. Questo l’assunto del Rapporto Cushman & Wakefield. Le prospettive future sono, dunque, positive, nonostante lo studio non nasconda il calo del 2015, anno caratterizzato dai volumi più bassi degli ultimi tempi: 4,6 milioni di mq, pari al – 15,8% rispetto al 2014.

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Già nella seconda parte del 2015, infatti, gli investimenti europei in centri commerciali pare siano ripartiti: ben 15,5 miliardi di euro. Corrispondenti, cioè, al + 16,6% anno su anno. Regno Unito e Germania, che rappresentano oltre il 45% del totale dei volumi di scambio, si confermano i mercati più richiesti. In termini di crescita di capitali investi, bene pure Benelux, Portogallo, Polonia, Turchia e Germania. Calano invece –  rispetto al 2014- gli investimenti in Francia, Spagna, Italia, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca.

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Da un punto di vista gerarchico, la Francia mantiene la sua posizione dominante in qualità di maggior mercato di centri commerciali. Insidiata molto da vicino dalla Russia, il cui stock complessivo è inferiore di appena il 4% e i cui ritmi di crescita sono incalzanti.

Il rapporto mostra che Londra rimane la meta più ambita grazie al combinato disposto tra la bassa densità dei centri commerciali (231.2 mq per 1.000 persone) e la forte crescita delle vendite al dettaglio: +15,8% entro il 2020.

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Mercati favorevoli si rivelano anche altre città del Regno Unito come Edimburgo, Manchester, Birmingham, Leeds, Glasgow e Bristol, e – in Spagna – Madrid e Barcellona dove si prevede uno sviluppo delle vendite fino al +12% entro il 2020.

Scenario più statico, invece, per le città tedesche e francesi con crescita, rispettivamente, del + 6% e del + 7,5% entro il 2020.

In termini dimensionali, in Italia la lunga e recente crisi economica ha tarpato le ali allo sviluppo commerciale che nel 2015, ha fatto registrare il completamento di soli 79.000 mq di nuovi spazi. Tuttavia il biennio 2016-2017 esordisce sotto auspici migliori: il nostro paese, infatti, accoglierà 786,100 mq di nuovi spazi, per circa il 40% concentrati nelle principali città di Roma e Milano.

Sviluppi interessanti, infine, si sono registrati nell’Europa orientale, con realizzazioni del calibro di: Zelenopark in Russia (110.000 mq), Podio Ankara in Turchia (61.500 mq) e Zielone Arkady in Polonia (51.000 mq).

È in questi paesi “emergenti” – sottolinea Justin Taylor, Head of EMEA Retail at Cushman & Wakefield – che si registra un interesse maggiore per le nuove costruzioni, nei Paesi più maturi, al contrario, la tendenza è verso un recupero dei aree commerciali preesistenti.

Il Centro: un investimento di oltre 300 milioni cambia faccia all’area dell’ex Alfa Romeo

“Un nome ambizioso?” Può darsi, ammette Francesco Ioppi dirigente Finiper– ma una cosa è certa “il Centro” di Arese è un progetto veramente imponente. E i numeri lo dimostrano:

GLA totale 93.000 mq

GLA piano terra 55.000 mq

GLA piano primo 38.000 mq

Nr 200 insegne complessive

Nr 20 ristoranti/caffetterie

Nr 6.000 posti auto

2 piazze interne: la “piccola” con un diametro di 42 metri, l’altra di ben 72

20 punti di ristorazione/caffetteria;

Investimento complessivo: 300/350 mila euro (50% del Gruppo Finiper, 50% delle banche).

L’idea

Nato 20 anni fa nella fertile mente di Marco Brunelli, da sempre sostenitore di una riqualificazione dell’area dismessa dell’Alfa Romeo, “il nuovo centro, – spiega Ioppi, “vuole rimanere fedele al genius loci di Arese”.

Per questo il progetto ha voluto recuperare e trovare una destinazione congrua alla pista del vecchio stabilimento che oggi, grazie alla partnership con Aci Villalunga, viene dedicata a corsi di guida sicura.alfa

Le aree de “Il Centro”

Spazi tanto ampi potrebbero ingenerare nel visitatore/consumatore un senso di dispersione. Da qui la struttura articolata in percorsi ben distinti, che collegano le sei corti merceologiche: food (2), fashion, green, luxury e children. L’idea (realizzata da Design International, diretto dal suo Chief Executive Davide Padoa) è quindi quella di ricreare una strada cittadina, dedicata allo shopping, al food e al relax. Una strada punteggiata di negozi e arricchita da piante e alberelli.

