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I microgreens di Cefla arrivano da Fico Eataly World con Flora Toscana

I microgreens sono tra i candidati a cibo del futuro per valori nutrizionali e facilità di coltivazione, e ora approdano all’interno del parco agroalimentare FICO (Fabbrica Italiana Contadina) Eataly World di Bologna, nelle Grow Unit di Cefla Shopfitting, posizionata nel punto vendita “La Serra” di Flora Toscana. Così è ora possibile acquistare micro-ortaggi freschi.


”Far crescere i microgreens qui a Fico all’interno dell’innovativa vetrina di Cefla ci consente di favorire la logistica dei preseminati e la gestione all’interno del punto vendita, permettendoci di offrire ai clienti e ai ristoranti del parco agroalimentare un prodotto cresciuto a cm 0, naturale, freschissimo e ricco di nutrienti” spiega Carlo Carcangiu, responsabile del punto vendita “La Serra”.
Il mobile-vetrina, grazie a un sistema di irrigazione e illuminazione LED appositamente studiato, permette di far crescere in soli sette giorni i microgreens, ovvero piante dalle elevate proprietà nutraceutiche, che contengono fino a 40 volte la percentuale di vitamine presente nei normali ortaggi.
“Siamo contenti di poter valorizzare la produzione di un nostro associato, L’Ortofruttifero, spiega Luciana Romiti – responsabile comunicazione e marketing di Flora Toscana – e allo stesso tempo fare cultura sui microgreens che contribuiscono a migliorare le abitudini alimentari delle nuove generazioni. Abbiamo già potuto toccare con mano la curiosità dei bambini nel provare piante dai sapori così intensi. Quando siamo venuti a conoscenza della Grow Unit di Cefla ci è sembrato uno strumento eccezionale, che garantisce inoltre la freschezza ottimale del prodotto”.

 

Nutrizione, educazione e intrattenimento
La Grow Unit è anche un utile strumento per veicolare il messaggio formativo e sociale alla base stessa del parco agroalimentare. In mezzo a una folla incuriosita nell’arena di Fico, si è svolto il primo workshop con show cooking dedicato ai microgreens organizzato da Flora Toscana in collaborazione con L’Ortofruttifero.

“È stato un piacere poter assistere al workshop dove l’agronoma Lucia Paoletti e la food blogger Ada Parisi hanno intrattenuto e incuriosito i presenti, attraverso le degustazioni e la preparazione di piatti con i microgreens. Ho visto persone impressionate nell’assaggiare una foglia di ravanello rosso e scoprire che ha un sapore più deciso del medesimo ortaggio adulto” spiega Stefano Pistis, product marketing manager di Cefla Shopfitting.


“La Grow Unit è stata pensata per dare uno strumento totalmente automatizzato, di utilizzo semplice, a punti vendita e ristoranti desiderosi di offrire ai clienti un prodotto naturale e fresco, dall’elevato contenuto nutraceutico e organolettico. Le diverse varietà di microgreens che crescono all’interno della grow unit rappresentano il risultato di un progetto partito un anno e mezzo fa, che sta destando notevole interesse nel mondo distributivo e Horeca” spiega Pistis.

MARR dice no alle uova in gabbia e ottiene la certificazione di pesca sostenibile

MARR S.p.A., società leader in Italia nella commercializzazione e distribuzione di prodotti alimentari al foodservice con oltre 45.000 clienti (ristoranti, pizzerie, alberghi, catene di ristorazione, mense, bar ecc.), ha ottenuto la certificazione MSC (Marine Stewardship Council) secondo lo Standard MSC per la Catena di Custodia. I prodotti che si fregiano di questa certificazione provengono da zone di pesca governate attraverso avanzati programmi di gestione. Il marchio MSC è il sistema di garanzia della pesca sostenibile maggiormente diffuso e conosciuto a livello internazionale.

La nuova certificazione si aggiunge alla policy sulla pesca sostenibile adottata da MARR  che prevede un proprio disciplinare di gestione per il processo di controllo della “Filiera ittica sostenibile” certificato (www.marr.it/sostenibilita/pesca-sostenibile).

