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Orogel premiata da Carrefour Italia per la sua lotta contro lo spreco

Tra oltre 650 fornitori, Orogel è stata premiata da Carrefour Italia nell’ambito del progetto “La Grande Sfida dei Fornitori contro lo spreco alimentare”. Due, essenzialmente, i requisiti più apprezzati:

  • le sue efficaci politiche aziendali
  • le iniziative messe in atto per la prevenzione, il riutilizzo, il recupero e la ridistribuzione dei prodotti alimentari.

Nella motivazione del riconoscimento si legge: “Tra le pratiche implementate per la riduzione degli sprechi, l’azienda si è concentrata sulla riduzione dei sottoprodotti della lavorazione di vegetali grazie all’innovazione tecnologica nelle fasi di cernita del prodotto. La selezione è infatti diventata più mirata grazie allo sviluppo di cernitrici a telecamere e a raggi laser; tecnologie che hanno portato ad una maggior capacità di individuare e scartare i corpi estranei riducendo la precedente perdita di prodotto conforme per errato scarto. Le prime sperimentazioni su macchine cernitrici automatiche sono iniziate nel 2009 testando diversi modelli e fornitori: oggi, a 7 anni dal primo progetto pilota, questa tecnologia è utilizzata su tutti i vegetali tal quali lavorati in azienda, sino ad arrivare a prodotti miscelati, come il minestrone”.

“Siamo convinti che questo premio sia il riconoscimento all’impegno che stiamo mettendo da anni a combattere lo spreco a favore della sostenibilità vera – dichiara Silver Giorgini, direttore Qualità e Innovazione prodotti Orogel. Ciò che ci rende particolarmente fieri di averlo meritato è che non ci è stato dato sulla base di una dichiarazione nostra, ma a seguito di indagini serie: qui da noi in azienda è venuta una società specializzata che, per conto di Carrefour, ha verificato i nostri processi produttivi e, in seguito, siamo stati giudicati e infine premiati da un comitato di esperti nominato sempre da Carrefour”.

Spreco alimentare, entra in vigore la legge che aiuta a donare

Agevolare le donazioni di alimenti (ma anche farmaci e abbigliamento) lungo tutta la filiera più che renderle obbligatorie: è questa la strada (già intrapresa con precedenti decreti) della legge contro lo spreco alimentare 166/2016, approvata lo scorso 2 agosto ed entrata in vigore questa settimana.

La legge, che intende ridurre gli sprechi “nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione”, vuole favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all’utilizzo umano; il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale; contribuire alla limitazione degli impatti negativi sull’ambiente e sulle risorse naturali mediante azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti e a promuovere il riuso e il riciclo al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti; contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare previsto dal medesimo Programma nonché alla riduzione della quantità dei rifiuti biodegradabili avviati allo smaltimento in discarica; contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle materie oggetto della presente legge, con particolare riferimento alle giovani generazioni. Le misure del provvedimento vanno ad affiancarsi a quelle contenute nella Legge di Stabilità 2016 che ha alzato la soglia di comunicazione della donazione da 5 a 15 mila euro. Il testo della legge 166/2016 è scaricabile all’indirizzo http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg

 

Food waste: lo spreco in Italia, Europa, Mondo

Nel mondo un n terzo della produzione mondiale di cibo destinata al consumo umano si perde o si spreca lungo la filiera alimentare ogni anno (FAO 2011), circa il 24% se misurata in calorie, ovvero 1,6 miliardi di tonnellate di alimenti, 1,3 miliardi di tonnellate se si considera solo la parte edibile. Una quantità di cibo che, se recuperata, sarebbero sufficiente, secondo il Baria Forum for Food Nutrition, a sfamare il Pianeta. Circa il 56% delle FLW avvengono nei paesi sviluppati; il restante 44% nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS).
Secondo la FAO la distribuzione lungo i diversi anelli della filiera alimentare globale è di 510 milioni di tonnellate nella produzione agricola (32%), 355 milioni di tonnellate nelle fasi immediatamente successive alla raccolta (22%), 180 milioni di tonnellate nella trasformazione industriale (11%), 200 milioni di tonnellate nella distribuzione (13%), 345 milioni di tonnellate al livello del consumatore (sia a livello domestico sia nella ristorazione, 22%).

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In Italia gli sprechi alimentari costano secondo Coldiretti 12,5 miliardi di euro che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8% nell’agricoltura e per il 2% nella trasformazione. Ogni italiano ha buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno. La Coldiretti, nel commentare positivamente l’entrata in vigore della legge contro gli sprechi alimentari annunciata dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, spiega come “la nuova legge rafforza il lavoro di contrasto facendo crescere la consapevolezza dei consumatori rispetto alle abitudini alimentari, semplifica le donazioni per le aziende e per la prima volta anche per l’agricoltura svolge un ruolo da protagonista, attraverso le donazioni dirette agli indigenti”.

