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Packaging leva del food delivery, business da 200 milioni che d’estate va in vacanza

Il packaging è fondamentale per sfondare nel mercato dell’out-of-home, e in particolare in quello del food delivery, che quest’anno sta conquistando tutta l’Italia e non solo le aree metropolitane in cui spopola durante l’inverno. Secondo un sondaggio condotto da uno degli operatori storici del settore, Just Eat, in collaborazione con l’Università Bocconi, nelle Riviere Liguri le ordinazioni siano aumentate in media complessivamente del 63%. Lo stesso Just Eat, servizio erogato da una società danese attiva in Italia dal 2011, rivela che in Italia ci sono 5.500 ristoranti affiliati all’azienda in 550 comuni e ha oltre 105 dipendenti e un numero di clienti in continua crescita. E i suoi concorrenti (Deliveroo, Foodora, UberEATS) sono player in continua espansione. Secondo una ricerca del Censis del marzo 2017 in Italia le consegne di cibo a domicilio sono un business che vale 812 milioni e di questi 200 milioni sono riconducibili agli ordini ai ristoranti, cresciuti del 66% in dodici mesi. Un’espansione che attira nuovi soggetti, dal colosso Amazon a catene di supermercati, piccole aziende locali e ristoranti digitali.

Grande domanda e diversi modelli di business: se Just Eat mette semplicemente in contatto clienti e ristoranti che già dispongano di un servizio di consegna a domicilio, altri player come Foodora, Foodinho e Deliveroo, offrono invece un servizio di delivery per i ristoranti che prima non prevedevano la consegna. Di solito le piattaforme simili hanno nella velocità il loro punto di forza, garantendo in genere un tempo massimo di consegna di 30 minuti. Altri atout la facilità di pagamento (che avviene attraverso carta di pagamento o in-app, i cui dati vengono registrati dal sito per eventuali futuri pagamenti) e la geolocalizzazione, che permette al cliente di controllare in tempo reale lo stato del suo ordine fino alla consegna dello stesso e di verificare l’effettiva rapidità del servizio. Quanto alla qualità della cucina, il target è medio-alto.

 

Anche il packaging cresce, del 6%

In un mercato così competitivo si può prevalere solo grazie alla cura del dettaglio. Per questo, secondo Laura Barreiro, Sustainability and Stakeholder Engagement Europe del Gruppo Asia Pulp & Paper (APP), fondamentale può rivelarsi il packaging, che rende riconoscibile un marchio e resta impresso nella mente dei consumatori. Secondo una ricerca dell’istituto Smithers Pira commissionata dal Gruppo APP, il mercato europeo del packaging out-of-home (OOH) crescerà del 6% per raggiungere un valore totale di 6 miliardi di euro entro il 2020, proprio grazie all’incremento dei mercati fast food e fast-casual. Solo in Italia, il ritmo medio di crescita è pari all’1,2% annuo. Per questo le aziende di imballaggi stanno dedicando grande attenzione al settore. Lo stesso gruppo APP, ad esempio, ai pasti a domicilio ha dedicato le linee Foopak (imballi di elevato standard a contatto con cibo e bevande per il retail food&beverage) e Sinar Kraft (gamma di packaging multistrato in cartone e cartoncino certificato PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) e pensato per offrire la massima resistenza alle temperature fredde, rendendolo ideale per il confezionamento di bevande e per il packaging dei surgelati.

 

Zalando cresce in doppia cifra e punta sull’Italia con un secondo centro logistico

Il centro logistico Zalando di Erfurt.

Crescita in doppia cifra per Zalando, con ricavi aumentati del 21,5% nel primo semestre del 2017. Un boom a cui non è estranea l’Italia, dove l’azienda tedesca ha annunciato l’apertura di un secondo centro di distribuzione dopo il magazzino satellite di Stradella, in provincia di Pavia. La nuova struttura sarà di dimensioni comparabili a quelle degli esistenti hub di Lahr, Erfurt e Mönchengladbach, e opererà in parallelo al magazzino satellite di Stradella (provincia di Pavia, attivo da inizio 2016), tuttavia servendo più mercati e non limitandosi alla sola distribuzione sul suolo italiano. I lavori di costruzione del nuovo magazzino inizieranno nell’arco dei prossimi 8 mesi.

