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Logistica, qui si gioca il futuro: dalle consegne in minuti al magazzino volante con droni

L’ultimo miglio della consegna della spesa è cruciale e dispendioso, e in un settore, quello dei supermercati, dove l’e-commerce è ormai un prerequisito fondamentale per restare sul mercato. Sono sempre loro, i big del mercato americano Walmart e Amazon, ormai in lotta aperta, che guidano e aprono squarci sul futuro.

Come i magazzini volanti, veri e propri dirigibili automatizzati e controllati da remoto, dai quali partirebbero le consegne via drone. Walmart avrebbe secondo la stampa specializzata anglosassone consegnato una richiesta di licenza, con l’obiettivo di risolvere un problema: “portare un prodotto alla destinazione di consegna può causare ritardi indesiderati aumentare i costo e ridurre i ricavi”. Veloce, e soprattutto economico, perché il sistema permetterebbe di ridurre i costi di consegna. Il magazzino semovibile infatti potrebbe essere spostato dove la domanda è maggiore in quel momento. Una domanda sempre più volatile e soprattutto volubile come i consumatori ormai abituati a chiedere – e ottenere – tutto subito, ovunque: al lavoro, in viaggio, a casa. E quindi sempre più difficile da prevedere e programmare.

Il dirigibile potrebbe spostarsi da una città all’altra ed effettuare le consegne via drone, o raggiungere località rurali, servendo una zona molto più ampia rispetto a un magazzino tradizionale.

In passato Walmart ha anche consegnato una licenza per droni da utilizzare all’interno del punto vendita. Una richiesta di brevetto per un magazzino volante era già stato presentato l’anno scorso da Amazon, la prima ad ipotizzare ed utilizzare droni per la consegna.

 

Amazon ora consegna in due minuti

Le università americane dove è stata attivata la consegna in due minuti.

Amazon è stato anche il primo operatore a consegnare in un’ora, che sono diventati minuti. Due per la precisione. Con il nuovo servizio Instant Pick-up, attivato in cinque università americane, gli utenti Prime possono ordinare e ritirare entro due minuti una serie di prodotti di largo consumo (dagli snack alle bevande, dai prodotti per l’igiene personale ai caricatori per cellulare) nel locker dedicato installato nel campus, a portata di mano. E anche l’acquisto di impulso si trasferisce nell’e-commerce. 

Insetti a tavola sempre più vicini: al via oggi nelle Coop svizzere

Metti un insetto a tavola, e mettilo al centro, non come ospite indesiderato ma come ingrediente principale, piatto forte: ricco di proteine nobili, sostenibili, sane, gli insetti da qualche anno sono uno dei candidati più promettenti dei cibi del futuro. Già comparsi ad Expo con grande fanfara (c’era voluto un permesso speciale, al tempo) man mano sono stati proposti da grandi chef (René Redzepi in primis) e sostenuti da ambientalisti ed economisti, e hanno incominciato a comparire sugli scaffali dei supermercati, in Belgio ed Olanda. Da oggi poi sono ancora più vicini, perché parte la commercializzazione, in sette supermercati della Coop svizzera (nessuna parentela con quella italiana, ma una delle insegne maggiori e più attive sul fonte della sostenibilità nel Paese elvetico) e sull’e-commerce, di Burger e polpette che tra gli ingredienti annoverano le larve della farina. Sviluppati e prodotti dalla start-up Essento, oltre alle larve della farina (Tenebrio molitor), contengono riso e verdure (carota, sedano e porro), spezie come origano e chili. gli hamburger, e ceci, cipolla, aglio, coriandolo e prezzemolo, le polpette.

«L’utilizzo degli insetti per la preparazione di alimenti è positivo sotto molti aspetti: il loro potenziale culinario è estremamente ampio, la produzione salvaguarda le risorse e il loro profilo alimentare presenta valori nutrizionali molto soddisfacenti», spiega Christian Bärtsch, co- fondatore di Essento. «Per questi motivi gli insetti si presentano come completamento ideale per un’alimentazione moderna.»

