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A Brooklyn Nike “localizza” il pdv con il Community Store

Il punto vendita non è solo, non può più essere solo un luogo puramente commerciale se vuole sopravvivere all’e-commerce. Deve dare servizi, deve intrattenere, ma tutto questo a volte non basta. Nike sta sperimentando nuovi formati come i Community Stores, fortemente integrati con le comunità locali per le quali ambiscono a diventare centri di aggregazione, proponendo attività ma anche “pescando” almeno l’80% del personale (gli “store athlets”) nel raggio di cinque miglia dal negozio.

“I Nike Community Stores hanno a che fare con le radici del vicinato e le connessioni della comunità” ha detto Dennis van Oossanen, Vice Presidente di Nike North America Direct to Consumer business. “Abbiamo cercato una location che fosse istantaneamente riconoscibile e che esprimesse lo spirito unico di Flatbush e di Brooklyn, amplificando i valori del brand Nike.”

La mission dei negozi Community è quella di costruire e potenziare una comunità locale sana attraverso il potere unificante dello sport e da servire come un catalizzatore per una scelta positiva attraverso la partnership con associazioni locali. Il negozio di Brooklyn è il quinto Community Store Nike aperto negli Stati Uniti.

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Remeo, dalla tavola della Regina agli scaffali di Carrefour

A Londra ha vissuto il suo grande exploit, conquistando anche VIP di spettacolo e dello sport e persino Partridges, fornitore  della Casa reale inglese. Sino a pochi mesi fa era distribuito soltanto nel Regno Unito, presso i principali delicatessen e punti vendita di alta qualità, ma oggi l’italianissimo Remeo Gelato arriva in Italia, distribuendo in esclusiva per la GDO nei Carrefour Market Gourmet, a partire dai punti vendita Gramsci, Siena, Gustavo Modena, per poi estenderi nei prossimi mesi ad altri Gourmet italiani.

Il brand Remeo – che in latino significa “io ritorno” – evoca prepotentemente l’idea di un ritorno alle origini del gelato italiano, prodotto con le tradizionali tecniche artigianali. Il Gelato Remeo, infatti è al 100% naturale, senza glutine e prodotto in Italia

Basta visitare i profili social su Instagram, Twitter e Facebook del produttore, leggere i commenti e vedere le foto per comprendere l’entusiasmo degli inglesi e degli italiani in Inghilterra per i gelati Remeo.

Oltre al suo sapore genuino nei gusti “classici e raffinati” del “Vanilla bourbon”, “Cioccolato fondente”, “Pistacchio siciliano” e “Caffè espresso”, Remeo conquista anche per l’originalità dei vasetti, confezioni trasparenti – sviluppati da un team di ingegneri e disegnati da Marta S., ex senior designer della casa di moda Etro, che conservano al meglio il gelato, mettendone in risalto la purezza, oltre ad essere un vero e proprio inedito nel mondo del packaging.

La qualità e la raffinatezza alimentare secondo Heinen’s (Cleveland)

Nasce a Cleveland nel 1929, all’inizio della grande depressione. Oggi Heinen’s conta 22 punti vendita e si espande, orgogliosa della continuità di una conduzione familiare giunta alla terza generazione.

Daniele Tirelli, presidente Popai, ne parla con dovizia di particolari nell’ultimo numero inStore, raccontando il punto vendita che ha segnato l’espansione della catena familiare fuori dai confini di Cleveland.

Aprendo a Barrington (una cittadina ormai inglobata nell’area della Grande Chicago e distante 380 miglia dai propri headquarter) la famiglia ha aperto la strada verso il ricco Illinois. L’investimento di 10 milioni di dollari servì per dare spazio alla creatività degli architetti dei Process Creative Studios.

L'area della Grande Chicago: il segnalino indica la posizione di Barrington (da Google Maps)
L’area della Grande Chicago: il segnalino indica la posizione di Barrington (da Google Maps)

I suoi designer che sono conosciuti per la cura del dettaglio e per l’uso raffinato dei materiali, rimodellarono un edificio commerciale occupato precedentemente da uno Staples, e crearono un superstore di 4000 mq circa, dall’indubbia distintività. L’estetica dei suoi interiors, la comunicazione e la segnaletica furono affidate invece allo Studio Graphique, una società specializzata nella cosiddetta “In-Store Brand Experience”, che risolse il problema della funzionalità del percorso in un layout indubbiamente originale, con l’eleganza dell’arredo. Il tutto ha dato luogo a una soluzione d’indubbio interesse nel campo degli high-end supermarket, ovvero la formula che produce gli sviluppi e le suggestioni più avvincenti delle diverse correnti del marketing-at-retail.