MARR ha anche adottato una policy sul benessere animale (www.marr.it/sostenibilita/benessere-animale) dove l’impegno nel  settore ittico si estende anche agli allevamenti di acquacoltura: entro il 2022, in accordo con il programma di controllo della “Filiera ittica sostenibile”, saranno estese le attività di verifica sui fornitori afferenti al settore dell’acquacoltura affinché siano rispettati i criteri di benessere animale per gli ittici.

Altro punto saliente della policy riguarda le uova e gli ovoprodotti. MARR ritiene che il confinamento delle galline in gabbie, sebbene realizzate in conformità alla normativa vigente, sia una pratica dannosa per il benessere degli animali: pertanto ha deciso di sospendere la commercializzazione di uova e ovoprodotti derivanti dalle galline allevate in gabbia entro il 2025. Saranno eseguite entro il 2019 anche campagne di sensibilizzazione rivolte ai clienti al fine di promuovere l’utilizzo di uova e ovoprodotti provenienti da allevamenti a terra e biologici.

I criteri di Benessere Animale sono per MARR parte integrante dei requisiti di fornitura, al fine di assicurare nelle filiere il rispetto della normativa vigente in Italia e nella UE sul benessere animale e delle cinque libertà previste dal “Farm Animal Welfare Council del 1979”.

MARR si impegna nel triennio 2019-2021 ad attuare un piano di verifiche ispettive al fine di valutare la conformità rispetto agli standard di benessere animale sottoscritti dai fornitori, avvalendosi anche della collaborazione di Organismi di controllo e certificazione accreditati, operanti a livello internazionale nel settore.

 

Gelateria Callipo si presenta con un nuova veste e lancia il Tartufo al pistacchio

Gelateria Callipo, nasce nel 2008 dall’esperienza della famiglia Callipo, con una mission ben precisa: diffondere la cultura gelatiera di Pizzo di Calabria.

Oggi, a 10 anni dal suo esordio, l’azienda si presenta con una veste tutta nuova ma con la qualità di sempre.

L’operazione di rebranding è stata avviata nel 2017 con il restyling del logo e con la nuova brand image, caratterizzata dalle tipiche maioliche che enfatizzano lo stile mediterraneo e l’italianità,  e si completa con i nuovi packaging sviluppati su tutte le linee di prodotto e un sito completamente rinnovato, dinamico e accattivante dove trovare tutto il fresco mondo di casa Callipo. (http://www.gelateriacallipo.com).

La nuova veste grafica premium nasce per dare maggiore riconoscibilità ai prodotti dell’azienda calabrese e per comunicare in modo efficace le caratteristiche distintive delle referenze che costituiscono la linea Creme Pregiate.  

La classica vaschetta è, infatti, sostituita dalla coppa da 310gr. Il Visual ideato per il nuovo packaging  mette in evidenza l’ingrediente principale della referenza, mentre la scelta cromatica del nero evidenzia lo stile  elegante del prodotto «gourmand»,  un gelato raffinato, abbinato ad insoliti gusti dal sapore mediterraneo. Il codice colore nella parte inferiore del pack, diverso per ogni gusto identifica le 4 referenze: Cioccolato variegato al Rhum con Torrone di Calabria, Noce con Fichi di Calabria, Pistacchio, Ricotta con Pere e gocce di Cioccolato.

La linea dei Tartufi

Tra le novità anche una nuova referenza per la linea dei Tartufi con la versione al Pistacchio, un gelato ricoperto con scaglie di cioccolato bianco e con cuore fluido al pistacchio. Il tartufo al pistacchio è realizzato con latte fresco italiano e il 20% di pasta di pistacchio. Il gusto al Pistacchio completa la gamma Tartufo di Pizzo, tipico prodotto della tradizione gelateria di Pizzo di Calabria caratterizzato dal cuore fluido all’interno,  disponibile anche nei gusti Nocciola e Cioccolato, Caffè e Panna, Limoncello.