La vegetazione, infatti, è cifra caratterizzante del progetto, sia negli spazi interni quanto in quelli esterni.

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La Fashion Court

Sono presenti i più importanti brand internazionali, tra cui il primo Primark in Italia, H&M, Zara, Massimo Dutti, Superdry, Mac. In alcuni casi la presenza ad Arese ha consentito il debutto di concept radicalmente rinnovati e inediti, come nel caso di Zara, del Megastore di Mondadori, di Mediaworld, di Mango, di Disney e di Tiger. Per altri marchi (e parliamo di Nespresso, Signorvino, Cioccolati Italiani, Bianchi Biciclette), invece, la piazza di Arese ha costituito un vero e proprio esordio in un centro commerciale.

Ad oggi, spiega Ioppi, la commercializzazione (gestita dalla Tea Spa) è completa e ogni metro quadrato ha trovato una sua destinazione.

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La via dei negozi, si caratterizza per uno spettacolare edificio denominato il ‘Palazzo dei Profumi’ che ospiterà la Boutique del Regalo, un palazzo di vetro a marchio Swarovski e altri gioielli nel cuore della strada. Progettando l’inserimento di questa isola di vetro, Padoa si è ispirato alla Covent Garden londinese.swarosky

La struttura

Tra le innovazioni strutturali, va ricordata la metodologia utilizzata nella progettazione del tetto, inedita, fino ad oggi, in un centro commerciale: la struttura della copertura è in “gluelam beams” (legno lamellare strutturale realizzato con materiali sostenibili) e, con campate di oltre 40 metri, rappresenta una tra le più grandi strutture in legno mai realizzate in Europa per un centro commerciale. L’intero complesso è stato progettato secondo rigidi criteri di risparmio energetico e bio-sostenibilità, in linea con gli standard promossi dal U.S. Green Building Council per ottenere la prestigiosa certificazione LEED® di livello Gold.

Un vero e proprio “elogio del legno”, secondo la definizione dell’architetto De Lucchi, tra gli artefici del mega progetto.

L’ipermercato

Non è vero che il formato dell’iper sia in difficoltà. È questa la convinzione del direttore dell’iper di Arese. L’importante è avere delle idee nuove. E in questo caso l’idea è stata quella di affiancare alla distribuzione l’attività produttiva: c’è, per esempio, l’angolo in cui si prepara il formaggio, quello dedicato alla pasta fresca, quello per la macelleria e quello per la birra.

Il 200° NaturaSì apre a Milano. E i punti vendita in tre anni raddoppiano

Ha aperto ha Milano, in via Washington 111, il 200° punto vendita di NaturaSì, la catena di supermercati specializzata nella vendita di prodotti biologici. Lo store, il decimo a Milano città e il 18° nella provincia di Milano, ha 450 metri quadrati di area di vendita e propone oltre 4.000 prodotti bio certificati, dall’ortofrutta ai freschi, numerose referenze adatte a chi segue un regime alimentare vegetariano e vegano, prodotti privi di glutine e alimenti per chi soffre delle più frequenti intolleranze alimentari, ma anche tutto ciò che serve alla cura e alla crescita dei più piccoli.

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Il percorso di vendita parte dall’area ortofrutta – con prodotti che esprimono al meglio la relazione diretta tra l’uomo e la terra – per arrivare alla zona dedicata al food confezionato – con prodotti da forno dolci e salati, pasta, riso, cereali – e all’erboristeria e la cosmesi naturale – sino a raggiungere l’enoteca dedicata ai vini bio (che stanno vivendo dei grandi incrementi, vedi il nostro articolo Bio, la viticoltura è sempre più bio. Nel 2015 le vendite ammontano a 205 milioni), lo spazio libri e il punto promozioni, dove trovare centinaia di prodotti in offerta.

