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Made in Italy: arriva l’app di Realia per guidare i consumatori

Made in Italy oppure Italian sounding? Questo è (troppo spesso) il dilemma.

Ergo diviene dempre più importante tutelare e promuovere i prodotti italiani. E la realtà aumentata può essere d’aiuto. Come nel caso di Realia, il servizio per le aziende italiane del settore agroalimentare e dei beni di consumo che permette ai consumatori di riconoscere l’autenticità dei prodotti rispetto alle imitazioni, contrastando così il fenomeno dell’italian sounding.

Con l’ausilio dell’app gratuita “Realia | Made in Italy Experience” i consumatori di tutto il mondo potranno individuare i prodotti Made in Italy pubblicati sulla piattaforma dalle aziende italiane. Gli articoli vengono riconosciuti sulla base di elementi come la confezione, il packaging, l’etichetta o tramite codici a barre o QRcode.

Nei negozi e supermercati è sufficiente, tramite l’app, inquadrare le confezioni sugli scaffali per vedere contenuti dinamici e video che certificano l’origine Made in Italy del bene e ne illustrano le peculiarità anche con vere e proprie animazioni in 3D. La particolarità dell’app consiste nella capacità di riconoscere e “animare” anche più prodotti simultaneamente su una stessa area espositiva per agevolare il consumatore nella scelta di prodotti Made in Italy autentici.

Il progetto Realia è stato avviato alla fine del 2018 e vi hanno aderito già oltre 50 aziende e diversi consorzi di tutela convenzionati, sul territorio nazionale. Inoltre il programma tributo “Realia Selection”, una selezione di prodotti che meglio rappresentano il Made in Italy a livello internazionale, conta già oltre 1.000 prodotti pubblicati che si trovano nella grande distribuzione organizzata italiana, prevalentemente nei supermercati Esselunga.

Per le aziende, che hanno la possibilità di aderire al sistema Realia senza dover modificare il loro packaging, l’opportunità è comunicare e difendere l’autenticità del proprio brand e della propria produzione contrastando concretamente la concorrenza sleale delle aziende straniere che producono imitazioni. Ma non solo: Realia consente di comunicare attivamente e in modo innovativo con il consumatore proprio mentre sta scegliendo quale prodotto acquistare e, attraverso la “Made in Italy Experience” in realtà aumentata, lo si guida verso la scelta di prodotti italiani.

Pubblicare i prodotti su Realia è semplice: con le proprie credenziali l’azienda accede ad un portale web intuitivo e crea la pagina di prodotto personalizzando le informazioni che saranno visibili poi dal consumatore. I piani partono da circa 1€ al mese per ogni prodotto tutelato. 

Realia è attualmente utilizzata da oltre 100 mila consumatori esteri in Europa e USA e da oltre 1 milione di utenti in Cina. L’obiettivo più ambizioso ora è conquistare la fiducia delle oltre 120 mila imprese italiane che esportano prodotti finiti nei settori agroalimentare e beni di consumo.

L’App è gratuita ed è distribuita in tutto il mondo, disponibile anche su Google Play Store e App Store.

Buon cibo e salute in scena a Milano alla 13a edizione di Golosaria

Andrà in scena tra sabato 27 a lunedì 29 ottobre negli spazi del Mi.Co – fieramilanocity la tredicesima edizione di Golosaria Milano che quest’anno ha per tema “Il buono che fa bene”.

Un tema nato per raccontare l’evoluzione del gusto nei primi 25 anni de ilGolosario: il cibo come piacere ma anche bene del corpo, anche grazie ai superfood. Ci sono poi le nuove comunità di produttori e di botteghe che cambiano volto contribuendo a tenere vive le città. Sarà il tema portante del talk show d’apertura, condotto da Paolo Massobrio e Tessa Gelisio, che vedrà la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio.

