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Con il progetto AgriCultura Zuegg integra la filiera a partire dai campi

Oswald Zuegg

Oswald Zuegg ha di che essere soddisfatto. Non solo perché a luglio ha completata la riunificazione delle quote dell’azienda, che festeggia quest’anno i 125 anni di attività, sotto il diretto controllo della sua famiglia («In questo modo la quinta generazione, i miei figli, potranno prendere decsioni con maggiore libertà d’azione»). Non solo perché il 2015 è avviato a chiudersi con ricavi di 244 milioni di euro, in crescita rispetto al 2014 («Ma l’andamento del cambio con il Rublo è costato circa 9 milioni di euro per svalutazione degli assets») e perché il recente accordo con Wal Mart ha aperto la strada all’espansione nel mercato d’Oltreoceano.

Ma anche perché con l’annuncio del progetto Zuegg AgriCultura rafforza e struttura l’impegno che l’azienda dedica a sviluppare competenze in ambito agricolo da trasformare in prodotti di qualità per i consumatori. Da ormai dieci anni, infatti, l’azienda studia la terra e la frutta e ha intrapreso una politica di approvvigionamento diretto della materia prima scegliendo e fidelizzando aziende agricole con buoni frutteti e varietà prestigiose e sostenendo gli agricoltori con un servizio agronomico gratuito.

Zuegg AgriCultura è un passo avanti e prevede di investire in un’iniziativa interamente dedicata alla materia prima. La cura per la terra e l’attenzione per chi la coltiva diventano un piano strutturato per il futuro con la nascita di un progetto dedicato esclusivamente allo sviluppo agricolo. Con obiettivi precisi: l’acquisto, affitto e ribonifica di terreni agricoli per la coltivazione, il controllo, e la fornitura della frutta, la ricerca e selezione delle migliori varietà di frutta.

Già nel 2015 solo in Irpinia sono stati coltivati 37 ettari di terreni di proprietà o in affitto e ben 700 ettari di campi sotto controllo diretto. Sempre nel 2015 Zuegg ha riqualificato direttamente 20 ettari di terreno, il 10% in più rispetto al 2014. Due agronomi specializzati hanno inoltre supportato 174 agricoltori (il 7% in più rispetto a quelli coinvolti nel 2014).

«Entro il 2020 vogliamo incrementare a 1.100 gli ettari di terreno sotto controllo diretto e coinvolgere 250 agricoltori, con l’obiettivo di portare a 30 milioni di chili il totale di frutta coltivata (dai 20 attuali)» afferma Martina Zuegg, ideatrice e responsabile del progetto.

«Sono sempre più convinto – chiosa Oswald Zuegg – che il nostro lavoro è sempre più vicino a quello di chi produce vino. Così come il vino nasce prima in vigna che in cantina, così anche per noi è il gusto della frutta il primo passo per prodotti soddisfacenti per i nostri consumatori: L’investimento che stiamo facendo nell’integrazione e nel controllo della filiera agricola direttamente o supportando agricoltori, è un passo essenziale per la qualità dei nostri succhi e marmellate, per offrire trasparenza nell’informazione ai consumatori, per dare sostenibilità e futuro all’azienda. E in ultima analisi per rafforzare e valorizzare il brand».

Insalata quarta gamma, mercato quasi saturo. Possibilità di crescita al Sud e nei discount

L’insalata di quarta gamma piace agli italiani. Anzi, negli ultimi annivi è un travaso di consumi dalle verdure sfuse a quelle già confezionate già pulite, tagliate, lavate e pronte all’uso. Lo sottolinea Nielsen che rileva che da gennaio di quest’anno per la prima volta i consumatori di insalata confezionata hanno superato quelli di insalata sfusa. E la forbice continua ad allargarsi.

nielse IV gamma 1

“L’ampliamento del parco acquirenti (+ 300 mila famiglie nell’ultimo anno) – affermano gli analisti di Nielsen – ha contribuito alla crescita dei consumi che hanno subito un’ulteriore accelerata. Ad anno terminante maggio 2015, sono state consumate 89,3 mila tonnellate di verdura IV Gamma (+ 2,7% vs AT Mag 14) per un valore totale di oltre 633 milioni di euro (+ 1,5% vs AT Mag 14). Restano stabili invece i consumi medi per famiglia con una spesa annua per nucleo che si attesta intorno ai 34 euro e una frequenza di acquisto di circa 18 atti all’anno, a dimostrazione del fatto che è principalmente la capacità del prodotto di attirare nuovi acquirenti a sostenere i consumi”.

