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Nel 2015 9 milioni nei Cci gestiti da Promos. Food court e un nuovo design district nel 2016

Chiude un 2015 positivo nonostante le difficoltà del comparto Promos, che gestisce due centri commerciali: Valmontone Outlet (Roma) e Palmanova Outlet Village. In attesa che nel 2016 apra il nuovo Scalo Milano. Da gennaio ad oggi sono stati infatti registrati oltre 9 milioni di visitatori (+3% rispetto al 2014), e un fatturato totale in crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Inoltre, sono stati siglati 51 nuovi contratti di leasing con brand di primaria importanza, per 9.650 mq di GLA (Superficie Lorda Affittabile) complessiva. Ben 24 di questi contratti sono relativi a nuove aperture. Tra queste: Manila Grace e Aldo Bruè a Palmanova, Liviana Conti, Braccialini, Jeep, O Bag, Sandro Ferrone, Melluso e Stroili Oro a Valmontone.

 

Valmontone punta sulla food court

A poco meno di un anno dall’inizio della gestione Promos, il Valmontone Outlet conferma la sua leadership di outlet più frequentato d’Italia, con 6,2 milioni di visitatori nei 12 mesi, e picchi di visitatori nel weekend di oltre 50.000 persone al giorno (30.000 persone in 4 ore in occasione del Black Friday del 27 novembre 2015). Nel corso del 2015 è stato avviato un importante piano di restyling, che vedrà il suo completamento nel corso del prossimo anno. Sono state inoltre ideate nuove attività promozionali e occasioni di shopping a prezzi ulteriormente scontati, oltre alla proposta di un ricco calendario di eventi gratuiti e partnership strategiche per favorire l’attrazione di flussi turistici. E il 2016 si apre con importanti novità: l’avvio di iniziative di alto livello nell’ambito dell’incentive travel e la realizzazione del primo esempio di Food Court in un outlet italiano. Occuperà un’area di 3.000 mq, con 10 unità commerciali in cui troverà spazio un’offerta gastronomica di qualità, con caffè, ristoranti, pizzerie e fast food, dai format innovativi, con un alto livello di servizio e fortemente distintiva rispetto alle altre strutture commerciali nel bacino di utenza.

 

Nel 2016 apre Scalo Milano, tra fashion, food e design

Nel 2016 è previsto il debutto di Scalo Milano, l’innovativo City Style ideato e sviluppato da Promos, che aprirà alle porte del capoluogo lombardo. Uno spazio votato all’eccellenza dei mondi Fashion, Food e Design – per la prima volta insieme in un progetto organico.

Elemento di forte distinzione, presentato al recente Mapic 2015, sarà il Design District: un’area di 18mila mq, ispirata ai celebri design district di Miami e New York, che, con circa 40 unità a metratura variabile, ospiterà un’offerta di alto livello, dal mobile ai complementi, con protagonisti gli showroom e le boutique monomarca di tutti i grandi nomi italiani dell’arredo e del lifestyle. Un modello di distribuzione fortemente innovativo e di grande attrattività per il settore casa e arredo, grazie alle sempre più importanti sinergie con le altre categorie merceologiche presenti a Scalo Milano (la moda e l’enogastronomia di alto livello), nonché alle iniziative previste in campo formativo (con la Scuola di Alta Formazione Fondazione Machina Lonati Fashion and Design Institute) e artistico (con il progetto Piazze d’artista avviato ad Artissima 2015).

«In questo particolare momento storico è fondamentale lavorare per potenziare l’attrattività delle strutture – ha commentato Tomaso Maffioli, Amministratore Delegato di Promos -. Per questo abbiamo da tempo avviato un percorso di innovazione, per tutte le strutture del nostro portafoglio, fatto di idee nuove e investimenti concreti. Vogliamo favorire una graduale trasformazione del mercato, convertendo le strutture esistenti in vere e proprie destinazioni per il tempo libero. Gli ottimi risultati del 2015, sia in termini di visitatori che di fatturato, confermano ancora una volta la validità della nostra strategia e ci motivano per le sfide future».