Naturasi-MilanoWashington2«Sono passati solo tre anni da quando, proprio a Milano, abbiamo inaugurato il 100° negozio a marchio NaturaSì. Ora apre le sue porte il 200° – spiega Roberto Zanoni, Direttore Generale di EcorNaturaSì -. NaturaSì ha sempre cercato di essere un ponte tra le aziende agricole di produzione e i consumatori, mettendo in primo piano i valori legati alla fertilità della terra, alla salvaguardia dell’ambiente, alla qualità dei cibi e quindi al benessere di tutti i protagonisti della filiera alimentare biologica, dal campo alla tavola. Un grazie particolare va quindi a tutti coloro che quotidianamente, con grande sacrificio, lavorano la terra con passione ed entusiasmo rispettandola, senza utilizzare supporti chimici di sintesi. Un grazie altrettanto grande va a tutti i consumatori che, con la loro scelta, consentono il diffondersi di un’agricoltura coerente con i principi di una sana alimentazione. NaturaSì ha nella sua mission l’impegno di poter offrire ad un numero sempre maggiore di persone la possibilità di consumare una gamma ampia e diversificata di prodotti biologici di qualità, attenti ad una dieta sana ed equilibrata».

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Nutrici: la banca del latte del Policlinico, realizzata anche grazie ad Esselunga

Nutrici: nasce al Policlinico una Banca del Latte Materno per dare una speranza in più ai bimbi prematuri.

Permetterà, infatti, di ridurre infezioni e altre patologie e affiancherà la Terapia Intensiva Neonatale della Clinica Mangiagalli.

Parliamo di una vera e propria Banca del Latte Umano che raccoglie il latte di altre mamme per nutrire da subito i piccoli prematuri, e dare loro tutti i vantaggi di questo importante alimento.

‘Nutrici’ è stata realizzata grazie al contributo di Esselunga e dei suoi clienti che, attraverso una campagna di sensibilizzazione da ottobre 2014 a ottobre 2015, ha coinvolto tutti i negozi del gruppo e ha permesso a Esselunga di donare 696.440 euro a favore della costruzione della Banca del Latte Umano Donato.

“I bimbi che nascono fortemente pre-termine – spiega Fabio Mosca, direttore della Terapia Intensiva Neonatale e della Neonatologia del Policlinico – sono particolarmente delicati, e i l latte materno donato riduce l’incidenza delle infezioni ma anche di patologie intestinali che possono essere molto gravi. Per questo è molto importante avere una Banca del Latte Umano Donato: alle mamme che vogliono partecipare a questa raccolta forniamo un tiralatte e tutto il materiale necessario, e garantiamo, grazie a Human Milk Link, il ritiro a domicilio e la consegna sicura alla nostra Banca”. Una volta arrivato in Policlinico, il latte materno donato viene pastorizzato, viene analizzato per misurarne le proprietà nutritive (in termini di carboidrati, proteine e lipidi) e viene conservato in speciali freezer, capaci in totale di raccogliere oltre mille litri di latte. Ogni fase è altamente controllata, per garantire sicurezza e qualità, e ogni passaggio è registrato grazie a un sistema di tracciamento. “Una volta pronto – aggiunge Mosca – il latte può essere distribuito, in modo completamente gratuito, ai neonati che ne avessero la necessità”.“È importante sottolineare – conclude – che non c’è nessuna controindicazione alla donazione del latte: la quota che viene donata non viene tolta al proprio bambino ma è latte in più, che andrebbe sprecato e che invece se viene raccolto permette di salvare delle vite. Per questo invitiamo tutte le neo-mamme alla donazione, perché è un atto di altruismo che permetterà”.

Per ulteriori informazioni vai a libretto nutrici

 

Wiener Haus e la sua atmosfera mitteleuropea debuttano a Il Centro

Wiener Haus, la catena di birrerie–trattorie in franchising che richiama i sapori della Mitteleuropa, di proprietà di Cigierre, è tra i protagonisti della nuova avventura de Il centro di Arese.

Wiener Haus offre un ricco menu di piatti della tradizione mitteleuropea, tra cui la Wienerschitzel che viene rigorosamente battuta, impanata e preparata al momento, oppure i wurstel, i panini farciti o la famosa torta Sacher. Non manca, inoltre, un’ampia selezione di ottime birre, prima fra tutte la celeberrima Pilsner Urquell, ritenuta una delle migliori birre europee e prodotta ancora seguendo la tradizione che risale al 1842, con luppolo eccellente e acqua purissima.

L’ambiente famigliare e accogliente è caratterizzato da caldi arredi in legno.

