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Risparmio e qualità guidano gli acquisti dei prodotti a marchio del distributore

Dall’indagine Nielsen Global Survey on Private Label and Premiumization Trends condotta intervistando oltre 30.000 utenti internet emergono due aspetti principali comuni in tutti i 60 Paesi considerati: il prezzo è il driver primario per la maggior parte dei consumatori (il 70% dei rispondenti infatti dichiara di acquistare prodotti a marchio del distributore per risparmiare), però l’appeal della private label va oltre il prezzo e riguarda anche la qualità.

Ma queste attitudini dei consumatori, si chiede il rapporto, sono trasformate in vendite? La risposta dipende dalle latitudini. Se nei Paesi ocidentali la quota al valore dei prodotti Mdd è intorno al 15% o superiore (con punte superiori al 40% in Europa), in Oriente, America Latina e Asia è inferiore al 10% (ma in Cina e Brasile è del 5% o inferiore). Non esiste però una ricetta unica, sottolinea l’indagine, sebbene le ragioni del successo in un mercato possono guidare altri mercati: la crescita delle private label richiede infatti approcci su misura per i singoli mercati.

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Anche per gli italiani (nel 66% dei casi) la ragione principale di acquisto dei prodotti Mdd è il risparmio, inteso come la possibilità di poter spendere meno per gli stessi benefici offerti dai prodotti di marca: il rapporto qualità-prezzo della marca del distributore è ritenuto infatti ottimo dal 67% dei consumatori. Questo dato è in linea con la media europea, anche se non ancora al livello di paesi come la Germania, dove raggiunge il 79%.

Il prezzo, afferma l’indagine, non è un elemento irresistibile di differenziazione. I fattori psicologici possono essere molto potenti, soprattutto in alcune categorie. Per esempio nella salute e bellezza le private label non hanno avuto un forte impatto, nonostante un vantaggio di prezzo che raggiunge il 40%. Anche nei periodi più difficili, i consumatori hanno il desiderio di indulgenze occasionali e sono disposti a pagare di più per i loro brand preferiti.

«Per natura i prodotti Mdd – ha evidenziato Jean-Jaques Vandenheede, direttore di Nielsen retail industry insight – non sono predestinati a crescere, contrariamente ai brand. L’impegno verso l’innovazione, l’analisi e il marketing sono strategie effettive per mantenere e accrescere le quote. Un’aggressiva attività promozionale, così come abbiamo visto nel Regno Unito, può anche aiutare a consolidare la crescita delle private label, ma tali misure reattive al prezzo non sono sostenibili nel lungo periodo».

Il confronto tra prodotto a marchio del distributore e industriale è costante e continuo da parte del consumatore, sia per ciò che riguarda il risparmio offerto che per la qualità dei prodotti. Il 56% degli italiani ritiene che le marche private abbiano una qualità assimilabile a quella dei prodotti di marca (rispetto al 23% del 2010) e il 47% ritiene che alcune siano superiori ai brand industriali.

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I prodotti per cui il consumatore è disposto a spendere di più per la qualità offerta sono soprattutto gli alimentari freschi, in particolare pesce e carne freschi o surgelati (46%), pane e prodotti da forno (33%), formaggio (32%), latte (26%) e uova (21%). Seguono i prodotti per la cura della persona e della casa.

Ma cosa vogliono gli italiani in termini di assortimento, prezzi, esposizione e prestazione? Innanzitutto il 51% degli italiani dichiara che comprerebbe più prodotti a marchio del distributore se ci fosse maggior varietà. Il 61% degli intervistati vorrebbe averli a fianco dei marchi dei produttori in modo da poter più facilmente compararne caratteristiche e prezzi. Inoltre la maggioranza dei consumatori (62%) richiede un’offerta completa che spazi dal primo prezzo ai prodotti di alta gamma, includendo i brand nazionali: tenere un giusto equilibrio tra le due tipologie di brand a scaffale diviene quindi una strategia fondamentale.

Nonostante l’atteggiamento dei consumatori sia molto positivo e la popolarità della marca del distributore sia molto cresciuta negli ultimi anni, nel 2014 la marca del distributore ha subito una battuta di arresto. La sua quota sul totale del fatturato Grocery nel progressivo a settembre 2014 si è mantenuta agli stessi livelli del 2013 (18,4%) e per la prima volta le vendite non hanno sostenuto la crescita del largo consumo: -1,5% della marca del distributore rispetto al -0,9% degli altri brand.