Una collaborazione, quella tra Coop ed Essento, iniziata tre anni fa e che le due parti hanno intenzione di prolungare “per far sì che gli insetti si affermino come prodotto alimentare in Svizzera”.

«Abbiamo lavorato a lungo per raggiungere questo obiettivo e finalmente possiamo dire di avercela fatta: saremo la prima azienda di commercio al dettaglio della Svizzera a mettere in vendita i prodotti Essento a base di insetti – dice Silvio Baselgia, responsabile Category Management/Acquisti Prodotti freschi di Coop -. Con il loro gusto equilibrato, questi prodotti pronti per essere consumati sono una dimostrazione lampante della grande versatilità degli insetti in cucina».

Chi volesse provare questa nuova e bizzarra prelibatezza non avrà che da recarsi alla Coop Canobbio Resega di Lugano, la più vicina all’Italia tra quelle che partono oggi a proporla. L’offerta sarà gradualmente ampliata nel corso dell’anno includendo un numero sempre maggiore di punti di vendita e di prodotti.

Con Uniqlo maglie e giacche si comprano al volo nel distributore

Qualsiasi cosa, ovunque: ormai è questa la piega che ha preso il commercio, con un consumatore sempre più esigente ed abituato dall’e-commerce ad eseguire ogni desiderio nello spazio di pochi clic. Un approccio che si esplica nel mondo reale grazie alle vending machines, i distributori automatici che ormai propongono ben oltre del solito caffè e spaziano in tutti i campi. Abbigliamento compreso. Così ha fatto Uniqlo, marchio giapponese di fast fashion in attesa di debutto in Italia (arriverà a Milano in piazza Cordusio probabilmente nel 2019 e poi prevede di espandersi con 30 punti vendita nelle principali città), ma molto noto altrove per i suoi capi basici e funzionali, che ha installato in alcuni aeroporti americani dei distributori automatici di maglie e giacche. Per i viaggiatori sbadati o che magari si trovano a dover affrontare condizioni meteorologiche impreviste.

Basta selezionare modello, taglia e colore e pagare tramite la macchina e il capo d’abbigliamento viene consegnato piegato accuratamente in una confezione trasparente. I prezzi? Più che popolari, come si conviene a un acquisto di emergenza: 14,90 e 69,90 dollari (12,70 e 59,50 euro).

Il marchio prevede di installare distributori in 10 aeroporti: il primo ha già preso il via all’Oakland International Airport, in California.

Jungle Jim, lo store che va oltre il supermercato

Fairfield (OH) non è Manhattan. Non è una melting pot che meticcia caoticamente le tra-dizioni alimentari. Ci abitano 43mila individui distribuiti  in 17mila famiglie: 79,0% bianchi, 12,8% Afro- Americani American,  5,5% Ispanici, 2,4% Asiatici  Parliamo di una cittadina assorbita dalla vicina Cincin-nati, la vecchia “Porkopolis”, cosiddetta per l’industria delle carni, con le sue forti radici tedesche e comunque più piccola di Bologna. Ecco uno dei tanti aspetti con-tradditori di un vero enigma nella casistica del retail Americano.A Faifield opera uno di due strani e sorprendenti punti di vendita denominati: Jungle Jim International Market (JJIM). Non si tratta del frutto recente della nuova moda dei formati che adottano, appunto, l’identificativo “In-ternational Market” e che stanno fiorendo in varie parti degli USA. Questa insegna, venne fondata, nel 1971, da, un giovanotto fresco di college con la vocazione del commerciante.In realtà si trattava di un banco di frutta semiperma-nente vicino ad una stazione di servizio in disuso. Jim, l’aveva riadattata a magazzino e si era adattato a viverci dentro. Ebbene, per quanto incredibile, oggi, il frutto evolutivo di quello stand si riassume in alcu-ne cifre sbalorditive: 180.000 referenze (in grande maggioranza alimentari), di cui 60.000 di importazione, su una superficie di 26mila m2; oltre 5 milioni di clienti ogni anno, provenienti da tutto l’Ohio,  l’Indiana e il Kentucky. Il secondo punto di vendita fu aperto a Eastgate, (OH) nel 2012, a 45 km dal primo, lungo il grande anello autostra-dale che per 160 km, circonda la città, passando per tre stati. Questo store pare sia riuscito a rivitalizzare un’area di un centro commerciale in pieno declino.

