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Qualitaly, ricevuto a Marca il premio ADI Packaging Design Award

La sesta edizione del premio ADI Packaging Design Award si è tenuta al Marca Private Label Conference and Exhibition 2023 lo scorso 19 gennaio. Una commissione di esperti ha selezionato i vincitori tra le oltre 900 aziende espositrici. Il premio, nato per valorizzare i prodotti più innovativi nel comparto packaging è stato assegnato da una commissione di esperti formata da Anna Tortoroglio (Art Director, docente incaricata packaging presso Accademia Di Belle Arti, Bologna), Fabio Bignardi e Katia Mascia (DOC Design) Waldimiro Bendandi (Designer della comunicazione, art director) e Valentina Downey (Presidente ADI Delegazione Emilia-Romagna). La commissione ha ricercato i prodotti in grado di coniugare il packaging con l’innovazione e l’eccellenza progettuale. La Menzione d’Onore a discrezione della giuria è stata assegnata alla gamma di prodotti Qualitaly.

È stata Valentina Downey ad assegnare il premio ed esporre la motivazione: “Un riconoscimento per il progetto di immagine coordinata nel settore Food Service declinato in più categorie merceologiche, che dimostra attenzione alle necessità dell’utente in ambito professionale, favorendo l’utilizzo responsabile del prodotto in cucina attraverso il linguaggio cromatico e informazioni facilmente modificabili e trovabili”.

Cooperativa Italiana Catering, azienda operante nel settore distribuzione al Food Service, è quindi vincitrice con il rinnovato packaging dei prodotti Qualitaly. Il brand nato nel 1993, rinnova il look in occasione dei suoi trent’anni. Già noto nel settore della ristorazione professionale per la qualità della linea grocery, Cooperativa Italiana Catering ha deciso di estendere il marchio anche agli altri settori, che già commercializzava con brand diversi, declinando così la gamma su più linee di prodotto e su tre diverse temperature. Qualitaly diventa così la prima marca trasversale per il settore ristorazione professionale.

A ricevere il premio il Presidente di Cooperativa Italiana Catering Roberto Zanobi che esterna la sua gratitudine: “Grazie innanzitutto per questo premio, è una grande soddisfazione, ma soprattutto per il riconoscimento del progetto a cui la nostra Cooperativa tiene molto”. E ancora spiega la natura della Cooperativa che nasce per tutelare un tessuto di piccole-medie aziende del settore della distribuzione al Food Service, mercato del consumo fuori casa, oggi tutela dai colossi della commercializzazione web e dall’entrata nel settore di fondi di investimento esteri.

Le aziende associate si sono sempre distinte per la ricerca di prodotti di qualità contrassegnati dalla marca Qualitaly, una gamma di prodotti che abbraccia più categorie merceologiche, declinate su tre temperature. Con il nuovo restyling del brand, presentato al pubblico in occasione del Marca, la Cooperativa ha voluto non solo identificare maggiormente i propri prodotti con un design innovativo, ma fare del packaging uno strumento di comunicazione. L’etichetta è molto di più che un adempimento di legge. È arricchita da informazioni utili per dosare gli alimenti e utilizzarli al meglio.

I prodotti Qualitaly sono testati dallo Chef stellato Lucio Pompili, proprietario del ristorante Symposium di Cartoceto nelle Marche, che ne verifica la resa e restituisce i contenuti al packaging. Inoltre il linguaggio cromatico delle confezioni che distingue le singole categorie merceologiche dei prodotti è studiato per una miglior rotazione dei prodotti in dispensa. Il restyling della linea Qualitaly è progettato per ottimizzare l’uso degli alimenti ed evitare sprechi in cucina. Cooperativa Italiana Catering si fa così portavoce di una condotta responsabile nei confronti innanzitutto del cibo, ma anche dell’energia, nell’indicazione dei tempi di cottura. Qualitaly è una proposta anti-spreco testata e dichiarata nei packaging dei prodotti.