La carica dei funzionali

Quello degli alimenti funzionali è un settore che si sta rivelando anticiclico perché molto apprezzato dai consumatori,  entusiasmati dalle promesse salutistiche, e più profittevole per i produttori.

La crisi, infatti,  non tarpa le ali alle scelte salutistiche dei consumatori italiani. Anzi, nel corso del 2013 le vendite di alimenti che possono entrare in questa vasta e innovativa famiglia sono cresciute, a conferma del bisogno dei nostri connazionali di fare scelte più sane a tavola e che tutte le preoccupazioni legate al connubio cibo/salute rimangono ben presenti a guidare le scelte di acquisto/consumo nonostante i pochi soldi in tasca.

Non a caso, secondo il Rapporto Coop Distribuzione & Consumi 2014, la metà degli italiani si è dichiarata a dieta, seguendo un regime alimentare particolare, non necessariamente corretto ma sicuramente “gratificante”, per migliorare benessere e forma fisica. Tuttavia la spending review in atto da parte dei nuclei famigliari italiani spinge i consumatori a rimodulare le scelte in virtù della maggiore convenienza, per esempio spostando il baricentro del mercato dal canale specializzato, come farmacie, parafarmacie, a ipermercati e supermercati, che stanno cogliendo la palla al balzo e stanno ampliando lo spazio dedicato a questi prodotti. Non più visti solo come nicchie rivolte a un’esigua percentuale dei clienti, più evoluti e altospendenti, ma come segmento “trasversale” del Lcc, con una forte e crescente capacità di attrazione per diversi cluster di consumatori. Inoltre, la “funzionalità”, ossia la promessa di questi prodotti di aiutare l’efficienza del nostro corpo, si sta allargando e sta coinvolgendo nuove famiglie merceologiche, da yogurt e altri derivati del latte a prodotti da forno, pasta, conserve vegetali, insomma i capisaldi dell’alimentazione all’italiana.

Continua a leggere sull’ultimo numero della rivista sfogliabile Schermata 2014-12-23 alle 10.11.09

A Marca la Gdo incontra l’Industria

È ormai alle porte il tradizionale appuntamento che la marca del distributore si dà ogni anno a BolognaFiere: il 14 e 15 gennaio 2015 il quartiere fieristico del capoluogo emiliano ospiterà infatti l’undicesima edizione di Marca byBolognaFiere-Private Label Conference and Exhibition, l’unica manifestazione italiana interamente dedicata ai prodotti a marchio insegna.

L’edizione 2015 si svolge in un momemto particolare per la marca del distributore che nel corso del 2014 ha registrato un rallentamento, frutto di una riduzione della quota a scafale della mdd e della competizione sui prezzi che ha visto i prodotti di marca leader venduti in promozione a un prezzo inferiore a quelli dei prodotti mdd non in promozione.

La due giorni è diventata un think tank, rafforzando, anno dopo anno, la propria influenza e la capacità di portare innovazione nel settore. Nella scorsa edizione sono state 6.600 visite degli operatori professionali, 454 le aziende espositrici, di cui 15 insegne della distribuzione, che quest’anno diventano 18. In generale, negli ultimi quattro anni gli spazi espositivi sono cresciuti del 33% e gli espositori sono aumentati del 36%, mentre la presenza di buyer internazionali è aumentata del 30%.

Fitto come da trasizione il programma degli eventi che si terranno nei tre padiglioni (16, 21 e 22) di BolognaFiere. A cominciare dalla convegnistica, che presenta importanti occasioni di confronto e approfondimento per tutti gli stakeholder del settore.
Con il Convegno di apertura organizzato da ADM, l’associazione, patrocinatrice della manifestazione, che riunisce tutte le principali imprese della distribuzione moderna, l’obiettivo è quello di ribadire il ruolo della Distribuzione Moderna nella valorizzazione delle filiera agroalimentare italiana quale volano di crescita del sistema Paese: verrà dato particolare riferimento ai prodotti del comparto del fresco e dell’ortofrutta, nel cui ambito vi sono anche molti prodotti DOP ed IGP il cui reale valore non sembrerebbe essere ben percepito dal consumatore e che conseguentemente richiede risposte chiare ad alcuni quesiti emergenti. Qui il programma.

