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Tag: e-commerce

Zalando cresce a due cifre anche nel 2017

Continua a crescere Zalando, la società tedesca leader nel commercio online di scarpe e abbigliamento. Il primo trimestre del 2017 è stato chiuso con risultati al di sopra della media del mercato e-commerce fashion europeo, grazie a ricavi in crescita del 23,1% a 980,2 milioni di euro (l’anno scorso nello stesso periodo il dato era di 796,1 milioni). Il risultato di esercizio rettificato si attesta a 20,3 milioni di euro, sui livelli dello scorso anno (20,2 milioni) con un margine del 2,1% (nel 2016 era stato del 2,5%).

«La nostra priorità – afferma il co-ceo Rubin Ritter – è crescere in maniera profittevole, ed è quanto abbiamo raggiunto con la performance del primo trimestre. Siamo determinati a conquistare ulteriori quote di mercato e a raggiungere ancora più consumatori in Europa. Per questa ragione continueremo a investire nella consumer experience, in tecnologia e nelle infrastrutture logistiche, così come nella nostra offerta per i brand».

Zalando ha superato i 20 milioni di clienti attivi al termine del primo trimestre 2017. I clienti hanno effettuato ordini con maggiore frequenza, un risultato che è indice di fedeltà nel comportamento d’acquisto e che è supportato dall’aumento nell’utilizzo di dispositivi mobile. Ciò ha reso possibile una forte crescita sia nel cosiddetto segmento DACH (Germania, Austria, Svizzera) sia nel resto d’Europa, in linea con quanto registrato lo scorso anno, nonostante l’aumento dei volumi. I ricavi nel segmento DACH sono aumentati del 17,0% a 475,0 milioni di euro e del 28,0% a 428,3 milioni di euro nel Resto d’Europa. La spesa di capitale nel primo trimestre 2017 si è attestata a 78 milioni di euro e riflette principalmente gli investimenti effettuati in infrastrutture e nello sviluppo in-house di software. Zalando stima una spesa di capitale di 200 milioni di euro per il 2017, escluse le attività di M&A. Tra i vari fattori di crescita, le campagne di marketing rilevanti come ad esempio “Man Box”, con l’attore americano James Franco, e l’aggiunta di ulteriori brand molto apprezzati come Oysho.

Zalando ha continuato a investire in maniera strategica nelle proprie infrastrutture, così come nella propria offerta ai consumatori e ai brand. Gli investimenti includono, ad esempio, i nuovi centri logistici, il Same-Day Delivery e i piloti sui resi istantanei, che hanno contribuito a migliorare la customer experience. L’aumento dei costi logistici e una contrazione limitata del margine lordo sono stati perlopiù controbilanciati dalla maggiore efficienza delle attività di marketing, le quali traggono beneficio da una consapevolezza del brand consolidata e dalla fedeltà della base clienti.

 

 

Ikea apre un Pop-up nel centro di Roma, dedicato alla cucina

Ikea fa una vacanza di due mesi al centro di Roma. Ha aperto oggi, 27 aprile, in piazza San Silvestro, a due passi da piazza di Spagna, il primo Pop-Up store capitolino della grande catena svedese di arredamento. Un negozio temporaneo di 400 metri quadri aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20 fino al 27 giugno e che sarà dedicato quasi interamente alla cucina. Vi ruoteranno 20 dei 780 collaboratori diretti del marchio a Roma, tutti assunti a tempo indeterminato.

 

Esperienza interattiva

L’obiettivo è quello di sperimentare nuove formule per andare incontro alle esigenze dei clienti che chiedono un maggiore dialogo tra negozio fisico e on-line. Nello store di piazza San Silvestro, i clienti potranno lasciarsi ispirare dalle numerose proposte per arredare la cucina, ma potranno anche sfruttare la tecnologia, con schermi, video e QR Code, che rendono la visita molto interattiva. Ikea ha deciso di affiancare agli store tradizionali, di solito collocati in periferia per ovvie ragioni di spazio, negozi dalle dimensioni più piccole ma più accessibili, con un assortimento selezionato di prodotti, in genere i più venduti, e una maggiore attenzione ai ritmi e alle necessità di un pubblico metropolitano. Il ridotto assortimento è compensato da un bouquet di servizi che rende comunque l’esperienza completa e soddisfacente. A Roma esiste già dal 2016 un Pick-Up & Order Point al Collatino, in cui si possono ordinare e ritirare oggetti acquistati online grazie a Pc, tablet e smartphone.

