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Sostenibilità degli allevamenti: Waitrose, M&S, Noble Foods e Coop CH le insegne più virtuose

La nuova edizione del The Business Benchmark on Farm Animal Welfare, il rapporto nato con lo scopo di incentivare un trattamento più equo degli animali negli allevamenti e giunto alla quarta edizione, ha dato le pagelle valutando 90 aziende del settore alimentare. Noble Foods, Marks & Spencer, Waitrose e Coop Group (Svizzera) sono le insegne della GDO che hanno ottenuto il punteggio più alto.
Una problematica sempre più sentita questa delle condizioni estreme in cui versano gli allevamenti di bestiame, che suscitano questioni etiche ma anche sanitarie, tanto da far nascere una nuova categoria di “dietisti etici”, i flexitarians, che scelgono se mangiare o meno carne a seconda della provenienza e delle condizioni cui sono sottoposti gli animali.
Un tema che non sfugge alle aziende, tanto che il rapporto rileva come il 69% di quelle prese in considerazione hanno pubblicato delle linee guida che riguardano il benessere degli animali (erano solo il 46% nel 2012) e il 54% si è posta degli obiettivi che riguardano il benessere animale (il 26% nel 2012). Tra gli aspetti presi in considerazione c’è la reclusione in gabbie, la clonazione o modificazione genetica, l’uso di sostanze che promuovono la crescita e di antibiotici, le mutilazioni, lo stordimento prima della macellazione e i trasporti su lunghe distanze.

Le aziende sul podio
Il direttore esecutivo di BBFAW, Nicky Amos, ha commentato: «I risultati dimostrano come sia realistico per le aziende in tutto il mondo e in tutta la filiera (distributori, grossisti, ristoranti, bar e produttori) aspirare a raggiungere alti voti nel Benchmark e riconoscere la responsabilità che hanno nel benessere degli animali nella loro supply chain».
Sono 11 le aziende che occupano la testa della classifica, avendo dimostrato l’impegno più forte verso il benessere degli animali negli allevamenti. Le 90 aziende sono divise in livelli: piazzarsi nei primi significa avere sviluppato sistemi e processi per gestire la questione.
Al primo livello troviamo le più virtuose, tre insegne britanniche (Marks & Spencer, Waitrose e Noble Foods) e la svizzera, Coop Group.
Al secondo livello ancora UK in primo piano con The Cooperative Food (UK), J Sainsbury e Cranswick, la svizzera Migros ma anche multinazionali come Unilever, Marfrig, McDonald’s (che ha registrato nel quarto trimestre 2015 il miglior risultato trimestrale in quasi quattro anni, anche, secondo gli analisti grazie al “restyling green” cui è stata sottoposta).
Nel terzo livello stazionano Ahold, FrieslandCampina, Danone, JBS, Nestlé, Subway, Tesco e Tyson Foods. Raggiunti quest’anno da Barilla, la prima italiana delle sei prese in esame, BRF, Sodexo, Walmart, Compass Group, Greggs, Kaufland e Whitbread.
La direttrice esecutiva di BBFAW, Nicky Amos, ha commentato: «I risultati dimostrano come sia realistico per le aziende in tutto il mondo e in tutta la filiera (distributori, grossisti, ristoranti, bar e produttori) aspirare a raggiungere alti voti nel Benchmark e riconoscere la responsabilità che hanno nel benessere degli animali nella loro supply chain».