Il caporalato minaccia l’export dei pomodori Made in Italy

Un’ombra si allunga sull’industria del pomodoro italiana. Da noi non è una novità, ma ora, che la filiera del pomodoro sia fortemente segnata da episodi di caporalato e toccata dalle agromafie lo denuncia anche uno studio dell’Ethical Trading Initiative, associazione che raccoglie aziende, sindacati e Ong con lo scopo di promuovere il rispetto dei diritti dei lavoratori nel mondo. Nel loro ultimo rapporto sotto il mirino è finita la raccolta e l’imballaggio dei pomodori in Italia, che risulta in un “colossale e sistematico” sfruttamento del lavoro dei migranti. I quali guadagnano secondo ETI il 40% meno del salario minimo. Non solo: mentre i lavoratori agricoli “ufficiali” nel nostro Paese sono 116mila, l’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, valuta che tra legali e illegali a lavorare nei campi italiani siano in 500mila. L’Osservatorio Placido Rizzotto stima che siano 400mila i lavoratori agricoli a rischio caporalato, l’80% immigrati, e che 100mila lavoratori migranti illegali da Paesi non UE abbiano subito un duro sfruttamento e condizioni di vita spaventose. Lo scopo di ETI è chiaro: spingere i distributori a mappare i fornitori delle aree più a rischio e valutare i salari e le ore di lavoro. Non solo: devono anche valutare se le loro condizioni di acquisto influenzino in qualche modo le condizioni cui sono sottoposti i lavoratori.

«Il pomodoro è il gioiello della corona dell’agricoltura italiana. È il prodotto maggiormente esportato e l’Italia è il terzo produttore mondiale di pomodori lavorati. Il lavoro degli stranieri è considerato fondamentale per consentire all’agricoltura italiana di competere sui mercati globali, ma nella corsa al profitto le leggi del lavoro sono costantemente ignorate» ha detto Nick Kightley, consigliere ETI per l’alimentazione e l’agricoltura.

Il messaggio alla GDO britannica è diretto: “se vogliono che la loro catena di distribuzione sia pulita, possono e dovrebbero agire”. Il BRC, British Retail Consortium, l’associazione dei retailer britannici che importano dall’Italia il 60% dei pomodori lavorati, ha già preso posizione: «Prendiamo molto sul serio ogni accusa di trasgressioni all’eticità del lavoro da parte dei nostri fornitori. Il benessere dei lavoratori è di capitale importanza per i retailer membri del British Retail Consortium che stanno lavorando molto per migliorare le pratiche nella loro catena di produzione e distribuzione nel mondo. I membri della BRC studieranno il rapporto di ETI e prenderanno le azioni che riterranno appropriate. Ci auguriamo che le autorità facciano in modo di assicurare che le leggi per il lavoro etico vengano rispettate».

Nomi per ora non ne sono stai fatti ma la questione, se non è proprio un fulmine a ciel sereno, è sicuramente una campanello d’allarme per i produttori italiani, che rischia di minacciare seriamente una parte importante, nonché simbolica, della nostra industria agroalimentare.

 

Bollino etico arma spuntata

Una soluzione avrebbe dovuto venire dal “bollino etico”, il sistema pubblico di certificazione etica del lavoro che fa capo all’Inps, nato nel settembre scorso. In tre mesi però solo 207 aziende hanno ottenuto il riconoscimento su 669 domande presentate e un potenziale di 200mila imprese interessate.

Il 60% dei derivati da pomodori italiani è destinato ai mercati internazionali. La produzione totale italiana nel 2015 secondo Coldiretti sarà di 5,2 milioni di tonnellate di pomodoro fresco (+ 7% sul 2014) con un fatturato di 3 miliardi di euro, 8mila produttori agricoli e 10mila addetti nell’industriale in 110 aziende e 54 Organizzazioni dei Produttori.

Forse, oltre a denunciare il pomodoro contraffatto cinese, sarebbe il momento di guardare nei campi di casa nostra… in un periodo peraltro “d’oro” che ha visto un aumento delle esportazioni per le conserve di pomodoro italiane del 20% delle vendite in valore negli USA, nel 2015 primo Paese di destinazione fuori dall’Ue. Ma ancora per quanto?

Conad a 12,2 miliardi di vendite nel segno di convenienza, assortimento e vicinanza a casa

Nella consueta conferenza stampa di fine anno, Conad h tracciato il bilancio di un 2015 all’insegna della crescita e indicato i programmi per il 2016. «Il clima di fiducia delle famiglie si è raffreddato – afferma l’amministratore delegato Francesco Pugliwese – lentamente abbiamo imboccato la via d’uscita dalla crisi. Due consumatori su tre dichiarano di avere modificato le proprie abitudini di spesa per poter risparmiare: la nostra risposta è una rete multicanale e multifunzionale, con layout specifici, assortimenti ampi di specialità e eccellenze di ogni territorio. Investiamo in servizi e nel futuro con soluzioni più vicine possibile alle attese di quanti scelgono le nostre insegne per la qualità e la convenienza che siamo in grado di garantire».