Consistenze prossima frontiera del food: entra nel 20% dei nuovi prodotti

Sono le consistenze, dopo i colori e l’aspetto visivo, la nuova frontiera dell’innovazione alimentare: lo rivela una ricerca del Mintel Global New Products Database (GNPD), che evidenzia come un nuovo prodotto nell’area food and beverage su cinque in Europa nel 2017 ha inserito nella descrizione la consistenza. Un incremento rispetto al 17% dell’anno precedente.
Più del gusto e della vista, sembra essere questa la nuova leva per portare i consumatori sempre più annoiati e “saputi” ad acquistare prodotti alimentari: un interesse che colpisce in particolare gli europei, il continente con più fan della “texture” anche più dei supermodaioli dell’Asia Pacifico (che si fermano al 14%).

“La consistenza ha una opportunità particolare di seguire la strada del colore che è diventato una caratteristica sempre più spopolare nelle formulazioni di cibo e bevande con l’obiettivo di attrarre più sensi. Per cibi e bevande sono stati usati ingredienti come la curcuma, il matcha e perfino il carbone attivo per creare prodotti dalle tinte vivaci, che fanno una gran scena sui social network. Anche se il colore cntinuerà a gicare un ruolo importante, le consistenze sono la prossima sfaccettatura delle formulazioni che forniscono ai consumatori esperienze social di valore” spiega Katya Witham, Global Food & Drink analyst di Mintel.
È evidente l’interesse degli euopei verso questi prodotti: proverebbero consistenze insolite il 37% degli spagnoli, il 36% dei polacchi, il 26% dei francesi mentre un po’ più cauri sono italiani e tedeschi, entrambi al 22%.

ma che tipo di prodotti cercano i consumatori? Pensando al caso tedesco, ben tre quarti sarebbe interessato a creme dolci o salate con consistenze insolite o interessanti, mentre il 40% immagina salse che durante la cottura “trasformano” la consistenza ei cibi.
Il cioccolato in particolare si immagina al centro delle sperimentazioni che riguardano le texture. Quasi la metà (48%) dei tedeschi hanno già provato un cioccolato con consistenze nuove e sarebbero interessati a riprovarlo: un trend che coinvolge soprattutto i giovani nella fascia 16-24, con una percentuale che sala al 60%. 

“L’importanza della consistenza nel cibo aumenterà perché interessa in particolare quei consumatori che cercano un’esperienza di consumo più tangibile e interattiva. I prodotti che richiamano vari sensi contemporaneamente danno ai consumatori una fuga dalla routine e dallo stress, forniscono opportunità di crearsi dei ricordi e condividerli con successo in post sui social. Il suono, sensazione e soddisfazione che dà la consistenza fanno sì che sia una tendenza da seguire e monitorare nel 2018, e oltre” conclude Witham.

 

Foto di Nate Bell per Unsplash

Koch amplia la sua gamma con i tortelloni ricotta e spinaci

Koch, azienda specializzata nella produzione di pasta e prodotti surgelati arricchisce la sua gamma con i nuovi tortelloni ripieni di ricotta e spinaci.
Versatili, facili e veloci da preparare, i tortelloni Koch sono realizzati come da tradizione, con farina e uova di prima qualità; vengono poi farciti con ricotta e spinaci freschi ed infine surgelati.
Non contengono additivi e conservanti e sono pronti in pocho tempo: è sufficiente lasciarli scongelare a temperatura ambiente per circa 30 minuti, tuffarli in abbondante acqua salata e insaporirli con il sugo che si preferisce.
I tortelloni ricotta e spinaci di Koch sono disponibili nei supermercati nel reparto surgelati nel formato da 500 grammi.

Food o personal care? L’ingrediente è sempre più double face

Dal food al personal care, senza soluzione di continuità: per molti cibi la destinazione d’uso non ha più confini. Nè vincoli.