Nonostante i passi avanti compiuti dal 2012, nota il report, circa il 40% delle aziende (tra cui Burger King, Domino’s Pizza Group (UK) e Starbucks) non hanno fornito alcuna informazione sulla loro strategia nei confronti del benessere animale negli allevamenti. Come ha detto Nicky Amos: «Nonostante i progressi è chiaro che c’è ancora molto da fare per mettere il benessere animale degli allevamenti nei programmi di molte grandi aziende globali del settore alimentare».
Il rapporto però sottolinea come vi sia da parte delle società di investimento un interesse crescente sul tema.
«Per la prima volta abbiamo visto investitori a livello globale che si sono impegnati attivamente con le aziende per incoraggiarle a migliorare le pratiche e la comunicazione di ciò che fanno per la sostenibilità degli allevamenti. Il Benchmark annuale fornisce alle aziende un grande incentivo per migliorare la divulgazione e rendere conto della loro prestazione. Con la crescita della consapevolezza da parte degli investitori e la comprensione dei rischi sistemici e delle opportunità posta dal benessere animale negli allevamenti ci aspettiamo di veder crescere nel tempo l’interesse e l’azione degli investitori» ha detto Rory Sullivan, BBFAW Expert Advisor.
Il rapporto è stato compilato in collaborazione con organizzazioni attive nella difesa degli animali e dell’ambiente quali Compassion in World Farming World Animal Protection e con la banca di investimenti Coller Capital.
Sul fronte della sostenibilità la multinazionale Mondelez (ex-Kraft, molto mal piazzata nel rapporto) ha da poco annunciato che entro il 2025 tutte le uova utilizzate per i suoi prodotti venduti in Europa proverranno da allevamenti a terra.

La classifica 2015 del The Business Benchmark on Farm Animal Welfare.
La classifica 2015 del The Business Benchmark on Farm Animal Welfare. Barilla è la meglio piazzata delle italiane, tra le altre Ferrero, Cremonini, Veronesi, Autogrill.

Leggi anche: Carne di maiale contaminata in UK: troppi antibiotici negli allevamenti europei

Job Day Esselunga: continua la selezione di 100 persone per il Superstore di Roma

Job Day Esselunga: continua a Roma, fino al 29 gennaio, la selezione di 100 persone che, a partire dal prossimo autunno, lavoreranno nel nuovo Superstore di via Prenestina, il primo nella capitale dell’azienda leader nella grande distribuzione, fondata nel 1957 con un fatturato di oltre 7 miliardi di euro e oltre 22.000 dipendenti.
Le candidature raccolte via web sul sito Esselungajob (www.jobday-el.it) lo scorso mese di dicembre sono state circa 13.000 e per l’evento di questi giorni sono state convocate oltre 1400 persone.
I 100 selezionati saranno inizialmente formati nei negozi Esselunga di Milano e Firenze; altre 30 risorse, assunte lo scorso anno, stanno già seguendo specifici programmi di formazione per ruoli di responsabilità nei vari reparti.
Il nuovo Superstore di Roma Prenestina, secondo negozio nella Regione Lazio dopo l’apertura nel 2014 di Aprilia (LT), avrà una superficie di 4600 mq., oltre 800 posti auto a raso e interrati, il Bar Atlantic, uno spazio nursery con educatrici e sarà aperto 7 giorni su 7.

Sia acquisisce T-Frutta, l’app che fa guadagnare sulla spesa

Un incontro del destino quello tra Sia, società europea attiva nel campo dei pagamenti digitali, e Ubiq, la start-up che nel 2012 ha lanciato T-Frutta, l’app ideata da un team dell’Università di Parma e che trasferisce al consumatore gli sconti offerti dalle marche trasformandoli in denaro che viene accreditato sul conto corrente dopo che ha effettuato l’acquisto di prodotti in promozione, presso qualsiasi negozio. Sia ha rilevato il 69% (51% acquisito più aumento di capitale) di Ubiq, ed entra dunque nel mercato del couponing. La start-up parmigiana nel 2015, dopo sette mesi di attività, ha fatturato circa 800mila euro, ha 35.000 utenti attivi, e ha gestito più di 112mila scontrini erogando un cash-back ai consumatori di oltre 300.000 euro.

 

Couponing, un mercato da 70 milioni di euro e cresce il digital

Nata nel maggio 2015 e attiva in quattro province italiane (Milano, Modena, Roma e dall’inizio del 2016 Monza-Brianza) T-Frutta è la prima app in Italia che consente ai consumatori di guadagnare denaro quando acquistano prodotti delle marche in promozione, semplicemente fotografando lo scontrino. L’App legge le informazioni contenute nella ricevuta e consente di accumulare un credito che viene versato su conto corrente bancario, PayPal o tramite assegno e può essere quindi speso liberamente, senza alcun vincolo o obbligo di nuova spesa o conversione in buoni. A seguito dell’acquisizione, il servizio sarà estesa progressivamente a tutto il territorio nazionale entro l’estate.