Il Pop-Up Store e il Pick-up & Order Point di Roma si aggiungono agli store tradizionali e ormai consolidati di Anagnina e Porta di Roma, inaugurati rispettivamente nel 2000 e nel 2005 che contano circa un milione di soci Ikea Family e circa 7 milioni di visitatori l’anno. Nell’ottica della multicanalità è stato recentemente attivato presso i punti vendita romani anche il servizio clicca e ritira che permette di pagare online e ritirare gli articoli presso un negozio Ikea. I prodotti sono disponibili in 4 ore lavorative dalla conferma dell’ordine, durante l’orario di apertura del negozio. Il Lazio è la seconda regione in assoluto per numero di vendite in e-commerce in Italia per Ikea, seconda solo alla Lombardia. Le vendite in Lazio sono il 10,45% delle vendite totali di Ikea Italia online, quelle di Roma e provincia sono l’8,23% del totale italiano. Il trasporto su appuntamento (meno di 50 kg) pesa nel Lazio più della media nazionale: in Italia è il 18% degli ordini, nel Lazio il 21%, a Roma e provincia è il 22%.

 

In attesa del terzo store

«Abbiamo Roma nel cuore – afferma Belén Frau, Amministratore Delegato di IKEA Italia – ed è per questo che abbiamo scelto di aprire qui il nostro primo Pop-Up Store, nella splendida città che ci ha accolto 17 anni fa quando abbiamo inaugurato il primo negozio. Quello di Roma è un mercato per noi maturo, presidiato da due negozi, un pick-up & order point e un terzo negozio in arrivo. L’obiettivo è rendere l’esperienza d’acquisto sempre più accessibile, con format diversi che incontrino le esigenze dei nostri consumatori, sia nei touch point fisici sia in quelli online, sia nella multicanalità che coniuga entrambi gli aspetti».

Altri pop-up hanno aperto fin dall’anno scorso, con formule leggermente diverse che includono a volte anche il ristorante, a Londra, Parigi e Varsavia, ma anche l’anno scorso in occasione del Fuorisalone milanese.

Al via l’e-commerce di Isa, Gruppo Végé. Prodotti sardi in Italia e non solo

Ormai è imprescindibile a tutte le latitudini, l’e-commerce per la Gdo: parte oggi sul sito http://italianfood.nonnaisa.com/ la piattaforma e-commerce di Isa Spa, impresa socia di Gruppo VéGé, e leader nella Gdo in Sardegna con una rete di oltre 400 punti vendita affiliati a insegne Nonna Isa, Dimeglio e Sidis.

Il sito è nato per portare in Italia e nel mondo i prodotti sardi più tipici quali i pelati, i malloreddus, il cannonau, il carasau e tantissimi altri, con un servizio semplice, veloce ed efficiente. Con un semplice click sarà infatti possibile selezionare e ricevere direttamente a casa le eccellenze e le specialità prodotte nell’Isola, dai migliori produttori locali accuratamente selezionati dalla ISA Spa.

Obiettivo: diventare il portale di riferimento per l’acquisto delle specialità sarde in Italia. Dopo la fase di start up, l’azienda punterà quindi su importanti mercati come Francia, Inghilterra, Germania e Spagna.

«Sono grandi numeri quelli relativi al commercio on line che vede una continua crescita esponenziale – commenta Michel Elias, Amministratore Delegato di Isa SpA -. Con questo innovativo servizio vogliamo portare la Sardegna sulle tavole non solo di tutti i Sardi sparsi in Italia, ma siamo orgogliosi di far conoscere i nostri sapori anche ai turisti e agli estimatori della nostra splendida Isola. La scelta di digitalizzarci va al passo con questi tempi, in cui il cliente ricerca sempre di più la qualità dei prodotti, la rapidità di consegna e la comodità. In un’epoca in cui il Made in Italy è sempre più forte, è importantissimo offrire questo servizio».

Come ha dichiarato Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé: «La scelta imprenditoriale dell’impresa Isa denota quanto sia importante ascoltare i clienti per soddisfare le loro esigenze, proponendo innovazioni di prodotto e di processo pionieristiche nel mercato italiano. Sono molto orgoglioso del passo compiuto dalla nostra impresa sarda, socia del Gruppo, che ha dimostrato ancora una volta coraggio e intraprendenza investendo in questo progetto ambizioso, che la vedrà protagonista sia in Italia che nel mercato europeo».

Millennials, la rivoluzione sono loro. A Seeds&Chips le ultime tendenze

Millennials: da qui inizia la rivoluzione. Con loro, infatti, sta cambiando il modo in cui si acquista, si ordina, si cucina, si consuma e si condivide il cibo, lanciando nuove tendenze a livello globale. L’affermazione di internet e l’avvento delle nuove tecnologie hanno infatti stravolto le abitudini alimentari dando il via ad una vera food revolution.

