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Aumento quotazioni, digitalizzazione, innovazione: Conserve Italia rilancia i progetti di filiera

“Il futuro dell’agricoltura appartiene sempre di più alle filiere. E noi che siamo da sempre una filiera cooperativa integrata, rappresentiamo l’unico modello di impresa che mette insieme le fasi di coltivazione, trasformazione industriale e commercializzazione dei prodotti, con l’obiettivo di valorizzare la materia prima conferita dai soci e al contempo rispondere alle richieste di un mercato in continua evoluzione”: con queste parole il Presidente di Conserve Italia Maurizio Gardini ha concluso il suo intervento nell’incontro svoltosi nei giorni scorsi nella sala assemblee di Agrintesa a Bagnacavallo (RA), dove il Consorzio ha incontrato i rappresentanti e i soci produttori delle sette cooperative aderenti che partecipano ai progetti di filiera per impianti programmati di frutta da industria. Si tratta di contratti pluriennali per la coltivazione di frutta destinata alla trasformazione industriale, con un prezzo minimo garantito riconosciuto ai produttori che possono così programmare al meglio le attività.

Aumento delle quotazioni e contributi per nuovi impianti, attività di ricerca e sperimentazione per risolvere i problemi fitosanitari e trovare nuove varietà più resistenti ai cambiamenti climatici, investimenti in digitalizzazione per il monitoraggio delle piante e in meccanizzazione delle fasi di raccolta: queste le principali iniziative messe in campo da Conserve Italia a favore dei soci e illustrate nel corso dell’evento.

“Oltre vent’anni fa, nel 2003, Conserve Italia avviava il primo progetto di filiera per impianti programmati di frutta dedicato alle pesche gialle, produzione fondamentale per la realizzazione dei nostri succhi – ha detto il Presidente Gardini. Quella data ha segnato l’inizio di un percorso straordinario compiuto insieme alle cooperative e ai soci, un percorso che ha portato alla definizione di 6 progetti che ad oggi interessano 200 aziende agricole concentrate principalmente nell’areale romagnolo oltre che nei territori di Ferrara e Bologna, per un totale di 700 ettari di albicocche, pesche gialle, nettarine, percoche, pere e mele destinate alla trasformazione industriale”.

“Questa iniziativa, davvero unica nel panorama ortofrutticolo italiano – ha aggiunto il Presidente di Conserve Italia – ha garantito al nostro Gruppo una produzione di qualità per la realizzazione di prodotti premium come i succhi Optimum Yoga e le pesche sciroppate Valfrutta. Al contempo, ha assicurato condizioni favorevoli ai produttori grazie a contratti pluriennali allo scopo di garantire stabilità per l’intera vita degli impianti, un reddito costante e sicuro, non soggetto a oscillazioni di mercato in virtù di un minimo garantito che negli ultimi quattro anni è sempre stato incrementato; inoltre, le varietà selezionate per la trasformazione industriale comportano minori oneri nelle fasi di coltivazione e raccolta”.

“Vogliamo contribuire a dare un futuro alla frutticoltura dell’Emilia-Romagna dove si concentra la nostra base sociale – ha concluso Gardini – e in particolare lo vogliamo fare per la frutta da industria, che non è affatto arrivata al capolinea e può ancora rappresentare un’importante opportunità per le aziende agricole. Lo facciamo mettendo a disposizione competenze e professionalità dei nostri tecnici e investendo in ricerca, sperimentazione e innovazione tecnologica, oltre che con sostegni concreti e diretti ai produttori”.

Nel corso dell’evento, il team agricolo di Conserve Italia ha illustrato le nuove condizioni offerte ai soci e la programmazione dei nuovi impianti da mettere a dimora, insieme al progetto agro-meteo per il monitoraggio delle piante sviluppato con xFarm Technologies e in collaborazione con l’Università di Bologna, fondamentale per fornire ai produttori dati a supporto delle loro decisioni in fase di irrigazione e trattamento. Spazio poi ai risultati della ricerca varietale finanziata da Conserve Italia nell’ambito del progetto Maspes, agli esiti della sperimentazione su nuove strategie di difesa fitosanitaria in collaborazione con Agrinet e anche ai test di raccolta meccanizzata realizzati con mezzi appositamente modificati, nel tentativo di ridurre il problema della carenza di manodopera oltre che costi e tempi di questa fase.