In Europa si sprecano oltre 100 milioni di tonnellate/anno di alimenti (2014, European Commission DG Health and Consumers) escluse le perdite nella produzione agricola e i rigetti in mare di pesce.
La ripartizione dello spreco alimentare in Europa per anello della filiera vede in primo piano il consumo domestico (42% per circa 38 milioni di tonnellate, pari a circa 76 kg per abitante/anno), seguito dalla trasformazione industriale (39%), dalla ristorazione (14%) e dalla distribuzione (5%, fonte BIOIS 2010).

 

Distribuzione in prima linea

Anche se la distribuzione contribuisce percentualmente in minima parte (ma comunque con ingenti quantitativi), va detto che molte delle catene già si spendono in attività di “riciclo solidale”, da Coop a Conad, Selex, Pam a Carrefour. «È una buona legge, che permette a Coop di potenziare i progetti anti-spreco che già portiamo avanti da anni – ha commentato Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop, in occasione dell’approvazione della legge. Coop solo nel 2015 ha donato ad oltre 800 organizzazioni del volontariato di ispirazione religiosa e laica 5.143 tonnellate di derrate alimentari, pari ad un valore di oltre 24 milioni di euro, che hanno permesso di fornire 6 milioni di pasti a persone in difficoltà».

Grégoire Kaufman,  direttore commerciale e marketing Carrefour Italia, ha detto: «Lo spreco alimentare è un tema da affrontare con la massima priorità e per il Gruppo Carrefour è la chiave decisiva per definire un nuovo concetto di sostenibilità. In questo senso, un passaggio importante è rappresentato dalla recente legge Gadda sulla lotta allo spreco alimentare. Ma non basta, perché credo che per far sì che questa legge abbia un senso, ciascun player deve dare il proprio contributo. Ed’ è per questo che da anni stimoliamo i nostri fornitori nel condividere questo impegno».

I nostri articoli sul tema:

Spreco zero: l’impegno decennale di Coop Lombardia, 809 tonnellate recuperate nel 2015

Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

Tesco combatte lo spreco in tutti i pdv con il cloud, dalla fattoria alla tavola

Lotta allo spreco: Banco Alimentare mappato nella piattaforma Gs1 per la Gdo

Carrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibile

Packaging e spreco alimentare: confezioni piccole e più informazioni per agevolare i consumatori

Gdo contro lo spreco/1: parte la collaborazione tra Végé e Last Minute sotto casa

Gdo contro lo spreco/2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”, concorso zero waste

Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa

Terremoto, Coldiretti presenta le caciotte solidali a sostegno dell’economia locale

Il mercato di Campagna Amica al Circo Massimo, dove sabato partirà l'iniziativa.

Una caciotta solidale, prodotta dalla cooperativa che raccoglie e trasforma la gran parte del latte proveniente dalle stalle delle aree terremotate, da Amatrice a Norcia, per fermare l’abbandono con il lavoro alla popolazione che nelle campagne terremotate: la proporrà la Coldiretti per la prima volta 3 settembre a Roma in via di San Teodoro 74 nel mercato di Campagna Amica al Circo Massimo. La vendita sarà poi estesa ai mercati di tutta Italia.

Uno dei problemi che si presentano all’indomani del grave sisma che ha colpito nel centro Italia sono infatti i danni, che hanno coinvolto quasi mille aziende agricole delle campagne terremotate. Si tratta non solo di danni strutturali alle case, alle stalle e ai fabbricati rurali, ma anche della perdite di mercato a causa della difficile collocazione del prodotto, con costi aggiuntivi per la sistemazione degli animali sfollati (sono seimila le pecore e mucche presenti nella zona) che stanno subendo ulteriori disagi a causa del maltempo, per non parlare dl crollo delle presenze negli agriturismi per la paura del sisma.

L’obiettivo è stato raggiunto attraverso l’impegno per garantire la funzionalità delle stalle dove servono mangimi, acqua, energia, attrezzature per la mungitura e ricoveri sicuri per le mucche sopravvissute. Da superare anche il grave problema della conservazione e della raccolta del latte, con frane e smottamenti sulle strade rurali distrutte o interrotte. “Far vivere le stalle significa far ripartire l’economia e l’occupazione e contrastare l’abbandono in un territorio senza alternative all’agricoltura” spiegano dalla Coldiretti.