Buono e Bene, dunque, come specchio dello “stile italiano” e del modello mediterraneo che saranno declinati a Golosaria secondo alcune suggestioni. A partire dai supercibi quotidiani, ovvero ingredienti del nostro artigianato e dell’agricoltura che, inseriti regolarmente nell’alimentazione, possono cambiare la vita. Dai cereali trasformati in farina ai formaggi a latte crudo fino a verdura e frutta, dalla Mela Rossa Cuneo, diventata anche simbolo dell’ortofrutta italiana al Macfrut, al baby frutto Nergi, alleati del benessere. Saranno il tema dell’area showcooking, dove si racconterà come il cibo sta cambiando e come noi cambiamo il nostro modo di avvicinarci alla tavola, con particolari declinazioni anche nell’Atelier dell’Arte Bianca e nello spazio dedicato alle eccellenze dei Maestri del Gusto di Torino. Nell’Agorà, il grande palco di Golosaria lunedì 29 si aprirà uno spaccato sulla ristorazione contemporanea con la premiazione dei Faccini e delle Corone Radiose del GattiMassobrio, il taccuino dei ristoranti d’Italia.‬

Quindi lo spazio dedicato ai 25 anni del Golosario; un sistema di comunicazione partito nel 1994 con poco più di 100 produttori che oggi racconta in mille pagine il gusto in modo trasversale, dalla carta al web. A Golosaria saranno riuniti più di 300 espositori di tutta Italia, fra cui alcuni storici protagonisti che, in questi 25 anni, hanno cambiato il modo di fare impresa. Golosaria però guarda anche alla nascita dei nuovi modelli, in grado di incontrare al meglio le sigenze della vita moderna. Quest’anno un focus speciale sarà dedicato anche alla bottega italiana e alla sua capacità di adattarsi allo spirito del tempo, per sopravvivere e continuare a essere una risorsa. Per questo domenica (ore 14) saliranno sul palco di Golosaria storici bottegai e giovani fondatori delle boutique del gusto per firmare, tutti insieme, il Manifesto della Bottega Italiana.‬

Uno spazio speciale sarà dedicato al formaggio, esempio di un’evoluzione che non ha mai lasciato le sue radici, ma anche di un alimento che, a sua volta, cambia in base alla materia prima. A Golosaria per la prima volta approderà FormaggItalia, il Salone Italiano dei Formaggi Artigianali che porterà, oltre a una rappresentanza unica di circa 60 produttori, con il concorso “Formaggi di Classe”.‬ Il Consorzio per la Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto e del Consorzio Tutela Formaggio Montasio saranno presenti con show cooking e aperitivi a tema. Quanto al vino, 100 cantine italiane presidieranno l’area Wine e domenica 28 ottobre saranno premiati i Top Hundred. Un programma di wine tasting farà scoprire il potenziale enoico tricolore: un viaggio da Nord a Sud tra le etichette più rappresentative che non risparmierà anche alcune clamorose novità.‬‬

Ci sarà anche la mixology, con una speciale “isola” dove i professionisti del settore declineranno le ultime tendenze della miscelazione con una significativa rappresentanza del patrimonio liquoristico e delle firme degli spirits nostrani.

Pasta 100% con grano italiano e alto-proteico: la nuova ricetta de La Molisana

Da settembre pasta La Molisana arriva sugli scaffali con una nuova ricetta, fatta con grano esclusivamente italiano e alto-proteico (fino al 17%). Tutto ciò è reso possibile da un percorso virtuoso di agricoltura sostenibile che valorizza le colture locali attraverso parametri qualitativi e tecnologici altissimi. Il grano proviene infatti da Molise, Puglia, Marche, Lazio e Abruzzo, dove gli accordi di filiera messi in atto da La Molisana riconoscono agli oltre 1.450 agricoltori un prezzo minimo garantito e introducono modelli premiali che incentivano la qualità della materia prima.
In questo modo La Molisana mette a punto un importante strumento per sostenere l’agricoltura italiana, creare un legame stabile con i coltivatori e tutelare il loro lavoro.

Questo impegno sarà ben evidente sulle nuove confezioni che orgogliosamente mostrano la scritta ”solo grano italiano decorticato a pietra”. La novità interessa l’ampia gamma di formati sia classici, sia integrali. Compreso l’iconico Spaghetto Quadrato che si rifà alla tradizione regionale abruzzese-molisana dello spaghetto alla chitarra, i Rigatoni e le Farfalle Rigate Integrali, rivisitazione delle classiche farfalle in ridotte dimensioni dalla texture ruvida e porosa grazie alla trafilatura al bronzo è esaltata dalla rigatura su un lato, perfetta per catturare il condimento.