L’ideazione del nuovo packaging è basata su uno studio di settore effettuato dalla Dottoressa Manola Scomparin, Responsabile Commerciale della Cooperativa nell’ambito del Master di Filosofia Del Cibo e del Vino presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, promosso dalla Direzione e mosso dalla passione condivisa per la ristorazione e la volontà di: “Non vedere appiattita la più grande risorsa che abbiamo in Italia”, come sottolinea il Presidente Zanobi. La direzione artistica è stata affidata allo studio creativo PaperPlane che ha saputo interpretare nel packaging i valori della Cooperativa.

Ma questo riconoscimento non finisce nei giorni della Fiera perché “Chi viene selezionato per questo premio concorre al Premio per l’Innovazione ADI Design Index 2023 e i prodotti con questa pubblicazione all’assegnazione del premio Compasso d’Oro, il premio più antico e autorevole per il design mondiale” come ricorda Valentina Downey al termine della premiazione.

Oleificio Zucchi a Marca per presentare i prodotti private label

Oleificio Zucchi torna a Marca, la prima edizione della fiera dopo lo stop dovuto alla pandemia. Il Salone internazionale sui prodotti a Marca del Distributore andrà in scena il 12 e 13 aprile presso BolognaFiere, nel capoluogo emiliano.

La storica azienda cremonese riprende lo spazio occupato nel 2020 presso il padiglione 30, stand C21-D22, ma con un allestimento interamente orientato alla sostenibilità: un valore al quale Oleificio Zucchi è votato da diversi anni, anticipando quello che sarebbe stato il corretto e naturale progresso del settore.

Tutta la struttura dello stand riflette l’attenzione al pianeta dell’azienda: la struttura è infatti interamente realizzata con legno certificato “filiera solidale PEFC Vaia 2018”, proveniente dagli schianti causati dalla tempesta Vaia, che nel 2018 ha colpito le foreste alpine del Nord Ovest (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Lombardia). Tutti i materiali di comunicazione verranno inoltre stampati su carta FSC e con vernici all’acqua, mentre lo stand sarà illuminato da lampade LED a risparmio energetico: piccoli accorgimenti per ribadire un impegno fattivo verso l’ambiente che ogni giorno vede Zucchi in prima linea.

A Marca l’azienda presenterà la sua ampia offerta di prodotti a marchio privato, con varie soluzioni di packaging, adatte alle diverse esigenze del mercato. Tra le proposte diversi oli da oliva e da seme tracciati dal campo alla tavola, che permettono di conoscere la provenienza dell’olio e, per l’extra vergine, le cultivar che compongono il blend. L’offerta di prodotti rispecchia i valori aziendali che si fondano sul rispetto per il consumatore, una nuova cultura dell’olio di eccellenza e una continua ricerca di innovazione in chiave sostenibile. Presso lo stand sarà possibile degustare una selezione delle eccellenze Zucchi all’esclusivo Oil Bar, per apprendere tutti i segreti del blending che l’azienda ha reso una vera e propria arte.

“Abbiamo oltre 210 anni di storia alle spalle e per noi che a Marca partecipiamo sin dalla prima edizione, tornare ad incontrare i maggiori attori distributivi in questa sede è estremamente importante”, spiega Giovanni Zucchi, Amministratore Delegato di Oleificio Zucchi. “Si tratta di un’occasione di confronto: da sempre al primo posto mettiamo il dialogo con il cliente, impegnandoci ad offrire il prodotto più adatto alle sue esigenze, proponendo innovazioni di prodotto e di pack.”

