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Pagament contactless, 18 milioni di italiani li usano ma quasi 5 milioni non si fidano

Comodi lo sono sicuramente, ma non tutti li utilizzano, li apprezzano e nemmeno li conoscono: stiamo parlando dei pagamenti contactless, quelli in cui per completare l’operazione basta avvicinare al POS la carta di credito, debito o prepagata senza inserire il pin.

Un’indagine commissionata in occasione dell’apertura del suo Store di Milano da Facile.it a mUp Research svela che oltre 18 milioni gli italiani ne fanno uso. Ma ci sono anche fasce di resistenza o ignoranza.

Non sono poche ad esempio le persone che non sanno cosa sia il contactless: circa 7,6 milioni, pari al 17,7% del campione rappresentativo della popolazione italiana adulta con età compresa fra i 18 ed i 74 anni. I più disinformati riguardo a questa modalità di pagamento sono le donne (22,1% rispetto al 13,3% del campione maschile), i giovani con età compresa fra i 18 ed i 24 anni (qui il dato sale addirittura fino al 36,4%) e nel Nord Est (21,3%).

Poi ci sono i non abilitanti: 7,1 milioni di individui (il 16,7% del campione) non lo usano perché le carte di pagamento che possiedono non sono abilitate al contactless. Questa volta le percentuali maggiori si registrano al Sud (19,2%) e nella fascia anagrafica 55-64 anni (21,1%).

Ma il dato che fa più riflettere è forse la fascia di consumatori che, pur avendo carte abilitate, non si serve del contactless perché non si fida; parliamo dell’11,1% del campione totale, equivalente a 4,7 milioni di individui. La minore fiducia si riscontra nel campione maschile (13.8% rispetto all’8,4% del campione femminile), nella fascia 35 – 54 anni (12,3%) e nel Nord Ovest (12,6%).

Al contrario gli italiani che si fidano di più del contactless sono i giovani nella fascia d’età 18 – 24 anni; fra loro appena il 7,2% è diffidente.

UTP, un regalo di Natale alle aziende alimentari secondo Eurocommerce

È un regalo alle aziende alimentari che penelizza retailer ma anche consumatori finali, senza garantire benefici agli agricoltori, l’esito dei negoziati del trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione europea) sulle UTP (le Unfair Trading Practices, le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare), secondo EuroCommerce.
La direttiva imporrà nuovi oneri amministrativi e incertezza giuridica sui dettaglianti, secondo l’associazione, spostando gli equilibri di potere a favore dei produttori di generi alimentari. Parlando oggi, il direttore generale di EuroCommerce Christian Verschueren ha messo in guardia dalle conseguenze di queste azioni per la catena di approvvigionamento e per i consumatori:
 
Gli emendamenti concordati dovrebbero proteggere i deboli dai forti. Questo è francamente falso. Inclina ulteriormente il mercato a favore di marchi nazionali che hanno già un potere considerevole. In paesi come Irlanda, Belgio e Svezia, il limite massimo di 350 milioni ora concordato copre quasi tutti i produttori. Ciò significa che tutti i rivenditori, compresi i piccoli negozi, subiranno più pressioni da parte dei produttori che saranno in grado di imporre prezzi più elevati. Questi emendamenti superano la valutazione d’impatto della Commissione sul danno che sarebber derivato dall’estensione del campo di applicazione al di là degli agricoltori e dei piccoli fornitori. Ignorano anche interamente le preoccupazioni espresse dal BEUC [l’organizzazione di consumatori europea, ndr] a nome dei consumatori”.
“Avremo bisogno di studiare da vicino il testo finale, ma l’aggiunta di 8 ulteriori divieti – che portano il totale a 16 – è un intervento senza precedenti nel libero mercato. Fornisce ulteriore potere ai produttori e nessun diritto a rivenditori o grossisti. Questa è una strana interpretazione di equità”.
“Questa doveva essere una direttiva per proteggere gli agricoltori. Tutte le modifiche al testo hanno più a che fare con i negoziati tra produttori di generi alimentari e rivenditori. Cosa c’entra questo con gli agricoltori? Come garantirà loro prezzi più equi per ciò che producono? “

Carrefour inaugura a Portogruaro un nuovo format di iper bio e del territorio

La transizione alimentare entra nel format ipermercato: succede a Portogruaro (Ve), dove l’iper di Carrefour Italia riapre le porte ai suoi clienti con una rinnovata esperienza di spesa e il primo Pasta Corner Barilla all’interno di un ipermercato in Italia.