L’azienda ha anche lanicato il nuovo concorso “La Molisana e Gli Incredibili, insieme per una pasta da eroi”: modalità e informazioni su www.lapastaincredibile.it da dove è anche possibile scaricare il ricettario

Italianità, un richiamo in etichetta da 6,3 miliardi di euro per Osservatorio Immagino

Quanto vale l’italianità nel cibo? Tanto, tantissimo, o meglio 6,3 miliardi di euro di giro d’affari secondo la terza edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy che ha analizzato le informazioni presenti sulle etichette di 60.600 prodotti alimentari venduti in supermercati e ipermercati nel 2017. Il motivo è semplice: l’orgine italiana “rassicura, stuzzica e garantisce gli acquisti alimentari”. Così uno su quattro dei prodotti venduti nella Gdo vanta in etichetta l’origine italiana (con bandiere tricolore, diciture “100% italiano” o “made in Italy”) e uno su 20 è Dop, Doc, Igp o Docg.

Dietro questi numeri non ci sono solo le norme che hanno introdotto l’indicazione obbligatoria dell’origine della materia prima per diversi alimenti – tra gli ultimi le conserve di pomodoro, per cui l’obbligo entrerà in vigore dal 27 agosto 2018 – ma anche proprio quei valori di rassicurazione, qualità e gusto che gli italiani riconoscono ai prodotti alimentari “made in Italy”.

 

Un trend in crescita

Sui 60.600 prodotti alimentari di largo consumo analizzati oltre 15.300 richiamano l’origine italiana in etichetta: nel corso del 2017, le loro vendite sono cresciute del 4,5%, ossia a un tasso maggiore rispetto al +2,3% fatto registrare nel 2016. Gli oltre 6,3 miliardi di euro di vendite sono circa 274 milioni di euro più del 2016, e sono dovuti soprattutto alle vendite senza promozioni dei nuovi prodotti.

 

Tricolore innanzitutto

L’elemento più utilizzato in etichetta per richiamare l’origine italiana è la bandiera tricolore, usata dal 14,3% dei prodotti alimentari italiani, che hanno generato il 13,8% del giro d’affari totale dell’alimentare confezionato venduto in Italia nel 2017. Rispetto all’anno precedente, il valore delle vendite è aumentato del 4,9%, contro il +3,1% registrato tra il 2015 e il 2016.

Nella classifica dei trend di crescita – ed escludendo le indicazioni geografiche europee – al numero uno si posiziona il claim “100% italiano”, che nel 2017 ha visto le vendite fare un balzo in avanti del 7,8% rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto a formaggi (in particolare mozzarelle e crescenze), prodotti avicunicoli e latte. A presentarsi in etichetta come “100% italiano” sono 5,2 prodotti alimentari su 100 e le loro vendite raggiungono una quota del 7,4% sul totale alimentare.

In chiaroscuro il claim “Prodotto in Italia”, le cui vendite hanno cambiato direzione nel corso del 2017, passando da un’iniziale crescita a un finale in zona negativa, chiudendo l’anno con un -0,4%.

Il 5% circa dei 60.600 prodotti alimentari analizzati dall’Osservatorio Immagino riporta una delle quattro indicazioni geografiche riconosciute e tutelate dalla UE. Dop e Doc vanno decisamente più veloci rispetto al 2016 (rispettivamente +6,9% e +8,1%), trainati dalle vendite di formaggi per il Dop e di vini e spumanti per il Doc. Continua l’espansione delle vendite di prodotti alimentari Igp e Docg, con trend molto positivi (rispettivamente +7,8% e +8,7%), ma più contenuti rispetto al 2016. Il “motore” delle vendite sono i salumi Igp e i vini e gli spumanti Docg.