I risultati
Nonostante nel terzo trimestre dell’anno il trend dei consumi sia attestato al 2 per cento), Conad stima di chiudere il 2015 con un giro d’affari di 12,2 miliardi di euro, in crescita di 500 milioni (+4,2 per cento) rispetto all’anno precedente. «Per avee un’idea – puntualizza Pugliese – la crescita avuta da Conad è pari al fatturato complessivo di Eataly, una realtà che fa certamente il bene dei prodotti italiani e dell’immagine dell’Italia all’estero, ma che realizza l’80% del fatturato con la ristorazione».

Un risultato che nasce da un piano strategico di sviluppo che ha portato la quota di mercato all’11,8 per cento (0,4 punti percentuali in più nel corso dell’anno) e al rafforzamento della leadership nei supermercati, con una quota del 19,8 per cento (1,2 punti percentuali in più rispetto al 2014). La crescita di Conad è trainata dal trend di ipermercati e supermercati, superiore di più del doppio a quello del mercato.

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La marca del distributore
Un altro elemento di traino è la marca commerciale. Nel complesso la quota della Mdd in Italia ha subito anche nel 2015 un lieve rallentamento, passando dal 18,4% al 18,3%, ma registrando anche incementi sostanziali nei segmenti premium e green (+11,8% e +9% rispettivamente) e un crollo del 40% del segmento primi prezzi. La Mdd Conad, al contrario ha una quota del 27%: «È un elemento che fidelizza i clienti offrendo un posizionamento differenziante all’insegna». E che assegna ai prodotti Conad la leaderchip inel 40% delle categorie.

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Secondo una rilevazione di Iri, a fine anno la convenienza offerta da Conad ha generato più di 673 milioni di risparmio per i clienti nel solo largo consumo confezionato: alimentari, prodotti per la pulizia della persona e della casa, prodotti di consumo non durevoli.

La rete
La rete di vendita conta 3.062 punti di vendita – 25 Conad Ipermercato, 215 Conad Superstore, 1.039 Conad, 989 Conad City, 518 Margherita Conad, 197 discount Todis, 13 Sapori&Dintorni e 66 altre insegne e cash&carry –, comprensivi dell’acquisizione di 45 ex Billa nel Nord-Est (Veneto e Friuli-Venezia Giulia) e delle nuove aperture con la creazione di 4.174 nuovi posti di lavoro.

Si tratta in una rete multicanale capace di dare risposte a modalità di spesa sempre più articolate e a nuovi consumi: carburanti, farmaci, ottico, gelaterie. Sempre con una forte attenzione all’italianità dei prodotti e fornendo, al contempo, un sostegno a quel tessuto imprenditoriale fatto di piccoli e medi produttori locali che rappresentano l’eccellenza tipica regionale e una componente fondamentale dell’economia nazionale. Ne trae beneficio la produttività di Conad (5.980 euro/mq), tra le più alte del mercato, pur con una dimensione media del punto di vendita più piccola (623 mq) rispetto a quella di altre catene, e una punta di eccellenza con Sapori&Dintorni.

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E la frequentazione: sono 7,8 milioni gli acquirenti non occasionali (31,7 per cento delle famiglie italiane) che ogni settimana fanno la spesa nei punti di vendita di Conad staccando oltre 45 scontrini all’anno.

La collaborazione con Finiper
Quanto all’accordo con Finiper-Unes, Pugliese specifica che la collaborazione procede in maniera importante, che l’accordo è quinquennale automaticamente rinnovabile e che sono in via di attuazione delle attività comuni, tra cui uno stabilimento per la sfilettatura e il confezonamentod el pesce fresco ed è stato già varato un investimento di 25 milioni per la realizzazione di una nuova azienda per l’industrializzazione del take away.

I progetti per il futuro
Ma l’investimento più significativo, in quanto punto di riferimento di ogni settore di attività per lo sviluppo nei territori, è nella multicanalità, perché finalizzato a rafforzare il concetto di vicinanza al territorio e di partecipazione; dunque il rapporto con il cliente. Non solo spazi fisici, ma anche un’offerta di prodotti ben ponderata e attenzioni continue alle esigenze delle comunità. Con un occhio di riguardo alla prossimità: format nuovi e rinnovati per soluzioni al passo con i tempi e innovazioni in aree chiamate a rispondere sempre più e sempre meglio alle esigenze di un cliente che è radicalmente cambiato.

