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Mercato lattiero-caseario, aumentano i prezzi all’ingrosso

A partire dallo scorso mese di maggio, nel mercato lattiero-caseario italiano si sta registrando una fase di aumento dei prezzi all’ingrosso. Il dato emerge dall’analisi mensile sui prodotti lattiero-caseari condotta da Unioncamere, in collaborazione con BMTI. Nel caso specifico del latte spot (il prodotto sfuso in cisterna scambiato al di fuori dei contratti di fornitura tra allevatori e industria), si tratta di un recupero avvenuto dopo i ribassi registrati nei primi mesi dell’anno, che ha risentito anche del calo della produzione, fattore che tipicamente si registra durante la stagione estiva. I prezzi rilevati dalle Camere di commercio si sono attestati, a fine giugno, sui 0,56 €/l, in crescita del +5% rispetto allo scorso anno.

Tra i formaggi DOP, nelle ultime settimane sono aumentati i prezzi all’ingrosso del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, anche grazie al buon andamento della domanda estera. Nel primo trimestre dell’anno le esportazioni complessive dei due formaggi DOP, infatti, sono cresciute in volume del +15,1% rispetto allo stesso periodo del 2023 (+9,8% in valore), registrando in particolare un incremento del +23,3% sui mercati extra Ue-27, dove spiccano le maggiori quantità esportate dirette negli Stati Uniti (+28,3%) e in Canada (+54%). I prezzi all’ingrosso del Grana Padano stagionato 20 mesi rilevato nei listini delle Camere di commercio si sono attestati sugli 11,40 €/kg (+13% rispetto a dodici mesi fa). Crescita meno marcata per il Parmigiano Reggiano, con i prezzi saliti sui 12,40 €/kg (+6% su base annua).

Tra le materie grasse derivate dal latte, dopo un’ulteriore crescita nella prima parte di giugno, si sono registrati dei segnali di assestamento per i prezzi all’ingrosso del burro, sebbene le quotazioni registrate a fine mese rimangono comunque in rialzo del +45% rispetto a un anno fa, confermando il prezzo di 6,55 €/kg per il burro prodotto con crema di latte.

Stracciatella di Burrata Sabelli, adesso anche al tartufo

La Stracciatella di Burrata è un gustoso formaggio fresco e cremoso, con squisiti sfilacci di mozzarella immersi in un cuore di crema di latte, che è protagonista di un autentico boom di vendite: in 12 mesi le quantità di burrata e stracciatella di burrata acquistate dagli italiani nella Gdo sono aumentate del 24,1% (fonte Cerved).

Sabelli, azienda lattiero-casearia dell’omonima famiglia marchigiana che da 4 generazioni produce formaggi di altissima qualità, è una “firma” importante nel mondo della Stracciatella di Burrata e le sue vendite in Gdo continuano a crescere anno dopo anno.

“La nostra famiglia produce la Stracciatella di Burrata da oltre quindici anni e continua a realizzarla in modo artigianale, perché solo così si ottiene quell’inconfondibile gusto in equilibrio tra sapidità e dolcezza e quel sapiente gioco di consistenze che caratterizza quest’eccellenza italiana – spiegano Angelo Galeati e Simone Mariani, AD di Sabelli. Noi continuiamo a rispettare la ricetta tipica, fatta di pochi ingredienti genuini e naturali (solo latte italiano, caglio, fermenti lattici, crema di latte e sale) e il metodo di produzione tradizionale, con la sfilacciatura manuale della mozzarella. Ma il modo in cui proponiamo ai consumatori la Stracciatella di Burrata è nuovo e moderno, perché vogliamo adattarla agli stili di vita di oggi”.

Nella distribuzione moderna Sabelli propone la Stracciatella di Burrata in quattro versioni, pensate per soddisfare esigenze diverse. La Stracciatella di Burrata Sabelli è in vendita al banco gastronomia in vaschetta da 1 kg, perfetta per pranzi di famiglia o cene con gli amici, e al banco frigo in vaschetta da 140 grammi, ideale per consumi più slim, per chi vuole concedersi questa bontà (magari durante l’aperitivo a casa, insieme alle acciughe o sulla focaccia) o per chi vuole usarla per completare in modo gustoso ed originale i propri piatti. Chi punta a una spesa rapida e veloce, può trovare la Stracciatella di Burrata Sabelli anche in confezione da 250 grammi, esposta nell’area take-away dei punti vendita della Gdo.