Natale online/2: la contraffazione corre sulla rete, un consumatore su due teme il falso

Nei giorni dello shopping natalizio cresce la preoccupazione – per chi acquista i regali online – di incorrere in truffe che riguardano prodotti contraffatti. Una ricerca di MarkMonitor, azienda specializzata nella protezione del brand, realizzata dall’azienda indipendente Vitreous World e condotta nel novembre 2017 su 3455 adulti di nove paesi (Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Svezia) segnala che quasi un consumatore su due (esattamente il 45%) teme di ricevere prodotti contraffatti acquistati online durante la stagione invernale. Una preoccupazione motivata dal fatto che quasi un consumatore su tre sostiene di aver ricevuto un prodotto poi risultato falso (nel 2016 era il 23%). E se qualcuno cerca volutamente merce contraffatta perché a prezzo basso, il 91% degli intervistati viene raggirato in modo inconsapevole, perché convinto di acquistare merce originale.

Un problema che si accentua nel periodo natalizio. «Siamo in quel periodo dell’anno – spiega Chrissie Jamieson, vicepresidente marketing di MarkMonitor, brand di Clarivate Analytics – in cui i consumatori si mettono alla ricerca dei regali perfetti. E, da acquirenti esperti, utilizzano internet per cercare occasioni e offerte. Sfortunatamente, questa ricerca online li espone a una serie di rischi, poiché i contraffattori utilizzano gli stessi canali per vendere i loro prodotti e ingannare i consumatori. Il problema si sta intensificando a causa dell’aggiunta di nuove piattaforme come social media e app, ognuna delle quali può essere sfruttata a loro favore da questi individui».

 

Strategie per difendersi: anche i marketplace colpiti

I consumatori naturalmente cercano di difendersi a loro modo. Intanto acquistando dai marketplace online (l’86% degli intervistati si sente più tranquillo), oppure utilizzando i link dei risultati dei motori di ricerca (67%) e le app sullo smartphone (56%). Questo malgrado il 42% dei prodotti contraffatti risulta acquistato su marketplace online e il 15% tramite i link nei risultati di ricerca.

La ricerca evidenzia anche che l’86% dei consumatori ritiene che i brand dovrebbero fare di più per proteggerli dall’acquisto di prodotti contraffatti. Non a caso dopo l’acquisto accidentale di un prodotto falso il 44% del campione mette in guardia dal brand amici e familiari, il 25% smette di comprare quel brand e il 22% vede intaccare notevolmente la sua percezione del marchio.

«Lo studio – aggiunge Jamieson – mostra che gli acquirenti sono consapevoli della minaccia della contraffazione, e alcuni, in più di un’occasione, ci sono cascati. Un ulteriore dato significativo è rappresentato dall’aumento del numero di consumatori che credono che i brand debbano fare di più per proteggerli dalla presenza di prodotti contraffatti su Internet. L’impatto sui consumatori è significativo poiché, oltre alla perdita di denaro e al disagio, potrebbero anche essere soggetti a rischi per la salute. I brand devono invece considerare i danni alla reputazione, le perdite di ricavi e la fiducia dei consumatori minata. Tutti questi problemi rafforzano il fatto che, se da un lato i consumatori dovrebbero essere più vigili quando fanno acquisti online, dall’altro le aziende devono fare tutto il possibile per proteggere se stesse e i propri clienti da queste minacce».

 

Dal caffè alle pile, i 15 nuovi Dash button di Amazon: Mulino Bianco è il più utilizzato

Caffè, soprattutto, ma anche biscotti, pellicole per stampe istantanee, prodotti per la casa e per l’infanzia: sono 15 i nuovi Dash Button che entrano nel “portfolio” di Amazon, avanguardia delle spese immediate e senza pensieri. I clienti Prime infatti possono ordinare i prodotti preferiti (tutti nell’ordine degli prodotti d’uso comune e di marca) semplicemente premendo un pulsante e sfruttando la connettività Wi Fi.

A quasi un anno dal lancio di Dash Button in Italia, Amazon ha ampliato il numero dei prodotti che possono essere acquistati tramite questo dispositivo. Le new entry sono Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Café Borbone, Nesquik, Plasmon, Daygum, L’Or, Hag, Fujifilm, Lenor Unstoppable, Napisan, Swiffer, Mellin, Nidina e Duracell arrivando a un totale di 38 prodotti.