In calo invece il consumo di verdura sfusa, con un calo di circa tra il 5% e il 7% rispettivamente proprio nei canali più tradizionalmente dedicati al suo acquisto, i negozi tradizionali e i mercati rionali (AT Mag 15 vs periodo corrispondente).

I motivi di questo switch sarebbero diversi, secondo Nielsen: in particolare la crescente importanza che gli italiani prestano alla corretta alimentazione unita all’attenzione per il contenuto di servizio dei prodotti; l’insalata confezionata soddisfa l’una e l’altra esigenza conciliando la componente salutistica con il time saving e il contenimento degli sprechi. Senza considerare le politiche commerciali degli attori del mercato che hanno contribuito a contenere lo scontrino medio.

In questo roseo scenario già compare qualche nuvola all’orizzonte. Ed è il l’approssimarsi della saturazione della domanda, tanto che la penetrazione nelle prime tre aree Nielsen è vicina all’80%. Quali i margini di crescita? Secondo l’analisi sono due le possibili opportunità da cogliere. La prima è l’Area 4, caratterizzata da un parco acquirenti ancora inferiore rispetto alle altre aree, ma in forte crescita; la seconda potrebbe arrivare dai discount, un format ancora poco performante per la quarta gamma (- 6,5% Acquisti a Valore; -3,2% Acquisti a Volume – AT Mag 15 vs corrisp.) nonostante gli acquisti di verdura in generale siano invece in forte sviluppo in questo canale (+3,6% Acquisti a Valore; + 7,6% Acquisti a Volume – AT Mag 15 vs corrisp.).

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Ma in questo secondo caso la torta difficilmente si amplierebbe, perché si tratterebbe di un passaggio da altri canali d’acquisto al discount.

Al via il nuovo concorso Ricette di famiglia Végé

Sempre più indirizzata alla comunicazione e al coinvolgimento in rete, Végé lancia il concorso ricette di famiglia, legato ai prodotti a marchio Delizie VéGé che fino al prossimo dicembre distribuirà un montepremi del valore di oltre 17.000 €.

Per concorrere è sufficiente registrarsi sul sito web Ricette di famiglia, scegliere la ricetta da proporre che preveda l’impiego in preparazione di un prodotto a marchio Delizie VéGé e caricare sul sito la foto del piatto con accanto la confezione del prodotto utilizzato. Il concorso prevvede tre fasi dedicate ai primi piatti, ai secondi e ai dolci, prima della finale dove si scontreranno i vincitori di ciascuna di esse, che saranno giudicati dal popolo della rete e da una giuria di esperti. Al vincitore assoluto andranno 1.000 euro in buoni spesa, mntre premi vari sono previsti per i vincitori delle singole fasi, e dei più votati dalla rete e dalla giuria. Il coinvolgimento della rete di amicizie sui social è essenziale per ottenere il maggior numero di voti.

«Abbiamo pensato che il modo più appropriato di far apprezzare l’alta qualità, la sicurezza e la completezza dell’assortimento a marchio Delizie VéGé fosse un contest gastronomico aperto a tutti, semplice ma anche innovativo e divertente, che chiamasse in causa un patrimonio di memoria e di gusto particolarmente caro alle famiglie italiane: i sapori della cucina casalinga», ha affermato Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé.