Sabelli ha pensato anche agli intolleranti al lattosio, in modo che non debbano rinunciare al piacere di questo squisito formaggio. Per loro ha creato la Stracciatella di Burrata senza lattosio, ad alta digeribilità e con lo stesso gusto che fa tanto amare questa specialità casearia.

In vista delle prossime festività natalizie, sia la Stracciatella che la Burrata Sabelli saranno proposte sul mercato anche nella nuova versione al Tartufo: una specialità di eccellenza che unisce alle materie prime nobili e genuine di Sabelli la prelibatezza di uno degli ingredienti più amati dagli italiani. Le confezioni pensate per il take away saranno da 100 grammi per la Burratina al Tartufo Sabelli e da 140 grammi per la Stracciatella al Tartufo Sabelli.

Brimi, ecco la ricotta senza lattosio e con latte 100% dell’Alto Adige

La Ricotta senza lattosio di Brimi – la cooperativa di Bressanone specializzata nella produzione di mozzarella e formaggi freschi di alta qualità – è perfetta per coloro che sono intolleranti al lattosio o che faticano a digerirlo.

Ottima se gustata singolarmente o da utilizzare come ingrediente, è utile per giocare con la fantasia in cucina con ricette dolci e salate, come i dolci al cucchiaio o le torte salate. Senza lattosio ma senza rinunciare al gusto ed alla qualità, garanzia dei prodotti Brimi.

Tutti i prodotti infatti sono realizzati con il latte 100% dell’Alto Adige senza OGM proveniente dai piccoli e incontaminati masi di montagna altoatesini dove i soci-contadini di Brimi e le loro famiglie, allevano con cura e passione il loro bestiame in poche unità.

Brimi ha pensato anche ad un nuovo pack originale viola scuro, che cattura l’attenzione negli scaffali della grande distribuzione.

Armonia di Brimi, la mozzarella col 40% di sale e grassi in meno

La mozzarella Armonia di Brimi è buona, tenera, succosa ma soprattutto equilibrata nella sulla composizione, perché contiene il 40% di sale e di grassi in meno rispetto alla media dei prodotti simili presenti sul mercato.

Un prodotto che testimonia inoltre l’impegno della cooperativa di Bressanone nel proporre referenze con meno sodio e meno grassi, per i consumatori attenti alla salute e al benessere.

La nuova mozzarella Armonia è infatti un prodotto pensato per chi vuole restare in forma senza rinunciare al gusto e per le persone attive e sportive. Perfetta gustata al naturale in piatti freddi come la caprese o tagliata a cubetti in insalata, per godersi il piacere di un’ottima mozzarella senza sensi di colpa.

Come tutte le referenze della gamma Brimi, anche la mozzarella Armonia è realizzata con il purissimo latte 100% dell’Alto Adige senza OGM proveniente dai piccoli e incontaminati masi di montagna altoatesini, dove i soci-contadini di Brimi allevano il bestiame con cura e attenzione in poche unità.

La mozzarella Armonia di Brimi è disponibile nel formato monoporzione da 100g e nel multipack 3x100g.

2018 da record per Parmigiano Reggiano: 3,7 milioni di forme prodotte e fatturato al top

Un 2018 da record per Parmigiano Reggiano: il Re dei Formaggi, con una produzione in crescita di circa l’1,5% e oltre 3,7 milioni di forme raggiunge la maggiore produzione di sempre. L’importanza di questo traguardo trova un riflesso nel bilancio preventivo 2019, approvato nel corso dell’Assemblea Generale dei Consorziati del 29 novembre scorso, che prevede la cifra record di 38,4 milioni di euro di ricavi totali, contro i 33,4 del preventivo 2018.

“Il mercato sta premiando il nostro lavoro, ma gli aumenti di produzione sono significativi e non possono non delineare un rischio di calo dei prezzi. La sfida che ci attende è quella di collocare il Parmigiano Reggiano sul mercato ad un prezzo remunerativo: nel 2019 si prevede un ulteriore incremento della produzione che porterà il numero delle forme a quota 3,75 milioni. Per questo motivo abbiamo presentato un piano di regolazione dell’offerta innovativo, semplice ed efficace che ci permetterà di crescere in modo razionale e con flessibilità, così da potere reagire prontamente ai cambiamenti del mercato. Nel 2019 avremo a disposizione oltre 38 milioni di euro per sostenere il mercato e creare nuovi sbocchi di domanda: affinché la crescita sia costante dobbiamo investire in comunicazione per sottolineare i plus di prodotto e distinguerlo dai prodotti similari” ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.

