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Gruppo VéGé si espande nel Nord Est con l’ingresso di Supermercati Tosano Cerea

Con l’ingresso di Supermerati Tosano Cerea, storico gruppo distributivo (è stato fondato nel 1970) che opera nelle province di Verona, Vicenza e Mantova, il Gruppo Végé mette un altro tassello al suo programma di sviluppo terriotriale.

Finora associato al Consorzio C3, Supermercati Tosano è una consolidata realtà basata su 9 punti vendita, tutti a gestione diretta, che danno lavoro ad oltre 1.520 dipendenti. A oggi, la rete si articola in 8 ipermercati di dimensioni superiori ai 3.500 mq., un supermercato storico di 2.500 mq. e un CE.DI di proprietà di oltre 65.000 mq. di superficie, struttura presso la quale tutte le merci sono centralizzate, dal grocery con 45.000 metri quadrati, il fresco con 15.000 ed il surgelato con 5.000 metri quadrati. In questo video una presentazione dell’azienda.

TosanoForte di un’elevata specializzazione assortimentale e di una politica commerciale basata sulla “convenienza tutti i giorni”, l’azienda è aperta all’innovazione e all’ampliamento dei servizi al consumatore, come dimostra la realizzazione di una stazione di rifornimento carburanti presso l’ipermercato di Legnago (VR) e gli oltre 50 milioni di euro investiti nell’ultimo biennio per l’ampliamento e ammodernamento dei punti vendita. «Con il sostegno di Gruppo VéGé – ha detto il presidente Anerio Tosano (nella foto) – contiamo di accelerare la realizzazione dei progetti di potenziamento ed espansione della rete vendita».

Nel 2014 Supermercati Tosano Cerea ha fatturato (al pubblico) oltre 520 milioni di euro, con un incremento di oltre il 18% rispetto all’esercizio precedente. Il trend positivo dei ricavi ha trovato conferma anche nei primi mesi del 2015 con un +15% rispetto al medesimo periodo 2014.

Per Gruppo VéGé l’accordo siglato con la Supermercati Tosano Cerea rappresenta un risultato di grande rilevanza strategica sia per le caratteristiche dell’impresa presieduta da Anerio Tosano, sia perché apre la strada a un consolidamento del presidio territoriale del Gruppo nell’area del Nordest.

 

Il vino va forte all’estero, ma la Gdo non convince tutti

Primo semestre positivo per il vino italiano, che secondo i dati Istat nei primi quattro mesi ha messo a segno un incremento delle esportazioni del 3,85% per un totale di quasi 1,189 miliardi di euro, anche se con una contrazione dei volumi di circa il 2%.

Grazie a questa performance, l’85% delle cantine italiane si è dichiarata soddisfatta dell’attuale andamento del mercato, come emerge dal quarto Osservatorio wine2wine di Vinitaly, che ha intervistato oltre 400 cantine tra maggio e giugno.

Il trend è molto positivo soprattutto per le imprese del Nord-Est e dell’Italia meridionale, per quelle mediamente internazionalizzate (cioè presenti con i propri vini in 6-20 mercati) e per quelle con percentuali di export già superiori al 30%.

Grazie all’indebolimento dell’euro sul dollaro e all’andamento generale dell’economia, gli Stati Uniti sono il mercato del momento: il 76,2% delle cantine intervistate ha infatti dichiarato che quello americano è tra i tre mercati (con Canada e Regno Unito) che in questo momento stanno crescendo maggiormente. Questa opinione è condivisa sia dalle aziende che vendono i propri vini in meno di 10 mercati, sia in quelle maggiormente internazionalizzate. Controversi invece i giudizi su altri mercati come la Germania dove un terzo degli intervistati ha dichiarato una crescita delle vendite e un altro terzo una diminuzione. O la Cina dove le aziende più piccole sono positive e quelle più strutturate lo definiscono un mercato in calo.

Quanto ai canali di vendita, le cantine giudicano molto positivo (63,6% degli intervistati) il proprio rapporto con gli importatori, mentre divide il rapporto con la Gdo estera (molto positivo per il 47,3% ma allo stesso tempo particolarmente negativo per il 27,3%).