Oggi i Millennials rappresentano un pubblico sempre più attento alla qualità, alla salute, alla sostenibilità e alla novità: rispetto alle generazioni precedenti, i nativi digitali spendono di più in cibo – la spesa annua negli USA è di 1,4 trilioni di dollari – ma sono anche più informati su ciò che mangiano. Una generazione molto esigente e consapevole, che rivolge grande attenzione alla qualità del prodotto e alle proprietà benefiche e nutrizionali degli alimenti, l’80% vuole infatti sapere di più sulla provenienza e la tracciabilità del cibo che consuma. Tra i food trend: l’alto gradimento di alimenti organici, biologici e a Km zero, l’attenzione per la sostenibilità ma anche la richiesta di un’offerta più ampia di prodotti.
Un focus su queste nuove tendenze verrà presentato nel corso della  terza edizione di Seeds&Chips – the Global Food Innovation Summit (8-11 maggio a Fiera Milano Rho).
 
“How millennials are changing the food industry” è il titolo della conferenza che l’8 maggio aprirà Seeds&Chips e che vedrà la partecipazione di due millennials diventate guru internazionali nel settore foodtech: Danielle Gould, CEO di Food+Tech Connect, la più grande community al mondo dedicata a tecnologia alimentare e innovazione e Deepti Sharma Kapur, CEO e fondatrice di FoodtoEat, servizio online che permette di ordinare cibo dai migliori ristoranti locali, food truck, chioschi e ristoratori, nato per avvicinare i piccoli venditori alle potenzialità della tecnologia.
 
Durante Seeds&Chips2017, “la parola verrà data” a 4 start up emblematiche:
 
Robonica (http://robonica.it/), giovane startup milanese, con il suo progetto Linfa, un elettrodomestico micro-farm connesso, una sorta di serra in miniatura dal design ricercato, che permette di far crescere ogni tipo di vegetale, come erbe aromatiche, peperoncino o insalata, pronti da mangiare in soli 5 giorni.
 
Foodpairing (https://www.foodpairing.com/en/home), azienda con sede a Bruges e New York, che dispone di uno dei più grandi database di ingredienti e sapori provenienti da tutto il mondo che un algoritmo combina grazie all’elaborazione di dati scientifici. La sua mission è creare cibi e bevande uniche, proporre accoppiamenti sorprendenti.
 
Winnow (http://www.winnowsolutions.com/) società londinese specializzata nella realizzazione di tecnologie all’avanguardia per le cucine professionali. Lo scopo di Winnow è aiutare gli chef a misurare, controllare e ridurre gli sprechi alimentari. Grazie al suo utilizzo è possibile sapere esattamente cosa si sta gettando via, tramite un tablet touch screen, e il costo del cibo che finisce in spazzatura.
 
The Sage Project (https://sageproject.com/), un archivio dati che aiuta a tracciare e conoscere i prodotti alimentari fornendo dettagli non solo su ingredienti, allergeni, proprietà nutritive, apporto calorico ma anche su origine e distribuzione.
 

Amazon Pay arriva in Italia e la spesa on line diventa più veloce

18 aprile 2017: Amazon annuncia il lancio di Amazon Pay in Italia. In questo modo viene offerta ai clienti la possibilità di pagare prodotti e servizi sui siti web dei merchant aderenti utilizzando le informazioni del proprio account Amazon. Al momento della finalizzazione dell’acquisto, tutti i possessori di un account Amazon possono semplicemente inserire username e password Amazon sul sito del merchant e la transazione verrà così completata, in totale sicurezza, utilizzando le informazioni di pagamento e spedizione collegate automaticamente all’account del cliente.

I vantaggi

Così si riduce significativamente il tempo necessario per il pagamento di prodotti e servizi online, eliminando il bisogno di ricordare tutte le proprie password e di perdere tempo ad inserire i propri dettagli di pagamento e spedizione su ogni sito su cui si acquista. A loro volta i merchant che offrono Amazon Pay come soluzione di pagamento, possono portare nei propri siti web la comodità, la sicurezza e la familiarità che caratterizzano l’esperienza di acquisto Amazon, riducendo, così notevolmente il tasso di abbandono del processo di acquisto e incrementando le vendite e la fiducia dei clienti.

Il servizio Amazon Pay nel mondo

– Il volume di pagamenti nel 2016 è quasi raddoppiato rispetto al  2015;
– clienti da oltre 170 Paesi hanno utilizzato Amazon Pay per effettuare un acquisto online;
– il 32% delle transazioni effettuate con Amazon Pay sono state realizzate da un dispositivo mobile;
– l’Amazon Global Partner Program è stato lanciato nel 2016 con l’obiettivo di aiutare i provider di piattaforme eCommerce ad accrescere il loro business offrendo una facile integrazione con Amazon Pay: nei primi 8 mesi, oltre 50 service provider si sono registrati al Global Partner Program;
i merchant attivi sono cresciuti di oltre il 120% nell’ultimo anno.

Amazon Pay è stato progettato per facilitare una relazione semplice e sicura tra i merchant e i loro clienti. Amazon non riceve alcuna informazione o dati del merchant riguardo alle attività dei clienti sui siti di terze parti.