A dirlo è l’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy dove, dal monitoraggio di 11.458 prodotti destinati alla cura e all’igiene della persona,  emerge il successo di alcuni ingredienti che spaziano dal mondo alimentare a quello della cura di sé. Basti pensare, per esempio, all’ampio successo che mandorle e avena stanno riscuotendo al di là del perimetro del food, sconfinando nei prodotti del cura persona.

Le novità in etichetta che conquistano gli italiani

Dalla mappatura delle etichette dei 11.458 prodotti per la cura e l’igiene personale, l’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy ha rilevato nove claim differenti.

Fonte: Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, ed. 2, 2017

Alcuni accompagnano da anni l’evoluzione del cura persona  – come “dermatologicamente testato” o “senza parabeni” -, altri sono di introduzione più recente e rispondono a bisogni emergenti, come la presenza di argan, karitè e acido ialuronico. E sono proprio questi che, cogliendo le nuove sensibilità dei consumatori, sembrano incontrare maggiori risultati nelle vendite.

La novità più significativa è rappresentata dagli ingredienti “double face”, presenti sia nei reparti alimentari sia sullo scaffale del cura persona.

Emblematico il caso dell’avena che cresce nell’alimentare (+3,3% in 12 mesi), trainata dagli effetti anticolesterolo,  ma anche –  per le sue proprietà lenitive – nel cura persona.

I prodotti personal care che la evidenziano in etichetta, infatti, ( l’1,0% di tutti quelli monitorati) hanno visto crescere il loro giro d’affari del 39,1% nell’anno terminante a giugno 2017. Con un picco del +67,2% nelle regioni del Sud.

Anche le mandorle, nell’ambito del cura persona, ricalcano il successo nel food.

Presenti, infatti, nella formulazione del 2,8% dei prodotti beauty censiti dall’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, compaiono nell’1,2% dei prodotti alimentari, che generano l’1% delle vendite totali, nell’anno terminante a giugno 2017, come ha rivelato l’analisi dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy.

Brimi lancia le nuove mozzarelline Bio nel pack da 120 gr

Brimi, azienda altoatesina specializzata nella produzione di mozzarella lancia le nuove mozzarelline Bio nel pack da 120g, arricchendo così la sua gamma di prodotti biologici.
Prodotte solo con latte da agricoltura biologica proveniente da filiera controllata e certificata secondo quanto stabilito dal regolamento CEE 834/2007, si caratterizzano per la consistenza morbida ed elastica.
Utilizzando il latte biologico fornito dai contadini BIO, Brimi conferma il suo costante impegno in materia di eco sostenibilità, contribuendo attivamente alla salvaguardia delle risorse naturali e del territorio. Questi plus sono riscontrabili anche nel packaging innovativo: il colore verde non solo allinea il prodotto a tutta la gamma Brimi Bio ma ricorda anche i verdi pascoli altoatesini.

Sorpresa: gli studenti italiani amano il cibo sano e naturale (ma i cinesi di più)

Junk food? No grazie: alimentarsi in maniera sana è diventata una priorità anche per gli studenti universitari, soprattutto quelli italiani. Che nei loro pasti tra una lezione e l’altra puntano sulla salubrità dei cibi, sulla varietà e sul gusto anche grazie a una maggiore offerta rispetto a un tempo. Anche se soprattutto in Europa molti giovani prediligono ancora il classico pranzo in famiglia, cucinato dalla mamma.

È il risultato del sondaggio di Sodexo, società internazionale di servizi, che ha intervistato oltre 4mila studenti in sei Paesi del mondo (Cina, India, Italia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti) sulle abitudini alimentari. E sono molte le scelte nelle quali gli italiani si distinguono rispetto ai colleghi degli altri Paesi.