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In entrambi i casi c’è una correlazione diretta con la dimensione aziendale: le cantine con oltre 10 milioni di euro di fatturato e 1 milione di bottiglie prodotte sono soddisfatte degli importatori nell’85% dei casi, percentuale che scende fino al 41,2% per le cantine che producono fino a 150mila bottiglie. Andamento simile, ma con differenze meno marcate, per le vendite alla Gdo estera.Schermata 2015-07-01 alle 16.43.53

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Il prossimo appuntamento con il Vinitaly è fissato dal 10 al 13 aprile 2016 e sarà la cinquantesima edizione del Salone del vino di Verona.

Assemblea Coop, obiettivo migliorare l’efficienza e rafforzare la convenienza

Leadership nazionale confermata (la quota di mercato è sostanzialmente invariata rispetto a un anno fa e si attesta sul 19%) così come il fatturato (12 miliardi e 421 mila), rafforzato l’investimento sulla convenienza mentre continua a crescere la base sociale che sfiora gli 8 milioni e mezzo con un trend in aumento del 3,1% rispetto al 2013. In questi numeri, enunciatoi da Marco Pedroni all’assemblea annuale di bilancio, la tenuta di Coop dopo sette anni ininterrotti di crisi.

Inoltre si irrobustisce il patrimonio netto aggregato delle principali 9 cooperative di ulteriori 30 milioni e migliora significativamente il livello di liquidità della struttura dell’attivo. Buone notizie anche dal prodotto a marchio Coop, perfetta sintesi di convenienza e qualità, che nel totale largo consumo confezionato ha superato quota 26% (in crescita di un punto rispetto al 2013).

Tenuta anche sul versante occupazionale (sono 54.591 i dipendenti con oltre il 90% a tempo indeterminato) con processi riorganizzativi e di efficienza che coinvolgono una parte significativa dei 1189 punti vendita.

Il futuro però presenta, oltre alle difficoltà ereditate dal recente passato, nuove sfide che già si manifestano nei primi mesi del 2015; riduzione dei consumi delle famiglie, nuovi stili alimentari, diffusione delle tecnologie che tutto il comparto della distribuzione dovrà affrontare. E per assicurare scelte di convenienza verso i consumatori e per evitare effetti negativi derivanti dal calo dei consumi e dalla ristrutturazione dei formati, occorrerà affrontare anche il tema dell’efficienza e del differenziale dei costi contrattuali del lavoro tra i diversi operatori.

Nella sua Assemblea annuale Coop ha quindi deciso di avviare un impegnativo programma di cambiamento organizzativo per meglio sostenere la sua strategia competitiva di un “cibo buono, sicuro e accessibile per tutti”. Alle viste infatti c’è la fusione delle tre cooperative emiliane (Coop Estense, Coop Adriatica e Coop Consumatori Nord Est) per dare vita alla più grande cooperativa italiana con 2.600.000 soci, 4,2 miliardi di euro di fatturato, 334 punti vendita di cui 45 ipermercati e 19.700 dipendenti.

In questo scenario complesso Coop potenzerà le iniziative già avviate nel 2014 a sostegno della convenienza (“Prezzi bassi sempre” e “Scegli tu”), mantenendo intatto l’impegno sulla qualità e sicurezza, sostenendo le produzioni del territorio.

I risultati arrivano anche fuori dal core-business centrale in virtù dell’allargamento dell’offerta in quei settori di mercato parzialmente liberalizzati: 122 sono i Coop Salute dove, rispetto all’acquisto dello stesso paniere di prodotti presso il canale farmacia tradizionale, si è generato nel 2014 un risparmio sul farmaco senza obbligo di prescrizione di oltre 11 milioni di euro (mediamente -25% rispetto a analogo prodotto), mentre Coop Voce, la telefonia mobile a marchio Coop, ha raggiunto 1 milione e 400mila attivazioni.

Sono state rafforzate anche le alleanze internazionali in una logica di ricerca di maggiore competitività. La nuova Coopernic (la centrale cooperativa europea) nata dall’ incontro fra Coop Italia e Leclerc ha visto prima l’adesione di Delhaize e recentemente ha accettato la domanda di ingresso di Rewe: così Copernic si candida a diventare la più grande centrale d’acquisto europea (130 miliardi di fatturato complessivo, oltre 20.000 punti vendita, 630.000 dipendenti). Tutto ciò ha ovvie e positive ricadute commerciali per Coop.