Infine sono stati presentati il progetto di tracciabilità per le pesche sciroppate Valfrutta sviluppato dalla Divisione Marketing Retail (iniziativa che ha interessato una trentina di produttori per fornire ai consumatori, tramite QR Code in etichetta, informazioni dettagliate sull’origine del prodotto) e la nuova attività di comunicazione interna “Noi siamo Filiera” sviluppata dall’agenzia Orma Comunicazione per aprire un canale diretto con i produttori degli impianti programmati di frutta da industria.

Filiera alimentare: chiarezza sulla distribuzione degli utili

Ma è proprio vero che la distribuzione fa utili importanti a svantaggio degli altri attori della filiera, oppure si tratta di una fake news? E quali sono, allora, i veri rapporti all’interno della filiera agroalimentare italiana tra Agricoltura, Industria, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione? Il tema è al centro de“La creazione di valore lungo la filiera agroalimentare estesa in Italia” , il rapporto presentato da The European House – Ambrosetti che analizza la ripartizione degli utili tra tutti gli attori della filiera. Gli esiti del rapporto sono chiari: la quota della Distribuzione è poco più di un quarto di quella dell’Industria di trasformazione e quella dell’Agricoltura poco meno della metà.

“La filiera agroalimentare estesa (Agricoltura, Industria di Trasformazione, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione) è il 1˚ settore economico del Paese – dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti Genera un fatturato totale di 538,2 miliardi di euro (pari alla somma del PIL di Norvegia e Danimarca), un Valore Aggiunto di 119,1 miliardi di euro (4,3 volte le filiere estese automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento estesa) e sostiene 3,6 milioni di occupati (pari al 18% del totale degli occupati in Italia), con 2,1 milioni di imprese.”

La ripartizione degli utili

Partendo dai consumi alimentari, il rapporto ricostruisce l’utile di filiera: ogni 100 euro di consumi alimentari degli italiani, il 32,8% remunera i fornitori di logistica, packaging e utenze, il 31,6% il personale della filiera, il 19,9% le casse dello Stato, l’8,3% i fornitori di macchinari e immobili, l’1,2% le banche, l’1,1% le importazioni nette e solo il 5,1% gli operatori di tutta la filiera agroalimentare estesa.

I 5,1 euro di  utile  per ogni 100 euro di consumi alimentari si ripartiscono  nelle   seguenti   proporzioni:   l’Industria   di   trasformazione   alimentare ottiene  la  quota  maggiore,  pari  al  43,1%;  il  19,6%  va  all’Intermediazione (grossisti e intermediari in ambito di agricoltura, industria e commercio); il  17,7% all’Agricoltura; l’11,8% alla Distribuzione e il 7,8% alla Ristorazione.

E’ dunque chiaro: il dato relativo alla Distribuzione smentisce le fake news sull’argomento, tanto più se si considera che il trend degli ultimi 6 anni vede la quota di utile di filiera della Distribuzione ridursi del 9,9%, al contrario della quota dell’Industria che cresce del + 4,9%.

Il rapporto, infine, sottolinea anche che, all’interno dell’Industria di trasformazione alimentare, la ripartizione dell’utile è altamente concentrata: le aziende leader con una quota di mercato superiore al 40% nei propri mercati di riferimento (57 aziende su 56.757) catturano il 31,1% dell’utile di tutta l’Industria alimentare e il 13,4% dell’utile dell’intera filiera.

Le opinioni

Le associazioni della Grande Distribuzione (Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, ADM – Associazione Distribuzione Moderna) hanno partecipato unitariamente alla conferenza stampa con i loro leader: Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione; Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia; Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad; Giorgio Santambrogio, Presidente di ADM. E hanno rilasciato una dichiarazione comune, seguendo una prassi inconsueta, a dimostrazione della determinazione di voler offrire un quadro veritiero sulla Distribuzione: “L’analisi di The European House – Ambrosetti pone in luce una situazione inequivocabile: la filiera agroalimentare in Italia produce poco utile per i suoi azionisti diretti e la ripartizione di questo utile è dominata dall’Industria di Trasformazione, con una quota in crescita significativa negli ultimi 6 anni e un estremo livello di concentrazione, considerando che solo 57 grandi imprese industriali, in gran parte multinazionali, assorbono un utile complessivo superiore a quello dell’intera Distribuzione.

