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Nielsen: fiducia nei consumi cresce, ma il futuro incerto addensa nubi all’orizzonte

La fiducia nei consumi nel mondo avanza di un punto ma con grandi differenze regionali, arranca in Italia, dove nel primo quadrimestre dell’anno arretra di due punti e resta indietro rispetto al resto dell’Ue, la quale comunque in generale recede, fermata dall’incertezza per dalla paura del terrorismo: lo rilevano gli ultimi dati della global survey di Nielsen.

L’economia, la precarietà del lavoro e la salute sono ciò che più preoccupa i consumatori a livello globale, ma, a seconda della regione, si sono aggiunti altri motivi di incertezza: il terrorismo in Europa, la criminalità e l’aumento dei prezzi in America Latina e la difficoltà a conciliare vita personale e lavoro in Asia. La paura della recessione cresce nel primo quadrimestre 2016, aumentando di nove punti in Francia (per arrivare all’81%), Cina (38%) e Olanda (58%), di otto punti in (54%) e di sette punti in Russia (88%), Italia (87%), Giappone (82%), Thailandia (82%) e Canada (72%).

Il 33% dei mercati migliora la fiducia contro il 43% del quarto trimestre 2015.
Il 33% dei mercati migliora la fiducia contro il 43% del quarto trimestre 2015.
I motivi di preoccupazione variano a seconda della regione.
I motivi di preoccupazione variano a seconda della regione.

 

Italia, cresce la fiducia ma non per tutti
Nel primo trimestre del 2016, l’indice di fiducia degli italiani si attesta a 59 punti (+2 punti rispetto al primo trimestre del 2015, ma in calo rispetto ai 61 dell’ultimo del 2015).
In ogni caso, prosegue il trend di incremento a partire dal picco negativo toccato nel dicembre 2012 e ritornando ai livelli intorno ai 60 punti, analogamente ai valori che si registravano dal 2008 al 2010. È da notare però il gap con il resto d’Europa, che fa registrare un dato medio della fiducia pari a 81 punti, soprattutto rispetto ai Paesi trainanti l’economia come Germania e Regno Unito, entrambi a quota 97. Tra i soggetti principali dell’Unione Europea, seguono Spagna (74) e Francia (64).
Sul fronte positivo, si segnala la diminuzione di quanti si dichiarano preoccupati per la posizione lavorativa (-9 punti vs. primo trimestre precedente) e si registra una diminuzione di chi ritiene pessimo lo stato delle finanze personali (73%, -2 punti), e di quanti non giudicano il momento presente adatto per fare acquisti (79%, -3 punti). Nonostante ciò, la porzione del campione che afferma di rimanere senza soldi dopo le spese essenziali rimane consistente (24%, 1 su 4).

 

Giovani e Sud Italia se la cavano peggio
In merito ai fatturati della distribuzione al dettaglio, emergono indicatori di generale stabilità. Se il 2015 si è chiuso con un dato lievemente positivo (+0,1%) sull’anno precedente, nel periodo gennaio – aprile 2016 il dato è negativo (-1,1%). L’analisi dei consumi delle famiglie fa emergere forti differenze sia a livello geografico, sia per fasce di reddito, sia per età.

Nell’ultimo anno la spesa delle famiglie nel complesso ha fatto registrare una variazione percentuale pari a zero, ma le “famiglie a basso reddito” hanno tagliato le spese del 9,1% mentre le famiglie “a reddito medio” e “alto” le hanno incrementate rispettivamente del 2,2% e del 3,5%. Al Sud la variazione è stata negativa, pari a – 1,9% mentre al Centro Nord si registra un +0,7%.
I giovani sono poi quelli che sembrano soffrire di più la situazione, come conseguenza della precarietà lavorativa. Considerando la variazione della spesa in milioni di euro delle singole fasce di età, si nota come mentre al di sotto dei 35 anni sono stati persi 721 milioni e nella fascia 35/44 anni 433 milioni, si incrementa la spesa nelle altre fasce: tra i 45-54enni +20 milioni, 55-64enni +396 milioni, oltre i 65 anni +778 milioni.

Costante è il calo d’efficacia delle promozioni: nonostante l’aumento degli articoli in offerta, nel periodo  gennaio-aprile ’16 le vendite promozionate sono diminuite dello -0,8%.