Nel 2016 Conad investirà quindi 188 milioni di euro per potenziare e ampliare la rete con 88 nuovi punti di vendita per una superficie complessiva di 78.800 mq e la creazione di 1.300 posti di lavoro, 880 dei quali rappresentati da nuove assunzioni.

«Si tratta di una crescita organica – sottolinea Pugliese – che non prende in considerazione eventuali acquisizioni. Noi non abbiamo problemi a investire: con oltre 2 miliardi di patrimonio siamo nelle condizioni di fare acquisizioni. E di farle bene».

Sono previsti anche 8 milioni di investimento nel mondo digitale a tutto tondo, nel quadro del miglioramento del rapporto con il cliente. Quanto all’e-commerce, Pugliese ha un’idea precisa: «L’e-comemrce è in perdita. Valuteremo se pur in perdita si tratta di un servizio a sostegno del punto vendita fisico. In ogni caso il nostro obiettivo è di partire con una sperimentazione in una grande città nel 2016».

Le liberalizzazioni
L’impegno di Conad nella battaglia per le liberalizzazioni (farmaci di fasci C, carburanti in prima battuta) è stato ulteriormente ribadito da Pugliese. «Il nostro impegno per le liberalizzazioni non è determinato da un interesse economico. Voglio ribadirlo alla d.ssa Racca preseidente di Federfarma. Lo facciamo come cittadini, perché da sempre Conad si è battuto per la ricerca di un paese migliore. Liberalizzazione significa mercato più libero e più competitivo. Bisogna finirla di bloccare l’ammodermnamento del Paese per tutelare gli inetressi di pochi».

A fine 2015 le parafarmacie Conad in attività sono 100, con una convenienza che ha prodotto un risparmio per i clienti di 12 milioni di euro. Nella ricerca che Altroconsumo conduce ogni anno su un ampio campione di farmacie e parafarmacie, Conad risulta la catena della grande distribuzione più competitiva d’Italia, con un risparmio medio di oltre il 20 per cento sui prezzi di vendita dei farmaci rispetto a quelli delle farmacie.

Nel 2015 i distributori di carburanti Conad hanno raggiunto quota 35, con un erogato medio di 8,3 milioni di litri all’anno e un risparmio di 21 milioni di euro per gli automobilisti. Con un media di due rifornimenti al mese (da 50 litri cd), in un anno il risparmio per ogni automobilista ammonta a 105 euro. Il che equivale a dire che Conad ha erogato un proprio personale “bonus” vendendo i carburanti ad un prezzo mediamente inferiore di 8,8 centesimi di euro al litro rispetto ai prezzi medi nazionali delle compagnie petrolifere comunicati dal ministero dello Sviluppo economico.

Lo stesso discorso, ha aggiunto Pugliese, riguarda i libri e i libri di testo in particolare: «Se c’è la possibilità di offrire i libri di testo a prezzi più competitivi perché si vuole impedirlo? Perché c’è la lobby dei librai da tutelare». E lo stesso vale anche per gli orari di apertura festivi. «Noi siamo favorevoli alle aperture per garantire un certo livello di servizio, anche se comportano un aumento dei costi e non necessariamente un aumento delle vendite. Ma pensiamo che debbano essere le imprese a scegliere se tenere aperto o chiudere nelle festività o la domenica. Non può essee una scelta dei comuni. L’eccesso di regolamentazione sta portando il Paese alla paralisi e alla crescita di un sistema burocratico che aumenta i costi per tutta la collettività».

Steak ‘n Shake arriva in Italia e apre al centro commerciale Bicocca Village

Bel colpo per Cogest Retail, la società che gestisce il Bicocca Village di Milano. Steak ‘n Shake, l’iconica insegna di fast food fondata negli USA nel 1934 e sbarcata quest’anno in Italia, ha aperto nel Bicocca Village il primo ristorante in un centro commerciale europeo. Il brand, sviluppato dal master franchisee per la Lombardia, ha scelto la location di Bicocca per una serie di fattori, tra i quali il target giovane della galleria – che sorge in prossimità di uno dei più importanti poli universitari a livello regionale – e la complementarietà dell’offerta, ben equilibrata tra shopping, entertainment e leisure, anche grazie alla presenza di un multisala e una palestra con la più alta frequentazione d’Italia. Il ristorante è stato posizionato nel corpo antistante il centro, su una superficie di circa 500 mq. A breve nella stessa struttura, che si affaccia direttamente sulla piazza esterna, apriranno altre importanti insegne di ristorazione.