In occasione dell’iniziativa, gli agriturismi della Coldiretti prepareranno nel punto ristoro la pasta con un sugo all’amatriciana fatto realmente con ingredienti al 100% Made in Italy, dal grano nazionale impiegato nella pasta al pomodoro al pecorino romano fino al guanciale, ottenuto da maiali allevati in Italia. Per ogni piatto consumato, saranno destinati 2 euro ad azioni di sostegno alle popolazioni delle aree terremotate, con l’adesione alla campagna di solidarietà globale fondata sulla valorizzazione del piatto tipico della località più colpita dal sisma.

Doc Maremma Toscana: riviste le norme del Disciplinare

DOC Maremma Toscana: a cinque anni dal riconoscimento della denominazione ottenuta nell’intero territorio della provincia di Grosseto, i produttori hanno avvertito l’esigenza di rivedere le norme che ne regolano e disciplinano la produzione.

“Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana è nato due anni fa con l’obiettivo, tra gli altri, di tutelare e salvaguardare la DOC Maremma Toscana, intervenendo, se necessario, anche sulle regole che ne disciplinano la produzione. Siamo soddisfatti di aver concluso positivamente e in modo così celere la prima parte di questo importante percorso, che porterà la DOC a un disciplinare di produzione più adeguato alle esigenze del mercato e del territorio” – dichiara Edoardo Donato, Presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.

Le principali modifiche riguardano la revisione della base ampelografica prevista per la produzione delle tipologie Rosso e Bianco: viene infatti eliminata la presenza obbligatoria di un solo vitigno prevalente (Sangiovese, per almeno il 40% nel caso del Rosso, Vermentino e/o Trebbiano toscano, nel caso del Bianco) e viene consentita la produzione con la presenza, da sole o congiuntamente, delle prime cinque varietà a bacca rossa e bianca più coltivate sul territorio, per un minimo del 60%.

Verranno ammesse e inserite nuove tipologie varietali e, in particolare, Cabernet Franc e Petit Verdot, molto diffuse in Maremma con superfici intorno ai 170 ettari, e Pugnitello, un vitigno autoctono del territorio, reperito nel 1978 in un vecchio vigneto vicino a Cinigiano e oggetto di sempre maggiore interesse da parte dei viticoltori maremmani.

Viene inoltre consentita la possibilità di presentare i vini della DOC Maremma Toscana con l’indicazione in etichetta di due varietà, inserendo quelle che comunemente si chiamano tipologie “bivarietali”, una novità assoluta fra le DOP Toscane (ad oggi, infatti, i bivarietali sono consentiti, in Toscana, esclusivamente per i vini IGT).Schermata 2016-07-19 a 15.44.55

Sarà introdotta la tipologia Rosato per il Vino Spumante e per alcuni vini varietali da uve a bacca rossa (Alicante, Ciliegiolo, Sangiovese, Merlot e Syrah) e la menzione tradizionale “Governo all’uso toscano”, che sarà utilizzabile solo per il vino Rosso e per la tipologia varietale Sangiovese.

Altro elemento di caratterizzazione dei vini della DOC sarà rappresentato dall’inserimento della qualifica Riserva, ma solo per il tipo Rosso e Bianco con la previsione, nel primo caso, di un invecchiamento obbligatorio di due anni di cui almeno sei mesi in botti di legno, mentre nel secondo di un affinamento minimo di un anno.

Una delle modifiche probabilmente più rilevanti per la tutela della qualità e della reputazione dei vini della Denominazione è la previsione della restrizione dell’imbottigliamento alla sola zona di produzione e alle aree limitrofe. Questo renderà possibile, fatte salve le deroghe che comunque la norma nazionale e comunitaria pone a salvaguardia dei diritti acquisiti, l’imbottigliamento nella provincia di Grosseto e in alcune province della Regione Toscana, consentendo di garantire l’origine dei vini e assicurare l’efficacia dei controlli.

Modifiche minori, infine, riguardano l’inserimento di un limite temporale per l’immissione al consumo dei vini rossi della DOC (non prima  del 1° marzo dell’anno successivo alla vendemmia) e la limitazione d’uso di alcuni recipienti per il confezionamento dei vini.

Il prossimo passo sarà l’istruzione della domanda da inoltrare agli uffici regionali e al Ministero delle politiche agricole. Le nuove regole saranno applicabili, con molta probabilità, a partire dalla vendemmia 2017.

“Prosegue l’attività del Consorzio a supporto della DOC Maremma Toscana con un intervento, in questo caso, che tende ad incidere sulle regole produttive e commerciali della Denominazione in modo da renderla sempre più appetibile sul mercato senza perdere di vista, tuttavia, l’importanza della sua tutela e salvaguardia” – dichiara Luca Pollini, Direttore del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.