Premia invece l’innovazione nei punti di vendita: i negozi che hanno introdotto servizi aggiuntivi e garantito una shopping experience più piacevole hanno registrato, nei primi quattro mesi del 2016, una crescita del fatturato del +6,9% (-1,3% il trend per tutti gli altri).

Più qualità e attenzione al cliente insomma e meno focus sul prezzo sembrano al momento premianti.

Innarrestabile e-Commerce: 19,3 miliardi nel 2016 (+17%), raddoppiato in cinque anni

Roberto Liscia, Presidente di Netcomm.

Non si arresta la crescita dell’E-commerce in Italia: secondo i dati presentati dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano nel corso della XI edizione del Netcomm eCommerce Forum che tiene oggi e domani a Milano, nel 2016 raggiungerà i i 19,3 miliardi di euro con un incremento del 17% rispetto al 2015. Sono 18,8 milioni gli italiani che fanno acquisiti su web, ormai il 61% dei 30,8 milioni di navigatori digitali: due anni fa erano meno del 50%.

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La dinamica della domanda eCommerce B2c (2010-2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

 

Food&Grocery a quota 530 milioni (+29%)
Mentre crescono nelle previsioni per il 2016 i settori che tradizionalmente hanno sostenuto l’e-Commerce fino ad oggi come il Turismo (+11%), l’Informatica ed elettronica (+22%) e l’Abbigliamento (+25%), ma anche l’Editoria (+16%, le crescite maggiori si segnalano nei settori simbolo del Made in Italy che, pur considerati ancora emergenti per la vendita online: il Food&Grocery aumenterà del 29% e superando i 530 milioni di Euro mentre l’Arredamento&Home living crescerà del 39%, sfiorando i 570 milioni di Euro. La penetrazione dell’e-Commerce nel 2016 raggiungerà il 5% delle vendite retail. Lo scontrino medio vale 75 Euro per l’acquisto di prodotti, per un totale di 115 milioni di ordini, e di 253 Euro nei servizi, per 45 milioni di ordini.

La crescita dell’e-Commerce è trainata, nel Turismo, dall’acquisto di biglietti per i trasporti, soprattutto ferroviari, e dalla prenotazione di alloggi, non solo hotel ma anche affitti temporanei gestiti dai principali operatori della “sharing economy”. Nell’Informatica ed elettronica, l’apporto arriva principalmente dagli acquisti di smartphone e tv, a seguire si trovano gli elettrodomestici bianchi e gli accessori. Nell’Abbigliamento continuano a essere determinane l’alta moda, ma  il cresce contributo dell’abbigliamento sportivo e mass market. Nell’Editoria, la crescita è trainata dai libri, in particolare si prevede anche nel 2016 una crescita proveniente dai testi scolastici. «Nel 2016 possiamo considerare come settori fondamentali anche il Food&Grocery, l’Arredamento e Home design -afferma Alessandro Perego, Direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – che insieme valgono più di un miliardo di euro. Gli acquirenti italiani acquistano sempre più online anche quelle categorie merceologiche, come alimentari o oggetti d’arredamento, fino a qualche tempo fa considerate residuali sul web”.

In crescita anche il BtoC, ancora legato prevalentemente ai servizi, per il 55%. Tuttavia l’acquisto online di prodotti cresce a un tasso più elevato (+27%) rispetto all’acquisto di servizi (+10%) e così il paniere italiano si sta conformando a quello rilevato nei principali mercati occidentali. Se continua a crescere con questi tassi, l’e-Commerce B2c varrà entro 3 anni il 10% del totale degli acquisti retail.

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L’andamento della domanda eCommerce B2c nei Prodotti e Servizi (2015-2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

 

Tra i servizi, svetta il Turismo, con 8.525 milioni di euro per il 44% del mercato e-Commerce B2c italiano, le Assicurazioni, con 1.294 milioni di euro, il 7% e gli altri servizi (Ticketing per eventi, Ricariche telefoniche, ecc.), con 836 milioni di euro, il 5,5%.

Tra i prodotti al primo posto c’è l’Informatica ed elettronica, che, con 2.789 milioni, vale il 14% del mercato seguita dall’Abbigliamento, con 1.835 milioni di euro, e un peso del 9%. Troviamo poi l’Editoria (4% del mercato, pari a 691 milioni di euro). Crescono il Food&Grocery (3% del mercato, pari a 531 milioni di euro), l’Arredamento & home living (3% del mercato, pari a 566 milioni di euro) ed anche la categoria degli Altri prodotti (16%, pari a 2,214 milioni) che comprende Beauty, Giocattoli, fai da te e i prodotti del “bazar” di marketplace stranieri.