Quando il Sud innova: GiCap (Gruppo VéGé) lancia il volantino digitale interattivo

Continua l’esplorazione di Gruppo Végé delle nuove forme di promozione digitale: dopo i beacon è la volta del volantino digitale interattivo, presentato per la prima volta a Messina e provincia da Commerciale GiCap SpA, impresa socia con 80 punti vendita a insegne Quiconviene e Sidis.

Dopo essere stata la prima azienda della Gdo in Sicilia e nell’Area 4 Nielsen ad aver attivato nel gennaio scorso una piattaforma di e-commerce, sempre a Messina città e dei comuni limitrofi, Commerciale GiCap aggiunge un nuovo primato lanciando il primo volantino digitale interattivo. Realizzato in collaborazione con RisparmioSuper/Restore e con il pieno sostegno di Gruppo VéGé, il volantino digitale interattivo si configura come la versione moderna e interattiva dello storico strumento promozionale ed è totalmente integrato nella piattaforma di e-commerce come servizio che semplifica ulteriormente gli acquisti online.

Visitando QuiConviene.it o passando attraverso il sito di Commerciale GiCap è possibile non solo fare la spesa online e riceverla comodamente a casa, ma anche sfogliare dal computer, dal tablet o dallo smartphone il volantino con le promozioni della settimana. Una volta individuata l’offerta di proprio interesse, l’articolo prescelto finisce automaticamente nel carrello virtuale. Il nuovo strumento ha superato a pieni voti il “battesimo sul campo”. Già a poche ore dalla messa online, decine di messinesi avevano testato e preso confidenza con il “mezzo”, utilizzandolo per fare la spesa.

«Provo enorme ammirazione per l’intraprendenza e la capacità di visione del dottor Nino Capone e della sua famiglia, imprenditori protagonisti di un’autentica rivoluzione digitale al servizio dei clienti partita da Messina e destinata, ne sono certo, ad affermarsi ben oltre l’attuale ambito territoriale di Commerciale GiCap – ha detto Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé -. Il volantino digitale interattivo è uno strumento semplice, ma tremendamente efficace perché è familiare ai clienti e semplifica loro la vita: è l’uovo di Colombo che farà scuola non solo all’interno di Gruppo VéGé, di cui testimonia la vocazione naturale all’innovazione e alle nuove sfide».

Il servizio di spesa online è stato accolto con entusiasmo dai clienti, ottenendo nei primi due mesi di operatività risultati che superano le previsioni più ottimistiche. «Tuttavia eravamo consapevoli di essere solo ai primi passi di un percorso e di avere davanti a noi ampi margini di miglioramento” – dice Giovanni Capone, Direttore Vendite di Commerciale GiCap -.Perciò da subito ci siamo messi al lavoro con Risparmiosuper.it per esaminare i possibili ambiti di intervento, individuando come priorità la massima semplificazione del processo di acquisto. Direi che con il volantino digitale interattivo l’obiettivo è stato raggiunto in modo più che soddisfacente».

 

 

Nuovi stili di spesa: Coop studia due modalità, Social e Last Minute

Si chiamano spesa Social e spesa Last Minute due progetti con cui Coop sta esplorando nuove possibilità di fare la spesa nel futuro. Cambiano vorticosamente gli stili di vita e la spesa come la conosciamo, con la lista spiegazzata, il carrello da spingere e la coda alla cassa, potrebbe essere presto un lontano ricordo. Grazie alle nuove tecnologie ma anche alle modalità social e agli stili di vita frenetici che fanno dell’ottimizzazione dei tempi un mantra dei nostri tempi. Non resta con le mani in mano Coop, che tramite la sua consociata Inres, il Consorzio Nazionale creato dalle Cooperative di Consumatori per la progettazione architettonica impiantistica e per la realizzazione delle strutture commerciali (responsabile tra l’altro della realizzazione del supermercato del futuro), sta studiando due nuove modalità di effettuare la spesa, diverse ma complementari. Obiettivo comune: risparmiare tempo (e pensieri) al consumatore.
Con Spesa Social la logica dell’e-commerce si trasforma in condivisione, relazione e servizio. Attraverso l’uso di una piattaforma software, vengono messi in relazione tre soggetti, punto vendita, consumatore, shopper, per garantire un servizio di prenotazione e ritiro della spesa. L’interazione avviene tra gli appartenenti a una comunità virtuale e secondo una logica social, facendo quindi leva su dinamiche di utilizzo fortemente consolidate.
Funziona così: il cliente virtuale (che non vuole o non può fare la spesa da solo) apre la app Spesa Social e inizia a selezionare i prodotti da acquistare. Sceglie quindi il punto vendita presso il quale passerà a ritirare la spesa. A questo punto, viene coinvolto un assistente cui assegnare la spesa da fare, ovvero una persona che si è resa disponibile, attraverso l’app, sul punto vendita selezionato e nel medesimo orario. L’app consente infine di autorizzare il pagamento virtuale ed eventualmente attivare una chat di supporto tra consumer e shopper. Il sistema è costituito da un e-commerce, accessibile attraverso app; uno stoccaggio della spesa effettuata, rappresentato da locker refrigerati (nel caso di spesa alimentare); un sistema di pagamento online; un sistema di social rating attraverso il quale esprimere un giudizio sul servizio ricevuto. I partner che hanno collaborato con INRES allo sviluppo del progetto sono TIM, CISCO, WIB, RetApps, COLIN & Partners, Movincom.
«La remunerazione avverrà con un gettone indipendente dalla dimensione della spesa – chiarisce Riccardo Olmi, Responsabile Progetti Speciali e Innovazione Digitale Ict di Inres – ma stiamo anche ragionando sulla possibilità di girare questo gettone a enti benefici o iniziative sociali. I locker refrigerati saranno smart, ovvero secondo la composizione della spesa decideranno a che temperatura e dove questa deve essere riposta, stiamo pensando di prevedere anche delle colonne indipendenti per i surgelati, eventualmente alla cassa saranno mandate della informazioni su come dividere la spesa».

