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Cncc Christmas Meeting: i centri commerciali si confrontano con le istituzioni e premiano i retailer

Una giornata tutta dedicata ai centri commerciali, quale settore strategico per l’economia italiana, quella in programma il 16 dicembre a Milano e organizzato dal Consiglio nazionale dei centri commerciali.

Il Christmas Meeeting si aprirà infatti con il convegno Due miliardi di visitatori verso: Terzo settore, Cultura, Istituzioni aperto dal punto sullo stato del settore e sull’evoluzione del ruolo del “mall” in uno scenario di trend e cambiamenti a cura del presidente del Cncc e Head of Retail Beni Stabili SIIQ Massimo Moretti e con l’intervento di Giuseppe Roma, senior advisor CENSIS e Segretario Generale RUR. Il confronto sarà poi con personaggi politici e istituzionali (Linda Lanzillotta, Vicepresidente del Senato, Claudia Mannino, Parlamentare, Francesco Paolo Sisto, Parlamentare e Presidente di Commissione, Trifone Altieri, Parlamentare), rappresentanti del terzo settore (Massimo Maria Molla, Presidente AVIS Milano) e giornalisti (Roberto Giacobbo, vice direttore RAI 2).

Incontri e tavole rotonde saranno poi dedicati ad approfondire alcuni temi come temporaryshops, tourism retail, progettazione integrata dei centri commerciali, sostenibilità, food experience, omnicanalità & e-commerce, retail mix, con la presenza e il coinvolgimento attivo dei principali player del settore.

Il Christmas Meeting sarà anche l’occasione per la proclamazione dei vincitori del Cncc Marketing & Reatailer Awards, l’iniziativa alla prima edizione organizzato con lo scopo di coinvolgere tutti gli attori della filiera, e quindi anche le insegne che hanno scelto il canale di vendita dei centri commerciali, e di creare un dialogo aperto e una contaminazione potenziante tra i vari settori dell’industria dei centri commerciali, che hanno come punto di riferimento il Cncc, stimolando la crescita e la qualità dell’offerta nelle shopping gallery e promuovendo una cultura dell’eccellenza e dell’innovazione.

Lush fa restyling in Buenos Aires a Milano: più ordine e focus sul prodotto

Scaffali in legno riciclato realizzato da artigiani locali tra Brescia e Bergamo, scuri per dare più risalto al prodotto, piastrelle bianche e fasce nere da cui risaltano i colori sgargianti dei saponi e delle confezioni, aria vintage, che richiama gli anni ’50 inglesi ma anche le vecchie cucine di campagna e il mondo del circo; esposizione “verticale” per categoria (prima era tutto un po’ mischiato); migliore utilizzo dello spazio e più chiarezza espositiva dovuta anche all’aumento delle referenze (200 nuove quest’anno su un totale di 300): sono queste le novità del nuovo corso di Lush, azienda inglese specializzata in cosmesi naturale che in Italia ha 30 pdv diretti e 6 in franchising.

Abbiamo visitato il punto vendita di corso Buenos Aires, il primo a Milano a “cambiare pelle”. In 35 mq tante sono le novità rispetto al passato. I primi negozi già vent’anni fa esibivano quel look shabby chic, legno chiaro riciclato, ceste, scritte a mano su lavagna che ormai vanno per la maggiore un po’ ovunque. Forse per questo l’azienda guidata da Mark Constatine ha deciso di differenziarsi e guardare avanti. Partito dal flagship di Oxford Street inaugurato lo scorso aprile, il restyling interesserà per ora la parte europea degli oltre 900 pdv Lush in 50 Paesi.

Alessandro Andreanelli, Amministratore Delegato di Lush Italia, ci ha spiegato il senso dell’operazione.
«Nel 2015 Lush ha celebrato il suo 20° anniversario e per festeggiare al meglio questa ricorrenza abbiamo inaugurato un imponente flagship store a Londra, nella centralissima Oxford Street. È il negozio Lush più grande al mondo, si sviluppa su tre piani e su una superficie di quasi 1.000 mq, e rappresenta l’emblema dell’innovazione del brand. A seguito dell’apertura di Oxford Street abbiamo avviato un progetto di restyling dei punti vendita in tutta Europa. Anche l’Italia si è allineata a questo progetto, che segue in tutto e per tutto il concept inaugurato con Oxford Street, a partire dal restyling del punto di vendita di Padova a settembre. Il nostro progetto accoglie in pieno la rinnovata filosofia del brand che si propone di coinvolgere sempre più il cliente anche a livello emotivo, accogliendolo in ambienti capaci di regalare una shopping experience unica e avvolgente».

