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Cybercrime: per le aziende i costi potrebbero essere stellari. Fino a 5.200 mld di dollari

Ben 5.200 miliardi di dollari: a tanto ammonta la stima di costi addizionali e di  mancati ricavi per le aziende vittime dei cyber-attacchi. Ecco quanto emerge da un nuovo studio condotto da Accenture.

Basato su un’indagine che ha coinvolto oltre 1.700 CEO e top manager di aziende in diversi paesi, il report intitolato Securing the Digital Economy: Reinventing the Internet for Trust esplora la complessità delle sfide legate a Internet che le aziende si trovano ad affrontare e delinea le azioni inderogabili per il ruolo in continua evoluzione dei CEO in ambito di tecnologia, business architecture e governance.

Secondo tale studio, il cybercrime con un’ampia gamma di attività fraudolente e dannose, pone sfide significative in quanto può compromettere le attività aziendali, la crescita e l’innovazione del business, nonché l’introduzione di nuovi prodotti e servizi, con un costo per le aziende di migliaia di miliardi di dollari. Il settore high-tech, con oltre 753 miliardi di dollari di costi emergenti, corre i rischi maggiori, seguito da life science e automotive, la cui esposizione ammonta rispettivamente a 642 e 505 miliardi di dollari.

“Il livello di sicurezza di Internet è inferiore rispetto al livello di sofisticazione raggiunto dalla criminalità informatica e questo sta portando ad un’erosione della fiducia nell’economia digitale” ha dichiarato Paolo Dal Cin, Security Lead di Accenture Italia. “Il rafforzamento della sicurezza su Internet richiede una leadership incisiva – e a volte non convenzionale – da parte dei CEO, non solo dei CISO (Chief Information Security Officer). Un primo passo da compiere per le aziende che vogliono diventare cyber-resilienti è quello di portare le competenze dei CISO nel consiglio di amministrazione, garantendo così che la sicurezza sia integrata sin dalla fase iniziale di qualunque iniziativa e tutti dirigenti aziendali si assumano la responsabilità della sicurezza e della riservatezza dei dati.”

Le principali evidenze dell’indagine

Quattro intervistati su cinque (79%) ritengono che il progresso dell’economia digitale sarà seriamente compromesso se non ci sarà un sostanziale miglioramento della sicurezza su Internet, mentre oltre la metà (59%) ritiene che Internet sia sempre più instabile sotto il profilo della cyber-sicurezza e non sa come reagire.

Al contempo, tre quarti degli intervistati (75%) ritengono che sia necessario uno sforzo congiunto per far fronte alle sfide in materia di cyber security, in quanto nessuna organizzazione è in grado di risolvere il problema da sola. Più della metà dei dirigenti (56%) si definisce sempre più preoccupata della sicurezza su Internet e vedrebbe con favore l’entrata in vigore di norme di business più rigorose introdotte da istituzioni o autorità governative.

“La rete Internet non è stata pensata e costruita considerando il livello di complessità e di connettività attuali. Ecco perché può bastare una singola vulnerabilità, all’interno o all’esterno delle mura aziendali, per subire un cyber-attacco dagli effetti devastanti”, ha dichiarato Dal Cin. “Nessuna organizzazione può affrontare da sola le sfide poste dalle minacce cyber; è un obiettivo globale che richiede una risposta globale e per il quale la collaborazione è la chiave. Per dare forma a un futuro che cresca su un’economia digitale forte e che funzioni in un clima di fiducia, il top management deve guardare oltre i confini della propria organizzazione, collaborare con un ecosistema di partner e proteggere la loro catena del valore nella sua interezza, considerando fornitori, clienti e ogni altra terza parte”.

La rapida ascesa delle nuove tecnologie sta creando nuove sfide, come testimoniato da quattro intervistati su cinque (79%), che ammettono di adottare tecnologie emergenti più rapidamente rispetto alla velocità con cui affrontano i relativi problemi di cyber security. Inoltre, i tre quarti di essi (76%) evidenziano che gli aspetti di sicurezza informatica sono sfuggiti al controllo a causa di nuove tecnologie come l’Internet of Things (IoT) e l’Industrial Internet of Things (IIoT). La maggioranza (80%) ha inoltre dichiarato che è sempre più difficile proteggere la propria organizzazione dalle vulnerabilità delle parti terze, il che non sorprende, data la complessità e la vastità attuale degli ecosistemi su Internet.

