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Tecnologia di Consumo: andamento lento. Ma l’on line fa da traino

Foto di Dean Moriarty da Pixabay

Non rende certo euforici l’andamento, nel primo semestre, della Tecnologia di Consumo, che chiude la prima metà dell’anno con uno stentato -0,1% e un fatturato complessivo di 6,4 miliardi di euro*.

Meglio delle performance dl primo trimestre, (-0,6%), certo, ma niente di che.

Se però questo è il quadro a livello macro, poviamo a scendere nel dettaglio di on line e off line con l’ausilio delle rilevazioni GfK realizzate con metodologia Retail Panel.

Il quadro che ne emerge è più sfaccettato: se infatti le vendite nei punti vendita tradizionali decrescono del -2,1% rispetto al primo semestre del 2018, vediamo però che continua a crescere il canale online (+12,7%), che arriva a rappresentare il 15,7% delle vendite a valore, nonostante la bassa stagionalità del periodo.

Chi sale e chi scende

Analizzando poi i vari comparti troveremo che il Telecom, pur continuando a essere il più importante per fatturato (la telefonia è infatti responsabile del 38,2% del valore complessivo del mercato italiano dei Technical Consumer Goods) ha avuto una performance negativa (-2,6%). Al contrario, risulta molto positiva la performance del Piccolo Elettrodomestico (+8,1%) – grazie soprattutto al contributo del comparto Home Care. In crescita anche il Grande Elettrodomestico (+2,1%). Nel primo semestre del 2019, Piccolo e Grande Elettrodomestico arrivano a rappresentare rispettivamente il 9,5% e il 14,3% del totale mercato.

Cresce anche il settore IT/Apparecchiature per l’ufficio (+0,4%), che si conferma il secondo per importanza, con il 19,6% del totale valore del mercato.

Ottima la performance del comparto Home Comfort (trattamento aria, condizionamento, riscaldamento), che registra un +61,4% nei primi mesi del 2019. Molto influenzato dalle condizioni meteo, questo settore cresce soprattutto per effetto dell’attività di “destagionalizzazione” dei prodotti e di un mese di giugno molto caldo, che ha visto quasi triplicare i fatturati rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

L’Elettronica di Consumo (Audio/Video) registra una flessione del -4,9% rispetto allo stesso periodo del 2018, così come il comparto della Fotografia (-11,5%).

I canali

Gli Electrical Retailer (Grandi e Piccole superfici specializzate in Elettronica di Consumo), crescono del +3,5% nel primo semestre 2019 mentre risultano in flessione i Mass Merchandiser (-0,9%) e i canali specialistici (-7,7%), penalizzati dalla performance dei Telecom Specialist.

 

*I dati riportati sono riferiti al periodo compreso tra gennaio e giugno 2019. Tutti i trend sono a valore e il confronto è con l’andamento del mercato nel primo semestre 2018

Retail: come cambiano i bisogni del consumatore aumentato

Fabrizio Marazzi e Marco Pellizzoni

Il cambiamento dei consumi in Italia è stato uno dei focus dell’evento “The Augmented Era: Augmented Shopper, Retailer, Media & Brand”, che si è tenuto a giugno a Milano, organizzato da GFK. Il tema del retail è stato toccato in particolare da Fabrizio Marazzi, Solution Lead Market Insights e Marco Pellizzoni, Commercial Lead Consumer Panel di GfK Italia.

Dai dati presentati è emerso che oggi in Italia il retail è un mercato che si avvicina ai 100 miliardi di controvalore: in un anno vengono effettuati 3,3 miliardi di acquisti  che coinvolgono 25,9 milioni di famiglie con uno scontrino medio di 29 euro. Il 49% della spesa viene effettuato tra il venerdì e la domenica e domina la multicanalità: solo il 7% delle famiglie utilizza meno di 3 canali di vendita e ben il 71% ne usa più di 4.

In questo scenario in cui il drugstore ha una penetrazione di mercato di solo il 55,7% si affermano negozi specialistici, come quelli biologici che oggi raggiungono 1,7 milioni di famiglie. C’è di più: ben il 93% degli acquirenti ha provato un prodotto biologico nell’ultimo anno, un dato in crescita del 15% rispetto al 2013. Un dato come questo dimostra stiano cadendo le barriere alla prova che vanno ben oltre specifiche categorie di clienti: l’83% dei consumatori ha provato un prodotto senza lattosio, il 58% prodotti dichiaratamente a base vegetale e il 43% addirittura ha comprato prodotti senza glutine: non male per dei prodotti che rispondono a una malattia, la celiachia, che riguarda solo l’1% della popolazione. Il benessere è una moda e si slega sempre più dalla pura funzionalità, ha spiegato Marazzi.

Questo trend non è l’unico a cui assistiamo: un altro dato importante lo si ritrova nella ricerca di prodotti pronti, di veloce consumo. Non si amano le perdite di tempo e si cerca di concentrare i consumi in specifiche occasioni: la merenda, il momento di relax o il caffè.

