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Entro il 2016 niente più dolciumi nelle avancasse in tutti i punti vendita U2

Entro il 2016 non più dolciumi nelle avancasse ma prodotti freschi, sani e dedicati al benessere quotidiano, in tutti i punti vendita U2: la “decisione sostenibile”, già attuata in alcuni supermercati come quello milanese di viale Premuda, è stata presa dall’insegna di Unes, “parte del percorso che U2 Supermercato sta compiendo da anni al fine di tutelare il diritto del consumatore di fare la spesa in modo consapevole, senza plasmarne le scelte, ma fornendo indicazioni trasparenti, affinché possa scegliere autonomamente il proprio paniere di acquisto” si legge in una nota.

L’obiettivo è quello di trasformare un acquisto di impulso in un atto consapevole. «La Grande Distribuzione utilizza le aree ad altissimo passaggio poste prima delle casse per stimolare il desiderio del consumatore di acquistare prodotti che possano essere per lui una coccola, come i dolciumi; proprio in questa posizione infatti viene acquistato il 21% degli snack dolci. U2 è il Supermercato Controcorrente perché è capace di fare scelte coraggiose – ha spiegato Mario Gasbarrino, amministratore delegato Unes -. Lavoriamo affinché tutte le azioni che un cliente compie all’interno di un nostro Supermercato U2 siano libere e consapevoli. Il risultato di questo percorso è che oggi in U2 il cliente è libero per esempio di confrontare velocemente i prodotti sugli scaffali perché abbiamo scelto una esposizione chiara (abbiamo affiancato la marca leader alle nostre provate label) e reso le etichette dei prezzi facili da leggere. Ora desideriamo compiere un passo in avanti verso l’obiettivo consapevolezza: trasformare in scelta consapevole l’acquisto di impulso, perché crediamo che i nostri clienti abbiano sempre il diritto di compiere scelte consapevoli e che questo diritto debba essere ancor più garantito quando il cliente responsabile d’acquisto , compra per qualcun altro (spesso i prodotti che si comprano in avancassa sono destinati ai bambini) senza dover subire né la pressione psicologica della sovraesposizione né il ‘’ricatto del pianto del bambino”».

Immagino Gs1 Italy: la product library di immagini e informazioni per leggere i consumi

Immagino, Gs1 Italy

Partito poco più di un anno fa, sulla spinta del Regolamento europeo 1169/2011 sulle informazioni in etichetta, Immagino di Gs1 Italy ha ormai costruito un database di 50 mila prodotti di oltre 700 aziende che coprono il 100% delle categorie del largo consumo. Ciascun prodotto fotografato è connotato con un set di oltre 100 caratteristiche ricavate dalle imformazioni contenute sul packaging: informazioni nutrizioali, allergeni e additivi, ingredienti, packaging, lifestyle.

«Con questo patrimonio di informazioni – ha detto il direttore generale di Gs1 Italy Bruno Aceto nel corso del convegno Fare Meglio Italiano – Immagino non è solo uno strumento efficiente per tutta la filiera, ma è anche una nuova fonte di informazioni per conoscere determinati fenomeni di consumo».

Da uno studio realizzato in collaborazione con Nielsen su 25.000 prodotti rappresentativi di tutte le categorie per un valore di 30 miliardi di euro di vendite, è stato possibile avere nuove metriche e inedite viste sui consumi degli italiani, da mettere a disposizione di tutti i componenti dell’ecosistema: aziende (industria e distribuzione), terze parti, istituzioni, i consumatori.

Qualche esempio. Analizzando le informazioni nutrizionali di bsicotti e merendine si scopre che i prodotti a basso contenuto di grasso hanno realizzato nell’anno terminante a luglio 2015 un incremento delle vendite rispettivamente di +3,2% e +5% contro il -1,7% e il +1,1% della media dei prodotti. Così i 250 prodotti senza lattosio sono cresciuti del +11,3% contro il +3,2% di quelli con lattosio. E i 717 prodotti biologici con il logo della foglia europea hanno registrato vendite per 251 milioni di euro con una crescita del 14,4%.