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Nei negozi rinnovati, oltre all’estetica, i clienti troveranno altre novità e di che genere?
«Grazie al progetto di restyling ci poniamo l’obiettivo di comunicare, attraverso ogni più piccolo dettaglio nel punto vendita, i valori chiave che da 20 anni contraddistinguono Lush: lo spirito innovativo che si fonde alla forte artigianalità e alla costante attenzione all’ambiente, l’offerta di prodotti freschi, fatti a mano, 100% vegetariani, realizzati utilizzando materie prime equosolidali e rigorosamente non testati sugli animali. I nostri punti vendita vogliono coinvolgere i clienti in una shopping experience distintiva e si propongono di rappresentare e raccontare al meglio le peculiarità del brand: abbiamo inventato i nostri prodotti in maniera non tradizionale e offriamo ai clienti prodotti freschi e auto-conservanti in un’industria orientata a far durare i prodotti anni e anni. Con l’apertura di Oxford Street inoltre abbiamo introdotto quasi 60 nuovi prodotti, da rivisitazioni di prodotti iconici a vere e proprie innovazioni di settore, come ad esempio i dentifrici solidi e le gelatine da doccia».

Perché è necessario liberalizzare i farmaci di fascia C

Secondo i dati Federfarma, il giro d’affari delle farmacie è composto per il 49 per cento dai farmaci di fascia A, per il 12 per cento dai farmaci di fascia C, per il 9 per cento dall’autocura (Sop e Otc) e per il restante 30 per cento da prodotti non farmaceutici (parafarmaco, omeopatici, prodotti per l’infanzia, igiene e bellezza etc.), la liberalizzazione della fascia C riguarderebbe solo il 12 per cento del fatturato delle farmacie. Oggi le farmacie raccolgono dal libero mercato il 40 per cento del proprio fatturato (prodotti non farmaceutici più farmaci senza obbligo di ricetta), riuscendo a farlo senza sminuire la propria professionalità e con buoni risultati, visto che nei primi sei mesi del 2015 è stato proprio il mercato commerciale – quello liberalizzato – a far registrare il migliore trend di crescita, +4,8 per cento rispetto al primo semestre del 2014.

Liberalizzare la vendita dei farmaci a carico dei cittadini non sarebbe altro che la prosecuzione di un percorso che sta dando buoni risultati, secondo una ricerca dell’Istituto Bruno Leoni illustrata ieri nel corso del convegno organizzato da Ancd insieme con la Federazione Nazionale Parafarmacie Italia sul tema Monopolio e diritti: il caso dei farmaci di fascia C.

«I farmaci di fascia C senza obbligo di ricetta possono essere venduti fuori dalle farmacie, mentre sono ancora di esclusiva vendita delle farmacie, paradossalmente, quelli con obbligo di ricetta», ha puntualizzato il vice direttore dell’Istituto Bruno Leoni Serena Sileoni. «La condizione di una ricetta firmata dal medico curante, oltre alla presenza obbligatoria di un farmacista anche in spazi di vendita estranei alle farmacie, rendono davvero incomprensibile questo limite, dal punto di vista della sicurezza terapeutica. La strenua opposizione alla completa liberalizzazione dei farmaci di fascia C deriva soltanto dalla difesa di posizioni acquisite di mercato e da resistenze culturali che non hanno nulla a che vedere con la salute delle persone né con l’accessibilità di prezzo dei medicinali».

L’Antitrust si è più volte espresso per la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C, “una misura che consentirebbe un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva di tali prodotti, con indubbi benefici per i consumatori anche in termini di ampliamento della ‘copertura distributiva’, non più rappresentata dalle sole farmacie, ma arricchita dai punti vendita della grande distribuzione o dalle parafarmacie presenti nel territorio”. Una liberalizzazione che potrebbe tradursi in un risparmio annuo per i cittadini compreso tra 450 e 890 milioni di euro (applicando uno sconto tra il 15 e il 30 per cento), considerando che i farmaci di fascia C – con obbligo di ricetta medica (bianca) e non rimborsabili dal SSN – hanno un prezzo medio di 11,8 euro, 3,7 euro più elevato rispetto a quello dei farmaci senza obbligo di ricetta.

Leggi anche Dalle liberalizzazioni dei farmaci di fascia C 600 milioni per le famiglie

«Le liberalizzazioni sono fondamentali per aiutare la ripresa economica del Paese e dei consumi interni promuovendo lo sviluppo di nuova imprenditoria», ha sottolineato l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «Sono una misura che consentirebbe un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva dei prodotti, con indubbi benefici per i consumatori. Inoltre non “pesano” sul bilancio dello Stato, abbattono i costi attraverso lo sviluppo della concorrenza e producono una riduzione dei costi dei servizi e dei prodotti stessi. Impedire l’ammodernamento del Paese equivale a voler mantenere anacronistiche rendite di posizione perdendo di vista altri, ben più gravi pericoli che si profilano all’orizzonte». Pugliese ha anche anticipato che un primo blocco di centomila firme per la sottoscrizione della petizione lanciata da Conad sarà consegnato in tempi brevi alla presidenza del Consiglio prima dell’avvio della discussione in Senato

E il presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane Davide Giuseppe Gullotta ha aggiunto: «Un tema, questo, che ci sta molto a cuore, sia in termini di nuova occupazione sia di riconoscimento del ruolo professionale del farmacista nella parafarmacia: stessa laurea, stesso Albo professionale, stessa competenza. Perché trattarlo come un professionista di serie B?».