Un discorso a parte merita la sostenibilità: è un tema su cui c’è sicuramente più attenzione, ma solo a certe condizioni, come quello di avere un prezzo equo. La disponibilità a spendere di più per prodotti sostenibili riguarda una fetta esigua della popolazione, almeno in Italia.

“Il carrello della spesa degli Italiani è un osservatorio privilegiato per conoscere a fondo il consumatore ‘aumentato’ di oggi. Sono in atto numerosi cambiamenti e nuovi orientamenti: benessere, servizio, green, specializzazione e ruolo per specifiche occasioni di consumo sono le parole chiave che orientano i nuovi trend. I grandi Brand sono di fronte ad un crocevia di possibili soluzioni per ritrovare la crescita e mai come oggi è centrale conoscere il consumatore per individuare la strada giusta” ha dichiarato Pellizzoni, secondo cui oggi il prodotto ideale per avere successo sul mercato è quello che combina questi 5 trend: prodotto benessere, venduto in un negozio verticale, rapido da preparare, da consumare in una specifica occasione e rispettoso dell’ambiente. 

Intercettare il consumatore evoluto al tempo della realtà aumentata. Le proposte di GFK

Foto di Tumisu da Pixabay

In un’ Augmented Era, con nuovi prodotti evoluti, nuove modalità di acquisto, anche i consumatori si rivelano Augmented, più liberi, informati, critici, disintermediati ma anche infedeli, ondivaghi, molto difficili da prevedere e trattenere:. La domanda allora è d’obbligo: cosa vogliono, cosa si aspettano e come fidelizzarli?

Delle strategie da adottare si è parlatoin occasione dell’evento annuale di GfK Italia intitolato: “The Augmented Era: Augmented Shopper, Retailer, Media & Brand”.

“Oggi – spiega Stefano Pironi, Key Account Manager di GfK Italia -è più che mai è fondamentale capire le logiche profonde di acquisto e le tendenze che guidano atteggiamenti e comportamenti dei «nuovi» individui-consumatori. Experience, qualità, disintermediazione, semplicità, personalizzazione, velocità, autenticità e sostenibilità sembrano essere le parole chiave per comprendere la complessa semplicità dei nuovi trend dell’Augmented Consumer”.

A seguire, Fabrizio Marazzi, Solution Lead Market Insights ha commentato gli ultimi trend del mercato Tech in Italia: “Nei primi quattro mesi del 2019, in Italia il mercato italiano dei Technical Consumer Goods ha registrato un leggero decremento del fatturato (-0,2%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un giro d’affari complessivo di 4,2 miliardi di euro. Rallenta la performance del settore Telefonia (+0,3%), positiva la performance del Piccolo Elettrodomestico (+8,9%), mentre IT e Grande Elettrodomestico risultano stabili. Negativo il trend (-7%) per Elettronica di consumo e Foto. Considerando invece il 2018, abbiamo invece registrato una flessione del -5,4% del mercato dell’Entertainment (supporto fisico di Musica, Video, Libro e Videogioco), che ha generato un fatturato pari a 1.850 milioni di euro. Questo settore ha subito maggiormente gli effetti dell’evoluzione digitale, che ha cambiato la fruizione del contenuto, portandola da possesso a streaming. Nell’ultimo anno gli streaming musicali sono stati più di 25 miliardi*, dato in crescita del 76% rispetto al 2017”.

Marco Pellizzoni, Commercial Lead Consumer Panel di GfK Italia, ha invece offerto una panoramica sul mondo FMCG: “Il carrello della spesa degli Italiani è un osservatorio privilegiato per conoscere a fondo il consumatore ‘aumentato’ di oggi. Sono in atto numerosi cambiamenti e nuovi orientamenti: benessere, servizio, green, specializzazione e ruolo per specifiche occasioni di consumo sono le parole chiave che orientano i nuovi trend. I grandi Brand sono di fronte ad un crocevia di possibili soluzioni per ritrovare la crescita e mai come oggi è centrale conoscere il consumatore per individuare la strada giusta”.

A ciascuno la sua shopping experience

In questo scenario di aumentata consapevolezza, ogni consumatore cerca il suo retail, come suggerisce – appunto – Paolo Baruta, Retail Lead Market Insight di GfK Italia.

“I consumatori ‘aumentati’ sono alla ricerca di Shopping Experience gradevoli, immediate, senza barriere e personalizzate sulla base delle loro esigenze. L’evoluzione del Retail oggi è caratterizzata da alcuni macro-trend: la crisi del format ultrageneralista e il successo crescente della specializzazione; la prossimità, intesa come vicinanza fisica ma anche temporale ai consumatori (es. orario di apertura prolungato); il territorio, che significa maggiore attenzione ai prodotti locali ma anche capacità di modulare l’offerta a seconda del contesto dove è inserito il punto vendita; la diminuzione della fedeltà dei consumatori; l’emergere di nuove forme di stagionalità, primo tra tutto il Black Friday, che lo scorso anno ha superato il periodo pre-natalizio per quanto riguarda le vendite a valore della Tecnologia di consumo; la digitalizzazione, che genera un incremento delle aspettative nei confronti del Retail. Cosa possono fare i Retailer per affrontare questo contesto sempre più complesso? Puntare sulla rilevanza, vale a dire con la capacità sfruttare la tecnologia (i Big Data) per conoscere meglio il consumatore e sviluppare codici comunicativi adeguati, offerte interessanti, assortimenti tarati ed efficienti”.