Rendere l’idea di quel che offre il punto di vendita di Fairfield è tecnicamente difficile, ma può aiutarci uno degli slogan coniati da Bonaminio: “If it exists, we get it for you – well, almost always.” Semplice, non è vero? Anche se in un’in-tervista egli ebbe a dire, rammarican-dosi: “I can’t get camel humps. People want them because they make soup out of them. But I can’t get them.” Insomma: “Jungle Jims is a WAY more than a supermarket”, come affermano i clienti affezionati da decenni, che si aspettano di trovarvi tutto ciò che il mondo offre in tema di alimentazione.

Offerte impensabili

In quale altro posto si può pensare di vendere, ogni settimana, 100 teste di agnello (complete di occhi), fresche e sotto-vuoto, considerate, in molte nazio-ni europee e anche da diversi americani, una raffinata delicatezza? Oppure, dove trovare un assortimento tanto profondo di ogni genere di insetti commestibili confezionati, tra cui quelli della ormai celebre marca Thailand Unique? O le uova di struzzo, di emù o quelle dei “cent’anni”? Tutto questo in una cittadina come tante, si è detto, a dimostrazione che, in un grande mercato come quello americano, la regola generale del retail è che… “non esistono regole!”. La passione di JimSicuramente un formato come JIM è per definizione irripetibile.

Non riproducibile, anche se Jimmy e Chris, i figli di Jim, sono ben intenzionati a calcare le orme del padre che peraltro sta rallentato il proprio impegno dalle abituali 80 ore settimanali di lavoro, a 70 “sol-tanto”. Parliamo cioè di un imprenditore conosciuto personalmente che riesce, da 45 anni,  a divertirsi nel vero senso della parola. Potrebbe stupire, infatti, la sua abitudine di travestirsi, a seconda del tema dei tanti eventi organizzati nel corso dell’anno, al fine di essere il primo animatore di un luogo dove il diver-timento si coniuga con il piacere dello shopping. Nel corso dell’anno lo si può trovare vestito da pom-piere per premiare i vincitori del “Weekend of Fire” la fiera-competizione dedicata alle salse piccanti (nel reparto dedicato ce ne sono 1.500!), oppure da mago che viaggia su un Segway per far divertire i bambini, o nella sua “classica” tenuta da esploratore africano come il personaggio dei comics che gli fruttò il so-prannome, per l’abitudine di indossare pantaloncini caki, mentre scaricava cocomeri e meloni per il suo stand improvvisato.I vari guru del marketing e i manager delle grandi catene hanno sempre visto questo folklore con suffi-cienza, bollandolo con l’epiteto del kitsch della peggior cultura popolare.  Ed effettivamente il layout e il visual mechandising del luogo non furono certo il risultato di pianificazioni e concept partoriti da archistar.

La passione di Jim

Sicuramente un formato come JJIM è per definizione irripetibile. Non riproducibile, anche se Jimmy e Chris, i figli di Jim, sono ben intenzionati a calcare le orme del padre che peraltro sta rallentato il proprio impegno dalle abituali 80 ore settimanali di lavoro, a 70 “sol-tanto”. Parliamo cioè di un imprenditore conosciuto personalmente che riesce, da 45 anni,  a divertirsi nel vero senso della parola. Potrebbe stupire, infatti, la sua abitudine di travestirsi, a seconda del tema dei tanti eventi organizzati nel corso dell’anno, al fine di essere il primo animatore di un luogo dove il diver-timento si coniuga con il piacere dello shopping. Nel corso dell’anno lo si può trovare vestito da pompiere per premiare i vincitori del “Weekend of Fire” la fiera-competizione dedicata alle salse piccanti (nel reparto dedicato ce ne sono 1.500!), oppure da mago che viaggia su un Segway per far divertire i bambini, o nella sua “classica” tenuta da esploratore africano come il personaggio dei comics che gli fruttò il so-prannome, per l’abitudine di indossare pantaloncini caki, mentre scaricava cocomeri e meloni per il suo stand improvvisato.I vari guru del marketing e i manager delle grandi catene hanno sempre visto questo folklore con suffi-cienza, bollandolo con l’epiteto del kitsch della peggior cultura popolare.  Ed effettivamente il layout e il visual mechandising del luogo non furono certo il risultato di pianificazioni e concept partoriti da archistar.