“Grazie a un’offerta ricca e diversificata, il centro si è già affermato come destinazione preferita per i consumi fuori casa di un bacino che somma alla popolazione residente e universitaria anche una forte componente di uffici e terziario,” spiega Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail, società di gestione di Bicocca Village. “Il successo riscosso dal format nei primi due giorni di apertura conferma l’interesse del pubblico nei confronti di progetti che sappiano conciliare qualità, servizio ed experience, come nel caso di Steak ‘n Shake.”

Lucia Viti e Diana Rusconi, amministratrici di Meneghina Ristorazione Srl, master franchisee di Steak ‘n Shake per la Lombardia, illustrano così le ragioni che le hanno portate a investire sul brand: “Il pubblico italiano, e in particolare quello milanese, è estremamente ricettivo rispetto ai format internazionali, è curioso e ama sperimentare, ma se da un lato è molto attento all’aspetto estetico di un concept, dall’altro è abituato alla qualità, soprattutto quando si parla di alimentazione. Ecco perché riesce ad apprezzare una formula che, da oltre 80 anni, lega la propria notorietà alla genuinità e alla freschezza dei prodotti, preparati al momento dell’ordine. Siamo sicure che Milano saprà riconoscere l’eccellenza del nostro brand.”

Aspesi nominato presidente di Sistema rete imprese bricolage (Bricoio+Bricolife)

Da sinistra, Sandro Argenti, Paolo Micolucci, Mario Aspesi e Roberto Fadda

La prima assemblea tenuta ieri segna l’avvio dell’attività per Sistema rete imprese bricolage, la più grande rete italiana d’imprese costituita il 27 novembre scorso da Bricolage SCpA e Marketing Trend Spa (Bricoio) e attiva in tutta Italia con una rete di 200 punti vendita e un fatturato lordo di 600 milioni di euro.

L’obiettivo del nuovo raggruppamento è creare una forte collaborazione nella politica degli acquisti delle due aziende e di massimizzare le sinergie economiche gestionali a tutto vantaggio dei rispettivi clienti.

L’assemblea di Sistema ha nominato presidente Mario Anastasio Aspesi. Sono stati altresì designati i due coordinatori che costituiranno il comitato di gestione della rete di imprese. Sono Sandro Argenti, per Bricolife, e Paolo Micolucci, per Marketing. L’assemblea ha infine definito e condiviso l’indirizzo relativo alle sinergie da realizzare sugli acquisti.

La piena operatività di Sistema si avrà a partire dal 19 gennaio prossimo, con la stipula dei primi contratti congiunti con i fornitori.

Il Consorzio Sun continua a crescere: obiettivo 3% di quota nel 2016

Da sinistra, Piero Lugano, Marco Odorini, Stefano Rango e Barbara Gabrielli

Il Consorzio Sun è in buona salute. Nel consueto incontro di fine anno con la stampa il presidente Marco Odolini (Italbrix) e il direttore generale Stefano Rango, insieme con Barbara Gabrielli (Magazzini Gabrielli) e il nuovo entrante Piero Lugano (Alfi), in rappresentanza degli altri soci Cadoro e Gros Gruppo romano supermercti, hanno snocciolato i numeri di una crescita lenta ma costante di questo raggruppamento che, come ha affermato Odolini, ha intenzione di crescere ancora, ma facendo sedere al tavolo dei soci aziende con le quali la condivisione dei valori e delle strategie è totale, senza farsi prendere la mano dall’idea dell’aggregazione tout court.

Così facendo, alla soglia dei 40 anni di presenza nel panorama distributivo nazionale (il compleanno è nel 2016), il Consorzio Sun ha registrato negli ultimi anni una crescita costante, anche nei momenti più difficili: 2,19 miliardi di vendite delle aziende del Consorzio nel 2013, cresciute del +1,6% nel 2014. Nel 2015, pur con la ridefinizione dell’assetto societario con l’uscita di Orvea e di Zerbimark da Italbrix, il fatturato complessivo è cresciuto di un ulteriore 1,2% raggiungendo i 2,26 miliardi e una quota di mercato del 2,7%. Con l’ingresso del nuovo socio Alfi, che con i supermercati Gulliver porta in dote 90 punti vendita e un giro d’affari di 277 milioni di euro, Sun prevede nel 2016 di superare una quota di mercato del 3%, con una rete distributiva di 558 punti vendita per una superficie complessiva di 557 mila metri quadrati, cioè +10,4% rispetto al 2015.