Parte della strategia di clusterizzazione e focalizzato sui pillar della Transizione Alimentare, il nuovo format semplifica l’esperienza di acquisto e risponde alle esigenze dei consumatori con una proposta incentrata su valori come il territorio, le filiere qualità, il biologico e la ristorazione.

 

Ipermercati diversificati in cluster

Il remodelling rientra nella più ampia strategia di Carrefour Italia che mira a creare una nuova generazione di Ipermercati suddivisa in differenti cluster. Il modello applicato a Portogruaro, infatti, prevede un innovativo percorso cliente pensato in uno stile funzionale per rendere l’esperienza d’acquisto più semplice e veloce. Aprendo nuovamente le porte ai clienti con oltre 20.000 referenze assortimentali, nuovi servizi e speciali corner dedicati, il punto vendita si estende su una superficie di oltre 5.000 metri quadri.

Tra le novità assolute, un’intera area dedicata ai prodotti della Transizione Alimentare, asse strategico del piano Carrefour 2022: un cambiamento epocale e necessario che vede Carrefour protagonista indiscusso di questa trasformazione, impegnato nel guidare i propri consumatori, attraverso la proposta di azioni concrete e attività di sensibilizzazione, a un consumo consapevole, responsabile e sostenibile.

Cuore del punto vendita, la zona freschi con oltre 2.400 referenze, che riesce ad esplodere al meglio i valori e le caratteristiche intrinseche di questo piano di trasformazione. Inoltre, forte rilevanza viene data anche ai prodotti biologici, a km 0 e quelli a marca propria, punta di diamante della qualità alimentare accessibile.

Con l’obiettivo di valorizzare la forte vicinanza con il territorio e il legame ai suoi piccoli e medi produttori, propone anche una selezione dei prodotti di oltre 100 fornitori locali, riservando loro spazi dedicati ove poter proporre quotidiane degustazioni delle proprie produzioni.

 

Nella zona ristoro debutta il corner Barilla

Importante elemento distintivo, una nuova zona ristoro in cui è presente anche un Pasta Corner Barilla, primo esempio di un innovativo concept ristorativo basato sul piatto più amato dagli italiani all’interno di un ipermercato: il progetto di somministrazione “Eat-In” sulla pasta è stato sviluppato in collaborazione con Barilla attraverso l’implementazione di propri prodotti, menu e tecnologie studiati per la ristorazione. I clienti hanno la possibilità di scegliere per il proprio pranzo anche proposte di ricette di pasta e pasta al forno che variano ogni giorno, da consumare direttamente in loco e preparate al momento dagli addetti.

Anche la ristorazione rappresenta un ruolo fondamentale all’interno del neo Ipermercato, con produzione propria di pizze e degustazioni varie e un’offerta creativa di tramezzini (classiche specialità molto diffuse su tutto il territorio).

Per dar maggior risalto all’impegno sostenibile e all’attenzione all’ambiente, altra collaborazione è stata stretta con i fornitori di caffè Moak: un progetto esclusivo ed innovativo grazie al quale è stata installata una macchina del caffè che eroga caffè, cappuccino, ginseng e cioccolata, Flat White e Milk Shakes tutto rigorosamente Biologico e proveniente dal commercio equosolidale.

L’offerta assortimentale si rivela altresì vantaggiosa per i clienti, poiché sono stati ribassati oltre 4.000 prezzi di altrettanti prodotti.

 

Obiettivo: democratizzare il cibo buono e giusto

Questi e molti altri i principi fondamentali di Act for Food, implementati nel nuovo modello di Portogruaro, secondo la nuova strategia di azioni concrete, visibilmente comunicata anche all’interno di tutta l’aria di vendita, a testimonianza dell’impegno dell’azienda nel democratizzare i consumi e innalzare la qualità del cibo, rendendolo accessibile a tutti e rispondendo così alle sfide dell’alimentazione e alle nuove aspettative dei consumatori.

Oltre ai tradizionali reparti, il punto vendita offre servizi quali una nuova zona dedicata al sushi, la parafarmacia, l’ottico ed un servizio lavanderia – unico all’interno di tutto il centro commerciale.