Diversa ma simile la logica di spesa Last Minute. Prevede una sorta di vending machine con un mini magazzino interno fatto di prodotti precostituiti pensato per chi vuole organizzare un pasto all’ultimo minuto, anche per più di una persona (la tipica cena tra amici del venerdì ad esempio). L'”automated store” avrà un sistema Touch screen user friendly, ci sarà la possibilità di comprare in remoto, con un più l’immediatezza e facilità di ritirare la spesa, che sarà erogata con una ricetta stampata. I piatti proposti? Ricette facili e veloci, stagionali e per varie occasioni: dalle linguine allo scoglio all’hamburger con cipolle caramellate a un più prosaico prosecco e patatine. «Il progetto è in una fase di sviluppo meno avanzata ma è più semplice da avviare – spiega Olmi -: non è ancora stata decisa alcuna location, ma questi automated store potrebbero essere messi anche non in corrispondenza di un punto vendita, ma in luoghi lontani dai supermercati, ad esempio presso i nostri distributori di carburante, per dare un servizio ancora più “di emergenza” in assenza di altre opportunità di vendita».

Un rendering dell’automated store.

Cosa cerca il nuovo consumatore, tra on e offline: ce lo dice l’analisi Total Retail di Pwc

Uno sguardo sulla spesa del futuro, improntata da quei Millennials che sono gli influenzatori della spesa di oggi e segnano la strada che prenderanno i trend di acquisti di domani: lo offre il “Total Retail 2017”, la ricerca di PwC che analizza i comportamenti di consumo online e l’attitudine alla multi-canalità di 24.500 consumatori in 32 Paesi, tra cui oltre 1000 italiani.

In primo piano emerge l’importanza dei social media, con il 56% degli italiani che è stato influenzato a spendere di più dall’interazione che ha avuto via social con un brand, e quasi il 60% che dichiara di sentirsi più coinvolto dal brand proprio attraverso i social media.

Rilevata anche l’importanza del punto vendita fisico, che resta di gran lunga il canale principale per gli acquisti: il 51% dei consumatori italiani lo visita almeno una volta alla settimana per effettuare i propri acquisti. Determinante sempre più sul prezzo emerge la richiesta di servizio: il 73% dei consumatori ricerca un addetto con profonda conoscenza dei prodotti, seguito al secondo posto da offerte real-time e personalizzate e dalla possibilità di verificare rapidamente lo stock di un altro negozio.

Elementi per lo più disattesi, con quasi la metà dei clienti che si dichiara insoddisfatta, con scollamenti significativi specie su temi come le offerte personalizzate (25 punti di scollamento) e la preparazione degli addetti e la possibilità di controllare la disponibilità dei prodotti altrove.

Come rileva Erika Andreetta, Partner PwC e Consulting Leader per il Retail e il Consumer. «Il tema chiave oggi non è più legato all’apertura dei negozi, bensì alle competenze: i retailer devono investire sulle competenze digitali e di operations dei propri team, perché sappiano gestire l’innovazione digitale, una supply chain sempre più complessa e il lancio di nuovi servizi per assicurarsi la fedeltà del cliente».

Anche perché la sfida sulla ricerca del prodotto è vinta a mani basse dal canale online, le cui percentuali prevalgono sul negozio in 10 categorie su 11, con picchi massimi nel settore “libri, musica e videogames” (74% vs 12%), ed “elettronica di consumo e computer” (68% vs 22%). L’unica eccezione riguarda la categoria dei generi alimentari, dove il negozio rimane il canale di ricerca preferito (46% vs 37%), indicando la sua importanza per tale filiera.

