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Adecco e Italmark: al via a Brescia la IV edizione del corso per Macellai Banconieri

Adecco Italia e Italmark stanno organizzando a Rezzato (Brescia) la quarta edizione del Corso Macellai Banconeri, un percorso formativo volto a preparare macellai competenti, dalla professionalità elevata e idonei ad essere inseriti all’interno del mercato del lavoro. Uno sforzo condiviso che conferma il trend ormai visibile da tempo: quello della ricerca di figure sempre più  specializzate e di alto livello professionale per venire incontro alle sempre maggiori esigenze dei clienti della GDO.

Il corso può vantare un placement, nelle scorse edizioni, che si è attestato all’80% dei partecipanti e una importante finalità benefica: tutti i prodotti utilizzati nel corso verranno infatti devoluti alle strutture di beneficenza della zona.
Il corso, gratuito così come vitto e alloggio per i partecipanti, si svolge dal 29 marzo 2016 a Rezzato (Brescia), dura 350 ore spalmate su 44 giorni e si rivolge a 15 persone. Il percorso consentirà agli allievi di apprendere tutti i segreti sulla teoria e la pratica della macellazione attraverso un percorso formativo concreto, a cui potrà seguire poi l’inserimento in azienda.
Gli interessati possono inviare la propria candidatura a macellai.italmark@adecco.it entro il 20 marzo.

Nasce WeBeers, e-commerce delle birre artigianali: un mercato da 30 milioni di litri

Ordinare online le migliori birre artigianali e vedersele consegnate a casa entro 48 ore: da oggi è possibile grazie a WeBeers, il nuovo portale di e-commerce lanciato dall’incubatore di start-up Digital Magics che vi partecipa al 40%.

L’idea dei fondatori, i due fratelli Alberto Maria e Giammarco Maria Gizzi, è quella di applicare le logiche della vendita del vino (conoscenza delle etichette, origine, storytelling) a un mercato, quello delle birre artigianali, che oggi fa capo a 1000 birrifici in Italia (erano una trentina solo dieci anni fa), i quali nel 2014 hanno prodotto, secondo Coldiretti, 30 milioni di litri di birra, crescendo costantemente ogni anno sia a livello nazionale sia per quanto riguarda l’export (+27% nei primi cinque mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014). Secondo una ricerca Astra/AssoBirra il 72% degli italiani beve birra, e il 60% la consuma a casa

«WeBeers ha un modello di business innovativo per il suo settore – dice Edmondo Sparano, Chief Digital Officer e Consigliere di Digital Magics – . Vogliamo applicare alla birra artigianale i modelli già utilizzati per il mondo del vino, avvicinando l’utente a una ‘cultura’ del prodotto, con un percorso di esplorazione e conoscenza degli oltre 1000 birrifici artigianali, con formule ad abbonamento che consentano di mantenere prezzi accessibili e con operazioni di co-marketing dedicate. Il consenso che la startup sta già riscontrando sul mercato è molto interessante: gli utenti di WeBeers sono giovani, dai 30 ai 50 anni, che acquistano online, ma che non vogliono rinunciare ad avere la tradizionale qualità del food & beverage italiano, selezionato e comodamente consegnato a casa o in ufficio».
La prima iniziativa studiata per gli abbonamenti è “Birre da Serie A”: box di birre scelte per i lettori de “La Gazzetta dello Sport”.

«L’obiettivo e l’ambizione è diventare il punto di riferimento sia per gli amanti della birra artigianale italiana sia per coloro che vogliono provarla per la prima volta. Come già accaduto per altri prodotti food & beverage, anche in questo segmento l’attenzione per la qualità e la tradizionalità è in forte crescita. Basti pensare che le esportazioni delle birre artigianali italiane crescono a doppia cifra anno su anno e circa il 50% è diretto nel Regno Unito» spiegano Alberto Maria e Giammarco Maria Gizzi, Fondatori e co-CEO di WeBeers.

Lift and learn nuova tecnologia per dare informazioni nel punto vendita

Si chiama Lift and Learn ed è una tecnologia che probabilmente vedremo sempre di più nei punti vendita dei retailer e nei supermercati, con lo scopo di coinvolgere il cliente e fornirgli contenuti in modo dinamico ed interattivo. Come si vede in questo video di Scala, specialista in soluzioni avanzati per il punto vendita, basta infatti sollevare il prodotto dal luogo dove è riposto sullo scaffale e sullo schermo Lcd compaiono le informazioni relative. Sollevando due prodotti si ottiene un confronto.

