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Coldiretti, giugno sorride ai discount, giù le botteghe alimentari

I consumatori scelgono, e a vedere i numeri sembra inarrestabile la tendenza a privilegiare il canale discount, che peraltro rispetto al passato presenta un’offerta sempre più ampia e variegata e format rinnovati e accoglienti, ed evita le botteghe sotto casa. Lo conferma una analisi della Coldiretti sui consumi di giugno, che, tra gli esercizi commerciali, vede solo le piccole botteghe alimentari in calo di vendite (-0,1%), mentre crescono significativamente solo i discount, che registrano un incremento dell’1,3%. Tra l’altro, un’inversione di tendenza rispetto al mese di maggio, dove anche i discount avevano sofferto (vedi Istat: a maggio calano le vendite di alimentari, e ora soffrono anche i discount).

La grande distribuzione alimentare aumenta le vendite dello 0,3% rispetto allo scorso anno. L’analisi della Coldiretti si basa sui dati sul commercio al dettaglio dell’Istat relativi a giugno 2016, che nell’alimentare fa registrare complessivamente un calo vendite dello 0,1% rispetto a maggio ed un aumento dello 0,2% su base annuale. L’auspicio dell’organizzazione degli imprenditori agricoli è che questi aumenti di spesa nella distribuzione alimentare si trasferiscano anche al settore agricolo “che si trova in piena deflazione con i compensi riconosciuti per molti prodotti che non coprono neanche i costi di produzione, dal latte al grano”.

Ahold Delhaize entra in Coopernic, e va insieme a Coop, E Leclerc e Rewe

Ahold Delhaize, uno dei maggiori attori della Gdo nato dalla recente fusione tra l’olandese Royal Ahold (cui fanno riferimento i marchi Albert Heijin, Gall&Gall e Etos) e il belga Delhaize, dal 1° settembre sarà un membro operativo di Coopernic. La Cooperation Européenne de Référencement et de Négoce des Indépendants Commerçant è il maggiore gruppo d’acquisto europeo di cui fanno parte anche Coop Italia, E. Leclerc e Rewe Group e che contava tra i soci, dal 2015, anche Delhaize.

“La mission principale di Coopernic – si legge in una nota – rimane quella di rafforzare l’indipendenza e la prestazione di ognuno dei retailer nel suo mercato, tramite l’ottimizzazione delle condizioni commerciali con i fornitori internazionali, che assicurano un valore aggiunto ai consumatori-clienti”.

Quest’ultimo ingresso conferma Coopernic come il gruppo d’acquisto dei “big”, leader di mercato della Gdo nei rispettivi Paesi di riferimento. Ahold Delhaize ha una famiglia di 22 marchi locali con oltre 50 milioni di clienti a settimana in 11 Paesi, 6.500 punti vendita dove lavorano 375mila persone. Coop Italia, con i sui 1.200 punti vendita dove lavorano 55mila persone, è la maggiore insegna italiana, che genera un fatturato di 12,7 miliardi di euro e ha 8,2 milioni di soci consumatori.  È entrata in Coopernic nel gennaio 2015 lasciando Centrale Italiana. La francese E.Leclerc, presente in cinque Paesi europei, ha 652 punti vendita e 499 soci, un fatturato di 45,7 miliardi di euro e una quota di mercato in Francia del 20,7 %. REWE Group, con un fatturato di 52,4 miliardi di euro, 15mila punti vendita in 20 Paesi e 330mila dipendenti è tra i maggiori attori della distribuzione tedesca ed europea.

Walmart compra Jet.com e sfida Amazon sull’e-commerce

Ormai è un fatto acquisito che nessuna insegna della Gdo può prescindere dal canale online. L’ingresso di Amazon, con tutta la sua portata di fuoco, anche nei freschi ha di fatto cambiato le carte in tavola, aprendo il canale, che, è opportuno ricordarlo, negli USA, mercato evoluto, ha oggi una quota dell’8% del mercato. Resta il fatto che il canale va presidiato, e al meglio. L’ultima conferma arriva dall’americana Walmart, la più grande insegna della grande distribuzione “fisica” al mondo, che ha dichiarato l’intenzione di acquistare Jet.com, start-up dedita alla vendita di grocery online, per una cifra record: 3,3 miliardi di dollari. La maggiore mai utilizzata per l’acquisto di una società che opera nel web. L’acquisto potrebbe essere finalizzato già il prossimo novembre.