Il ruolo dei brand

La sfida della nuova era “aumentata” che stiamo vivendo non risparmia i Brand, come ha spiegato Chiara Galati, Sales Lead di GfK Italia nel suo intervento “Augmented Brand: attiviamo i super poteri”, nel quale ha introdotto tre concetti chiave per le marche che vogliono avere successo.

“Anche per i Brand, quella che abbiamo definito Augmented Era porta con sé nuove sfide e la necessità di cambiare approccio attivando dei… ‘superpoteri’! Tre le parole chiave che dovrebbero guidare i Brand in questo processo di trasformazione: innanzi tutto la Velocità, che significa capacità di ascoltare i consumatori (sempre più preparati e pronti a sperimentare), intercettarne i desideri e reagire in tempi brevissimi. La Flessibilità, che si concretizza nell’interazione e nel coinvolgimento dei consumatori, attraverso esperienze e contenuti coerenti con i valori della marca. Infine la Forza, vale a dire la capacità di essere “rilevanti” e di trasmettere fiducia e sicurezza ai consumatori.”.

Corsa contro il tempo

Nel suo intervento “Augmented Media nell’era del Bianconiglio” Giorgio Licastro, Solution Lead Media Measurement di GfK Italia si è concentrato sugli effetti paradossali di una maggior immersione nei media da parte degli Italiani, nonostante il tempo a disposizione per i prori interessi sia percepito come in costante contrazione.

“Gli italiani in media dispongono solamente di 4 ore e 54 minuti di tempo libero in una giornata, un dato tra i più bassi a livello europeo. Corriamo tra un impegno e un altro, con la sensazione che il tempo a disposizione non sia mai abbastanza, proprio come il Bianconiglio di Alice. In questo contesto, il tempo è una variabile sempre più preziosa e le persone sono alla ricerca di soluzioni per gestirlo meglio: 1 su 2 è disposto a pagare di più per prodotti che semplificano la vita. Nonostante la scarsità di tempo, oggi le persone dedicano più tempo alla fruizione dei Media (+15% negli ultimi 7 anni). Media anch’essi “aumentati” in termini di varietà e offerta di contenuti, spesso fruiti in contemporanea (second screen) e in competizione per accaparrarsi l’attenzione sempre più scarsa delle persone. Come fare quindi per conquistare il Bianconiglio? Fondamentale conoscere il proprio target e proporre contenuti personalizzati – quindi rilevanti – attraverso linguaggi e touchpoints dedicati che puntino ad un’«esperienza augmented» e completa (digitale e reale)”.  

In chiusura, Giuseppe Minoia, Insight Senior Advisor di GfK Italia ha sintetizzato le “10 parole per crescere meglio” che possono aiutare le imprese ad affrontare questa era “aumentata”:

  • Me-Brand: gli individui aumentati diventano Brand, protagonisti allo stesso livello dei marchi delle Imprese.
  • Media Liquidi: a servizio dei crescenti desideri di Entertainment, che significano più saperi e più divertimento.
  • La distribuzione diventa Retail Mobile, crollano i confini tra spazio fisico e digitale ed emerge la nuova dimensione “Phigital”.
  • I desideri vengono coltivati dai racconti, dalla Narratologia, dove contano i Nano Influencer.
  • Il Tempo diventa una variabile decisiva, perché tutto diventa Temporary.
  • Le imprese non possono non dotarsi di Smart Data, determinanti per arrivare prima degli individui che sembrano dire “Prova a prendermi!?”
  • Nell’era Augmented è fondamentale la Augmented Intelligence.

Tecnologia di consumo: calo dello 0,6% ma continua a crescere l’online

Foto di Gianni Crestani da Pixabay

Tecnologia di Consumo: dopo aver chiuso il 2018 con una crescita del 3%, il primo trimestre del 2019 fa invece  registrare un decremento del fatturato del -0,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un fatturato complessivo di 3,3 miliardi di euro.

Ecco quanto emerge dalle rilevazioni GfK realizzate con metodologia Retail Panel.

Scendendo più nello specifico, vediamo peò che, mentre le vendite nei punti vendita tradizionali sono diminuite del -2,2%, continua invece a performare con successo l’online (+9,2%), che arriva a rappresentare nel primo trimestre del 2019 il 15,7% delle vendite a valore nonostante la bassa stagionalità del periodo.

Il comparto Telecom,  pur confermandosi il settore più importante con una quota del 39,2% sul  valore complessivo dei Technical Consumer Goods., sta però rallentando  attestandosi su un modesto  +0,3%.