 

Aziende ancora non pronte a cogliere le opportunità

Anche nel 2015 diverse imprese tradizionali hanno, infatti, attivato un sito di eCommerce. Molte le ritroviamo nell’Abbigliamento e negli accessori, comparto in cui la sensibilità nei confronti dell’eCommerce è ormai particolarmente elevata. Altre appartengono al Fai da Te, all’Informatica ed elettronica, al Food&Grocery e all’Arredamento e Home design. Al tempo stesso, molti retailer o produttori tradizionali vanno online attraverso i marketplace (Amazon, eBay ma anche ePrice) per affiancare un ulteriore canale al sito di eCommerce. Eppure la starda è ancora lunga.

«Non c’è niente in Italia che cresca come il commercio elettronico a +17% – commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. In Italia esiste, però, un paradosso perché nel Paese esistono tutte le condizioni potenziali perché quei 19 miliardi raddoppino diventando 40 miliardi. Mentre gli e-Shopper italiani sono raddoppiati, passando da 9 a oltre 18 milioni, le imprese non si sono digitalizzate con lo stesso ritmo: appena 40mila vendono online, contro le 800mila a livello europeo di cui 200mila solo in Francia: cinque volte le nostre. In questo modo le aziende italiane non solo perdono quote di mercato sugli acquirenti italiani, ma rischiano di perdere fatturati anche da e-Shopper esteri”

Nel 2016 l’Export, cioè il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, cresce del 18% e supera quota 3,5 miliardi di euro. Il 42% di questo valore è imputabile al Turismo, grazie agli operatori del trasporto e ai portali di hotel, e il 38% all’Abbigliamento con i grandi marchi e i retailer tradizionali, ma anche le boutique multi-brand italiane (tradizionali e Dot Com). Crescono poi l’Arredamento & Home living e il Food&Grocery.

Tra i dispositivi di accesso all’acquisto, sempre più spazio guadagna il mobile. Gli acquisti online tramite Smartphone aumentano del 51%, superano il valore di 2,8 miliardi di Euro e valgono il 15% dell’e-Commerce nel 2016, il 24% se aggiungiamo quelli via Tablet.

Tra i servizi più acquistati via Smartphone ci sono servizi turistici (10% del totale),  Arredamento & Home Living ed Editoria, entrambi con il 23%, Informatica (20%), Abbigliamento (19%) e Food & Grocery (9%).

La domanda eCommerce da nuovi device in Italia (2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano .
La domanda eCommerce da nuovi device in Italia (2016) | Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano .

Sono 15 milioni gli italiani che fanno la spesa dal produttore, triplicati in tre anni

Dal contadino, nei farmers’ market, in fattoria: nel 2015 sono stati 15 milioni gli italiani che per fare la spesa hanno bypassato la distribuzione scegliendo di andare direttamente alla fonte, dal produttore. Un numero in forte crescita, secondo un’indagine Coldiretti/Ixé che stima questo numero in cinque anni sia triplicato.

 

Benessere e naturalità i motivi della scelta

L’attenzione per il benessere, la forma fisica e la salute, oltre alla sostenibilità ambientale e alla volontà di difendere e valorizzare il proprio territorio, sembrano essere tra i motivi della scelta di rivolgersi direttamente al produttore. Del resto, il 70% degli italiani è disposto a pagare di più per un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che garantisce l’assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno senza coloranti.

E non si tratta solo di alimentazione. La domanda di naturalità ha fatto nascere anche nuovi prodotti come gli agrigelati che utilizzano il latte dalla stalla al cono, le agribirre con l’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore o gli agricosmetici, ottenuti da proprie coltivazioni o allevamenti,  da quelli di bava di lumaca a quelli a base di linfa della vite ma anche al latte d’asina, al miele, all’olio o al vino. E ci sono anche i grandi ritorni, come il pane del contadino, magari fatti con un “grano antico”, recuperato dal rischio di estinzione.