Il layout

Gli attuali 26mila metri quadrati sono stati ottenuti per progressive acquisizioni di terreno e gli allestimenti dei reparti sono stati dettati dalle opportunità del momento. Così le vetrate dell’edificio sono a prova di proiettile non perché vi siano dei rischi, ma semplice-mente perché frutto di una svendita vantaggiosissima. Il parco esterno dedicato al pubblico infantile che rappresenta una sorta di zoo con giraffe ed elefanti di plastica a grandezza naturale deriva dal riutilizzo del materiale di un mini-golf dismesso, così come il serpente marino lungo 24 metri è un residuato di un acquario del Kentucky.  Persino le lettere giganti delle insegne dei vari reparti provengono dal restauro di materiali recuperati dalle ristrutturazioni di edifici di Cincinnati. Se si aggiungono le sculture commerciali dell’interno: camion dei pompieri, vecchie carrozze, un battello, pupazzi animati, ecc. che tematizzano le diverse aree, il risultato è un’estetica deprogrammata che scandalizza i puristi, ma diverte i bambini e con-seguentemente i loro genitori.

Dedicato ai fornitori

Jim Bonaminio ha costruito in questo modo un proprio mondo autosufficiente che comprende anche al piano superiore soprastante all’ipermercato, laboratori e am-pie sale in cui ospitare eventi ed esposizioni dei suoi fornitori.  Così realizza l’Oktober Fest, il Weekend of Fire, Big Cheese Festival, International Wine Festival e altre mini-fiere che attraggono tantissimi fornitori specializzati da tutti gli Stati Uniti e che in JJIM trovano, quasi certamente, l’opportunità di farsi conoscere da una clientela variegata per età, status e interessi, che mediamente spende 50 dollari a visita.

L’offerta

Venendo all’offerta esibita in quel luogo, lo spazio de-dicato ci consente soltanto di commentare brevemente diverse cifre in sé impressionanti. Menzioniamo, dunque, i 1.600 formaggi provenienti da 40 Paesi, che sono oggetto di numerosi corsi della Cooking School e della Tasting Room, dedicati all’assaggio e al pairing con vini e birre. E, a proposito di birre, le 4.000 etichette esposte trovano un contraltare soltanto in specialisti come Binny’s o Bevmo! È la profondità assortimentale ad essere, insomma, il tratto comune di ogni categoria: le 50 varietà di caffè Seven Hills, sia di origine (dal Guatemala Huehuetenango Huixoc, al Kona Extra Fancy, all’ Indonesia Sulawesi Toraja), sia blend, sia aromatiz-zate possono essere assaggiate al tasting bar, assieme ad una selezione di vini tra i 15.000 messi a scaffale, a cui si aggiungono quelli di gran riserva, custoditi nella cantina di Bonaminio.

E ancora un centinaio e oltre di mieli tra cui molti monoflorali. Ancor più impressionate risulta la visita ai reparti del freschissimo. Le carni, quelle bovine sia dry aged, sia fresche prevedono ogni tipo di taglio ed elaborazione, così come quelle suine, ma colpiscono la fantasia dei foodies soprattutto le carni esotiche: alligatore, struzzo, bisonte, cervo, serpente, renna, ed ogni altra ammessa dalla legge. Il pesce viene venduto sfilettato in varie decine di varietà e una decina di esse sono vive, in acquario, tra cui aragoste e astici. Il tutto con il complemento di decine di molluschi e crostacei vari.L’ortofrutta, considerata il cuore pulsante dello store, gode anch’essa di ampi spazi in cui sono allineate le varietà nordamericane in stagione e quelle in contro-sta-gione importate dal Centro-America, dall’emisfero Au-strale e dall’Asia. Vi si trovano, dunque, durian, jackfruit, mamey, cerimoya, miracle berry, uva muscadine… Ovviamente il concetto di varietà si dispiega ancor più ampiamente nel settore del grocery “secco” con un universo di marche di cioccolato, candies, preparati, sughi, bevande dissetanti, conserve, condimenti, pa-ste, biscotti, … che eccede ogni probabilità di averne esperienza nel corso di un’intera esistenza.