Una piccola notazione. Immagino è un servizio studiato e realizzato da Gs1 Italy, l’unico nel sistema GS1 globale. Anche questo significa Fare Meglio Italiano.

Etichette SES premiate come migliore soluzione contactless al World Smart Week

“Best Contactless Solution”: è il premio vinto al World Smart Week Awards da Store Electronic Systems, azienda che opera nei sistemi di etichettatura elettronica per retailer food e non-food e consegnato allo Smart Innovation Show di Marsiglia, all’interno della fiera Smart Contactless World.

SES offre una piattaforma multi-frequenza di comunicazione radio compatibile con tutte le tecnologie di visualizzazione (LCD, TFT, e-Paper) utilizzate dalle proprie etichette elettroniche da scaffale. Pur conservando la propria finalità originaria – sostituire le etichette cartacee per far risparmiare tempo – le etichette digitali sono diventate strumenti intelligenti in grado di offrire servizi a valore aggiunto a consumatori e retailer. Un prodotto all-in-one costituisce un elemento cruciale di trasformazione digitale del commercio in-store. Unisce ai processi di automatizzazione dello scaffale (prezzi dinamici, archivi e gestione dell’inventario) e innovativi servizi di marketing contactless, come self-scan per pagare, servizi di geolocalizzazione, merchandising dinamico, identificazione dei clienti e offerte mirate in tempo reale. SES fornisce in questo modo un contributo decisivo alla convergenza dei mondi fisici e digitali e alla nascita di un vero commercio multicanale (vd il nostro video).

“Siamo molto felici che le nostre soluzioni siano state apprezzate dalla giuria del World Smart Week Awards. Questo premio rinforza le decisioni strategiche intraprese negli anni scorsi per garantire ai nostri clienti soluzioni integrate, connesse e orientate al consumatore. Considerando la posta in gioco per l’industria della grande distribuzione, questo tipo di soluzione costituisce la pietra angolare per il successo della trasformazione digitale del commercio in-store” ha commentato: Thierry Gadou, CEO di Store Electronic Systems.

Istituto Internazionale Chocolier, per dar voce al cioccolato di qualità

In Italia, i consumi di cioccolato pro capite (circa 3kg/anno) sono aumentati negli ultimi anni. La produzione italiana di cioccolato e prodotti a base di cacao ha mostrato una crescita (+3.1%) grazie all’export (+6.5%) ma soprattutto alla nascita di numerosi artigiani e aziende che propongono prodotti di alta qualità, a base di cacao fine ed extrafine. Si tratta delle varietà Trinitario e Nacional che rappresentano meno del 10% del cacao prodotto al mondo e del rarissimo Criollo (solo lo 0,001%). E proprio con l’obiettivo di valorizzare e sviluppare il mercato del cioccolato di alta qualità attraverso la formazione di assaggiatori ed esperti di cioccolato, è stato fondato l’Istituto Internazionale Chocolier (Iic), un’organizzazione scientifica e indipendente con sede a Brescia, rivolta a tutti coloro che operano lungo la filiera del cacao (produttori di materie prime, costruttori di attrezzature, produttori di cioccolato, cioccolatieri e pasticceri) e ai consumatori attenti che desiderano imparare a riconoscere, apprezzare e utilizzare al meglio il cioccolato eccellente.

L’Iic, nato dall’esperienza del Centro Studi Assaggiatori (quello dedicato al caffè è stato fondato nel 1993 e con oltre 9 mila iscritti), e per iniziativa di Domori e di Guido Gobino, costituisce l’unico luogo in Italia specializzato nello studio di nuovi metodi di analisi sensoriale del cioccolato.

Presidente dell’Iic è Jean-Pierre Willemsen, Amministratore Delegato di Domori (parte della Gruppo Illy), Vice Presidente è Guido Gobino Amministratore Unico dell’omonima azienda e Luigi Odello, del Centro Studi Assaggiatori, è Amministratore Delegato, così come dell’Iic.