VéGé si rafforza nel cura persona e casa con l’ingresso della campana Bava

Gruppo VéGé incrementa ulteriormente la propria presenza nel settore per la pulizia della casa e l’igiene della persona con l’ingresso tra le imprese socie di Bava Srl, ufficializzato in questi giorni ed effettivo dal prossimo 1 gennaio.

Bava Srl, con sede a Carinaro (Caserta), rappresenta uno degli operatori di maggior peso nella distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti per l’Home e Personal Care, potendo contare su una rete commerciale articolata su 7 Pdv di proprietà a insegna FirstPoint, situati nel napoletano, e 60 in affiliazione con insegna Opportunity Shop, nonché su una rete vendita composta da 20 agenti che curano la distribuzione delle merci su circa il 70% del territorio nazionale, servendo i canali tradizionale e moderno e gli specializzati drug; il tutto supportato da un moderno polo logistico da 6.000 mq.

A ciò si è aggiunto, a fine 2014, l’ingresso nel canale e-commerce con il lancio dello shop online Spesa facile sito che riceve più di 5.000 visite giornaliere e conta su circa 1.000 contatti al giorno.

Azienda a conduzione familiare, Bava Srl è nata nel 1993 come grossista specializzato in prodotti per la pulizia della casa e l’igiene della persona. Il business aziendale ha poi conosciuto una crescita esponenziale sia in termini di espansione territoriale sia di giro d’affari, evolvendosi nella vendita all’ingrosso e al dettaglio, grazie all’esperienza nel settore della famiglia Bava e a format di vendita concepiti per garantire alla clientela un’esperienza di acquisto veloce, assistita e sempre di qualità in virtù di un grande assortimento proposto a prezzi competitivi. Oggi, infatti, l’Azienda tratta oltre 6.000 referenze delle migliori marche nelle categorie Home Care, Personal Care, Tissue e Pet-food.

I nuovi punti vendita trainano le vendite nella distribuzione moderna

Un insight di Iri analizza che cosa sta dietro la crescita delle vendite del Largo Consumo nella distribuzione moderna (ad inclusione dei discount) che nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno è stata del +2,7% del giro d’affari, grazie ad un aumento del volume degli acquisti del +1,9%.

Si tratta sicuramente di un buon risultato che dimostra la ripresa di tonicità della domanda, dopo la stagnazione che ha caratterizzato gli anni precedenti.

Tuttavia una cosa suscita interesse: la crescita è interamente trainata dai nuovi punti di vendita aperti nel corso dell’anno. Se focalizziamo l’attenzione sul “core” della distribuzione moderna, ovvero sull’insieme di Ipermercati, Supermercati e Superette, scopriamo infatti che i distributori hanno rinnovato (ovvero aperto, chiuso o ristrutturato) circa il 5% degli oltre 15600 negozi operanti sul territorio nazionale.

Questi nuovi punti di vendita hanno da soli attratto un giro d’affari annuo LCC superiore di circa 560 milioni di € rispetto ai “vecchi esercizi chiusi definitivamente o per ristrutturazione”, fornendo un contributo alla crescita del canale vicino ai 2 punti percentuali.

I nuovi negozi sviluppano, infatti, una produttività (misurata come fatturato complessivo per metro quadrato di superficie di vendita) maggiore del 29% rispetto ai vecchi. I consumatori sembrano perciò rispondere molto positivamente alle nuove modalità di offerta proposte dal mercato, dimostrando ancora una volta che l’innovazione è una leva fondamentale per reagire alle difficoltà del mercato. Così a fronte dei modesti risultati della rete distributiva preesistente (invariati gli acquisti a volume in questi punti di vendita, nel progressivo ad ottobre), le nuove proposte accolgono il gradimento delle famiglie consumatrici.

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Ma quali sono le principali caratteristiche dei nuovi punti di vendita rispetto a quelli chiusi? Gli Ipermercati di nuova apertura oltre i 5500mq hanno dimensioni medie più piccole di quelli disattivati nella medesima fascia. Inoltre sono stati attivati solo 3 nuovi punti di vendita a fronte della cessazione di 5. Al contrario i Supermercati e le Superette aperti sono più grandi di quelli chiusi, questo indipendentemente dalla fascia di superficie di appartenenza. In altre parole si assiste alla tendenza a ridurre le situazioni estreme: non troppo grande e non troppo piccolo.