Molto bene, invece, il  Piccolo Elettrodomestico (+9,6%) e il Grande Elettrodomestico (+1,7%) che arrivano a rappresentare rispettivamente il 9,8% e il 14% del totale Tecnologia di Consumo.

Nubi nere, invece per gli altri settori:

  • Il settore IT/Apparecchiature per l’ufficio che flette del -0,8% (anche se si conferma il secondo per importanza);
  • L’Elettronica di Consumo (Audio/Video) (-7,2% vs rispetto al 2018)  e il comparto della Fotografia (-23,3%).

 

Metodologia

Attraverso la metodologia del Retail Panel, GfK Italia rileva in maniera continuativa (su base mensile o settimanale) gli acquisti effettuati nel nostro Paese – sia online che offline – del comparto dei beni durevoli di consumo.

I dati riportati sono riferiti al periodo compreso tra gennaio e marzo 2019. Tutti i trend sono a valore e il confronto è con l’andamento del mercato nel primo trimestre 2018.

Trend digitali e smart home: cosa ne pensano gli italiani. L’analisi GFK

Qual è il rapporto degli italiani con la sfera digitale? Quanto le nuove tecnologie stanno cambiando il loro modo di vivere dentro e fuori casa? E soprattutto: il digitale rende felici? Se ne è parlato nel corso dell’evento “Trend digitali: fra empowerment ed entertainment, dentro e fuori casa”, organizzato da GFK e inserito nel programma della Milano Digital Week 2019.

A proposito di “felicità digitale” si è aperto un vero e proprio dibatito. Ne è emerso che il cambiamento digitale fa scaturire nuove domande e nuovi bisogni tra gli italiani, il cui obiettivo è la Smartness. Anche per i Golden Agers, la generazione degli over che – secondo quanto emerge dalle analisi GfK – stanno scoprendo il digitale come strumento per sentirsi più attivi, più competenti, più resilienti e in definitiva più felici.

La conferenza è stata un’occasione per presentare alcuni risultati dell’ultima edizione di GfK SmartHom²e (SmartHome al quadrato), la soluzione che integra i risultati delle ricerche sulle attitudini dei consumatori con i dati di vendita dei dispositivi connessi, rilevati su oltre 43mila punti vendita in Italia tramite la metodologia GfK POS Tracking.

La via italiana alla Smart Home

Dall’analisi sono emersi sei segmenti di italiani con conoscenze, atteggiamenti, desideri e aspettative diverse nei confronti della Smart Home.

  • Enjoy your Smartness (11%): definiti anche Leading Edge Consumer (LEC): sposano il progresso tecnologico in tutte le sue accezioni. Sono principalmente coppie giovani e senza figli. La loro casa deve essere moderna, efficiente e tecnologica, proprio come loro!
  • High-Tech Practicality (18%): soggetti che conoscono alla perfezione (anche meglio dei LEC), le caratteristiche di molti, se non tutti i prodotti Smart. È un target prevalente giovane e molto esigente. Dato che spesso non sono ancora economicamente indipendenti, per questo cluster il prezzo rappresenta la principale barriera all’acquisto di prodotti Smart. Sono sempre alla ricerca della promozione migliore.
  • Vital Connectivity (17%): principalmente famiglie dall’alto tenore economico e culturale. Credono fermamente nel progresso tecnologico e utilizzano i prodotti Smart, costantemente e in modo funzionale ai propri bisogni. Per loro la parola d’ordine è efficienza, le soluzioni Smart devono semplificare la vita e offrire intrattenimento.
  • Routinely Home (21%): chi non ama la tecnologia ma dimostra un certo grado di diffidenza, pur riconoscendone le potenzialità e il ruolo nella società odierna. Conoscono la Smart Home ma non la vivono come un bisogno. In questo cluster si collocano prevalentemente famiglie con figli grandi.
  • Do-Smart-Yourself (14%): chi accetta i prodotti Tech nella propria vita, ma ha con loro un rapporto controverso. Sa usare molto bene lo Smartphone, ma ignora l’esistenza di molti altri prodotti “intelligenti”.
  • Passive People (20%): non dimostrano affinità o interesse nei confronti della tecnologia in generale. Sono nati in un’altra epoca e per questo motivo sono completamente estranei al concetto di Smart Home.

 

*Nota metodologica: Indagine single source realizzata da GfK con 1.200 interviste online, su un campione rappresentativo della popolazione italiana di Internet User con più di 14 anni.

Smartphone, cresce a valore il mercato in Italia e nel mondo. I dati di GFK

Smartphone: scendono del 2,3% le vendite dei telefonini venduti nel nostro paese nell’ultimo trimestre del 2017. A valore, invece, le cose vanno nettamente meglio, facendo registrare un trend del +1,9% rispetto al terzo quadrimestre del 2016 e addirittura del +3,1% anno su anno. Con il risultato che il giro di affari nel 2017 si è attestato a oltre 5,6 miliardi.

Semplice la spiegazione: nell’ultimo anno i consumi hanno virato con decisione verso modelli più grandi e più cari della media. Ce lo racconta una recente ricerca GFK.