Secondo il New York Times, la mossa segnalerebbe l’ammissione della difficoltà di Walmart nel canale online che ha portato alla necessità di affidarsi a dei professionisti del web, e anche un cambio di strategia. Jet.com è infatti diventata famosa per i suoi acquisti “all’ingrosso” (ovvero più di acquista di un certo prodotto, più sconti si ottengono). Inoltre la start up sarebbe particolarmente forte su due target che interessano particolarmente Walmart ma su cui l’insegna non è particolarmente forte, i Millennials e gli abitanti delle grandi città.

Non sempre però la strada dell’acquisizione paga. Morrisons ad esempio ha appena deciso di cedere le proprie quote in Fresh Direct, acquisite nel 2011. Un modo per tamponare il momento di crisi dell’insegna britannica sul mercato americano. L’azione non sottintende però certo a un arretramento dal canale, che sarà presidiato in due modi: tramite una partnership con lo specialista Ocado e un accordo proprio con Amazon per vendere prodotti freschi nel Regno Unito.

Kentucky Fried Chicken: la grande sfida del pollo fritto

D’accordo, è approdata solo di recente nello Stivale, in compenso ci ha messo pochissimo ad aprire i primi sei punti vendita. L’ultimo (ovvero il sesto ristorante italiano, il secondo in Lombardia e il primo in provincia di Milano) è stato quello di Arese. “Il piano di sviluppo prevede l’inaugurazione di 100 locali in cinque anni su tutto il territorio nazionale attraverso una decina di imprenditori affiliati. Un percorso che affrontiamo forti del grande successo che fin da subito la nostra proposta alimentare ha riscosso ovunque: a Roma, Torino, Chieti, Genova, Brescia e ad Arese”, commenta Corrado Cagnola, amministratore delegato di KFC Italia.Corrado Cagnola_1_alta

Come mai KFC è arrivato in Italia solo nel 2014?
Perché solo allora si sono create le condizioni ideali per lo sviluppo del brand in Italia. Tenete presente che KFC si diffonde nel mondo attraverso il franchising. Prima di espandersi in un Paese l’azienda valuta quindi tre elementi: location, imprenditori e strategia di sviluppo.

Pensate di approdare anche a Milano? E dove saranno le prossime aperture?
Sì, senza fretta però. Aspettiamo di trovare l’occasione e le persone giuste. Milano è una città interessante, ma le location non sono così numerose e gli affitti nelle vie principali del centro sono così alti da non garantire un profitto certo, che invece è una delle condizioni imprescindibili che KFC tiene in conto per la scelta del negozio. Di certo nei prossimi mesi ci concentreremo su Lombardia, Lazio, Piemonte e su Veneto ed Emilia Romagna, due regioni dove per ora siamo assenti.

E che tipo di imprenditore cercate?
Imprenditori con una seria volontà e capacità di investimento, interessati ad aprire tra i 10 e i 30 ristoranti, anche attraverso società costituite ad hoc. L’affiliato ideale, inoltre, è un valido gestore sia a livello di dettaglio, sia a livello generale. Dal punto di vista operativo, tutti i ristoranti devono infatti essere gestiti al meglio e allo stesso modo. Ecco perché indentifichiamo un interlocutore tecnico, il principal operator. Quando l’imprenditore ha un solo punto vendita, questa figura coincide con il direttore del ristorante; mentre quando cresce il numero di ristoranti, con il direttore operativo della società.

Parliamo di investimenti e di tempi di break-even?
Aprire un KFC costa mediamente un milione di euro, ma l’investimento varia in base alle diverse tipologie: il drive è più costoso, mentre un ristorante in una food court di un centro commerciale -come quello aperto a metà aprile ad Arese- richiede un investimento minore. Il fatturato oscilla a seconda dei punti vendita, tuttavia si aggira sui due milioni all’anno. Quanto al ritorno, è legato in buona parte all’affitto della location. In questo senso è impossibile dare indicazioni, anche perché il business plan è gestito dall’imprenditore.