Appositi monitor esposti in punto vendita (digital signage) accompagneranno i clienti durante tutta la spesa, indicando prodotti e reparti, comunicando promozioni, eventi e messaggi focalizzati sempre sul tema della transizione alimentare.

“Il nuovo concept inaugurato oggi a Portogruaro, che rientra all’interno dei quattro modelli di Ipermercati di Carrefour Italia, offre alla nostra clientela un’ampia scelta di prodotti di qualità a un prezzo attrattivo e competitivo, inseriti all’interno di un contesto comunicativo incentrato su valori come l’attenzione alla filiera produttiva, la sostenibilità e la sana e corretta alimentazione – ha detto Felice Passariello, Direttore Regionale Centro Est Carrefour Italia –. Siamo orgogliosi di valorizzare anche l’offerta territoriale, grazie alla preziosa collaborazione dei molti produttori locali e di partner d’eccezione come Barilla. Questo punto vendita rappresenta l’esempio concreto del nostro impegno di portare avanti le nostre attività di sensibilizzazione legati alla transizione alimentare”.  

“Siamo molto orgogliosi di partecipare con i nostri prodotti dedicati alla ristorazione ad inaugurare una nuova formula di somministrazione di ricette di pasta preparata al momento direttamente all’interno degli ipermercati Carrefour, seguendo un trend innovativo ma di sicuro sviluppo futuro nella grande distribuzione – affermano da Barilla -. I valori della dieta mediterranea sono alla base dei menu, che sono stati studiati anche in base alla rotazione stagionale delle ricette: l’offerta prevede ogni giorno una selezione di proposte di piatti di pasta e sughi semplici e della tradizione, insieme a paste ripiene e gratinate, per offrire varietà e gusto anche ai clienti più fedeli del punto vendita, che lo sceglieranno per la loro pausa pranzo quotidiana.”

I freschi del futuro? Guardate la fabbrica di piante idroponica cinese di Jd.com

Un retailer cinese, il più grande, Jd.com, ha aperto una immensa fabbrica di coltivazioni idroponiche. In partnership con la giapponese Mitsubishi Chemical, la fabbrica, che naturalmente sfoggia le più innovative tecnologie nel campo, si estende su un’area di 11.040 metri quadri sui quali sono coltivati, con un sistema combinato di luce solare diretta e artificiale, cavoli, lattuga rossa e verde, coriandolo, spinaci che da dicembre sono venduti – freschi freschissimi – online o nei negozi fisici di Jd.com, 7FRESH. Ma si prevede già di estendere la gamma disponibile.

Nella nuova struttura, temperatura, umidità, luce e fertilizzante liquido sono automaticamente controllati dal sistema di gestione della fabbrica, consentendo una produzione più standardizzata di verdure di alta qualità senza la preoccupazione dei cambiamenti stagionali. Non solo: gli spinaci prodotti nella struttura contengono l’80% in più di folato, il 32% in più di vitamina C, il 25% in più di potassio e il 37% in più di fosforo rispetto a quelli coltivati ​​sul campo. Nel frattempo, la tecnologia rende superflui i pesticidi e gli agrofarmaci, riducendo la necessità di lavaggio.

La produzione è maggiore rispetto ai sistemi agricoli tradizionali: 19 lotti di spinaci in un anno, rispetto a solo 4 all’anno in un campo o ai 6 all’anno in una serra. Richiede solo mezzo litro d’acqua per far crescere le verdure. La fabbrica è integrata con la rete logistica della catena del freddo di JD, quindi gli ortaggi possono finire sulla tavola dei consumatori lo stesso giorno in cui vengono raccolti.

“La JD Plant Factory di Tongzhou segna l’ingresso di JD all’inizio della catena di produzione di alimenti freschi, permettendoci di garantire che i prodotti freschi che vendiamo siano stati trattati con la cura che JD applica a tutto ciò che facciamo – spiega Xiaosong Wang, Presidente di JD FMCG e aziende alimentari -. La tecnologia della supply chain di JD, la rete logistica e le competenze di e-commerce combinate con la sofisticata tecnologia di Mitsubishi Chemical ci consentono di creare un modello completamente nuovo per l’agricoltura e di coltivare uno stile di vita sano e fresco in Cina.”