Il procedimento amministrativo per l’approvazione delle modifiche integrative al Piano della Regolazione dell’Offerta del Formaggio Parmigiano Reggiano 2017-2019 deliberate dall’Assemblea dei Consorziati di fine marzo è stato completato. Le modifiche sono state formalmente approvate e pubblicate nel sito del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo (Mipaaft).

Buon cibo e salute in scena a Milano alla 13a edizione di Golosaria

Andrà in scena tra sabato 27 a lunedì 29 ottobre negli spazi del Mi.Co – fieramilanocity la tredicesima edizione di Golosaria Milano che quest’anno ha per tema “Il buono che fa bene”.

Un tema nato per raccontare l’evoluzione del gusto nei primi 25 anni de ilGolosario: il cibo come piacere ma anche bene del corpo, anche grazie ai superfood. Ci sono poi le nuove comunità di produttori e di botteghe che cambiano volto contribuendo a tenere vive le città. Sarà il tema portante del talk show d’apertura, condotto da Paolo Massobrio e Tessa Gelisio, che vedrà la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio.

Buono e Bene, dunque, come specchio dello “stile italiano” e del modello mediterraneo che saranno declinati a Golosaria secondo alcune suggestioni. A partire dai supercibi quotidiani, ovvero ingredienti del nostro artigianato e dell’agricoltura che, inseriti regolarmente nell’alimentazione, possono cambiare la vita. Dai cereali trasformati in farina ai formaggi a latte crudo fino a verdura e frutta, dalla Mela Rossa Cuneo, diventata anche simbolo dell’ortofrutta italiana al Macfrut, al baby frutto Nergi, alleati del benessere. Saranno il tema dell’area showcooking, dove si racconterà come il cibo sta cambiando e come noi cambiamo il nostro modo di avvicinarci alla tavola, con particolari declinazioni anche nell’Atelier dell’Arte Bianca e nello spazio dedicato alle eccellenze dei Maestri del Gusto di Torino. Nell’Agorà, il grande palco di Golosaria lunedì 29 si aprirà uno spaccato sulla ristorazione contemporanea con la premiazione dei Faccini e delle Corone Radiose del GattiMassobrio, il taccuino dei ristoranti d’Italia.‬

Quindi lo spazio dedicato ai 25 anni del Golosario; un sistema di comunicazione partito nel 1994 con poco più di 100 produttori che oggi racconta in mille pagine il gusto in modo trasversale, dalla carta al web. A Golosaria saranno riuniti più di 300 espositori di tutta Italia, fra cui alcuni storici protagonisti che, in questi 25 anni, hanno cambiato il modo di fare impresa. Golosaria però guarda anche alla nascita dei nuovi modelli, in grado di incontrare al meglio le sigenze della vita moderna. Quest’anno un focus speciale sarà dedicato anche alla bottega italiana e alla sua capacità di adattarsi allo spirito del tempo, per sopravvivere e continuare a essere una risorsa. Per questo domenica (ore 14) saliranno sul palco di Golosaria storici bottegai e giovani fondatori delle boutique del gusto per firmare, tutti insieme, il Manifesto della Bottega Italiana.‬

Uno spazio speciale sarà dedicato al formaggio, esempio di un’evoluzione che non ha mai lasciato le sue radici, ma anche di un alimento che, a sua volta, cambia in base alla materia prima. A Golosaria per la prima volta approderà FormaggItalia, il Salone Italiano dei Formaggi Artigianali che porterà, oltre a una rappresentanza unica di circa 60 produttori, con il concorso “Formaggi di Classe”.‬ Il Consorzio per la Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto e del Consorzio Tutela Formaggio Montasio saranno presenti con show cooking e aperitivi a tema. Quanto al vino, 100 cantine italiane presidieranno l’area Wine e domenica 28 ottobre saranno premiati i Top Hundred. Un programma di wine tasting farà scoprire il potenziale enoico tricolore: un viaggio da Nord a Sud tra le etichette più rappresentative che non risparmierà anche alcune clamorose novità.‬‬

Ci sarà anche la mixology, con una speciale “isola” dove i professionisti del settore declineranno le ultime tendenze della miscelazione con una significativa rappresentanza del patrimonio liquoristico e delle firme degli spirits nostrani.