Un altro tema di interesse per molti dirigenti è la protezione dei dati dei clienti. Sulla scia dei timori legati alla sicurezza, il 76% degli intervistati ritiene che i consumatori non possano confidare nella sicurezza della propria identità digitale dal momento in cui molti dei loro dati personali sono già disponibili senza nessuna restrizione.

Come difendersi in tre mosse

 Lo studio suggerisce ai CEO e agli altri dirigenti di alto livello tre azioni da intraprendere per migliorare la sicurezza digitale del loro business:

  1. Governance: unire le forze con altre aziende partner e attivare una gestione a livello globale – Incrementare gli sforzi per collaborare con dirigenti di altre aziende, responsabili di governo e autorità di regolamentazione per definire come prevenire al meglio nuovi cyber-attacchi.

 

  1. Business Architecture: connettere e proteggere le aziende tramite un modello basato sulla fiducia digitale – Indirizzare al meglio le basi della cyber-security. Proteggere tutte le attività di business lungo l’intero ecosistema di partner e fornitori.
  2. Tecnologia: far progredire le attività di business e migliorare la sicurezza – Adottare nuove tecnologie, gestire al meglio la sicurezza dell’IoT e prepararsi per le sfide legate al quantum computing. Assicurarsi che la sicurezza dei software e le funzioni di aggiornamento siano integrate nei dispositivi mobili e IoT sin dalla loro progettazione.

 

Metodologia

Tra ottobre e novembre 2018, Accenture Research ha intervistato 1.711 dirigenti di alto livello appartenenti a società che vantano ricavi annuali non inferiori a 1 miliardo di dollari con sede in 13 paesi: Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Le interviste in profondità hanno coinvolto le seguenti figure aziendali: CEO (61%), COO (20%), CIO (9%) e CSO (9%).

Il costo medio del crimine informatico è stato calcolato come percentuale delle entrate per ogni settore, compreso il costo sostenuto per affrontare un attacco informatico di larga scala considerando l’analisi di 460 incidenti informatici. Il costo della criminalità informatica comprende sia i costi organizzativi sostenuti nel rispondere agli incidenti del crimine informatico sia le perdite di entrate. I dati di ogni settore sono stati poi rapportati alle entrate globali per generare un modello di rischio con una prospettiva di 5 anni. 

Arriva GOfredo, l’unico dispositivo che monitora temperatura e umidità nei frigoriferi

Arriva sul mercato italiano GOfredo, l’unico dispositivo autoinstallante per monitorare temperatura e umidità nei frigoriferi e nelle celle frigorifere, in grado di compilare automaticamente i registri HACCP per la catena del freddo. Ad annunciarne il lancio sono stati Sensor Chain for Business, con Federico Sestan e Fulvio de Grassi (che di GOfredo sono gli ideatori), insieme a Rossana Bettini e Francesco Razzetti di White Sheep, responsabili dello sviluppo strategico e commerciale.

GOfredo è un dispositivo estremamente semplice, composto da sensori autoinstallanti, indipendente da collegamenti elettrici, telefonici, centralini e altri ausili, che misura e trasmette in tempo reale – attraverso il sito e sull’app dedicata – i dati delle aree refrigerate monitorate, conservando il registro giornaliero delle temperature, con marca temporale conforme alla normativa vigente HACCP.

In caso di anomalie o guasti GOfredo invia immediatamente un allarme sotto forma di mail o sms al contatto fornito in fase di registrazione.

La conformità del sistema è validata dall’Università di Trieste, Laboratorio Merceologico del DEAMS, che svolge ricerca sui nutrienti presenti negli alimenti e sulla loro corretta conservazione.

Pensato in prima istanza per il mercato dell’HO.RE.CA, a garantire trasparenza e limitare i rischi legati alla catena del freddo e al deperimento degli alimenti, le future possibilità di applicazione di GOfredo sono molteplici, dal settore farmaceutico ed ospedaliero ai privati al settore dell’archivistica, conservazione dei beni culturali e collezionismo.

Siamo emozionati e orgogliosi di lanciare il nostro prodotto sul mercato italiano” ha dichiarato Federico Sestan  Presidente di Sensor Chain for Business. “L’idea è nata da un gruppo di professionisti del settore, spinti dalla necessità di avere un costante e sicuro monitoraggio degli ambienti refrigerati e dall’esigenza di semplificare la gestione dei dati nel rispetto della normativa HACCP. Per la realizzazione abbiamo scelto di appoggiarci a realtà completamente italiane, dalla produzione del dispositivo, fino al suo confezionamento, così da realizzare un prodotto interamente Made in Italy”.