Punto di forza di Sun è il brand Consilia, che identifica i prodotti a marchio del sdistributore e che dal 2013 è stato sottoposto a una ridefinizione e articolato in quattro linee di prodotto: il mainstream di Saper Scegliere, con il 75% delle vendite, Scelte Premium che copre il 15%, il biologico di Scelte dalla natura con il 7% e l’offerta benessere-salutistica di Scelte su Misura con il 3%. «Negli ultimi tre anni Consilia ha avuto un importante sviluppo – spiega il direttore generale Stefano Rango, essendo passata da 77,3 milioni di valore all’acquisto nel 2013 ai 90 milioni stimati per il 2015. Nel 2016 contiamo di raggiungere i 110 milioni per proiettarci ai 150 milioni di euro nel 2018». Sono tutti valori all’acquisto perché, sottolinea Odolini, sono valori netti netti. Poi spetta a ogni azienda del Consorzio stabilire le proprie politiche commerciali e quindi le proprie marginalità». «Le referenze di Consilia attualmente sono 1867 con l’obiettivo di portarle a 2000 nel 2017 – aggiunge Rango – dando impulso prevalentemente a nuovi prodotti nelle aree a maggiore crescita, il biologio, il premium, il salutistico».

Nel 2016 partirà anche un piano di comunicazione articolato nei punti vendita e per la prima volta nella storia del Consorzio Sun, partiranno attività di comarketing con l’industria di marca.

Con GiCap, Sidis-Végé debutta a Reggio Calabria

Passeranno da Simply a Sidis le insegne di nove punti vendita a Reggio Calabria acquisiti da GiCap Spa, segnando, di fatto, l’arrivo nel capoluogo calabro dell’insegna nazionale del Gruppo VéGé. La società, che fa capo alla famiglia Capone opera da oltre 50 anni in Sicilia e Calabria, e nel centro storico reggino ha in programma l’apertura il prossimo 18 dicembre di un ulteriore punto vendita Sidis. Si tratta dell’esercizio commerciale di circa 2.000 mq. in via Pio XI, da 30 anni a insegna Sisal Superstore, noto in città anche come Iricarni Alimentari. Per questo superstore saranno assunte 30 persone e, complessivamente, il programma di acquisizioni a Reggio Calabria porterà all’assunzione di altre 150 con il riassorbimento di buona parte dei dipendenti dei punti vendita acquisiti.

Con le operazioni definite in questi giorni raddoppiano, salendo a quota 20, i punti vendita in Calabria di GiCap Spa (insegne ARD, Sidis e Qui Conviene). Inoltre, il Gruppo porta a 55 i punti vendita di proprietà all’interno di una rete commerciale che, con gli affiliati, conta complessivamente 128 punti vendita tra Sicilia e Calabria.

«L’acquisizione di 10 punti vendita a Reggio Calabria – dichiara Antonino Capone, Amministratore Delegato di GiCap Spa – rientra nella nostra strategia di espansione e rafforzamento del presidio territoriale, ma è anche una grande sfida alla crescita della nostra impresa che siamo determinati a vincere mettendo tutto l’impegno, la competenza, l’umiltà e lo spirito di gruppo che da sempre contraddistingue la nostra famiglia e tutte le persone che lavorano con noi. La scelta di utilizzare l’insegna Sidis in tanti punti vendita è stata la risposta aziendale alla situazione economica e all’atteggiamento degli italiani verso i consumi. Sidis, oggi, rappresenta un format in linea con le esigenze dei tempi, sposando convenienza e innovazione e privilegiando la scelta verso un assortimento di qualità, ma rispondente alle esigenze delle famiglie e dei singoli».

GiCap, che si appresta a chiudere il 2015 con un fatturato previsto in circa 260milioni di euro, è determinata a proseguire la sua strategia di espansione anche nel 2016. Nel corso del nuovo anno, infatti, è prevista l’apertura di altri 10 punti vendita a insegne Sidis e ARD in Sicilia e Calabria. Sempre per il 2016, sono in programma la realizzazione di una piattaforma unica che includerà sia il secco sia tutto il fresco e il freschissimo. La piattaforma sarà di circa 40.000 mq. È inoltre prevista l’apertura di un Cash & Carry.