Un quadro di squilibrio che dura da anni e che si è accentuato nel tempo, lasciando alle altre componenti della filiera la ripartizione di un utile sempre minore. La quota di utile ottenuta dalla Distribuzione è infatti poco più di un quarto di quella dell’Industria ed è in diminuzione, come lo è anche quella dell’agricoltura. Il fatto che solo l’1 per mille delle imprese industriali assorba un utile di filiera così elevato pone un serio problema di equilibrio: questi pochi gruppi si pongono di fronte alle altre componenti di filiera, a monte e a valle, in una posizione di grande forza, capace di superare ogni confronto e di imporre le proprie condizioni in tutte le forme di negoziazione e trattativa”.

Questo studio – prosegue la dichiarazione delle associazioni della Grande Distribuzione –  offre dunque chiarezza e accende la luce su una realtà spesso dominata da informazioni distorte che però rischiano di guidare scelte importanti che possono influenzare gli assetti competitivi e strategici e i pesi tra i diversi operatori”.

La dichiarazione delle quattro associazioni della Grande Distribuzione si conclude con un appello alle istituzioni ed al mondo politico:

“La filiera agroalimentare italiana è un patrimonio che dobbiamo coltivare e sviluppare, non solo per il valore che ha di per sé ma anche per la sua capacità di attivare indotto e crescita dei territori. E’ necessario che il mondo delle istituzioni favorisca questa dinamica positiva, creando le condizioni per ridare slancio ai consumi e agli investimenti delle imprese, ponendo in questo modo le basi per aumentare il valore complessivo creato nella filiera. Occorrono decisioni che partano da un’analisi corretta e oggettiva della situazione e che favoriscano la collaborazione tra tutti gli stakeholders coinvolti, pubblici e privati, contribuendo così ad aumentare la capacità complessiva della filiera agroalimentare di produrre sviluppo per sé e per l’intera collettività, rendendola in questo modo ancor più protagonista della ripresa del Paese”.

Blockchain Plaza: a TUTTOFOOD uno spazio per l’innovazione nel food

Blockchain nel campo del food?

Se ne parlerà a TUTTOFOOD (Milano, 6 – 9 maggio) all’interno della Blockchain Plaza dove sarà presente CSQA per presentare le nuove soluzioni operative a sostegno della crescita internazionale delle eccellenze agroalimentari italiane con un doppio impegno: supporto alle imprese nell’area Tuttoregional e incubatore di soluzioni digitali nella sezione Tuttodigital.

Tra le novità presentate da CSQA, ci sarà Choral trust,la piattaforma blockchain progettata per valorizzare e semplificare il sistema di controllo e certificazione a garanzia dei prodotti di qualità Italiana.Nata dalla profonda conoscenza delle produzioni agroalimentari che ha reso CSQA leader nelle certificazioni di settore e dalla consapevolezza del grande valore che i dati di controllo rivestono per produttori e consumatori, la soluzione Choral Trust è stata ideata per implementare la tecnologia in totale coerenza con il modello organizzativo affermato nelle filiere italiane. Obiettivo principale è qualificare i dati delle filiere in una duplice ottica: dimostrare la conformità ai disciplinari di riferimento (regolamentati o volontari) e comunicare gli elementi valoriali al consumatore attraverso sistemi di comunicazione innovativi e soluzioni anticontraffazione.

Blockchain Plaza, ospiterà pure la presentazione di 4 interessanti case history aziendali:

  • il sistema di gestione della filiera BIO da parte dell’azienda Lattebusche;
  • il Grana Padano DOP con la totale e trasparente tracciabilità del prodotto grattugiato;
  • l’Aceto Balsamico di Modena IGP con un sistema di identificazione e anticontraffazione e il controllo delle informazioni di filiera;
  • il Cioccolato di Modica IGPcon una soluzione per la comunicazione evoluta dei controlli al consumatore.

 

Sodio: il 60% dell’assunzione giornaliera è ancora inconsapevole

Un’eccessiva assunzione quotidiana di sodio è nociva alla salute. E sempre più consumatori ne sono consapevoli. Il problema, però è un altro: pochi sono effettivamente consci di quanto sodio “nascosto” assumono ogni giorno, magari da alimenti “insospettabili”.