Da questi numeri possiamo trarre alcune indicazioni fondamentali. Lo svecchiamento della rete è necessario per riconciliare l’offerta con il significativo cambiamento del consumatore avvenuto negli anni della crisi: esso ha imparato ad adottare un atteggiamento all’acquisto più critico ed è disposto a sperimentare e frequentare più punti di vendita per soddisfare i propri bisogni. L’obsolescenza di alcuni formati distributivi diventa più che mai un fattore critico perché pesantemente punito dal consumatore. Il proliferare dell’offerta a scaffale richiede spazi adeguati: questo vale soprattutto per i negozi di vicinato che non possono più permettersi di sacrificare l’ampiezza dell’offerta nelle categorie senza avere pesanti ripercussioni sui loro affari.

La necessità di svecchiamento della rete porta una nuova sfida per i gruppi distributori, perché il ciclo di vita di un punto di vendita rischia di accorciarsi e ciò costringerebbe a ridurre i tempi necessari per portare in attivo i singoli punti di distribuzione.

Dalle liberalizzazioni dei farmaci di fascia C 600 milioni per le famiglie

Durante il forum di Osserva Italia-la Repubblica, svoltosi ieri all’Università Cattolica a Piacenza, dal titolo esplicito, Libero consumo, Libero Paese, l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese ha spiegato le ragioni per le quali la liberalizzazione del mercato dei farmaci, per la quale Conad si è impegnato nella raccolta di firme (80mila in tre settimane) per una petizione popolare per convincere governo e politici a modificare il testo del ddl Liberalizzazioni, rappresenta un vantaggio concreto per le famiglie.

Nello stesso giorno anche Federfarma, l’associazione delle farmacie, nella persona del suo presidente Anna Rosa Racca, ha un po’ sprezzantemente ribattuto alle argomentazioni di Pugliese. Secondo quanto riportato da Farmacista 33 ha affermato che “È evidente che la Gdo sta investendo una notevole quantità di capitali per raggiungere l’obiettivo di portare la ricetta fuori dalla farmacia ma noi ci sentiamo forti della testimonianza politica che emerge dal testo del Ddl concorrenza uscito dalla Camera che riconosce alla farmacia il ruolo di primo presidio sanitario del territorio”.

«Figuriamoci se per Conad, che sviluppa oltre 11 miliardi di euro di fatturato, i 50 milioni che derivano dalle vendite nelle parafarmacie sono un elemento così vitale», risponde Pugliese. «La verità è che liberalizzare lavadita dei farmaci di fascia C è un concreto aiuto alle famiglie italiane».

Le reazioni di Federfarma, peraltro, si ripetono a ogni paventato attacco al monopolio dei farmaci e fanno ormai parte di un rituale già visto ai tempi delle lenzuolate di Bersani e alla timida liberalizzazione di Monti. Fascia C come linea Maginot dei farmacisti?

Tre domande ai farmacisti

La realtà è che sulla questione siamo di fronte a una asimmetria totale. Perché se l’associazione dei farmacisti accusa la gdo di fare promozione sui farmaci, non si capirebbe come mai nelle farmacie si vendono alimenti, calzature, abbigliamento per bambini, creme di bellezza, eccetera, con ricarichi spropositati. O per quale motivo i farmacisti non prendano posizioni chiare sul loro ruolo di dispensatori del farmaco e si facciano parte attiva perché vi sia congruenza tra cicli terapeutici e numero di medicinali nelle confezioni (negli Stati Uniti, come è noto, è il farmacista che prepara i medicinali per il ciclo di terapia stabilito dal medico). E infine, perché su questa questione l’Ordine dei farmacisti non riconosce ai farmacisti laureati che lavorano nelle parafarmacie lo stesso ruolo e la medesima liceità a dispensare famaci di fascia C che hanno i loro colleghi delle farmacie?

Per approfondire questo argomento Ancd-Conad organizza un incontro a Roma il 10 dicembre sul tema #ddlconcorrenza. Monopolio e diritti: il caso dei farmaci di fascia C, in collaborazione con la Federazione nazionale delle prafarmacie. Previsto l’intervento di Serena Sileoni vicepresidente dell’Istituto Bruno Leoni.

La liberalizzazione delle pompe di benzina

Ma le liberalizzazioni non riguardano solo i farmaci. L’altro capitolo importante è quello relativo alla distribuzione dei carburanti. Ecco ancora Pugliese.

Su questi temi l’Istituto Bruno Leoni ha da poco pubblicato l’Indice delle liberalizzazioni, un confronto con tutti i Paesi dell’Unione europea, che prende in esame il diverso grado di apertura in vari settori dell’economia. Il Regno Unito, che ottiene un punteggio del 95% (100 è il massimo punteggio), risulta l’economia più liberalizzata, seguita dai Paesi Bassi (79%) e da Spagna e Svezia, entrambe al 77%. I paesi meno aperti sono Cipro (49%), Lettonia e Croazia (entrambe al 56%) e Grecia (57%). L’Italia, col 67%, si colloca a metà classifica, a pari merito con Repubblica Ceca e Romania.