I consigli per i retailer che guardano al futuro? Trovare strade innovative per raccontare la propria storia e creare connessione con i consumatori, utilizzando i social media sia per informare sia per creare engagement con il consumatore, attraverso “storie a puntate” o iniziative di tipo emozionale. Rafforzare la fedeltà dei consumatori attraverso offerte personalizzate, accessi speciali a sconti e servizi premium come (per la moda) giornate di shopping dedicate, o la possibilità di ordinare in anticipo prodotti in serie limitata e occasioni esclusive di incontro con il designer. Assicurarsi una presenza online efficace e funzionale, attraverso un sito internet ottimizzato per ogni strumento, propri canali sui principali social media capaci di creare engagement con i clienti e garantire una shopping experience a 360 gradi. Sfruttare i benefici di una presenza offline, rendendo più accattivante lo store, creando un’esperienza di acquisto unica nel punto vendita, facendo sinergia tra l’offerta online e offline e investendo sul personale presente in store attraverso una formazione ad hoc.

Sul prossimo numeri di InStore l’analisi completa con i 10 “temi caldi” che i retailer devono affrontare oggi e che riflettono la sempre maggiore complessità del mercato.

Allarme Ocse: 143 miliardi di fake nell’Ict, falsi un telefono su 5 e una console su 4 online

Un telefono cellulare su cinque acquistato all’estero e spedito via corriere o posta è contraffatto. La percentuale sale a livelli ancora più allarmanti per le console di videogiochi: una su quattro è un fake. Lo rivela un report dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa 35 Paesi occidentali, che analizza il crescente fenomeno della contraffazione nel commercio di strumenti elettronici e di telecomunicazione.

Il report, redatto in occasione del forum 2017 sulla lotta alla corruzione e sull’integrità globale in corso in questi giorni, registra che i consumatori di batterie per lo smartphone, di caricabatterie, memory cards, carte con banda magnetica e lettori musicali sono sempre più spesso preda dei contraffattori. In base media il 6,5% del commercio globale dell’ICT (information and communication technology) riguarda prodotti “taroccati”. Un fenomeno favorito dall’insaziabile domanda di smartphone e di accessori ICT. I prodotti più contraffatti sono le console da videogiochi (quasi il 25% di quelli spediti all’estero sono falsi), telefoni e relativi accessori (poco meno del 20%) e i lettori musicali (poco meno del 10%), mentre il fenomeno riguarda molto meno strumenti per il controllo remoto, laptop, tablet e batterie.

I danni dell’elettronica taroccata sono di vario genere. Prima di tutto economico: i prodotti contraffatti infrangono i trademark e costituiscono un mancato guadagno per le aziende produttrici. Il rapporto stima che il fatturato dei prodotti ICT contraffatti ammontasse nel 2013 a 143 miliardi di dollari, con mezzo milione di sequestri fatti nel periodo 2011-13, ma il dato sarà nel frattempo certamente cresciuto. Il settore dell’ICT fattura globalmente circa 2.400 miliardi di dollari e cresce di circa il 6% all’anno. Quasi due terzi dei prodotti falsi sono spediti tramite servizi postali, ciò che complica non poco la ricerca e le indagini. Le aziende più danneggiate sono quelle statunitensi: quasi il 43% dei prodotti contraffatti sono di marchi americani, il 25% di finlandesi e il 12% di giapponesi. Il Paese da cui proviene il maggior numero di prodotti ICT contraffatti è la Cina. Inoltre beni contraffatti minano la fiducia del consumatore nei confronti di brand consolidati in un mondo in cui la reputazione dei marchi è un valore sempre più prezioso. Infine creano rischi per la salute, la sicurezza e la privacy del consumatore. Possono contenere sostanze pericolose come piombo e cadmio, i caricatori possono danneggiare gli impianti elettrici e provocare corti circuiti e incendi.

Nearly one in five mobile phones and one in four video game consoles shipped internationally is fake, as a growing trade in counterfeit IT and communications hardware weighs on consumers, manufacturers and public finances, according to a new OECD report.

Trade in Counterfeit ICT Goods finds that smartphone batteries, chargers, memory cards, magnetic stripe cards, solid state drives and music players are also increasingly falling prey to counterfeiters. On average, 6.5% of global trade in information and communication technology (ICT) goods is in counterfeit products, according to analysis of 2013 customs data. That is well above the 2.5% of overall traded goods found to be fake in a 2016 report.

Launched just ahead of the 2017 OECD Global Anti-Corruption and Integrity Forum on March 30-31, the report says the high value of smartphones and ICT accessories and insatiable demand makes them a lucrative target for counterfeiters, and cautions that the number and range of affected products is growing.

Counterfeit ICT goods entail health and safety risks, service outages and loss of income for companies and governments. China is the primary source of fake ICT goods, and US manufacturers are the most hit by lost revenue and erosion of brand value. Almost 43% of seized fake ICT goods infringe the IP rights of US firms, followed by 25% for Finnish firms and 12% for Japanese firms.