Il Consorzio

Conta 349 aziende – di cui 64 con produzione “verticale” – e un totale di 4 milioni di bottiglie prodotte e opera nell’intera provincia di Grosseto, una vasta area nel sud della Toscana che si estende dalle pendici del Monte Amiata e raggiunge la costa maremmana e l’Argentario fino all’Isola del Giglio. La DOC dispone di una zona di produzione di quasi 8.600 ettari di vigneto, dei quali 1.630 sono stati utilizzati per produrre i vini della Denominazione durante la vendemmia 2015. I dati riferiti ai vini imbottigliati con la DOC Maremma Toscana nei primi 6 mesi del 2016 fanno segnare un’ulteriore crescita dei quantitativi, attestandosi a circa 21.700 ettolitri contro i 32.260 dell’intero 2015. Obiettivo del Consorzio è quello di unire e valorizzare le diversità del territorio della Maremma, esaltandone tutta la complessità, non solo enologica, ma anche turistica, agricola, storica e culturale.

Cpr System, leader degli imballaggi, chiude un 2015 da record

CPR SYSTEM , la cooperativa di Gallo ( Ferrara) leader italiana degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili (che associa nel suo circuito tutti gli attori della filiera, tra cui COOP, CONAD, PAM, BENNET, GIGANTE, SELEX, SIGMA, SISA, 3A) chiude il 2015 con risultati che rilevano incrementi a doppia cifra per tutti gli indicatori  presentati  all’Assemblea Generale.

Una crescita importante che vede l’incremento del +10,5% per le cassette, del + 11,1% per i pallet, del +15,2% per i mini bins.
Cresce il fatturato del Gruppo da 47,9 milioni di euro nel 2014 a 51 milioni di euro nel bilancio 2015, cresce l’utile e il ristorno ai soci che raggiunge 3,5 milioni di euro.

Il 2015 ha visto anche un nuovo riassetto nel gruppo CPR con la nuova vision della società FCLog Spa (controllata al 70%) ex CPR Servizi, non più soltanto società specializzata nella   gestione dei magazzini, ma anche società per lo sviluppo commerciale.
Valori e scelte premianti oggi che si riassumono nei risultati di un anno eccezionale.
Crescono le movimentazioni complessive arrivando a 123,5 milioni totali.

Le opinioni
“Questi risultati – dichiara Maura Latini Presidente di CPR SYSTEM – sono frutto di un grande impegno comune e della determinazione ad operare, sempre, con l’obiettivo dell’efficienza, un impegno che ha preso spunto da un indirizzo strategico forte e chiaro indicatoci dai Soci.
L’efficienza – prosegue Maura Latini –  è un modello di gestione che produce risultati   brillanti, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello ambientale; i nostri progetti di miglioramento dei consumi energetici, la cogenerazione, l’autoproduzione di energia elettrica, la stessa rigranulazione, sono tasselli di un sistema produttivo virtuoso  che riesce a trarre vantaggio dal rispetto dell’ambiente. A dimostrazione di come, ben utilizzando l’innovazione, sia possibile coniugare al meglio rispetto per l’ambiente e risultati economici brillanti.

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Da sinistra: Monica Artosi, Francesco Avanzini, Maura Latini, Gianni Amidei

La crescita di CPR SYSTEM infatti, documentata dai risultati del bilancio 2015, è dettata da precise scelte di gestione e da numerose innovazioni messe in campo dalla Cooperativa di Gallo.
“ Abbiamo attivato sinergie più forti con i nostri soci  distributori  – dichiara  Monica Artosi, Direttore Generale di CPR SYSTEM – e messo a punto nuove strategie di sviluppo attraverso FCLog, abbiamo aperto un canale di scambio con la Spagna ed avviato il circuito carni, abbiamo dato input di crescita al circuito dei pallet, migliorandone il potenziale ed infine abbiamo beneficiato di un anno con condizioni climatiche favorevoli che hanno fatto crescere  i consumi  di ortofrutta; tutti questi fattori  insieme – conclude Monica Artosi  – hanno determinato i risultati 2015 e messo in evidenza le grandi potenzialità di ulteriore crescita del nostro circuito.”
E   di predisposizione a crescere parla anche  Francesco Avanzini Direttore Commerciale Consorzio Nazionale Conad:
“Il percorso intrapreso fino ad oggi – dichiara Avanzini  – mette in evidenza le grandi potenzialità di crescita che ancora abbiamo davanti e che vanno perseguite con impegno crescente per ottenere risultati che avranno ricadute positive su tutto il comparto, dalla produzione, alla distribuzione, fino ad arrivare al consumatore.”
Il Vice Presidente di CPR SYSTEM Gianni Amidei, ripercorrendo la storia della cooperativa di Gallo dichiara: “CPR SYSTEM è un esempio virtuoso unico in Europa che dimostra, con la sua storia, quanto sia importante e decisiva la coesione tra i diversi attori della filiera per realizzare innovazione nel settore ortofrutta. La produzione e la distribuzione con CPR hanno saputo dialogare e costruire un modello di gestione degli imballi in plastica che oggi può essere considerato il più efficiente e vantaggioso sul mercato.”