Proprio nella distribuzione in rete dei carburanti si riscontra un peggioramento, che però oltre agli aumenti delle accise nel 2014 sconta un adeguamento metodologico, che lo rende non confrontabile con gli anni precedenti.Schermata 2015-12-04 alle 12.42.47

«Per quanto riguarda l’Italia – commenta il vicedirettore generale dell’Istituto Bruno Leoni – sono positivi alcuni timidi miglioramenti, e anche i tentativi in corso col Ddl Concorrenza, ma per ora si tratta ancora di iniziative troppo poco sistematiche e non sempre abbastanza coraggiose. Le liberalizzazioni sono l’unico vero strumento di cui il Governo dispone per rilanciare l’economia e contemporaneamente alleviare le condizioni delle fasce sociali più basse: è incomprensibile che non siano in testa all’agenda dell’esecutivo e che, anzi, per ogni passo avanti se ne compiano due indietro su altri fronti».

Gulliver entra nel Consorzio Sun, che si rafforza al Nord

Con l’ingresso di Alfi srl (supermercati Gulliver) di Casalnoceto cambia la fisionomia del Consorzio Sun (Supermercati uniti nazionali) che conta ora cinque soci: Magazzini Gabrielli di Ascoli Piceno, Cadoro di Venezia, Italmark (Italbrix) di Brescia, Gros Gruppo Romano Supermercati di Roma e quindi Alfi.

Il fatturato del consorzio, in costante crescita negli ultimi anni, grazie all’ingresso di Alfi raggiungerà i 2,51 miliardi di euro (stima di chiusura 2015). L’operazione permette a SUN di rendere ancor più capillare la propria presenza sul territorio, con 558 punti vendita per una superficie commerciale di 557 mila mq, in particolare nel nord Italia e di incrementare la quota di mercato a livello nazionale a oltre il 3%. Infatti il brand Gulliver è presente in quattro regioni, Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, e in sei province, Alessandria, Asti, Genova, Savona, Pavia, Piacenza. Ad avvantaggiarsi sarà anch il brand Consilia, che caratterizza i prodotti a marchio del Consorzio.

Alfi srl opera nel settore della moderna distribuzione organizzata da oltre cinquant’anni. Risale infatti al 1964 l’anno di costituzione dell’azienda che attualmente dispone di una serie di piattaforme, dislocate a Casalnoceto (Alessandria) dove è presente una piattaforma logistica di 29.700 mq mentre a Rivalta Scrivia è stata realizzata una piattaforma costituita da magazzini frigorifero per i surgelati che si sviluppano su una superficie di 1.200 mq. I cinquant’anni di storia sono stati caratterizzati da una costante espansione ed oggi la catena conta 1.137 collaboratori per un giro d’affari di 277 milioni di euro.

«Il Gruppo Sun – ha detto il presidente Marco Odolini – ha portato a termine un’operazione estremamente importante. Innanzitutto l’ingresso di Alfi ci permette di consolidare la nostra presenza nel nord Italia. Inoltre ci permette di migliorare ulteriormente la penetrazione commerciale del brand Consilia che è ormai un importante riferimento nelle scelte di acquisto dei nostri clienti e al contempo un “interlocutore” sempre più privilegiato per l’industria. Alfi ha sposato in pieno le nostre strategie e rappresenta un nuovo capitolo nella storia del Sun che vivrà sicuramente di altri importanti fasi di sviluppo sempre con partner che saranno in grado di condividere le nostre strategie e i nostri obiettivi».

La nuova compagine sociale del Gruppo Sun permette anche di rafforzare ulteriormente il ruolo della centrale di acquisto Esd Italia della quale fanno parte, oltre a SUN, anche Selex, Acqua e Sapone, Agorà e Aspiag.

A Torino debutta Fiorfood, ovvero il supermercato con ristorazione di qualità secondo Coop

La Galleria San Federico a Torino, tra la stazione di Porta Nuova e le piazze San Carlo e Castello, non lontano da dove nacque nel 1854 la prima cooperativa di consumatori, ospita Fiorfood Coop,  un po’ supermercato di qualità e ristorante di altrettanta qualità, con libreria. Un centro di aggregazione e riferimento per torinesi e visitatori, che nei 1300 metri quadri su due livelli possono trovare il Fiorshop, il bistrot e il ristorante by La Credenza, il caffè Fiorfiore.