GOfredo si appoggia infatti a partner di eccellenza tutti italiani. Oltre all’Università di Trieste per la validazione, Nettrotter, azienda leader per la connessione di oggetti, fornisce la rete di trasmissione Sigfox e i sensori, mentre l’associazione Cerradi Autism Disability si occupa di confezionare e spedire i sensori.

Acqua Minerale San Benedetto lancia l’acqua minerale in lattina Sleek

Acqua Minerale San Benedetto lancia una grande novità per una speciale esperienza di consumo prêt-à-porter: l’acqua minerale in lattina Sleek da 33 cl. 

Nei gusti Naturale e Frizzante, l’innovativo formato in lattina ha un look elegante e prezioso, dal design essenziale e raffinato che esalta gli elementi iconici del brand. In primo piano gli scintillanti ghiacciai delle montagne dolomitiche richiamano la purezza e la leggerezza dell’Acqua Minerale San Benedetto. Realizzata completamente in alluminio, la lattina Sleek da 33 cl è sicura, pratica, funzionale e 100% riciclabile.

Con la lattina Sleek “Single serve” 33 cl, Acqua Minerale San Benedetto amplia la vasta gamma di prodotti con formati studiati per soddisfare ogni esigenza. Una novità nata per rispondere anche all’alta richiesta di acqua minerale in lattina soprattutto all’estero, mercato in cui San Benedetto si sta sempre più affermando.

Checkpoint Systems con la catena polacca LPP, lancia la sua nuova identificazione RFID

Checkpoint Systems amplia la sua collaborazione con il gruppo di negozi di abbigliamento polacco LPP, con il lancio su larga scala del programma di identificazione a radio frequenza (RFID) per migliorare la disponibilità delle merci, l’efficienza operativa e l’esperienza dei clienti. Il programma sarà applicato a tutta la supply chain, alla piattaforma di ECommerce e agli oltre 1.700 punti vendita in 23 paesi.

LPP, azienda polacca Con oltre 200 milioni di articoli venduti ogni anno, era alla ricerca di una soluzione per ottimizzare l’efficienza operativa di tutta la società, migliorando nel contempo la gestione del magazzino per i suoi cinque brand di alta moda: Reserved, Cropp, House, Mohito and Sinsay.

Checkpoint, che fornisce già la tecnologia Electronic Article Surveillance (EAS) a LPP; con il nuovo programma RFID @Source consentirà agli articoli di arrivare in negozio pronti per essere riposti sugli scaffali, di ridurre il tempo impiegato dai dipendenti per il controllo delle consegne e di aumentare l’accuratezza dell’inventario.

Si prevede inoltre che l’introduzione della tecnologia RFID aumenterà la redditività grazie alla maggiore efficienza, con stime che indicano un aumento delle vendite del 3%. Oltre a trasformare la visibilità e la disponibilità dei prodotti in negozio, migliorerà anche l’identificazione dei singoli articoli nella supply chain. Inoltre, la tecnologia consente a LPP di individuare facilmente i prodotti più venduti e le tendenze strategiche nei singoli punti vendita, il che significa che sarà in grado di adattare l’inventario in base alle esigenze dei singoli negozi e dei loro clienti in modo più accurato.

Checkpoint in collaborazione con i fornitori di LPP lavorerà per garantire che tutti i tag RFID, Soft and Hard tag, siano applicati all’origine durante la produzione degli indumenti. Inoltre, per migliorare ulteriormente il processo di distribuzione, il retailer ha installato dei tunnel RFID nei suoi centri di distribuzione che permettono di controllare attentamente le merci in entrata e in uscita, garantendo che gli articoli richiesti vengano spediti al negozio corretto.

 

Infine, il flusso di merci e la politica del riutilizzo delle hard tag RFID di Checkpoint consentono a LPP una produzione responsabile, in quanto tutti i tag sono utilizzati nuovamente all’interno della supply chain. Infatti, gli hard tag recuperati vengono restituiti al Centro di Riparazione Total Quality Management di Checkpoint prima di passare al centro di distribuzione di LPP o ai fornitori per essere applicati all’origine. La merce etichettata, a questo punto può essere spedita ai negozi LPP pronta per essere venduta.

John Dargan, Presidente della Checkpoint Systems ha detto: “Siamo lieti di sostenere la visione di LPP di diventare l’azienda leader della moda in Europa. L’implementazione della tecnologia RFID consentirà a LPP di migliorare notevolmente l’efficienza operativa e l’esperienza complessiva del cliente. Abbiamo collaborato con LPP per molti anni e siamo immensamente felici di essere stati scelti per sostenere la loro crescita in questo periodo e non vediamo l’ora di supportare la loro continua espansione”.