“Gli elevati standard qualitativi garantiti dalle aziende nazionali del cioccolato ne fanno un settore di eccellenza con una grande propensione all’export che è cresciuto negli ultimi anni del + 33% – afferma Jean Pierre Willemsen. Se pensiamo che la Francia, grande paese produttore di cioccolateria fine, è il primo paese di destinazione del cioccolato   italiano esportato con il 20% del totale a valore, la potenzialità di sviluppo del cioccolato italiano è altissima. Per questo abbiamo voluto creare, l’Istituto Internazionale Chocolier per contribuire a diffondere la conoscenza e l’apprezzamento del cioccolato di alta qualità con l’obiettivo di sviluppare nel tempo il comparto”.

Da qui l’obiettivo statutario dell’Istituto di insegnare agli appassionati – con un metodo scientifico – l’analisi sensoriale del cioccolato e la conoscenza di tutta la filiera del cacao/cioccolato.

Il programma dell’Istituto, nell’immediato prevede il seminario e Chocoexperience il corso da assaggiatore di primo livello indirizzato a laboratori, pasticcerie, consumatori appassionati.

Aldi lancia un servizio di music streaming in Germania e fa concorrenza a Spotify

I soliti snob l’hanno già chiamata “musica per le masse”. Ma ha sorpreso davvero la mossa di Aldi, discount tedesco che insieme a Lidl ha sconquassato il mercato della GDO britannica, di realizzare uno streaming musicale – Aldi Life Musik – andando a concorrere direttamente con il gigante americano Spotify e il francese Deezer (e intanto è arrivato pure Apple Music). Altro che differenziare il business, qui l’insegna tedesca entra davvero in territorio “altro”, ma per far ciò si allea con una vecchissima conoscenza: Napster, già proprio il primo e più noto sistema di file sharing creato da Sean Parker nei primi anni 2000 (passata tra varie mani, è ora proprietà di Rhapsody) e passato alla storia per avere rivoluzionato il modo di fruire musica, di fatto mettendo in ginocchio le major che per anni avevano fatto il bello e il cattivo tempo nel settore.

I numeri infatti sono di tutto rispetto: 34 milioni di canzoni, numerose playlist, 4000 programmi radio e più di 10mila audiolibri.  Il tutto per il modico prezzo di 7,99 euro per 30 giorni (contro i 9,99 euro di Deezer e Spotify: low cost anche nella musica). Per ora Aldi Life Musik è disponibile solo per gli utenti di Aldi Talk, il servizio di telefonia dell’insegna, ma l’insegna discount punta a un mercato in forte crescita in Germania: +87% nei primi sei mesi del 2015. Ma non è detto che la cosa funzione: già Tesco anni fa aveva acquistato nel 2013 Blinkbox, un servizio di musica e libri digitali per offrire un nuovo prodotto ai clienti, ma l’ha venduto nel gennaio di quest’anno dopo soli tre anni. Il Motivo? La concorrenza dei “professionisti” XBox Music, iTunes (e ora Apple Music) e Spotify. Vedremo se anche in questo campo le perfomance di Aldi si riveleranno migliori di quelle del gigante della GDO anglosassone.

Funzionali e sostenibili gli alimenti che tra due anni troveremo sugli scaffali dei supermercati

Pomodori canditi, essenza di caviale, salumi green e ketchup integrale: sono alimenti che presto, entro due anni, potremmo trovare sugli scaffali dei supermercati. A raccontarli i ricercatori dei vari Dipartimenti della Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari (Ssica) a Expo, presso il padiglione CibusèItalia.

SSICA_EXPO_PackagingA questi si aggiunge un coating per imballaggi metallici o film con effetto barriera per imballaggi flessibili ottenuto da sottoprodotti della lavorazione di legumi.

«Tutti e cinque i progetti di ricerca – spiega il coordinatore del comitato scientifico di Ssica – testimoniano la vocazione della Stazione sperimentale a porsi al servizio dell’industria agroalimentare, sia migliorando gli standard di qualità, sia ottimizzando i costi di produzione, in particolare per quanto concerne la gestione degli scarti. Dall’altro lato, Sica è molto attenta alle possibili ricadute sociali dei risultati dei suoi progetti di ricerca: corollari della nostra mission di favorire il progresso scientifico e tecnologico sono una sempre maggiore tutela della salute dei consumatori e il rispetto per l’ambiente».