Altro tradizionale appuntamento il 15 gennaio è il Rapporto Annuale sull’evoluzione della Marca del Distributore, giunto all’ XI edizione: realizzato in collaborazione con Adem Lab, spin off dell’Università di Parma, sarà articolato su una prima fase di analisi quantitativa dei dati Iri, seguita da un’analisi delle policy delle insegne e degli espositori a seguito dell’elaborazione dei dati raccolti con questionari specifici. Seguirà poi una focalizzazione tematica che riguarderà il tema della convenienza e dei prezzi relativa della MDD all’interno degli assortimenti del largo consumo.

Il programma di Marca 2015 prevede inoltre workshop specialistici come il convegno IBC, previsto per il pomeriggio del 14 gennaio, dal titolo La fabbrica dei consumi. Il convegno è finalizzato a sottolineare il ruolo, il peso, il contributo dell’Industria Italiana dei Beni di Consumo nel contesto dell’economia nazionale evidenziandone nel contempo l’apporto all’export italiano e le sfide che l’attendono nell’economia globale.

Il Marca Tech focus Packaging, in programma giovedì 15 gennaio nel pomeriggio, cercherà di fare il punto sullo stato delle soluzioni tecnologiche che oltre al requisito dell’economicità, garantiscano la migliore conservazione e durata del prodotto, salvaguardino la salute del consumatore e offrano le massime garanzie in termini di sostenibilità ambientale (quindi biodegradabili e/o ad alta riciclabilità).

 

Retail: 10 tendenze per il 2015

Siamo a fine anno, è tempo di bilanci ma anche di previsioni sull’anno prossimo a venire. Cosa ci possiamo aspettare nel prossimo futuro dal retail? Spulciando su vari siti stranieri abbiamo distillato per voi dieci tendenze che possiamo aspettarci guideranno le evoluzioni della distribuzione. Eccole.

  1. Approccio personalizzato grazie alle tecnologia. Il cliente si sente scelto e capito grazie alla comunicazione che avviene tramite app e alla possibilità di interpretare i suoi desideri e le sue scelte da parte dei retailer. Ma anche..
  2. I tempi sono cruciali. On e offline il tempo è per certe fasce di clientela (20-50 anni, donne che lavorano, famiglie con bambini) un fattore determinante nella scelta su dove acquistare. Largo quindi alle consegne veloci e a dispositivi per la spesa rapida nel pdv (fast check in, fast payment, app per lista della spesa, click and drive e click and collect, disponibilità di prodotto o spedizione veloce in caso di mancanza).
  3. Assistenti virtuali e digitali. Specie nella fascia alta del mercato i consumatori si aspetteranno sempre più un supporto da parte di tecnologie hi-tech che guidino alla scelta. Rfid, beacon e schermi touchscreen regneranno nel pdv.
  4. Polarizzazione dei prezzi. La classe media tende a sparire, e così il prezzo medio. La tendenza è sempre più verso i due estremi, il low-cost e il lusso. La novità è che la stessa persona può attingere indifferentemente ai due estremi: per dire, yogurt low cost del discount e aceto balsamico tradizionale da Eataly.
  5. Vendite cross settoriali. Caffè nelle librerie, assicurazioni nei supermercati, musica in caffetteria, ormai tutti vendono tutto. Un esempio avanzato? Monop’lab di Parigi gare Montparnasse,(nella foto), che cambia assortimento ogni mese a seconda dei desideri dei consumatori, in partnership con il ristoratore Elior.Monopl'lab Monoprix
  6. Personalizzazione dei prodotti o personalizzazione di massa. La produzione di massa non soddisfa più le esigenze del consumatore, che quasi mai si può permettere un vero tailor-made. E allora largo in futuro ai prodotti limited edition creati anche grazie all’input dei clienti, o a quelli per nicchie di mercato (il dilagare del gluten free ne è un esempio).
  7. “Anta” alla riscossa. La popolazione invecchia e l’offerta si adeguerà. Sempre meno teenager, sempre più anziani che richiederanno prodotti “da casa”, consegne a domicilio, confezioni facili da aprire e scritte grandi e leggibili.
  8. Donne. Il mercato più grande al mondo resta sostanzialmente ignorato da brand e retailer. Ma molte cose stanno cambiando sotto il cielo e prima o poi anche loro dovranno accorgersene. Già oggi le donne decidono nel 65% dei casi che auto comprare e nell’81% quali prodotti finanziari acquistare. Le opportunità per chi per primo saprà “parlare” all’altra metà del cielo sono immense. Un esempio? Lo store women only di Nike a Newport Beach, California (nella foto qui sotto), con centro fitness annesso che propone anche corsi di yoga
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  9. Emozione e marca. Far percepire al consumatore connesso e informato i plus di una marca sarà fondamentale e per questo suscitare emozioni è il grimaldello per conquistarne il cuore e il portafogli. Un esempio? WHSmiths, storica catena di cartolerie UK, che vende corsi di cucina e voli in mongolfiera.
  10. valori emozionali e lo storytelling guideranno anche il posizionamento, la differenziazione e la capacità di raccontare la storia di un brand. Purché sia autentica e legata alla sua essenza più profonda, perché non sia solo intrattenimento ma conquisti realmente il cliente al brand.