Grazie a questa acquisizione Sia si rivolge da un lato ai consumatori più orientati all’uso di strumenti digitali (come app, wallet e mobile payment) e interessati alle promozioni personalizzate, dall’altro alle industrie di marca che cercano nuove modalità di contatto e di fidelizzazione della clientela. Con il sistema T-Frutta infatti le aziende di marca possono raggiungere direttamente il consumatore finale, promuovendo i prodotti in modo innovativo e su target specifici di clienti.

Il mercato italiano dei coupon cartacei ammonta a circa 70 milioni di euro. Le industrie di marca stanno mostrando una crescente attenzione verso lo strumento del coupon digitale, che presenta un tasso di redemption superiore (35%) rispetto a quello cartaceo (13%).

Schermata 2016-01-26 alle 23.07.22Tra le aziende del largo consumo che hanno già inserito i loro prodotti su T-Frutta figurano Procter & Gamble, Unilever, Bolton Food, San Pellegrino, Lavazza, Ferrero, Barilla, Grandi Salumifici Italiani, Heineken, Nivea Beiersdorf, Conserve Italia, ParmaReggio, Monini, Ponti, Auricchio, Branca, Campari, Parmalat, Fater, Rana, Alpro e Auricchio.

Maiora apre un nuovo pdv Eurospar a Giovinazzo all’insegna del “green”

Ha un’anima green il nuovo Eurospar aperto a Giovinazzo (Ba) dal partner Despar Maiora. Sviluppato su una superficie di 1.400 mq, il supermercato punta su un assortimento completo con un focus sui freschi.

12417594_459694247556143_2582430754079319141_n L’edificio ha seguito nella costruzione le regole della sostenibilità ambientale: il sistema di aria condizionata e refrigerazione sono a basso consumo e l’illuminazione è a Led, mentre è già prevista l’installazione di 450 pannelli solari sul tetto su una superficie di 2000 mq.

12494954_459694244222810_5976315014297297843_nNon mancano i reparti macelleria, panetteria, l’enoteca e una gastronomia che propone anche piatti caldi, e vi è un’ampio assortimento di prodotti locali e free-from.

«Stiamo lavorando per ridurre il consumo energetico e le emissioni inquinanti – ha commentato il presidente di Maiora Pippo Cannillo – . Oltre all’Eurospar di Giovinazzo, anche gli altri nuovi punti vendita di Maiora sono stati progettati in modo da minimizzare l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità».

Così è stato per la recente apertura di Corato, in cui sono stati utilizzati materiali ecosostenibili e che segue una politica a “Km zero” acquistando il più possibile da produttori locali per ridurre al massimo i costi di trasporto e gli sprechi.

Da metà marzo negli ipermercati i nuovi Gift on Pack di Corvo, bianco e rosso

L'espositore legato all'iniziativa.
L’espositore legato all’iniziativa.

Un tappo in silicone con quattro segnabicchieri colorati a forma di animali (farfalle, uccelli, gufi) a chi acquisterà una bottiglia di Corvo Bianco o di Corvo Rosso: è l’iniziativa di Consumer Marketing negli ipermercati di tutta Italia di Gruppo Duca di Salaparuta al via da metà marzo. I gift on pack sono ideati in partnership con Brandani, azienda di articoli da regalo e per la casa contraddistinti dal caratteristico Italian Style.

Con questa iniziativa Corvo sottolinea l’importanza data alle attività strategiche di Consumer Marketing nel punto vendita, che nel corso degli ultimi anni si sono andate a sostituire alle tradizionali attività promozionali. Non più quindi una logica basata esclusivamente sul prezzo ma sulla costruzione di una Brand Identity forte e distintiva e sul desiderio di creare un rapporto solido con il consumatore.

 

DeltaPo Outlet: il nuovo concept dove il consumo è esperienza a 360 gradi

DeltaPo Outlet: debutta il nuovo concept del “RETAILTAINMENT” una innovativa filosofia di commercio in cui il consumo diventa esperienza da vivere a 360 gradi. Si tratta del primo “destination outlet” ovvero un luogo pensato non solo per la visita ma soprattutto per la permanenza, che dedica ampio spazio a intrattenimento, ristorazione e ospitalità, inserito in un contesto di intrattenimento volto a valorizzare le risorse territoriali; in questo caso la vicinanza al Grande Fiume Po. Tutto il fascino del territorio viene proposto in una destinazione “slow” e alternativa, in cui lo shopping si coniuga con attività culturali e a contatto con la natura.