Infine, tutte le colture prodotte nella nuova fabbrica di JD sono tracciate dal momento in cui vengono piantate al momento della consegna, un passo verso il futuro della produzione alimentare e della vendita al dettaglio, poiché i consumatori di tutto il mondo richiedono sempre più trasparenza. In Cina, in particolare, i consumatori attribuiscono grande importanza alla sicurezza alimentare dopo che l’uso eccessivo di fertilizzanti, il deterioramento ambientale e il rapido aumento della popolazione hanno causato problemi al suolo.

Penny Market lancia myBio, prima linea biologica di vegetali “brutti ma buoni”

Penny Market lancia la sua prima linea di ortofrutta biologica, 100% italiana, e lo fa in modo innovativo: myBio è infatti la prima linea bio di sei referenze buoni ma esteticamente imperfetti, pensata per avvicinare a questa tipologia di prodotti più costosi anche fasce di consumatori che finora se ne erano tenuti lontani, per motivi economici.

Sei le referenze lanciate da oggi sugli scaffali dei punti vendita italiani, primi ad accogliere la nuova linea, scelti tra le referenze stagionali più popolari: zucchine, limoni, pomodori a grappolo, patate, mele e carote. Anche il packaging è stato realizzato appositamente per la linea: è biodegradabile e compostabile.

La riflessione è nata da un lavoro condiviso tra tre attori che appartengono ad ambiti diversi: oltre a Penny Market, l’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano e Banco Alimentare – che hanno deciso di guardare al food waste come a un’anomalia di sistema. Che porta, ad esempio, il 12% delle eccedenze nella produzione a causa dalla non conformità agli standard estetici richiesti dal mercato. Prodotti perfettamente edibili e conformi ai requisiti di legge in materia di sicurezza alimentare, ma che per motivi estetici (dimensione fuori standard, colorazione della buccia, segni della grandine, deformità) sono scartati prima ancora di entrare nel circuito della distribuzione, non arrivano mai a scaffale.

In Italia ogni anno, secondo i dati di una ricerca condotta dal Politecnico di Milano, vengono sprecate 5,1 milioni di tonnellate di cibo, il 15,4% dei consumi annui alimentari, con un impatto economico di 12,6 miliardi di euro e ambientale di 13 milioni di tonnellate CO2 equivalenti emesse.

Il costo dello spreco alimentare, però, non si esaurisce nel solo costo per la realizzazione del prodotto, ma comprende anche quello previsto per il suo smaltimento. Infatti, lo spreco dipende per il 53% dalle aziende della filiera e per il restante 47% dai consumatori.

“Siamo orgogliosi di presentare la nuova linea “MyBio Bellezze Naturali” che è solo l’ultimo tassello di un approccio più vasto legato alla sostenibilità, ha proseguito Gotthard Klingan, Amministratore Delegato di Penny Market. Quest’ultima iniziativa rappresenta una strada per incidere in profondità nella lotta allo spreco, permettendoci al contempo di garantire ai consumatori un assortimento di prodotti alimentari genuini e naturali”.

“Da anni collaboriamo con le persone di Penny Market, per il recupero di eccedenze alimentari non deperibili e fresche; inoltre, lo scorso anno, con il progetto ‘Dona un SorRISO!’, PENNY MARKET ha devoluto a Banco Alimentare 15.000 chili di riso, pari a 150.000 porzioni – ha aggiunto Andrea Giussani, Presidente Fondazione Banco Alimentare Onlus -. Nella lotta allo spreco di cibo, siamo lieti di vedere crescere ogni iniziativa contro la cultura dello scarto e la sua limitazione in ogni segmento della filiera, proponendo stili di consumo più sostenibili e rispettosi del lavoro dell’uomo. Sensibilizzare i consumatori, tramite nuove opportunità di acquisto più responsabile, è un contributo importante da parte di Penny Market, per riformare ancora più efficacemente il modello della attuale filiera alimentare”. Attivo dal 1989, Banco Alimentare solo nel 2017 ha aiutato oltre 1 milione e mezzo di italiani attraverso circa 8.000 strutture caritative convenzionate, grazie alle quali ha distribuito più di 91.000 tonnellate di cibo destinate alla discarica. Tutto questo è stato possibile grazie ai 1.800 volontari di tutta Italia.