Anna Muzio

Yogurt greco, un successo e sei tendenze per crescere ancora

Lo yogurt greco piace sempre di più. Sarà per la sua consistenza e la sua versatilità, o per il fatto di essere sano sì, ma più “esotico” dello yogurt “nostrano”, sta di fatto che il prodotto sta vivendo un momento d’oro, con crescite costanti di vendita in Europa e negli Stati Uniti, i principali mercati. “La produzione mondiale di yogurt greco (inteso come tipologia di prodotto, non necessariamente come provenienza geografica) è cresciuta in modo consistente – spiega Richard Hall, presidente del Cda di Zenith, società di consulenza inglese nel settore food e beverage -. Negli Stati Uniti nel 2013 le vendite hanno superato i 1500 milioni di USD”.

Visto però che per nessuno è il momento di dormire sugli allori, Zenith International ha individuato sei tendenze lungo le quali si svolgerà l’innovazione di prodotto nei prossimi tempi. Queste sono la funzionalità, il consumo in movimento, gli ingredienti, le occasioni, il packaging e l’estensione in altre categorie.

Presto quindi possiamo aspettarci di vedere sugli scaffali – alcune tipologie già ci sono – yogurt greco ipocalorico, in edizione limitata, per bambini, da bere, con packaging diversi, biologico, con nuovi marchi, ghiacciato.

“Il suo gusto e la consistenza sono stati elementi fondamentali per la crescita delle vendite di yogurt greco, ma le esigenze salutiste sono un fattore sempre più determinante. I consumatori scelgono prodotti naturali che sappiano offrire in più alcuni elementi di novità ed effervescenza, raramente associati allo yogurt normale” ha concluso Hall.

Ecouponing anche in farmacia con Unilife e Kiwari

La marcia dell’ecouponing non conosce soste e aproda in uno dei settori tradizionalmente più ostici all’innovazone commerciale: le farmacie, tra le roccaforti delle attività protette e contrarie alle liberalizzazioni (ne sanno qualcosa i governi Bersani e Monti).

Ma le acque si muovono anche negli stagni. Così Unilife, progetto di Unifarm (una delle poche organizzazioni di farmacie con una visione retail dell’attività) che aggrega una rete di oltre 300 farmacie italiane accomunate da valori condivisi come impegno nella prevenzione, consulenza ai consumatori e sostenibilità ambientale. L’organizzazione ha infatti adottato la piattaforma Buonmercato di Kiwarila società leader nell’ecouponing.

«Con questo progetto Kiwari segna ufficialmente l’ingresso dell’eCouponing in ambito farmaceutico, un territorio fino ad oggi inesplorato ma di grande interesse per marche e consumatori» afferma Marco Rivosecchi, Presidente Kiwari. «La progettazione di un coupon network condivisibile e personalizzabile potenzialmente da 300 esercenti affiliati ad Unilife rende questa piattaforma uno strumento di comunicazione e fidelizzazione, sfruttando la flessibilità e l’affidabilità che rendono la nostra piattaforma BuonMercato ad oggi una soluzione unica nel panorama dell’eCouponing».

