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Coop dà sostegno al latte italiano con promozioni e 10mila quintali di acquisti in più

La presentazione delle iniziative a favore del latte italiano con Marco Pedroni, Presidente Coop Italia, e Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, all’Ipercoop di Mantova insieme ai fornitori e agli allevatori delle filiere Coop della zona.

Dare sostegno a un settore in difficoltà promuovendo il latte italiano: questo il senso delle due iniziative di Coop che partecipa attivamente alla campagna di comunicazione e valorizzazione del latte Made in Italy varata una settimana fa da tutta la grande distribuzione. L’operazione rientra tra gli strumenti di attuazione dell’Accordo di filiera siglato con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dalle organizzazioni agricole, dall’industria e dalla grande distribuzione a novembre.

In aprile è attiva “Scegli Tu” su prodotti a marchio Coop con il latte al centro, a maggio sarà la volta di una promozione straordinaria con uno sconto importante che va a premiare l’intera linea del latte Coop: un latte che proviene interamente da allevamenti italiani, con la filiera tracciata (38 allevamenti e 10 mangimifici), Ogm-free, sottoposto a controlli rigorosi e a un sistema di garanzie certificato. Coop commercializza nella sua rete vendita 80.000 tonnellate di latte fresco ogni anno, di cui circa il 50% a proprio marchio.

Coop inoltre riconosce da sempre ai propri allevatori condizioni contrattuali vantaggiose a fronte di specifici capitolati che includono una particolare attenzione all’alimentazione degli animali. Mangimi privi di OGM, senza proteine e grassi animali, assieme agli altri alimenti prodotti dagli stessi allevatori (fieno, insilato di mais, ecc..), contribuiscono a produrre un latte crudo dalle caratteristiche microbiologiche di ottima qualità. Per queste peculiarità Coop riconosce un premio ai produttori che supera il 20% del valore del mercato del latte crudo.

Sullo sfondo un comparto, il lattiero caseario, in difficoltà. «Difficoltà acuite dall’eccesso di offerta di queste settimane. Noi diamo un ulteriore sostegno alla valorizzazione di questa importante filiera con azioni di promozione straordinaria sull’intera linea di latte fresco e microfiltrato a marchio Coop che proseguiranno fino a metà maggio – ha commentato Marco Pedroni Presidente Coop Italia -. Nel complesso prevediamo un aumento degli acquisti di Coop di circa 10.000 quintali di latte».

L’iniziativa è stata apprezzata dal ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina che ha dato un quadro della situazione: «L’aumento degli acquisti è un segnale fondamentale per i nostri allevatori, così come è importante che i consumatori possano individuare con facilità i prodotti grazie al logo “100% latte italiano”. Il Governo va avanti nelle politiche di sostegno al settore, dopo aver ottenuto la moratoria per 30 mesi dei debiti degli allevatori e aver ridotto la pressione tributaria del 25%. Non ci fermiamo e chiediamo anche all’Europa di dare risposte strutturali a una crisi che è europea».

 

 

Suino italiano, produzione giù, cresce l’import. Ma la genomica potrebbe preservarlo

Il suino italiano d’allevamento soffre, diminuisce la produzione di uno degli asset della nostra gastronomia ed aumenta l’import da Paesi europei. I dati che certificano lo stato di sofferenza della suinicoltura italiana sono eclatanti.

L’ultimo censimento dell’agricoltura ha fotografato una forte diminuzione degli allevamenti di suino pesante (165 kg e oltre), con un deficit produttivo rispetto ai consumi del 34%. In Emilia-Romagna, tra il 2006 e il 2014, i capi allevati sono diminuiti del 17,5%, con un picco negativo per le scrofe del 19%. A livello nazionale, oggi i suini pesanti allevati sono 7,93 milioni (erano 8,72 milioni nel 2010) con circa 4.000 aziende fornitrici di materia prima per i salumi DOP e IGP.