I risultati a livello internazionale

Andamento non dissimile da quello del nostro paese si registra in tutta l’Europa occidentale, dove le vendite di smartphone sono diminuite a volume del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma sono cresciute a valore del 17% , sviluppando un giro d’affari pari 56 miliardi di dollari, in aumento del 5% rispetto al 2016. A far da trainano le performance positive di Gran Bretagna (+24%) e Francia (+19%).

Trend positivo per il mercato degli smartphone in Europa centrale e orientale: le vendite sono cresciute del 7% nell’ultimo trimestre dell’anno. Anche qui il trend a valore è particolarmente positivo (28%). Anche per il 2018 le previsioni sono per una crescita del mercato. 

Il mercato degli smartphone in Nord America è cresciuto del 6% a unità nel Q4 2017: si tratta della crescita più elevata degli ultimi due anni. Positivo anche il trend su base annua, con un incremento delle vendite del 2%. Per il 2018, invece, si prevede un trend piatto.

 

Vendite Smartphone –  Q4 2017 vs. Q4 2016
 

 

Unità vendute (milioni)Valore (miliardi di dollari) 
Q4 16Q4 17Trend Y/Y % Q4 16Q4 17Trend Y/Y %  
Europa Occidentale38.337.0-3%16.118.817% 
Europa Centrale e Orientale23.625.27%5.46.928% 
Nord America58.762.06%27.428.54% 
America Latina33.135.06%10.011.212% 
Medio Oriente e Africa42.646.28%10.610.93% 
Cina118.4114.7-3%36.643.017% 
Asia – Paesi sviluppati 20.318.5-9%13.913.2-5% 
Asia – Paesi emergenti58.958.6-1%10.111.514% 
Totale393.9397.21%130.1144.011% 
Fonte: GfK Point of Sales (POS), rilevazioni effettuate in 75 mercati, dati mensili aggiornati a fine novembre 2017, più dati settimanali aggiornati al 31 dicembre. Percentuali arrotondate. 

 

In America Latina, la domanda è cresciuta del 6% negli ultimi mesi del 2017, trainata da Brasile: GfK prevede un rallentamento della crescita nel 2018.

Fa registrare il +8% su base annua il trend del mercato degli smartphone in Medio Oriente e Africa,  trainato principalmente da Egitto e Arabia Saudita.  Buone le previsioni (+5%) per il prossimo anno.

In Cina si nota un calo a volume, compensato a valore da un vero boom: +17%.

Segno meno, invece, sia a valore che a volume nei paesi dell’Asia sviluppata* dove il mercato degli smartphone frena rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-9% a unità, -4% a valore), a causa soprattutto del trend negativo della Corea del Sud. Tuttavia, GfK prevede un ritorno alla crescita nel 2018, trainato principalmente dal Giappone.

Negativo il trend a valore (-1%) nei Paesi asiatici emergenti*, a fronte di un incremento del 14% a unità. Causa principale è la maggiore diffusione di modelli di fascia bassa. Complessivamente, in questa regione sono stati venduti 232,7 milioni di smartphone nel corso dell’anno (+8% rispetto al 2016). Per il 2018, GfK prevede una crescita della domanda del 9%.

 

Vendite Smartphone – 2017 vs 2016 
 Unità vendute (milioni)Valore (miliardi di dollari)
 20162017Trend Y/Y %20162017Trend Y/Y %
Europa Occidentale131.0125.6-4%53.556.05%
Europa Centrale e Orientale78.085.29%16.821.226%
Nord America198.2201.32%82.984.01%
America Latina105.9115.89%30.936.819%
Medio Oriente e Africa168.9176.54%42.141.5-1%
Cina448.5454.41%133.1152.314%
Asia – Paesi sviluppati 72.968.5-6%46.144.2-4%
Asia – Paesi emergenti214.5232.78%34.542.724%
Totale1,417.91,4603%439.9478.79%
Fonte: GfK Point of Sales (POS), rilevazioni effettuate in 75 mercati, dati mensili aggiornati a fine novembre 2017, più dati settimanali aggiornati al 31 dicembre. Percentuali arrotondate.

 * Nello studio vengono considerati Paesi asiatici sviluppati: Australia, Hong Kong, Giappone, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Taiwan. Sono considerati Paesi asiatici emergenti: India, Indonesia, Cambogia, Malesia, Filippine, Tailandia e Vietnam.

Lo studio

I dati riportati sono basati sul  tracking GfK Point of Sales (POS): dati di vendita effettivi per i mesi di ottobre e novembre, dati di dicembre stimati sulla base delle rilevazioni settimanali al 31 dicembre 2017.

 

Sano, senza OGM, biologico e a Km 0: ecco il cibo che piace

Alimenti sani (senza grassi o sale), privi di OGM, biologici e possibilmente realizzati con ingredienti a KM0 : ecco i cibi preferiti dagli italiani. A dirlo l’indagine online realizzata da GfK in 17 paesi, chiedendo quali sono le caratteristiche più importati che considerano quando scelgono cosa mangiare o bere.

