CLOSE
Home Tags Mercato

Tag: Mercato

Cresce l’export per l’Italia, toccando nel 2017 la quota record di 40 mld

Come si dice? Da cosa nasce cosa. E dalla crisi dei consumi che per un decennio ha imperversato nel nostro Paese, è nata (o meglio si è fortemente rafforzata) una diversa strategia commerciale basata sull’export.

Non è un caso, infatti che dal 2007 (anno d’esordio della crisi) al 2017 il valore delle esportazioni agroalimentari italiane è passato da 22 ad oltre 40 miliardi di euro, record storico, sebbene ancora lontano dall’ambizioso traguardo che il Paese si è dato dei 50 miliardi al 2020.

Ecco una delle evidenze principali della relazione di Nomisma presentata in occasione del convegno “L’agroalimentare italiano alla prova dell’internazionalizzazione”, evento organizzato presso il Savoia Hotel di Bologna dallo studio legale LS Lexjus Sinacta e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Ioanna Stavropoulou (Granarolo spa), Giordano Emo Capodilista (Confagricoltura), Massimiliano Montalti (Assologistica), Andrea Villani (A.G.E.R.), Damiano Frosi (Politecnico di Milano).

Nonostante questo l’Italia non è ancora sul podio dei paesi esportaori, ma in Europa detiene il 5° posto dietro Olanda, Germania, Francia e Spagna. Evidentemente la reputazione da sola non è in grado di sancire il successo. Servono anche organizzazione, competenza e conoscenza, caratteristiche appannaggio delle imprese più strutturate.

Il nostro Paese, ancora, sconta un po’ il vezzo del piccolo è bello: basti pensare che in Italia solamente l’1,7% delle imprese alimentari ha più di 50 addetti – contro il 10,5% della Germania o il 4,1% della Spagna – ed è in grado di esportare circa il 30% della propria produzione.

Questa peculiarità spiega anche la nostra ridotta presenza sui mercati lontani:  i due terzi dell’export agroalimentare italiano, infatti, sono ancora destinati a mercati “di prossimità”, cioè Paesi dell’Unione Europea, mentre la restante quota si distribuisce tra America (13,5%), Asia (9%), altri Paesi Europei (7,6%), Africa (2,4%), sebbene – e da qui si comprendono le ulteriori potenzialità inespresse del food&beverage italiano – nell’ultimo decennio il nostro export agroalimentare sia cresciuto del 229% verso il Medio Oriente, del 197% in Asia centrale, del 163% in Asia Orientale e del 123% nei paesi del centro-sud America.

A proposito di queste criticità, Denis Pantini, Responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma ha commentato: “Affinché l’export dei prodotti agroalimentari italiani aumenti, è indispensabile che si allarghi la base delle imprese esportatrici, in larga parte riconducibili ad aziende medio-grandi e rappresentanti una quota ancora ridotta del totale, meno del 20% del settore”.

Le criticità

Sul mercato internazionale, le opportunità di crescitanon mancano: nei prossimi 5 anni, infatti, ci si attende i corrispondenza a un incremento del reddito pro capite, una ulteriore crescita dei consumi alimentari in molti dei principali mercati mondiali: Stati Uniti (+24%), Cina (+44%), India (+85%), Russia (+45%), Corea del Sud (+22%), Canada (+35%).

Il problema dell’Italia è quello della concorrenza di altri paesi agguerriti, specializzati e con condizioni fiscali ben diverse. Non dimentichiamo, infatti, che tra le difficoltà che rendono la vita difficile alle PMI italiane in questa corsa all’export, figurano dazi e barriere non tariffarie che rappresentano spesso ostacoli insormontabili. Tra il 2012 e il 2016 il numero di misure sanitarie e fitosanitarie e barriere tecniche e commerciali è aumentato rispettivamente del 43% e 99%, per non parlare dei dazi medi all’import che in alcuni casi sono superiori al 30% ad valorem. In quest’ottica, gli accordi commerciali giocano certamente un ruolo di primo piano; ne è una dimostrazione quanto sta accadendo sul mercato del vino in Cina, dove Australia e Cile, grazie ad accordi bilaterali che hanno azzerato i dazi all’importazione, insieme hanno eroso più del 10% del mercato a Francia, Italia e Spagna (che all’opposto non godono di queste agevolazioni).