Jacek-Kujawa

“L’implementazione della tecnologia RFID rappresenta un punto cruciale per la nostra attività. Siamo la prima società in Polonia e una delle prime al mondo che ha deciso di implementarla. La tecnologia RFID ci consentirà di offrire ai nostri clienti soluzioni su misura e ci garantirà un valido supporto nella gestione del prodotto in tutte le fasi, a partire dalla fabbrica, passando per il centro di distribuzione fino ai negozi. È una sfida che vogliamo affrontare in modo efficace poiché siamo convinti che l’RFID sarà la tecnologia del futuro. Il processo non è semplice in quanto richiede enormi cambiamenti organizzativi, tuttavia riteniamo che per questa tecnologia valga veramente la pena”, afferma Jacek Kujawa, vicepresidente di LPP.

My Story, la soluzione basata sulla blockchain, che valorizza le eccellenze italiane

Storytelling certificata e ancorata all’ecosistema della blockchain, così da valorizzare le eccellenze produttive italiane e l’origine e le specificità dei loro prodotti?

Si può fare.Lo dimostra My Story™, la soluzione dell’ente di certificazione internazionale DNV GL, basata sulla blockchain pubblica VeChainThor e adottata (sono stati i primi) dai vini di tre cantine d’eccellenza distribuite lungo lo Stivale:
– Il Santella del Gröm Curtefranca Rosso DOC 2013 della cantina Ricci Curbastro in Franciacorta;
– Il Riserva Ducale Oro Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2014 della cantina toscana Ruffino;
– Il Veritas Castel del Monte Bombino Nero Rosato DOCG 2017 della cantina pugliese Torrevento.

Ma qual è il plus di “My Story™? Lo spiega  Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance: “La trasparenza e l’immediatezza garantite dalla blockchain, unitamente alle verifiche di My Story™ e ai controlli già in essere effettuati da Valoritalia, contribuiscono a far chiarezza sui prodotti e sulle relative filiere; sfruttando la blockchain stiamo rivoluzionando il mondo della certificazione, portando i risultati delle attività di verifica direttamente al consumatore.”

Come funziona My Story™

E’ una soluzione basata su una serie di controlli di filiera e di prodotto. I dati raccolti sul campo, i risultati delle verifiche svolte da DNV GL e da altri enti di controllo confluiscono in un vero e proprio racconto, dal grappolo d’uva alla bottiglia, a cui i consumatori potranno facilmente accedere attraverso un QR-code posto in etichetta.
Inquadrando il codice su una bottiglia di Santella del Gröm, ad esempio, tra le altre informazioni si può immediatamente leggere che la bottiglia è una delle 6.580 imbottigliate il 29 dicembre 2016. O ancora che l’energia utilizzata nei processi produttivi è al 100% proveniente da pannelli fotovoltaici. Allo stesso modo scansionando l’etichetta presente sul Veritas, si può scoprire che si tratta dell’unico rosato in Italia al quale è stata riconosciuta la denominazione DOCG, mentre dal QR code presente sulla bottiglia del Riserva Ducale Oro 2014 si scopre che ha ottenuto il riconoscimento “Tre Bicchieri” dal Gambero Rosso.
“Siamo partiti da un prodotto iconico come il vino, che più degli altri è scelto per la sua storia: cantina, anno di vendemmia, metodo produttivo fanno la differenza per il consumatore. Tuttavia, si tratta solo della prima applicazione di My Story™: sono in corso molti progetti che coinvolgono altre realtà del settore agroalimentare, del luxury, dell’healthcare e dell’automotive, anche finalizzati all’introduzione di sistemi di incentivazione, per il consumatore e per le imprese, che hanno come obiettivo la riduzione, ad esempio, della carbon footprint. Attraverso My Story™ e la digitalizzazione delle filiere, siamo convinti di poter offrire un contributo significativo nella valorizzazione del made in Italy e nella tutela dell’autenticità del prodotto” ha aggiunto Renato Grottola, M&A and Digital Transformation Director di DNV GL – Business Assurance.
Con My Story™ DNV GL intende costruire un ecosistema di riferimento per la ‘Digital Assurance’, basato su VeChainThor, che vede il coinvolgimento di attori diversi: dalle realtà multinazionali, alle start up italiane attive nel mondo blockchain, associazioni di categoria ed altri organismi di certificazione.