 Durante l’ultimo anno i 10 Dash Button più venduti in Italia sono stati:

  1. Mulino Bianco
  2. Dash
  3. Finish
  4. Gillette
  5. Barilla
  6. Durex
  7. Pampers
  8. Lines
  9. Fairy
  10. Ace 

«I Dash Button sono un modo conveniente, facile e affidabile per ordinare i propri prodotti preferiti semplicemente premendo un pulsante, e i clienti li amano – ha affermato Jorrit Van der Meulen, vicepresidente, Amazon Devices International -. L’entusiasmo per i Dash Button continua a crescere. I clienti vogliono più pulsanti, nuovi brand vogliono essere coinvolti, e oggi siamo entusiasti di aggiungerne di nuovi, tra cui Nescafé, Plasmon e Swiffer».

I Dash Button dei nuovi brand sono disponibili al costo di 4,99 euro su www.amazon.it/dashbutton. I clienti che li acquistano riceveranno uno sconto dello stesso importo sul prodotto associato, dopo il primo utilizzo.

Chi lo usa, apprezza il fatto di non doversi più preoccupare di uscire di casa per andare a comprare i prodotti di tutti i giorni come il caffé, le batterie, prodotti per la pulizia della casa, il detersivo per la lavastoviglie o i pannolini. Quando uno di questi prodotti sta per esaurirsi, basta premere il Dash Button per effettuare l’ordine.
Con i pulsanti Dash, i clienti Prime ricevono i prodotti con le spedizioni Prime illimitate, senza costi aggiuntivi. Nel momento in cui viene effettuato un ordine, i clienti ricevono sullo smartphone una notifica di conferma del prodotto, con la data di consegna e il prezzo. Come avviene con gli acquisti effettuati con modalità 1-Click, c’è la possibilità di rivedere, modificare o cancellare l’ordine in modo semplice. Dash Button viene dotato di un adesivo riutilizzabile e un gancio estraibile per appenderlo, incollarlo o posizionarlo in qualunque luogo il cliente desideri.
I brand attualmente in vendita con questa modalità sono: 
Ace, Barilla, Biorepair, Brabantia, Café Borbone, Dash, Daygum, Derwent, Duracell, Durex, Fairy, Finish, GBC, Fujifilm, Gillette, Hag, L’Angelica, Lenor Unstoppable, Lines, Lines Specialist, L’Or, Mellin, Mulino Bianco, Napisan, Nerf, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Nesquik, Nidina, Nobo, Pampers, Plasmon, Pellini, Play-Doh, Rexel, Swiffer, Scholl, Tampax.

Contemporaneamente nel Regno Unito la dotcom di Bezos ha portato a 106 i “bottoni” disponibili. A un solo anno dall’introduzione tramite i Dash Button sono state già ordinate 160.000 tazze di caffè e quasi 300.000 rotoli di carta igienica. Ma il mercato, si sa, per l’eCommerce è assai più maturo: le vedite online sono al 19% del totale contro il mostro 6% (scarso).

Amazon Dash, arrivano 100 nuovi bottoni per ordinare prodotti di marca

L’idea di Amazon Dash è partita il maggio scorso e sembrava l’ennesima “boutade” del re delle DotComm (tipo le consegne con i droni, per intenderci): un bottone collegato via wi-fi e dedicato a un solo prodotto (il logo bene in vista) cliccando sul quale partiva l’ordine diretto ad Amazon, che lo consegnava a casa (per ora solo negli Stati Uniti) entro un giorno. Ora i prodotti di marca disponibili sono diventati più di 100. Partiti da commodity come pannolini per bambini o detersivi, man mano si sono ampliati ad alimentari e bevande forse non così essenziali ma tradizionalmente soggetti ad acquisti di impulso: dalle patatine alle vitamine, dal tè al caffè alla Pepsi, ma anche cibo per animali e pile.

Riservati ai clienti iscritti a Prime, i Dash Buttons costano 4,99 dollari l’uno, importo che si trasforma in credito per il primo ordine. Con il minimo sforzo da parte del consumatore, quando il prodotto del cuore sta per finire è sufficiente pigiare il bottone (attraverso il quale l’ordine può anche essere revocato) per ordinarlo. 