 

Fonte: Nomisma Agrifood Monitor

Aggregazione nella Gdo, Sligro vende Emtè a Jumbo e Coop per 410 milioni di euro

Continua la concentrazione della Gdo nel nord Europa, in Olanda in particolare: Sligro Food Group NV ha annunciato la vendita di tutte le azioni di EMT Holding BV che controlla 130 supermercati a insegna EMTÉ, al consorzio di Jumbo e Coop.  Alla fine della transazione, due terzi del business sarà integrato in Jumbo e un terzo in Coop. Jumbo e Coop hanno già collaborato con successo in operazioni di acquisizione in passato. Al 2016 risale la fusione tra l’olandese Royal Ahold e la belga Delhaize, che ha creato un super gruppo della Gdo da 22 marchi locali con 6.500 punti vendita in 11 Paesi.

Il fatturato 2017 di EMTÉ è stato di 828 milioni di euro e l’insegna ha 6.200 dipendenti. Il valore totale delle transazioni – ce comprende anche la vendita di 27 immobili –  ammonta a 410 milioni di euro, che consistono in 275 milioni di euro per le attività di vendita al dettaglio, 60 milioni di euro per il settore immobiliare e 75 milioni di euro di compensazione per le voci di capitale circolante che, a causa dell’intreccio delle attività di vendita al dettaglio di Foodservice e Food all’interno dello Sligro Food Group, sono in ritardo. Le parti mirano a completare la transazione nel corso del 2018. Tutti i dipendenti coinvolti sono trasferiti al consorzio. 

«Nonostante l’impegno dei nostri colleghi e l’apprezzamento dei nostri clienti, un futuro per EMTÉ come formula indipendente non era più la migliore opzione strategica – ha spiegato Koen Slippens, CEO di Sligro Food Group -. Ci siamo presi il tempo di esaminare attentamente le alternative, con il rispetto per tutte le persone coinvolte. Siamo convinti che, scegliendo la proposta di Jumbo e Coop, rendiamo giustizia agli interessi dei nostri dipendenti, franchisee, clienti, partner e fornitori e creiamo anche il massimo valore per i nostri azionisti. Insieme a Jumbo e Coop ci impegniamo per una buona transizione della nostra formula EMTÉ e concentriamo anche la nostra azienda su un futuro come player internazionale di servizi alimentari mirato, ambizioso e da leader. Con le consegne a La Place, come parte di questo accordo, stiamo ancora una volta rafforzando la nostra posizione nel mercato dei servizi alimentari nei Paesi Bassi».

Il riferimento è all’accordo pluriennale che sarà stipulato tra Sligro e Jumbo in base al quale Sligro fungerà da partner preferito di La Place, catena di ristoranti di cucina naturale del gruppo.
«La prevista acquisizione di gran parte di EMTÉ è un altro grande passo nello sviluppo della nostra azienda familiare – ha detto Frits van Eerd, CEO di Jumbo Supermarkten -. Questa espansione si adatta molto bene anche alle nostre ambizioni di crescita. Vediamo buone opportunità con questi negozi per sviluppare ulteriormente la nostra strategia omnicanale, che mira a essere disponibile in tanti posti e in tutti i momenti possibili per i nostri milioni di clienti. Inoltre, diamo il benvenuto a Sligro come partner preferito dei ristoranti La Place nei Paesi Bassi. Sligro e La Place sono due nomi di spicco nel campo dell’esperienza alimentare. La cooperazione proposta garantisce un ulteriore miglioramento della qualità».
 
«Siamo molto orgogliosi che con questa operazione congiunta possiamo rafforzare ulteriormente la nostra posizione nei Paesi Bassi. Questo passo si adatta perfettamente alla nostra ambizione di crescita di mettere Coop più saldamente sulla mappa. Come cooperativa, Coop è letteralmente e figurativamente vicino ai suoi clienti e offre una formula eccezionale per ogni supermercato per poter operare con successo in ogni area del mercato locale. Siamo pronti a continuare a costruire la nostra unica casa cooperativa insieme ai nostri nuovi colleghi e imprenditori. Con questo facciamo la differenza per ancora più consumatori nei Paesi Bassi» ha aggiunto Fred Bosch, CEO di Coop Supermarkten.