Già attivo con iniziative promozionali tradizionali nei punti vendita, oggi il circuito Unilife dà vita al primo network di distribuzione di buoni sconto stampabili multimarca per il settore farmaceutico in ottica di affiliazione, fidelizzazione e servizio al cliente. Un progetto che parte dal sito Unilife per moltiplicarsi in tutti i siti delle singole farmacie associate, puntando alla viralizzazione e alla massima customizzazione delle offerte: dal latte in polvere agli integratori alimentari, dai test di intolleranza fino ai coupon del BuonBebè, con un’ampia selezione di referenze multibrand destinate alla cura dei più piccoli.

«Questa iniziativa rappresenta per noi un ulteriore passo avanti nel rapporto di vicinanza con i consumatori di oggi, sempre più attenti, informati e digitalizzati» agiunge Duilio Sgorbani, AD di Unifarm. «Attraverso il coupon network le nostre farmacie entrano direttamente nelle case degli italiani offrendo un servizio di scontistica su misura. I consumatori potranno infatti scegliere di stampare solo gli sconti a cui sono realmente interessati. Un vantaggio che si traduce anche in termini di sostenibilità, valore fondante della nostra mission, con un minore consumo di carta».

Auchan, energia dal sole

Auchan ha installato due nuovi impianti fotovoltaici sulla copertura degli ipermercati di Cuneo e Palermo, per una potenza, rispettivamente, pari a 199,66 kWp e 199,92 kWp. Per il progetto e la realizzazione la catena francese si è affidata ha Enerray, controllata di Seci Energia (Gruppo Industriale Maccaferri). L’intervento è stato commissionato e curato da Helexia, società di produzione di energia ed efficientamento energetico e partner di Auchan riguardo ai temi energetici.

La producibilità complessiva dei due impianti fotovoltaici, in autoconsumo, è di 532.468 kWh all’anno, per un intervento di installazione che consta di 1.567 moduli fotovoltaici su una superficie di circa 14.000 mq. L’investimento consentirà ai due ipermercati una riduzione sia delle emissioni di anidride carbonica (per oltre 270 tonnellate l’anno), sia dei costi elettrici.

Accessori per tutti i gusti: il regalo si tinge di tech. Parola di SBS

Accessori trendy e tecnologici per festeggiare insieme il Natale 2014: SBS, realtà aziendale specializzata nella distribuzione di accessori per telefoni cellulari, smartphone e tablet, ha pensato alle esigenze di tutti proponendo accessori di vario tipo: Sportivo, Fashion, elegante.

Come le cuffie Studio Mix DJ realizzate con materiali ottimizzati per la miglior resa sonora e rese glamour dalla coloaccessori cuffierazione trendy.

 

Oppure, come le cuffie Fiocco, per i più originali. Belle, pratiche e funzionali, permettono di ascoltare musica ad altissima qualità e parlare al telefono in tutta tranquillità anche durante le giornate invernali. Sono dotate di microfono e tasto risposta.

Per chi vuole sempre essere al massimo della forma, ama fare jogging e vuole seguire unaccessori braccialetto[1]o stile di vita sano e controllato SBS ha realizzato il braccialetto go fitness e la fascia toracica. Entrambe hanno un app scaricabile gratuitamente su tutti i sistemi operativi che tiene traccia dell’attività fisica e della qualità del sonno.

accessori auricolariNon basta: ecco pure dei comodissimi auricolari bluetooth, giovani e dinamici:  grazie alle forma studiata nei minimi dettagli, si adattano perfettamente alle orecchie e danno una sensazione di sicurezza. La qualità del suono è ottima.

accessori supportoInfine, per i ciclisti “incalliti”, ecco il supporto per bike, anti-pioggia, anti umidità e resistente a tutte le condizioni meteo. Il sistema touchscreen rimane protetto ma comunque accessibile.

 

Con l’etichetta elettronica ogni prodotto è connesso

Come rendere un negozio realmente multicanale? Con l’Electronic Shelf Labeling (ESL), che consente nella sua evoluzione più recente e grazie alla tecnologia NFC (ora disponibile su quasi tutti i telefoni, iPhone 6 incluso) e il Product Positioning System (PPS) di geo-localizzare gli oggetti all’interno del negozio. Ogni oggetto.