La formazione

Tuttavia, come nota finale, vogliamo sottolineare il ruolo svolto dalla Cooking School che, negli ultimi tre anni è stata riconosciuta essere la migliore tra quelle dell’area di Cincinnati. Basteranno solo alcuni titoli dei tanti corsi recreational e instructional volti ad accrescere effettivamente la cultura culinaria e di consumo del-la clientela: “Hands-On Knife Skills”; “Grilled Tuscan T-Bone”; “The Tasting Room: A Wine and Cheese Primer from Italy”; “Table of Polenta”, “Bourbon, Tequila and Food Pairing Dinners”… Concludiamo, infine, con un claim di Jungle Jim Inter-national Market: “Discover a World of Food and More!” riadattandolo alla nostra business community. Scoprire e analizzare un caso estremo come questo certamente aiuta a comprendere meglio quale sia il ruolo dell’impren-ditore nella attività commerciale indipendente e quanto ampi siano i limiti gestionali tuttora inesplorati riguardo la varietà assortimentale e la relazione con il cliente.

Testi e foto di Daniele Tirelli e Marco Tirelli (Amagi)

Il futuro dell’auto è elettrico, e Al Battente parte la stazione di ricarica

Il futuro dell’auto è elettrico o così sembrano pensarlo i media e il mercato, visto il gran parlare della Tesla del visionario Elon Musk, c’è chi già si sta attrezzando: è completamente operativa e a disposizione dei possessori di auto, motocicli e quadricicli elettrici la postazione per ricarica dei veicoli elettrici adiacente all’ingresso del Centro Commerciale Al Battente da sempre proiettato al green e all’implementazione dei servizi in favore dei propri clienti, soprattutto in previsione della costante crescita del numero dei veicoli elettrici in circolazione.
Secondo una analisi diffusa proprio da Enel di recente, l’auto elettrica starebbe finalmente raggiungendo un servizio di maturità tecnologica tale da diventare interessante per i consumatori con modelli di auto di case diverse, che nel 2018 avranno batterie con una autonomia di 500-600 km.
Per poter ricaricare il proprio veicolo elettrico presso il Centro Commerciale Al Battente, bisogna essere in possesso della card ENEL, attivabile in qualsiasi punto ENEL o attraverso la App E-go ricarica disponibile per sistemi Android o i-OS.
«Il nuovo servizio disponibile è una opportunità per concorrere al benessere dell’ambiente in previsione di future scelte sempre più ecoattente da parte degli automobilisti di oggi ma soprattutto di domani» ha commentato Laura Gabrielli, AD di FG Gallerie.

Il cestino smart scannerizza e imbusta la spesa

Panasonic in Giappone ha testando un nuovo modo di fare la spesa, con un cestino decisamente “smart”. Apparentemente simile a tutti gli altri, in realtà il contiene uno scanner dove passare i prodotti acquistati e che provvede a calcolare l’importo finale. Una volta arrivati alla cassa, smart pure quella e provvista di touch screen, si sceglie il metodi di pagamento, si paga e il contenuto del cestino viene fatto cadere in un sacchetto pronto per essere portato via.

Il sistema è stato inserito in alcuni convenience store giapponesi. E pare che i clienti abbiamo apprezzato, soprattutto – strano a dirsi – quelli più anziani, che hanno iniziato a frequentare una tipologia di punto vendita che si solito non amano particolarmente. 

Alghe, proteine veggie e detersivi riciclabili: nei premi NatExpo i prodotti del futuro

Cosa mangeremo e che prodotti useremo nella prossima stagione? Un suggerimento ci viene dai NatExpo Awards, i premi che la fiera dedicata al bio e al naturale, quest’anno a Parigi dal 22 al 24 ottobre, riserva fin dal 2005 ai prodotti più innovativi, utili, pratici e originali messi sul mercato nel 2017e selezionati quest’anno tra 250 candidature. Anche perché il campo del naturale è da anni all’avanguardia nello scovare nuove tendenze di consumo specie nelle fasce di popolazioni più giovani. Il campo del naturale infatti è all’avanguardia perché da anni segna quelle tendenze che poi si diffonderanno anche ai prodotti a più larga diffusione.