 

 

 

 

 

Mookkie, la ciotola intelligente che riconosce l’animale

Si chiama Mookkie ed è una ciotola “intelligente” in quanto capace di riconoscere il singolo animale,. Realizzata dall’azienda italiana Volta®  specializzata nello sviluppo di prodotti AI-centrici ha vinto l’Innovation Award nella categoria Smart Home al CES 2019.

Nello specifico, Mookkie è una ciotola per ogni tipo di animali domestici dotata di intelligenza artificiale. Attraverso una telecamera grandangolare registra le immagini dell’animale cui è destinato il cibo, quindi le rielabora con un’architettura di rete neurale profonda. Così facendo è in grado di riconoscere visivamente la presenza dell’animale domestico e attivare l’apertura dello sportello per permettergli di poter accedere al cibo – con una logica del tutto simile al “face-unlock” dei moderni smartphones. Il riconoscimento visuale richiede l’elaborazione di un trilione di operazioni al secondo, potenza di calcolo che Volta è stata in grado di concentrare all’interno della ciotola. Il tutto confezionato in un design elegante, espressione della cura e dell’attenzione prettamente made in Italy. Inoltre, la forma interna della ciotola è ergonomica, raggiungibile da ogni punto, quindi accessibile ad ogni tipo di animale. Mookkie, su richiesta, fornisce notifiche e anche brevi video clip attraverso l’app per smartphone dedicata, per la tranquillità del proprietario dell’animale domestico. Inoltre, può essere comandata ed interrogata attraverso le più comuni interfacce vocali per la casa: il proprietario può controllare con la sola voce la ciotola, chiedere informazioni sui pasti e ordinare il cibo quando si sta esaurendo.

«Abbiamo preso uno dei più semplici e umili oggetti presenti nelle nostre case e lo abbiamo reinventato intorno alle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale; questo è ciò che facciamo quotidianamente a Volta con molteplici oggetti e processi – spiega l’amministratore delegato di Volta, Silvio Revelli -. In questo caso il risultato è una ciotola per animali domestici, dal gatto al cane, che riconosce visivamente il suo animale e si attiva di conseguenza mettendogli a disposizione il cibo precedentemente preparato. I vantaggi non sono solamente in termini di sicurezza: avremo la garanzia che l’accesso al cibo sarà solo per il nostro animale; ma anche in termini di freschezza e conservazione dello stesso». La ciotola può inoltre essere collegata ad una applicazione per smartphone dedicata e registrare gli accessi dell’animale, la quantità di cibo presente e anche la necessità di provvedere al rifornimento del cibo per la tranquillità del proprietario.

«Mookkie è la dimostrazione di come sia possibile re-inventare praticamente ogni oggetto che conosciamo – anche il più semplice – mettendo al centro del design di prodotto l’intelligenza artificiale», spiega Revelli. «Volta si occupa sostanzialmente di ripensare e riprogettare prodotti e processi esistenti tenendo conto del nuovo “ingrediente” a disposizione: l’Intelligenza Artificiale. La grande padronanza delle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale è stato sicuramente un fattore determinante per il successo di Volta, ma il vero nostro segreto consiste nella cultura aziendale che siamo stati capaci di sviluppare: orientata al re-design da zero sia di oggetti di uso comune, sia di processi industriali. Paradossalmente più che chiederci come l’utente usi il prodotto, noi ci chiediamo come il prodotto AI-centrico “usa” il suo utente, ovvero come ne apprenda le caratteristiche e le esigenze e conseguentemente sviluppi un comportamento che sia simbiotico e complementare a quello dell’utente. Per noi intelligenza fa rima con adattabilità; i nostri prodotti, che escono dalla fabbrica tutti uguali, migliorano nel tempo e si adattano agli utenti e agli ambienti fino ad un grado estremo di personalizzazione. E’ questa particolare prospettiva da cui osserviamo il mondo che ci permette di distruggere le basi sulle quali si fondano gli attuali prodotti e ri-costruirli intorno alle più recenti tecnologie di intelligenza artificiale. Siamo convinti che stiamo entrando nella “golden age” dell’intelligenza artificiale: del totale di prodotti di largo consumo che potrebbero beneficiare delle tecnologie A.I. riteniamo che solo l’1% ne sta effettivamente traendo un beneficio. Non c’è industria che non sia un nostro potenziale cliente».

Volta, in collaborazione con Pet Electronics Company di New York, sta operando per industrializzare il prodotto con l’obiettivo di poterlo offrire al mercato americano ad un prezzo iniziale di 189 dollari a partire indicativamente da settembre 2019. Mookkie sarà disponibile sul sito https://www.mookkie.com/ e sui principali siti di e-commerce.