Offrite anche un servizio di formazione?
Sì. Insegniamo tutto quello che riguarda il business con il training e con l’affiancamento: dove comprare cucina e attrezzature, come gestire un ristorante, come assumere il personale, come gratificarlo, etc. Di conseguenza non è essenziale un’esperienza pregressa nel settore.

Quanto dura il periodo di training?
Dipende, anche venti settimane.

E l’affiancamento?
È molto breve: facciamo aprire il ristorante solo a chi è già in grado di gestirlo insieme al suo staff.

Uno sguardo ai fornitori.
Abbiamo una catena di fornitura unica per tutti. Gli ordini vengono effettuati su una piattaforma comune e consegnati direttamente nei punti vendita. Questa strategia alleggerisce il gestore dall’impegno di selezionare i fornitori e ci consente di controllare la qualità delle materie prime. Compito di chi gestisce il negozio è prevedere le vendite e quindi stabilire gli ordini. Che non devono essere eccessivi per contenere le spese, ma nemmeno troppo limitati per evitare di non poter adempiere alle richieste dei clienti. Il sistema informatizzato propone una soluzione per gli acquisti, ma sta al gestore decidere se seguire le indicazioni o apporre delle modifiche all’ordine.

In che modo sfruttate le opportunità offerte dalle nuove tecnologie?
Il flusso è automatizzato a livello tecnologico: i movimenti delle casse sono subito registrati dalle cucine e dal magazzino, ovvero dal back office e fanno partire gli ordini, le preparazioni e i consumi. Inoltre abbiamo menuboard totalmente digitali, animati e con offerte diverse a seconda della fascia oraria della giornata.

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Quali sono le vostre strategie di comunicazione?
In questa prima fase ci interessa comunicare innanzitutto brand, prodotto (che cosa offriamo, come lo prepariamo e le diverse occasioni di consumo) e ristoranti (dove siamo e come siamo fatti). Per diffondere il marchio puntiamo soprattutto sul mondo digital, ovvero sul sito web e sulle piattaforme social come Facebook e Instagram, senza trascurare i mezzi tradizionali come affissioni, cinema e radio. Inoltre, curiamo l’arredo e la decorazione dei locali, per esempio con un’area dedicata al colonnello che inventò la ricetta segreta per preparare il pollo e con una zona deputata al bucket, i secchielli di cartone di KFC che presuppongono la condivisione del cibo. Tenete conto, per esempio, che il Bucket Tenders Maxi Menu è composto da 22 pezzi + 4 salse + 4 contorni + 4 bibite e costa 33 €.

E la televisione?
Per il momento non abbiamo intenzione di pianificare una campagna televisiva. La verità? Non sono sicuro valga la pena investire in questa direzione nemmeno in futuro. La tv resta un mezzo efficace, ma è caro e non in linea con lo stile di vita e le abitudini del nostro target di riferimento, che è giovane e più interessato ai canali digitali.

di Nicole Cavazzuti

Grana Padano e Aceto Balsamico di Modena IGP, difendiamo le eccellenze

L’Italia è il Paese leader incontrastato per la produzione di eccellenze agroalimentari.

Su oltre 1200 prodotti con marchi Dop, Igp e Stg, oltre il 20% sono “made in Italy”.

Il nostro Paese è, pertanto, al primo posto della graduatoria comunitaria dei prodotti tipici ed è per questo, che i nostri prodotti sono spesso oggetto di sofisticazioni, falsificazioni, contraffazione, imitazioni e ingannevole utilizzo dell’origine geografica.

Direttore Generale Stefano Berni“L’attività di contraffazione dei prodotti alimentari – spiega Stefano Berni, direttore del Consorzio Grana Padano e  Aceto Balsamico di Modena IGP – evidenzia un giro d’affari stimato solo in Europa di oltre 20 miliardi di euro, contro un export poco superiore ai 12 miliardi e la crisi ha favorito il commercio di prodotti alimentari low cost che aumentano i rischi a tavola perché questi cibi spesso nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. A fronte di questi dati, appare evidente che l’attività di controllo sia una priorità in un Paese come l’Italia, che ha conquistato il primato nella sicurezza alimentare a livello internazionale”.