Il gruppo

CPR SYSTEM associa nel suo circuito tutti gli attori della filiera, dai produttori ortofrutticoli (1000 aziende di ortofrutta di ogni dimensione),  ai 54 distributori  tra cui COOP, CONAD, PAM, BENNET, GIGANTE, SELEX, SIGMA, SISA, 3A ed altri, agli stampatori degli imballaggi ed alcune aziende di servizio per gestire i trasporti, il facchinaggio, la movimentazione .
Un circuito virtuoso, unico in Italia che, da sempre, ha messo in primo piano valori importanti come la sostenibilità e l’efficienza, la qualità del servizio, l’etica di gruppo, l’attenzione alla base sociale.

Rio Mare ottiene la certificazione per il suo sistema di tracciabilità all’avanguardia

Rio Mare taglia un traguardo importante, ottenendo –  prima azienda italiana produttrice di tonno e tra le prime al mondo – la certificazione internazionale ISO 22005 (Sistema di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari) rilasciata da DNV GL  – un ente terzo di certificazione leader mondiale nel settore. Un riconoscimento importante al suo sistema di tracciabilità all’avanguardia, che consente di monitorare una filiera complessa come quella del tonno. Questo importante progetto, che coinvolge oltre 500 referenze prodotte su 10 linee produttive, permette di ricostruire la storia di ogni confezione, oltre a mettere in relazione dati, analisi e controlli lungo tutta la filiera. Infatti, grazie ad un processo all’avanguardia, che sfrutta tutte le potenzialità digitali di mappatura, conservazione dei dati e connessione in tempo reale, Rio Mare verifica ed esamina tutti i suoi fornitori a livello globale monitorando e controllando tempestivamente i dati sugli approvvigionamenti, ivi compresi quelli relativi alla diversificazione dei metodi di pesca utilizzati, delle specie di tonno e delle area di pesca.

Grazie a questo sistema i consumatori possono conoscere, per ogni singolo prodotto di Rio Mare, tutte le informazioni relative alla provenienza della materia prima attraverso i siti web www.riomare.it e www.riomare.com: il tipo di nave utilizzata per la pesca, la sua nazionalità, la zona geografica, la data in cui la pesca è avvenuta, la tecnica di pesca utilizzata, la specie di pesce inscatolato e la data del suo inscatolamento.

“Siamo particolarmente orgogliosi di aver ottenuto la prestigiosa certificazione internazionale per la tracciabilità della filiera del tonno, un primato che ci pone come azienda all’avanguardia anche in tema di pesca sostenibile e sicurezza alimentare. Questo importante traguardo, ci permette infatti di controllare in tempo reale la materia prima utilizzata nei nostri prodotti, di monitorare costantemente lo stato di avanzamento dei nostri impegni per una pesca sostenibile e di comunicare ai nostri consumatori, in maniera trasparente e credibile, dati certificati da un importante ente terzo indipendente come DNV GL” – afferma Luciano Pirovano, Corporate Social Responsibility Director di Bolton Alimentari – “Si tratta di uno sforzo imponente considerando che sono oltre 3 milioni le lattine prodotte giornalmente nello stabilimento di Cermenate, il più grande e tecnologicamente avanzato d’Europa”.

“La certificazione di rintracciabilità di filiera secondo lo standard internazionale ISO 22005 ottenuta da Bolton Alimentari, consente di identificare e tenere traccia di ogni aspetto dell’attività degli operatori coinvolti nella supply chain del tonno; dal ricevimento del prodotto negli stabilimenti di prima lavorazione fino allo stabilimento di produzione in cui il tonno viene preparato in lattina o vasetto, allo stoccaggio nei magazzini fino alla vendita ai distributori.” Spiega Carmine Lamanna, Food&Beverage External Relations Manager, di DNV GL. “Un risultato importante che vede nella trasparenza e affidabilità dei valori da perseguire, chiave per la relazione con il consumatore”.

L’iniziativa è espressione del più ampio progetto di Corporate Social Responsibility di Rio Mare denominato “Qualità Responsabile” le cui aree di azione sono: la pesca e la tutela dell’ecosistema marino, il rispetto dell’ambiente, il rispetto delle persone e la corretta alimentazione. L’impegno dell’azienda, infatti, è quello di garantire ai consumatori una qualità a 360° perseguita responsabilmente lungo tutta la filiera, nel rispetto dell’ambiente e delle persone, dal mare alla tavola.