Donne e lavoro: il sogno è lavorare in proprio. La ricerca Metro

Donne e lavoro: il sogno è mettersi in proprio con un’attività tutta loro. Ecco quanto emerge da una ricerca svolta da METRO su 10 Paesi (Cina, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia e Turchia) che ha coinvolto 10.000 persone.

Tuttavia, contrariamente a quanto possa aver detto Calderón de La Barca, la vita non è sogno e di fatto bisogna fare i conti con la realtà e la realtà ha spesso un volto diverso.

Prendiamo la situazione in Italia, per esempio: sul 56% di donne che aspirano a un’attività in proprio solo il /% è realmente fiduciosa di riuscire nell’intento.

Perché tanta sfiducia?

Per la crisi economica (60%), innazitutto, ma anche per la mancanza di supporti finanziari (51%) e per la percezione di un numero eccessivo di tasse (48%).

Anche sul fronte dei pregiudizi (sulla loro competenza e sulla dedizione al lavoro) la via delle donne è piuttosto accidentata; all’estero ne è convinto il 56% delle donne imprenditrici e il 48% degli imprenditori di sesso maschile, mentre in Italia si sale rispettivamente al 62% e al 50%.

“Dai dati della ricerca emergono ancora forti pregiudizi verso il lavoro autonomo delle donne” – commenta Manuela Mallia, Responsabile Horeca Branding & Innovation METRO Italia. – un approccio nuovo potrebbe essere inaugurato facendo leva sulle motivazioni che spingono le donne a desiderare di mettersi in proprio. In Italia il motore principale è la passione. Per il 42% delle intervistate lavorare a qualcosa di coinvolgente è il principale motivo per cui aprirebbero la propria attività. Lavorare sulla passione e incentivarla ci sembra un buon inizio per scardinare la situazione in favore delle donne”.

 

 

Casillo al FICO: presentato “Puglia come mangi”

Casillo, azienda di Corato (Ba) leader nella selezione, movimentazione, miscelazione, trasformazione e commercializzazione del grano, ha presentato a  FICO Eataly World il progetto “Puglia come mangi”. Presenti all’evento: Domenico Mazzilli (AD Selezione Casillo), Paolo Sanguedolce (Responsabile ricerca e sviluppo Selezione Casillo) e Fabio Mastandrea (mastro fornaio di Bari). Ad aprire i lavori Tiziana Primori, AD di Eataly World.

Cos’è “Puglia come mangi”?

Un progetto completo che si avvale anche della presenza all’interno di FICO del mulino Casillo, che racconta come la materia prima viene trasformata per passare così dal campo al chiosco di “Puglia come mangi” dove viene usata per realizzare le specialità locali dello street food: la FOCACCIA barese, la PUCCIA salentina e il PANZEROTTO.

 “FICO Eataly World rappresenta tutte le filiere dell’agroalimentare italiano, dal campo alla forchetta, offrendo ai visitatori conoscenza, esperienza, divertimento anche attraverso i 45 luoghi ristoro, che vanno dallo street food fino al ristorante stellato, dal Nord al Sud del nostro Paese” – dice Tiziana Primori Amministratore Delegato Eataly World. “Puglia come mangi” è inserito nella filiera dei cereali, una delle più ricche e celebri della nostra tavola: Casillo, a FICO, consente di scoprire e sperimentare la meravigliosa varietà e qualità degli ingredienti e il saper fare della Puglia, una delle regioni che vantano le tradizioni agroalimentari più interessanti del nostro Paese. In estrema sintesi, un assaggio dei saperi e i sapori della nostra Italia”.

 “Siamo molto felici e orgogliosi di essere parte attiva di FICO, un luogo così prestigioso che racchiude il meglio della nostra cultura legata alla terra – afferma Domenico Mazzilli AD di Selezione Casillo – Casillo è un’azienda dinamica, innovativa e sostenibile che con “Puglia come mangi”, presenta in un contesto di respiro internazionale l’eccellenza agroalimentare della nostra regione. E’ un importante veicolo per far conoscere i prodotti pugliesi simbolo che contribuiscono a portare in alto il Made in Italy. Puglia come mangi racconta il nostro territorio e lo fa in modo semplice, immediato e salutare grazie all’uso di materie prime naturali. Nella nostra proposta di Street Food la qualità si lega sempre alla bontà”.