«Le macellazioni di suini pesanti DOP sono in diminuzione: il dato relativo al 2013, con 8,02 milioni di capi macellati, rappresenta il numero più basso dal 2003 dei suini immessi nel circuito dei prodotti tutelati – ha spiegato Carlo Galloni, Presidente di Fratelli Galloni azienda specializzata nella produzione di Prosciutto di Parma -. Assistiamo quindi a due fenomeni: da un lato, è in aumento il numero di capi allevati al di fuori dei vincoli previsti dai disciplinari di produzione, con 437.000 suinetti importati per lo più dal Nord Europa e una diminuzione del numero di scrofe allevate. Dall’altro lato, per via del costo più competitivo, è in crescita la percentuale di carni fresche provenienti da Paesi stranieri, pronte per essere trasformate in prodotti di salumeria: nel 2014 le importazioni sono cresciute del 15,2% rispetto al 2013 e la crescita nel primo trimestre del 2015 è stata di un ulteriore 15,7%».

La suinicoltura italiana, che in passato ha beneficiato delle rigidità delle DOP, è quindi di fronte a una sfida cruciale: adeguarsi alle logiche del mercato moderno senza rinunciare alla qualità. La soluzione secondo Fratelli Galloni sta nella ricerca, e in particolare dalla genomica. Lavorando con gli Istituti di Ricerca e coinvolgendo attori accademico/scientifici e naturalmente i produttori. il Consorzio del Prosciutto di Parma e le associazioni di categoria, la suinicoltura dovrà individuare nuovi genomi che le permettano in un orizzonte di tempo di cinque anni di recuperare in termini di competitività nei riguardi dei produttori/allevatori comunitari.

Come ha spiegato il prof. Paolo Zambonelli, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari (DISTAL) dell’Università degli Studi di Bologna in occasione dell’incontro organizzato ad Expo dalla Fratelli Galloni nello spazio di Intesa Sanpaolo: «La qualità della carne suina è un carattere determinato dalla somma dell’azione di più geni. Il pH, la capacità di ritenzione idrica, la tenerezza, il colore, la percentuale di grasso intramuscolare, la succosità, il calo di sgocciolatura, la capacità di assorbimento del sale, il contenuto di acido oleico. Occorre sfruttare le conoscenze maturate in materia di genetica molecolare per selezionare a livello di DNA i marcatori che controllano la variabilità fenotipica di questi caratteri: nel genoma dei suini ci sono oltre 25.000 geni che interagiscono tra di loro in modo complesso per definire le caratteristiche di ciascun individuo. L’attività pilota del progetto che auspichiamo di realizzare si baserà sulla selezione di alcuni allevamenti, sulla scelta dei tipi genetici da studiare e sul confronto tra prosciutti crudi eccellenti e prodotti mediocri. L’obiettivo è individuare bio-marcatori a fini selettivi nell’allevamento suinicolo per migliorare l’adattamento del sistema produttivo zootecnico alle esigenze dei produttori e del mercato».

Italia Paese dei fiori: il 46% li compra. Coldiretti pensa di certificare la filiera italiana

Agli italiani piacciono i fiori, in vaso o recisi, e li acquistano più di ogni altro Paese europeo: secondo un’indagine Coldiretti/Censis sono nelle case del 46,2 per cento degli italiani. Una percentuale che aumenta nella fascia dei Millennials (Under 34), notoriamente interessati al naturale e al sostenibile, dove raggiunge il 50,8 per cento. L’identikit del flower lover è vario: trasversale tra uomini e donne, fasce di età e territori di residenza anche se dall’analisi emergono aspetti sorprendenti: dichiara di avere il pollice verde oltre il 47,5% degli uomini a fronte del 43% delle donne. Nove italiani su dieci sostengono che avere fiori in casa sia un piacere. Una funzione antistress peraltro confermata da studi scientifici, che si scontra però con un calo degli acquisti che anche a causa della crisi sono scesi sotto la soglia storica degli 8 milioni di acquirenti che si è registrata molto raramente negli ultimi dieci anni.