Volta presenterà Mookkie e altri prodotti al CES 2019: stand #27024 nella South Hall del Convention Center di Las Vegas. Il 6 gennaio 5-8:30 PM Volta parteciperà al CES Unveiled Shorelines Exhibit Hall, Mandalay Bay Las Vegas, NV. Il prodotto Mookkie sarà altresì esposto al Casinò The Venetian, Venetian Ballroom E/F con gli altri prodotti vincitori del CES Innovation Award.

WalMart: neutralizzare per vincere. Con la soluzione nota come “savings catcher”

Se conosci il nemico e conosci te stesso, non devi temere il risultato di cento battaglie. Se conosci te stesso, ma non il nemico, per ogni vittoria ottenuta subirai anche una sconfitta. Così diceva – Sun Tzu, e aggiungeva “L’arte suprema della guerra è quella di sottomettere il nemico senza combattere”.
WalMart, sembrerebbe aver messo a frutto queste massime grazie al suo “price matching  program”. Malgrado ciò, i retailer italiani parrebbero non avervi prestato molta attenzione. Purtuttavia, in circolazione ci sono esperti che con i loro algoritmi sempre più potenti promettono di
risolvere ciò che di fatto è irrisolvibile, ovvero la ricerca dei prezzi “dinamicamente” ottimali. WalMart, invece, ha scelto un’altra strada applicando un principio molto semplice: una sorta di aikido teso a neutralizzare con il minimo sforzo l’aggressività dei concorrenti. La sua soluzione è stata chiamata “Savings Catcher”.

I prezzi più bassi. Sempre
Il concetto che ispira il tutto è estremamente semplice, sebbene la sua messa in opera sia molto
raffinata, complessa, e costosa. Non va dimenticato che la missione aziendale di WalMart è, come ben noto, garantire “the lowest prices anytime”. L’assunto strategico fondamentale però sta proprio
nella parola “lowest”. Un retailer, infatti, conosce ovviamente i propri prezzi. Ciò che conta però sono i prezzi relativi (cioè rapportati a quelli dei propri concorrenti) e questi sono difficili, se non impossibili da calcolare. Il motivo è che essi dipendono dalle infinite varianti conseguenti alla presenza di vari negozi concorrenti all’interno dell’isocrona di ciascun punto di vendita.
Ne discende che a WalMart, non basta praticare prezzi ritenuti “normalmente” inferiori a quelli dei
concorrenti. Ragion per cui si è dotato di questo sistema che neutralizza gli effetti di prezzi dei competitor che, per varie ragioni, risultino più bassi dei suoi.
La soluzione consiste nel mettere in grado, ogni cliente dotato di un’applicazione scaricabile sul proprio smartphone da savingscatcher.walmart.com di sottoporre ad analisi il proprio scontrino, attivando un confronto con i prezzi pagati in WalMart. Il sistema inizia pertanto un processo di ricerca e di paragone con i riferimenti dei concorrenti nella propria zona, presso i quali vengono effettuate sistematiche e meticolose rilevazioni. Per ogni voce viene calcolata la differenza e poi, se è positiva, WalMart procede ad accreditare la relativa somma sulla eGift Card del cliente, che potrà redimerla senza obblighi di scadenza.
I limiti di questa procedura sono:

a) l’intervallo di 72 ore prima del feedback e dell’accredito;

b) il numero massimo di 7 scontrini verificabili ogni settimana;

c) un massimale di 600 euro come somma totale
rimborsabile.
Riassumendo, ogni tentativo di aggredire Wal-Mart con prezzi inferiori viene, in questo modo,
neutralizzato dalla compensazione automatica del Saving Catcher. Peraltro è facilmente comprensibile quale difficoltà sia implicita nella gestione continuativa di una rilevazione dettagliatissima dei prezzi di ogni “piazza”, dovendo coprire un gigantesco assortimento che alimenta un database molto “big”, che rivaleggia con quello di Amazon. Difficilmente i rivali di dimensioni più piccole saranno in grado di mettere in campo un’analoga strumentazione
e dovranno rassegnarsi, come insegna la teoria dei giochi, ad assumere il ruolo di follower e a lottare per essere il “second best”.
Il vantaggio per il gigante di Bentonville, consiste, oltre all’uso di questo deterrente basato sulla
retaliation, nell’essere un collettore di altre preziose informazioni.
I suoi clienti possono infatti fruire di due carte di pagamento: la WalMart Credit Card e la WalMart Mastercard. I possessori godono di un ritorno del 3-2-1 % a seconda dei luoghi in cui acquistano. Attenzione però, mentre la WalMart Credit Card può essere usata solo nel circuito dell’insegna, la WalMart Mastercard consente di acquistare ovunque.
Ne consegue che utilizzando gli aggregatori analitici avanzati di Acxiom e Harte Hanks, vengono
ricostruite le sequenze degli acquisti dei clienti con tutte le varie ricadute informative per un marketing one-to-one. Da questo punto di vista, lo studio dei comportamenti d’acquisto, della sensibilità alle promozioni, dell’efficacia della comunicazione aziendale, della attrattività reciproca di formati ed insegne prospetta sviluppi che, andando oltre il mare di chiacchiere che esondano dai tanti convegni, prelude a una nuova epoca. In essa il vantaggio concorrenziale sarà basato più sugli aspetti qualitativi del servizio reso e sulla “identità” di insegna e non più sull’arma spuntata della promozionalità di prezzo pura e semplice.