Il sistema (qualcosa di simile di era già visto al Future Food District di Coop e Expo) può anche essere integrato al sistema di etichette elettroniche (con i prezzi aggiornati simultaneamente in casse, contenuti video e. appunto, etichette) e al sistema di beacon che consentono di dialogare con lo smartphone del cliente, proponendogli contenuti personalizzati al suo passaggio.

Visa abilita nuove possibilità di pagamento “smart” grazie alla tokenizzazione

Visa abilita nuove possibilità di pagamento “smart” grazie all’espansione del servizio di Visa Europe Payment Tokenisation Service – VEPTS. Da oggi sarà dunque più facile pagare tramite smartphone, smartwatch o wearables (i dispositivi indossabili come i braccialetti fitbit), dove le credenziali della carta sono salvate su cloud; tramite wallet digitali basati sul browser di Internet come “Visa Checkout” e pagamenti in cui i dati della carta sono stati precedentemente salvati presso gli esercenti (“card on file”). Dunque pagamenti più veloci ma sicuri, come richiede un cliente evoluto che non ha più tempo né voglia di fare la coda, e amerebbe pagare in tempo reale con soluzioni integrate in applicazioni e in dispositivi connessi a internet..

La tokenizzazione è la codifica dei dati sensibili tramite una sequenza di numeri chiamata token, un simbolo univoco che non ha alcun significato al di fuori dal circuito in cui viene utilizzato. Quando i consumatori effettuano un acquisto con un servizio di pagamento ‘tokenizzato’, al momento del pagamento viene presentato un token, non i dettagli della carta. Questo rende semplice e veloce sia il processo di associazione della carta ai servizi di pagamento digitale, sia la gestione e la conservazione dei dati sensibili quando si paga, sia nei negozi fisici sia online.

«I consumatori in Europa hanno a disposizione tecnologie innovative che offrono modalità di pagamento rapide e fluide per poter acquistare e pagare in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo scelgano. Le nostre previsioni indicano che per il 2020 un consumatore su cinque pagherà i suoi acquisti con lo smartphone su base quotidiana e i pagamenti su dispositivi mobili costituiranno oltre il 50% di tutte le transazioni Visa» dice Sandra Alzetta, Executive Director Business Strategy, Innovation di Visa Europe.

 

Tanti codici con una sola carta

Secondo lo studio Mobile Money (maggio 2015) di Visa Europe il 62% dei consumatori è preoccupata per la sicurezza dei loro dati sensibili in caso di pagamenti su internet o con smartphone. Secondo molti esperti di sicurezza la tokenizzazione dei pagamenti sarebbe non solo la soluzione migliore oggi disponibile per l’innalzamento dei livelli di sicurezza dei dati relativi ai pagamenti con carta senza interventi sull’utente finale, ma consentirebbe anche l’abilitazione del pagamento tramite vari dispositivi che fanno riferimento ad un’unica carta.

I token che possono essere creati per una singola carta infatti possono essere molteplici, in modo che le istituzioni finanziarie possano controllare e gestire in maniera molto flessibile gli ambienti e i canali dove uno specifico token può essere usato. Ad esempio, un token creato solo per uno specifico servizio di pagamento mobile inserito in una app non può essere catturato e usato altrove per fare un acquisto online.

Ma vi sono ulteriori vantaggi, in caso di furto ad esempio. I consumatori hanno un ulteriore valore aggiunto: se il dispositivo mobile viene smarrito o rubato, un token può essere disabilitato, in maniera rapida e semplice, sia dal titolare sia dalla banca emittente la carta, senza dover bloccare la carta Visa associata con il token. Analogamente, se una carta viene smarrita o trafugata, il consumatore potrà ancora usare il suo telefono tokenizzato per effettuare pagamenti in attesa di ricevere la carta sostitutiva.

 

Amazon Prime Now: è successo. Frutta e verdura fresca in pronta consegna

Amazon Prime Now vende anche i freschi: la notizia tanto temuta dai retail è arrivata.

Amazon ha infatti annunciato di aver aggiunto 30 tipologie di frutta e verdura ai 20.000 prodotti acquistabili con l’app Amazon Prime Now. In questo modo i clienti Amazon Prime Now potranno usufruire a qualsiasi ora della giornata di frutta e verdura freschi consegnati al piano, dicendo così addio alla fatica di sollevare pesanti buste della spesa. E le consegne potranno essere effettuate anche in ufficio.