Parmigiano Reggiano mai così in alto: 3.650mila forme ed export a +38% nel 2017

Non si arresta il successo di uno dei prodotti simbolo del made in Italy agroalimentare, il Parmigiano Reggiano: nel 2017 la produzione della DOP che è cresciuta del 5,2% rispetto all’anno precedente con il record di oltre 3,65 milioni di forme (circa 147 mila tonnellate), cifra mai raggiunta prima nella storia (millenaria) del formaggio che ha portato un giro d’affari al consumo pari a 2,2 miliardi di euro. I dati economici del comparto Parmigiano Reggiano sono stati presentati oggi a Milano dal Presidente del Consorzio Nicola Bertinelli, il vice Presidente Guglielmo Garagnani e il vice Ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero.

 

Produzione a +10%, export a +38%

Negli ultimi tre anni la produzione è aumentata da 3,3 milioni di forme a 3,65 milioni di forme, con una crescita del 10%. Il Parmigiano Reggiano sta vivendo un momento felice anche per quanto riguarda le quotazioni: nel 2016 il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2017 la quotazione media si è attestata a 9,81 euro con un incremento del 14% (fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma).

E, se l’Italia rappresenta il 62% del mercato, la parte da leone in questo successo la fa l’export che detiene una quota del 38% (+3,9% rispetto all’anno precedente). La Francia è il primo mercato (9.800 tonnellate), seguita da Germania (9.460 tonnellate), Stati Uniti (9.075 tonnellate), Regno Unito (6.163 tonnellate) e Canada (2.380 tonnellate). Se Francia, Germania, Canada e Regno Unito corrono (rispettivamente +11,3% , + 3,2% , +8,1%, +6,6%), gli Stati Uniti frenano (-9,3%) a causa del rapporto euro/dollaro e della concorrenza dei prodotti similari. Al contrario, cresce il Canada che, grazie agli accordi CETA, conferma le previste opportunità di sviluppo.

Distribuzione dell’export del Parmigiano Reggiano per mercato di destinazione.

 

 

2018: ulteriore crescita e 20 milioni di euro di comunicazione

La sfida del Consorzio ora è quella di collocare il prodotto sul mercato a un prezzo remunerativo: nel 2018 si prevede infatti un ulteriore incremento della produzione che porterà il numero delle forme a superare quota 3,7 milioni. Per sviluppare la domanda in Italia e all’estero, il Bilancio preventivo del Consorzio ha previsto un investimento in comunicazione pari a 20 milioni di euro (12 in Italia e 8 all’estero): 7 milioni in più rispetto all’anno precedente.

La strategia del Consorzio si basa su quattro pilastri: distintività di prodotto, incremento dell’export, lotta alla contraffazione e sviluppo delle vendite dirette dei caseifici.

Quanto alla distintività di prodotto: “Ci sono 3,5 milioni di famiglie fedelissime al Parmigiano Reggiano, 3,9 milioni al Grana Padano e 14 milioni di famiglie che comprano indistintamente uno o l’altro. Per aumentare le vendite, abbiamo messo in campo azioni di riposizionamento della marca, rafforzando la comunicazione con l’obiettivo di far percepire al consumatore i plus che rendono il Parmigiano Reggiano DOP un formaggio unico al mondo. Un prodotto che si distingue dai competitor per la selezione degli ingredienti migliori e naturali, la completa assenza di conservanti e additivi, il rispetto della stessa ricetta da mille anni” afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.  

Sul fronte dell’export il Consorzio ha incrementato gli investimenti all’estero sia in ambito marketing che relazioni pubbliche, creando un network di uffici stampa presenti nei principali mercati di riferimento. L’export rappresenta una delle leve principali per sostenere l’incremento di produzione: il Consorzio si pone l’ambizioso obiettivo di crescere di 2/3 punti percentuali l’anno e di arrivare nel 2021 a quota 1,6 milioni di forme esportate. Fondamentale in questo la lotta alla contraffazione. Dal 2017, il Consorzio ha potenziato i programmi di sorveglianza delle ditte di grattugia e dei laboratori di porzionatura (ora al 100%) così da garantire al consumatore l’autenticità del prodotto.