Un italiano su due (49%) ha indicato come fattori decisionali importanti il fatto che un alimento sia privo o a basso contenuto di zuccheri, realizzato senza utilizzo di OGM e privilegiando ingredienti a chilometro zero. Seguono nella classifica di importanza gli alimenti privi o con pochi grassi (44%) e quelli realizzati con ingredienti biologici (42%). Un italiano su tre considera valuta positivamente il fatto che un alimento sia privo di sodio o potenziato con vitamine e minerali. Infine, ben il 19% considera come caratteristica importante il fatto che un prodotto sia senza glutine.

I localismi

Gli italiani risultano i più sensibili in assoluto sul tema del KM0: nel nostro Paese si registra la percentuale più alta di persone che considera importante l’utilizzo di ingredienti locali quando si tratta di scegliere cosa mangiare.

Non emergono grandi differenze nelle classifiche di uomini e donne, anche se queste ultime esprimono in generale delle opinioni più marcate (in particolare per quanto riguarda gli alimenti a basso contenuto di zuccheri e di grassi).

Come prevedibile, le famiglie ad alto reddito assegnano in media maggiore importanza alle caratteristiche degli alimenti, rispetto a quelle a basso reddito. Interessante notare però come anche le persone meno abbienti tengano in grande considerazione i prodotti a KM0, in percentuale quasi uguale alle altre fasce di reddito.

A ogni età il suo cibo

Guardando invece ai risultati per fasce d’età, emergono alcune tendenze specifiche. La fascia d’età degli over 60 – ad esempio – risulta essere la più attenta in generale alle caratteristiche del cibo. Particolare importanza viene data a fattori quali l’utilizzo di ingredienti a KM0, senza OGM e a basso contenuto di sodio e grassi. Tra i ventenni invece c’è una spiccata preferenza per gli alimenti realizzati con ingredienti biologici e prodotti localmente. Infine, nella fascia 30-39 anni gli italiani danno particolare importanza ai prodotti senza glutine e che contengono probiotici.

Nel resto del mondo

A livello internazionale, si prediligono in linea di massima gli alimenti a basso contenuto di zucchero o senza zucchero e quelli privi di OGM (entrambi con il 48%). Al terzo posto si posizionano i prodotti privi o a basso contenuto di sale (45%), seguiti a breve distanza dai prodotti realizzati con ingredienti biologici, quelli a basso contenuto di grassi e arricchiti con vitamine o minerali.

Dall’indagine emerge inoltre come i più selettivi in assoluto siano essere i cittadini cinesi: per 8 categorie su 9, infatti, la Cina è al primo posto. L’unica eccezione riguarda gli alimenti a KM0, caratteristica che vede l’Italia al primo posto per importanza assegnata. Particolarmente esigenti anche i consumatori del Brasile, che si posiziona al secondo posto in classifica per l’importanza attribuita a ben 5 categorie.

L’indagine

GfK ha condotto un’indagine online in 17 Paesi, coinvolgendo oltre 23.000 persone dai 15 anni in su. Gli intervistati dovevano rispondere alla domanda: “Quando sono importanti le seguenti caratteristiche, quando devi scegliere un cibo o una bevanda?”. Le opzioni elencate erano: È realizzato con ingredienti biologici; Utilizza ingredienti o viene prodotto a KM0; È privo (o a basso contenuto) di zuccheri; È privo (o a basso contenuto) di grassi; È privo (o a basso contenuto) di sodio; È fortificato con vitamine o minerali; Contiene prebiotici o probiotici; È privo di OGM (Organismi Geneticamente Modificati); È senza glutine.

La rilevazione è stata effettuata nell’estate 2017.

I paesi coinvolti nella ricerca sono: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Italia, Giappone, Messico, Paesi Bassi, Russia, Corea del Sud, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.

Non Food, aumentano anche se di poco (102,48 miliardi, +1%) i consumi alimentari in Italia

Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy, durante la presentazione.

Aumentano anche se di poco i consumi non alimentari in Italia, che passano dai 101,47 miliardi del 2015 ai 102,48 miliardi del 2016. Una crescita dell’1,0% rispetto all’anno precedente ma inferiore rispetto alla crescita media nazionale dei consumi totali delle famiglie italiane, che è stata del +1,4%. Lo rivela l’edizione 2017 dell’Osservatorio Non Food di Gs1 Italy (associazione che riunisce 35mila imprese italiane di beni di consumo), condotto in collaborazione con TradeLab, presentato al Piccolo Teatro Grassi di Milano.