Le 30 tipologie di frutta e verdura si aggiungono alla gamma di oltre 20.000 prodotti disponibili al servizio Prime Now che offre già surgelati (tra cui buste di minestroni e vaschette di gelato), prodotti freddi (come affettati e yogurt), oltre a pane, pasta, caffè, bibite, birre, vini e alcolici.
L’offerta si aggiunge anche agli articoli presenti nel negozio Alimentari e cura della casa, con una selezione di migliaia di prodotti a lunga conservazione (biscotti, popcorn, bibite) di marchi nazionali e internazionali (Barilla, Mulino Bianco, Knorr, Mellin).
“Le 30 tipologie di prodotti freschi rendono ancora più ampia e variegata l’offerta di prodotti Prime Now, rispondendo sempre più all’esigenza dei clienti di ricevere a casa i prodotti per la spesa quotidiana – spiega Mariangela Marseglia, EU Director Prime Now – Frutta e verdura saranno consegnati direttamente al piano dalle 8 del mattino a mezzanotte, sette giorni alla settimana con le modalità previste dal servizio Prime Now e modalità di consegna in un’ora o in finestre di due ore”.
Tutti gli iscritti Prime possono scaricare da subito l’app Prime Now, disponibile per i dispositivi iOS e Android,  verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Per trovare i CAP di Milano e hinterland raggiunti dal servizio, i clienti possono visitare www.amazon.it/primenow.

Payback: anche Mondadori Store entra nella coalition

PAYBACK: continua la crescita della carta fedeltà oggi utilizzata da 9 milioni di clienti che la utilizzano per accumulare punti grazie alle proprie spese presso Esso, Carrefour, con l’abbonamento a Mediaset Premium, con gli abbonamenti o le ricariche di 3 Italia, ma anche grazie ai voli Alitalia, ai Partner finanziari American Express, BNL e Carrefour Banca e agli oltre 60 Partner online aderenti al programma. Oggi infatti anche Mondadori Store, il più esteso network di librerie con oltre 600 store e il sito di e-commerce Mondadoristore.it, ha scelto PAYBACK come nuovo programma fedeltà per offrire ai propri clienti sempre maggiori possibilità di accumulare punti e accedere più velocemente a sconti e premi.

I vantaggi
Con una sola carta, infatti, è ora possibile raccogliere punti presso tutti i Mondadori Store presenti in Italia e sul sito Mondadoristore.it, oppure facendo acquisti presso tutti gli altri partner del programma.
Grazie alla partnership, i titolari della carta PAYBACK di Mondadori da oggi possono accumulare 2 punti PAYBACK per ogni euro speso per l’acquisto di un libro ed 1 punto PAYBACK per ogni euro speso per l’acquisto di tutti gli altri prodotti di musica, cinema, tecnologia, giocattoli e cartoleria nei canali Mondadori. In più fino al 31 marzo 2016 tutti i clienti PAYBACK accumulano tripli punti sul loro primo acquisto.

Olio, a peso d’oro: nel 2015 rincari del 19,8%

Olio di Oliva nei supermercati europei: il prezzo sale vertiginosamente. Ad evidenziarlo un recente studio di IRI che ha registrato mediamente un rincaro pari al 19,8% durante lo scorso anno.

Due le cause principali di questi aumenti: da una parte l’epidemia degli Ulivi che ha colpito la Puglia da ormai due anni e che sta causando il disseccamento di oltre un milione di piante; dall’altra la scarsità del raccolto in Spagna, principale produttore in Europa, che è cominciata già dal 2014 con impatti significativi sulla produzione.

Schermata 2016-02-09 a 12.52.02I produttori e i distributori che commercializzano offerta a marchio, durante lo scorso anno, hanno applicato rincari sui prodotti per coprire gli incrementi della materia prima cui dovevano sopperire. Il risultato è stato che gli acquirenti hanno speso 231 milioni di Euro in più per l’acquisto di Olio di Oliva, facendo così registrare un trend delle vendite a valore pari al +9,5% (per un totale di 2,7 milioni di Euro).