Istituto Internazionale Chocolier, per dar voce al cioccolato di qualità

In Italia, i consumi di cioccolato pro capite (circa 3kg/anno) sono aumentati negli ultimi anni. La produzione italiana di cioccolato e prodotti a base di cacao ha mostrato una crescita (+3.1%) grazie all’export (+6.5%) ma soprattutto alla nascita di numerosi artigiani e aziende che propongono prodotti di alta qualità, a base di cacao fine ed extrafine. Si tratta delle varietà Trinitario e Nacional che rappresentano meno del 10% del cacao prodotto al mondo e del rarissimo Criollo (solo lo 0,001%). E proprio con l’obiettivo di valorizzare e sviluppare il mercato del cioccolato di alta qualità attraverso la formazione di assaggiatori ed esperti di cioccolato, è stato fondato l’Istituto Internazionale Chocolier (Iic), un’organizzazione scientifica e indipendente con sede a Brescia, rivolta a tutti coloro che operano lungo la filiera del cacao (produttori di materie prime, costruttori di attrezzature, produttori di cioccolato, cioccolatieri e pasticceri) e ai consumatori attenti che desiderano imparare a riconoscere, apprezzare e utilizzare al meglio il cioccolato eccellente.

L’Iic, nato dall’esperienza del Centro Studi Assaggiatori (quello dedicato al caffè è stato fondato nel 1993 e con oltre 9 mila iscritti), e per iniziativa di Domori e di Guido Gobino, costituisce l’unico luogo in Italia specializzato nello studio di nuovi metodi di analisi sensoriale del cioccolato.

Presidente dell’Iic è Jean-Pierre Willemsen, Amministratore Delegato di Domori (parte della Gruppo Illy), Vice Presidente è Guido Gobino Amministratore Unico dell’omonima azienda e Luigi Odello, del Centro Studi Assaggiatori, è Amministratore Delegato, così come dell’Iic.

“Gli elevati standard qualitativi garantiti dalle aziende nazionali del cioccolato ne fanno un settore di eccellenza con una grande propensione all’export che è cresciuto negli ultimi anni del + 33% – afferma Jean Pierre Willemsen. Se pensiamo che la Francia, grande paese produttore di cioccolateria fine, è il primo paese di destinazione del cioccolato   italiano esportato con il 20% del totale a valore, la potenzialità di sviluppo del cioccolato italiano è altissima. Per questo abbiamo voluto creare, l’Istituto Internazionale Chocolier per contribuire a diffondere la conoscenza e l’apprezzamento del cioccolato di alta qualità con l’obiettivo di sviluppare nel tempo il comparto”.

Da qui l’obiettivo statutario dell’Istituto di insegnare agli appassionati – con un metodo scientifico – l’analisi sensoriale del cioccolato e la conoscenza di tutta la filiera del cacao/cioccolato.

Il programma dell’Istituto, nell’immediato prevede il seminario e Chocoexperience il corso da assaggiatore di primo livello indirizzato a laboratori, pasticcerie, consumatori appassionati.

Funzionali e sostenibili gli alimenti che tra due anni troveremo sugli scaffali dei supermercati

Pomodori canditi, essenza di caviale, salumi green e ketchup integrale: sono alimenti che presto, entro due anni, potremmo trovare sugli scaffali dei supermercati. A raccontarli i ricercatori dei vari Dipartimenti della Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari (Ssica) a Expo, presso il padiglione CibusèItalia.

SSICA_EXPO_PackagingA questi si aggiunge un coating per imballaggi metallici o film con effetto barriera per imballaggi flessibili ottenuto da sottoprodotti della lavorazione di legumi.

«Tutti e cinque i progetti di ricerca – spiega il coordinatore del comitato scientifico di Ssica – testimoniano la vocazione della Stazione sperimentale a porsi al servizio dell’industria agroalimentare, sia migliorando gli standard di qualità, sia ottimizzando i costi di produzione, in particolare per quanto concerne la gestione degli scarti. Dall’altro lato, Sica è molto attenta alle possibili ricadute sociali dei risultati dei suoi progetti di ricerca: corollari della nostra mission di favorire il progresso scientifico e tecnologico sono una sempre maggiore tutela della salute dei consumatori e il rispetto per l’ambiente».

SSICA_EXPO_Ketchup-IntegraleSalute, sicurezza, gusto e rispetto per l’ambiente sono infatti le vie maestre lungo le quali si sono sviluppati i progetti, come quello del ketchup integrale che, utilizzando il concentrato di pomodoro unito però all’utilizzo di scarti della lavorazione industriale trasformati in ingredienti salutistici, come l’olio dai semi essiccati ricco in fitosteroli (anti-colesterolo Ldl) e altri nutrienti essenziali.