Un vero boom, tanto che oggi sono oltre 10mila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta la Penisola grazie alla fondazione Campagna Amica promossa dalla Coldiretti che ha realizzato la piu’ vasta e capillare rete di vendita organizzata dagli agricoltori nel mondo che puo’ contare su fattorie, botteghe e mercati che coinvolgono 20mila aziende con prodotti coltivati su circa 200mila ettari di terreno.

Nei mercati e nelle fattorie  si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo. I mercati degli agricoltori promuovono la conoscenza della stagionalità dei prodotti, ma anche la filosofia del km zero, con i cibi in vendita che non devono percorrere lunghe distanze, riducendo le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio.

Secondo Coldiretti, almeno 100 varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta trovano sbocco nell’attuale rete di mercati e fattorie degli agricoltori.

«I mercati degli agricoltori in realtà non sono solo luoghi di commercio ma hanno acquisito nel tempo un ruolo importante come momenti di aggregazione, svago e socializzazione con lo svolgimento di variegate attività, che vanno dai corsi di formazione per l’orto ai laboratori didattici per i bambini, dai cooking show con gli agri-chef all’educazione con i tutor della spesa  ma anche momenti di solidarietà” ha commentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

S.Bernardo mette tutti d’accordo, lanciando il suo The Bio in acqua minerale

Non solo acqua: S.Bernardo, infatti, fa il suo ingresso nel mercato delle bevande portando sugli scaffali dei supermercati e nei migliori bar e locali il suo The Bio in acqua minerale. Un vero e proprio debutto, in occasione del 90° compleanno dell’azienda che si affaccia sul mercato nazionale nelle vesti di produttore di una bevanda diversa dalla sua celebre e leggerissima acqua, che sgorga dalle Alpi Marittime.

La preparazione del The Bio in acqua minerale è stata studiata dagli esperti R&D del Gruppo Montecristo. La ricetta del The Bio S.Bernardo è molto semplice e realizzata con pochi ingredienti, tutti provenienti da agricoltura biologica: estratto di The Nero biologico, acqua minerale naturale, zucchero d’uva, e vero succo di frutta, per conferire il classico sapore al limone e alla pesca, i due gusti che da sempre hanno maggiore appeal sui consumatori.

I FORMATI

Alla Gdo S.Bernardo propone la bottiglia da un litro e mezzo, adatta per il consumo a tavola, per tutta la famiglia, mentre per al settore Horeca ha riservato, in esclusiva, la pratica bottiglia da 50 cl. sempre in Pet.

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Per quanto riguarda il packaging, per il The Bio, Acqua S.Bernardo non ha voluto rinunciare alle sue gocce, le bottiglie che hanno reso S.Bernardo famosa nel mondo. La forma della classica bottiglia di design, ideata da Giugiaro è stata ripensata nella sua versione Pet, sia da un litro e mezzo sia da mezzo litro, mantenendo l’esperienza sensoriale delle inconfondibili Gocce in rilievo. Nuova anche la grafica delle etichette delle bottiglie (verde dominante per il gusto limone e marrone per il The alla pesca).

LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA
La campagna pubblicitaria per il lancio del The Bio S.Bernardo è stata firmata dall’agenzia “Banale & Lamponi”. La strategia della campagna, condivisa con lo staff marketing del Gruppo Montecristo (che ha acquisito S.Bernardo da Nestlè esattamente un anno fa), parte da un insight molto semplice: Il biologico non è una cosa per pochi. Nel visual, il concetto si traduce nella rappresentazione di personaggi con caratteri e comportamenti agli antipodi, ma che – grazie a qualche sorso del The Bio S.Bernardo – andranno invece d’amore e d’accordo. Come, infatti, chiosa il claim: “Il The che mette tutti d’accordo”. La campagna sulla stampa è stata giocata su venti immagini differenti, ciascuna con una diversa coppia di personaggi.

Sono anche previsti: uno spot radiofonico sui principali network privati a livello nazionale, una campagna “on the road” (le immagini vestiranno infatti le livree dei mezzi pubblici di alcune grandi città italiane: Milano, Torino, Bologna, Firenze e Genova) e una programmazione pubblicitaria sui media online.