Ultimo tassello della strategia del Consorzio è il sostegno e promozione delle vendite dirette dai Caseifici che avranno accesso al mercato senza mediazioni, non solo attraverso gli spacci aziendali, ma anche con le vendite online, i rapporti diretti con le piccole catene di supermercati e il canale HoReCa. L’obiettivo è quello di aumentare la quota di vendita diretta fino a raggiungere un terzo della produzione complessiva.

 

Quando la Dop non basta: le certificazioni aggiuntive

Sono 137 caseifici su 335 quelli che hanno aggiunto altre certificazioni alla DOP per rispondere alle diverse esigenze di mercato. Ci sono il Parmigiano Reggiano Biologico, quello di Vacca Bianca Modenese, di Vacca Rossa Reggiana, di Vacca Bruna, e ancora il Prodotto di Montagna, il Kosher, l’Halal e le lunghissime stagionature “da meditazione”. Oltre 360 mila forme che si collocano a prezzi al consumo stabilmente superiori alla media. L’obiettivo del Consorzio è quello di promuovere questi nuovi segmenti di un mercato, condizionati dalla congiuntura che consente ai produttori una remunerazione più alta.

Per Fattorie Garofalo un 2017 positivo (+18%) trainato dal retail

Il Bistrò di fattorie Garofalo in via Marghera a Milano.

Un fatturato 2017 a 82,3 milioni di euro, +18% sull’anno precedente, trainato dagli investimenti nel retail (che ha registrato un +239%): è quello del gruppo Fattorie Garofalo, la galassia di aziende industriali, zootecniche e del retail che fanno capo alla cooperativa agricola Fattorie Garofalo di Capua impegnata nella produzione di latte e carne di bufalo, nella trasformazione delle materie prime in Mozzarella di bufala campana Dop e salumi

Gli investimenti nel 2017 hanno superato i 10 milioni di euro, pari al 22,9% di quelli effettuati negli ultimi sei anni a oltre 44 milioni, e l’aumento dell’occupazione, passata tra il 2016 e il 2017 da 260 a 330 unità lavorative medie (+29%).

 

Bistrot chiave della crescita

Il risultato in termini di volume d’affari ha alle spalle una scommessa già in parte vinta: la diversificazione degli investimenti nel settore retail che hanno assorbito 2,4 milioni negli ultimi anni, consentendo di incrementare sensibilmente il volume d’affari 2017 a livello di gruppo e l’occupazione.

Tutto questo grazie alla gestione diretta: la rete di somministrazione al pubblico di mozzarelle e salumi di bufala è di proprietà del gruppo mediante Holding Fattorie Garofalo, la nuova società impegnata nell’apertura e gestione dei Fattorie Garofalo mozzarella bistrot in Italia e all’estero. E proprio HFG ha visto più che triplicato il fatturato tra 2016 e 2017, da 3,1 a 10,5 milioni, con una crescita a tre cifre del 239%.

Nel complesso, il fatturato delle quattro società coinvolte nella produzione industriale e gestione dei punti vendita di mozzarella e salumi è cresciuto del 15%, passando dai 59,4 milioni del 2016 ai 68,6 milioni del 2017.

Parallelamente è cresciuta in HFG la forza lavoro, nel 2017 di 61 unità medie rispetto al 2016; da sola ha rappresentato l’87% della crescita occupazionale del gruppo.

 

Biologico, biogas, innovazione: gli investimenti nei settori tradizionali

Ma a crescere nel 2017 sono state anche le sei aziende zootecniche, con un bel +30%: le quattro società del gruppo a cui fanno capo hanno visto lievitare il fatturato dai 10,5 milioni di euro del 2016 a 13,7 milioni del 2017. Il latte di bufala, principale fonte di entrata delle quattro società, viene pagato dai caseifici del gruppo a prezzo di mercato, che si è mantenuto su livelli elevati.