L’aumento dei prezzi è stato più consistente in Spagna, Italia e Grecia, paesi in cui l’Olio è uno degli ingredienti fondamentali della cucina locale. In particolare, rispetto all’anno precedente, durante il 2015 si è registrato un incremento di prezzo del +27,2% in Spagna, del 21% in Italia e del 12,2% in Grecia.

Schermata 2016-02-09 a 12.49.29Le conseguenze sui consumi

Come c’era da aspettarsi con i rincari, che hanno registrato tassi maggiori verso la fine dello scorso anno, i consumatori hanno ridotto gli acquisti.

Le analisi di IRI indicano un calo delle vendite di Olio di Oliva in tutti i paesi ad eccezione dell’Italia, dove gli andamenti sono rimasti quasi piatti. Al contrario in Grecia si registra un ”tonfo” pari al -18% ed in Spagna pari al -16,2% rispetto all’anno precedente.

E’ interessante inoltre evidenziare che anche le altre tipologie di prodotto sono in calo nei paesi considerati nell’analisi IRI, cosa che sta ad indicare che gli shopper non fanno switch verso altre varianti di Olio anche a fronte di prezzi cedenti (-0,9%).

Marche del distributore: rincari maggiori.

In tutti i paesi, ad eccezione della Gran Bretagna, il rialzo di prezzo delle marche del distributore è stato maggiore rispetto al totale categoria, fattore comune quando aumentano i costi delle materie prime. Tuttavia, il rincaro dei prezzi della Marca Commerciale ha avuto solo un lieve impatto sui consumi di Olio di Oliva (-0,5 punti rispetto all’anno precedente). Ci sono comunque grosse differenze da paese a paese.

In Spagna, per esempio, dove la marca del distributore ha una tradizione molto forte, il rialzo dei prezzi dell’Olio di Oliva è stato molto simile tra marca industriale e private label (rispettivamente 26,6% e 28,6%). Al contempo la marca del distributore è cresciuta in termini di quote a volume di 3,1 punti, segnando un aumento delle vendite del 13.3% e raggiungendo i 529 milioni di euro.

La Gran Bretagna evidenzia trend analoghi alla Spagna in termini di evoluzione delle quote a valore della marca commerciale, con un aumento di 5,3 punti rispetto al 2014 (da notare che si tratta della crescita più alta registrata nei sette paesi coinvolti nell’analisi). Questo fenomeno è stato causato con ogni probabilità dal forte rialzo dei prezzi dell’Olio di marca (+6,1%) mentre le marche commerciali hanno segnato una diminuzione del 1,8%.

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In Francia, invece, si è assistito al fenomeno opposto. Dal momento che l’industria di marca è impegnata in una “feroce guerra” giocata sui prezzi, il rincaro dell’ dell’Olio di Oliva ha impattato solo le marche dei distributori con il conseguente calo della quota a volume (-7,2 punti rispetto all’anno precedente).

A causa del rialzo considerevole dei prezzi dell’Olio di Oliva di Marca i consumatori in Gran Bretagna preferiscono acquistare i prodotti dei distributori che risultano più convenienti.

“La produzione di Olio di Oliva è legata all’andamento metereologico della stagione, ma l’epidemia che ha colpito gli ulivi in Italia è un fattore completamente nuovo che ha avuto un qualche impatto sull’intero mercato Europeo. Addirittura si sono verificati episodi di furti nelle coltivazioni spagnole in quanto dall’Italia è emersa l’esigenza di aumentare l’approvvigionamento di materia prima da Spagna e Grecia”. – ha commentato Marco Raimondi, Business Insights Director di IRI. -“L’olio d’oliva, che è un prodotto di prima necessità nei paesi dell’Europa meridionale, sembra essere diventato un prodotto ‘premium’ per gli heavy user europei.”. Continua Raimondi.

Boyner Group sceglie My Collection di Dassault Systèmes

Boyner Group, la principale realtà di vendita al dettaglio in Turchia, ha adottato la soluzione “My Collection” di Dassault Systèmes.  Infatti, in seguito a un progetto per il miglioramento dell’efficienza operativa nel 2014, il gruppo ha deciso di investire in tecnologia avanzata per rispondere meglio alle esigenze dei propri clienti, acquisendo in particolare strumenti per gestire lo sviluppo di abbigliamento, accessori, borse, calzature e altre categorie di prodotti per tre delle sue aziende: Aymarka, Beymen e Boyner Retail.