 

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Agli occhi di un Italiano punti di vendita come Heinen’s di Barrington sembrano appartenere ad un genere ben circoscrivibile come posizionamento: quello del superstore alimentare specialistico d’alta gamma, quindi notevolmente selettivo. In realtà, all’occhio esperto balzano agli occhi numerose, sostanziali caratteristiche, tutte frutto di dettagli e di reciproche “citazioni” tra le insegne che si contendono l’area attorno ai grandi laghi. Il punto di vendita di Barrington costituisce anch’esso un ibrido e funge da richiamo per segmenti di popolazione individuati non tanto con i vecchi criteri socio-demografici, ma piuttosto in base alla loro cultura di consumo.

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L’eredità di Expo: il cibo del futuro

Nel numero di luglio-agosto di inStore l’economista Fulvio Bersanetti di ref. Ricerche compie un ampio excursus sulle prospettive legate alla produzione di cibo e all’alimentazione del futuro. Si chiede infatti Bersanetti se “riusciremo ad assicurare cibo adeguato per tutti? Che cosa mangeremo? L’alimentazione sarà ancora un elemento di distinzione culturale o gli stili alimentari andranno progressivamente convergendo?”.

Rispondendo a quste domande, Bersanetti adotta un approccio multidisciplinare che spazia dalla demografia alla sostenibilità economica, dalla salvaguardia dell’ambiente allo sviluppo delle tecnologie di produzione, dalle abitudini di consumo alla sicurezza alimentare. “La risposta al problema non può che essere globale – scrive – e coinvolgere tutti gli attori della filiera in un disegno comune e in una assunzione di responsabilità condivisa. Nessuno escluso: produttori, industria, distribuzione e consumatori devono essere parte attiva di questo processo di cambiamento.

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Consumi: sei stili differenti nell’iconografia stilizzata del vertical plotter di Coop

Volti giganti che si susseguono sovrapponendosi, mentre un plotter “ciclopico” prosegue inarrestabile nella sua impresa grafica di trasporre i lineamenti dei visitatori su queste immense tele open source: le pareti esterne del Future Food District di Coop, all’interno di Expo.

Siamo al cospetto del “Vertical Plotter”, il plotter più grande del mondo attraverso cui COOP Italia e lo studio di progettazione Carlo Ratti Associati vogliono riproporre in chiave avveniristica, l’atavico istinto antropico di lasciare traccia del proprio passaggio.

Ed ecco quindi che, in forma stilizzata, su queste immense pareti resterà traccia di giovani, studenti, famiglie che hanno varcato la soglia del supermercato e lasciato una propria foto.

Il vertical plotter è un dispositivo che si muove su una parete verticale e si avvale di un software che permette la riproduzione di qualsiasi informazione e input: messaggi, immagini, grafiche. Una volta ricevuta l’informazione digitale, il dispositivo la trasforma in realtà. L’intero sistema si sposta su un piano cartesiano, dove il plotter si muove liberamente lungo l’asse orizzontale, mentre il gruppo di testine di stampa scorre sulla guida verticale e riproducono (utilizzando spray di 5 colori) i volti sulla facciata, in funzione dello stile alimentare di ciascuno.

6Gli stili

Già lo stile alimentare è importante e per rendere iconograficamente questa distinzione ci si avvale della recente ricerca commissionata da Coop a Sita Ricerche che ha individuato 6 distinti profili.

  • Gli italian food lovers,  appassionati della cucina classica italiana e dei prodotti simbolo della italianità.
  • I wellness consumer (21,3%)
  • Gli easy consumer (17,4%), ossia quanti per necessità o per scelta dedicano poco tempo alla preparazione del cibo.
  • I buongustai-foodie (16,4%).
  • I vegani-vegetariani (5,3%), in cui prevale la preoccupazione per l’esclusione di ingredienti.
  • I green&ethic (4,5%), sostenitori del consumo responsabile ed etico, con attenzione alle implicazioni di impatto ambientale e sociale nella scelta dei prodotto acquistati.

L’App

E per aiutare il cliente che entra nel supermercato a individuare più velocemente il proprio stile, è stata sviluppata da Accenture  l’app CoopExpo, che attraverso alcuni step, individua il profilo di ciascuno.

In questo modo il visitatore riceverà un contenuto dedicato, in funzione del suo stile di vita, arrivando quindi a definire un vero e proprio assortimento personalizzato e “ritagliato” sulle sue abitudini.