La nuova Wiener Haus si sviluppa su una superficie totale di oltre 600 metri quadri, con circa 300 posti a sedere. Una struttura studiata e organizzata nei minimi particolari nella quale trovano impiego circa 40 collaboratori ai quali Cigierre ha destinato un attento aggiornamento professionale all’interno della propria Academy, il progetto per la formazione messo a punto per gli oltre 500 addetti assunti ogni anno, e per l’aggiornamento continuo degli addetti impegnati nei più di 190 locali del gruppo.

 

Luca Gardini: «Vi racconto il “mio” vino in gdo»

Per un personaggio come Luca Gardini, praticamente da sempre in simbiosi con il vino, appassionato, esperto, amante della materia, comprare vino in grande distribuzione è un’eresia? Per mettere subito le cose in chiaro e non dar adito a equivoci di sorta siamo andati dritti al punto. E, ugualmente diretta, è giunta la sua risposta.

“Assolutamente no. La grande distribuzione, in molti casi, offre spazi, supporti e scelta di etichette paragonabili a quelli di un’enoteca. Lo dimostra il fatto che durante le feste di Natale, gli scaffali si popolano di quelle blasonate etichette che solo alcuni anni fa erano impensabili da trovare in questi luoghi.”

Ovviamente non tutte le insegne  trattano il vino nello stesso modo: esiste qualche esempio virtuoso per esposizione e assortimento?

Come dicevo molti. Alcune catene offrono inoltre supporti adeguati tra cui personale e/o tablet per la consultazione delle specifiche delle varie referenze.

Qual è invece l’errore che ritrovi più spesso nell’angolo vino della grande distribuzione?

L’errore che mi viene in mente è quello di non contestualizzarle a livello geografico. Vedere un vino raggruppato con altri della stessa regione, aiuterebbe a ricordare meglio da quale zona un vino provenga. Questo aiuterebbe inoltre a pensare quella stessa etichetta in fase di abbinamento, accoppiandola magari ad una ricetta regionale.

 

Lo scaffale del vino e la sua lettura: come giudichi l’approccio ai prodotti?

Non ci sono tante vie per affrontarlo. Troppe informazioni confondono, limitarlo al cartellino con il prezzo rischierebbe di banalizzare. Come detto, forse, basterebbe contestualizzare i vini per regione o area di produzione e nel cartellino inserire il nome dell’azienda e il vitigno principale con cui è prodotto quel vino, senza dimenticare, ovviamente, il prezzo.

Luca Mosella

Secondo te come dovrebbe essere trattata oggi la categoria vino per aumentare la consapevolezza dei consumatori meno esperti e soddisfare i gusti e le aspettative dei veri appassionati?

Dovrebbe essere trattata con rispetto. Oggi spesso l’approccio di molti è quello del giudice-degustatore, dimenticando che il vino non è solo composto dal liquido all’interno della bottiglia. Dietro ad esso, o per meglio dire dentro ad esso, ci sono vite di uva ma anche vite di persone che si sacrificano. Se parliamo invece di grande distribuzione, credo che il salto di qualità potrebbe essere un ricambio costante delle etichette, ma capisco che certi prezzi sono legati a determinate quantità che spesso non si possono esaurire, ovvero vendere, in poco tempo.

Esiste un assortimento tipo o propenderesti più per la personalizzazione anche nel modern retail? 

Personalizzazione a manetta come dicono dalle mie parti. La gente deve capire che il vino offre infiniti stili, altrettanti sapori e numerosissime soluzioni in fase di abbinamento. Solo così si esce dal ruolo, oggi molto in voga, del degustatore seriale per riappropriarsi di un approccio con il vino più immediato, divertente e legato alla convivialità.

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 Attività degustative instore: sono valide, potrebbero essere migliorate? 

Sono valide ma bisognerebbe creare dei momenti dedicati. Non troppo tecnici e non troppo lunghi. Una sorta di pillole da offrire per far sì che il cliente si appassioni al vino in generale.

 

Il retail è storicamente noto per l’elevata pressione promozionale: secondo te questa politica di taglio prezzi danneggia il vino e la sua immagine? O potrebbe essere  utilizzata in maniera proficua? 

Danneggia se si guarda solo al prezzo. Esistono vini buoni e alle volti ottimi a prezzi contenuti, ma il prezzo stracciato raramente va di pari passo con la qualità. Per far capire questo concetto cardine si potrebbero far girare molte più etichette sugli scaffali magari facendo dei temporary corner sempre suddivisi per area di produzione.