 

Fonte: Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, ed. 3, 2018

 

Trentino-Alto Adige la regione più valorizzata, Puglia l’emergente

L’Osservatorio Immagino ha anche misurato la presenza delle regioni italiane sulle etichette dei prodotti alimentari. Circa 2 mila prodotti specificano la regione di provenienza, pari a circa il 3,3% del totale dell’offerta a scaffale. Il numero dei prodotti è sostanzialmente stabile ma il giro d’affari è in crescita per tutte le sette regioni più presenti in etichetta. La più evidenziata in etichetta resta il Trentino-Alto Adige, seguita da Piemonte, Toscana, Sicilia, Lombardia, Puglia e Campania.

Sulle confezioni il Trentino-Alto Adige spicca sia per numero di prodotti (672, circa l’1,1% del totale) sia per valore delle vendite (241 milioni di euro, con un’incidenza dello 0,9%), in crescita annua del 4,8% durante l’intero 2017. Ma è la Puglia la regione che ha messo a segno il dato più importante dei trend di vendita, registrando un +17,7% rispetto al 2016, seguita da Toscana (+13,9%) e Piemonte (+11,6%).

La terza edizione dell’Osservatorio Immagino è scaricabile dal sito osservatorioimmagino.it.

L’agroalimentare italiano continua a crescere: + 3,5% nei primi 5 mesi dell’anno. I dati Nomisma

L’agroalimentare italiano coferma i suoi successi  sul fronte nelle esportazioni, mettendo a segno una crescita nei primi 5 mesi dell’anno pari al +3,5%.

Un indubbio successo, dunque, per le produzioni tricolore, nonostante lo scenario internazionale – punteggiato di dazi, Brexit, e accordi di libero scambio non ratificati (Ceta docet) – non sia propriamente propizio.

Per fortuna, rassicura Denis Pantini, Responsabile Area Agroalimentare di Nomisma, “al momento ci troviamo ancora in una fase di “minacce” e non di “ostacoli” nel senso che tutte queste problematiche  prefigurano uno scenario futuro benché potenzialmente imminente.”

In effetti, andando ad analizzare la crescita dell’export italiano per singolo mercato di destinazione, si evince come in molti di quelli oggi sotto “osservazione” per i rischi sopra citati, le esportazioni agroalimentari del nostro paese stanno correndo più di quelle dei concorrenti.
Se negli Usa le importazioni totali di prodotti agroalimentari hanno fatto registrare (a valore) un calo del 4% nel periodo analizzato, quelle dal nostro paese sono invece cresciute del 4,5%. Trend analogo in Canada: a fronte di una riduzione dell’import agroalimentare complessivo del 6,8%, quello di prodotti italiani è aumentato del 4%.

Venendo in Europa si registra un incremento dell’import agroalimentare dall’Italia del 2,6% nel Regno Unito (rispetto ad un -2,4% a livello totale) mentre in Germania le importazioni dall’Italia sono cresciute del 5,8%. Infine il Giappone, con il quale si è appena chiuso l’Accordo di Partenariato Economico (Jefta) dove anche in questo caso l’import agroalimentare dal nostro paese è cresciuto del +1,6% contro una riduzione complessiva del 5,3%.
In buona sostanza “un’Italia in netta controtendenza che “fa meglio del mercato”, per usare un termine tanto caro ai trader di Borsa, e che invita a valutare con attenzione i possibili impatti per il settore agroalimentare italiano che potrebbero derivare da una riduzione della spinta propulsiva che il commercio internazionale ha impresso alla crescita delle nostre imprese”, conclude Pantini.
Spinta propulsiva che, in una comparazione tra top exporter in questa prima parte dell’anno, sta ponendo l’Italia al di sopra di tutti, eccezion fatta per la Francia che ci supera per pochi decimali in termini di crescita nell’export.

Merito anche dei buoni risultati registrati al di fuori dei mercati
tradizionali dell’Europa Occidentale o del Nord America come nel caso del Messico (dove l’export agroalimentare italiano cresce del 23%), della Corea del Sud (+20%), della Romania (+13%) o della Polonia (+8%), dove negli ultimi cinque anni le importazioni di food&beverage dal nostro paese sono aumentate del 46%, grazie anche ad un consumatore locale che ha potuto godere di un maggior livello di benessere e che in prospettiva dovrebbe veder crescere ancora i propri redditi (+18% le previsioni di aumento del pil pro-capite in Polonia nel prossimo quinquennio).