Granarolo: nuove sinergie grazie alle due recenti acquisizioni in Svezia e Svizzera

Granarolo – il maggiore gruppo agro industriale del Paese a capitale italiano – ha acquisito il 50% di Matric Italgross AB, società svedese di distribuzione di marchi italiani leader di categoria, e il 60% di Comarsa SA, società di distribuzione di prodotti Food Made in Italy in Svizzera, quarto mercato per export di prodotti italiani caseari in Europa.

“Da inizio anno Granarolo – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo – ha finalizzato tre nuove acquisizioni che rientrano nel piano di diversificazione dell’offerta dei prodotti (qui si inserisce l’acquisizione di Con.Bio, specializzata in gastronomia vegetale) e diversificazione dei mercati funzionali al raggiungimento del piano strategico 2016-2019 che dovrebbe portare il Gruppo a un fatturato di oltre 1.500 mln di Euro in tre anni. In particolare, le due operazioni Europee annunciate, in Svizzera e in Svezia, sono strategiche per sviluppare i brand Granarolo in mercati ricchi di opportunità, che offrono sinergie immediate: da un punto di vista di gestione logistica, data la vicinanza territoriale della Svizzera e grazie a una presenza di Granarolo già consolidata nei formaggi freschi in penisola scandinava. Abbiamo l’obiettivo di superare il 35% di fatturato realizzato oltre confine nel prossimo triennio, grazie ad operazioni simili che porteranno Granarolo a diventare il Gruppo di riferimento per i prodotti agroalimentari italiani”.

Le due società
L’acquisizione di Matric Italgross AB, seconda piattaforma commerciale di prodotti enogastronomici italiani in Svezia e proprietaria dei marchi Matric e Matilda, permetterà a Granarolo di sviluppare già da subito sinergie sul mercato oltre a favorire un ulteriore sviluppo dei suoi prodotti “core” (formaggi in particolare) nel paese. Il Gruppo è già leader in termini di quote di mercato nell’area scandinava dove commercializza formaggi freschi italiani.
Matric, fondata nel 1991 e con un fatturato di 185 milioni di SEK (pari a circa 20 mln di Euro) nel 2015, si avvale di tre piattaforme logistiche che garantiscono una copertura su tutto il territorio svedese.

La seconda acquisizione riguarda Comarsa SA, azienda leader nella distribuzione di prodotti alimentari italiani in Svizzera, fondata da Gianfranco Bortolato nel 1979. Comarsa sviluppa un fatturato di 29 milioni di CHF (pari a circa 27 mln di eEuro) derivante dalla distribuzione di prodotti alimentari italiani di diverse categorie (formaggi, olio e aceto, pasta, condimenti vegetali, surgelati …). L’operazione di acquisizione permetterà a Granarolo di entrare nel mercato svizzero – particolarmente ricco e premiante nonché geograficamente vicino – inizialmente con i propri prodotti caseari e con i propri prosciutti.
La società dispone di una piattaforma di 2.500 mq. nel cuore del Canton Ticino da dove serve logisticamente tutti i Cantoni ed effettua servizi di tentata vendita in tutto il Ticino.

Love It: grande successo per l’experience store che promuove le eccellenze made in Italy

Love It, il primo Experience Store dedicato alla promozione del Made in Italy a più di un anno dal suo debutto brinda al successo della sua formula imprenditoriale e si prepara ad esportare il suo format all’estero scommettendo su Praga. Ma quali sono i suoi ingredienti vincenti? Semplice: passione per la qualità, vocazione per la filiera corta, ma soprattutto, promozione e salvaguardia delle eccellenze eno-gastronomiche del Belpaese.

Marcello Melda“Love It – che riunisce in un ambiente dal design raffinato ristorante, pizzeria, caffetteria, gelateria e market  –  è molto più di un semplice locale di degustazione perché mette al centro le persone e le loro storie, creando un vero e proprio mood di socializzazione e condivisione”, spiega con soddisfazione Marcello Melda, Amministratore Delegato di Love It. “L’anima del nostro store è nel piacere della tavola e della convivialità che rende unica la cultura italiana. Ecco perché la nostra ambizione è quella di esportare il nostro modello imprenditoriale per far conoscere il Made in Italy in tutto il mondo”.