Di questo si è parlato, tra gli altri temi, nel corso della tavola rotonda organizzata da Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente) e che ha visto la partecipazione di  Aquasalis Gmbh, l’azienda svizzera che ha ideato e brevettato la prima soluzione salina spray con il 75% di sodio in meno rispetto al sale in grani.

“In media i consumatori assumono in modo consapevole solo il 40% del sale presente nella loro alimentazione”, ha spiegato infatti Michele Conte, Ceo di Aquasalis Gmbh e speaker all’evento. “È un dato significativo, che richiama l’attenzione sull’importanza di educare l’opinione pubblica ad un’alimentazione sempre più informata e attenta”.

Attenzione anche agli insospettabili

Gli alimenti trasformati hanno elevate probabilità di contenere elevate concentrazioni di sodio, anche quando riportano la dicitura “light”. Il sale è presente nei prodotti conservati (salumi e formaggi), trasformati (scatolame, patatine, snack), nei sughi pronti, nei surgelati, in cracker, pane e biscotti. Ecco perché il 60% del sale introdotto nella dieta giornaliera viene ingerito senza esserne pienamente consapevoli.

Qualche esempio

In media dentro a 20 grammi di biscotti ci sono 0,1 gr. di sale e in una brioche da 40 gr. sono presenti 0,4 gr. di sale. E ancora: in quattro cucchiai di cereali per la prima colazione ci sono 0,3 gr. di sale, mentre una merendina da 35 gr ne contiene 0,3 gr.

 Il ruolo chiave della GDO

Un’elevata percentuale di sodio presente nel paniere di consumo quotidiano dei consumatori arriva dagli alimenti a scaffale proposti dalla GDO e dal consumo fuori casa.

“La GDO svolge un ruolo chiave nella promozione di un modello di consumo informato, sia attraverso la sensibilizzazione alla cultura della corretta alimentazione, sia attraverso l’ampliamento e la diversificazione dell’offerta per garantire al consumatore la più ampia libertà di scelta”, prosegue il portavoce dell’azienda svizzera.

E proprio per favorire la crescente disponibilità di prodotti alimentari a ridotto apporto di sodio, Aquasalis ha al suo attivo importanti partnership con alcuni dei principali player dell’industria alimentare, a partire dalle aziende attive del comparto dell’“arte bianca”, dal pane e derivati fino a mini snack e crackers. L’azienda punta infatti su un prodotto con una sapidità doppia rispetto a quello del sale tradizionale, ma con solo il 25% di sodio e lo 0.029% di cloruro di potassio. Conforme, quindi, alle linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute), che raccomandano un consumo giornaliero di sale inferiore ai 5 grammi e di 3.510 mg di potassio per una persona adulta.

 

 

 

Brexit: un’uscita hard metterebbe a rischio 32.000 posti di lavoro

Foto di DANIEL DIAZ da Pixabay

Brexit: quali scenari si apriranno?

Al di là degli aspetti prettamente politici, infatti, un evento epocale come quello incombente, innescherà inevitabilmente  pesanti conseguenze economiche un po’ in tutti settori. Non ultimo in quello agroalimentare. Non dimentichimo, infatti, che il comparto agricolo britannico esporta 2/3 della sua produzione nel vecchio continente, importando dallo stesso quasi il 70% tra frutta, verdura, carne e altri generi alimentari.

Proprio questi temi sono stati al centro della conferenza ‘Brexit, what’s next?’ organizzata da AHDB Beef&Lamb, la divisione di Agriculture and Horticulture Development Board, Ente britannico non governativo per il sostegno e lo sviluppo dell’industria agroalimentare, che rappresenta 110.000 allevamenti bovini e ovini nella sola Inghilterra.

“Da quando il 51,8% dei cittadini britannici si è espresso per il leave il 23 giugno 2016, ci siamo interrogati molto sul potenziale impatto che il commercio di prodotti agricoli avrebbe potuto subire a breve e a lungo termine”, ha commentato Jeff Martin, responsabile AHDB Beef&Lamb per il mercato italiano. “Il comparto bovino e ovino, che noi rappresentiamo insieme a quello dell’orticoltura, sono in particolare i settori che potenzialmente potrebbero essere più colpiti da una Brexit senza accordo”. 