Brawny, Charmin, Clorox, Doritos, Energizer, Gain, Honest Kids, L’Oreal Paris Revitalift, Lysol, Peet’s Coffee, Playtex, Purina, Red Bull, Seventh Generation, Slim Jim, Snuggle, Starbucks, Trojan, Vitamin Water sono solo alcune dei nuovi marchi introdotti. Ma la domanda sorge spontanea: quale vende di più? Amazon non rilascia numeri ma assicura che negli ultimi tre mesi i consumatori che hanno iniziato ad utilizzare il sistema sono aumentati del 75%. «I clienti ci avevano detto chiaramente che volevano più marchi, più categorie e più prodotti nel programma. Siamo entusiasti di offrire ora più di 100 Dash Buttons che rappresentano le più grandi marche in decine di categorie a rappresentare migliaia di prodotti» ha dichiarato Daniel Rausch, direttore di Amazon Dash. «I clienti stanno usando i Dash Buttons più di una volta al minuto per non restare mai senza i prodotti che usano quotidianamente».

Da un’indagine di 1010 Data risulta che la marca più di successo che sfrutta il sistema è P&G e che i top seller sono il detersivo Tide, lo snack Bounty e la carta igienica Cottonelle.

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Diventerà un’icona pop o un oggetto da collezione l’Amazon Dash? Un mezzo per la marca di riaffermare se stessa nei confronti delle private label? Vedremo, soprattutto se alla fine si riuscirà ad avere da Amazon dei dati concreti sul reale impatto sulle vendite, e, anche e più importante, sulle abitudini di spesa dei consumatori.

Arriva in Italia Best Brands, l’oscar che premia risultati di vendita e awareness

best brands Stephan Nießner , Ferrero 11.02.2015 Foto: Astrid Schmidhuber

Nato in Germania, dove il gruppo di comunicazione Tedesco Serviceplan lo ha creato nel 2004, sbarcato in Cina nel 2014, il premio Best Brands arriva in Italia, per certificare con precisione quale fra tutti i brands del nostro paese è in assoluto il top.

Tutto merito del criterio oggettivo adottato e pserimentato da un decennio: la classifica delle marche italiane verrà stilata non secondo l’opinione (spesso autorevolissima) di una giuria, ma secondo due criteri oggettivi e molto diversi tra loro: il successo economico e l’affetto del pubblico: quindi share of market share of soul.

Per partecipare non serve un’iscrizione al premio: sono candidate d’ufficio tutte le marche rappresentative sia come quota di mercato, sia come capacità di investire in comunicazione, valutata sulla media degli ultimi quattro anni.

Giovanni Ghelardi, Amm. Del. di Serviceplan Italia
Giovanni Ghelardi,, Amm. Del. di Serviceplan Italia

«Best Brands si basa su uno studio estensivo condotto da GFK direttamente su 3.000 persone in Italia – spiega Giovanni Ghelardi AD di Serviceplan Italia che insieme agli altri partner, GFK Italia, RAI Pubblicità, System 24 e ADC Group e con il sostegno di UPA, promuove l’edizione nazionale del premio – con un metodo assolutamente inedito che mette in relazione attraverso un algoritmo esclusivo sia il potenziale economico del brand che il suo legame affettivo con la gente».

Silvio Silprandi, Vice Presidente GfK Eurisko Italia, entra nello specifico della metodologia. «È un processo molto articolato: l’indice finale nasce da due famiglie di indicatori. Da una parte abbiamo il «successo della marca» che comprende la Market Share (cioè la quota di mercato a valore), la Loyalty del consumatore (cioè la fedeltà al brand espressa attraverso l’acquisto più frequente) e il Premium Price (cioè il livello di prezzo su cui si attesta la marca rispetto alla media della competition) e la «share of soul» che comprende la Brand awareness (domande che rilevano il livello di familiarità con la marca), il Brand Potential Index (calcolato su una serie di domande che misurano propensione a spendere di più rispetto alle altre marche, personal relevance, attrattività, distintività e superiorità), il Cross-selling potential (domande che raccolgono il livello di propensione all’acquisto/utilizzo di un nuovo prodotto della marca). In sostanza però l’ingrediente fondamentale di tutto il processo sono i consumatori. Sono loro a determinare sia il successo economico di una marca sia ad esprimere i dati più ‘emozionali’».