I numeri di un successo tutto italiano

Love It ha al suo attivo un network di 300.000 produttori agricoli dei quali promuove le eccellenze e può vantare un trend in continua crescita. E a confermare il successo della formula Love it sono anche i numeri: nel corso di Expo 2015 sono state servite sotto le cupole di Love It Food più di 700 mila persone e più di due milioni di visitatori sono passati dalla sua area espositiva. E ancora: durante Expo 2015, più di 400 mila persone hanno gustato la pizza firmata Love It. Infine, dall’apertura dell’Experience Store di Via Rugabella, avvenuta a ottobre 2015, il team di Love It ha servito più di 50 mila persone.

Il debutto a Praga

Fra le ambizioni di Love It ora c’è l’Europa: dal cuore della city milanese, Love it si prepara all’importante debutto del suo format a Praga, previsto entro la fine del mese di dicembre 2016 con un locale che si estenderà su una superficie di 380 mq. nel cuore del centro storico della capitale ceca.Love it_2

“Praga è un mercato strategico per l’esportazione del Made in Italy e sarà la prossima capitale europea nella quale approderemo a fine 2016. Ma il nostro format resterà fedele a se stesso e diventerà un’occasione per promuovere anche all’estero la cultura dell’Italian Food e della convivialità che ci rende unici”, conclude il manager. “All’esterno del nostro store verrà esposto l’Italian Table code, un insieme di regole e suggerimenti che segnalerà ai nostri clienti quali sono le regole per vivere la convivialità italiana. Qualche esempio? Niente cellulari né iPad, tavoli no smoke, ed un tavolo “Social” per favorire incontri e convivialità”.

La formula imprenditoriale
La formula imprenditoriale di Love It abbina al valore aggiunto delle materie prime di qualità una selezione esclusiva di prodotti eno-gastronomici italiani. Ispirato dalla filosofia della filiera corta, Love It è costantemente impegnato nella ricerca dei tesori enogastronomici del Belpaese. Grazie ai rapporti diretti con i produttori, Love It elimina ogni tipo di intermediazione nella catena distributiva, abbattendo i costi di prodotto per consentire ai suoi clienti di portare in tavola prodotti di alta gamma.

“Real Italian Food”: Love it per i piccoli produttori.
Con il claim “Real Italian Food”, Love It dà voce ai piccoli produttori italiani dell’agro-alimentare offrendo loro un potente canale di promozione, visibilità ed esportazione. Grazie al suo network di partner internazionali, Love It fa sistema e aggrega le migliori eccellenze del comparto agro-alimentare. In particolare, Love It è un marchio che mira all’esportazione delle vere eccellenze italiane per combattere l’Italian Sounding, l’economia “sommersa” che si alimenta attraverso la commercializzazione di prodotti Made in Italy contraffatti. La start up collabora, inoltre, con alcune delle Associazioni di riferimento nel comparto agro-alimentare, quali Unasco (Organizzazione Nazionale Produttori Olivicoli), APL (Associazione di produttori lattiero caseari di Copagri Lombardia), e COBI (Consorzio Birre Agricole).

Restyling a Rozzano per Il Gigante, e il fresco incontra la sostenibilità

Illuminazioni a led e cotture ecologiche: il mondo del fresco rinnovato con 700 mq in più. Queste le caratteristiche che hanno guidato la ristrutturazione de Il Gigante di Rozzano (Mi), lo storico punto vendita aperto per la prima volta nel 1981. Che dopo la chiusura temporanea dovuta al completamento delle opere di ristrutturazione ha riaperto i battenti. Ora il punto vendita di Rozzano presenta tante caratteristiche innovative rispetto alla struttura precedente. In primo luogo la sostenibilità ambientale. Il supermercato, con la sua riapertura, è stato infatti dotato di un nuovo impianto di illuminazione a led per la riduzione delle emissioni (pari a 115.284 kg di CO2 nell’atmosfera) e l’abbattimento totale delle radiazioni di raggi ultravioletti e infrarossi. Inoltre, avendo una durata superiore rispetto ad altre fonti di iluminazione, i led generano calore ma lo trattengono al loro interno, mantenendo così una temperatura media che raramente supera i 50°C. Importante per non incidere sulla conservazione dei prodotti freschi esposti in vendita.

Sempre in ottica di sostenibilità ambientale, il nuovo punto vendita di Rozzano ha introdotto il forno a pellet, in grado di garantire una cottura rispettosa dell’ambiente. Il pellet, infatti, è un legno combustibile che genera calore naturale privo di qualsiasi collante o additivo chimico, oltre a essere una fonte energetica rinnovabile classificata a “zero emissioni”. Grazie a questa innovazione Il Gigante di Rozzano eviterà di immettere in atmosfera 130.500 kg di CO2.