«Il mercato online italiano – dice Giuseppe Tamola, country manager Zalando per l’Italia – cresce rapidamente, trainato da un consumatore sempre più entusiasta e al contempo attento. Sin dal lancio in Italia nel 2011 abbiamo stabilito quelli che sono diventati gli standard di servizio per la vendita online di moda. Quest’ulteriore importante investimento ci consente di andare oltre quanto fatto ad oggi, e potenzialmente di introdurre elementi di innovazione a beneficio dei nostri clienti così come dei brand nostri partner».

Quanto ai risultati finanziari per il primo semestre 2017, Zalando ha messo a bilancio ricavi pari a 2.080,7 milioni di Euro (+21,5% rispetto allo stesso periodo nel 2016) e un Ebit (guadagno prima di interessi e tasse) rettificato di 102,1 milioni di Euro (margine del 4,9%). L’azienda prevede di chiudere l’anno con una crescita più vicina al 25% che al 20% per quanto concerne il fatturato, e attorno al 5% per l’Ebit. Dei ricavi poco meno della metà (1017,9 milioni) arrivano dal Dach (Germania, Austria, Svizzera), 898,1 dal resto dell’Europa e 164,7 dal resto del mondo.

Nell’ultimo trimestre Zalando ha avviato molte iniziative strategiche: tra esse il lancio di Zalando Fulfillments Solutions con Bestseller come principale partner, che dà ai marchi di moda accesso alla propria infrastruttura logistica e al proprio know-how; e la chiusura dell’accordo con Anatwine, un’azienda che sviluppa software che facilitano i brand nella vendita del proprio merchandise ai rivenditori, e con KICKZ, rivenditori multichannel con focus sui prodotti per il basket, ciò che rafforza Zalando nei segmenti sport e lifestyle. Altri marchi sono entrati nell’assortimento Zalando, da Lacoste a Nike, da Pepe Jeans a Esprit.

Le performance di Zalando sono in continua crescita. Nel primo semestre 2017 l’azienda tedesca ha fatto registrare 1.212 milioni di visite al sito (il 69,3% da dispositivi mobili), ha avuto 21,2 milioni di clienti, 42,1 milioni di ordini ciascuno del valore medio di 63,8 euro. Ad oggi ha 13.218 dipendenti.

E-commerce: i trend logistici che fanno decollare il comparto

L’e-commerce non può prescindere dalla logistica. Specialmente se vuole sfruttare al massimo le proprie potenzalità e fidelizzare i clienti. È questo l’assunto che ha fornito lo spunto al workshop “Innovazione e customer experience al centro della logistica dell’e-commerce” che si è tenuto alla XII edizione del Netcomm Forum.

Secondo Lorenza Zanardi, Direttore Generale di Rajapack Italia e tra i protagonisti dell’incontro, bisogna puntare su alcuni requisiti specifici: design minimal, ecosostenibilità, personalizzazione e riutilizzo per il reso o in generale.

  1. Minimizzare gli eccessi di cartone e plastica per ridurre i costi di trasporto ma anche mettere i clienti nella condizione di aprire facilmente e velocemente i pacchi, senza gravarli di uno smaltimento impegnativo dell’imballo. Grandi colossi dell’e-commerce sono già stati attaccati sui social media per avere irritato i propri clienti con imballaggi complicati o non necessari.
  2.  Puntare su un packaging eco sostenibile. L’imperativo sono le 3R: RIDURRE, RIUTILIZZARE, RICICLARE. Un recente studio Nielsen afferma che il 52% delle decisioni di acquisto sono influenzate dall’impatto ambientale dell’imballo. Una realtà di cui hanno preso coscienza le aziende che utilizzano l’e-commerce e grandi marchi come Zara. Il famoso marchio di abbigliamento infatti comunica sulle proprie scatole e-commerce che sono fatte al 100% di materiale riciclato (boxes with a past) ed inoltre propone tantissimi tutorial per riciclare gli imballaggi dopo il loro utilizzo (boxes with a future).
  3. Personalizzare, ricorrendo a una brandizzazione significativa che riguarda sia il lato esterno che quello interno per influenzare il cosiddetto effetto WOW nel consumatore online. Un trend che, negli ultimi tre anni, in casa Rajapack è addirittura triplicato, toccando il 13% del fatturato 2016, con percentuali più elevate in settori come il lusso e l’elettronica di consumo.
  4. Riutilizzare: gli e-shoppers danno per scontato di poter rendere i prodotti acquistati nel medesimo imballo che hanno ricevuto. Ecco perché diventa importante nella personalizzazione pensare a soluzioni che permettano al cliente di richiudere e riutilizzare facilmente la propria scatola o la propria busta per la restituzione e al contempo far trovare etichette di reso già pronte all’uso.