Contaminazioni storiche, naturalistiche e geografiche ben rappresentate dall’operazione di rebranding, che valorizzano il Grande Fiume Po anche nel nuovo naming e logo del polo commerciale.

L’outlet, inoltre, è inserito in un contesto dinamico e di forte appeal, consolidato dalla presenza delle “brand extension” DeltaPo: Museum, Wellness, Entertainment, Hotel, Arena, Festival, Fitness, Cinema ed Educational, per sviluppare un’offerta unica nel suo genere, un’esperienza di consumo senza precedenti.

Il concept architettonico si ispira alla tradizione urbanistica dei centri storici delle province di Rovigo e Ferrara: lunghi viali pedonali e ampi porticati che valorizzano i 74 store di innovativa funzionalità. La progettazione del nuovo polo commerciale è stata pensata per rispettare proprio l’habitat naturale e l’identità storica dell’area geografica del Delta del grande fiume, in modo da essere facilmente riconoscibile non solo dai residenti, ma anche a livello nazionale e internazionale. Grazie all’utilizzo di tecnologie ecocompatibili come l’energia fotovoltaica e un design ispirato all’architettura del territorio, l’ambiente risulta accogliente e raffinato.

Master plan

Particolare attenzione è stata rivolta alla ristorazione, con proposte attente alle specialità enogastronomiche tipiche del territorio. Competano l’offerta un’area giochi attrezzata, con uno spazio a misura di bambino con servizi di intrattenimento, 3.100 mq di ampi porticati lungo i negozi e aree verdi attrezzate, un centro espositivo di promozione e valorizzazione del territorio. E ancora: una pista ciclabile – DeltaPo Outlet sarà una delle tappe principali della pista di 80 km che va da Melara a Papozze; noleggio bici con ampio parco e fruizione gratuita riservata a quanti effettuino acquisti all’interno dell’Outlet. L’immediata adiacenza al fiume Po permette l’utilizzo dell’attracco di battelli, con ingresso immediato al centro Outlet per il collegamento navale diretto con il Parco del Delta. Nel contempo consentirà l’approdo delle imbarcazioni provenienti da Locarno a Venezia.

DeltaPo Outlet mira a diventare il punto di riferimento per il territorio non solo per le nuove opportunità di shopping e di servizi offerti alla cittadinanza, ma anche per l’occupazione e lo sviluppo economico. Infatti la struttura garantirà oltre 300 nuovi posti di lavoro nell’anno e ulteriori incrementi nel futuro prossimo.

Bio in Gdo, un mercato da 860 milioni (+20%): e le più vendute sono le uova

Quanto vale il biologico nella grande distribuzione? Domanda di non poco conto, dato che bio e premium sono i comparti in crescita, anche nella Mdd. Secondo i dati Nielsen, presentati a Marca da Assobio, il biologico è un mercato che vale 863,8 milioni di euro in termini di vendite con un aumento nell’ultimo anno (novembre 2014 – novembre 2015) pari al 20%.

I prodotti più “gettonati”? Forse un po’ a sorpresa sono le uova (con un fatturato di oltre 61 milioni, +8,4% sull’anno precedente), al secondo posto le composte di frutta (oltre 60 milioni, +8,2%), alternativa “light” a confetture e marmellate. Al terzo posto le gallette di riso (sfiorano i 50 milioni, +21,4%) seguiti dalla frutta fresca (42 milioni, +12,4%). Oltre 37 milioni per i brick di bevande alla soia (+25,2%), 37 milioni per la pasta di semola (+29%), 35 per gli alimenti a base di soia (+37,3%), oltre 30 milioni di ortaggi (+8,3%), 29 milioni di latte fresco (+4,3%).