Fiorfood Coop esterno

Ernesto Dalle Rive, presidente di Nova Coop
Ernesto Dalle Rive, presidente di Nova Coop

«È un nuovo modello di negozio inteso come luogo da frequentare, da vivere, dove fare la spesa a prezzi convenienti e poterli degustare sapientemente preparati» afferma il presidente di Nova Coop Ernesto Dalle Rive. «È il primo di una serie di negozi che intendiamo aprire nei centri città della nostra regione, ma mi auguro che possa diventare un format anche per le altre Cooperative del sistema Coop. Nova Coop – prosegue – ha colto la sfida, anche economica, che questa iniziativa racchiude in sé, ritenendo che a questi anni di crisi si risponde con una forte capacità di innovazione e cogliendo l’opportunità del cambiamento. Siamo consapevoli che la crisi al termine ci ha consegnato un consumatore cambiato, più consapevole e frugale, più etico e più responsabile, più equilibrato. Ad esso ci rivovolgiano con tutto il portato dei valori racchiusi nei prodotti Coop che trovano la sintesi perfetta nel concetto di alta qualità accessibile a tutti, cui abbiamo voluto aggiungere il pay off Cibo ed emozioni».

Così Fiorfood, che ape i battenti il 3 dicembre, nasce per questo consumatore, per il quale la convenienza delle 2500 referenze a marchio Coop nelle varie linee incarna questi valori.

Il negozio, dicevamo, si sviluppa su due piani, con il Fiorshoop, dove oltre ai prodotti Coop sitroverano altri prodotti di eccellenza e quelli di Libera, e le aree ristorative affidate agli chef stellati Giovanni Grasso e Igor Macchia de La Credenza di San Maurizio Canavese, che preparano i piatti utilizzando i prodotti Coop con due formule: il ristorante e il bistrot, a prezzi accessibili, tanto che il vino è proposto agli stessi prezzi dello scaffale. Per chi ha fretta e per l’arco della giornata dal caffè all’aperitivo c’ė il bar Fiorfiore che serve anche centrifugati freschi di frutta e verdura. «Abbiamo stimato che i ricavi di Fiorfood arriveranno per il 55% dalla ristorazione e per il 45% dalla vendita», spiega Dalle Rive.

A far da ponte ai due corpi del negozio c’è lo spazio Lux, dove ritornano a Torino le Librerie Coop con 5000 titoli, ma con la possibilità di accedere a un catalogo di 100 mila titoli attraverso il servizio Bananarepublic, tramite schermo touch. Ma per il momento non è possibile l’acquisto online in negozio. Un piccolo neo, controbilanciato però da una idea fulminante del progettista Paolo Lucchetta, che ha inserito l’enoteca proprio nello spazio della libreria, dove poter spillare con i moderni dispenser il vino direttamente dalla bottiglia, portarsi il calice al tavolino e degustare il vino consultando un libro.

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Commentando il lavoro svolto, che ha visto l’impiego di materiali moderni ma con un richiamo alla tradizione, visto la storicità del luogo, Paolo Lucchetta di Retail Design afferma: «Questo progetto si inserisce nel tema della valorizzazione del patrimonio architettonico italiano. Progettare un format innovativo come Fiorfood su patrimoni dell’edilizia storica richiede la consapevolezza dell’esistente e la sensibilità nel cogliere le tracce del passato e inserirle in una dimensione di contemporaneità».

L’intervento, che ha richiesto un investimento da parte di Novacoop di 2 milioni di euro, si inserisce nel programma di riqualificazioni immobiliari Urban Up di Unipol, proprietario dell’area di Galleria San Federico, che l’ha commercializzata. «Con FioFood e la prossima apertura di un punto vendita H&M il processo di riqualificazione – afferma Massimiliano Morrone, responsabile  Asset & Management RE ed SGR Immobiliare di Unipol – può ritenersi concluso. Oggi Galleria San Federico torna ai torinesi forte della presenza di marchi importanti come è Fioffood Coop, Aspesi, Maont Blanc, Gucci, Ferragamo e Apple Store, solo per citarne alcuni».

«È una iniziativa innovativa e fuori dagli schemi tradizionali di Coop – riprende Dalle Rive – anche per come è stato progettato, facendo ricorso a un team di lavoro trasversale all’interno della cooperativa, che oggi è una delle più importanti imprese del Piemonte. Fedeli a questo ruolo, nei prossimi cinque anni investiremo 200 milioni di euro per la realizzazione di tre superiore in coerenza con questo punto vendita, il primo dei quali a Torino in Via Botticelli, un progetto che è stato iniziato vent’anni fa e che ha avuto continue interruzioni per questioni burocratiche. Questi investimenti prevedono 500 nuove assenzio che con l’indotto e le attività collegate potranno agevolmente raddoppiare».

Al Centro Sarca Le Biosfere invitano a scoprire l’ecosistema italiano

Inaugurata qualche giorno fa al Centro Sarca di Milano (Sesto San Giovanni) rinnovato, prosegue fino al 31 gennaio l’iniziativa Le Biosfere, tre padiglioni tematici per consentire ai visitatori di seguire e vivere tre percorsi esperienziali: BioSfera Alpi, BioSfera Mediterraneo e BioSfera Nutrizione.