di Amagi (Tirelli Associati)

A Natale ancora più pagamenti con carta (+26%), soprattutto nei negozi tradizionali (+33%)

Sempre più con carta, sempre meno contanti: nella settimana dal 18 al 24 dicembre sono state effettuate 92 milioni di operazioni con carte di debito, credito e prepagate di cui 77 milioni hanno riguardato i pagamenti fisici e 15 milioni gli acquisti online. Da inizio dicembre, sono stati 278 milioni i pagamenti con carte: un incremento che ha riguardato soprattutto – come è ovvio che sia – i canali tradizionali mentre nell’e-commerce si è registrato un +8% rispetto allo stesso periodo del 2017.

I dati vengono da SIA, leader europeo nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati alle Istituzioni Finanziarie, Banche Centrali, Imprese e Pubbliche Amministrazioni, nelle aree dei pagamenti, della monetica, dei servizi di rete e dei mercati dei capitali. SIA gestisce circa la metàdelle operazioni di pagamento con carte di debito, credito e prepagate in Italia. Complessivamente, nel periodo dal 1° dicembre al 24 dicembre 2018, SIA ha gestito 278 milioni di operazioni con carte in aumento di quasi il 25% rispetto ai 223 milioni dello stesso periodo 2017. In particolare, il 20% circa del totale dei pagamenti con carte ha riguardato gli acquisti su siti di e- commerce per un totale di 55 milioni di transazioni (+7,8% rispetto allo stesso periodo del 2017).

Piùevidente, invece, l’aumento dei pagamenti nei negozi tradizionali (+29,7%). Il picco di pagamenti con carte èstato registrato nel “Big Saturday”, il sabato prima di Natale, il 22 dicembre con 15,6 milioni di operazioni di cui 13,6 milioni effettuate nei negozi fisici e circa 2 milioni online.

Nel 2017 SIA ha gestito il clearing di 13,1 miliardi di transazioni, 6,1 miliardi di operazioni con carte, 3,3 miliardi di pagamenti, 56,2 miliardi di transazioni finanziarie e trasportato in rete 784 terabyte di dati. Il Gruppo, che conta attualmente oltre 3.400 dipendenti, ha chiuso il 2017 con ricavi pari a 567,2 milioni di Euro.

Un supermercato robotizzato Carrefour aprirà a breve alla stazione di Bruxelles

Un supermercato automatizzato, in cui fare la spesa cliccando su grandi schermi, pagando e aspettando che dei robot la preparino e a imbustino in totale autonomia, senza l’intervento umano: aprirà tra pochi giorni, e comunque all’inizio del 2019, a due passi dalla Gare Centrale, la stazione di Bruxelles. In questo punto vendita che è un Carrefour Express sarà anche possibile ritirare la spesa ordinata precedentemente online, e funzionerà quindi da punto di raccolta per gli ordini online conservati in locker appositi.

Sempre secondo l’articolo pubblicato il negozio non eliminerà però il personale che sarà lo stesso di un supermercato simile, ma sarà impegnato in altre funzioni come ricaricare la merce e coprire il turno esteso che sarà 24 ore al giorno sette giorni su sette. Il negozio non prevede invece cassiere. Non si tratterebbe di una superette ma di un assortimento ampio che spazia dal secco ai freschi ai surgelati.