Lidl quattro sezioni in amministrazione giudiziaria, ma la società non è indagata

Lidl Italia si dichiara completamente estranea a quanto diffuso dai principali media in relazione all’operazione gestita dalla DDA. L’Azienda, che è venuta a conoscenza della vicenda in data odierna da parte degli organi inquirenti, si è resa da subito a completa disposizione delle autorità competenti, al fine di agevolare le indagini e fare chiarezza quanto prima sull’accaduto. Lidl Italia precisa, inoltre, che l’Azienda non risulta indagata e non vi sono sequestri in atto.” È questa la posizione ufficiale di Lidl Italia circa l’indagine contro le attività criminali della famiglia mafiosa catanese dei Laudani coordinata dalla Dda di Milano, che ha portato alla amministrazione giudiziaria per sei mesi di quattro direzioni generali: Volpiano, Biandrate, Somaglia e Misterbianco (che è quella catanese). in totale sono coinvolti di 214 punti vendita: 51 a Volpiano (tra Piemonte, Valle d’Aosta e parte di Liguria), 68 a Biandrate (in Piemonte e Lombardia), 62 a Somaglia (tra Lombardia e parte dell’Emilia Romagna), e 33 a Misterbianco, base catanese che gestisce anche 8 pdv a Malta, oltre che per la nuova piattaforma logistica da 44.000 metri quadrati. Secondo il Corriere della Sera si tratterebbe di una misura che, sottoponendo un’azienda a controllo giudiziario per sottrarla all’infiltrazione criminale, ha lo scopo di restituirla il più rapidamente possibile al mercato, una volta depurata dagli elementi inquinanti.  

Secondo La Stampa il procuratore Ilda Boccassini in conferenza stampa ha spiegato che «è stata accertata la collusione di alcuni funzionari che erano a libro paga e si facevano corrompere». Nell’ordinanza si parla di “stabile asservimento di dirigenti della Lidl Italia s.r.l., preposti all’assegnazione degli appalti, onde ottenere l’assegnazione delle commesse, a favore delle imprese controllate dagli associati, in spregio alle regole della concorrenza e con grave nocumento per il patrimonio della società appaltante”. 

La piattaforma ortofrutta centralizzata Crai al via per mille punti vendita

Un reparto ortofrutta Crai.

Una nuova Piattaforma Ortofrutta con un’area di 2.000 metri con sede a Segrate (Mi), : è la novità di CRAI, storico gruppo della Gdo attivo in Italia da più di quarant’anni, che permetterà di centralizzare gli acquisti. Inaugurata il 20 aprile, la nuova piattaforma affiancherà i 14 poli utilizzati attualmente dai soci per il rifornimento del reparto ortofrutta, con una previsione stimata di traffico di circa 8mila colli al giorno. Grazie alla presenza di celle coibentate a diverse temperature, sarà possibile trattare più di 400 referenze di prodotti freschi, freschissimi e secchi: frutta e verdura, ma anche legumi e frutta secca.  In questa prima fase la Piattaforma servirà circa 1.000 punti vendita.

 

Più efficienza, più assortimento

L’istituzione di questo unico polo, oltre a permettere di migliorare la qualità delle consegne ai CEDI, ha l’obiettivo di generare importanti economie di scala sui costi e sui prezzi in virtù dell’aumento dei volumi e di garantire una maggiore profondità di assortimento. Grazie al coinvolgimento di fornitori locali, inoltre, si potranno valorizzare i prodotti del territorio, garantendo così ai clienti delle diverse zone d’Italia un assortimento profondo, di qualità e costante nel tempo.
«La scelta di centralizzare gli acquisti ortofrutticoli è dovuta all’importanza che questo reparto riveste per CRAI: rappresenta infatti circa l’11% del fatturato complessivo dei supermercati e circa il 13% del fatturato complessivo dei negozi di prossimità, che si stima potranno, con questa nuova organizzazione, raggiungere il 15% – dichiara Carmelo Carriero, direttore acquisti CRAI Secom – Inoltre, ci consente di ottimizzare il servizio al punto vendita e di assicurare una maggiore qualità e attenzione ai clienti che ci frequentano, con la garanzia di fargli trovare in negozio prodotti sempre freschi».

Crai Extra Tortolì.