«In Gdo l’incremento medio in valore per le prime 15 categorie è del 18,6%, con un mimino del +4,3% per il latte e un massimo del +47,7% per l’olio extravergine d’oliva – dice Roberto Zanoni, presidente di AssoBio -. Dati molto positivi, certo, ma c’è ancora molto da fare. Il bio non deve rappresentare la nuova frontiera delle vendite; il bio è un sistema anche di valori, rappresenta un’agricoltura in grado di preservare l’ambiente, la biodiversità, capace di rispondere alle sfide globali e in questo modo deve essere considerato anche dalla Gdo. L’obiettivo è far comprendere agli operatori e ai consumatori il vero valore del bio, al di là del tema volumi e prezzi».

La Gdo è diventata dunque un canale importante. «Il mercato è in crescita e va tutelato – spiega Zanoni -. Riteniamo che tutti gli attori debbano confrontarsi, condividendo informazioni sulle criticità e utilizzando al meglio gli strumenti di cui noi ci siamo giù dotati, come i gruppi di lavoro tecnici sulle diverse produzioni, le piattaforme per la tracciabilità dei cereali e dell’olio sviluppate dalla nostra federazione interprofessionale FederBio per blindare qualità e integrità delle produzioni, linee guida e iniziative».

AssoBio chiede inoltre al ministero azioni volte all’informazione al pubblico che uniscano produttori e grande distribuzione. «In qualche Paese estero è già una realtà di estrema efficacia: una o più giornate nazionali del biologico in cui coinvolgere tutti gli operatori del settore, dagli agricoltori agli ipermercati, raccontando gli aspetti positivi della produzione biologica. Contiamo che il ministro Martina, da cui sono giunte parole di apprezzamento anche per la nostra presenza in Expo (sei impegnativi mesi di padiglione biologico) e Olivero, viceministro con delega all’agricoltura biologica ci diano una mano» conclude Roberto Pinton, segretario di AssoBio.

Walmart chiude 269 punti vendita, la maggioranza negli USA

Anche i grandi soffrono: Walmart, la più grande insegna della grande distribuzione al mondo, ha deciso la chiusura di 269 punti vendita. Un passo necessario, secondo l’Ad Doug McMillon, per “mantenere forte la società”.

Oltre la metà delle chiusure (154) riguarderà la casa madre ovvero gli Stati Uniti, con 10mila posti di lavoro a rischio (ma che dovrebbero venire ricollocati in altri negozi), e un’altra grossa fetta di chiusure (60) spetterà al Brasile e il resto in Sud America.

La compagnia ha assai sofferto non solo la crisi, ma anche l’agguerritissima concorrenza di Amazon, e non a caso l’anno scorso è avvenuto il grande sorpasso nella valutazione finanziaria dei due “big” del retail americano, che è stato visto da molti come una sorta di “passaggio di consegne” dal retail “reale” all’online.

Walmart possiede quasi 11.600 punti vendita in tutto il mondo e 4500 nei soli Stati Uniti, e gli store che chiuderanno, a partire da fine mese, rispondono per meno dell’1% del fatturato e della superficie di vendita globali. Sono dunque, i più piccoli e meno produttivi, oltre un centinaio appartenenti a Walmart Express, l’insegna di prossimità sorta nel 2011 e che non è mai veramente decollata.

McMillon ha anche ricordato che l’anno prossimo la società aprirà 300 nuovi pdv “il che significa che vogliamo crescere, ma vogliamo farlo in maniera disciplinata”. Gli investimenti maggiori per il futuro sono previsti nell’e-commerce e nel servizio di click and collect, ma anche nei formati più grandi o in quelli di vicinato.

 

Crai punta sul Gruppo Meloni e arricchisce la sua offerta drug/toiletries

Crai: il Gruppo cresce ancora potenziando il canale drug/toiletries con l’acquisizione di due insegne di Meloni Walter Spa: SMOLL e BeautyTù. Entrambe entrano nel Consorzio Promotre, polo convenzionato al Gruppo CRAI, andando ad aggiungersi alle insegne finora appartenenti a questo canale: BeautyStar, Cad, Determarket, IperSoap, Proshop, Risparmio Casa, Saponi&Profumi e Target.