Carne, consumi a picco, Coldiretti organizza la Giornata nazionale della Carne italiana

In migliaia tra allevatori, consumatori, cuochi, nutrizionisti e gourmet sono scesi in piazza per la Giornata nazionale della Carne italiana a Torino, presso il Centro Congressi del Lingotto, chiamati a raccolta da Coldiretti con l’obiettivo di combattere “gli allarmismi infondati, le provocazioni e le campagne diffamatorie” contro la “fettina”. Che negli ultimi tempi ha subito una vera e propria “emorragia” di consumi: quasi un italiano su dieci l’ha eliminata dalla sua dieta, e nel 2015 in particolare, complice anche l’allarmismo che ha coinvolto carne rossa e salumi, ha colpito in particolare gli acquisti delle famiglie, crollati del 9% per la carne fresca di maiale, del 6% per quella bovina e dell’1% per di pollo e salumi, registrando uno dei minimi storici dall’inizio del secolo.

In forte aumento anche la percentuale di chi non mangia carne: il 7,1% degli italiani nel 2015 (contro il 5,9% del 2014) si dichiara vegetariano e l’1% vegano, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes.

Consumi in calo, 12mila stalle chiuse

Proprio nel 2015 secondo la Coldiretti la carne ha perso il primato retrocedendo a seconda voce del budget alimentare delle famiglie italiane dopo l’ortofrutta, con una spesa scesa a 97 euro al mese e un’incidenza del 22% sul totale. Un trend negativo in atto da anni, tanto che non si è mai mangiata così poca carne in Italia dall’inizio del secolo: in media a 85 grammi al giorno. Il consumo degli statunitensi, ad esempio, è superiore al nostro del 60%, quello degli australiani del 54%, quello degli spagnoli del 29% e quello dei francesi e dei tedeschi del 12%.

«Serve educazione e buon senso e soprattutto rispetto per tutti i diversi stili alimentari ai quali l’agricoltura italiana può offrire grandi opportunità di scelta grazie ai primati conquistati nella qualità e nella biodiversità -, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -; proprio il rispetto dei principi della dieta mediterranea ha garantito fino ad ora all’Italia una speranza di vita da record a livello mondiale di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 anni per le donne».

La crisi ha naturalmente colpito le stalle da carne italiane: negli ultimi cinque anni ne sono chiuse quasi 12mila per effetto delle importazioni dall’estero, che oggi rappresentano quasi 1/3 dei consumi, con effetti sull’economia, sull’occupazione e sulla sicurezza alimentare. Ciò ha portato alla scomparsa di circa 300mila bovini da carne, mezzo milione di maiali e 700mila conigli. In Italia “resistono” 80mila allevamenti di bovini da carne, cinquemila di maiali e 4500 di polli da carne. In gioco c’è il futuro delle stalle nazionali dove sono ancora allevati 8,7 milioni di maiali, 6,1 milioni di bovini da carne e 6,5 milioni di conigli, ma risultano minacciate di estinzione ben 24 razze di bovini, 10 di maiali e 10 di avicoli sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione.

Tagli minori una via d’uscita?

Un modo per superare l’impassse è quella seconda la Coldiretti di valorizzare i tagli “minori” o “alternativi” ai più nobili filetto e costate, perché permettono di risparmiare fino al 50% essendo più economici, e anche, a volte, più adatti alla ricetta che si vuole portare in tavola. Tagli come bolliti e faentina (pancia tagliata a fette e cotta alla griglia), lingua e trippa e anche, per il bovino, il collo, taglio di terza categoria dalla carne gustosissima (ottima per bolliti o stracotti, ma anche per preparare polpette e ragù), la punta di petto, taglio molto economico che può essere usato per preparare arrosti o brodi, il campanello, piccolo taglio molto apprezzato per bistecche alla brace, spezzatini, stracotti e stufati, il geretto, detto anche muscolo, adatto per la preparazione di ossibuchi e stufati. Del maiale la cotenna e le costine. Del pollo del pollo le zampe, le ali e il collo.

 

Arriva la stagione della griglia per 7 italiani su 10

In ogni caso, all’arrivo della bella stagione sono pochi gli italiani che rinunciano alla griglia: secondo la Coldiretti oltre sette famiglie italiane su dieci (71 per cento) la praticano al mare, in montagna, nei parchi, in campagna o più semplicemente a casa propria.

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Su twitter spopola l’hashtag dell’iniziativa: #bracioleallariscossa.