Basata sulla piattaforma 3DEXPERIENCE, “My Collection” mette a disposizione di Boyner Group una soluzione digitale collaborativa che accelera il time-to-market, consentendo ai propri team di dedicare più tempo alle attività di pianificazione creativa.

Con “My Collection”  Boyner Group ha a disposizione un ambiente digitale unificato che collega tutte le figure coinvolte nel processo all’interno e all’esterno dell’organizzazione, integra la supply chain, aumenta la visibilità e la flessibilità, e supporta le decisioni relative a diverse categorie di prodotti. I team possono collaborare su un’unica piattaforma, senza sprecare tempo nella ricerca e nella duplicazione di dati, a favore delle attività di sviluppo e approvvigionamento. La soluzione consentirà all’insegna di ridurre l’incidenza di campioni errati, costi aggiuntivi, errori e ritardi in produzione, portando più velocemente sul mercato prodotti conformi alle richieste dei consumatori.

 

ADJ inaugura a Roma il primo store monobrand

ADJ, azienda italiana specializzata in prodotti per il mondo IT, Mobile e Security Solution, ha inaugurato il primo store mono-brand a Roma.
Il primo ADJ Store monomarca apre in Via Cruto 58, quartiere Marconi che si sviluppa lungo l’asse stradale di viale Guglielmo Marconi e lungo l’asse secondario di via Quirino Majorana. La scelta di aprire in uno dei quartieri storici della Capitale, ad alta densità di popolazione e con la vicina università degli studi “Roma Tre”, è stata voluta per entrare direttamente in contatto col pubblico e presentare i prodotti ADJ, un brand affermatosi negli anni e riconosciuto in tutta Italia per l’ampio catalogo e l’ottimo rapporto qualità/prezzo.
Progettato e studiato in linea con i valori e la filosofia ADJ, lo store evidenzia facilmente le linee di prodotti divisi per isole: Accessori Smartphone e tablet, Sicurezza, Accessori PC, Accessori Notebook,
Consumabili compatibili e Cavi. Tutti prodotti innovativi nella tecnologia e nel design, rigorosamente italiano, compatibili con i più moderni sistemi.
L’utente finale potrà apprezzare l’elevato standard qualitativo dei prodotti ADJ, composti da materiale di primo ordine e assemblati con la massima cura sotto il controllo di tecnici specializzati e contare
sull’assistenza di personale qualificato.
“Oggi è un giorno importante per ADJ. L’apertura di questo primo monomarca rappresenta un punto di
partenza verso il raggiungimento di nuovi ed importanti traguardi”, afferma Giovanni Palmese,
Amministratore Delegato ADJ. “Questo store ci consente di offrire direttamente al pubblico una panoramica completa delle nostre linee di in un contesto che trasmette l’identità del brand.”

Yogurt: greco e di soia, i nuovi signori del mercato

Le origini dello yogurt si perdono nella notte dei tempi: era già citato nella Bibbia, descritto da Aristotele, Senofonte, Erodoto e Plinio.
La leggenda sulla scoperta dello yogurt tramanda che l’inventore di questo prelibato alimento sia stato un pastore, che dimenticando per qualche tempo il latte in un otre di pelle, lo ritrovò trasformato più denso e più saporito. Lo yogurt, per le sue caratteristiche organolettiche, è considerato da molti buono, utile alla salute ed indicato per le diete ipocaloriche. Forse anche per questo è protagonista di diversi momenti di consumo, prevalentemente a casa, per la prima colazione, talvolta come merenda perfetta anche per i più piccoli o addirittura come «mini dessert» dopo pasto per i più grandi.
Oggi il mercato offre una grande varietà di prodotti che rimandano sempre all’idea di salute, benessere, leggerezza e gusto. Lo yogurt è consumato da 23 milioni di famiglie italiane (pari al 94,4% del totale famiglie) che durante un anno acquistano mediamente oltre 14,6 kg di prodotto (fonte dati Gfk). Purtroppo il clima economico non positivo degli scorsi anni ha impattato in modo negativo su numerose categorie di consumo, ma alcuni mercati/segmenti per fortuna non ne hanno risentito.
Questo soprattutto quando i prodotti sono stati in grado di far leva su alcuni trend emergenti che, anche in tempi di difficoltà, sono riusciti a stimolare l’interesse dei consumatori.