«Continuiamo a svolgere la funzione di presidio di convenienza e qualità per i soci e consumatori del nostro Paese – spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia – benché i timidi segnali di ripresa dei consumi si siano indirizzati fino a questo momento più verso i beni durevoli e i servizi che verso l’alimentare. E questa tendenza se confermata nel corso del 2015 non può che generare preoccupazione sul futuro. Non ci sottraiamo ovviamente all’impegno e rispondiamo alla sfida sulla competitività anche con la ricerca di sinergie con altri operatori a noi affini sul piano internazionale convinti che sia quello lo scenario nel quale sempre più dobbiamo muoverci. In questo contesto viaggia l’esperienza di innovazione che stiamo realizzando in Expo dove testiamo anche applicazioni diverse e nuove di proposta commerciale. I risultati in Expo ci danno ragione e vantiamo numeri importanti: 850.000 biglietti venduti, oltre 400.000 visitatori nel Future Food District di cui oltre il 96% ci ha dichiarato il suo gradimento. Il tutto accompagnato da un programma di incontri sui temi che ci sono propri e che fanno parte del nostro modo di intendere il futuro del cibo: etico, trasparente e accessibile».

L’avanzata dei “Grocerant”: John Lewis apre altri ristoranti Rossopomodoro

Il ristorante Rossopomodoro all'interno del flagship John Lewis di Oxford Street, a Londra.

Risparmio di tempo, qualità, salute ma anche convenienza: sono questi i fattori che spingono l’avanzata dei “Grocerant”, ovvero i ristoranti (restaurant), aree ristoro, bar aperti all’interno di un supermercato (Grocery stores, da qui la “parola macedonia”). Un trend che in Paesi come Canada, Usa e UK è in forte espansione. E che piace molto ai Millennials: foodie, vanno di fretta e spesso saltano il pasto pur di stare dietro ai loro impegni, sociali o lavorativi, e apprezzano i punti vendita in grado di avere un “approccio olistico” al cibo. Soprattutto, apprezzano l’opportunità di risparmiare tempo mangiando un boccone mentre fanno la spesa.

L’ultima conferma viene da John Lewis, insegna britannica di alta gamma, che ha deciso di introdurre entro il prossimo anno altri dieci ristoranti Rossopomodoro e caffè Joe & The Juice nei suoi punti vendita del Regno Unito. Le due catene sono inoltre presenti con locali temporary sulla terrazza estiva del flagship John Lewis di Oxford Street a Londra, che già ospita al suo interno due ristoranti Ham Holy Burger e Rossopomodoro.

Secondo Carman Allison, VP of consumer insights di Nielsen, la presenza di ingredienti freschi e sani è una delle chiavi del successo, insieme a una proposta diversificata atta a incontrare i gusti di clienti foodie sempre più esigenti e curiosi. “Le vendite nei supermercati sono statiche e le persone tendono a spendere di più per mangiare fuori casa. I retailer stanno cercando di intercettare questo mercato”.

La proposta ideale è quella che passa per alimenti freschi, sushi e insalate, ma i retailer più accorti stanno iniziando a “creare ambientazioni”, magari con uno “spazio caminetto” che faccia sentire i clienti “al ristorante”, ma anche a consentire loro di bere solamente un bicchiere di vino o una birra come aperitivo, come succede già ad Eataly Smeraldo. 

Le strategie sono varie: l’insegna può siglare una partnership con vere e proprie catene già strutturate, come ha fatto John Lewis con Rossopomodoro, ma anche “rifornire” l’area ristorazione con l’offerta del punto vendita, offrendo ad esempio un sushi presso il banco pesce o addirittura cucinando il pesce acquistato dal cliente, che si può sedere e consumarlo sul posto. In ascesa ci sono anche gli spazi mutifunzionali, come il nuovo Sapori&Dintorni di Napoli che nell’area Gourmeet opera a fianco di un bistrot e a “Bombe”, locale ideato dal tre stelle Michelin Niko Romito e gestito dagli allievi della sua scuola di cucina, dove si può acquistare il suo famoso street food.

Selex investe 135 milioni di euro e viaggia verso i 10 miliardi di vendite

Dopo aver chiuso il 2014 con un fatturato di 8.850 milioni di euro, i primi mesi del 2015 per Selex hanno registrato, in linea con la lieve ripresa dei consumi, un andamento del +0,7% a parità di rete (vs -0,8% del mercato Iper+Super, dati Nielsen). Considerando lo sviluppo della rete, che dal primo gennaio ha visto l’ingresso della catena Il Gigante, la crescita è ancora più consistente: +2,1% vs anno precedente.