SSICA_EXPO_Ketchup-IntegraleSalute, sicurezza, gusto e rispetto per l’ambiente sono infatti le vie maestre lungo le quali si sono sviluppati i progetti, come quello del ketchup integrale che, utilizzando il concentrato di pomodoro unito però all’utilizzo di scarti della lavorazione industriale trasformati in ingredienti salutistici, come l’olio dai semi essiccati ricco in fitosteroli (anti-colesterolo Ldl) e altri nutrienti essenziali.

Nella stessa direzione di alimento funzionale vanno i salumi green (nella foto grande), ottenuti con l’inserimento di ingredienti naturali di origine vegetale (polifenoli e vitamina C) nell’impasto o nel muscolo che, conservando le caratteristiche sensoriali e organolettiche del prodotto tradizionale, espletano una funzione chemoprotettiva nei confronti delle cellule intestinali e permettono di ottenere salumi a ridotto contenuto di sale e di nitriti.

SSICA_EXPO_Essenza-CavialeCon l’essenza di caviale (sviluppato in collaborazione con Agro Ittica Lombarda) si mette a disposizione dei consumatori un prodotto altamente proteico con bassa percentuale di grassi e minima quantità di sale, con caratteristiche gourmet di lusso, ma a costi più contenuti e impatto ambientale praticamente nullo. Inoltre valorizza un sottoprodotto dell’industria ittica finora largamente sottoutilizzato, ma ricco di nutrienti.

SSICA_EXPO_Pomodori-canditiI Pomodori canditi, infine, sono sottoposti a processi di canditura, attualmente non presenti sul mercato: le varietà utilizzate (Cuore di bue e Ciliegino) vengono normalmente consumate fresche.

L’impiego dei pomodori canditi spazia dalle guarnizioni per cocktail ai dolci,dall’accompagnamento di formaggi o salumi.

Tutti questi prodotti, così come avviene nella normale attività della Sica, sono stati sottoposti a collaudi su basi scientifiche per garantire la loro sicurezza alimentare.

Con YouBeep scansione e checkout si fanno con un’App

Tra i tanti sistemi di check-out spedito alle casse, ci è sembrata interessante questo proposto da una start-up portoghese, YouBeep, adottato in Portogallo dalle insegne Lidl e Pingo Doce.

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Il dispositivo di lettura può essere collegato a qualsiasi tipo di cassa.

Il fast check out tecnicamente è disponibile da molti anni, e figura tra i servizi più richiesti dai clienti di oggi, sempre meno disposti a passare tempo in coda davanti alle casse. Il vantaggio di YouBeep, che utilizza per la scansione dei prodotti acquistati un QR code, è la semplicità. Viene attivato scaricando l’App, registrandosi sempre tramite codice QR all’entrata del negozio e quindi consente di effettuare la spesa e presentare il conto finale dal proprio smartphone alla cassa, senza dover utilizzare dispositivi del pdv, e in modo più veloce (di tre volte, dicono dall’azienda) rispetto a una cassa check-out media. Questo lato cliente, mentre dal lato retailer prevede costi molto più bassi rispetto a un sistema interno e velocità di implementazione: niente hardware, solo una piccola scatola da collegare a ciascuna cassa standard.

“Tra l’altro è stato rilevato che, conoscendo l’importo man mano che si fa la spesa, il consumatore tende a riempire il carrello fino all’8/10% in più perché, psicologicamente, sa esattamente cosa spenderà, in caso contrario tende ad acquistare meno per paura di spendere troppo” ci spiega David Sobrinho di Xhockware, società che ha sviluppato l’App, che ha anche ottenuto un contributo della Ue.

L’app è in grado di integrare i sistemi di fidelizzazione, lo store locator, le liste della spesa eventuali coupon digitali e promozioni, e anche le interazioni con i social.