Le carni hanno sempre rappresentato una parte importante del commercio fra l’Europa e i Paesi d’Oltremanica in entrambe le ‘direzioni’: l’UK è un mercato di sbocco importante per gli allevatori europei, così come un grande allevatore di bestiame. Basti pensare che nel 2015 il Regno Unito è stato il terzo più grande produttore bovino e il primo produttore ovino di tutta Europa.

Carne bovina

Tra il 2013 e il 2017 l’Inghilterra ha esportato una media di oltre 84.000 tonnellate all’anno di carne bovina fresca, pari a un valore medio di 373 milioni di sterline. Durante questo periodo l’export verso l’UE ha rappresentato in media l’82% del totale. Irlanda, Olanda, Francia e Germania sono i principali paesi che hanno acquistato manzo britannico.

Carne ovina

Sul fronte ovino, nello stesso quinquennio, la media delle esportazioni è stata di quasi 100 mila tonnellate annue, pari a un valore medio di 392 milioni di sterline. Ancora una volta l’Europa è stata la principale destinazione con una media dell’89% delle esportazioni britanniche complessive. Francia e Germania sono stati i principali destinatari dei prodotti provenienti dall’UK.

“Dati i numeri così importanti per le esportazioni di manzo e ovino britannici verso l’EU, la prospettiva del no-deal non è mai stata ignorata in Ahdb”, prosegue Martin. “Da subito abbiamo lavorato per aumentare la consapevolezza del potenziale impatto che lo scenario peggiore potrebbe avere sui nostri comparti di beef e lamb”.

Se sulle carni di provenienza britannica venissero applicati i dazi doganali di un paese terzo, infatti, le esportazioni subirebbero una battuta d’arresto. Le tariffe applicate potrebbero essere molto alte, tanto quanto il costo del prodotto stesso, se non addirittura di più. Inoltre, aumenterebbero anche i controlli veterinari, alle dogane e i costi di trasporto. Questo ridurrebbe la competitività delle carni Made in UK. Non da ultimo, una hard Brexit porterebbe alla perdita di 32.000 posti di lavoro. 

E le importazioni?

Anche sul fronte delle importazioni gli scenari cambierebbero radicalmente, impattando in modo significativo su tutti i mercati europei, sia in volume che in valore. La Gran Bretagna è un grande mercato per i 27: l’Irlanda, principalmente per le carni di manzo, e la Danimarca, per la carne suina, sarebbero i paesi più penalizzati. Anche l’Italia figura fra i 5 top esportatori di carne bovina in UK.

“Il risultato più auspicabile per tutti gli operatori del settore, britannici ed europei, – conclude Martin – è sicuramente quello di un accordo che garantisca un commercio fra i due blocchi alle stesse condizioni esistenti ora. Non ci resta che seguire gli ultimi sviluppi che verranno comunicati in questi giorni”.

TUTTOFOOD presenta la prima edizione dell’International Nut Forum

Un giro d’affari di circa 834 milioni di euro nel 2018 e un volume di prodotto pari a 72 mila tonnellate. I numeri del settore frutta secca e disidratata – solo in Italia – rendono bene l’idea delle opportunità di business offerte dal comparto, anche in risposta ai nuovi stili di consumo orientati al benessere.

Per supportare gli operatori nel valorizzare queste opportunità, TUTTOFOOD organizza in collaborazione con SGMARKETING il primo International Nut Forum: nell’evento, che si terrà il 6 maggio nell’ambito della manifestazione, i buyer della distribuzione nazionale e internazionale e i principali attori della produzione e dei servizi si confronteranno su come rinnovare la capacità delle aziende di interpretare le istanze dei consumatori sul fronte distributivo, grazie al riposizionamento nei punti vendita all’interno del reparto ortofrutta.

Di particolare rilevanza la partecipazione all’evento dell’International Nut and Dried Fuits Council (INC), l’organizzazione internazionale di riferimento nel comparto in tema di nutrizione, statistiche di commercializzazione, sicurezza alimentare, norme e regolamenti governativi in materia di barriere commerciali e standard di qualità.

Al centro del workshop i risvolti strategici dell’innovazione di prodotto e di processo, che saranno approfonditi in un dialogo tra attori della produzione, istituzionali e della distribuzione, attraverso l’innovativa formula interattiva dell’SGMARKETING LAB e tramite una tavola rotonda della GDO nazionale che offrirà ulteriori spunti di sviluppo del business. In particolare, verranno condivise analisi dello scenario globale di settore e individuati percorsi concreti di gestione e valorizzazione della categoria non solo a livello teorico, ma anche attraverso il supporto di casi di successo rappresentativi delle tendenze di mercato.