I consumi totali delle famiglie italiane sono stati nel 2016 di 1.023,6 miliardi rispetto ai 1009,9 miliardi del 2015. I servizi (che comprendono anche carburante, mezzi di trasporto e tabacchi) pesano per 694,6 miliardi (+1,5% rispetto all’anno precedente), i consumi grocery per 176,2 miliardi (155,6 miliardi ascrivibili agli alimentari e alle bevande e per 20,5 miliardi agli articoli per l’igiene della casa e della persona, complessivamente +1,1%) mentre per i consumi non alimentari secondo il paniere Istat abbiamo speso nel 2016 152,7 miliardi. Di essi 101,47 sono per le merci monitorate dall’Osservatorio GS1 Italy. “Il 2016 è stato un anno ancora di crescita per i consumi, che chiudono l’anno con un bilancio di segno positivo e con un’evidente ripresa in quasi tutti i settori, anche se a ritmo ridotto rispetto all’anno precedente”, commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.

Ma quali sono i settori che pesano di più nella spesa non alimentare? In testa l’abbigliamento e le calzature, che “fatturano” 24.850 milioni nel 2016, perdendo il 2,6% rispetto al 2015 e oltre 4 miliardi rispetto al 2012. Al secondo posto l’elettronica di consumo, che con 20.166 milioni annui è cresciuta sia rispetto al 2015 (+3,4%) sia in termini assoluti rispetto al 2012 (+943 milioni). Seguono i mobili e l’arredamento (13.895 milioni, +1,1% rispetto al 2015), il bricolage (11.965 milioni, +0,9%), i prodotti per automedicazione (6241 milioni, +3,1%), gli articoli sportivi (5779, +1,9%), i prodotti di profumeria (5471, +1,8%), i casalinghi (4457, +1,0%), l’edutainment (3291, +4,3%), i prodotti ottici (2470, +2,1%), il tessile (1381, -0,8%), la cancelleria (1325, +0,9%) e i giocattoli (1180, +4,7%).

 

Razionalizzazione dei punti vendita fisici

Quanto ai canali di vendita, i dati dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy evidenziano chiaramente una razionalizzazione in atto: nel 2016 hanno chiuso 4.600 punti vendita, con un saldo negativo tra aperture e chiusure del -0,1%. Nel 2016 in Italia c’erano 117.844 punti vendita di abbigliamento e accessori (-0,8%), 40.764 di ferramenta, costruzioni e giardinaggio (-1,3%), 40.806 di mobili, casalinghi e illuminazione (-1,6%), 38.829 di libri, giornali e cartoleria (-2,8%), 25.656 di calzature e articoli in cuoio (-2,1%), 22.288 di cosmetici, articoli di profumeria ed erboristerie (+0,4%), 19.892 di elettrodomestici, informatica, audio-video e telefonia (+2,2%), 17.174 di prodotti tessili e biancheria per la casa (-4,2%) e 132.298 di altri esercizi specializzati (-0,4%). Negli ultimi quattro anni a crescere di più in percentuale sono stati i negozi di elettronica (+10,7% e a diminuire si più quelli di prodotti tessili (-12,2%)

La presentazione milanese è stata anche l’occasione per fare un punto sui fenomeni che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni dei consumi in Italia, quelli caratterizzati dall’avvento della digitalizzazione anche in questo universo e dalla crisi che ha portato i consumi non food in Italia a contrarsi di circa il 10%, da 114,0 a 102,5 miliardi.

Sono stati gli anni dell’imporsi di nuovi modelli di vendita, come l’omnichannel, che integra in un’unica esperienza i canali fisico e online. Sono stati gli anni in cui il web si è dimostrato fondamentale sia come canale di comunicazione sia come canale di vendita. Sono stati gli anni in cui i GSS (grandi superfici e catene) hanno continuato ad allargarsi conquistando o rafforzando la leadership in particolare nei settori dell’abbigliamento, delle calzature, dello sport e degli elettrodomestici, portando con sé l’affermarsi del valore della polarità commerciale, che concentra le realtà distributive in luoghi aggregativi anche si servizi molto differenti. In dieci anni i centri commerciali sono aumentati dell’11,3%, ma soprattutto hanno raggiunto il 36,8% della rete (nel 2007 il loro peso si fermava al 30,0%) a scapito dei negozi dei centri storici e delle strade principali delle città (46,6% rispetto al 54,9% di dieci anni fa) e dei negozi periferici (passati dall’11,4% al 6,7%). Crescono anche i factory outlet center, che oggi sono 27 e dieci anni fa 19 e aumentano anche l’area commerciale, passata da 21,2mila a 25,6mila metri quadri. Infine negli ultimi dieci anni si sono sviluppate le reti di vendita anche in luoghi un tempo insoliti come le stazioni ferroviarie e gli aeroporti.

Fiducia e consumatori italiani ed europei: le stime di GFK

Fiducia e consumatori, qual è in merito il quadro europeo?

Ahimè, si configura, ante litteram, un’Europa a due velocità: da una parte la maggior parte dei Paesi decisamente ottimisti (a dicembre l’indice di fiducia rilevato da GfK è passato da 5,6 a 17,9 punti. Un record dal 2008!), dall’altra la nostra Italia, con un  clima di fiducia in ribasso (anche se la propensione all’acquisto e le aspettative di reddito permangono in area positiva).schermata-2017-02-09-a-14-46-50

Di fatto sembra che i temi caldi dell’ultima parte del 2016 (la guerra in Siria, il terrorismo in Europa, le elezioni presidenziali americane e la continua crescita di movimenti e partiti nazionalisti in quasi tutti i Paesi europei) non siano riusciti a minare la fiducia degli europei nè le loro aspettative economiche e di reddito.