Quattro le categorie premiate: Alimenti e vini biologici,  Cosmetici e prodotti per l’igiene, Cibi dietetici e complementi d’alimentazione e Prodotti e servizi per la casa e la persona. Eccoli nella fotogallery.

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Coop si rifà il look, continuano i restyling: aprono rinnovate anche Jesi e Campogalliano

L'inaugurazione del punto vendita di Jesi. Da sin. il sindaco di Jesi e il presidente di Coop Alleanza 3.0 Adriano Turrini.

Tre aperture in un giorno: continua a più sospinto il rinnovo dei punti vendita che fanno capo a Coop Alleanza 3.0, con Bologna San Donato, Jesi via Gallorodoro e Campogalliano (Mo) che si sono presentate al pubblico con un layout e un assortimento rinnovati.

A Jesi sfavilla dopo i lavori di ristrutturazione iniziati il 22 maggio e proseguiti a negozio aperto il punto vendita di via Gallorodoro 72. Chi ha effettuato la spesa il giorno dell’inaugurazione ha ricevuto in omaggio una piantina aromatica a scelta tra basilico, rosmarino, salvia, timo e menta. Inoltre, fino al 31 agosto, chi diventerà socio di Coop Alleanza 3.0 otterrà un buono spesa di 15 euro, utilizzabile fino al 9 settembre presso lo stesso punto vendita. L’inaugurazione è stata preceduta dall’esibizione del Coro Federico II, mentre ulteriori momenti di intrattenimento hanno scandito la giornata tra cui una rappresentazione di flamenco e i canti popolari del gruppo “La Macina”. Un presidio Slow Food della Condotta Vallesina ha offerto degustazioni di prodotti tipici del territorio.

Il supermercato, che impiega 79 lavoratori, è stato rinnovato grazie a investimenti per 2,5 milioni di euro. Su 2.500 metri quadri, offre un assortimento ancora più vasto – con un incremento del 20% dei prodotti alimentari – e alcuni nuovi servizi dedicati ai consumatori e agli oltre 13 mila soci di Jesi. Tra le novità l’area salute e benessere, caratterizzata dalla presenza del Coop Salute, in cui i clienti potranno contare sulla professionalità di quattro farmacisti pronti a offrire supporto e consiglio per scegliere tra oltre 2.000 prodotti, tra farmaci senza obbligo di ricetta e parafarmaci, inclusi quelli a marchio Coop, alimenti confezionati, tra cui quelli per i bambini, quelli pensati per le intolleranze alimentari, quelli “funzionali” e i free from. In negozio sono presenti inoltre i banchi assistiti della macelleria, pescheria, gastronomia e pane-pasticceria. In pescheria e macelleria si possono acquistare pietanze già pronte per essere cucinate, mentre la gastronomia offre anche prodotti caldi, come primi, secondi e contorni. Tutti i reparti sono dotati di confezioni take-away, e si aggiunge il servizio di pane self. Ampio spazio anche ai reparti freschi e freschissimi, a partire dalla piazza dell’ortofrutta, che valorizza i prodotti di stagione del territorio. La cantinetta dei vini da particolare risalto alle produzioni enologiche locali e alle birre artigianali. Il nuovo supermercato è “amico dell’ambiente”, grazie all’illuminazione con luci a led, a frigo e freezer chiusi e alla controsoffittatura a “taglio termico”. I clienti possono pagare la spesa in 8 casse tradizionali, 4 fai-da-te e 3, di nuova introduzione, dedicate al “Salvatempo”. 

 

A Campogalliano più personale e più ecologia

Dopo un breve periodo di chiusura per lavori di ristrutturazione ha riaperto anche la storica Coop di Campogalliano (Mo), inaugurata nel 1977, in via Marconi 13. 