Come funziona? Il cliente all’apertura della mobile app, tramite logiche di gamification, sceglie tra diverse immagini quali rispondono maggiormente alle proprie attitudini e/o stili di vita. La mobile app, quindi, memorizza le scelte e propone i prodotti maggiormente in linea con le sue aspettative. Durante la visita nello store, le tecnologie di proximity marketing, implementate da Accenture tramite la piattaforma Proxee, trasmettono all’app, in bluetooth low energy (BLE) e ultrasuoni, informazioni sulla posizione del cliente. I prodotti in linea con il profilo del cliente sono così mostrati contestualmente al suo percorso all’interno dello store. L’obiettivo è quello di comunicare al cliente i prodotti di suo interesse nel momento più utile durante la sua visita al supermercato.

Il Drive “non-luogo” del Terzo Millennio? Leclerc sperimenta a Rennes

Un drive dove si ritira non solo la spesa alimentare, ma anche prodotti culturali e d’intrattenimento, partirà a Cap Malo nel 2016. Era solo questione di tempo prima che i Drive, le piazzole dove si ritira la spesa ordinata online, venissero considerati dei luoghi di traffico dove intercettare il cliente offrendogli altri servizi. L’esperimento partirà proprio in Francia, terra di Drive par excellence che di drive ne ha 2600 (vd Click and drive: da noi all’alba, in Francia da 15 anni. L’evoluzione in un’infografica) ed è firmato Leclerc, insegna francese. Come ha spiegato il proprietario Yannick Kervarrec al quotidiano “Ouest France” nel Drive, sette piste e mille mq di stoccaggio, “si troveranno libri, dischi, e la maggior parte degli articoli disponibili negli spazi culturali Leclerc, ma anche articoli voluminosi come mobili da giardino e barbecue”. Tutti prodotti che i clienti potranno ordinare online, ma anche tramite totem installati nei principali luoghi di intrattenimento di Cap Malo come campi di golf e calcio, piste di go-kart e simili. Il Drive sarà nel sito dell’ipermercato Leclerc Le Centre di Saint-Grégoire, che avrà annessa pure una stazione di servizio con autolavaggio.

Si ridefiniscono quindi i luoghi di frequenza del prossimo futuro: non bar di Guerre Stellari, ma punti di raccolta dove le azioni online si incontrano con il mondo reale. A quando una zona di raccolta per cuori solitari?

Farmo lancia la miscela Low Protein, senza glutine e senza lattosio

Foto pack LP Low protein FarmoSi moltiplicano le novità nell’area dei prodotti “free-from”, sempre più ricercata dai consumatori. In questo filone si inserisce il Mix LP Low Protein di Farmo, una miscela senza glutine e senza lattosio e a basso contenuto di proteine, che consente di preparare in casa specialità da forno, dolci e salate, ad alta digeribilità e leggerezza. Sempre assicurando una buona tenuta dell’impasto e una buona  lievitazione.

La speciale formula è stata ideata nei laboratori Farmo S.p.A., azienda specializzata nei prodotti senza glutine nei settori della Pasta, dei Prodotti da forno e dei Mix di farine. La preparazione è molto semplice: basta unire la farina con il lievito sciolto in acqua, olio e sale fino a creare un impasto omogeneo e compatto, che verrà poi infornato. Marcato con il logo di GF-certified (certificazione GlutenFree), è in confezione da 500 g.

Host 2015 al via il 23 ottobre, è già a un passo dal sold out

Un momento della conferenza stampa di presentazione di Host tenutasi a Expo presso Identità Golose.

Si preannuncia un’edizione di Host eccezionale quella che si terrà a fieramilano Rho dal 23 al 27 ottobre, a due passi da Expo, negli ultimi giorni prima della chiusura dell’Esposizione Universale e in concomitanza con essa. La fiera che porta sotto lo stesso tetto le intere filiere dell’HoReCa e del retail, dove sarà possibile vedere le ultime novità tecnologiche e di prodotto, dalla miscela alla macchina per il caffè, dal banco frigo all’arredo contract, conta già 1.748 espositori, che si prevede arriveranno a 1.900, il 38% dei quali stranieri. In crescita anche lo spazio espositivo, con 14 padiglioni, due in più rispetto all’edizione 2013, e una crescita del 12% nei metri quadri occupati. Quest’anno un’area espositiva sarà dedicata alla refrigerazione commerciale.

La fiera si sviluppa in tre macro-aree che raggruppano filiere affini e dedicate a: Ristorazione Professionale con Pane-Pasta-Pizza; Caffè-Tea con SIC – Salone Internazionale del Caffè, Bar-Macchine per caffè-Vending e Gelato Pasticceria; Arredo e Tavola.