 

Infografica: perché i consumatori usano YouBeep? Risultati del progetto pilota nei pdv Lidl e Pingo Doce in Portogallo

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Pam punta ai Big Data reclutando talenti all’Università di Padova, con un game

Migliaia di dati passano dalle casse di un supermercato ogni giorno, ma analizzare e tradurre questi “Big Data” in strategie commerciali è una delle grandi sfide per la GDO. Gruppo Pam si sta muovendo in questo senso, e cerca laureati e laureandi dell’Università di Padova da inserire con contratto a tempo indeterminato nel nuovo team che si occuperà di analisi e modellizzazione dei comportamenti di acquisto del consumatore. E lo fa con un metodi innovativo, il “Data Scientist Recruiting Game”, un’iniziativa ideata in collaborazione con PwC e con il Career Service dell’Università di Padova.

«Stiamo costruendo una nuova squadra per aiutare il business a indirizzare la politica commerciale sulla base di informazioni preziose che derivano da milioni di dati che si generano alle nostre casse – afferma Lara Facchinetti, Responsabile Sviluppo Risorse Umane e Organizzazione -. Cerchiamo giovani laureati e laureandi appassionati dell’analisi dati, con una solida base di conoscenze statistiche, spinti da curiosità e voglia di risultati e abbiamo scelto un modo nuovo di dialogare con i candidati: un gioco, che darà loro modo di cimentarsi con dati reali e di elaborare una risposta concreta per il business. E lo faremo all’interno dell’Università, grazie alla collaborazione del Professor Paolo Gubitta e del team del Career Service dell’Università di Padova che, insieme al Dipartimento di Scienze Statistiche, ha accolto con grande entusiasmo la nostra iniziativa».

Possono partecipare laureati e laureandi in Economia, Statistica, Ingegneria Informatica, Matematica e Fisica. Per il Career Service dell’Università di Padova questo evento si inserisce in una più ampia strategia di collaborazione con le aziende del territorio. «Il nostro obiettivo – sottolinea Paolo Gubitta, delegato al Placement – è diventare veri partner delle direzioni del personale delle imprese: organizzare un game invece del tradizionale invio dei curricula è un esempio da manuale di innovazione dei processi di reclutamento e selezione».
PwC, presente all’incontro con consulenti esperti in ambito digitale, fornirà ai partecipanti informazioni utili e suggerimenti per il più corretto svolgimento del Game secondo le metodologie più in uso nel mercato Retail, alimentare e non.

L’appuntamento è per Giovedì 1 ottobre 2015, dalle ore 13.30 alle ore 18.30 presso il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova (Aula ASID60). È necessario iscriversi entro il 26 settembre 2015 sul sito dedicato www.unipd.it/pam.

Il freno delle vendite online. Solo 5 imprese su 100 fa eCommerce (15% la media europea)

Sebbene l’eCommerce in Italia stia crescendo a ritmi significativi (15 miliardi di euro previsti nel 2015 secondo il Politecnico di Milano), solo il 5,34% delle imprese italiane vende online i propri beni e servizi, facendo dell’Italia il fanalino di coda nell’Europa a 28 membri. Lo rivela un’indagine del Centro studi Impresa Lavoro su dati della Commissione europea. La performance dell’Italia è pari a un terzo della media europea (15,18%), ma i Paesi al primo posto registrano percentuali superiori: da oltre il 26% delle prime tre (la Repubblica Ceca, seguta da Danimarca e Croazia) al 16,6% della Spagna. In mezzo si trovanno le imprese irlandesi (24,20%), tedesche (22,59%), britanniche (19,80%).

impresalavoro

Anche per valore delle transazioni l’Italia non se la passa bene: sono solo il 7% del totale. Peggio di noi in Europa fanno solo Romania, Bulgaria e Grecia. Anche in questo caso risultiamo nettamente sotto la media europea (15,07%) e molto distanti dalle grandi economie: Regno Unito (19,8%), Francia (15,2%) e Germania (12,7%). Su tutti spicca comunque il dato dell’Irlanda (52,97%), anche per effetto diretto della presenza a Dublino e dintorni dei grandi colossi dell’informatica.