Il video di Ses mostra le potenzialità per l’utente finale: faccio la spesa a casa, arrivo in negozio e mi trovo un percorso già consigliato con evidenziata la posizione degli articoli che voglio acquistare, ottengo degli alert per i prodotti a rischio per le mie intolleranze, se ho tempo tocco l’etichetta e mi guardo un video o ascolto i suggerimenti per acquistare prodotti correlati (senza dovermi affannare ad andarli a cercare poi in giro per il negozio), pago ed esco dopo aver fatto una spesa veloce ed efficiente.

Le potenzialità sono se possibile ancora più ricche per il back office. Si possono infatti utilizzare schermi per mostrare ai clienti prezzi e informazioni sulle promozioni con un sistema sincronizzato con il back office del negozio e con le casse e gestibile anche attraverso un’applicazione mobile. A porte chiuse poi, si può “switchare” la modalità di visualizzazione delle etichette e utilizzare il posizionamento per rifornire gli scaffali con precisione e velocità e fare un inventario.

Et voilà, le magasin est connecté.

Otto tendenze per la supply chain dell’industria manifatturiera e il retail

Non sono previsioni di mercato né tendenze di consumo. Sono considerazioni sul grande cambiamento che il settore manifatturiero sta attraversando e che ha impatti sul cambiamento della supply chain: i vecchi paradigmi che influenzavano produzione e distribuzione sono alle spalle, e si sta delineando un insieme completamente nuovo di sfide e di opportunità. A fare queste considerazioni è Stefano Scandelli, Vice President Sales South Europe di JDA Software, l’azienda che a livello globale è impegnata nella fornitura di soluzioni per la gestione dei processi di supply chain, pianificazione della produzione, retail planning, store operation e category management.

I tempi di attuazione di queste linee di tendenza possono essere variabili, ma ci sembra un serio controbuto per comprendere e affrontare questi cambiamenti anche da parte del sistema del largo consumo, e non solo.

1) I social media guideranno sempre di più la previsione della domanda per le aziende CPG.
In passato, la pianificazione della domanda di prodotti da parte dei consumatori si basava esclusivamente su fattori quali stagionalità, tendenze e dati storici. Poichè i consumatori di oggi sono sempre più online, i social media sono diventati un buon indicatore sui comportamenti di acquisto; le informazioni che arrivano dai canali social sono così significative che le aziende CPG non possono più ignorarle. I dati non strutturati rilevabili dai social media ammonteranno al 20% dei dati utili per la previsioni sulla domanda e le informazioni provenienti dai canali di vendita non sono quindi più sufficienti per prevedere i trend della domanda  e il loro impatto su esigenze di approvvigionamento e produzione.

2) Personalizzazione dei beni di consumo e dell’esperienza d’acquisto si imporranno sempre di più come un fattore competitivo determinante per le aziende CPG.
Tradizionalmente, la nozione di valore dei beni si è basata su riconoscimento di marchio, prezzo, caratteristiche e disponibilità, mentre oggi si estende anche all’esperienza complessiva del cliente. Sebbene nel settore manifatturiero la tendenza a rivolgersi direttamente al cliente non sia una novità, a prosperare saranno quelle aziende che offriranno ai propri clienti un’esperienza di acquisto unica, quale parte integrante della loro proposizione esclusiva di vendita (USP, Unique selling proposition). La personalizzazione svolgerà un ruolo sempre più importante, poiché i consumatori ricercano prodotti esclusivi. Le aziende manifatturiere devono garantire che le proprie supply chain supportino in modo efficace questo cambiamento. I programmi di brand loyalty delle aziende CPG entreranno in competizione con programmi simili dei retailer.

3) La diffusione della produzione personalizzata su vasta scala incrementerà l’esigenza di supply chain sempre più segmentate.
Il desiderio da parte dei consumatori di ricevere un servizio più personalizzato e i progressi in campo tecnologico sono i due fattori che porteranno alla diffusione della produzione personalizzata su vasta scala. Malgrado vi sia sempre meno spazio di manovra per ridurre i costi di produzione, vedremo le aziende manifatturiere ampliare il loro portfolio di prodotti per differenziarsi e offrire valore aggiunto. Essenziale per il successo di un tale approccio sarà la capacità di segmentare le supply chain per conciliare le richieste della clientela con l’esigenza di massimizzare la redditività dei processi produttivi.