Germania, Francia, Spagna, USA e Svizzera sono i Paesi più rappresentati, ma non mancheranno le delegazioni dalle economie più dinamiche. Incontreranno 135mila professionals e 1.500 top buyer profilati da 60 Paesi, oltre a missioni incoming da promettenti mercati in collaborazione con ICE, in un contesto arricchito da un fitto palinsesto di eventi, che vedranno la presenza di chef stellati, baristi e pasticceri pluripremiati, pizzaioli inventivi ma anche architetti specializzato in spazi retail, formatori ed esperti dei tanti settori coperti.

Le tre sfide della multicanalità secondo Jda. Obiettivo redditività

Se ne parla da anni, tutti sono d’accordo ormai che l’integrazione tra reale e digitale sarà la chiave del retail del futuro, eppure solo il 16% delle aziende oggi riesce a soddisfare la domanda omnicanale in modo profittevole. lo rileva un recente studio di JDA Software, fornitore di soluzioni It.

Secondo l’azienda sarebbero tre sfide le sfide principali che le aziende devono affrontare:

Omnicanalità redditizia. Il rapido sviluppo della vendita omnicanale ha posto a molte aziende una serie di difficoltà per riuscire a servire aspetti della domanda in conflitto tra loro, mantenere una disponibilità elevata delle scorte, movimentarle in modo rapido ed elaborare gli ordini velocemente, il tutto riuscendo a generare profitti.

Prendere decisioni informate e redditizie nell’ambito dell’order fulfillment. I clienti richiedono sempre più una “selfie supply chain”, capace di soddisfare esigenze specifiche e personali riguardo a prodotti e servizi. Per soddisfare questa domanda di “me commerce”, le aziende spesso sono obbligate a scendere a compromessi tra livello di servizio e margine di profitto.

Creare un ambiente produttivo flessibile. Nell’attuale panorama della domanda, una pianificazione rigida della produzione e delle consegne ormai appartiene al passato.

“Lo sviluppo della vendita omnicanale, insieme ai trend del “me commerce”, ha messo le aziende in una posizione estremamente difficile”, ha affermato Kelly Thomas, Chief Product Officer di JDA. “La maggior parte delle aziende ha infatti sostenuto significativi investimenti per strutture di produzione, reti di distribuzione e sistemi tecnologici adatti a soddisfare questa complessa domanda del mercato. Tuttavia, troppo spesso, queste risorse non riescono a cooperare per sostenere il raggiungimento delle soglie di profitto”.

La nuova release 9.0 di JDA promette di rendere possibile una supply chain integrata che copre l’intero percorso end-to-end del cliente, dai fornitori ai consumatori finali, con un approccio profittevole all’omnichannel, una migliore disponibilità di informazioni per ottimizzare l’evasione degli ordini e favorisce una gestione della produzione in grado di rispondere efficacemente alle mutevoli condizioni di mercato.

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L’avanzata del free-from: Alpro è l’azienda cresciuta più velocemente in Italia

Intolleranze in crescita, diete, preoccupazioni salutiste: tutte ragioni che negli ultimi anni hanno portato alla crescita delle opzioni “free-from”, ovvero quegli alimenti senza latte, glutine, zuccheri aggiunti. Una conferma di questa tendenza viene dall’indagine Nielsen che dichiara la belga Alpro, specializzata nella produzione di alimenti a base vegetale con un incremento superiore al 40% rispetto al 2014, come l’azienda più dinamicain Italia nel settore food & beverage freschi e confezionati. L’indagine è basata sulle vendite degli ultimi due anni nella distribuzione moderna dei produttori con più di 20 milioni di Euro di fatturato a fine maggio 2015.

Alpro rappresenta l’azienda trainante di un settore in continua espansione con volumi di crescita del 30% dovuti sia alla maggior domanda da parte dei consumatori, sempre più consapevoli dell’importanza di avere un’alimentazione sostenibile, sia all’attenzione dei retailer nel posizionamento dei prodotti a base vegetale negli scaffali dei propri negozi che assicura maggiore visibilità.

Il trend è favorito anche dalla varietà di ingredienti che si affiancano alla tradizionale soia, come mandorla, nocciola, riso, cocco e avena, che aiutano ad avere una dieta più bilanciata oltre ad ampliare l’offerta a livello di gusto. Anche la presenza di diverse tipologie di prodotti a base vegetale oltre alle bevande, come panna o yogurt, hanno sostenuto l’incremento dei consumi in questo settore.

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