 

Questi temi saranno oggetto di approfondimento del Forum Agrifood Monitor 2018 che avrà luogo  il prossimo 28 settembre.

Auchan Retail pensa locale e aiuta a esportare prodotti made in Italy nel mondo

Buono, sano e locale. Sono le tre parole d’ordine della presenza di Auchan Retail Italia a Cibus, il salone dell’alimentare che si svolge ogni due anni e che si appresta ad aprire alla Fiera di Parma (7-10 maggio). La costola italiana dell’azienda francese, che da noi vanta 19mila collaboratori ed è presente in 19 regioni con gli ipermercati Auchan, i supermercati Simply, i punti vendita di prossimità MyAuchan e i drugstore Lillapois, presenterà nella kermesse emiliana ai buyer di tutto il mondo il proprio impegno nella valorizzazione del made in Italy.

Un progetto ormai decennale, quello di Auchan Retail Italia in questo campo. Già ora la rete di export consente a 160 fornitori italiani di farsi assaggiare in 29 Paesi: quelli più vicini a noi (Francia, Austria, Svizzera, Spagna, Slovenia, Belgio, principato di Monaco, Lussemburgo) ma anche in Russia, in Moldavia, in Cina, a Taiwan, in Malesia, in Giappone, negli Stati Uniti. Questo grazie alla possibilità che l’azienda fornisce alle piccole e medie imprese di essere supportate nella gestione delle pratiche commerciali e doganali, nei rapporti con i clienti e con le catene straniere, nella promozione e nella visibilità del marchio e del prodotto.

Questo ha consentito a prodotti già molto noti, come il Panettone, ma anche a prodotti semisconosciuti fuori dai nostri confini, come i Pizzoccheri della Valtellina, la Sbrisolona, i Savoiardi, di allargare i propri orizzonti trovando mercati impensabili come la Russia, l’Ucraina, l’Ungheria. Sono 1600 le referenze che “emigrano”, tra cui molte specialità regionali.

A Cibus, Auchan Retail Italia creerà un ponte tra i produttori di eccellenze italiane presenti in fiera e buyer provenienti da dodici Paesi. Uno strumento importante è la “private label”, che può agevolare l’export sia nei confronti dei buyer di Auchan Retail nel mondo sia di quelli internazionali che visitano Cibus per far attività di sourcing di prodotti made in Italy. Per questo la linea Passioni di Auchan, dedicata a produzioni tipiche italiane a opera di artigiani del gusto, sarà protagonista dello stand al padiglione 8, posizione 015.

“Il nostro obiettivo – dice Alessandro Montanari, responsabile import-export di Auchan Retail Italia – è stato fin dall’inizio quello di rendere accessibile ai produttori italiani un mercato estero che si conferma molto curioso verso le proposte, anche di nicchia, della tradizione alimentare italiana. I risultati ogni anno sono in crescita: il giro d’affari dell’export nel 2017 ha raggiunto 56 milioni di euro, in aumento del 14% rispetto al 2016, e le migliori performance si registrano in Polonia, in Russia e a Taiwan. È un impegno in linea con la nostra forte volontà di promuovere il buono, sano e locale, diventando veri e propri ambasciatori del made in Italy nel mondo”.

Parmigiano Reggiano mai così in alto: 3.650mila forme ed export a +38% nel 2017

Non si arresta il successo di uno dei prodotti simbolo del made in Italy agroalimentare, il Parmigiano Reggiano: nel 2017 la produzione della DOP che è cresciuta del 5,2% rispetto all’anno precedente con il record di oltre 3,65 milioni di forme (circa 147 mila tonnellate), cifra mai raggiunta prima nella storia (millenaria) del formaggio che ha portato un giro d’affari al consumo pari a 2,2 miliardi di euro. I dati economici del comparto Parmigiano Reggiano sono stati presentati oggi a Milano dal Presidente del Consorzio Nicola Bertinelli, il vice Presidente Guglielmo Garagnani e il vice Ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero.