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Nel caso specifico del mercato dello yogurt, servizio e benessere sono state le motivazioni che hanno guidato il consumatore verso acquisti con battute di cassa anche superiori alla media del mercato di riferimento.
Alcuni segmenti del mercato dello yogurt possono infatti essere considerati a giusta ragione dei «best in class».
Il presente studio ha l’obiettivo di indagare le dinamiche di questo importante mercato all’interno del canale moderno, evidenziando problematiche ed opportunità per produttori e distributori.
Lo yogurt nel canale moderno
Durante l’ultimo anno, il mercato dello yogurt nel canale moderno ha visto un giro di affari pari a 1.386 milioni di euro (in termini di volumi parliamo di 345.738 tonnellate) con un trend positivo sia a volume che a valore del +1.5%. La performance del mercato dello yogurt è legata alla flessione dei due segmenti classici: yogurt Intero e yogurt Magro. Anche lo yogurt Funzionale ha segnato performance negative sul dato a valore (-2.3%).
Le performance negative degli yogurt classici sono state compensate dalle performance molto positive dello yogurt da Bere e di altri due segmenti che registrano performance veramente eccezionali: yogurt alla Soia ed in particolare lo yogurt Greco.
Una ricerca Shopper Insight condotta da IRI evidenzia che è cresciuto il consumo condiviso, prevalente nel segmento tradizionale, a discapito del consumo singolo, tipico del mondo salutistico.
La ricerca di leggerezza e benessere resta la principale aspettativa dei consumatori di yogurt, in particolare per quanto riguarda la prima colazione.
Mentre la ricerca di gusto è maggiormente legata ad un consumo nei fuori pasto come spuntino o “spezzafame” e perfino come mini dessert.

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I “primi della classe”
Tra i diversi segmenti con performance positive, si evidenzia la crescita dello yogurt di Soia (+30.5% a volume).
Le positività del segmento della soia sono in linea con andamenti analoghi in altre categorie del  largo consumo. Questi prodotti offrono infatti un’alternativa ai consumatori con particolari intolleranze e al contempo propongono “leggerezza e benessere” anche a chi semplicemente vuole stare in forma. Un interessante segmento, che fino a 3/4 anni fa veniva ancora considerato una «nicchia» di mercato, è quello dello yogurt Greco che incontra la ricerca di gusto dei suoi acquirenti. Questo segmento ha registrato durante l’ultimo anno una crescita significativa: +53.6% a volume.
Tra i segmenti in crescita si evidenzia anche lo yogurt da Bere con un +20.1% a volume, che raggiunge il 2.9% della quota a volume della categoria. Possiamo interpretare questi andamenti (crescita dei segmenti Soia e Greco) come una scelta da parte degli acquirenti di acquistare prodotti più adatti al mantenimento del proprio benessere ma senza rinunciare al gusto, con un prezzo medio più alto rispetto anche al segmento dei Funzionali. La marca commerciale gioca un ruolo importante nel mercato dello yogurt (quota volume del 15.5%), ma con trend decisamente negativi (-4.3%).