La prima cosa che si nota è che i giovani italiani sono particolarmente attenti alla qualità di quello che mangiano: l’87% dei nostri connazionali è consapevole dell’importanza di alimentarsi in maniera sana. Per il 26% è addirittura un aspetto fondamentale, mentre per il 61% è semplicemente importante senza ossessioni. Solo i cinesi sono più sensibili di noi a questo aspetto (90%), mentre dietro di noi ci sono spagnoli (84%), indiani (84%), americani (80%) e inglesi (78%). Specularmente solo l’1% degli italiani non si cura affatto di ciò che ingerisce (percentuale che sale al 3% per gli statunitensi e addirittura al 4% per i britannici).

Non sorprende invece che gli italiani siano i più legati alla famiglia: il 57% consuma cibi preparati a casa (americani e inglesi sono al 46%). Il 35% degli italiani mangia all’interno dell’università, molto più del 19% di spagnoli e indiani e del 6% dei cinesi. Il cibo è sempre importante per noi: per risparmiare in pochi sono disposti a saltare un pasto (10%), mentre molti di più preferirebbero rinunciare a un’uscita con gli amici (43%), a un hobby (33%) o a riscaldare casa (13%). Eppure ben pochi tra gli studenti del Belpaese sembrano interessati a imparare a cucinare: solo tre su dieci, molto meno di americani (42%) e indiani (39%).

«Non sorprende – spiega Franco Bruschi, head of Schools&Universities segment med region di Sodexo – che dove e cosa mangiano gli studenti vari in funzione della cultura e delle strutture; sappiamo infatti quanto diverse siano le abitudini alimentari nelle varie parti del mondo Il nostro sondaggio ha rivelato che meno della metà degli studenti consuma il pranzo all’interno del campus, presso un ristorante, caffè o negozio dell’università».

Un altro aspetto che emerge dal sondaggio e che non riguarda solo l’Italia è che gli studenti di tutto il mondo sono molto sensibili agli aspetti etici del cibo. Se il 44% di loro si aspetta di trovare cibi a basso contenuto calorico, privi di allergeni e vegani/vegetariani nei locali e nei negozi dell’università, quasi un terzo degli studenti sarebbe disposto a pagare di più per prodotti equosolidali mentre per un terzo conta di più spendere poco.

«Negli ultimi anni – dice Paola Palestini, professoressa di Biochimica, coordinatore del master Ada, Alimentazione e dietetica applicata e membro del Presidio della qualità didattica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – è cresciuta la consapevolezza, soprattutto nei più giovani, che alimentarsi in modo sano è un importante investimento a lungo termine per il mantenimento di un buono stato di salute. Questa nuova consapevolezza non è solo italiana, come ci si potrebbe aspettare in quanto culla della dieta mediterranea e di una biodiversità agricola di alta qualità, ma è presente, anche se in percentuali minori, in Paesi dove questi presupposti sono poco presenti come USA e Inghilterra. Quello che mi ha sorpreso in questo sondaggio è che gli studenti cinesi sono quelli a cui maggiormente interessa mangiar sano e cercano cibi a basso contenuto calorico, prodotti equosolidali, di origine locale e sostenibili».

Foto di Jacek Dylag / Unsplash

Cibo e Instagram la mania dei Millennials protagonista su La7 di Selfie Food

La cucina è sempre più una questione di immagine. I social network e in particolare Instagram danno molto importanza all’estetica del piatto e sono in grado di spostare e influenzare come e cosa mangiamo. Le tendenze lanciate dall’applicazione che ha il suo focus nelle immagini diventano spesso virali, soprattutto tra i più giovani, molto sensibili al food-design. Secondo il rapporto annuale della società inglese Waitrose Food and Drink i giovani tra i 18 e i 24 anni postano cinque volte più immagini di cibo rispetto agli over 55. Non è un caso che su Instagram si trovino poche foto di piatti tradizionali e poco à-la-page mentre spopolano fenomeni e hashtag come #avocadotoast, con oltre mezzo milione di persone che hanno condiviso l’immagine della loro colazione naturalista e anche fotogenica. Per questo su Instagram si vedono spesso cibi colorati e spettacolari ma che sembrano assai poco commestibili.