«L’espansione di GiCap sia in Sicilia sia in Calabria, grazie a un piano mirato ed efficace – è il commento del presidente di VéGé Nicola Mastromartino – è in linea con il percorso di crescita del nostro Gruppo».

Muji, il no brand minimal di qualità vuole espandersi in Italia

Il nome completo di Muji, la catena giapponese approdata nel 2004 in Italia, èMujirushi Ryohin significa “no brand, quality products” e rappresenta la filosofia di produzione di questa azienda.

Nel panorama del retail Muji è sinonimo di minimalismo, di prodotti senza brand e da quando è nata in Giappone nel 1989 ha fondato la sua crescita, che l’ha portata nel 2014 a un fatturato globale di 1839 milioni di euro e a 702 punti vendita (di cui 301 all’estero). L’ultimo nato a Shanghai ha visto il giorno dell’inaugurazione formarsi una fila di clienti lunga un chilometro in attesa dell’apertura.

«La visione di Muji – spiega Horiguchi Kenta, presidente di Muji Italia da qualche mese (nella foto) – è quella di proporre prodotti semplici, funzionali e dal design unico, pensati per adattarsi perfettamente alle esigenze quotidiane di ogni persona. La semplicità si basa su tre pilastri operativi: la selezione dei materiali, l’ottimizzazione dei processi produttivi e la semplificazione e riduzione degli imballaggi».

Tutte caratteristiche riscontrabili nella cura dei dettagli che viene messa in ogni singolo prodotto, dal più piccolo utensile di cancelleria come la penna a sfera al capo di abbigliamento come i jeans realizzati con cotone biologico proveniente dalla Turchia, più resistente di cotoni di altre provenienze, o ai diffusori per ambiente con oli essenziali aromatici ricavati dalle materie prime senza l’utilizzo di prodotti chimici. No brand, però, non è sinonimo di prodotto dozzinale, tanto è vero che per molti prodotti lo “stile Muji” nasce dalla collaborazione con designer di fama internazionale.

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Muji store Piazza Gae Aulenti, Milano

Oggi il giovane presidente di Muji Italia (33 anni, con alle spalle già un’importante esperienza  in Cina) ha il compito di sviluppare la presenza di Muji nel nostro Paese a partire dalla particolarità che in tutta Europa i punti vendita hanno dimensioni ridotte rispetto a quelli giapponesi, dove l’offerta di Muji è a 360 gradi, dall’abbigliamento e oggetti per la casa e la cura della persona alle case prefabbricate al food. «Stiamo cercando di ampliare anche qui le metrature per poter presentare una gamma più completa della nostra offerta e per questo siamo alla ricerca di spazi adatti nei centri città. Anche perché in questo modo possiamo aumentare la notorietà del brand. Successivamente pensiamo di espanderci anche nei centri commerciali. La superficie dei negozi che abbiamo in mente è di cira 700 metri quadrati, adeguata per aumentare le referenze dalle duemila attuali ad almeno tremila», spiega Horiguchi.

Punto di forza di MUJI nel 2016 sarà il concetto di “Compact Life” inteso come un modo di vivere gli oggetti in maniera pratica e senza sprechi. Vivere una vita “compact” non significa avere meno cose o circondarsi di oggetti meno belli, bensì individuare prodotti che svolgono una o più funzioni, risparmiando spazio e rendendo la vita più confortevole: dai mobili ai contenitori, dai letti agli oggetti per la casa, al cibo, ogni aspetto della nostra vita può essere “compact”.

Un altro progetto di grande respiro per l’Italia sarà Found MUJI, attività iniziata nel 2003 volta a ricercare i migliori prodotti della tradizione locale nelle varie regioni del mondo, per poterli riproporre nell’uso quotidiano. Un progetto che vuole valorizzare la memoria, per recuperare e mantenere in vita oggetti belli e funzionali. Found MUJI verrà lanciato per la prima volta in Italia il prossimo anno.

Nel 2016 partirà anche la nuova campagna globale di MUJI dal titolo “Colour of Earth”, che sottolinea i valori di un’azienda che si fonda sul rispetto dell’ambiente e della natura, attraverso fotografie realizzate nelle isole di Raja Ampat in Indonesia, per catturare il momento in cui cielo, terra e mare si fondono insieme.