Gli investimenti previsti nel 2015 sono di 135 milioni per nuove aperture e ristrutturazioni. Nei primi 6 mesi sono già stati aperti 11 nuovi punti di vendita, per circa 20.000 mq di superficie. La stima di fatturato per l’anno in corso è di 9.950 milioni.

«Aumentano i punti di vendita e con essi l’occupazione locale, specie quella giovanile – ha dichiarato Dario Brendolan, presidente del Gruppo Selex nel corso dell’Assemblea che ha analizato i dati di chiusura e l’andamento del primo semstre 2015 -. Se continuiamo a crescere è perché non abbiamo mai smesso di investire, anche negli anni più difficili della recessione».

Un impegno, quello di Selex, ben visibile nello sviluppo della marca del distributore. Nel 2014 sono cresciute, in particolare, le linee specialistiche nei comparti salutistico e biologico: linea “Vivi Bene Selex” + 24%, Natura Chiama Selex Bio + 20%.

«Siamo riusciti a intercettare il miglioramento dei consumi – ha affermato il direttore generale Maniele Tasca – realizzando una crescita nettamente superiore a quella media del mercato distributivo, grazie alla nostra capacità di lavorare in un’ottica di distintività di punti di vendita, assortimento e servizi».

Il Gruppo Selex associa 16 catene distributive regionali e con una quota di mercato dell’11% è il terzo player nazionale (dati IRI). Globalmente dispone di 2.479 punti di vendita in tutta Italia, con 31.000 addetti (le insegne più note sono “Famila” e “A&O”).

Lidl fa promozione social con l’app Pizza Fantastica

L’uso dei social per fare promozioni, coinvolgere il cliente, creare brand experience non è esattamente diffuso nel nostro Paese. Per questo suscita interesse la campagna Pizza Fantastica lanciata oggi da Lidl sulla sua pagina Facebook: i fan della pagina (sono 1,2 milioni, rendendola di gran lunga la più attiva tra le insegne italiane) sono invitati a creare la propria pizza grazie all’App apposita, scegliendo tra quattro basi e 24 ingredienti. Da settimana prossima sarà possibile votare la pizza preferita tra quelle selezionate: la più votata sarà in vendita da settembre nei pdv della catena tedesca. In palio tra i partecipanti c’è un iPhone 6 e 30 buoni spesa da 50 Euro.

L’iniziativa di user generated content, che durerà due settimane, è stata ideata da Lidl Italia e realizzata in collaborazione con l’agenzia MRM/McCann Frankfurt che ha programmato e disegnato l’applicazione.

 

U2 premiata a Expo da Deloitte come modello di grande distribuzione “essenziale”

“Con il suo successo ha tracciato la via per un nuovo modello di grande distribuzione “essenziale”, dall’offerta semplice, a basso costo ma senza compromessi con la qualità”. È questa la motivazione del premio consegnato alla catena U2 Supermercato a Expo 2015 da Alimentiamo e Deloitte.
Il premio è stato consegnato a Mario Gasbarrino, Amministratore Delegato di Unes Supermercati.
U2, definito il supermercato controcorrente, è caratterizzato da un forte e costante impegno nella tutela dell’ambiente e dall’adozione del format Every Day Low Price (EDLP) il quale, coniugando il low price con l’high value, ha un ottimo riscontro tra i clienti che apprezzano l’assenza di promozioni, offerte a termine, volantini e raccolte fedeltà e prediligono prezzi convenienti tutti i giorni e un assortimento ampio e vario, particolarmente nel reparto fresco. Per quattro anni consecutivi dal 2011 al 2014 l’insegna è risultata la prima per convenienza nell’indagine condotta da Altroconsumo su un panel di 909 punti vendita.