Nella stessa direzione di alimento funzionale vanno i salumi green (nella foto grande), ottenuti con l’inserimento di ingredienti naturali di origine vegetale (polifenoli e vitamina C) nell’impasto o nel muscolo che, conservando le caratteristiche sensoriali e organolettiche del prodotto tradizionale, espletano una funzione chemoprotettiva nei confronti delle cellule intestinali e permettono di ottenere salumi a ridotto contenuto di sale e di nitriti.

SSICA_EXPO_Essenza-CavialeCon l’essenza di caviale (sviluppato in collaborazione con Agro Ittica Lombarda) si mette a disposizione dei consumatori un prodotto altamente proteico con bassa percentuale di grassi e minima quantità di sale, con caratteristiche gourmet di lusso, ma a costi più contenuti e impatto ambientale praticamente nullo. Inoltre valorizza un sottoprodotto dell’industria ittica finora largamente sottoutilizzato, ma ricco di nutrienti.

SSICA_EXPO_Pomodori-canditiI Pomodori canditi, infine, sono sottoposti a processi di canditura, attualmente non presenti sul mercato: le varietà utilizzate (Cuore di bue e Ciliegino) vengono normalmente consumate fresche.

L’impiego dei pomodori canditi spazia dalle guarnizioni per cocktail ai dolci,dall’accompagnamento di formaggi o salumi.

Tutti questi prodotti, così come avviene nella normale attività della Sica, sono stati sottoposti a collaudi su basi scientifiche per garantire la loro sicurezza alimentare.

Pam Panorama amplia la linea Veg&Veg: oltre 200 referenze per vegetariani e vegani

Aumenta l’assortimento di prodotti per vegetariani e vegani che Pam Panorama ha lanciato all’inizio di quast’anno con la linea Veg&Veg, che oggi arriva fino a 65 referenze di gastronomia vegetale, di cui metà circa provenienti da agricoltura biologica e 10 “Pam Panorama bio”, il marchio commerciale delle insegne.

«Il progetto Veg&Veg, di cui siamo molto orgogliosi, cresce di giorno in giorno sia relativamente  all’assortimento, sia per la risposta positiva dei nostri clienti – afferma Michela Airoldi, direttore Marketing di Pam Panorama – Siamo già al top tra i retailer italiani in questo settore, ma vogliamo migliorarci. Stiamo portando avanti un grande lavoro di analisi e selezione per offrire i migliori nuovi prodotti presenti in commercio. Ad oggi infatti abbiamo l’assortimento più ampio d’ Italia e, dato il continuo incremento della richiesta, prevediamo un ulteriore aumento già a partire dal prossimo autunno».

L’ampliamento delle referenze avviene attraverso l’inserimento di preparazioni particolari come l’Humus (crema di ceci), il Falafel (polpette di ceci con cumino), i Burger di lupino e i Burger di Quinoa.

Proposto anche l’ampliamento dell’assortimento di bevande, yogurt e piatti pronti surgelati a base di ingredienti vegetali: tra le sole bevande si contano infatti oltre 50 referenze, biologiche e non, tanto che nel complesso, l’offerta a base di ingredienti vegetali raggunge i 200 articoli.

Stabilimento di produzione in etichetta: il Governo reintrodurrà l’obbligo di indicazione

Negli ultimi mesi è stata una lotta che ha coinvolto la GDO nostrana quella contro la norma del Regolamento europeo 1169/2011 che prevede l’eliminazione dello stabilimento di produzione dall’etichetta dei prodotti alimentari. La mobilitazione, partita da Twitter, aveva portato a una petizione e a una raccolta firme che aveva sfiorato quota 30.000 (vd nostro articolo).

Ieri, con una nota, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che “il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di disegno di legge di delegazione europea che all’art.4 contiene la delega per la reintroduzione nel nostro ordinamento dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari e per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento n. 1169/2011 in materia di etichettatura. L’obbligo di indicazione della sede dello stabilimento riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano. Allo stesso tempo partirà a breve la notifica della norma alle autorità europee per la preventiva autorizzazione. L’Italia insisterà sulla legittimità dell’intervento in applicazione di quanto previsto dall’articolo 38 del regolamento n. 1169/2011, motivandola in particolare con ragioni di più efficace tutela della salute dei consumatori”.