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Prezzi e promozioni
In un contesto difficoltoso come quello degli ultimi 2 anni, il fattore prezzo è sicuramente molto importante anche nella categoria dello yogurt. Non a caso aziende produttrici e distributori stanno pianificando attività promozionali molto intense.
Già ormai da un paio di anni la pressione promozionale della categoria si aggira intorno al 40%. Si tratta di un dato decisamente superiore alla media del comparto del largo consumo che si attesta, negli ultimi 8 mesi, intorno al 27.7%, in decremento rispetto al pari periodo del 2014. Lo yogurt è uno dei prodotti più presenti sul volantino promozionale. Questo strumento di comunicazione all’interno della categoria è molto importante.
Una ricerca sullo shopper condotta da IRI evidenzia infatti che il 61% dei consumatori dichiara di prestare attenzione al volantino rispetto al 55% del 2010. In generale, il prezzo dello yogurt è stabile (-0.1%). Un fattore calmieratore dei prezzi, come già segnalato, è sicuramente l’elevata promozionalità. Un fenomeno da evidenziare è sicuramente quello della riduzione dei prezzi dello yogurt alla Soia nel corso dell’ultimo anno(-2.4%). Nel periodo in analisi questo segmento ha raggiunto un indice di prezzo rispetto alla categoria di 147 contro il 189 dello yogurt Greco.
La pressione promozionale dello yogurt Greco e di quello di Soia è inferiore rispetto alla categoria (rispettivamente 35.9% e 31.0%).  
Innovazione
Storicamente la crescita del comparto dello yogurt è stata favorita anche da un notevole fermento in termini di novità di prodotto, gusti e formati.
Negli anni passati infatti abbiamo assistito al lancio di nuove linee di prodotto che rispondevano a bisogni specifici dei consumatori, sia di tipo funzionale (es. anticolesterolo, probiotico, ecc…), che di gusto, come mousse, piuttosto che di yogurt cremosi con frutta e cereali per colazioni sane e complete.
I nuovi prodotti lanciati negli ultimi tre anni sviluppano ad oggi quasi il 16.5% dei volumi della categoria yogurt, con tassi di crescita e successo altalenanti.
Nell’ultimo anno risulta essere molto intensa l’innovazione di gusto, necessaria per la vitalità di questo mercato; le novità di formato vengono utilizzate per stimolare nuove tendenze e modalità di consumo.
Particolarmente interessanti sono proprio i lanci nell’area del gusto, che coniugano la freschezza dello yogurt alla golosità di cioccolato, frutta secca e gusti ‘caldi’ per un momento di piacere oltre che di benessere.
Problematiche e prospettive
La segmentazione del consumo, la penetrazione nel canale moderno con promozioni e investimenti pubblicitari, il valore del brand che firma il prodotto, soprattutto nell’area di mercato più innovativa e il tasso di innovazione sono gli elementi su cui puntare per rivitalizzare anche segmenti considerati maturi o in difficoltà.
Per gli italiani lo yogurt è legato alle sensazioni di benessere, salute, dieta, come pure di distensione. Ma anche l’edonismo gioca un ruolo importante: infatti mangiare uno yogurt può diventare come concedersi un dessert.
Da un lato emerge l’esigenza di recuperare la genuinità degli alimenti: ne hanno beneficiato i player che hanno saputo meglio interpretare temi come naturalità, semplicità, salute e «bontà» (es. yogurt di soia e alla greca). Dall’altro lato, rispetto ad alcuni anni fa, lo yogurt diventa un alimento gradito e adatto per ogni momento della giornata in cui il gusto diventa un importante criterio di scelta.
Non da ultimo, la possibilità di condivisione del prodotto all’interno dell’intera famiglia, diventa un ulteriore plus che in questo momento viene apprezzato dai consumatori (anche nell’ottica di evitare sprechi).
Nei periodi di incertezza economica, anche l’attenzione verso la leva prezzo tende ad aumentare. Nonostante i segnali macroeconomici positivi, in momenti come quello attuale il consumatore continua a badare al risparmio, ma non dimentichiamoci che lo yogurt ha di per sé in valore assoluto, una battuta di cassa contenuta. Anche uno yogurt con un indice di prezzo di 189 rispetto alla categoria, se racchiude in se i valori sopra elencati, può trovare largo spazio nella lista della spesa degli shopper.
Case history
Parlando della necessità di conoscere il consumatore, un produttore ha espresso l’esigenza di comprendere meglio la segmentazione e le dinamiche che guidano all’acquisto dello yogurt e quali sono i bisogni sottesi a quest’acquisto.
IRI ha sviluppato un’analisi quali/quantitativa con la quale ha risegmentato lo scaffale dello yogurt “attraverso gli occhi del consumatore” e indicato quali sono le “nuove esigenze” che guidano gli acquisti della categoria. Ed ecco i risultati.
Il produttore ha ripensato lo scaffale dello yogurt in termini di layout e di comunicazione per guidare al meglio l’acquisto del consumatore. Inoltre ha ripensato la sua offerta in termini di formati e innovazione per rispondere ai bisogni espressi in fase di analisi.
I fattori di criticità riguardano il possibile incremento del prezzo della materia prima latte e lo sviluppo di nuovi prodotti sostitutivi: in alcune diete il latte ed i suoi derivati vengono banditi perché è in forte aumento la percezione di intolleranza: questa percezione genera «ansie» verso le categorie del latte e dei suoi derivati.
Su quest’onda, un fenomeno interessante che si sta sviluppando in altre categorie del comparto lattiero caseario, è la nascita dei prodotti senza lattosio (es. formaggio senza lattosio, latte senza lattosio…).
Questa potrebbe essere una opportunità di sviluppo anche per i produttori di yogurt.

 

A CURA DI IRI

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