CRAI è presente con i suoi supermercati, superette e negozi alimentari in tutta Italia, in oltre 1.000 Comuni con oltre 3.400 punti vendita. La sua innovativa formula distributiva multicanale copre due grandi filoni distinti: oltre al canale alimentare (65%), il 35% dei punti vendita sono specializzati nella distribuzione di prodotti drug/toiletries (igiene per la casa e la persona), facendo del Gruppo CRAI il secondo operatore del settore in Italia.

MD apre a Macomer il più grande centro logistico della Sardegna, tre pdv al via nel 2017

È il più grande centro logistico per la grande distribuzione in Sardegna e sorge su un’area di 204.000 metri quadri, come più di 20 campi da calcio: lo ha inaugurato MD, secondo operatore italiano del settore discount con i marchi MD ed LD Market, in località Tossilo di Macomer.

Il nuovo Ce.Di. ha richiesto un investimento di 1,7 milioni di euro per l’acquisto dell’area e di 15 milioni per la sua realizzazione, ed è frutto di 14 mesi di lavoro affidati per la quasi totalità a ditte locali (21 su 24), che hanno impegnato per tutto il periodo oltre 80 operai al giorno. Tanto si è reso necessario per convertire l’ex opificio Legler, in disuso da anni, in una moderna struttura per la logistica con una capacità ricettiva a pieno regime fino a 200 punti vendita, più del doppio degli attuali MD presenti sull’isola: 82, di cui 52 affiliati e 30 diretti.

 

Occhi puntati sulla Sardegna con tre aperture nel 2017

«Si tratta di un investimento importante per il Gruppo MD – ha commentato il Presidente Patrizio Podini – che conferma la nostra intenzione di proseguire una decisa politica di sviluppo territoriale in Sardegna con l’apertura di altri punti vendita a breve. Puntiamo a una presenza capillare dell’insegna MD in un territorio che reputiamo strategico e per cui vogliamo rappresentare anche una risorsa importante in termini di riqualificazione territoriale e di opportunità di lavoro, offrendo nello stesso tempo prodotti di qualità al giusto prezzo».

Il Ce.Di. di Macomer aumenterà di oltre il 50% la capacità distributiva del Gruppo. Attualmente vi sono impiegate 80 persone tra dirette e indirette; nuove assunzioni sono previste in relazione all’intenso piano di sviluppo che MD ha in Sardegna.

Solo nel 2017 sono programmate tre aperture che porteranno all’assunzione di circa 60 persone: a Selargius (CA) con un pdv di 1.500 metri quadri a cui si affianca una piattaforma, di 2.500 metri quadri, destinata ad attività non alimentari; oltre a questo punto vendita, entro fine anno apriranno i nuovi store di Quartucciu (CA) e Sassari – Li Punti.

La superficie coperta totale del nuovo Ce.Di. è di 47.200 m2 di cui: 6.400 m2 di celle frigorifere, 36.250 m2 di deposito, 1.800 m2 di uffici e 2.750 m2 di officine e locali tecnici. Il magazzino conta 15.000 posti pallet e 67 bocche di carico e scarico in grado di gestire circa 80 containers in uscita e 80 in entrata al giorno.

Dal punto di vista ambientale, il centro distributivo di Macomer è fornito di illuminazione LED con sistema di accensione al passaggio, porte temporizzate, sistema analitico di misurazione e controllo dei consumi, impianto di controllo della temperatura, impianti frigo ad alta efficienza. Inoltre, è attiva un’efficiente raccolta differenziata e il trattamento dei rifiuti che vengono separati a monte in base alle caratteristiche del materiale.

Uber dopo la cena porta a casa la spesa, e l’accordo è con Kroger

Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato attraverso app nonché incubo dei taxisti nostrani, e al momento nella bufera in Italia dove sta affrontando una serie di cause per concorrenza sleale, è ormai andato ben oltre il semplice trasporto di persone, e dopo i pasti (il debutto a MIlano qualche mese fa) negli USA potrebbe presto consegnare la spesa.

L’accordo sarebbe con Kroger, il secondo attore della Gdo statunitense con oltre 3.574 punti vendita, he sta testando le consegne della spesa tramite operatori Uber presso “clienti selezionati”.

Kroger naturalmente non è nuovo all’e-commerce, anzi.  Ha un suo sistema chiamato ClickList, una sorta di click and collect attivo quest’anno in 640 supermercati del gruppo, mentre l’e-commerce vero e proprio è generato dalla piattaforma Express Lane.