Per questo il Consorzio Grana Padano è stato promotore dell’accordo MIPAAF-GDO (siglato ad Expo), per la valorizzazione dei prodotti Dop e Igp sugli scaffali dei punti vendita. “Una vittoria del Consorzio Grana Padano- afferma Berni -. In uno studio realizzato con l’Università Piemonte Orientale, presentato due anni fa a ‘Tuttofood’, siamo stati i primi a sollecitare il Governo e la UE affinchè il consumatore potesse scegliere con chiarezza e trasparenza cosa acquistare. Da sempre, Grana Padano il prodotto Dop più consumato del mondo, con 4 mlni e 800 mila forme all’anno, combatte una difficile battaglia per fronteggiare il fenomeno dei ‘falsi’ e delle imitazioni ingannevoli”.

L’agropirateria, che va appunto, dai ‘falsi’ all’utilizzo indebito di marchi e nomi come il nostro – aggiunge Stefano Berni – produce effetti gravissimi. Solo per il Grana Padano, abbiamo stimato un danno di circa 1 miliardi di euro. E tutto ciò senza dimenticare gli aspetti legati ai controlli e quindi alla sicurezza alimentare dei consumatori”.

“Nei negozi e nei supermercati – prosegue Berni  è forte e in continua crescita la presenza di prodotti che per aspetto, presentazione e packaging sembrano uguali a quelli Dop, ma che nulla hanno a che vedere con il livello qualitativo degli stessi. È un atto dovuto quindi, nei confronti dei consumatori, ma anche delle filiere che li sostegono, separare i prodotti Dop e Igp sugli scaffali, con un adeguata comunicazione affinchè i consumatori siano ben informati e quindi liberi di scegliere. Oggi il protocollo è stato condiviso dalle catene maggiori di supermercati, sia italiane che straniere (Lidl, Esselunga, Conad, Coop), mancano ancora i discount, ma la strada sarà breve per averli nel gruppo di lavoro”.

Rossana, torna a casa

Rossana non è andata persa.

Dopo mesi di rumors a tinte fosche che la davano già fuori dal mercato, la Rossana, invece, ce l’ha fatta, scardinando ogni previsione. E così la “rossa”, che dalla sua nascita nel 1926 ad oggi ha attraversato varie vicissitudini, è tornata italiana.

E questo solo da pochi giorni, da quando cioè Fida ha sottoscritto il contratto preliminare di acquisizione del ramo d’azienda relativo alle caramelle a marchio Rossana, appunto, Fondenti, Glacia, Fruttallegre, Lemoncella e Spicchi, già posseduto da Nestlé.

Pinci Eugenio 1In questo modo l’azienda astigiana, operativa nel settore delle caramelle dal 1973, va ad ampliare il suo portfolio che annovera marchi noti come Bonelle, Sanagola, Charms, Gocce, Tenerezze, Gnammy e le Irresistibili.

“Per noi – commenta Eugenio Pinci, Presidente e Amministratore Delegato di Fida – è motivo di autentico orgoglio aver avviato un’operazione di questo tipo: la mission di Fida, infatti, è sempre stata quella di proporre prodotti esclusivi. E la Rossana, da 90 anni icona del gusto per migliaia di italiani, esclusiva lo è senz’altro.

Oggi Fida detiene il 3,5% del mercato delle caramelle familiari. Quanto inciderà la nuova acquisizione in termine di quote?

Porterà nuova linfa, senza dubbio. Le stime ci fanno propendere per un raddoppio della quota, che dovrebbe arrivare al 7%.

Le new entry rischiano di fagocitare il vostro portfolio prodotti?

Assolutamente no: i nostri marchi presidiano i display della Gdo a un livello assolutamente paritetico rispetto a quello della nuova acquisizione.

In futuro, anzi, ci ripromettiamo di incrementare la distribuzione, affinando le sinergie tra marchi, così da mettere a frutto e ottimizzare le peculiarità di ciascuno.

Quanto si avvierà la nuova produzione?

Il closing dell’operazione è previsto per fine giugno, contiamo di “avviare le macchine” subito dopo, già da luglio. Il nostro sito produttivo di Castagnole delle Lanze è infatti in grado di assorbire immediatamente i volumi produttivi dei nuovi brand acquistati.

Cambierete strategie comunicative sui marchi appena acquisiti?