Il Belpaese

Lo scenario cambia in Italia dove continua il trend negativo per le aspettative economiche degli italiani, che ha caratterizzato la maggior parte del 2016.A novembre 2016, con -41,6 punti, l’indicatore GfK per l’Italia ha raggiunto il livello più basso dal 2013 (ripresa minima, a -38,2 punti a dicembre). La portata di questo radicato pessimismo nei confronti del futuro è particolarmente evidente se si confrontano i dati di dicembre 2016 con quelli di dicembre 2015, quando l’indicatore delle aspettative economiche si attestava a -1,4 punti, 37 in più di quelli attuali.schermata-2017-02-09-a-14-49-07

Per fortuna che…
Qualche sprazzo di positività, tuttavia, permane: nel quarto trimestre del 2016 si sono registrati dati positivi per quanto riguarda le aspettative di reddito degli italiani.

schermata-2017-02-09-a-14-51-57Il relativo indicatore è infatti passato dai -10 punti di settembre ai 3,2 di dicembre (+13,2 punti), rientrando finalmente in area positiva. A dispetto delle previsioni pessimistiche sulla crescita economica, i consumatori italiani sembrano credere che i loro redditi rimarranno stabili. Ciò potrebbe essere dovuto all’andamento del tasso di disoccupazione in Italia, rimasto costante all’11,6% durante tutto il 2016.
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E non basta: dopo una leggera decrescita nel mese di settembre, il desiderio di spesa degli italiani ha avuto un leggero recupero nel quarto trimestre dell’anno. Nel complesso, la propensione all’acquisto è aumentata di 4,8 punti, raggiungendo a dicembre gli 11,6 punti. Non è male, certo.

Però non dobbiamo sottovalutare che si tratta comunque di 13 punti in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Personale, ma non troppo: il 28% degli italiani accetta di condividere dati con i brand

Personale, ma non troppo: sempre più consumatori oggi sono disposti a derogare alla propria privacy, condividendo i propri dati personali con brand e retailer.

A patto, però, di ricevere qualcosa in cambio: servizi, promozioni o un’esperienza di acquisto più rapida e personalizzata.
Secondo un’indagine internazionale di GfK – che ha coinvolto oltre 22.000 persone di 17 paesi – circa un quarto degli intervistati (27%) si è dichiarato d’accordo con la possibilità di condividere i propri dati personali in cambio di servizi e vantaggi. Mentre il 19% delle persone ha dichiarato di essere totalmente in disaccordo con questa idea.gfk_condivisione-dati-personali_tot_infografica

In Italia
Le risposte degli italiani si collocano leggermente al di sopra della media internazionale: il 28% degli intervistati ha infatti dichiarato di essere disposto a comunicare i propri dati in cambio di benefici di qualche sorta.

Se in merito la differenza tra i due sessi è pressochè nulla, la situazione cambia invece in rapporto all’età degli intervistati: emerge infatt chiaramente come i più favorevoli alla condivisione dei dati siano i trentenni (32%), seguiti dalle fasce d’età 20-29 anni (31%) e 40-49 anni (30%). Molto refrattari  sono gli over 60 con il 24%, ma (sorprendentemente) i più ostili sono i più giovani compresi nella fascia d’età 15-19 anni: ben il 31% degli intervistati, infatti, si dichiara fortemente in disaccordo.

L’indagine a livello internazionale

La Cina conta la percentuale più alta di persone disposte a condividere i propri dati personali in cambio di benefici: ben il 38% degli intervistati ha dichiarato di essere sicuramente disposta a farlo. Altri paesi dove la percentuale di persone favorevoli è più alta della media sono il Messico (30%), la Russia (29%) e appunto l’Italia (28%).

I cinque paesi con le percentuali più alte di persone fermamente contrarie alla possibilità di condividere i propri dati sono Germania (40%), Francia (37%), Brasile (34%), Canada (31%) e Paesi Bassi (30%).

L’età dell’intervistato sembra influenzare la facilità con cui si accetta di condividere i dati personali. Ventenni e trentenni sono in assoluto i più propensi a comunicare i propri dati: nella fascia 30-39 anni i favorevoli sono il 34%, mentre nella fascia 20-29 anni sono il 33%. A differenza di quanto succede in Italia, a livello internazionale gli adolescenti (15-19 anni) sono abbastanza favorevoli (28%) rispetto a questa opportunità.gfk_condivisione-dati-personali_paesi_infografica

Anche a livello internazionale non emergono  grandi differenze tra uomini e donne su questo tema: entrambi i generi si attestano al 27% di persone favorevoli. Tra le donne è però più alta la percentuale di chi si dichiara fortemente in disaccordo con la possibilità di condividere i propri dati in cambio di un vantaggio (21%, contro il 18% degli uomini).

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