Proprio a questo riguardo l’annunciata Digital Tax scoraggerà certamente l’arrivo sul nostro territorio di imprese di commercio online. Elaborando dati di Eurostat, il centro studi nota infatti come al settore ICT appartengano soltanto il 2,56% delle imprese nate in Italia nel 2013, per un totale di 8.700 nuovi posti di lavoro. Mentre nel Regno Unito, in quello stesso anno, sono state invece l’8,38% per complessivi 44mila nuovi occupati.

La strategia di Google: aiutare il retailer a cogliere l’attimo (di vendita)

C’era una volta un motore di ricerca, che nel giro di pochi anni sbaragliò la concorrenza (qualcuno si ricorda Netscape?) grazie alla grande efficenza garantita dagli ormai mitici algoritmi.

Oggi Google, forte di un fatturato di 15,5 miliardi di USD derivato solo dalla pubblicità nel primo trimestre 2015 (+11% dallo stesso periodo 2014), guarda al retail. Obiettivo: far trovare al consumatore il punto vendita più vicino, ed economico, in tempo reale, per l’acquisto di qualsiasi cosa. Che sia online o fisico, poco importa. L’importante è che il cliente ottenga ciò che vuole, nel minor tempo possibile (e senza tanti ripensamenti).
In questa direzione vanno i nuovi prodotti del colosso di Mountain View, come ha spiegato Jonathan Alferness, Global VP of Product Management and Shopping di Google al World Retail Congress settimana scorsa a Roma.

Jonathan Alferness
Jonathan Alferness di Google.

«È in atto una rivoluzione nel retail, e non siamo ancora all’apice perché ancora metà della popolazione mondiale deve connettersi. Al centro di tutto c’è il dispositivo mobile. Già in dieci Paesi la ricerca in mobilità ha superato quella da desktop, dunque i retailer hanno infinite opportunità di raggiungere i consumatori sul mobile». L’importante, secondo Alferness, è cogliere il momento, anzi il micromomento giusto. «Ci sono tantissime occasioni nell’arco della giornata nelle quali una persona ha bisogno di un contatto con la marca, mentre in molti altri momenti non vuole essere disturbata. I consumatori stanno interagendo con i retailer per brevissimi momenti di tempo, quando fanno ricerche in mobilità. Il 76% ricerca su smartphone o tablet prima di andare nel punto vendita, e una ricerca su tre genera una visita. Il futuro del retail sta proprio nella capacità di cogliere, di essere visibili in questi micromomenti».
Qualcuno in realtà lo sta già facendo: Darty ha un “bottone di emergenza” schiacciando il quale si viene richiamati entro 60 secondi, Argos riceve già il 25% di ordini via mobile, Amazon sperimenta con i droni, la britannica Jinn a Londra acquista e consegna qualsiasi cosa (dal pranzo al caffè al caricatore per il cellulare) da qualsiasi negozio in un’ora, Target ha aperto a San Francisco un nuovo tipo di store, chiamato Open House, in cui si invita chi entra a sperimentare le nuove tecnologie nel campo della domotica. Ma solo il 2% dei retailer sarebbe pronto a “cogliere l’attimo”.

Gallery: i tre errori dei retailer secondo Google

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«Noi ci consideriamo dei connettori, degli assistenti allo shopping finali, costruiamo una struttura». Con Google shopping innanzitutto, che risponde alla domanda implicita nella ricerca “dove trovo un frullatore?” con una serie di opzioni, online ma anche fisiche, un’opportunità per i piccoli negozi “smart” oltre che per le catene, considerato che le ricerche geolocalizzate sono aumentate di 34 volte dal 2011. Ma anche tramite YouTube: «pensate alle opportunità di vendita date dai video tutorial di YouTube, per il make-up ad esempio, visti da milioni di persone, se con un click si può comprare un prodotto descritto». Una sorta di “acquisto di impulso digitale” se vogliamo: è questo il “micromomento dello shopping”.

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