In attesa del 28 ottobre quando saranno ufficializzati i Best Brands irtaliani, nell’ultima edizione svoltasi in Germania è stata riconosciuta l’importanza dei brand italiani con l’istituzione della categoria Best International Brand/Corporate Brand Italy vinta da Ferrero, al secondo e terzo posto si sono classificate Tod’s e Luxottica.

Gfk: nella società sorprendente la marca diventa icona e stringe un nuovo patto con le persone

Nel suo seminario annuale Gfk traccia la strada per i marketer e i comunicatori delle imprese e focalizza l’attenzione sulle dinamiche della grande trasformazione in atto.

Il marketing non può più utilizzare gli strumenti fin qui abitudinari, perché il consumatore appartiene ormai al secolo scorso e oggi ci si trova di fronte a individui, a persone. E la marca deve trasformarsi iin un’icona, perché viviamo un una società sorprendente, perché il mondo digitale sta creando sempre nuove opportunità di relazione e connessione tra le persone, non necessariamente soltanto fra i giovani ma tra le persone mature e anche anziane.

Gfk ha quindi focalizzato l’attenzione sulle dinamiche del cambiamento in corso sempre più veloce dove il digitale sta aumentando il dominio della realtà. È una nuova modalità di mettersi in relazione e di soddisfare nuovi bisogni di “realtà aumentata”, come dimostrano esempi quali alcuni padiglioni di Expo e il Mercato Metropolitano di Milano.

Questa nuova modalità, fatta di immagini e sensazioni che arrivano fino all’esperienza, chiede alle Marche un nuovo patto di presenza e di comunicazione.

«Oggi il consumatore è una persona che chiede alle marche o alle imprese di offrire sempre più sapere distintivo permettendogli di allargare il suo universo cognitivo», afferma Giuseppe Minoia di Gfk.

Non esistono quindi più target immutabili nel tempo. Esistono solo persone che massimizzano opportunità che le aziende offrono. Si tratta di target nuovi che possono non coincidere con le convinzioni, gli stereotipi e le attese

E alla marca si chiede un nuovo patto di fiducia, con la speranza davvero che la realtà aumenti grazie agli arricchimenti di marca, senza peraltro tradire e fare del male all’organismo vivente che chiamiamo Gaia.

Tutto questo porta anche a considerare la marca in una nuova logica identitaria: non più marca ma icona come segno evocativo di esperienze desiderabili.

A Marca la Mdd protagonista della filiera agroalimentare

È stato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina a convocare un tavolo di discussione con i rappresentanti della filiera agroalimentare, con un messaggio video in chiusura del convegno che ha inaugurato ieri Marca a Bologna. In quella sede si proseguirà il discorso iniziato nel corso dell’incontro che ha aperto la fiera dela Marca del distributore, che sempre più si connota come momento cruciale nei rapporti di filiera tra industria e distribuzione. Quest’anno con una grossa novità: il coinvolgimento delle altre organizzazioni della filiera a monte (gli agricoltori rappresentati da Coldiretti e Confagricoltura) e a valle, con il convegno pomeridiano organizzato da Ibc, l’associazione Industrie dei Beni di consumo.