 

Produzione a +10%, export a +38%

Negli ultimi tre anni la produzione è aumentata da 3,3 milioni di forme a 3,65 milioni di forme, con una crescita del 10%. Il Parmigiano Reggiano sta vivendo un momento felice anche per quanto riguarda le quotazioni: nel 2016 il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2017 la quotazione media si è attestata a 9,81 euro con un incremento del 14% (fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma).

E, se l’Italia rappresenta il 62% del mercato, la parte da leone in questo successo la fa l’export che detiene una quota del 38% (+3,9% rispetto all’anno precedente). La Francia è il primo mercato (9.800 tonnellate), seguita da Germania (9.460 tonnellate), Stati Uniti (9.075 tonnellate), Regno Unito (6.163 tonnellate) e Canada (2.380 tonnellate). Se Francia, Germania, Canada e Regno Unito corrono (rispettivamente +11,3% , + 3,2% , +8,1%, +6,6%), gli Stati Uniti frenano (-9,3%) a causa del rapporto euro/dollaro e della concorrenza dei prodotti similari. Al contrario, cresce il Canada che, grazie agli accordi CETA, conferma le previste opportunità di sviluppo.

Distribuzione dell’export del Parmigiano Reggiano per mercato di destinazione.

 

 

2018: ulteriore crescita e 20 milioni di euro di comunicazione

La sfida del Consorzio ora è quella di collocare il prodotto sul mercato a un prezzo remunerativo: nel 2018 si prevede infatti un ulteriore incremento della produzione che porterà il numero delle forme a superare quota 3,7 milioni. Per sviluppare la domanda in Italia e all’estero, il Bilancio preventivo del Consorzio ha previsto un investimento in comunicazione pari a 20 milioni di euro (12 in Italia e 8 all’estero): 7 milioni in più rispetto all’anno precedente.

La strategia del Consorzio si basa su quattro pilastri: distintività di prodotto, incremento dell’export, lotta alla contraffazione e sviluppo delle vendite dirette dei caseifici.

Quanto alla distintività di prodotto: “Ci sono 3,5 milioni di famiglie fedelissime al Parmigiano Reggiano, 3,9 milioni al Grana Padano e 14 milioni di famiglie che comprano indistintamente uno o l’altro. Per aumentare le vendite, abbiamo messo in campo azioni di riposizionamento della marca, rafforzando la comunicazione con l’obiettivo di far percepire al consumatore i plus che rendono il Parmigiano Reggiano DOP un formaggio unico al mondo. Un prodotto che si distingue dai competitor per la selezione degli ingredienti migliori e naturali, la completa assenza di conservanti e additivi, il rispetto della stessa ricetta da mille anni” afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.  

Sul fronte dell’export il Consorzio ha incrementato gli investimenti all’estero sia in ambito marketing che relazioni pubbliche, creando un network di uffici stampa presenti nei principali mercati di riferimento. L’export rappresenta una delle leve principali per sostenere l’incremento di produzione: il Consorzio si pone l’ambizioso obiettivo di crescere di 2/3 punti percentuali l’anno e di arrivare nel 2021 a quota 1,6 milioni di forme esportate. Fondamentale in questo la lotta alla contraffazione. Dal 2017, il Consorzio ha potenziato i programmi di sorveglianza delle ditte di grattugia e dei laboratori di porzionatura (ora al 100%) così da garantire al consumatore l’autenticità del prodotto.

Ultimo tassello della strategia del Consorzio è il sostegno e promozione delle vendite dirette dai Caseifici che avranno accesso al mercato senza mediazioni, non solo attraverso gli spacci aziendali, ma anche con le vendite online, i rapporti diretti con le piccole catene di supermercati e il canale HoReCa. L’obiettivo è quello di aumentare la quota di vendita diretta fino a raggiungere un terzo della produzione complessiva.

 

Quando la Dop non basta: le certificazioni aggiuntive

Sono 137 caseifici su 335 quelli che hanno aggiunto altre certificazioni alla DOP per rispondere alle diverse esigenze di mercato. Ci sono il Parmigiano Reggiano Biologico, quello di Vacca Bianca Modenese, di Vacca Rossa Reggiana, di Vacca Bruna, e ancora il Prodotto di Montagna, il Kosher, l’Halal e le lunghissime stagionature “da meditazione”. Oltre 360 mila forme che si collocano a prezzi al consumo stabilmente superiori alla media. L’obiettivo del Consorzio è quello di promuovere questi nuovi segmenti di un mercato, condizionati dalla congiuntura che consente ai produttori una remunerazione più alta.