 

Coldiretti pensa di certificare la filiera

L’Italia è anche leader nella produzione di piante e fiori in Europa: il florovivaismo italiano vale oltre 2,4 miliardi di euro e conta oltre 30 mila aziende agricole che garantiscono occupazione ad oltre 100 mila persone. Ma sul settore pesa la piaga del commercio abusivo di fiori recisi e di piante in vaso: un’economia sommersa stimabile in alcune centinaia di milioni di euro, con ramificazioni legate alla criminalità che ne organizza la distribuzione in tutta Italia. Nonostante il primato italiano in Europa tra l’altro aumentano le importazioni di fiori e piante, del 7% nei primi sei mesi del 2015, anche per le triangolazioni di Stati dell’Unione Europea che li importano da Paesi extra Ue dove vengono prodotti senza rispettare le normative fitosanitarie comunitarie, e sfruttando le popolazioni locali. Rose, orchidee, ma anche piante in vaso sono i prodotti più frequentemente oggetto di questo fenomeno. «È anche per questo motivo che Coldiretti sta lanciando, attraverso la propria rete di vendita diretta, fattorie e mercati di Campagna Amica e attraverso Fai, il brand firmato dagli agricoltori italiani, il fiore e la pianta della filiera agricola tutta Italiana, per dare certezze al consumatore circa la provenienza dei prodotti florovivaistici, la loro qualità e l’adozione di processi produttivi eticamente corretti» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Amazon ora vende la bottega italiana nel mondo con “Made in Italy”

Dopo l’apertura del supermercato online, Amazon punta ancora sull’Italia nei suoi continui e rutilanti progetti di espansione: l’ultimo nato della creatura di Jeff Bezos si chiama Made in Italy, un negozio Marketplace dedicato all’eccellenza dei prodotti artigianali realizzati in Italia e inaugurato sui siti Amazon.it e Amazon.co.uk, e presto disponibile anche su Amazon.com. Gioielli, cornici, ceramiche, pelletteria, l’eccellenza italiana nel mondo è fatta anche di artigianato d’altissima gamma. L’invio esplicito rivolto agli artigiani di tutta Italia è quello di iscriversi e rendere disponibili i loro prodotti ai 285 milioni di clienti di Amazon in tutto il mondo.

Sono già 5.000 gli articoli in vendita, realizzati da centinaia di artigiani. I clienti possono trovare le informazioni specifiche di ogni prodotto, tra cui le immagini, le descrizioni delle botteghe dove i prodotti sono stati realizzati e le tecniche utilizzate. Presto alcuni di questi prodotti potranno anche essere personalizzati.

«Tramite il Marketplace di Amazon, gli artigiani italiani avranno l’opportunità di presentare e vendere i loro prodotti al di fuori della loro regione e dei confini nazionali. Durante gli ultimi 12 mesi, il numero di aziende italiane che hanno esportato i loro prodotti con Amazon è cresciuto di più del 90% e questi, tramite Amazon.it Marketplace, hanno fatturato più di 133 milioni di euro solamente dalle esportazioni” ha dichiarato Francois Saugier, Direttore EU Marketplace di Amazon.

Un momento della conferenza stampa.

Per il lancio del nuovo Marketplace è stata scelta la culla dell’artigianato italiano, Firenze, con una conferenza tenutasi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, alla presenza di Dario Nardella, Sindaco di Firenze e di Francois Nuyts, Country Manager di Amazon Italia e Spagna, che ha commentato come “la collaborazione fra Amazon.it e il Comune di Firenze, insieme alle istituzioni locali e agli artigiani, possa aiutare a stimolare la crescita dell’economia locale, offrendo ai produttori artigianali un accesso facile e immediato ad un mercato globale per i loro prodotti” e aggiungendo che “il progetto coinvolgerà sempre più anche le altre regioni italiane, contribuendo alla crescita dell’export italiano”.