Guido Cristini, Università di Parma
Guido Cristini, Università di Parma

Un metamessaggio non da poco, se si considera che  il 2014 ha segnato uno stop nella crescita della quota di mercato della marca del distributore, a fronte di una pressione promozionale che ha toccato punte del 28,7% nei supermercati e del 34,6% negli ipermercati e che parimenti è stata esercitata sulla Mdd: 26,7% negli Ipermercati (in crescita dello 0,6%) e e 22,4% nei Supermercati, in calo dello 0,3%. Paradossalmente, ha detto Guido Cristini docente di Marketing all’Università di Parma, «la crisi ha innescato un meccanismo capovolto, in cui la Mdd ha “fatto” la marca, mentre le marche hanno de-valorizzato il proprio posizionamento, puntando al prezzo con azioni tattiche».

Francesco Pugliese, presidente Adm
Francesco Pugliese, presidente Adm

E Francesco Pugliese, nel ruolo di padronedi casa come presidente di Adm, ha osservato: «Il ruolo della Mdd è costruire la marca, è diventare marca. La pressione promozionale è come la cocaina: ti dà una botta di energia, ma con l’uso non ne puoi più tornare indietro. Ma la distribuzione sta cominciando a comprendere che il valore della filiera non può essere dato con la pressione promozionale».

Non minori sono i problemi che si rilevano a valle della filiera.

Roberto Della casa, Università di Bologna
Roberto Della casa, Università di Bologna

Li ha espressi Roberto Della Casa, Docente di Marketing dei prodotti agroalimentari e Gestione delle imprese agroalimentari dell’Università di Bologna esponendo una interessante ricerca che ha analizzato la catena del valore nella filiera agroalimentare che ha preso in considerazione 10 circoscrizioni economiche distrettuali agroalimentari, alcune tipicamente agricole, altre agroindustriali, che però nell’insieme rappresentano 9 prodotti Dop e Igp, il 45% della produzione, il 57% del fatturato, il 61% del fatturato alla distribuzione moderna. Quest’ultima è stata nell’ultimo trienni un canale in crescita di 127 milioni per i 10 distretti considerati contro una diminuzione di 100 milioni di euro degli altri canali. «Alcuni di questi prodotti vivono di distribuzione moderna», ha detto Della Casa. Che dopo aver analizzato alcuni casi, ha ricordato come il problema cruciale per il sistema agroalimentare italiano sia quello di aumentare la capacità di esportare per dare possibilità alla produzione di aumentare evitando così di cedere sui prezzi. Perché, ha sottolineato, «alcune filiere sono dominate dai costi più che dall’utile».

E proprio il tema di come realizzare strumenti (piattaforme logistiche) di aggregazione dell’offertaper l’esportazione che offrano servizi alla distribuzione estera insieme a come aumentare il valore aggiunto della filiera e alle modalità di aggregazione dell’offerta sono i temi sui quali il ministro Martina ha chiamato attorno a un tavolo di discussione i protagonisti della filiera. L’appuntamento è per martedì 27 gennaio.

 

Fabrizio Gomarasca

Terre Ducali a Marca per crescere con la Gdo

Il 2014 è stato un anno positivo per Terre Ducali: l’azienda, che opera nella Food Valley, zona tipica di produzione del Prosciutto di Parma e che oggi è una delle realtà più dinamiche nel panorama italiano del settore dei salumi, ha fatto registrare un incremento di fatturato del 20% circa. Tre le direttrici di sviluppo: consolidamento della leadership di mercato per quanto riguarda lo Strolghino di Culatello, deciso sviluppo dei mercati esteri e costruzione di importanti relazioni di business con le più importanti insegne della Gdo. Per questo sarà a Marca, la due giorni (14 e 15 gennaio) di Bologna Fiere dedicata al ruolo della marca del distributore.

A spiegare perché Terre Ducali collabori con la Gdo è il Ceo Giulio Gherri: «Da un lato si tratta di una necessità: secondo il rapporto 2014 di IRI, il segmento di offerta Mdd rappresenta oggi in Italia una quota di mercato del 18,9%, per un valore di vendita pari a 9,7 miliardi di euro. Dall’altro, la nostra è una scelta che ha motivazioni forti: in questo momento oltre che sulla convenienza, le insegne della Gdo, per le proprie marche private hanno deciso di investire sulla qualità, per una questione di brand protection. E sono sensibili all’innovazione. Attenzione alla qualità e dinamicità sono due caratteristiche insite nel dna di Terre Ducali: per questo ci siamo proposti con successo come partner delle insegne della Gdo, in modo particolare italiane, in progetti di alta gamma».