Un format che punta sul fresco

Spostando l’attenzione ai reparti, il format del nuovo punto vendita mette in risalto quelli del fresco, il vero fiore all’occhiello del Gruppo. Il reparto pescheria è realizzato con arrivi giornalieri di pesce fresco dai mari italiani ed esteri, quello della macelleria con carni garantite perché controllate dai veterinari in collaborazione con gli allevatori, scelti dopo accurate selezioni, e il reparto gastronomia con salumi e formaggi della tradizione italiana che tramandano il gusto delle specialità più tipiche. Inoltre, anche questo supermercato è dotato di laboratori per la produzione di piatti realizzati con prodotti di qualità.

“Vogliamo offrire il meglio in termini di esperienza di acquisto – afferma Giancarlo Panizza, Presidente e fondatore del Gruppo Il Gigante – sia per quanto riguarda la qualità dei prodotti, sia per quello che concerne la tutela dell’ambiente”. La riapertura del nuovo punto vendita di Rozzano rappresenta quindi un passo avanti nel creare un ambiente attraente e confortevole, “servire i clienti nel modo più efficiente, essere un’azienda italiana che difende i valori e le tradizioni, soddisfacendo le nuove esigenze” aggiunge Panizza.

Oggi il gruppo Il Gigante conta 55 negozi, tra cui 20 ipermercati, 23 superstore, 12 supermercati (di cui 2 in affiliazione a marchio Il mio Gigante), e 14 ristoranti, distribuiti nei territori di Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Liguria. In tutto il Gruppo conta circa 6.000 dipendenti.

Il Gigante è associato a Selex Gruppo Commerciale, che opera nel settore della grande distribuzione con 2.470 punti vendita in tutta Italia gestiti dalle aziende associate. In tutto, il Gruppo Selex conta più di 31.000 addetti.

Brexit: Coldiretti, a rischio export prodotti Made in Italy, Gb primo mercato per lo spumante

Urne aperte in Gran Bretagna per decidere se rimanere o meno nel Unione Europea, e Coldiretti fa il punto della situazione nel caso vinca l’uscita. Sarebbero pesanti le conseguenze per l’agroalimentare italiano: il Regno Unito è infatti il quarto mercato di esportazione dei prodotti agroalimentari italiani. In particolare sarebbero colpiti alcuni prodotti, a partire dallo spumante, per cui nel 2016 l’isola di Albione è stato il primo sbocco commerciale,  con un aumento del 36% di bottiglie esportate nel primo trimestre che ha portato al sorpasso sugli Stati Uniti.

Per effetto della inevitabile svalutazione in caso di uscita dall’Ue, infatti, i rapporti commerciali sarebbero sconvolti. Un vero problema, dato che il saldo commerciale agroalimentare con l’Italia è decisamente positivo; la Gran Bretagna importa in un anno 3,2 miliardi di euro dall’Italia, con una tendenza progressiva all’aumento, mentre esporta verso il nostro Paese 701,9 milioni di euro, con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni. Ad essere maggiormente colpiti sarebbero i prodotti  piùrichiesti: lattiero caseari, ortofrutta e vino e spumanti.

 

Politiche comunitarie, le controverse etichette semaforo

Gli effetti riguarderebbero anche le politiche comunitarie: la Coldiretti ricorda che la Gran Bretagna riceve il 7% delle risorse destinate alla politica agricola dall’Unione Europea e si posiziona al sesto posto nella classifica dei maggiori beneficiari, nonostante sia al tredicesimo posto come numero di aziende agricole che sono circa 187mila. Inoltre storicamente la Gran Bretagna è il Paese che ha contrastato maggiormente le politiche di tutela qualitativa delle produzioni agricole a favore di una standardizzazione verso il basso.

L’ultima battaglia che oppone l’Ue alla Gran Bretagna è quella sulle etichette a semaforo. Allo scorso aprile risale il parere del Parlamento europeo sulla Relazione Kaufmann relativa al programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione europea, nella quale si invita la Commissione a “riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità ed eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali”, ovvero quelle soglie tecniche di determinati nutrienti “critici” (come grassi, grassi saturi, zuccheri, sale). Fino ad ora la Commissione non ha mai dato seguito alla loro definizione e ha di fatto tollerato la decisione della Gran Bretagna di far adottare il sistema “a semaforo” dal 98% dei supermercati inglesi. Si tratta di una informazione visiva sul contenuto di nutrienti con i bollini rosso, giallo o verde ad indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute. La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Con la conseguenza di escludere dalla dieta alimenti sani e promuovere, ad esempio le bevande gassate senza zucchero. Vittime illustri del sistema sono risultati il 60% delle produzioni Made in Italy, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche gli oli extravergine di oliva, la mozzarella o le nocciole

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