«Con il negozio Made in Italy abbiamo voluto focalizzarci, in questa fase iniziale, sulle eccellenze artigianali fiorentine e italiane, piccole imprese che garantiscono non solo che i prodotti siano completamente realizzati in Italia, ma anche in una modalità tradizionale e non meccanizzata, in produzioni limitate usando materiali di alta qualità – ha aggiunto Giulio Lampugnani, Manager Amazon Marketplace Italia -. Solitamente i loro prodotti possono essere apprezzati solo nella regione d’origine da quei fortunati che possono viaggiare e visitare le aree in cui risiedono gli artigiani. Pensiamo che i nostri clienti di tutto il mondo ameranno molto questa nuova offerta, che ha un incredibile valore, sin da oggi».

Euler Hermes. 15 miliardi di euro addizionale dall’export nel 2015

Buone prospettive per l’export dell’agroalimentare nel 2015, con il vino che vola verso i 6 miliardi di vendite in tutto il mondo. In occasione della presentazione dei dati dell’International Trade Observatory, Euler Hermes, società del Gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti, ha analizzato le opportunità e i rischi delle nuove vie dell’export made in Italy.

Con i principali indicatori economici in contrazione, l’export rappresenta ancora una volta il pilastro da cui ripartire (+1,6% nel 2014 e + 2,0% nel 2015).

Italia: in fondo al tunnel c’è la ripresa

Il 2014 si chiuderà con il PIL in contrazione dello 0,3% a causa della debole domanda interna e di un credit crunch che stenta ad allentare la sua morsa sulle imprese. Il problema finanziario è estremamente visibile su due indicatori elaborati da Euler Hermes quali i giorni di incasso di un credito (DSO) e le insolvenze aziendali. Per il primo, secondo Euler Hermes i giorni di incasso di un credito per le imprese private saranno in media 100 nel 2014, ben lontani dagli standard dei 60 giorni definiti dalla Direttiva Europea. Le difficoltà e i tempi lunghi per incassare un credito si riflettono sulla crescita delle insolvenze aziendali, che raggiungeranno il picco di 15.500 casi nel 2014 (+10% vs 2013), settimo anno consecutivo di incremento.

 

«Dopo 3 anni di recessione, il 2015 dovrebbe essere l’anno della ripresa seppur lieve. Le nuove misure recentemente adottate dal Governo insieme alla vivacità dell’export e alla ripresa dei consumi interni contribuiranno al ritorno del PIL in terreno positivo (+0,3%)», ha affermato Ludovic Subran, Chief Economist Euler Hermes

Export: il driver costante dell’Italia 

Con una piattaforma di beni e servizi altamente diversificata, nel 2015 l’export italiano si appresta ad agganciare una domanda addizionale di prodotti made in Italy quantificata in €15 miliardi. Proveniente per due terzi dai Paesi extra UE, sarà sostenuta dall’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro e a beneficiarne saranno principalmente la meccanica, la chimica e il tessile.

Nell’ultimo triennio è stata registrata una crescita del 26% delle coperture sui mercati internazionali, con incrementi ancor più elevati verso Cina, Arabia Saudita e Tunisia.

Il rapporto analizza le opportunità dell’export per i singoli settori. Per quanto riguarda l’agroalimentare, i volumi export sono attesi in stabilizzazione anche nel 2015 a circa € 33 miliardi. L’attuale embargo della Russia non dovrebbe avere un peso rilevante sui volumi export in quanto l’Italia potrà contare ancora sui partner storici Germania, Francia e USA e le economie emergenti dell’Est Europa. Tra i settori con ottime performance sui mercati internazionali si segnala il vino, che nel 2015 dovrebbe raggiungere i 6 miliardi di fatturato export (+ 11% vs 2014).

Infografic Export_Euler Hermes[1]

Crescite a due cifre previste per l’export di macchine tessili, mentre quello degli altri settori dovrebbe attestarsi tra il 3,5% di mobili e arredo e il 7,5% delle macchine agricole.

«Puntare sul brand made in Italy ma anche ridurre in misura significativa il gap con i principali competitor sui mercati internazionali, questa è la ricetta per garantire all’export delle oltre 200.000 aziende italiane tassi di crescita sostenuti nel lungo termine», ha concluso Subran.

 

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