«I nostri clienti cambiano ed evolvono e noi cerchiamo di incontrarli ovunque siano e cosa ancora più importante dove stanno andando. Stiamo investendo molto nel digitale, E siamo contenti di questi investimenti perché i nostri clienti ci dicono che son importanti per loro» ha detto Rodney McMullen, Ad e chairman di Kroger’s.

Sullo sfondo c’è un concorrente, Amazon, sempre più attivo anche nel grocery. Secondo uno studio della società di consulenza Cowen la compagnia di Jeff Bezos, attualmente al nono posto per vendite nel grocery, entro il 2021 dovrebbe guadagnare la terza posizione dietro solo a Walmart e, appunto,  Kroger.

Drive… a piedi, così in Francia l’ipermercato conquista il centro città

Una nuova modalità si apre sul fronte delle consegne per l’e-commerce grocery, e vien non a caso da un Paese che tra i primi ha proposto il drive: il punto di consegna a piedi, in zone del centro città senza parcheggio o comunque facilmente raggiungibili solo camminando con piccoli punti vendita aperti da catene che hanno fatto la storia dell’ipermercato ovvero grandi superfici in periferia: Auchan, Leclerc e Cora.

L’ultima notizia è stata data dalla rivista specializzata Linéaires la quale riprende un “tweet” della concorrenza, un dipendente di Auchan: è il punto vendita di Leclerc che aprirà a Lille il 1° aprile. Sono 50 metri quadri scarsi in un vecchio quartiere della città dove sarà possibile ritirare la spesa, assemblata e consegnata da un magazzino che si trova in periferia. Le referenza a disposizione sono 12mila, ma soprattutto l’insegna sembra puntare sul fatto di poter offrire i “prezzi Leclerc”, che si fregiano di essere i più bassi del mercato anche agli utenti del centro città. Ha fatto storia la battaglia ingaggiata da Leclerc con le altre catene con pubblicità comparative che puntavano, appunto, sui prezzi, arrivando ad indicare il prezzo della concorrenza direttamente sulle etichette in negozio. Del resto l’affiche che pubblicizza la prossima apertura di Lille è chiaro, e recita: come si fa a far entrare un ipermercato in 50 metri quadri? Semplice, con l’e-commerce “fisico”.

Sono spazi piccoli ed essenziali dove si può ordinare direttamente o ritirare la spesa fatta online, oppure ordinare e chiedere al consegna a casa, come al Cora en ville di Reims. E che danno spazio all’innovazione: qui a breve si potrà anche ordinare e addirittura pagare con tecnologia Nfc dalla vetrina digitale.

Il Cora en Ville di Reims (foto Cora).

Anche Auchan ha testato questa formula di ritiro a Parigi con il suo servizio do vendite nline AuchanDirect.

Un modo insomma per superare la crisi degli ipermercati, ormai palpabile, e il ritorno dei clienti alla prossimità. e che viene non a caso proprio dalla Francia, che ha fatto ormai da 15 anni e più del drive una metodologia di ritiro diffusissima (vedi Click and drive: da noi all’alba, in Francia da 15 anni. L’evoluzione in un’infografica) ma che sta iniziando a segnare il passo, tanto che stanno iniziando a ridurre la rete. 

 

Esselunga lancia il click and collect Clicca e Vai, e parte da Varedo

Dopo anni di consegne a domicilio, Esselunga lancia una nuova modalità di spesa online, il click and collect: il primo centro di raccolta è a Varedo.

Clicca e Vai è il nuovo canale di vendita attraverso il quale il cliente effettua la spesa on line e la ritira in giornata con l’automobile, per ora presso un unico centro, quello di Varedo, situato sulla superstrada che collega Milano con la Brianza. Un’offerta che si somma all’altra tipologia di e-commerce, il servizio Esselunga a Casa, nato nel 2001 e cresciuto a tal punto che nel 2016 ha consegnato 1.350.000 spese ai propri clienti ed ha fatturato 158 milioni di euro. Il servizio oggi copre 1.115 comuni in 5 regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte), utilizza due magazzini dedicati (uno a Milano e l’altro a Firenze), e si appoggia a diversi Superstore nelle zone in cui è presente. Vastissimo l’assortimento, composto da circa 13mila articoli che spaziano dagli oltre 2.500 superfreschi (frutta, verdura, carne, pesce, latticini e prodotti gastronomici), ai prodotti surgelati fino ad articoli di grocery tradizionale (pane, pasta, pelati, detersivi, eccetera). Ogni prodotto in assortimento è accompagnato da una scheda informativa che contiene varie indicazioni: caratteristiche, ingredienti, valori nutrizionali, origine per la frutta e verdura, tracciabilità per la carne e il pesce e presenza di eventuali allergeni. Il cliente e-commerce, prima di acquistare il prodotto, ha a disposizione tutte le informazioni presenti in etichetta.