Un nutrizionista nel pdv: parte la campagna Unaproa in 50 Pam e Panorama

Esperto nutrizionisti nel punto vendita per far conoscere le proprietà benefiche di frutta e verdura di stagione, evidenziando le diverse caratteristiche nutrizionali dei 5 colori dell’ortofrutta: giallo-arancio, bianco, rosso, verde, blu-viola: succede con la campagna “Nutritevi dei colori della vita” appena partita in 50 pdv Pam e Panorama. La campagna, cui il gruppo veneto aderisce per il secondo anno consecutivo, è promossa da UNAPROA, Unione Nazionale tra le Organizzazioni dei Produttori Ortofrutticoli, Agrumari e di Frutta in Guscio, è sostenuta dell’Unione europea e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

A partire dal 26 giugno, in 19 ipermercati Panorama e 31 supermercati e superstore Pam, esperti nutrizionisti saranno a disposizione dei consumatori per due giornate di consulenza, pronti a rispondere a ogni domanda e curiosità su frutta, verdura e alimentazione corretta.

5-colori-del-benessereTra i banchi di vendita dell’ortofrutta, all’interno dei quali saranno allestite delle coloratissime postazioni immediatamente riconoscibili, sarà possibile ottenere i preziosi suggerimenti di salute di “Nutritevi dei colori della vita” grazie ai consigli dal vivo dei nutrizionisti e all’utile “Guida ai colori del benessere” distribuita gratuitamente assieme a gadget come le shopper a forma di frutta e verdura e i segnalibri che elencano tutti i prodotti ortofrutticoli suddivisi per colore .

Come suggerisce la campagna e sottolineano numerosi studi scientifici, con almeno 5 porzioni giornaliere tra frutta e ortaggi di 5 colori diversi possiamo garantire al nostro organismo il giusto apporto di nutrienti e fitocomposti per mantenerci in salute.

“Per Pam Panorama i prodotti freschi rappresentano una delle eccellenze su cui puntiamo in modo particolare – dichiara Michela Airoldi, Direttore marketing di Pam Panorama -. Frutta e verdura nei nostri punti vendita arrivano sempre freschi, da fornitori accuratamente selezionati con i quali instauriamo un rapporto di fiducia e trasparenza basato sulla conoscenza reciproca. Siamo molto attenti a ciò che offriamo e ci appassiona molto il tema della salute. Per questi motivi vogliamo trasferire questa nostra attenzione sostenendo anche per quest’anno questa bella iniziativa lanciata da UNAPROA, alla quale crediamo molto”.

Italiani a caccia di innovazione nella Gdo: per i nuovi prodotti spendono di più

Food glorious food, meglio se innovativo, alla faccia della crisi. Gli italiani amano provare nuovi prodotti, specie in campo alimentare (meno nelle bevande), e li cercano negli scaffali dei supermercati. Più degli altri europei: oltre la metà ha dichiarato di avere acquistato almeno un prodotto nuovo durante l’ultima spesa al supermercato (57% contro una media europea del 44%) secondo la survey di Nielsen “Global New Product Innovation”, eseguita su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi tra i quali l’Italia. Il 28% dei connazionali è addirittura disposto a pagare un prezzo superiore per “accaparrarsi” una novità (contro media UE 10%, e global 18%). Inoltre, gli italiani si fidano più delle marche nazionali e hanno come riferimento per scoprire le novità, ancora, la televisione, anche se avanza la presenza dei social.

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Convenienza, innovazione e salubrità i driver d’acquisto del “nuovo”

Sembra insomma che gli italiani, al di là della crisi, abbiamo una gran voglia di sperimentare: il 57% propenso alla novità è un segnale forte, che si contrappone al 41% della Germania, al 36% della Francia e al 29% della Gran Bretagna. Ma che caratteristiche deve avere il nuovo prodotto? Oltre che innovativo, deve essere adatto a tutta la famiglia (18% vs l’11% dei prodotti destinati a uso esclusivamente personale, in Germania e Francia rispettivamente al 10% e 8%). Va considerato che solo il 55% dei nuovi prodotti riesce a mantenere la distribuzione nei supermarket per sei mesi, il 24% raggiunge l’anno di vita.

La ricerca di Nielsen mette a fuoco anche quelli che sono i driver che inducono il consumatore a perfezionare acquisti di nuovi prodotti. Si osserva che quasi un terzo degli intervistati (29%, vs media Global 23% e UE 25%) preferisce il nuovo prodotto perché offerto a un prezzo più conveniente rispetto a quello precedentemente acquistato. Il secondo elemento dopo il prezzo è la componente innovativa che caratterizza il prodotto, ragione che spinge all’acquisto il 28% degli italiani (media UE 21%). Altri parametri sono: prodotti che rispondano a uno stile di vita sano (34%), fatti con ingredienti naturali (28%), ecologici (29%), comodi da usare (28%), che facilitino la vita (23%), sostenibili dal punto di vista etico (15%).