Il gruppo Meloni SpA, nasce nel 1964 a San Marino commercializzando prodotti per l’igiene casa, in particolare detersivi. Oggi vanta al suo interno due aree di business: l’Area Trade, dedicata al commercio all’ingrosso, con una forza vendite di 22 agenti per il territorio del Centro Italia e l’Area Retail, dedicata alle insegne di negozi SMOLL e BeautyTù, specializzati nella cura della persona e igiene della casa.

Un gruppo solido e dinamico con un fatturato consolidato di circa 37 milioni di euro e presente in Emilia Romagna, Marche, Umbria, Toscana, Lazio e Repubblica San Marino con 40 punti vendita tra BeautyTù e SMOLL e un numero di referenze gestite che supera le 10.000.

Con Meloni – afferma Marco Bordoli, amministratore delegato del Gruppo Craiil Gruppo consolida ulteriormente la sua posizione di secondo player del settore specialisti drug in Italia con oltre 1.200 punti vendita drugstore e si prepara a un 2016 di ampliamento e ulteriore rafforzamento.

“Siamo particolarmente contenti di essere entrati a fare parte del Consorzio Promotre – dichiara Marco Meloni, amministratore unico del gruppo Meloni Spa e quindi di fare parte del Gruppo Crai, perché volevamo trovare un gruppo fortemente orientato al retail e che avesse una visione strategica del futuro di questo business chiara e ben delineata”.

Cia-Conad: piano da 200 milioni di euro di investimento e 450 posti di lavoro in due anni

È un piano ambizioso quello annunciato da Cia, Commercianti Indipendenti Associati, la cooperativa di dettaglianti del consorzio nazionale Conad che copre l’area di Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Sono infatti previsti 200 milioni di euro di investimenti nei prossimi 24 mesi, con la creazione di oltre 450 nuovi posti di lavoro. Obiettivo: rafforzare, da qui al 2017, la propria posizione sul mercato. Un quadro in linea con il piano nazionale illustrato dal consorzio nazionale Conad.

Sono sei le nuove aperture previste, e sarà la Romagna a beneficiare della maggior parte degli investimenti, con nuovi punti vendita a Forlì, presso il quartiere Cava (1.400 mq), Savignano sul Rubicone (1.200 mq), Rimini ex fiera (2.500 mq) e Morciano di Romagna (2.500 mq). Nuovi negozi sono previsti anche a Padova e Pesaro, oltre a 30 ristrutturazioni in strutture esistenti tra Romagna e Marche.

Sempre a Forlì entro il 2016 partirà anche il cantiere del centro direzionale di via dei Mercanti, per un investimento di circa 25 milioni di euro, con spazio uffici per 8mila mq ed un magazzino per 20mila mq. L’apertura è prevista per il 2017. Nello stesso anno dovrebbe giungere a compimento la costruzione di nuove strutture commerciali dedicate all’extra-alimentare, presso l’area adiacente all’ipermercato di Pieveacquedotto.

«Commercianti Indipendenti Associati si conferma ancora una volta come uno dei motori di sviluppo più importanti per questo territorio – dice l’Amministratore Delegato Luca Panzavolta –, grazie a un piano investimenti che valorizza, tra l’altro, le competenze produttive e tecnologiche dei nostri fornitori. In un momento in cui la ripresa economica è ancora debole, crediamo che possa rappresentare un traino per tutto il mondo dell’economia locale, offrendo occasioni importanti di lavoro alle imprese che operano in questo contesto. Anche per questo motivo auspichiamo un andamento il più celere possibile degli iter burocratici, grazie alla positiva collaborazione di tutti i soggetti coinvolti».

Cia dà lavoro a oltre 6.400 soci e dipendenti tra Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia e Veneto in 236 negozi associati per complessivi 165mila metri quadri di superficie di vendita (con una media di 700 mq) e un patrimonio di 583 milioni di euro. La rete è suddivisa tra 3 ipermercati (Treviso, Rimini e Forlì), 33 superstore, 72 supermercati Conad e 128 negozi di vicinato City. Attivi anche 4 distributori di carburante (Faenza, Cesena, Azzano e Porcia). Ogni anno CIA-Conad elargisce tra rete e cooperativa circa 2 milioni di euro a sostegno di progetti di tutela della salute, di promozione sociale e sportiva.

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