Ma quali sono le differenza tra i due servizi? Con Esselunga a Casa i clienti, previa registrazione sul sito Esselungaacasa.it, effettuano la spesa navigando nel negozio virtuale oppure sfruttando il motore di ricerca e scelgono il giorno e l’orario più comodo per ricevere la spesa direttamente a casa a partire dal giorno successivo all’ordine e fino a 20 giorni dopo l’inoltro dello stesso. La consegna è a pagamento e l’ordine minimo di 40 euro. Attraverso il sito dedicato Cliccaevai.esselunga.it, invece, il cliente effettua la spesa e la ritira a Varedo, presso il centro di Via Terni 20 – sulla superstrada Milano/Meda – già in giornata dopo sole 2 ore dall’invio dell’ordine e fino ai due giorni successivi. Il servizio è completamente gratuito, non sono previsti costi aggiuntivi né limiti minimi di spesa. Entrambi i servizi beneficiano delle stesse promozioni dei supermercati Esselunga.

Sembra dunque che dopo l’arrivo di Amazon la situazione dell’e-commerce nel grocery si stia finalmente sbloccando, tanto che si moltiplicano le iniziative, da Coop a Iper a Auchan e Carrefour, “tutti lo fanno”.  Ma addirittura un “veterano” come Esselunga, che per anni è stato di fatto monopolista sul canale online,  deve aver pensato che ormai una modalità di ritiro al cliente ormai evoluto non basta più, ed è necessario diversificare.

 

Vedi anche le nostre interviste sull’e-commerce grocery a due esperti.

Il lungo viaggio della Gdo verso l’esperienza mobile intervista a Marta Valsecchi dell’Osservayorio Mobile B2C Strategy del  Politecnico di Milano.

Food & Grocery, la rivoluzione passa per l’e-commerce intervista a Roberto Liscia di Netcomm.

Il lungo viaggio della Gdo verso l’esperienza mobile

Il 60% degli utenti naviga da smartphone, il mobile advertising aumenta del 53% in un anno, le applicazioni si moltiplicano, dalle app che monitorano la salute all’auto connessa al supermercato senza cassa di Amazon, sono oltre 830 le start-up finanziate in questo ambito a livello internazionale negli ultimi due anni ma solo il 14% delle aziende italiane ha una visione strategica sul canale mobile. Gli ostacoli sono sia tecnologici sia di ordine culturale e organizzativo secondo Marta Valsecchi che presenta le evidenze emerse dal nuovo Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano
L’80% dei navigatori internet Mobile utilizza lo Smartphone per prendere decisioni d’acquisto o relazionarsi con i propri marchi preferiti. Il 34% lo usa anche per finalizzare la transazione. È alta la percentuale dei Mobile Surfer che non disattivano mai la connettività dei propri Smartphone: oltre due terzi (68%) ha il wi-fi sempre attivo, mentre la percentuale scende a poco più di un terzo (37%) per la geo-localizzazione e al 19% per il bluetooth.
Per quanto riguarda la tipologia di App di brand scaricate sugli Smartphone: il 72% ha installato almeno un’App di un gestore di telefonia, il 61% di una banca (valutate come le qualitativamente migliori), il 39% di un’insegna della Gdo, il 29% di un gestore utility e il 23% di un brand dell’abbigliamento. Rispetto ad altri settori è leggermente più basso il voto che gli utenti danno alle app della grande distribuzione, che sono usata in media 1,8 volte al mese: il 31% le giudica molto negativamente e il 36% pensa sia inutile. Fondamentale dunque è trovare i servizi e i contenuti che possano risultare utili ai consumatori.
Infatti, ben il 57% dei Mobile Surfer negli ultimi tre mesi ha abbandonato un sito/App perché non funzionava o non era sufficientemente veloce. Oltre all’usabilità, un tema caldo è quello della privacy: la sensazione che le aziende monitorino le ricerche personali è molto forte per tutte le fasce di età, mentre il consenso al tracciamento per ottenere offerte e messaggi mirati genera sensazioni ambivalenti, a metà tra il fastidio per l’intrusione e l’utilità percepita per possibili vantaggi che ne deriverebbero.

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