Nel formaggio è l’innovazione a trainare le vendite

Per cucinare, da inzuppare, convenienza, snack, spalmabili, con proteine aggiunte, appagamento, senza lattosio, che non si scioglie (ma diventa morbido col calore) e per i bambini: sono queste le dieci tendenze che, secondo il rapporto 2016 di Zenith International, stanno guidando lo sviluppo di prodotto nel settore.

Nel 2015, secondo la società di consulenza, il formaggio è tornato a crescere a livello globale, guadagnando l’1% e raggiungendo 11,5 milioni di tonnellate.

Il formaggio naturale è il più popolare, con l’83% delle vendite a volume e l’85% a valore, con una maggioranza di formaggio duro e semiduro. Il formaggio fuso ha un consumo maggiore nelle economie emergenti (Asia Pacifico, Medio Oriente e Africa rispetto all’America e all’Europa, dove è da anni oggetto di campagne salutiste.

Quello del formaggio è un mercato molto frammentato, che vede cinque marche, Kraft, Président, The Laughing Cow, Philadelphia e Sargento che assommano una quota di mercato dell’8% a volume. Punto chiave diventa dunque l’innovazione, con la quale le marche tentano di conquistare quote di mercato più ampie. Tra i nuovi prodotti spiccano quelli con pochi grassi, un evergreen evidentemente e le “accoppiate” di gusti diversi ma anche le quelli rivolti a occasioni particolari di consumo.

«Senza dubbio il livello di innovazione nell’industria casearia ha mantenuto il mercato a livello importanti per il consumatore di oggi, che cerca varietà, convenienza e valore aggiunto» ha commentato il direttore di Zenith Market Intelligence Esther Renfrew.

Valfrutta: un nuovo spot per raccontare l’italianità di un brand storico

Valfrutta punta sulla distintività di marchio cooperativo e sulla italianità della sua filiera: è così che intende comunicare il proprio brand ed è così che il Presidente di Conserve Italia Maurizio Gardini annuncia il ritorno alla comunicazione pubblicitaria di uno dei brand più longevi dell’agroalimentare italiano, Valfrutta, di proprietà del consorzio cooperativo ortofrutticolo emiliano-romagnolo.

“Abbiamo deciso di investire sul marketing del marchio – spiega ancora il Presidente – attraverso uno spot televisivo dal titolo “C’è l’Italia dentro”, che ha come assoluto protagonista proprio il sistema agricolo cooperativo, che viene presentato attraverso una suggestiva galleria di immagini. L’obiettivo dello spot è quello di raccontare e di mostrare l’anima, i campi, i volti che stanno dietro i nostri vasetti di vetro, trasparenti come il percorso della nostra filiera agricola tutta italiana, che da oltre 40 anni portano dal campo alla tavola prodotti naturali, freschi e genuini”.

“La principale caratteristica dello spot – commenta Federico Cappi, Direttore Marketing retail del gruppo cooperativo – è che si tratta di un filmato della durata di un minuto che si presenta come una stop motion (foto sequenza) nella quale si susseguono immagini unite dal filo conduttore della italianità e genuinità dei prodotti Valfrutta”.

Lo spot, con la regia di Davide Rizzo, è firmato da Alfonso Santolero che ha curato anche la fotografia e prodotto da Sayonara Film. La pianificazione, che parte da questa settimana, coinvolgerà le emittenti televisive di Mediaset, con uno spazio settimanale di promozione nel programma Caduta libera di Canale 5 condotto da Gerry Scotti.

Sant’Anna: a tu per tu con Luca Cheri per parlare di novità

“Dopo due anni intensi di lavoro in R&D, il 2016 segna il debutto della novità, confermando un anno importante per Sant’Anna” è così che Luca Cheri direttore commerciale del gruppo, presenta le più recenti conquiste aziendali.

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Dalla constatazione che le bevande gassate stanno attualmente vivendo una parabola discendente, è nata questa nuova proposta alternativa: sei referenze, a basso contenuto calorico, in cui salute, gusto e piacevolezza vengono ben coniugati.

A quali consumatori vi rivolgete? 

Essenzialmente a un target adulto, capace di apprezzare sapori decisi (un ingrediente utilizzato è per esempio lo zenzero), disposti a sperimentare mix inediti, salutisti (ma decisi a non rinunciare alla personale gratificazione) attivi e dinamici (da qui la proposta in formato per l’on the go).