È il modello che deve cambiare prospettiva, mostrando come la lotta agli sprechi e la commercializzazione di prodotti 4B – brutti, buoni, bravi, biologici – può essere considerato un vantaggio competitivo, soprattutto per i piccoli produttori che hanno la possibilità di far conoscere anche all’estero la propria frutta e verdura: Campina Verde è l’azienda del Gruppo Rewe – lo stesso al quale appartiene Penny Market – che si occupa di far conoscere i prodotti biologici italiani in tutta Europa, svolgendo un ruolo di collettore nella distribuzione di prodotto, anche di piccoli quantitativi, nonché nell’internazionalizzazione del biologico, al fine di consentire la distribuzione dei prodotti anche di  fornitori di minore dimensione, che diversamente non potrebbero accedere al mercato internazionale.

Aldi dichiara 11mila controlli l’anno sulla qualità di freschi e freschissimi

Carne italiana, uova da allevamento a terra, 115 referenze per l’ortofrutta esclusivamente da fornitori certificati GLOBALG.A.P. e un assortimento di vini provenienti da tutta Italia: sono i cardini della qualità dell’assortimento Aldi in Italia. La multinazionale tedesca ha illustrato i principi alla base del proprio impegno per offrire ogni giorno una gamma di prodotti selezionati che uniscono qualità e convenienza, dichiarando che effettua in media oltre 11.000 controlli l’anno sulla qualità dell’assortimento, tra cui assaggi e comparazioni di campioni, analisi di laboratorio e controlli giornalieri su freschi e freschissimi.

Grazie all’offerta selezionata di carni quattro volte italiane (nate, allevate, macellate e confezionate in Italia), a 115 referenze di frutta e verdura e a più di 100 vini in assortimento, ALDI si presenta come brand attento alle esigenze dei propri clienti e delle loro necessità. È per questo che sia il pollame sia i suini in assortimento sono nati, allevati, macellati e confezionati in Italia, incluse alcune referenze di pollo biologico. Per tutti questi articoli ALDI si impegna ad attuare ogni fase dei propri processi di produzione sul territorio nazionale e a garantirne la sicurezza. I controlli sulla qualità e il processo di verifiche a cui ALDI sottopone tutti i prodotti si basano su principi solidi e responsabili, supportati da regolari attività di pianificazione, attuazione e verifica.

All’interno dell’assortimento alimentare – pensato appositamente per la clientela italiana – proposto nei 41 negozi ALDI presenti attualmente nel Nord Italia, grande attenzione è stata riservata alla varietà e alla cultura enogastronomica del nostro Paese. Composta al 75% da prodotti alimentari che nascono dalla collaborazione con fornitori italiani selezionati, l’offerta complessiva di ALDI è costituita per l’85% da linee a marchio proprio e dedica ampio spazio all’ortofrutta, che consta di 115 referenze di cui il 10% di origine biologica. Tutta la frutta e la verdura di ALDI proviene da fornitori certificati GLOBALG.A.P., un protocollo che garantisce produzioni sicure per il consumatore e tracciabilità dei prodotti, inoltre verifica aspetti ambientali e sociali in tutti i processi di filiera. La qualità dell’ortofrutta ALDI viene garantita dalle analisi di laboratorio – 1.000 in un anno – e dai controlli giornalieri svolti dai collaboratori direttamente presso il magazzino, per assicurarne la qualità che li contraddistingue. Lo stesso genere di attenzione è riservata ai fornitori: i prodotti ortofrutticoli disponibili nei punti vendita ALDI vengono sottoposti a rigorosi capitolati d’acquisto per i residui di pesticidi.

L’impegno per offrire prodotti di qualità si riflette nella scelta del brand di proporre esclusivamente uova da allevamento a terra, utilizzate anche come ingrediente per la produzione di maionese, dessert da frigo, pasta fresca e secca a marchio proprio. Completano l’offerta anche uova biologiche, per i clienti che prediligono prodotti bio e da dicembre 2018 anche uova da allevamento all’aperto.