Retail unificato Piaggio, 300 Motoplex nel mondo vendono le due ruote Made in Italy

Con l’apertura del primo store a Hong Kong, raggiungono quota 300 i Motoplex, i flagship di retail unificato Piaggio che offrono in un’unica location i principali marchi del Gruppo: Vespa, Piaggio, Aprilia e Moto Guzzi. Un traguardo raggiunto in soli tre anni, con il fine di migliore e parzialmente sostituire la rete distributiva tradizionale.

Il Motoplex di Hong Kong si sviluppa su uno spazio di circa 300 metri quadrati suddivisi tra showroom (con un’area lounge&bar) e officina, ed è situato in To Kwa Wan Road. I suoi clienti potranno trovare in un unico spazio i quattro brand iconici e vivere un’esperienza unica caratterizzata da tecnologia, design e stile italiani, patrimonio del Gruppo riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

L’apertura di Hong Kong segue a stretto giro l’inaugurazione del Motoplex di Bangalore, nel sub continente indiano: situato lungo la Marathahalli Outer Ring Road, si sviluppa su una superficie di circa 800 metri quadrati.

Tra i Motoplex aperti negli ultimi mesi nel mondo si ricordano i due nuovi store in Italia (a Roma e Firenze), e restando in Europa in Spagna (Barcellona e Malaga), a Praga,  Bucarest e Sofia. In America Latina, si segnalano tra le principali inaugurazioni quella di Buenos Aires, Montevideo, e Città del Messico. In area asiatica sono stati aperti Motoplex a Kuala Lumpur, nella città-stato di Singapore e nella città indiana di Hyderabad. Infine in Australia a Melbourne.

Motoplex è un concetto di store che consente di sfruttare le potenzialità dei brand del Gruppo Piaggio e dei loro prodotti all’interno dello stesso spazio in una nuova frontiera di retail nella industry delle moto. I Motoplex sono infatti pensati per offrire al cliente una prospettiva coinvolgente del mondo delle due ruote in uno spazio nel quale, oltre ai veicoli e ai relativi accessori, può trovare merchandising dedicato, in molti casi l’officina, e passare un momento di intrattenimento e divertimento nel corner bar e nella lounge, dove chiacchierare di gare, moto e viaggi con persone competenti e appassionate.

Grazie alla formula Motoplex il Gruppo Piaggio ha registrato negli anni un miglioramento del mix prodotto venduto grazie all’up-selling e al cross-selling, un notevole aumento delle vendite di accessori e merchandising e un sensibile incremento del sell out moto per i punti vendita “tradizionali” dal momento della conversione nel nuovo format.

È stabilito: la pizza napoletana è patrimonio Unesco, 5 milioni al giorno sfornate in Italia

Pizzaiuoli napoletani in azione in piazza del Plebiscito a Napoli in occasione del riconoscimento dell’arte dei pizzaiuoli napoletani patrimonio dell’umanità Unesco, foto Coldiretti.

Già si festeggia a Napoli a poche ore dall’annuncio, che era nell’aria da giorni: la pizza napoletana, o meglio l’“Arte dei Pizzaiuoli napoletani”, è diventata patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Del resto, per sostenere la candidatura dell’iscrizione, approvata dall’apposito comitato intergovernativo riunito nell’Isola di Jeju in Corea del Sud, era stata organizzata (da Coldiretti insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde) la più grande raccolta di firme a sostegno di una candidatura mai realizzata prima, che ha raggiunto i 2 milioni.

La pizza genera un business di 12 miliardi di euro in Italia dove sono almeno 100mila i lavoratori fissi nel settore della pizza, ai quali se ne aggiungono altri 50mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli.  Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio, dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. I maggiori consumatori mondiali sono gli americani con 13 chili a testa l’anno, mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui.