Le foto e il cibo sono ormai due realtà che vanno di pari passo. Ci sono ristoranti, come il Dirty Bones di Londra, che forniscono direttamente al tavolo un Instagram Kit che serve a migliorare la qualità delle foto dei clienti social, mentre a Tel Aviv la Carmel Winery serve i piatti in stoviglie concepite per migliorare la resa fotografica. Questo perché alcuni studi hanno dimostrato che immagini di piatti accattivanti aumentano le probabilità che i Millennials vadano in un locale piuttosto che in un altro.

 

Una trasmissione dove i post diventano reali

E anche la televisione si è arresa allo strapotere dell’immagine del cibo. Al punto da concepire programmi ad hoc come “Selfie Food. Una foto, una ricetta”, in onda da lunedì 5 marzo su La7d (canale 29 del digitale terrestre). La rubrica, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18,00 e la domenica dalle 17,40 e della durata di mezz’ora, si occupa di trasformare in ricette replicabili e accessibili a tutti delle foto di piatti che spopolano sul web. La conduzione non poteva che essere affidata a un giovane foodblogger, il bolzanino Stefano Cavada, che sceglierà il piatto migliore tra i tre segnalati di volta in volta dai lettori e studierà il modo di realizzare la ricetta per renderla ”selfabile”, studiando gli ingredienti, le consistenze, le tecniche, i tempi di cottura. Un modo insolito e stimolante di partire dalla fine per arrivare all’origine di un piatto bello ma possibilmente anche buono.

Nella puntata speciale di domenica saranno presentati i cinque piatti presentati in settimana e sarà decretato il piatto vincitore. Le puntate saranno girate in un affascinante loft industriale, lo spazio De Padova di via Santa Cecilia 7 a Milano. Giurata della prima puntata sarà Csaba dalla Zorza, foodwriter italiana, già giudice di Cuochi e Fiamme in onda su La7. Nelle puntate successive, invece, sarà l’autore della fotografia del piatto presentato in settimana a vestire i panni del giudice.

Sempre più di tendenza: dal pasto pronto al makeup, purché sia vegano

Una private label vegana di pasti pronti è la novità di Asda, insegna britannica, a riprova di due cose: una, che il veganesimo, stile di vita vagamente minaccioso e ampiamente dileggiato, cresce: negli ultimi dieci anni è aumentato nel Regno Unito di tre volte e mezza. L’altra, che la marca privata ha percorso una lunga strada in questi ultimi anni, passando da alternativa low cost di prodotti base alla capacità di intercettare le tendenze nuove e finanche i vuoti lasciati dalle grandi marche.
In questa strada sembra andare la proposta di pasti pronti e snack certificati vegani che parte con tre referenze, insalata di riso con fagioli neri, sandwich e tortilla.

«Abbiamo sempre più clienti che diventano vegani, così abbiamo introdotto una linea che non solo va incontro alle loro necessità dietetiche ma che è anche in grado di trasformare ricette molto amate in opzioni vegane e pronte da mangiare. Vista la richiesta di versioni vegane di ricette popolari, nel corso del 2018 espanderemo ancora di più l’assortimento con prodotti innovativi e deliziosi» spiega Andrew Johnston, Asda Innovations Chef.
Tra le alternative a base vegetale l’insegna ha già introdotto un formaggio cheddar vegano, da utilizzare per ripieni e imbottitura di panini.

E le opzioni vegane si espandono anche oltre gli alimentari. Si moltiplicano ad esempio le opzioni di trucchi non testati su animali e vegani, ovvero a base 100% vegetale, spesso anche biologici. Dall’alta gamma al prodotto di massa, segno dell’allargarsi della consapevolezza presso i consumatori. E recensite da una pletora di siti internet più o meno affidabili, compresa la potente associazione animalista americana Peta, ma anche stampa trendsetter come Vogue o Cosmopolitan, e testimonial hollywoodiani come Gwyneth Paltrow.
Un’onda globalizzata, tanto che perfino Alibaba, colosso cinese dell’eCommerce, offre una linea di makeup vegana.

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