 

La comunicazione sul vino in store: cosa ne pensi? Quali formule giudichi più azzeccate e quali totalmente sbagliate?

Penso che non esista una vera comunicazione del vino in store o se esiste si basa sulle offerte e stop. Bisognerebbe farci un progetto serio, con persone competenti, perché il vino da grande distribuzione potrebbe far ripartire il consumo quotidiano, ma comunque moderato, che ha sempre caratterizzato il nostro paese.

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  Come organizzeresti un’attività di  degustazione, tenendo conto di location, bacino d’utenza, posizionamento prezzo dello store e assortimenti?

Sarebbe un progetto da pensare ad hoc. Così, ex abrupto, mi verrebbe in mente un corner, magari anche ampio, da utilizzare in due momenti top della giornata. Cercherei di raggruppare i clienti in base ai loro momenti di accesso all’interno della grande distribuzione. Ricordiamoci che chi fa la spesa dopo le 20 non è lo stesso cliente che la fa alle 18. Ognuno di essi dovrebbero avere un momento, come detto breve, ma dedicato. Si potrebbe infine pensare anche di tenere aperto anche in serata, quando l’approccio di chi ascolta è più sereno e ben disposto.

Il Vinitaly ha debuttato: quali le aspettative?

Maggiore nel senso di più facile accessibilità e, dal punto di vista dei vini, grande valorizzazione dei vitigni autoctoni. Poi molti produttori porteranno assaggi della 2015, quella che si dice essere una grande annata

Quali le sorprese?

Ancora una volta i vitigni autoctoni. In italia ne abbiamo talmente tanti che le sorprese non mancano mai.

La Passerina conquista il podio delle vendite a volume

“Dopo quattro anni, oggi i segnali sono positivi: 1,4% a valore e + 0,4% a volume”. Ottimismo moderato, ma pur sempre ottimismo è quello che traspare dalle parole di Virgilio Romano- Client Service Account Director, IRI.

Romano_7749“La bottiglia da 0,75 si conferma la categoria più performante con +4,8 a valore e +2,8% a volume, con numeri in crescita anche per le denominazioni: +3,8% a valore e +1,9% a volume. Ma il fattore più interessante, a mio giudizio, è che siamo finalmente al cospetto di una crescita svincolata dalle promozioni e dal calo dei prezzi”.

Qual è secondo lei la chiave di lettura con cui interpretare questo trend?

Direi che si colloca perfettamente in linea con l’attuale quadro macro economico e che il miglioramento (seppur lieve) è strettamente connesso con il recupero di fiducia da parte dei consumatori.

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Un dato interessante è la crescita registrata per bianchi e frizzanti, come si spiega?

La spiegazione è duplice: da una parte è determinata dalle nuove esigenze di consumo, rivolte a prodotti più “meno complicati” e più beverini.

Dall’altra parte un ruolo importante lo ha giocato pure la stagione estiva 2015 molto calda. Da qui la crescita a volume, rispettivamente del 5,7% e dell’8,0%, di Bianchi e Rosati Frizzanti.

Tra l’altro questa evidenza si presta a riflessioni più ampie su quanto e come i cambiamenti climatici saranno destinati a influenzare i consumi nel prossimo futuro.

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Parlando di bollicine, come se la cava lo spumante?

Con onore, direi: cresce del 7,5% a valore e del 7,8% a volume rispetto la 2014, anno in cui aveva già dato tanto.

Una hit parade dei vini?

Beh, la Passerina ha conquistato il podio della crescita a volume, “strappando” il titolo al Pecorino. E in entrambi i casi si tratta di due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro: il consumatore si conferma quindi disposto a spendere per i regionalismi. A patto ovviamente che la qualità del prodotto sia all’altezza.

Non è un caso, infatti, che nella classifica abbia un posto di tutto rispetto anche un rosso strutturato e complesso (8 euro) come il Valpolicella Ripasso, che ha saputo conquistare il pubblico con i suoi requisiti.

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I formati distributivi che vanno meglio?

Superstore e Supermercati sono in crescita. Bene la prossimità in generale: si tratta di un canale che deve essere presidiato con attenzione e in modo sistematico perché chi beve vino è proprio nel negozio di vicinato con un buon assortimento che andrà a fare i suoi acquisti.

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