Per l’inaugurazione una borsa Coop riutilizzabile in omaggio a chi ha effettuato la spesa e, fino al 26 agosto, un buono spesa di 15 euro, utilizzabile fino al 23 settembre nel negozio a chi deciderà di diventare socio di Coop Alleanza 3.0.

Il supermercato è ampio 352 metri quadri e può contare su 24 lavoratori, tre in più rispetto al periodo precedente i lavori. La struttura è stata completamente rinnovata grazie a investimenti per 430 mila euro. Gli oltre 3.500 soci di Campogalliano e i consumatori troveranno un percorso spesa che si snoda dalla piazza con frutta e verdura di stagione, ai banchi pasticceria, gastronomia e macelleria, tutti serviti da addetti. Non mancheranno i banchi dei salumi, dei latticini e della pescheria – con pesce fresco confezionato da un fornitore Coop selezionato – con prodotti in comode confezioni take away: inoltre, a disposizione della clientela, sarà presente il nuovo servizio di pane self. Presente anche una fornita cantinetta, con vini e birre in un ricca proposta di etichette locali.  Tre le casse a disposizione per il pagamento della spesa. Grazie ai lavori di ristrutturazione la Coop di Campogalliano presenta alcuni accorgimenti green: come l’impianto d’illuminazione con luci al led e la pompa di calore collegata al frigorifero che permette di produrre acqua calda in inverno per il riscaldamento e fredda d’estate per il condizionamento.

 

Al via le prime vending machine vegane e “smart”. Naturalmente, a San Francisco

Dopo le linee private label (tante) e il supermercato 100% vegetariano (Karma di Coop svizzera), gli alimenti vegani potrebbero avere la consacrazione definitiva ed essere ammessi all’Olimpo del cibo di largo consumo e “on-the-go”, ovvero d’acchiappo, grazie al debutto di vending machine vegane. Due per partire, e nella patria del cibo sano, naturale e 100% vegetale dal quale questo trend che ormai è diventato una solida realtà anni fa è partito: San Francisco, California.

Il Deus ex Machina dell’operazione è secondo il sito Psfk un ristorantino vegano molto chic, leCupboard, che non solo ha intenzione di aprire due distributori “in zone della città dove ci sono poche opzioni vegane”, ma li prevede anche “smart”, intelligenti: il consumatore potrà infatti selezionare i tipi di ingredienti che vuole escludere. La macchina a questo punto proporrà dei suggerimenti ad hoc dal menu. Tra le opzioni, pudding di chia per la colazione, insalata di lenticchie e spaghetti di zucchine. Il prezzo si aggirerà intorno agli 8 dollari a piatto (6,8 euro).

Una follia? Prendiamo il caso italiano: i vegani in Italia sono solo il 2%, che sale all’8% se si considerano anche i vegetariani. Ma, seguendo un trend in crescita in tutta Europa, il 40% delle famiglie italiane consuma prodotti vegetariani o vegani. Come a dire, aumentano quelli che credono nelle proprietà benefiche dei prodotti vegetali, e il mercato è molto più ampio di quanto si creda.

Secondo il rapporto Coop 2016 il comparto dei prodotti a base di soia o di latte vegetale (solo una parte dunque dei prodotti vegan) ha aumentato le vendite del 100% con un giro d’affari che nel 2016 ha toccato i 357 milioni di euro di fatturato nella sola Gdo, con un incremento del 18% negli ultimi 12 mesi (dati luglio 2016). In Italia secondo il rapporto 2017 dell’ente di certificazione Vegan Ok sono 10.000 le referenze certificate prodotte da 353 aziende. Con incremento del 37% per le zuppe, del 27,1% per i sostituiti della carne il 19% le bevande vegetali (guai ormai a chiamarle latti). Sempre secondo il rapporto Coop tra il primo semestre del 2015 e lo stesso periodo di quest’anno, le vendite di fagioli secchi hanno registrato una crescita del 21,4%. Sono cresciute anche i ceci e altri legumi conservati (13%) e i cereali  (11%) oltre che altri legumi secchi come ceci e lenticchie (rispettivamente +%12 e +11%). 