Parlarne oggi è prematuro: serve prima far assorbire i tempi tecnici dell’operazione. Diciamo, però, che in futuro potremmo decidere di modulare l’approccio al consumatore tarandolo sui nuovi trend. Ma è tutto ancora in divenire.

Parliamo di caramelle “storiche”, non proprio in linea con i nuovi trend salutistici dei consumatori: questo potrebbe essere un problema?

Dubito: il nostro è un settore solo marginalmente toccato dalle mode salutistiche. Le varianti bio, light e free from esistono, certo, ma crescono poco. Le trasgressioni vanno godute fino in fondo, non crede?

E allora ben vengano le caramelle tradizionali: dolci e – magari- con un cuore morbido e cremoso….

Lindt propone tre nuove specialità, star la nocciola del Piemonte

Lindt e i suoi Maîtres Chocolatiers, per l’autunno 2016, hanno declinato la loro arte in tre straordinarie ricette nate dall’incontro tra il cioccolato Lindt e la pregiata “Nocciola Piemonte IGP”, la cui denominazione garantisce l’elevata qualità e l’autenticità del prodotto.
Questo rinomato frutto, che proviene direttamente dai celebri noccioleti della regione piemontese, si distingue per l’unicità del suo gusto e per la freschezza del suo aroma.
Lindt_Maitre_Chocolatier_NoccioleUtilizzata sin dall’antichità per le sue proprietà organolettiche, la nocciola del Consorzio di Tutela è una vera eccellenza dell’agroalimentare italiano, simbolo della tradizione secolare che trova la sua massima espressione tra le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato.
Dalla grande esperienza e dedizione dei Maîtres Chocolatiers Lindt, che con passione e rigore
selezionano sempre i migliori ingredienti, nascono così Excellence Fondente Nocciola, dedicata
agli amanti della texture croccante della granetta di nocciole abbinata al finissimo cioccolato
Lindt, e le Tavolette Latte e Fondente con nocciole intere gentilmente tostate per chi desidera
essere conquistato dal contrasto tra la morbidezza del goloso cioccolato Lindt e l’extra croccantezza
del frutto piemontese.

Spreco alimentare: Carrefour promuove la nuova legge

Anche Carrefour esprime il suo plauso per la legge contro lo spreco alimenatre, giudica grande alto di civiltrà e valido contributo in un percorso virtuoso che l’insegna ha da tempo intrapreso.
“Accogliamo con favore e soddisfazione – puntualizza infatti Flavia Marè, Responsabile Assicurazione qualità e coordinatrice CSR Carrefour Italia – l’approvazione della legge sugli sprechi alimentari che regolamenta e incentiva le buone pratiche relative alla gestione delle eccedenze. Riteniamo infatti la legge, così come strutturata in Italia, sia ad oggi il migliore esempio a livello europeo. Quella italiana infatti, rispetto a quella francese, è una legge basata sugli incentivi e sulla valorizzazione delle buone pratiche, sulla capacità di creare relazioni durature tra i soggetti coinvolti che tengono conto delle esigenze e capacità reciproche. In questo modo sarà sempre più possibile sviluppare reti virtuose di raccolta ed utilizzo delle eccedenze evitando obblighi e costrizioni formali che rischiano di creare flussi totali di difficile gestione di eccedenze alimentari verso le Onlus. Un tema, quello al centro della nuova legge, che da sempre coinvolge attivamente il Gruppo Carrefour nella continua ricerca di ridurre tutte le forme di spreco di risorse al fine di ottenere la massima efficienza con la minor influenza sull’ambiente. Carrefour Italia, in particolare, è proattivamente coinvolta in iniziative per combattere lo spreco del cibo attraverso attività di prevenzione alla creazione di eccedenze, attraverso un gruppo di lavoro espressamente dedicato alla revisione e miglioramento dei flussi aziendali, e di valorizzazione dei prodotti a rischio con attività quali il taglio prezzo dei prodotti prossimi alla scadenza o la la vendita della frutta matura per macedonie. Inoltre,  già da diversi anni ha attivato importanti partnership, prima tra tutte quelle con il Banco Alimentare, per consentire la raccolta delle eccedenze e la loro distribuzione alle persone in difficoltà economiche tramite enti presenti sul territorio dei punti di vendita”.
Il Gruppo Carrefour ha deciso di dedicare al tema della lotta allo spreco alimentare l’annuale iniziativa “La Grande Sfida dei Fornitori” che coinvolge i 650 fornitori di prodotti a marchio aziendale valorizzand le loro iniziative e buone pratiche su questo importante aspetto.