Questione di ingredienti
Secondo la filosofia di Casillo, la bontà nasce dall’ingrediente principale: una semola rimacinata 100% pugliese da filiera controllata e certificata “Prime Terre” (del brand Selezione Casillo) e lavorata in un sapiente impasto dai migliori artigiani panificatori.

In particolare, Prime Terre è il progetto guida nato per valorizzare le produzioni locali e dar vita a farine e semole che raccontano e profumano della terra in cui sono nate.

I grani duri e i grani teneri 100% italiani e 100% territoriali del progetto Prime Terre sono coltivati e macinati nelle regioni storicamente vocate alla coltura di cereali, come ad esempio Puglia, Emilia- Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Basilicata, Campania e Abruzzo ma non solo. Ciascuna varietà rispecchia le attitudini agricole del territorio ed è espressione autentica della cultura contadina ancora presente nelle regioni.
Selezione Casillo con Prime Terre e con Puglia come mangi vuole, quindi, da un lato tutelare l’identità territoriale e dall’altro proporre un’esperienza di gusto memorabile attingendo allo straordinario patrimonio enogastronomico della regione.

 

 

 

Esselunga cresce ancora: chiude il 2017 con 7,7 miliardi di vendite

Esselunga, sessant’anni e non sentirli: l’insegna milanese chiude il bilancio 2017, primo anno interamente passato senza lo storico fondatore Bernardo Caprotti, ancora in crescita.

Le vendite sono salite a 7,754 miliardi, +3,1%, mentre l’utile netto rettificato per tener conto del consolidamento di Villata Partecipazioni, che ha contribuito per 9,8 milioni, è salito del 3,9% a 305,8 milioni contro 220,6 milioni del 2016.
La posizione finanziaria netta negativa (per 847,5 milioni contro i 55,5 del 2016) è la conseguenza dell’acquisto del controllo di Villata, la società con 83 immobili commerciali del gruppo la cui acquisizione (del 67,5% per 965 milioni) è stata strumentale al raggiungimento di un accordo tra gli eredi di Caprotti.

Per finanziare l’operazione Esselunga ha emesso due bond da 1 miliardo di euro.

Cioccolato militare sul mercato grazie a F%nderia del Cacao

Packaging originale delle Forze Armate e ricetta storica esclusiva, formulata in partnership con l’Istituto Chimico Farmaceutico Militare: “Cioccolato Militare” , arriva sul mercato, grazie alla toscanissima F%nderia del Cacao. La nuova linea di prodotti “Cioccolato Militare” sarà presentata ufficialmente alla prossima edizione di Taste, il salone del gusto firmato Pitti Immagine, che si svolgerà alla Stazione Leopolda di Firenze dal 10 al 12 marzo 2018.

Qualità ed energia, il Cioccolato Militare è un fondente al 70% e si presenta avvolto nella confezione storica delle Forze Armate, pensato oggi per esigenze di utilizzo in diversi formati: il “cubo” da 50g, 100g e la tavoletta da 200g. Completano la linea i cioccolatini da 5g ciascuno, disponibili anche in uno speciale astuccio di metallo, come si usava una volta ed una crema spalmabile, anche questa in tubetto di alluminio per l’uso sportivo.

Il cioccolato militare è usato dall’esercito come parte della razione giornaliera fin dal 1937. Queste razioni di cioccolato furono introdotte per la prima volta negli Stati Uniti, sia per migliorare il morale delle truppe, sia come razione d’emergenza energetica e soprattutto facilmente trasportabile. Il cioccolato è tuttora utilizzato nelle missioni della NASA, come cibo gustoso, molto energetico e leggero per quanto riguarda il peso, caratteristica fondamentale per le missioni spaziali. I prodotti della linea saranno acquistabili nei migliori punti vendita specializzati, attraverso i canali ufficiali delle Forze Armate e online.

 

App e shopping su mobile: le evidenze del Global Commerce Review

App dipendenti? Decisamente sì. Oggi in fase di acquisto, gli acquirenti sono sempre più mobile e più confidenti nella funzionalità delle applicazioni.

Ergo, è prioritario ri-definire le strategia di marketing commerciale.

Ecco quanto emerge dalla Global Commerce Review, il report di Criteo che analizza le attività, i comportamenti e le preferenze degli acquirenti su tutti i dispositivi e gli ambienti di navigazione.