 

Tv e passaparola canali principe, social in ascesa, direct mail a picco

Sul fronte dei luoghi dove si reperiscono le innovazioni, a sorpresa la TV è ancora forte come canale, il principale attraverso il quale avviene la conoscenza di prodotti innovativi (53% della popolazione ne fa uso per la conoscenza di nuovi articoli, in linea con il dato registrato nel 2012) insieme all’immancabile passaparola (famigliari e amici). La ricerca attiva e personale su internet si attesta al 52%, come la conoscenza diretta acquisita sul punto vendita. Cresce il posting sui social media (utilizzato dal 7% del 2012 all’attuale 13%) mentre cola a picco il direct mail, che dal 30% di tre anni fa passa al 14% nel 2015.

“Dai dati della Global Survey New Product Innovation – ha dichiarato l’Ad di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – emerge che l’innovazione di prodotto non si configura più come un‘opzione che l’azienda può decidere di adottare. Infatti, data la crescente competitività sugli
scaffali della grande distribuzione e l’atteggiamento degli italiani sempre più orientato verso le novità, ogni azienda è chiamata a mettere in cantiere nuove linee di prodotto. Per questo motivo, risulta indispensabile innanzitutto studiare le ragioni che spingono il consumatore verso l’acquisto di articoli mai finora utilizzati, mettere a fuoco le tipologie di prodotto più desiderate, attivare una politica distributiva adeguata e multicanale e individuare i media più famigliari al consumatore, nel contesto della frammentazione mediatica attuale. Essere innovativi, quindi, implica la mobilitazione di tutte le componenti aziendali. Solo sfruttando ogni leva di marketing in maniera integrata è possibile investire nell’introduzione di “novità”, creando le sinergie necessarie perché la vita del prodotto possa superare il test sempre più selettivo del singolo consumatore e del mercato”.

 

Conad programma 950 milioni di investimenti in tre anni

Nel 2014 il sistema Conad ha sviluppato un fatturato di rete pari a 11,7 miliardi di euro e prevede di continuare a crescere fino al 2017 in controtendenza, con un tasso medio annuo del 3,9%, a fronte di un piano di investimenti che assegna uno stanziamento di 366 milioni all’anno in corso, di 308 milioni al 2016 e di 276 milioni al 2017.  Oltre a nuove aperture di punti vendita, il piano prevede di destinare quote rilevanti alle ristrutturazioni (di superfici e format commerciali) e alle opportunità di crescita per linee esterne. Nel mirino delle acquisizioni: gli esercizi commerciali indipendenti, le catene locali e quelle di proprietà di gruppi internazionali che potrebbero lasciare il paese.

Un piano di sviluppo ambizioso, che impegna tutte le 8 cooperative territoriali che compongono il sistema Conad (Nordiconad, Conad Centro Nord, Commercianti Indipendenti Associati, Pac200A, Conad del Tirreno, Conad Adriatico, Conad Sicilia e Sicilconad) e che, insieme, nel 2014 hanno espresso una redditività del 4% sul valore della produzione (Ebitda del conto economico aggregato dei bilanci consolidati delle cooperative) contro una media del settore dello 0,1% , e un utile di esercizio di 140,4 milioni di euro (utile del conto economico aggregato dei bilanci consolidati delle cooperative). Un sistema dinamico sul versante del mercato, ma anche solido su quello patrimoniale, con ben 1,9 miliardi di euro di patrimonio netto aggregato.

«Sono risultati eccellenti – ha commentato l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese – che appaiono ancor più significativi se si considera che sono stati ottenuti in netta controtendenza e nel pieno rispetto dei tempi di pagamento dei fornitori. Se tutte le catene osservassero come noi puntualmente il limite dei 60 gg previsti dalla legge – ha aggiunto – si svilupperebbe un valore di 1,3 miliardi a favore della filiera agricola italiana. Una filiera – ha concluso – a cui Conad affida il 90% della produzione della propria marca commerciale, che da sola vale il 27% dell’intero fatturato della rete»..

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