In occasione del Forum verrà anche presentata in anteprima l’indagine multiprospettica trade e consumer a livello nazionale a cura di SGMARKETING, relativa alle dinamiche di acquisto e consumo domestico.

L’International Nut Forum integra idealmente la proposta di Fruit Innovation, l’area dedicata al settore ortofrutta e rappresenta per gli operatori un’ulteriore opportunità di fare networking all’interno della manifestazione, consolidando il ruolo di TUTTOFOOD come hub internazionale in grado di catalizzare intorno al proprio concetto espositivo le diverse declinazioni del Food & Beverage.

TUTTOFOOD 2019 conferma la sua vocazione di hub internazionale

TUTTOFOOD 2019, la fiera internazionale dedicata al food&beverage organizzata da Fiera Milano, dal 6 al 9 maggio a fieramilano (Rho),si conferma hub internazionale del sistema agroalimentare e del cibo di qualità. Ad oggi sono già 32 i Paesi confermati, con importanti e numerose collettive provenienti da Spagna, Grecia, Portogallo, USA, Regno Unito e Cina.

Novità di quest’anno sarà l’Evolution Plaza, area dove aziende e centri di ricerca potranno sperimentare e dialogare tra loro per analizzare le tecnologie 4.0. Dalla tracciabilità del prodotto, all’Intelligenza artificiale, passando per l’accounting (pagamenti) e il delivery (consegne), queste innovazioni digitali potranno aiutare la crescita dell’intero comparto. In quest’ottica anche Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, presenterà in quest’area l’eCommerce Food Lab, che affronterà le tematiche legate al digital retail agroalimentare.

Molte novità riguardano i settori tematici della manifestazione. In questa edizione debutta TUTTOWINE, lo spazio dedicato al vino in collaborazione con UIV- Unione Italiana Vini, che consente ai buyer di accostare al food un elemento imprescindibile come il beverage di qualità. Nuove anche le aree dedicate alle tradizioni nutrizionali di culture differenti come TUTTOKOSHER e TUTTOHALAL che apportano ulteriore valore al carattere internazionale della manifestazione.

La crescente rilevanza del comparto è confermata anche dalle ricerche in collaborazione tra TUTTOFOOD e analisti di settore, presentate oggi. L’indagine condotta dall’istituto di ricerca IRI rileva che nel 2018 le vendite nella GDO segnano una sostanziale stabilità (+0,1% in valore), per un totale di 65,6 miliardi di euro (rispetto ai 65,5 miliardi nel 2017) e un -0,6% in volume (contro +2% nel 2017), mentre l’incremento dei prezzi è stato dello 0,7%. A gennaio 2019 l’alimentare ha fatto segnare uno spunto molto positivo (+4,6% in valore e +4,8% in volume). Un dato confermato anche dall’Istat che a gennaio rileva le vendite al dettaglio in aumento dello 0,5% su dicembre e dell’1,3% rispetto a inizio 2018.

Sempre secondo i dati di IRI, tra il 2009 e il 2018, il consumatore italiano ha cambiato le priorità di spesa privilegiando sempre più il Food & Beverage. Preso come indice 100 la spesa del consumatore nel 2009, a distanza di dieci anni, il dato di spesa per gli alimenti ha raggiunto quota 110, mentre 102 quello per le bevande. Si ferma invece a quota 98 la cura della persone e scende a 87 la cura per la casa.

Rispetto allo sviluppo del settore agroalimentare, dati interessanti arrivano dalla ricerca commissionata da Fiera Milano e TUTTOFOOD e condotta da Labcom – Laboratorio di Ricerche sulla Comunicazione Aziendale dell’Università Cattolica, dedicata a innovazione, tecnologia e trend del cibo tra produzione e consumo. Dalle indagini condotte su aziende e start-up italiane del settore agroalimentare è emerso che le nuove aree di innovazione nell’industria si stanno sviluppando attorno a tecniche di coltivazione più sostenibili come ad esempio vertical farm e acqua coltura.