Tre le tipologie di prodotto su cui sviluppare la partnership: lo Strolghino di Culatello, il salame Felino Igp, gli affettati in vaschetta di un’ampia gamma di prodotti: dal Prosciutto di Parma al prosciutto cotto, dalla Coppa di Parma Igp al guanciale, passando per il fiocco di prosciutto e per la pancetta al pepe nero.

vaschette salumi 60 gr Terre DucaliA livello di grammatura, Terre Ducali è in grado di soddisfare richieste sia per linee monoporzione, ideali per single e per pasti fuori casa, da 60 gr, sia per linee snacking, fino a 200 gr. Grande è l’attenzione dedicata al packaging: le nuove confezioni in vaschetta, oltre a essere comode e pratiche, assicurano la freschezza del salume come appena affettato. A rendere unica la linea di affettati Terre Ducali per la Mdd è anche il fatto che le singole fette di salume siano posate nella confezione a mano: un servizio degno delle migliori salumerie e gastronomie.

Proprio riguardo alle vaschette, Terre Ducali ha dato vita alla start-up HPP Italia per l’applicazione della tecnologia delle alte pressioni idrostatiche (HPP – High Pressure Processing). Si tratta di un trattamento, con una pressione che arriva fino a 5-6 mila bar, determina un effetto sanificante sugli alimenti, modificando la struttura cellulare delle forme microbiotiche potenzialmente pericolose per la salute umana, non incidendo sulle caratteristiche organolettiche del prodotto, anzi raddoppiandone la shelf life.

Venchi apre tre nuovi store in giro per il mondo

Si parla sempre con maggior frequenza di “Sesto Continente”, in riferimento agli store che vanno ad animare gli scali ferroviari o areoportuali. In linea con questo trend, senza dubbio profittevole, Venchi ha appena Venchi_in storefesteggiato con successo tre nuove aperture.

L’azienda, infatti, ha deciso di ampliare ulteriormente la sua rete, aprendo tre nuovi punti vendita in location strategiche, con l’obiettivo di portare in giro per il mondo la qualità e il fascino del cioccolato Made in Italy. Dei tre nuovi negozi il primo è ubicato nel terminal 3 dell’aeroporto internazionale Guarulhos di San Paolo in Brasile, l’altro all’interno dell’aeroporto di Milano Malpensa, (si tratta di uno store caratterizzato da un nuovissimo totem fontana di cioccolato); il terzo corner, infine è stato aperto dentro l’outlet Franciacorta.

 

Si tratta di aperture strategiche che contribuiscono significativamente a mantenere alta la brand identity del Belpaese e avvalorano l’elevato livello qualitativo del brand che si è da poco aggiudicato un grande riconoscimento, venendo inserito tra le 50 eccellenze del Made in Italy nell’e-book “Save the brand – Fashion, Food e Furniture”.

L’azienda

Dal 1878 Venchi è garanzia di eccellenza. L’azienda, di origini torinesi, è rinomata per l’attenta selezione delle materie prime – cacao proveniente dalle migliori piantagioni dell’America Latina e dell’Africa e nocciole rigorosamente Piemonte I.G.P. – e l’utilizzo di ingredienti esclusivamente naturali. Sono banditi dalla produzione: conservanti, aromi chimici, grassi vegetali idrogenati, coloranti, mono e digliceridi degli acidi grassi.

I prodotti Venchi sono distribuiti selettivamente in negozi esclusivi e nel retail di lusso, in 55 paesi, così come in negozi monomarca situati nei principali aeroporti e in location strategiche nelle principali città italiane ed europee.

 

 

 

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