Un pilota, più che un test, a cui l’insegna francese crede e che potrebbe aprire in varie location “adatte” come ha spiegato un portavoce di Carrefouril, Baptiste van Outryve, al quotidiano DeTijd: “Ci sono tante persone che lavorano come in un classico Carrefour Express, ma lavorano tutto il giorno e la notte. Ad esempio, cuociono il pane e riempiono le scorte. Pensiamo di poter aprire questo tipo di negozi in luoghi con molto potenziale, ma poco spazio. Come i quartieri affollati in una città o in una stazione”.

Come ricorda il quotidiano le piccole superfici stanno aprendo anche con altre insegne in Belgio: dall’altra parte della stazione centrale di Bruxelles, la concorrente Delhaize ha aperto un nuovo tipo di negozio di quartiere a ottobre con un assotimento limitato e dove vengono preparati pasti preconfezionati. Il negozio è anche un punto di raccolta per l’e-commerce di Delhaize.

 

Wardrobing no grazie, la tecnologia Checkpoint System dice stop

È un costo secco, una perdita e un danno per l’ambiente, insomma è una vera piaga per il retailer il wardrobing, una pratica sempre più diffusa che vede gli acquirenti online acquistare un capo, indossarlo e poi restituirlo.

I resi totali nel settore retail hanno raggiunto i 642,6 miliardi di dollari l’anno, valore che colloca il fenomeno al 21° posto tra i principali ranking economici mondiali. Mentre molti sono da attribuire alla qualità del prodotto, alla taglia sbagliata o semplicemente ad un ripensamento del consumatore, esiste una tendenza crescente, quella del “wardrobing”.

Una soluzione viene da Checkpoint Systems, con il lancio europeo della nuova generazione di soluzioni R-Turn Tag sviluppata proprio per consentire ai retailer di ridurre il numero di resi fraudolenti.

Il wardrobing è assai praticato da una particolare categoria di acquirenti, gli acquirenti compulsivi, spesso caratterizzati da un basso potere d’acquisto ma che sono soliti andare alla ricerca di un cambio di look anche ogni settimana. Due terzi (64,5%) dei retailer ha dichiarato di essersi imbattuto in clienti che hanno utilizzato il prodotto solo una volta per poi restituirlo e chiederne il rimborso, con “wardrober” seriali che restituiscono anche 20 prodotti all’anno. Questa cifra aumenta quanto più il cliente è certo che il negozio non rifiuterà la merce. Per esplorare le abitudini dei “wardrober” e il loro impatto sull’industria del Retail un giornale spagnolo El Español ha intervistato una “wardrober” di 29 anni, che ha spiegato la sua dipendenza: “Quando devo partecipare a un evento importante, come una conferenza, desidero un outfit diverso per ogni giorno. Compro quindi cose che poi so già che darò indietro, le voglio solo indossare una volta, è come avere a disposizione un’intera collezione ogni stagione”.

Proprio come i taccheggiatori, molti “wardrober” condividono tra loro informazioni su come e dove è più facile praticare wardrobing, aggravando il problema per i retailer. E per ogni articolo acquistato online o in negozio con l’unico scopo di poterlo restituire in un secondo momento aumenta anche il rischio per il negoziante di esaurire le scorte a magazzino. I prodotti acquistati online e poi restituiti in negozio creano, tra l’altro, un problema di logistica.

 

Come contrastare il wardrobing

È importante che i retailer si avvalgano di una rigida politica di restituzione, che però non allontani i clienti. Proprio per questo motivo Checkpoint Systems ha sviluppato R-Turn Tag: si tratta di una semplice etichetta, che può essere personalizzata con il marchio del retailer, da applicare agli articoli in negozio. L’etichetta rimane applicata fino al momento in cui il cliente non indossa la merce, rimuovendola quindi una volta giunto a casa. Il meccanismo di chiusura di cui è composta si rompe manualmente con poche semplici torsioni, senza doversi avvalere di utensili aggiuntivi.

“I retailer sono stati vittime di resi fraudolenti per molti anni e solo ultimamente le aziende stanno realizzando a quanto ammonti il costo reale di tale fenomeno – spiega Irene Fernandez, Product Management Europea di Checkpoint Systems -. È importante ovviamente che i retailer non smettano di accettare resi, poiché dopotutto la maggior parte di questi vengono effettuati proprio perché un articolo ha un difetto o è della taglia sbagliata.  Altrettanto fondamentale però è introdurre nuove pratiche che limitino la possibilità per gli utenti disonesti di acquistare un prodotto, indossarlo e poi restituirlo. R-Turn Tag è la risposta tecnologica più evoluta a questa criticità e sta già consentendo ai retailer europei di fare passi da gigante nell’affrontare il fenomeno del wardrobing”.

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