TUTTOFOOD non si fermerà all’esposizione di Fiera Milano ma sarà anche partner della Milano Food City dal 3 al 9 maggio 2019, la settimana del cibo di qualità che si svolgerà in contemporanea alla manifestazione. Questa edizione si ispira al genio creativo e alla capacità di innovazione di Leonardo da Vinci: genio e creatività trovano infatti nel cibo una loro naturale forma di espressione. Per una settimana Milano si animerà con talk, percorsi, eventi, incontri, degustazioni ed esperienze cultural-gastronomiche in una grande festa del food e della cultura alimentare.

Fruttagel presenta a Marca le sue novità di packaging e di prodotto

Fruttagel sarà presente anche quest’anno a Marca, il salone internazionale dedicato alla marca del distributore (MDD), che si terrà il 16 e 17 gennaio prossimi alla Fiera di Bologna. L’azienda di trasformazione agroindustriale della provincia di Ravenna sarà presente con un stand (padiglione 30, stand E/11), ideato per presentare l’ampia gamma di prodotti, le ultime novità e valorizzare l’impegno in termini di sicurezza alimentare e tutela ambientale.

Nello stand di Fruttagel a Marca 2019 i visitatori della Fiera potranno scoprire una selezione di prodotti, tra cui le nuove bevande vegetali – cocco-riso, mandorla, riso-mandorla, avena, soia+calcio, riso+calcio, nocciola, soia+cacao (che si aggiungono alle varianti classiche) –, i  frullati di frutta, le passate di pomodoro 100% italiano e i surgelati confezionati nell’innovativo pack compostabile, realizzato in materiale smaltibile nella raccolta organica della differenziata e certificato Ok Compost dall’ente TÜV Austria ai sensi della normativa UNI EN 13432:2002. Una sezione dello stand sarà interamente dedicata ai prodotti biologici e alle referenze Almaverde Bio – di cui Fruttagel è socio fondatore –, tra cui quattro nuovissimi prodotti surgelati (broccoli e cavolfiori a rosette, e i contorni Tris Julienne e Fantasia dell’orto) tutti nel formato retail da 450 grammi in busta compostabile.

ILTA Alimentare presente a MARCA con la sua linea AMÍO

ILTA Alimentare, società fondata nel 2015 con sede a Venezia, specializzata nella selezione, confezionamento e commercializzazione di legumi e cereali, e conosciuta grazie al brand AMÍO, da gennaio ha conquistato la Spagna con la linea dei mix denominati Armonia de Legumbres AMÍO che saranno distribuiti in 400 supermercati appartenenti alle tre catene spagnole Consum, AhorraMas ed Eroski.

Nel Retail italiano, il brand AMÍO è presente  con tre linee di prodotto:

  • la linea mainstream “Le nostre selezioni” in dodici referenze tra lenticchie, fagioli, ceci e piselli selezionati da AMÍO e confezionati con un packaging riciclabile;
  • la linea BIO da Filiera 100% italiana, tracciata fino al campo di coltivazione e composta da 10 referenze tra legumi secchi e cereali provenienti da circa venti aziende dislocate in Puglia, Sicilia, Veneto, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche e Umbria che hanno aderito al progetto di Filiera di ILTA Alimentare;
  • la linea ZuppamiXlegumi, una linea di 5 mix con legumi e cereali ideali per le zuppe, realizzata con la collaborazione di Smartfood, programma di ricerca in Scienza della Nutrizione e Comunicazione promosso dalla Fondazione IEO – CCM. Si tratta di un raro esempio in cui un’azienda ha affidato a un team di ricerca legato a un IRCCS (Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico) la formulazione di un prodotto per la grande distribuzione.

ILTA Alimentare sarà presente per la prima volta a Marca dal 16 al 17 gennaio 2019 nei padiglioni di Bologna Fiere (Padiglione 30 – Stand E/41).

Chi è ILTA

ILTA Alimentare S.p.A. opera nel suo stabilimento di 6.000 mq situato a Marghera, una posizione strategica nel territorio europeo. Gli impianti sono dotati di tecnologia d’avanguardia per la pulitura e il confezionamento dei legumi garantendo i più alti standard qualitativi (certificazioni BRC British Retailer Consortium, IFS International Food Standard e BIO).

I legumi e i cereali che arrivano nello stabilimento di Marghera (Ve) vengono processati, controllati e confezionati in un pack ad alto livello di servizio destinato a soddisfare i mercati di tutta Europa nei canali modern trade, food service e industria.