Coldiretti intanto festeggia, e nella città partenopea fin dalle prime ore del giorno sono stati allestiti tavoli in strada con i primi “pizzaiuoli targati Unesco” al lavoro, esibizioni acrobatiche comprese e il ritorno della tradizione della “pizza sospesa”, offerta a coloro che non possono permettersi di pagarla nella storica via Chiaia, il centro dei festeggiamenti nel cuore di Napoli vicino all’Antica Pizzeria Brandi, che ha dato i natali, secondo la tradizione, alla pizza delle pizze, la  margherita.

 

2018 “anno internazionale del cibo italiano nel mondo”

Sembra una sorta di anteprima, un ottimo interludio al 2018 che è stato proclamato “anno internazionale del cibo italiano nel mondo”. 

«L’Italia è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e l’arte della pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale con circa 5 milioni di pizze sfornate al giorno – dice il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. La tutela dell’Unesco è stata riconosciuta per il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere ed è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti».

E a decretarne il successo in tutto il mondo è stato proprio questo mix unico di convivialità, nutrimento a basso prezzo ma senza derogare alla qualità, ingredienti e maestria made in Italy. Con al centro la figura del “pizzaiuolo”, “un mestiere globalizzante, perché siamo stati generosi, abbiamo insegnato a tutti l’arte di fare la pizza, perché siamo stati capaci di sfamare il mondo. Abbiamo contaminato il mondo” ha commentato all’Ansa il pizzaiolo-star Gino Sorbillo, fresco di inaugurazione del secondo locale a New York.

Sapori d’Italia, la Coop svizzera lancia un nuovo format per i prodotti made in Italy

Un angolo d’Italia in un supermercato svizzero: vuole essere questo Sapori d’Italia, i nuovo format di 200 metri quadri lanciato dalla Coop elvetica nella stazione di Aarau, dove la focaccia viene sfornata sul posto, i cornetti al cioccolato e l’espresso preparato con la macchina originale Cimbali 

La cucina italiana è una delle più apprezzate in Svizzera. Da qui la decisione di pensare a un punto vendita interamente dedicato alle specialità di casa nostra.

«Abbiamo voluto creare un negozio di autentiche specialità italiane. Per farlo ci siamo confrontati con i nostri fornitori, produttori e partner commerciali in Italia. Con Sapori d’Italia siamo ora in grado di offrire ai nostri clienti un assortimento delle più apprezzate specialità del Bel paese e altri prodotti di uso quotidiano» spiega il presidente della Direzione generale di Coop Joos Sutter.

Tra le proposte peperoncini ripieni di formaggio fresco perfetti come antipasto, pasta in tutte le sue declinazioni, focacce appena sfornate e, per concludere, specialità stagionali come il panettone. Ma anche chinotto, focaccia, mortadella, a richiamare le vacanze trascorse sulla costiera amalfitana, all’isola d’Elba o sul lago di Garda.

Nell’ortofrutta ci sono prodotti tipici italiani, come i fichi d’India dalla Sicilia, ma anche frutta e verdura a chilometro zero svizzera.

 

Dalla focaccia al caffè
L’impasto per focaccia realizzato esclusivamente per Sapori d’Italia acquisisce un particolare aroma grazie alle 24 ore di lievitazione. Le focacce vengono quindi cotte in negozio e arricchite con rucola, prosciutto di Parma appena tagliato o mozzarella. Non mancano gli antipasti, le insalate e i prodotti di pasticceria quali cannoli, amaretti, cantuccini e brutti e buoni. Sapori d’Italia offre inoltre un’ampia scelta di vini italiani e bibite tipiche come la gazzosa, nonché pasta, risotti, sughi e olio d’oliva.

Occhi puntati anche su un’altra eccellenza made in Italy che ha fatto il giro del mondo: il caffè. Per garantire il massimo del gusto, i grani di caffè vengono torrefatti direttamente in negozio. Solo se i grani vengono tostati appena prima della macinatura, infatti, possono sprigionare al meglio i loro circa 800 aromi diversi. Grazie all’abilità del barista e alla macchina originale Cimbali, i grani si trasformano quindi in un meraviglioso ristretto, espresso, cappuccino o latte macchiato. Il negozio dispone di circa 20 posti a sedere dove i clienti possono gustare il caffè e le altre specialità direttamente in loco.

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