I percorsi si sviluppano su due canali: attraverso la biodiversità italiana e alla scoperta della salutare dieta mediterranea. In ogni biosfera si entra in un habitat specifico, curato anche dal punto di vista tecnologico per consentire una esperienza sensoriale e interattiva, con monitor touch, proiezioni immersive grazie a video proiettori che animeranno a 180 gradi gli spazi e area lab dotata di moduli sensoriali.

Nelle Biosfere Alpi e Mediterraneo si possono sentire i profumi e le essenze, ascoltare i suoni, vedere e toccare gli ambienti tipici delle montagne alpine o della macchia mediterranea. Le scenografie nelle biosfere sono infatti composte da vere piante e display interattivi che raccontano caratteristiche, differenze e storie dei rispettivi habitat. Anche temperatura e umidità percepite sono quelli propri dei diversi territori. Nella BioSfera Nutrizione i display mostrano in cosa consiste la dieta mediterranea, che dal 2010 è patrimonio dell’umanità per l’Unesco, quali sono le regole di una corretta alimentazione e il giusto stile di vita con consigli e trucchi dal mondo della gastronomia.

Copia di Biosfere_CentroSarca4

Oltre che all’interno delle biosfere, questi contenuti possono essere scoperti attraverso il Sentiero della conoscenza, un percorso che permette, con l’app Biosfere creata per l’occasione, di approfondire i temi della manifestazione. C’è anche un luogo ludico: La valle dei selfie, dove i visitatori immersi in paesaggi tipici delle Alpi e del Mediterraneo possono scattarsi delle foto, che verranno pubblicate sulla pagina Facebook di Centro Sarca.

Il progetto Le BioSfere, ideato dall’agenzia di pubblicità Amikaj di Milano, lancia un nuovo concetto di Mall Experience, che Igd Spa sta proponendo all’interno dei centri commerciali di sua proprietà, ed in modo particolare il Centro Sarca, uno dei suoi fiori all’occhiello ed oggetto di recente restyling.

Per Deloitte italiani questo Natale più fiduciosi ma anche più attenti ed esigenti

Un Natale più fiducioso verso il futuro, come non si vedeva da anni, ma anche caratterizzato da una crescente consapevolezza nel consumo, che si traduce in un’attenzione spasmodica verso sconti e promozioni anche con il filtro delle carte fedeltà, e in un’attenta pianificazione degli acquisti e del budget di spesa. Che non a caso in Italia scende (ma è così in quasi tutta Europa) rispetto all’anno scorso a 421 euro a famiglia (-3%). È quello che emerge dalla diciottesima edizione della Xmas Survey pubblicata da Deloitte, effettuata su 14.065 consumatori in 14 paesi.

Cresce la fiducia: si dimezza la percentuale di consumatori che ritiene il nostro Paese ancora in fase recessiva (il 43% contro l’82% nel 2014), mentre il 26% (rispetto all’8% dello scorso anno) si aspetta un decisivo miglioramento entro il prossimo anno, anche per quanto riguarda il potere di acquisto. «Per la prima volta dopo alcuni anni, i dati che emergono ci permettono di individuare una crescente fiducia nel consumatore Italiano. Tuttavia sembra che questi accenni di positività non siano ancora sufficienti per concretizzarsi in incrementi di spesa a breve termine” commenta Dario Righetti, Partner Deloitte e responsabile per il settore Consumer Business.

Cala il budget dunque in quasi tutti i Paesi ma restano stabili le voci di spesa: più della metà è destinato ai regali, per il cibo si spende circa un terzo, mentre il rimanente budget è speso per le attività ludiche. Il budget riservato ai doni natalizi è infine equamente suddiviso tra regali per bambini, adulti e regali per sé o per il proprio partner.

Ma qual è il “borsino” natalizio, ovvero cosa si acquisterà e a cosa si rinuncerà? L’86% degli italiani si dichiara, se necessario, disposto a ridurre gli acquisti non ripetuti, come l’arredamento, il fai-da-te e le decorazioni, l’83% le spese per i prodotti di abbigliamento e accessori e l’82% per le attività di divertimento. Nessuna riduzione invece per le spese per la salute, i beni primari e l’educazione. Nel 2015 i regali più desiderati in Italia sono i libri (43%), i viaggi (43%) e il denaro (41%). Gli uomini guardano anche all’high-tech, soprattutto smartphone e tablet, mentre le donne vorrebbero ricevere abbigliamento e accessori, trattamenti di bellezza, massaggi. I giovani, soprattutto nella fascia 25-34, più concretamente vorrebbero trovare sotto l’albero soprattutto denaro. Le intenzioni di spesa dei consumatori italiani confermano, come lo scorso anno, i libri al primo posto nella classifica dei regali che faranno (42%), anche se in molti opteranno per dolci (25%) e prodotti di cosmetica (22%).