Counterfeits are goods that infringe trademarks. In an industry that relies heavily on intellectual property rights, ICT counterfeiting preys on consumers’ trust in established brands and poses risks to their health, safety and privacy. Counterfeit phones can contain more hazardous substances like lead and cadmium than genuine ones, while fake phone chargers can mean fire and electric shock risks. Fake intermediary ICT devices and components, including transistors, printed circuits and radio masts, are also being shipped.

The report estimates the value of global trade in counterfeit ICT goods at USD 143 billion as of 2013, based on data from nearly half a million customs seizures around the world over 2011-13. Almost two-thirds of counterfeit ICT goods are shipped by express and postal services, significantly complicating the screening and detection process.

©OECD

 

The ICT sector accounted for 5.5% of total value added in the OECD area in 2013, equivalent to about USD 2.4 trillion. World exports of manufactured ICT goods grew 6% per year from 2001 to 2013 to USD 1.6 trillion, with China exporting almost a third of the total.

The report estimates the value of global trade in counterfeit ICT goods at USD 143 billion as of 2013, based on data from nearly half a million customs seizures around the world over 2011-13. Almost two-thirds of counterfeit ICT goods are shipped by express and postal services, significantly complicating the screening and detection process.

The ICT sector accounted for 5.5% of total value added in the OECD area in 2013, equivalent to about USD 2.4 trillion. World exports of manufactured ICT goods grew 6% per year from 2001 to 2013 to USD 1.6 trillion, with China exporting almost a third of the total.

Rajapack Italia nel racconto del suo direttore generale Lorenza Zanardi

Giovane e donna in un’azienda che ha il suo core nell’imballaggio, Lorenza Zanardi, Direttore Generale di Rajapack Italia ha oggi al suo attivo uno sviluppo aziendale decisamente interessante. Con lei abbiamo voluto comprendere cosa abbia significato (e quanto complesso sia stato) farsi strada in un settore che – a torto o ragione – nell’immaginario collettivo è visto come prettamente maschile. “Internamente al Gruppo RAJA – premette Zanardi – l’es-sere donna non è stato sicuramente un ostacolo. Grazie alla caratterizzazione peculiare dell’azienda. RAJA, in-fatti, è l’acronimo di Rachel e Janine, le due fondatrici del Gruppo e tutt’oggi la nostra presidente è una figura femminile carismatica, Danièle Kapel-Marcovici”. Per quanto riguarda invece il mercato italiano degli im-ballaggi, Lorenza Zanardi ha una visione un po’ meno rosea: “ Inizialmente – precisa infatti – ho incontrato diffidenze da parte di alcuni fornitori e clienti ma sono riuscita a farmi rispettare. Certo non nascondo che per una donna i tempi per ottenere stima e fiducia si allungano.Ogni giorno lavoro per migliorare la nostra offerta e il nostro servizio. Vivo in un contesto economico molto veloce per questo l’aggiornamento e la documentazione continua sono per me imprescindibili. Capita alle volte, purtroppo, di sentire ancora qualche battuta a sfondo ses-sista, ma passo oltre e lascio parlare i risultati per me”.

Rajapack Italia oggi ha al suo attivo un fatturato di 15,8 mio euro. Quali i principali driver di crescita?

Il nostro è un settore che taglia trasversalmente il mercato. La forza di Rajapack risiede nella capacità di trovare soluzioni di imballaggio sia per il piccolo artigiano che, non avendo la possibilità di fare stock, deve acquistare solo pochi pezzi ma ne richiede la consegna il giorno dopo, sia per il grande gruppo multinazionale che ha l’esigenza di avere macchinari di imballaggio su misura, packaging personalizzato, consegne multi-sito, accordi quadro sui prezzi e servizi di e-procurement on-line.

Il boom dell’e-commerce ha costituito una risorsa importante per l’azienda sotto un duplice profilo. È possibile una stima di quanto nell’ultimo triennio (che coincide con il vero exploit del commercio elettronico e quindi con una maggior richiesta di imballaggi) sia aumentata la domanda e – quindi – la vostra offerta?

Fornisco alcuni dati perché credo che siano rilevanti. La percentuale dei nuovi clienti che arrivano attraverso il canale web nel 2007, alla nascita di Rajapack.it, si fermava al 24%. Dal 2013 al 2016 è passata dal 70% al 79% e a gennaio 2017 ha raggiunto l’83%. Sempre nel 2016 il 68% della base attiva di tutti i clienti ha ordinato on-line. Anche per quanto concerne la percentuale di fatturato generata dal web vi è stato un notevole incremento. Se nel 2007 si fermava al 12%, oggi si attesta a quota 34%, con una crescita costante durante gli ultimi tre anni. È innegabile che il canale e-commerce abbia un ruolo rilevante, soprattutto nella fase di acquisizione di nuovi clienti. Parallelamente questo ci spinge a investire per rendere l’offerta on-line più ricca. Nel 2007 i prodotti su Rajapack.it erano solo 1.400, oggi sono 4.500 (l’incremento negli ultimi 3 anni è stato di oltre 500 unità). Segnalo che anche la tipologia di imballaggio proposta si evolve, per esempio negli ultimi anni offriamo scatole e sacchetti idonei anche per i resi, molto richiesti dal settore e-commerce. Parallelamente lavoriamo quotidianamente per rendere il customer journey on-line sempre più piacevole, facile e veloce.