“Con l’aumento dell’utilizzo degli smartphone, l’adozione di app e la navigazione da mobile hanno portato a modelli di shopping omnicanale interessanti”, ha dichiarato Alberto Torre, Managing Director di Criteo Italia. “Il nostro ultimo report evidenzia il potere delle shopping app nel generare tassi di conversione e vendite significativamente più elevati su dispositivi mobili, e conferma che i clienti omnicanale offrono il più alto valore a lungo termine. I retailer e le aziende possono trarre vantaggio da queste tendenze per ottimizzare i loro investimenti di marketing, connettendosi in modo più efficace con gli acquirenti per ottenere i migliori risultati commerciali.”

I punti chiave della ricerca

La prima evidenza interessante riguarda le performance delle app, in rapporto al mobile web. Emerge infatti che:

  • In Europa, i retailer con una shopping app oggi generano il 50% delle loro vendite su dispositivi mobili, con il 54% di transazioni tramite app.
  • Il tasso di conversione per le shopping app è stato tre volte superiore al tasso di conversione standard del 4% registrato sul mobile web.
  • In Nord America, i retailer con una shopping app generano il 67% di tutte le vendite di eCommerce su dispositivi mobili. La modalità in-app rappresenta il 66% delle transazioni mobili per i retailer che generano vendite sia sul mobile web sia in-app.

Emerge inoltre una progressiva diffusione degli acquisti on the go, con effetti conseguenti sull’utilizzo dei vari dipositivi:

  • Nel quarto trimestre del 2017, in Italia le transazioni con smartphone e tablet (app escluse) sono state il 37%. Su base annua le vendite tramite smartphone sono aumentate del 43,5%, mentre quelle da tablet sono diminuite del 15,7%. L’utilizzo del desktop continua a dominare durante le ore di lavoro, ma ha registrato una flessione anno su anno con un calo delle transazioni dell’1,1%.
  • In Italia, le categorie di vendita al dettaglio con la più alta percentuale di vendite da dispositivi mobili sono salute/bellezza (47%), moda/lusso (40%), articoli sportivi (40%) e casa/giardinaggio (33%).
  • La stagionalità ha ridotto leggermente il numero delle transazioni desktop precedute da un clic su mobile, in quanto i consumatori sono più attivi sui dispositivi mobili durante l’estate. In Italia il 25% degli acquisti è preceduto da un clic su un altro dispositivo e il 15% di quelli su desktop viene preceduto da un clic su un dispositivo mobile.

Le strategie omnicanale aiutano a guidare gli acquirenti e oggi generano il 27% di tutte le vendite, nonostante i clienti omnicanale rappresentino solo il 7% del totale.

A ogni momento il suo shopping

Il passaggio da un device all’altro è strettamente correlato al momento della giornata: prevale il desktop durante le ore d’ufficio, decisamente in ascesa lo smartphone nel tempo libero.

Ne consegue che:

  • In Italia i retailer che desiderano rivolgersi agli utenti nelle ore di lavoro, non possono ignorare il dominio del desktop in questo arco di tempo, specialmente tra le 9:00 e le 12:00.
  • In alternativa, l’ottimizzazione del targeting per smartphone e tablet rimane determinante la sera e per tutto il weekend.

 

 

Bio, online e sostenibilità fanno crescere la Coop svizzera

L’innovazione, il presidio delle (ex) nicchie come il bio e il fairtrade, la ricerca di nuovi formati, il canale online pagano: quanto meno in Svizzera, dove continua a crescere Coop Svizzera, che chiude il 2017 con un fatturato di 29,2 miliardi di franchi svizzeri (pari a 25,3 miliardi di euro) e un aumento del 3,1% per tutto il gruppo e dell’1,4% nel commercio al dettaglio. In crescita anche l’utile, che aumenta di 10 milioni di franchi arrivando a 485 milioni (pari a 421 milioni di euro). L’EBIT, ovvero il risultato ante oneri finanziari, è stato per tutto il gruppo di 806 milioni di franchi (700 milioni di euro), con una crescita del 5,7% rispetto all’anno precedente.

Il Gruppo Coop ha realizzato investimenti lordi pari a 1,6 miliardi di franchi (pari a 1,4 miliardi di euro) mentre il patrimonio netto inclusi gli interessi di minoranza ha raggiunto il 47,9% della somma di bilancio. A fine 2017, il Gruppo Coop, che è il secondo operatore nella grande distribuzione dopo Migros e che non ha alcun legame societario con Coop Italia pur avendo un logo molto simile, impiegava 86.318 collaboratori (+1317), dei quali 55.375 in Svizzera.