«Quello di oggi – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – è un passo importante che conferma la volontà del Governo di dare indicazioni chiare e trasparenti al consumatore sullo stabilimento di produzione degli alimenti. Diamo una risposta anche alle tantissime aziende che hanno chiesto questa norma e hanno continuato in questi mesi a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette. Non ci fermiamo qui, porteremo avanti la nostra battaglia anche in Europa, perché l’etichettatura sia sempre più completa, a partire dall’indicazione dell’origine degli alimenti. Per noi si tratta di un punto cruciale, perché la valorizzazione della distintività del modello agroalimentare italiano passa anche da qui. Lo scorso anno per la prima volta il Governo ha chiamato i cittadini a esprimersi ufficialmente su questa materia, attraverso una consultazione pubblica online. Il 90% dei 26 mila italiani che hanno risposto ha detto che vuole leggere la provenienza chiaramente indicata sui prodotti che consuma».

Soddisfazione è stata espressa su Twitter da vari esponenti delle insegne nostrane.

Farinetti, la pesca e il target poetico di Eataly al World Retail Congress

È toccato a Oscar Farinetti, fondatore di Eataly aprire il World Retail Congress in corso a Roma, di fronte a un migliaio di delegati giunti da ogni dove. A loro, prima che si affrontassero i temi dell’economia mondiale, della sostenibilità, del nuovo modello di business per i retailer, ha voluto raccontare il suo modo di intendere il retali.

Quello per intenderci che dieci anni fa, un gruppo di persone ha cominciato a sbozzare intorno a un tavolo l’avventura di Eataly che, dopo otto anni è diventato un paradigma nell’ambito della vendita e della somministrazione del food. E che si avvia ad aprire a Verona e Trieste e soprattutto il secondo punto vendita a New York, di fronte a Ground Zero: «Sarà il più grande del mondo e sarà dedicato alla pace, con la sua tavola apparecchiata per otto, alla quale vorrei invitare i grandi del mondo a risolvere le loro questioni». Farinetti è così, pensa in grande, ma è atipico, lui che viene da una famiglia di commercianti e per anni ha venduto elettronica di consumo ed elettrodomestici. E che oggi dice: «Noi non siamo una catena. Rispetto le catene, ma non le amo».

E così per spiegare il progetto di Eataly ha richiamato Kotler, ma solo per dire che le cinque P del marketer più famoso del mondo ruotano a una sola P, quella che indica la Persona. Ma per arrivare a questo discoro è partito dalla P di pesca, nella quale il nocciolo è la parte più importante perché è il seme da cui origina il frutto e costituisce l’obiettivo poetico del progetto («Fare soldi, a darselo come obiettivo è stupido», la polpa rappresenta l’esperienza dei clienti e la buccia è il vestito, il marketing.

Così il nocciolo riassume gli obiettiivi di dare lavoro alle persone, di recuperare spazi per le persone vale a dire ristrutturare edifici abbandonati (fabbriche, caserme, spazi pubblici) per le persone, di celebrare l’Italia per le sue biodiversità.

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Nella polpa vi sono tutti gli attributi che clienti e lavoratori definiscono per Eataly.

 

Nella buccia, infine che cosa si vede di Eataly: gli arredi e i colori semplic («non dobbiamo vendere arredamento»). L’emozionalità del legno, la luce naturale, l’esperienza d’acquisto come conoscenza, la ruota delle stagioni per la frutta, per il pesce, per il vino.

«Ma soprattutto Eataly è na storia di persone», ha concluso Farinetti. Tra gli applausi, neanche a dirlo.

Alla linea di prodotti vegani di Sarchio la certificazione della Vegan Society

logo VeganSarchio ha firmato l’accordo con l’organizzazione Vegan Society per l’utilizzo del logo Vegan sulle confezioni dei prodotti, l’unico riconosciuto a livello internazionale, a garanzia della qualità dei prodotti e dell’effettiva conformità ai requisiti vegani.