La sua azienda ha conquistato il riconoscimento Netcomm per l’e-commerce: come ha fatto un’azien-da come la vostra a tagliare questo traguardo in un agone così fortemente presidiato da colossi del calibro di Amazon?

Premesso che Amazon è sempre stato per noi una fonte d’ispirazione e uno stimolo a fare sempre di più, voglio anticiparle che il nostro team web sta lavorando a un up-grade della piattaforma che permetterà una velocità di navigazione anche superiore a quella del colosso di Seattle… Quello che ci ha permesso di vincere il premio come miglior e-commerce B2B è stato comprendere che l’utente B2B è prima ancora un utente B2C, anzi H2H (human to human). L’esperienza sul web deve essere veloce, immediata, empatica, a misura d’uomo e, perché no, ironica (non è un caso, in-fatti, se realizziamo video tutorial capaci di informare ma anche di intrattenere). Da qui alcune nostre soluzioni come gli strumenti BOX e BAGSELECTOR che – tra migliaia di misure – permettono l’individuazione in pochi click del pro-prio formato di scatola o di sacchetto; oppure come il tool RAJAPRINT che fornisce subito un’anteprima on-line degli imballaggi personalizzati o il ser-vizio di e-procurement che mostra i prezzi concordati negli accordi quadro direttamente su Rajapack.it, consenten-do di collegare i sistemi gestionali dei responsabili acquisti direttamente al sito di imballaggi, evitando così un eccessivo inserimenti dati.

Le innovazioni principali?

Quelle finalizzate a rendere più efficiente l’organizzazione aziendale. Negli anni abbiamo implementato un sistema WMS a magazzino, un software di inventory- management per garantire che tutti i prodotti siano sempre a disposizione, abbiamo continuato ad avere up-grade del sito web e ad avvalerci di tutti i sistemi disponibili per la conversione degli ordi-ni on-line: conversion booster intelligente (propone in tempo reale agli utenti sconti personalizzati, tarati sul loro comportamento di navigazione), e-mail per recuperare il carrello abban-donato, strumenti di cross-selling on-line.Ora stiamo implementando un nuovo CRM e velocizzando la gestione logistica degli ordini.

Rajapack, dopo il potenziamento e il successo sul fron-te e-commerce si fregia di un’offerta multicanale. Non c’è il rischio che il settore del commercio elettronico prenda sempre più spazio fino a eclissare gli altri?

Sicuramente l’e-commerce acquisirà uno spazio crescente, ma non temo l’eclissi totale del mondo fisico…Il nostro è un organismo complesso, sempre più basato sulla multicanalità, che è quindi la nostra forza e una garanzia ulteriore per i clienti: la presenza fisica percepita dietro a quella virtuale rassicura e fidelizza anche l’utente on-line.Certo negli ultimi anni abbiamo diminuito la spesa per la stampa di cataloghi cartacei e incrementato gli investi-menti web nel SEO e SEM. Ma questo si è tradotto in una riduzione del costo di acquisizione dei nuovi clienti del 22%. La consapevolezza che in futuro stamperemo sempre meno cataloghi non è per noi un dato negativo, anzi, al di là dell’aspetto economico questa riduzione è molto importante a livello ecologico. Quanto agli altri canali, poi, c’è una sola certezza: non scompariranno e non ver-ranno cannibalizzati. Il contact-center è complementare all’e-commerce: l’ordine, infatti, non si esaurisce con la sua con-ferma on-line. Per qualsiasi esigenza il cliente ha a disposizione un servizio di customer-care pronto ad intervenire e risolvere qualsiasi problema. Inoltre alle grandi aziende che lo chiedono offriamo la possibilità di avere un esperto in loco, che studi con loro le migliori soluzioni personalizzate per le loro postazioni di imballaggio.

Innovazione e velocità contraddistin-guono la sua guida: può “raccontarci” alcune delle sue decisioni che “hanno fatto la differenza” imprimendo dinamismo competitivo alla macchina aziendale?

Senza dubbio aver investito nel web sin da subito. La digital transformation si è dimostrata un’intuizione vincente che ci ha permesso di moltiplicare il fatturato in pochi anni. Un’ottima decisione che è stata confermata anche dal fatto che siamo stata una delle prime realtà aziendali ad ottenere il Sigillo Gold di Netcomm. Se guardo invece al passato più recente tra le migliori decisioni mai prese primeggiano la scelta di investire tempo ed energia nell’acquisizione di grandi Gruppi inter-nazionali come clienti e senza dubbio l’avere saputo creare un team di lavoro competente e affiatato.

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