Nuove iniziative anche sugli altri prodotti in portfolio?

Nel secondo semestre contiamo di completare la gamma dell’acqua minerale, con l’introduzione di un nuovo formato per il fuori casa e per le attività sportive outdoor (dotato, quindi, di presa ergonomica e pratica chiusura).

Anche in questo caso, ammicchiamo al target più adulto, dinamico e intenzionato a prendersi cura del proprio corpo con attività di fitness.

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E per i più piccoli?

Dopo il lancio della bottiglietta d’acqua baby, continueremo con succhi e nettari ad hoc per i bambini, con licensing di Marsha e Orso, presto disponibili a scaffale. Siamo consapevoli che quello dei succhi è un mercato difficile (basti pensare che a fronte di una crescita del 6,3% del beverage nel suo complesso, essi segnano solo uno +0,9%) e per questo abbiamo scelto di differenziarci con un formato nuovo, quello del bicchierino, con l’intento di accelerare il sell-out.

La Gdo, da sempre costituisce il vostro core, ma vi state anche affacciando ad altri canali alternativi. Ce ne può parlare?

Da circa tre anni, abbiamo iniziato a presidiare il canale Horeca, avvalendoci di una struttura dinamica in cui il promoter vada ad affiancare e supportare il distributori.

E siamo attivi pure su canali specializzati come il travel e l’intrattenimento.

Oggi abbiamo iniziato a guardare con interesse l’e-grocery: la popolazione è sempre più eterogenea e per conquistarla occorre adottare linguaggi diversi e alternativi, come quello offerto dai social.

Sant’Anna e l’impegno fuori dal territorio nazionale: quanto vale per voi oggi l’export?

Oggi il fatturato del gruppo è di 300 milioni di euro, l’estero incide per un 5%, ma nel prossimo triennio intendiamo convogliare fuori dai confini nazionali molte delle nostre forze. Puntiamo essenzialmente su Usa, Germania, Cina e Giappone, paesi che hanno scoperto i benefici dell’acqua minerale leggera e che stanno dimostrando di apprezzare Sant’Anna.

Recente la partecipazione alla fiera di Dubai: quali i risultati? Quali le prospettive nel medio oriente?

Arabia Saudita ed Emirati, hanno oggi un potenziale molto elevato, direttamente collegabile al consumo pro capite di acqua, uno dei più alti al mondo.

Ancora una volta si ricerca un’acqua leggera e questo, ça va sans dire, rende appetibile per loro un prodotto come il nostro.

 

Mamme sempre più social, iperconnesse e amanti dell’e-commerce

Mamme sempre più on line: per loro il digitale è ormai un ambiente quotidiano. E questo costituisce un elemento fondamentale per aziende e retailer che operano nel comparto Baby. Questo l’assioma emerso nel corso dell’evento “GfK for B@by. The online opportunity”.

Nel mondo ci sono 3,1 miliardi di utenti Internet (il 43% della popolazione mondiale) e 1,5 miliardi di acquirenti on-line (fonte: GfK/e-Commerce Europe). Anche il settore dei prodotti per l’infanzia registra oggi un’influenza crescente del canale on-line. Secondo i dati GfK, per il comparto della puericultura leggera e pesante l’online rappresenta il 23% del giro d’affari a livello europeo; un dato superiore alla media del mondo beni durevoli, per il quale il web si attesta al 21%.

Il comparto Baby

Da gennaio 2013 GfK Italia ha iniziato a rilevare il sell-out dei dieci principali mercati che compongono questo settore (passeggini, biberon, seggiolini auto ecc.) nei punti vendita specializzati e nella distribuzione generalista. All’interno di questi canali- ha evidenziato Enzo Frasio, ‎Commercial Director GfK Italia – il giro d’affari complessivo dell’ultimo anno si attesta sui 270 milioni di euro, in crescita del 2,1% rispetto al 2014.

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Tale incremento di fatturato è da attribuirsi principalmente ai mercati del comparto Trasporto che, pur crescendo solo dell’1%, contribuiscono positivamente grazie alla loro importanza sul totale Baby (circa il 76%). In tale contesto, i prodotti più dinamici sono quelli della puericultura leggera (biberon, massaggia gengive, tiralatte e succhietti) che vedono un aumento dell’8% rispetto allo scorso anno. Per entrambi i comparti, il maggior valore è legato alla buona performance dei prodotti di fascia medio-alta. Nel caso del Trasporto, tali prodotti sono molto ben veicolati all’interno del canale on-line, mentre per il Feeding è il canale specializzato a proporre un’offerta di più alto valore rispetto al passato.