4) Smartphone, tablet e mobile: i paradigmi  del mondo consumer guideranno sempre di più anche l’organizzazione dei processi produttivi.
Come accade in molti altri settori, anche in quello manifatturiero osserveremo un passaggio dai tradizionali sistemi software aziendali ad applicazioni business simili a quelle di tipo consumer. Queste app orientate ai ruoli e alle attività, accessibili tramite smartphone e tablet, offriranno alle aziende manifatturiere l’opportunità di ristabilire un contatto con la forza lavoro e ricavare informazioni dalla gestione dei processi per applicarle al reparto produttivo, con evidenti vantaggi e miglioramenti per quanto attiene disponibilità di dati, miglioramento del time to market e del servizio alla clientela, capacità di attrarre forza lavoro altamente specializzata ed avvezza ad utilizzare dispositivi di nuova generazione.

5) Le aziende manifatturiere focalizzate sui costi saranno sempre meno competitive e dinamiche
Chi si focalizzerà esclusivamente sul costo si troverà in una posizione di svantaggio. Innovazione e maggiori profitti, saranno appanaggio di quelle aziende manifatturiere focalizzate sui prodotti e sul servizio clienti.

6) La stampa 3D segnerà la fine del settore manifatturiero di fascia bassa
Mentre il costo della stampa 3D si riduce, vedremo emergere una quantità sempre maggiore di aziende manifatturiere quick-turn, che offrono prodotti industriali di fascia inferiori, come piccole parti di ricambio. Tuttavia, nel lungo termine, proprio come il settore del turismo è passato dalla vendita di biglietti aerei da parte delle agenzie di viaggio a processi di vendita online, così i sistemi di fascia media verranno fabbricati dai negozi 3D, mentre le attività manifatturiere di fascia bassa verranno svolte dai consumatori stessi. Questa evoluzione è altresì riconducibile alla tendenza a rendere i prodotti CPG unici e individuali.

7) La stampa 3D aumenterà la globalizzazione del settore manifatturiero e relegherà nel passato i problemi di inventario
La stampa 3D aumenterà il livello di globalizzazione per molte aziende manifatturiere più piccole, che in passato non potevano permettersi centri di distribuione di prossimità. I prodotti a basso volume saranno prodotti localmente con la stampa 3D, con un impatto positivo sui costi di  realizzazione  e spedizione. Inoltre, le problematiche relative alla gestione degli inventari saranno superate, poiché parti di ricambio e componenti possono essere fabbricati in-country e on-demand. A fronte della riduzione dei tempi di progettazione e dei cicli di produzione, le supply chain nel settore manifatturiero dovranno diventare molto più agili e operare secondo la logica del real-time. In futuro, prodotti semplici quali piccole parti di ricambio, giocattoli in plastica o involucri per smartphone verranno principalmente venduti a livello globale, grazie alla possibilità di scaricare un file di stampa 3D.

8) Internet of Things (IoT) guiderà la comparsa della supply chain intelligente: dalla pianificazione della produzione al servizio post-vendita
Lo IoT avrà un ruolo sempre più preponderante ed offrirà alle aziende manifatturiere un livello maggiore di intelligence per rendere più profittevoli i processi di  supply chain. Grazie a sensori incorporati (ad esempio chip RFID, codici QR) nei prodotti, sarà possibile tenere traccia di questi articoli in tempo reale lungo l’intera supply chain, abilitando una pianificazione e una produzione molto più efficienti. Altri chip intelligenti collegati ai prodotti comunicheranno attivamente ai macchinari e alle apparecchiature produttive quali fasi successive di lavorazione sono necessarie. L’IoT supporterà anche la pianificazione e la soddisfazione future della domanda, poiché la tecnologia sarà in grado di notificare in modo intelligente e preventivo quando è necessario effettuare il rifornimento (ad esempio distributori automatici, cartucce delle stampanti, forniture per frigoriferi). Macchinari e apparecchiature invieranno automaticamente informazioni sulle prestazioni al produttore, al fine di rilevare anticipatamente esigenze di assistenza/manutenzione o sostituzione di parti di ricambio prima che si verifichi il guasto. La maggior parte delle automobili di fascia media e alta è già dotata di questa funzione. La pianificazione automatizzata di appuntamenti per l’assistenza è il passo successivo.

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