Biscotti senza latte e uova, gallette semplici o ricoperte al cioccolato fondente extra, snack dolci, semi, condimenti, sfogliette per l’aperitivo, cereali e bevande per la colazione: sono alcune delle 45 referenze a marchio Sarchio che avranno sul packaging il logo Vegan, per un immediato riconoscimento del prodotto a scaffale.

Fondata nel 1944 da Donald Watson, la Vegan Society ha l’obiettivo di assicurare la qualità dei prodotti e la loro rispondenza agli standard ‘vegani’ ovvero che non abbiano ingredienti o derivati di origine animale. Il logo Vegan è inoltre un marchio registrato non solo in Europa ma anche in Canada, Australia, India e USA.

«Molti dei nostri prodotti erano già vegani, per verificarlo bastava leggere gli ingredienti. L’ottenimento della certificazione internazionale Vegan Society ci permette di rendere le nostre referenze – che rispettano questi requisiti – più riconoscibili già nella corsia del supermercato, un pratico aiuto per i nostri consumatori vegan, vegetariani, “etici” o per chi segue una dieta priva di proteine animali», ha dichiarato Sandra Mori, Responsabile Marketing di Sarchio.

Si trasforma in Gourmet il primo Carrefour 24/24 (Milano, piazza Clotilde)

È stato il primo punto vendita in Italia ad adottare la formula, ormai presente in vari negozi dell’insegna francese, dell’apertura 24 ore su 24 sette giorni su sette: è il Carrefour milanese di piazza Principessa Clotilde, che ora cambia format adottando la formula gourmet. Tra le novità, un banco carni servito e, da fine settembre, il reparto sushi. realizzati al momento da un esperto sushi chef.

In assortimento, una vasta scelta di vini di qualità e birre artigianali, i prodotti della tradizione regionale condivideranno gli scaffali con le più importanti eccellenze italiane frutto del lavoro di produttori attenti alle tradizioni e alla qualità, come le pregiate carni piemontesi o toscane o il pescato fresco e i prodotti bio dell’ortofrutta.

Come si trasforma un supermercato di 500 mq nel format che punta sull’eccellenza dei prodotti della catena ce lo spiega il direttore del “mercato”, Luca Bresciani. «Abbiamo inserito nello staff un macellaio che propone specialità. Gli scaffali sono stati sviluppati in altezza per inserire nuove referenze. Accanto ai prodotti fissi ora si trovano le “asperity”, le specialità che proponiamo con una formula espositiva d’impatto, su scaffali di legno leggermente aggettanti rispetto al fronte della scaffalatura. Infine, per la prima volta abbiamo adottato la fila unica per acceder alle tre casse assistite, cui si affiancano quattro casse con self check out. Naturalmente dati gli spazi limitati non abbiamo l’intera offerta prevista dal format, ad esempio il panificio e la gastronomia sono ridotti».

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Nel punto vendita è attivo il servizio lavanderia, Clicca&Ritira, la spesa online con consegna a domicilio, e sono accettati tutti i tipi di buoni pasto, anche quelli elettronici. È anche possibile, con tessera sanitaria, ottenere le agevolazioni previste per chi soffre di celiachia.

Dice Stéphane Coum, Direttore Supermercati Carrefour Italia: «Siamo particolarmente affezionati al punto vendita di Piazza Clotilde a Milano apripista in Italia del modello 24h che continua a rappresentare un successo in tutte le zone in cui è stato adottato. Carrefour ha da sempre innovato nella modalità di vendita e nell’offerta di servizi innovativi che vanno incontro allo stile di vita moderno e flessibile, un modus operandi che ha portato il Gruppo a essere il primo distributore europeo e uno dei punti di riferimento della spesa degli italiani. Il modello Gourmet è un esempio di come Carrefour lavori a stretto contatto con fornitori di prodotti di eccellenza».

Il primo Carrefour Gourmet d’Italia è nato a Milano, in Piazza Gramsci, seguito in città dal punto vendita di via Gustavo Modena e Piazzale Siena, quest’ultimo il primo Carrefour Gourmet 24h (vd la visita di InStore).

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