Gli arredi Cefla per Fior Food cibo ed emozioni di Nova Coop

Il nuovo Fior Food cibo ed emozioni inaugurato da Nova Coop a Torino all’inizio di dicembre, su progetto di Paolo Lucchetta di Retail Design, è stato arredato da Cefla con Zenith Shop Design, società del gruppo, specializzata in concept espositivi e allestimenti su misura.

Leggi l’articolo A Torino debutta Fiorfood, ovvero il supermercato con ristorazione di qualità secondo Coop e guarda la photogallery

Per l’area vendita al piano terra, dedicata a pane e gastronomia, Cefla ha realizzato tutti gli arredi, compresi i rivestimenti in legno effetto patchwood – ricavati da pezzetti di legno di recupero – per casse e banchi frigo e le scaffalature fronte vetrina, visibili anche dall’esterno; ne risulta un’atmosfera calda e un sapore autentico.

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Nell’area bistrot, Cefla e Zenith Shop Design hanno realizzato mobili in legno e scaffali perimetrali. Al primo piano, sono stati allestiti i reparti profumeria, detergenza, pet food, grocery e benessere, con banco ortofrutta in centro area e murali, sempre realizzati con le scaffalature che ben si inseriscono nel contesto stilistico.

Nello Spazio Lux, Cefla ha curato l’enoteca, la zona temporary, il tavolo degustazione vini, le gondole centro area, il punto informazioni e la cassa della Libreria.coop.

Lo store include il caffè FiorFiore, il bistrot e il ristorante, curato dagli chef stellati Giovanni Grasso e Igor Macchia, in collaborazione con il ristorante La Credenza, per il quale Zenith Shop Design si è occupata del contract completo degli arredi di design e su misura.

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Tutti gli arredi sono stati concepiti nel rispetto delle caratteristiche architettoniche degli ambienti, tenendo conto del valore storico dell’edificio, e sono stati utilizzati i prodotti più innovativi del catalogo Cefla. Tra questi, le scaffalature System25 configurate ad hoc per adattarsi agli elementi architettonici preesistenti, e le gondole centro area in filo metallico Wireplus, che garantiscono luminosità e piena agibilità degli spazi.

Con l’ingresso di Asta tra i soci, Gruppo VéGé si espande in Lombardia

Continua il rafforzamento del Gruppo VéGé. Dal primo gennaio entra a far parte della compagine societaria Asta spa, con sede a Bagnolo San Vito (MN) attiva da oltre 40 anni nella provincia di Mantova.

L’accordo porterà sotto l’insegna nazionale Sidis la rete distributiva di Asta S.p.A, attualmente articolata in 2 CE.DI. di proprietà per una superficie totale di 22.000 mq, un punto vendita di proprietà a Sabbioneta (MN) e 12 punti vendita somministrati, di cui undici in provincia di Mantova e uno in provincia di Brescia, tutti sinora non legati a un’insegna comune.

Asta S.p.A nasce ufficialmente nel 2005 a seguito della trasformazione di CEAM (Consorzio Esercenti Alimentaristi Mantovani), realtà consortile costituita nel 1973 per iniziativa di un gruppo di commercianti ai fini di ottimizzare gli approvvigionamenti e di acquisire più forza contrattuale nei confronti del comparto industriale.

L’Azienda ha custodito gelosamente il marchio CEAM perché ben conosciuto e stimato presso i commercianti del territorio, modificando statuto e ragione sociale unicamente per perseguire con strumenti adeguati ai tempi la propria missione originaria.

Dopo un percorso di collaborazione con un altro gruppo distributivo, Asta S.p.A entra ora a fare parte di Gruppo VéGé, allo scopo di rafforzare ulteriormente la propria presenza sul territorio e incrementare il volume d’affari, portando il fatturato annuo sviluppato in provincia di Mantova e in quelle limitrofe ben oltre i 50 milioni di euro.

Determinanti in questa strategia espansiva saranno l’accesso ai servizi avanzati di marketing e al piano promozionale nazionale di Gruppo VéGé, il valore aggiunto di immagine e di autorevolezza dell’insegna Sidis e, non ultimo, l’ampliamento degli assortimenti grazie anche alla disponibilità dei prodotti a marchio Delizie VéGé.

«Siamo convinti di aver intrapreso un proficuo percorso di collaborazione che, grazie alla forza di un marchio storico e importante, ci consentirà di rispettare gli obiettivi di crescita che ci siamo prefissati», ha dichiarato Giovanni Scutteri, Amministratore Delegato di Asta S.p.A.

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