Nel mese si settembre 2018 è stato sottoscritto un aumento di capitale di 8 milioni di euro che ha portato a 11,5 milioni di euro il capitale sociale di ILTA Alimentare. Questo aumento di capitale è legato alla crescita dei volumi di produzione registrate nell’ultimo esercizio, all’aumento delle commesse da parte di primari gruppi europei e alla conseguente necessità di raddoppiare la capacità produttiva delle linee di confezionamento presso lo stabilimento di Venezia. Inoltre, per integrare verticalmente la filiera produttiva, è stato deciso di effettuare investimenti diretti sulla produzione agricola così da poter avere un controllo totale del prodotto dal campo al piatto del consumatore. 

 

 

My Story, la soluzione basata sulla blockchain, che valorizza le eccellenze italiane

Storytelling certificata e ancorata all’ecosistema della blockchain, così da valorizzare le eccellenze produttive italiane e l’origine e le specificità dei loro prodotti?

Si può fare.Lo dimostra My Story™, la soluzione dell’ente di certificazione internazionale DNV GL, basata sulla blockchain pubblica VeChainThor e adottata (sono stati i primi) dai vini di tre cantine d’eccellenza distribuite lungo lo Stivale:
– Il Santella del Gröm Curtefranca Rosso DOC 2013 della cantina Ricci Curbastro in Franciacorta;
– Il Riserva Ducale Oro Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2014 della cantina toscana Ruffino;
– Il Veritas Castel del Monte Bombino Nero Rosato DOCG 2017 della cantina pugliese Torrevento.

Ma qual è il plus di “My Story™? Lo spiega  Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance: “La trasparenza e l’immediatezza garantite dalla blockchain, unitamente alle verifiche di My Story™ e ai controlli già in essere effettuati da Valoritalia, contribuiscono a far chiarezza sui prodotti e sulle relative filiere; sfruttando la blockchain stiamo rivoluzionando il mondo della certificazione, portando i risultati delle attività di verifica direttamente al consumatore.”

Come funziona My Story™

E’ una soluzione basata su una serie di controlli di filiera e di prodotto. I dati raccolti sul campo, i risultati delle verifiche svolte da DNV GL e da altri enti di controllo confluiscono in un vero e proprio racconto, dal grappolo d’uva alla bottiglia, a cui i consumatori potranno facilmente accedere attraverso un QR-code posto in etichetta.
Inquadrando il codice su una bottiglia di Santella del Gröm, ad esempio, tra le altre informazioni si può immediatamente leggere che la bottiglia è una delle 6.580 imbottigliate il 29 dicembre 2016. O ancora che l’energia utilizzata nei processi produttivi è al 100% proveniente da pannelli fotovoltaici. Allo stesso modo scansionando l’etichetta presente sul Veritas, si può scoprire che si tratta dell’unico rosato in Italia al quale è stata riconosciuta la denominazione DOCG, mentre dal QR code presente sulla bottiglia del Riserva Ducale Oro 2014 si scopre che ha ottenuto il riconoscimento “Tre Bicchieri” dal Gambero Rosso.
“Siamo partiti da un prodotto iconico come il vino, che più degli altri è scelto per la sua storia: cantina, anno di vendemmia, metodo produttivo fanno la differenza per il consumatore. Tuttavia, si tratta solo della prima applicazione di My Story™: sono in corso molti progetti che coinvolgono altre realtà del settore agroalimentare, del luxury, dell’healthcare e dell’automotive, anche finalizzati all’introduzione di sistemi di incentivazione, per il consumatore e per le imprese, che hanno come obiettivo la riduzione, ad esempio, della carbon footprint. Attraverso My Story™ e la digitalizzazione delle filiere, siamo convinti di poter offrire un contributo significativo nella valorizzazione del made in Italy e nella tutela dell’autenticità del prodotto” ha aggiunto Renato Grottola, M&A and Digital Transformation Director di DNV GL – Business Assurance.
Con My Story™ DNV GL intende costruire un ecosistema di riferimento per la ‘Digital Assurance’, basato su VeChainThor, che vede il coinvolgimento di attori diversi: dalle realtà multinazionali, alle start up italiane attive nel mondo blockchain, associazioni di categoria ed altri organismi di certificazione.

 

 

 

 

 

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