Un risultato reso possibile anche dagli investimenti del gruppo, che hanno seguito una precisa policy: grande attenzione allo sviluppo e alla crescita delle aziende zootecniche (7,2 milioni solo nel 2017 e oltre 32 milioni tra 2012 e 2017) dove sono in corso importanti esperimenti colturali (entro il 2018 Arianuova sarà convertita al biologico) e di gestione aziendale, con un’attenzione particolare alla produzione di energia rinnovabile da biogas, come nell’azienda agricola Santo Ianni, dove è in esercizio un impianto di cogenerazione da 0,6 megawatt di potenza.

Gli investimenti nel settore industriale restano sostenuti nel 2017 (1,4 milioni di euro) e sono parte del consolidamento di quanto fatto negli ultimi sei anni: oltre 9,5 milioni tra 2012 e 2017 dedicati al miglioramento della produzione di Mozzarella di bufala campana Dop e al rafforzamento delle linee di produzione di Casaro del Re, che ha garantito nel 2017 una crescita del fatturato dell’11%.

Rilancio con restyling per Valbontà, la MDD di solo latte italiano di Penny Market

Nuovo pack e nuove referenze per Valbontà, la linea a marchio Penny Market di latticini realizzati con latte interamente proveniente da allevamenti italiani. I prodotti lattiero caseari di alta qualità realizzati con latte 100% italiano, alcuni dei quali certificati DOP, fanno parte di un’offerta selezionata che va incontro alle esigenze dei consumatori – che tutte le ricerche confermano interessati ai prodotti del proprio territorio – garantendo il miglior rapporto qualità prezzo, come vuole la filosofia dell’insegna discount del gruppo REWE.

Il restyling che interessa l’intera gamma a marchio Valbontà è stato pensato per aiutare anche visivamente il cliente ad individuare il carattere distintivo della linea, ovvero l’italianità, con pack moderni e un logo in cui è stata inserita la bandiera italiana e il claim “100% latte italiano” che appare sulla confezione di ognuna delle oltre 50 referenze a marchio di cui 10 al debutto.

In linea latte, panna, burro, formaggi freschi e stagionati e una selezione di prodotti di Denominazione di Origine Protetta come il Provolone Dolce/Piccante, il Gorgonzola Dolce/Piccante DOP 200g e il Parmigiano Reggiano.

Le novità in assortimento sono il Pecorino Romano DOP, il Pecorino Romano Grattugiato DOP, l’Asiago DOP, il Grana Padano DOP 9 mesi, la Besciamella, lo Stracchino, la Mozzarella light, Treccia e di Bufala e la Ricottina.

 

Latte vegan? Non esiste, lo stop dalla Ue all’utilizzo della denominazione per soia & Co.

“I prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’. In sostanza, il latte è per sua definizione solo di origine animale e la denominazione  non può essere utilizzata per prodotti di origine animale.

Lo ha stabilito la Corte di Giustizia della Ue “anche nel caso in cui tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione” esprimendosi su un caso sollevato in Germania la società da Verband Sozialer Wettbewerb, un’associazione tedesca che si batte contro la concorrenza sleale che ha citato in giudizio TofuTown, azienda che produce e distribuisce alimenti vegetariani e vegani con denominazioni quali ‘burro di tofu’ e ‘formaggio vegetariano’.

 

Soddisfazione da Coldiretti che si spinge oltre, chiedendo l’applicazione dello stesso principio per carne e insaccati vari. «La Coldiretti da anni porta avanti questa battaglia contro le indicazioni scorrette e fuorvianti con l’atteso stop al latte che deve ora estendersi anche alla carne e derivati, dalla bresaola alla mortadella fino alla fiorentina, venduti impropriamente in Europa come vegan – commenta Ettore Prandini, Vice Presidente Nazionale -. Adesso bisogna rendere trasparente l’informazione anche su tutti gli altri prodotti vegan che utilizzano denominazioni o illustrazioni che rimandano o in qualche modo ricordano l’utilizzo di carne, uova o altri derivati animali con cui in realtà non hanno nulla a che fare. È una questione di coerenza e di onestà nei confronti sia dei consumatori sia dei produttori».

La confederazione sottolinea poi come i prodotti vegetali che “mimano” il latte e i formaggi costino molto di più, a volte anche il doppio, rispetto agli originali con i drink a base di riso, avena, cocco e soia che sfiorano i 3 euro al litro.

“Ognuno è libero fare le proprie scelte e bere ciò che preferisce – conclude Prandini -, ma è giusto che l’informazione sia chiara e completa”. 

 

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