 

La sfida del web

Oggi i consumatori, sempre più influenzati dalle opportunità offerte dal digitale, cercano soluzioni che gli consentano di vivere in libertà e risparmiare tempo, ma allo stesso tempo apprezzano il lato umano della rete e la possibilità di creare relazioni virtuali, che talvolta assumono importanza pari a quelle reali. Per affrontare questo cambiamento epocale, i retailer devono adeguarsi, puntando sull’innovazione, introducendo nuovi modelli di business, nuovi metodi di distribuzione, promozione, e gestione degli assortimenti, attraverso un approccio omnichannel, capace di offrire ai consumatori un’esperienza integrata tra online e offline, sfruttando le potenzialità dei social media e creando nuovi punti di connessione tra brand e consumatori.

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Per questo capire come evolve il target e avvicinarlo sfruttando tutti i dispositivi digitali diventano fattori chiave per il successo di un’azienda. Così diventa di primaria importanza tracciare un identikit dei degli acquirenti principali dei prodotti baby, cioè le mamme.

Secondo quanto emerge dai dati GfK-Sinottica TSSP – presentati da Vania Zangheratti, Product Manager Sinottica TSSP GfK Italia – le mamme di oggi sono iperconnesse, ipertecnologiche e grandi esperte di come ricavare il meglio dal mondo online. Andando ad analizzare il rapporto con il web delle donne italiane, infatti, si nota come le mamme utilizzino internet più spesso rispetto alle non mamme. Oltre a navigare più di frequente, le mamme si espongono ai media in maniera differente rispetto alle proprie coetanee senza figli: cala significativamente il consumo della TV generalista, mentre crescono i canali specializzati (dove è possibile ad esempio seguire cartoni animati).

Sul web, le mamme digitali fanno delle ricerche molto specifiche: internet rappresenta per i genitori di oggi un grande alleato nell’organizzare la vita di tutti i giorni. Vengono privilegiati quindi soprattutto i siti di informazione specializzati (ma anche blog, forum, community…) che aiutano a rispondere ai tanti dubbi delle neo-mamme, i siti che consentono di confrontare i prezzi di beni e servizi e più in generale tutti i portali che aiutano a risparmiare tempo e denaro (e-commerce compresi).

Questo si nota in particolare tra le donne con bambini da zero a due anni, l’età che sicuramente assorbe maggiormente i genitori, che tendono ad abbandonare parzialmente le proprie abitudini di navigatori per dedicare gran parte del tempo ad attività direttamente connesse alla gestione della prole.

Conad Adriatico, fatturato 2015 verso il miliardo, in crescita del 4%

Conad Adriatico, la cooperativa Conad presente in Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Albania e Kosovo, ha chiuso il bilancio 2015 con un utile netto di 4,7 milioni, con un fatturato di 962,8 milioni di euro, in aumento del 4% rispetto al 2014. Il patrimonio netto di Conad Adriatico, che ha la leadership assoluta in Abruzzo, sale a 118 milioni.
«Nel 2016 puntiamo a tagliare il traguardo del miliardo di fatturato di rete – ha detto Antonio Di Ferdinando, riconfermato dal Cda come direttore generale per i prossimi cinque anni – in coerenza con il piano di sviluppo triennale che prevede investimenti per 15 milioni, 63 aperture oltre a due distributori carburanti».

Rafforzate le quote di mercato in Abruzzo e Molise. In Abruzzo il fatturato della rete è incrementato del 3,7%, raggiungendo i 482 milioni di euro, mentre meno positivi sono i risutati della Basilicata.

Il progetto di bilancio approvato al 31 dicembre 2015 sarà sottoposto all’Assemblea dei Soci della Cooperativa il prossimo 22 maggio, con un Bilancio consolidato che porta un utile di 4,7 milioni al netto dei premi di fine anno di 17 milioni erogati ai Soci.

Conad Adriatico ha 273 imprenditori associati, 372 punti vendita (di cui 42 in Albania e Kosovo), 3.946 collaboratori (di cui 244 nella sede centrale).

 

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