Un distributore aperto 24 ore su 24 dunque potrebbe essere un’idea non poi così peregrina. 

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Il retail? Può generare 2.950 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, se si digitalizza

Quasi tremila miliardi di dollari per il retail: è il valore a beneficio di mercato e consumatori che potrebbero generare nei prossimi dieci anni retailer e produttori di beni di largo consumo se accelereranno la propria trasformazione digitale. La cifra, esattamente 2.950 miliardi di dollari, è stata calcolata basandosi da un lato sull’impatto delle tecnologie sul business e dall’altro sul risparmio di costi e tempi uniti all’aumento della produttività di cui possono beneficiare i consumatori attraverso il digitale. Il vantaggio sarà soprattutto per i consumatori, che si “accaparreranno” 2.000 miliardi di dollari di risparmi in termini di tempi e costi.

Lo evidenzia il report “Painting the digitale Future of Retail and Consumer Goods Companies” elaborato da Accenture, azienda leader a livello globale nel settore dei servizi professionali. Una fotografia del futuro digitale di retailer e aziende produttrici di beni di largo consumo, basato su analisi realizzate per il World Economic Forum.

Lo studio è partito dalla pressante richiesta da parte dei consumatori di nuove esperienze di acquisto, che prelude a nuovi modelli di business e a un profondo cambiamento a opera di organizzazioni e decisori pubblici. Accade anche in Italia, dove a oggi il 39% dei consumatori sarebbe disposto a concedere alle aziende l’accesso ai propri dati personali tramite dispositivi intelligenti in cambio di un’esperienza migliore o di un vantaggio economico, mentre un altro 37% si abbonerebbe a un servizio di ricerca continuativa che individui beni e servizi al miglior prezzo, consigliando attivamente a che brand rivolgersi e quando, e il 28% utilizzerebbe servizi digitali basati su sensori in grado di rispondere alle loro richieste, mentre il 25% sarebbe disposto a sottoscrivere un abbonamento con un brand capace di selezionare i prodotti più adatti alla singola persona ed effettuare gli ordini in automatico. «Nei prossimi 10 anni – considera Angelo D’Imporzano, senior managing director di Accenture Products – i settori retail e dei beni di largo consumo cambieranno più profondamente di quanto non sia avvenuto negli ultimi 40 anni».

 

Online tra sharing, ad personam, riordino automatico e servizi

Cambiare, quindi. Ma come? Fondamentale sarà naturalmente lo sviluppo del commercio digitale, che propone quattro modelli di business: la “sharing economy”, che offre convenienza ed esperienza al posto della proprietà di un prodotto (il 54% dei consumatori italiani sarebbe disposto ad abbonarsi a un servizio di noleggio di capi di abbigliamento da utilizzare in determinate occasioni e poi restituire); la personalizzazione, con prodotti su misura selezionati in base ai consumi precedenti e consegnati in automatico (il 49% dei consumatori sarebbe interessato a sottoscrivere l’abbonamento a un servizio simile); il riassortimento, che prevede sensori che rilevano in automatico quando un prodotto sta finendo e procedono a riordino e consegna (il 65% lo utilizzerebbe per prodotti per la casa (l’esempio lampante è Amazon Dash, il 60% per alimenti freschi) e l’economia dei servizi, ovvero l’esternalizzazione delle incombenze quotidiane (in particolare i servizi di lavanderia interessano il 51% dei consumatori).

Naturalmente questi quattro fronti prevedono cambiamenti da parte delle aziende, delle persone e dei decisori: ripensare gli spazi commerciali, riqualificare la forza lavoro, e assicurare la sostenibilità delle azioni soprattutto nelle consegne e nel packaging. «Per avere successo nel prossimo decennio – segnala D’Imporzano – le organizzazioni dovranno perseguire con decisione l’innovazione ed essere aperte a cambiamenti epocali. Emergerà chi saprà dare priorità ad una mentalità collaborativa, con l’obiettivo di offrire nuovo valore ai consumatori, soddisfarne la richiesta di nuovi servizi in modo innovativo, usando i dati per approfondire la conoscenza di abitudini e comportamenti degli utenti, migliorando così il processo decisionale aziendale».

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