Sostenibilità e innovazione influenzano la scelta: Nella scelta del regalo per i figli quasi la metà degli intervistati (48%) darà importanza agli aspetti educativi, formativi e all’innovatività del regalo, ma anche l’utilità pratica: i bambini infatti riceveranno articoli per l’infanzia (30%), libri (18%) e abbigliamento (17%), mentre i teenager riceveranno libri (24%), videogame (15%) e abbigliamento (11%). La sostenibilità ambientale e l’etica sociale entrano nella scelta dei regali: il 77% dei consumatori afferma di non acquistare prodotti che coinvolgono bambini nella produzione, ma “contano” anche le informazioni sul prodotto (il 75% si dichiara attento alle indicazioni presenti sul packaging) e il suo impatto ambientale (il 71% afferma di non acquistare prodotti a causa delle loro emissioni di carbonio).

Il consumatore è sempre più attento ed esigente, con una crescente consapevolezza nel consumo. Il 96% delle spese degli italiani è in qualche modo influenzato dalle promozioni e dagli sconti, mentre i programmi fedeltà condizionano l’88% delle spese dei consumatori. Il 48% dei consumatori ridurrà gli acquisti di impulso e l’82% di loro pianificherà gli acquisti in anticipo preponendosi un budget. Sempre più persone attuano strategie di confronto prezzi sui diversi canali. Il prezzo insomma rimane il fattore discriminante nella scelta del regalo, ma senza tralasciare la qualità e l’utilità del bene acquistato. «Gli italiani non rinunceranno agli acquisti. È cambiato tuttavia il comportamento del consumatore. Il consumismo sfrenato che ha caratterizzato anni di ricchezza economica è ormai superato e pensare di fare paragoni con il passato non è corretto – afferma Dario Righetti -. Bisogna considerare il consumatore di oggi come una nuova figura, evoluta e più selettiva che vede nel prezzo di un bene un reale sinonimo di valore, sintesi di aspetti come la qualità del prodotto, l’utilità e il rispetto di regole etiche e sociali. Questo comportamento verrà enfatizzato per gli imminenti acquisti e consumi natalizi. Le imprese devono prendere atto di questo nuovo scenario e non sottovalutare la nuova forza di un consumatore che è oggi in grado di informarsi, confrontare e recensire i prodotti che vuole acquistare grazie ai nuovi mezzi a sua disposizione: chi supera la crisi supera se stesso senza essere “superato”».

Xmas Survey comportamenti

 

Omnicanalità ormai un dato di fatto, italiani campioni nel mobile commerce. Cresce il canale online, sia per quanto riguarda la ricerca di prodotti che per il confronto tra possibili scelte. Il budget medio stimato per gli acquisti dei regali online è del 27% sul totale. Nel web si ricercano prodotti high-tech e green-tech, videogiochi e film, e si comparano i prezzi di abbigliamento, prodotti sportivi, accessori per la casa, cura della persona. Il consumatore però predilige ancora il canale tradizionale per l’acquisto di cibo e bevande. Il ruolo dei social network nel processo di acquisto non è da trascurare, soprattutto nella ricerca di informazioni e consigli. Il 76% dei consumatori ricerca informazioni su sconti e promozioni, il 73% richiede raccomandazioni e commenti di altri consumatori e il 71% tenta di trovare ispirazione. Il 65% si rivolge alle pagine delle aziende. Anche quello del Mobile-commerce è un trend ormai consolidato. Il 47% dei consumatori (vs il 43% nel 2014) dichiara di aver già effettuato acquisti tramite il proprio smartphone. Un, in continua crescita negli ultimi anni, addirittura sopra alla media europea (41%).

Nel canale tradizionale i consumatori acquisteranno principalmente negli ipermercati/supermercati (30%), soprattutto cibo e bevande, ma anche cofanetti regalo e accessori per la casa, nelle catene specializzate (23%), soprattutto quando acquistano regali per i quali richiedono supporto professionale, e nei grandi magazzini (23%) per abbigliamento, accessori e prodotti per la cura della persona. Le principali motivazioni per cui i consumatori scelgono i punti di vendita tradizionali sono i servizi post-vendita, il supporto professionale degli addetti e l’esperienza di acquisto in generale. I principali punti di forza per i canali online sono invece la possibilità di conoscere le opinioni degli altri consumatori sui prodotti, la facilità di comparazione dei prezzi e la consegna a domicilio. Per quanto riguarda il mobile commerce, ai consumatori piace l’idea di acquistare dovunque e in qualsiasi momento e pensano che sia comunque semplice trovare quello che desiderano.

Infine, quando inizierà tutto ciò? Per la maggior parte i primi di dicembre, giorni spesso caratterizzati da offerte promozionali, continuando fino alla Vigilia di Natale.

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