Coop Svizzera si conferma leader del mercato dei prodotti sostenibili, con 4,3 miliardi di franchi (3,7 miliardi di euro) di fatturato e una crescita in doppia cifra (+10,4%) Con i soli prodotti bio, Coop ha totalizzato 1,4 miliardi di franchi (+10,7%).

I supermercati Coop hanno incrementato la frequenza dei clienti del 5,7% superando, con 10,3 miliardi di franchi (8,9 miliardi di euro), il ricavo netto dell’anno precedente. I formati specializzati hanno visto una crescita del 2,8% raggiungendo i 7,1 miliardi di franchi (6,1 miliardi di euro). Interdiscount, Microspot, Fust e Nettoshop hanno messo a segno un fatturato di oltre 2 miliardi di franchi (1,7 miliardi di euro), con una crescita di 51 milioni di franchi (44 milioni di euro) e un rafforzamento della leadership nel mercato dell’elettronica di consumo. Il Gruppo Coop conta un totale di 2.295 punti di vendita, 41 in più rispetto all’anno precedente. Coop gestisce la rete di punti di vendita più numerosa della Svizzera.

In crescita nel 2017 anche il settore del commercio online. Il ricavo netto è ammontato a 1,7 miliardi di franchi (1,47 miliardi di euro), con una crescita di 267 milioni di franchi (232 milioni di euro) rispetto all’anno precedente. Il supermercato online Coop@home ha fatto registrare una crescita superiore alla media e pari al 10,5%; il ricavo netto è ammontato a 142 milioni di franchi (123 milioni di euro).

Nel settore Commercio all’ingrosso/produzione, Coop ha realizzato un ricavo netto di 13 miliardi di franchi (11,3 milioni di euro), che corrisponde a un aumento del 6,2%. Al netto delle acquisizioni, il settore è cresciuto del 4,9%. Il gruppo Transgourmet ha registrato un ricavo netto di 9,1 miliardi di franchi (7,9 miliardi di euro) con un aumento del 6,3% e la conferma del secondo posto tra le aziende europee che operano nel Cash&Carry e del rifornimento all’ingrosso.

 

Più di un italiano su due connesso via mobile: canale di vendita in parte inesplorato

Sono 31,1 milioni gli italiani che accedono ogni mese a internet tramite smartphone e tablet, più di uno su due. E di essi più di un terzo, il 37%, utilizza il mobile in esclusiva, più di quanti ormai si connettano invece dal solo pc. E infatti il 64% del tempo speso navigando viene trascorso con lo smartphone in mano. Dati che emergono dall’Osservatorio mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, che analizza periodicamente l’impatto degli smartphone nei rapporti tra aziende e consumatori.

Che il mobile sia diventato sempre più importante nella vita degli italiani è un dato di fatto. Sono 11 milioni coloro che hanno come unico strumento di accesso a internet uno smartphone o un tablet, gli altri utilizzano anche il desktop. Nel marzo 2017 si è verificato lo storico sorpasso dei mobile-only sui pc-only e le distanze vanno aumentando. Che il mobile sia diventato un canale di vendita importantissimo è un dato di fatto altrettanto chiaro. In Italia, Paese non certo all’avanguardia in Europa da questo punto di vista, un quarto degli acquisti di eCommerce nel 2017 è stato effettuato via mobile. E il fatto che ciascuno di noi trascorra in media 45 ore al mese navigando su dispositivi mobili rende questi strumenti fondamentali anche per la pubblicità. Il mercato del Mobile advertising concentra il 40% degli investimenti sul digitale e il 14% del totale.

Le opportunità da cogliere per le aziende sono tante e molte ancora inesplorate. Il grosso delle attività svolte online dagli italiani su mobile si concentra su un numero limitato di app di proprietà di colossi come Facebook e Google. «A fronte di importanti passi avanti già avvenuti da parte delle principali imprese italiane nella valorizzazione del mobile – fa notare Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’osservatorio Mobile B2c – le opportunità da cogliere rimangono tante. Visione strategica, competenze e continuous improvement sono gli ingredienti essenziali per giocare appieno questa partita».