Infine la Vinoteca ALDI, caratterizzata da un’ampia selezione di vini regionali, conta 100 referenze tra vini rossi, bianchi, rosé, spumanti e frizzanti. All’interno dell’assortimento sono presenti anche prodotti di origine biologica. Nella scelta dei vini ALDI ha puntato su un’offerta italiana declinata nelle varie aree di produzione regionale e nelle principali varietà di uva. Una attenzione premiata: lo scorso 5 luglio il vino Amarone della Valpolicella San Zenone DOCG da 750 ml ha ricevuto il “Premio New Entry 2018” nella categoria Alcolici e birra, in occasione della nuova edizione dei Brands Award.

Buon cibo e salute in scena a Milano alla 13a edizione di Golosaria

Andrà in scena tra sabato 27 a lunedì 29 ottobre negli spazi del Mi.Co – fieramilanocity la tredicesima edizione di Golosaria Milano che quest’anno ha per tema “Il buono che fa bene”.

Un tema nato per raccontare l’evoluzione del gusto nei primi 25 anni de ilGolosario: il cibo come piacere ma anche bene del corpo, anche grazie ai superfood. Ci sono poi le nuove comunità di produttori e di botteghe che cambiano volto contribuendo a tenere vive le città. Sarà il tema portante del talk show d’apertura, condotto da Paolo Massobrio e Tessa Gelisio, che vedrà la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio.

Buono e Bene, dunque, come specchio dello “stile italiano” e del modello mediterraneo che saranno declinati a Golosaria secondo alcune suggestioni. A partire dai supercibi quotidiani, ovvero ingredienti del nostro artigianato e dell’agricoltura che, inseriti regolarmente nell’alimentazione, possono cambiare la vita. Dai cereali trasformati in farina ai formaggi a latte crudo fino a verdura e frutta, dalla Mela Rossa Cuneo, diventata anche simbolo dell’ortofrutta italiana al Macfrut, al baby frutto Nergi, alleati del benessere. Saranno il tema dell’area showcooking, dove si racconterà come il cibo sta cambiando e come noi cambiamo il nostro modo di avvicinarci alla tavola, con particolari declinazioni anche nell’Atelier dell’Arte Bianca e nello spazio dedicato alle eccellenze dei Maestri del Gusto di Torino. Nell’Agorà, il grande palco di Golosaria lunedì 29 si aprirà uno spaccato sulla ristorazione contemporanea con la premiazione dei Faccini e delle Corone Radiose del GattiMassobrio, il taccuino dei ristoranti d’Italia.‬

Quindi lo spazio dedicato ai 25 anni del Golosario; un sistema di comunicazione partito nel 1994 con poco più di 100 produttori che oggi racconta in mille pagine il gusto in modo trasversale, dalla carta al web. A Golosaria saranno riuniti più di 300 espositori di tutta Italia, fra cui alcuni storici protagonisti che, in questi 25 anni, hanno cambiato il modo di fare impresa. Golosaria però guarda anche alla nascita dei nuovi modelli, in grado di incontrare al meglio le sigenze della vita moderna. Quest’anno un focus speciale sarà dedicato anche alla bottega italiana e alla sua capacità di adattarsi allo spirito del tempo, per sopravvivere e continuare a essere una risorsa. Per questo domenica (ore 14) saliranno sul palco di Golosaria storici bottegai e giovani fondatori delle boutique del gusto per firmare, tutti insieme, il Manifesto della Bottega Italiana.‬

Uno spazio speciale sarà dedicato al formaggio, esempio di un’evoluzione che non ha mai lasciato le sue radici, ma anche di un alimento che, a sua volta, cambia in base alla materia prima. A Golosaria per la prima volta approderà FormaggItalia, il Salone Italiano dei Formaggi Artigianali che porterà, oltre a una rappresentanza unica di circa 60 produttori, con il concorso “Formaggi di Classe”.‬ Il Consorzio per la Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto e del Consorzio Tutela Formaggio Montasio saranno presenti con show cooking e aperitivi a tema. Quanto al vino, 100 cantine italiane presidieranno l’area Wine e domenica 28 ottobre saranno premiati i Top Hundred. Un programma di wine tasting farà scoprire il potenziale enoico tricolore: un viaggio da Nord a Sud tra le etichette più rappresentative che non risparmierà anche alcune clamorose novità.‬‬

Ci sarà anche la mixology, con una speciale “isola” dove i professionisti del settore declineranno le ultime tendenze della miscelazione con una significativa rappresentanza del patrimonio liquoristico e delle firme degli spirits nostrani.

“Caccia alle streghe contro i distributori”, EuroCommerce su Ue e pratiche sleali

Da proposta equilibrata a caccia alle streghe contro la distribuzione: questa l’involuzione della politica Ue volta a risolvere il problema delle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare.  Commentando la votazione nella commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI) del Parlamento europeo, il direttore generale di EuroCommerce Christian Verschueren ha avvertito che il dibattito e il voto in Parlamento hanno spostato la discussione verso una caccia alle streghe contro dettaglianti e grossisti:

“La Commissione ha presentato una proposta volta a proteggere gli agricoltori e le PMI di trasformatori. Nel corso delle discussioni parlamentari, guidate da slogan come “Equità per tutti”, la direttiva è stata modificata e ora protegge le multinazionali dell’alimentare, e il dibattito si è trasformato in un attacco mirato e diretto alle legittime negoziazioni tra distributori e fornitori” ha detto Verschueren.

La serie di emendamenti è stata sottoposta stasera dalla commissione AGRI del Parlamento e la scorsa settimana dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) non farà nulla per garantire l’equità nella catena di approvvigionamento. L’imposizione di maggiori restrizioni ai dettaglianti e alla loro capacità di fornire servizi renderà loro più difficile negoziare i prezzi migliori da trasmettere ai consumatori, in particolare quando negoziano con grandi fornitori. Gli agricoltori non otterranno nulla dalla legislazione, che consente alle grandi marche multinazionali di imporre prezzi più elevati a rivenditori e consumatori. Come ha detto alla commissione la settimana scorsa il capo economista della Direzione generale per la concorrenza, una multinazionale che ottiene un prezzo più alto per un gelato non darà da mangiare al produttore di latte, e il latte potrebbe anche non provenire dalla UE.

Verschueren ha concluso: “Come è stata votata oggi, la direttiva finirà per rendere ancora più forti gli attori più forti del mercato e gli attori più deboli – agricoltori, PMI e consumatori – ancora più deboli. Questa direttiva non dovrebbe certo essere una caccia alle streghe nei confronti del commercio al dettaglio e all’ingrosso per riempire le tasche degli azionisti delle multinazionali e non fare nulla per gli agricoltori”.

Un altro punto importante è che la direttiva conferisce diritti ai venditori, ma nessuno agli acquirenti. Questo approccio mette in discussione alcuni dei principi fondamentali dell’UE sulla parità di trattamento e il rispetto della base giuridica. In una lettera alla Presidenza, 22 amministratori delegati al dettaglio e all’ingrosso delle principali insegne europee, da Ahold Delhaize a Auchan Retail, da Carrefour a Lidl, hanno chiesto un parere sulla legalità di queste modifiche (vedi qui).

Blockchain, cosa è e come e perché la utilizzerà Carrefour

Rendere tracciabile senza ombra di dubbio e in piena trasparenza la catena del pollo allevato all’aperto, senza antibiotici, grazie alla tecnologia Blockchain: il progetto di Carrefour partirà in tutti i canali, dall’online ai punti vendita italiani dell’insegna francese, il 29 settembre.

Ma cosa serve realmente la Blockchain? Tecnicamente è una tecnologia che consente la creazione e gestione di un grande database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Rete che in questo caso è la filiera, coivolta in tutti i suoi passaggi e attori, che quotidianamento inseriscono in modo dinamico sul web le infomazioni che riguardano, in questo caso il pollo. “Sono dati reali e non modificiabili – ha spiegato Giovanni Panzeri, direttore MDD di Carrefour, al Salone Carrefour di quest’anno – trasferiti in modo assolutamente sicuro” (la Blockchain è la tecnologia usata per i trasferimenti di Bitcoin, ndr).

Le informazioni vengono caricate su una landing page e, in modo totalmente trasparente, arrivano al cliente che, inquadrando il QR Code che comparirà sulla confezione con un qualsiasi lettore, potrà visionare tutte le informazioni reali su quel singolo prodotto. Ovvero data di nascita del pulcino, luogo e azienda di produzione, allevamento e trasformazione, tipo di alimentazione, packaging, certificato di trasmissione e infine, come bonus, una serie di ricette per cucinare la materia prima.

Questi i vantaggi lato cliente. “Lato disitributore, la blockchain vincola il produttore nostro partner a garantire che ogni singolo pulcino, uovo, pollo risponda a tutti i requisiti. Altrimenti dovremmo fare controlli a campione, il che implicherebbe migliaia di persone che controllano su tutti i siti cosa viene fatto. Il valore aggiunto su questo piccolo investimento della blockchain è enorme sulla assicurazione che possiamo dare a noi stessi e ai clienti circa l’impegno che ci prendiamo su quei prodotti tutti i giorni in tutti i negozi – ha spiegato dice Gabriele Di Teodoro, Direttore commerciale Carrefour Italia -. Sono pratiche già in atto: quello che chiediamo ai produttori è semplicemente di digitalizzarle caricandole continuativamente e renderle trasparenti”.

 

Dopo i polli, agrumi e pomodori

I prossimi passi? “Abbiamo in previsione di lanciare altre blockchain su altri prodotti, rendere le filiere sempre più trasparenti e appannaggio di tutti. Stiamo lavorando a ritmi forzati per essere pronti per la filiera delle arance e dei limoni, e abbiamo in progetti di lavorare sui pomodori di filiera per il prossimo raccolto”.

“La scelta è stata quella di partire da filiere “sensibili” ed emblematiche della sfida che Carrefour sta affrontando su varie questioni – dice Teodoro -: con quella degli agrumi ad esempio si è scelto di lavorare sulla tutela della biodiversità, perché l’utilizzo di pesticidi anche consentititi dalla legge sta avendo un impatto devastante su alcuni insetti impollinatori, mentre i pomodori sono a rischio per i noti problemi di caporalato. Nella filiera degli agrumi abbiamo lavorato con il Crea a un progetto a tutela delle api, che comunicheremo tra breve”.

La palla passa a questo punto al cliente che sarà messo nelle condizioni di scegliere quale tipo di prodotto vuole consumare, e perché.

La blockchain risulta essere il naturale sbocco di un lavoro che Carrefour fa sulla qualità della filiera, al cuore del progetto “Act For Food”, programma di azioni concrete, focalizzato su origine dei prodotti, sicurezza alimentare e relazione con il mondo agricolo che ha tre obiettivi: concretizzare la consapevolezza verso un consumo sostenibile e responsabile, favorire la democratizzazione del biologico e valorizzare la filiera in un’ottica di maggiore sicurezza e trasparenza.

“In un secondo tempo stiamo pensando di utilizzare anche la realtà aumentata, per mostrare in modo ancora più diretto al consumatore da dove viene il prodotto, dove è stato coltivato o allevato e da chi” conclude Teodoro.

 

Cosa “vedo” del prodotto grazie alla blockchain

Pasta 100% con grano italiano e alto-proteico: la nuova ricetta de La Molisana

Da settembre pasta La Molisana arriva sugli scaffali con una nuova ricetta, fatta con grano esclusivamente italiano e alto-proteico (fino al 17%). Tutto ciò è reso possibile da un percorso virtuoso di agricoltura sostenibile che valorizza le colture locali attraverso parametri qualitativi e tecnologici altissimi. Il grano proviene infatti da Molise, Puglia, Marche, Lazio e Abruzzo, dove gli accordi di filiera messi in atto da La Molisana riconoscono agli oltre 1.450 agricoltori un prezzo minimo garantito e introducono modelli premiali che incentivano la qualità della materia prima.
In questo modo La Molisana mette a punto un importante strumento per sostenere l’agricoltura italiana, creare un legame stabile con i coltivatori e tutelare il loro lavoro.

Questo impegno sarà ben evidente sulle nuove confezioni che orgogliosamente mostrano la scritta ”solo grano italiano decorticato a pietra”. La novità interessa l’ampia gamma di formati sia classici, sia integrali. Compreso l’iconico Spaghetto Quadrato che si rifà alla tradizione regionale abruzzese-molisana dello spaghetto alla chitarra, i Rigatoni e le Farfalle Rigate Integrali, rivisitazione delle classiche farfalle in ridotte dimensioni dalla texture ruvida e porosa grazie alla trafilatura al bronzo è esaltata dalla rigatura su un lato, perfetta per catturare il condimento.

L’azienda ha anche lanicato il nuovo concorso “La Molisana e Gli Incredibili, insieme per una pasta da eroi”: modalità e informazioni su www.lapastaincredibile.it da dove è anche possibile scaricare il ricettario

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