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Legge antispreco il parere di Federdistribuzione

Caffarel e Caffè Vergnano: nasce il gianduiotto fondente all’aroma di caffè

Caffarel, l’azienda che ha creato l’autentico gianduiotto simbolo di Torino e che quest’anno festeggia 190 anni di storia, insiema a Caffè Vergnano, antica torrefazione piemontese si incontrano per dare vita, dal prossimo autunno, a un gianduiotto fondente dal gusto unico e inimitabile.
Il nuovo Gianduiotto rappresenta, infatti, una moderna e straordinaria declinazione dell’originale
cioccolatino di Torino, creato miscelando sapientemente cacao, zucchero e nocciole del Piemonte con una pregiata miscela di caffè: un connubio perfetto e bilanciato di ingredienti selezionati con cura e un gusto completamente italiano che danno vita a un cioccolatino fondente dal sapore intenso e persistente.
L’inimitabile cremosità dell’autentico Gianduia 1865 e l’aroma unico del vero Espresso Made in Italy
conquisteranno tutti gli amanti del cioccolato fondente alla ricerca di una miscela perfetta di tradizione e innovazione.
La collaborazione tra queste due grandi eccellenze torinesi, ambasciatrici del gusto italiano nasce dalla condivisione di valori comuni, come il rispetto della tradizione, la continua ricerca dell’eccellenza e dell’innovazione, l’utilizzo esclusivo di materie prime selezionate e lo stretto legame con il territorio.

Legge antispreco: l’opinione di Federdistribuzione

Legge antispreco: a un giorno dalla sua approvazione in Senato, ferve già il dibattito e l’opinione pubblica è concorde nel plauso. Visto che il tema è uno di quelli caldi, sentiti e dibattuti e a cui già da tempo si cerca di trovare una soluzione. Secondo, infatti, uno studio del Politecnico di Milano (Surplus Food Management – Against food waste) la distribuzione ogni anno dona prodotti alimentari per 65.000 tonnellate (pari a oltre 220.000 pasti al giorno). Una quantità che sta crescendo nel tempo e che ora potrebbe essere ulteriormente aumentare grazie al provvedimento approvato ieri.

“Questa legge – commenta infatti Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – rappresenta un importante passo per semplificare il processo di donazione delle rimanenze alimentari, un’attività nella quale le nostre imprese sono impegnate già da molto tempo nonostante le numerose difficoltà. Prima di questa norma assistevamo al paradosso che destinare i prodotti a rifiuto costava più che donarli. Questo a causa dei pesanti adempimenti burocratici necessari per fare le donazioni. Ora si sono invece create migliori condizioni per raggiungere l’obiettivo più volte indicato dal Ministro Martina, cioè raddoppiare le attuali 480.000 tonnellate di donazioni da parte dell’intera filiera, raggiungendo il milione di tonnellate annue”.

“Apprezziamo il lavoro svolto dall’Onorevole Gadda, impegnata in prima linea nell’intero percorso parlamentare della legge e sempre disponibile al confronto. Una disponibilità importante, che ha consentito di giungere a una formulazione finale ampiamente condivisa da tutti gli operatori coinvolti. Stesso apprezzamento per il Senato, che ha saputo accelerare i tempi per l’approvazione di un provvedimento da tutti ritenuto efficace”.

“Per dare impulso alle donazioni sarà importante che gli enti locali recepiscano l’invito contenuto nella norma, riducendo la tassa sui rifiuti per i soggetti che donano. Più donazioni significa meno rifiuti e meno costi per il sistema, e noi auspichiamo che almeno una parte di questi risparmi possano essere distribuiti a chi alimenta questo percorso virtuoso”.

“Diffondere il messaggio positivo delle donazioni è fondamentale per alimentare un senso di responsabilità nelle imprese e nei cittadini. Per questo Federdistribuzione, insieme a Federalimentare, Fondazione Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori partecipa al progetto “LIFE-Food Waste Stand up”, proprio con l’obiettivo di sensibilizzare al contenimento dello spreco e di educare al recupero delle eccedenze”.

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