 

Mobile advertising e app, opportunità di crescita

Il mercato del Mobile Advertising in Italia nel 2017 è cresciuto del 49% superando per la prima volta il miliardo di euro. «Si riduce la differenza tra la spesa delle aziende su questo canale e il tempo di navigazione degli utenti – osserva Marta Valsecchi, direttore dell’osservatorio Mobile B2c Strategy -. L’incremento degli investimenti può essere ricondotto in particolare alla crescita dell’impatto del Mobile all’interno di campagne digital multipiattaforma sia a causa del crescente spostamento di audience su questo canale sia per la maggiore attenzione di diverso editori a declinate su Mobile alcuni formato tipici del desktop e a migliorare la modalità di misurazione delle valorizzazioni».

A livello di formati peso dominante continua ad averlo il Display advertising (43% del mercato) davanti al Video Advertising (33%) e la Search (20%). Per quanto riguarda i siti, considerando le principali aziende per fatturato in 13 differenti settori emerge che il 68% ha un sito responsive, il 15% un mobile site, il 13% un sito adaptive e solo il 4% un sito non ottimizzato. Colpisce poi il dato sul numero medio di App pubblicate sugli Store da ciascuna azienda: circa 5, un terzo delle quali non aggiornate. Il rating medio è discreto, pari a 3,35, in leggero aumento se si considerano quelle principali e maggiormente aggiornate. E chi ha sviluppato le App lo ha fatto mirando a clienti già conosciuti: il 93% delle App analizzate dà infatti la possibilità all’utente di accedere a un’area personale tramite login, anche se in più della metà di queste è possibile fruire di alcuni servizi o contenuti in un’area free. Infine le carte fedeltà: il 35% le ha già dematerializzate almeno in parte.

Consilia cresce ancora, l’MDD di SUN registra un +20,6% nel 2017

Un incremento costante: è quello delle vendite dei prodotti a marchio del distributore in Italia, e una conferma viene dai prodotti a marchio Consilia che nei primi dieci mesi del 2017 hanno fatto registrare +20,6% (contro una media nazionale del +3,8%). 

I dati emergono dall’analisi periodica condotta dalla Business Intelligence istituita all’interno del Consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali che associa Italbrix, Gruppo Gabrielli, Alfi (Gulliver), Cadoro e Gros Gruppo Romano Supermercati, il quale ha analizzato l’andamento del trend delle vendite sulla base dei dati di Iri.

 

Bevande, freddo e drogheria alimentare categorie al top

Considerando le diverse categorie emerge che le vendite delle bevande a marchio sono aumentate del 29,3% (1,4%); il Freddo ha fatto registrare un +24,5 % (3,9% dato nazionale private label); il Fresco il +16,3% (+7,5%); la Drogheria Alimentare +25,5% (2,9%); l’Ortofrutta +12,8% (7,6%); la Cura Persona +23,2% (-1,5%); la Cura Casa +17,1% (-2,2%) e il Pet Care -6,9% (0,8%).

Nel solo mese di ottobre il trend delle vendite dei prodotti a marchio è stato pari a 16,9% contro il 3,5% registrato a livello complessivo. Lo scenario dei consumi a ottobre, secondo le rilevazioni Nielsen, conferma la performance di crescita “seppur rallentando rispetto ai mesi precedenti, con un aumento dei fatturati di iper+super del +2,1% rispetto al 2016 (+2,8% a progressivo). La crescita della Marca del Distributore continua anche ad ottobre (+3,8% sul mese), con una quota che passa dal 18,6% di un anno fa al 19% di ottobre 2017”.

«La nostra marca del distributore Consilia continua a crescere e i dati lo dimostrano ampiamente. Una crescita che continua ad essere di gran lunga superiore anche alla media nazionale, segno evidente della validità delle scelte strategiche che stiamo attuando. Da parte nostra continuiamo ad ampliare la gamma delle referenze andando incontro anche alle mutate esigenze della nostra clientela. Il dato di ottobre, comunque, risente anche dell’impegno dell’azienda nella comunicazione. Infatti la “vetrina” garantita ai prodotti Consilia dal Grande Fratello Vip, indiscusso leader negli ascolti, ha influito nelle vendite dei prodotti a marchio del distributore» ha commentato il direttore generale del consorzio SUN Stefano Rango.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare