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Al via le prime vending machine vegane e “smart”. Naturalmente, a San Francisco

Dopo le linee private label (tante) e il supermercato 100% vegetariano (Karma di Coop svizzera), gli alimenti vegani potrebbero avere la consacrazione definitiva ed essere ammessi all’Olimpo del cibo di largo consumo e “on-the-go”, ovvero d’acchiappo, grazie al debutto di vending machine vegane. Due per partire, e nella patria del cibo sano, naturale e 100% vegetale dal quale questo trend che ormai è diventato una solida realtà anni fa è partito: San Francisco, California.

Il Deus ex Machina dell’operazione è secondo il sito Psfk un ristorantino vegano molto chic, leCupboard, che non solo ha intenzione di aprire due distributori “in zone della città dove ci sono poche opzioni vegane”, ma li prevede anche “smart”, intelligenti: il consumatore potrà infatti selezionare i tipi di ingredienti che vuole escludere. La macchina a questo punto proporrà dei suggerimenti ad hoc dal menu. Tra le opzioni, pudding di chia per la colazione, insalata di lenticchie e spaghetti di zucchine. Il prezzo si aggirerà intorno agli 8 dollari a piatto (6,8 euro).

Una follia? Prendiamo il caso italiano: i vegani in Italia sono solo il 2%, che sale all’8% se si considerano anche i vegetariani. Ma, seguendo un trend in crescita in tutta Europa, il 40% delle famiglie italiane consuma prodotti vegetariani o vegani. Come a dire, aumentano quelli che credono nelle proprietà benefiche dei prodotti vegetali, e il mercato è molto più ampio di quanto si creda.

Secondo il rapporto Coop 2016 il comparto dei prodotti a base di soia o di latte vegetale (solo una parte dunque dei prodotti vegan) ha aumentato le vendite del 100% con un giro d’affari che nel 2016 ha toccato i 357 milioni di euro di fatturato nella sola Gdo, con un incremento del 18% negli ultimi 12 mesi (dati luglio 2016). In Italia secondo il rapporto 2017 dell’ente di certificazione Vegan Ok sono 10.000 le referenze certificate prodotte da 353 aziende. Con incremento del 37% per le zuppe, del 27,1% per i sostituiti della carne il 19% le bevande vegetali (guai ormai a chiamarle latti). Sempre secondo il rapporto Coop tra il primo semestre del 2015 e lo stesso periodo di quest’anno, le vendite di fagioli secchi hanno registrato una crescita del 21,4%. Sono cresciute anche i ceci e altri legumi conservati (13%) e i cereali  (11%) oltre che altri legumi secchi come ceci e lenticchie (rispettivamente +%12 e +11%). 

Un distributore aperto 24 ore su 24 dunque potrebbe essere un’idea non poi così peregrina. 

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Tonno in scatola, tutti lo mangiano (94% degli italiani) ma pochi lo conoscono

È uno dei cibi più amati dagli italiani, eppure soffre di pregiudizi duri a morire, come quello per cui conterrebbe conservanti: parliamo del tonno in scatola, consumato secondo una ricerca Doxa commissionata dall’Ancit (l’associazione dei produttori conservieri ittici) dal 94% della popolazione italiana. Quasi un italiano su due (il 43%) ne mangia ogni settimana. E piace grazie alla sua versatilità, alla praticità, alla velocità della preparazione. E ai valori nutrizionali eccellenti che ne fanno praticamente un superfood: contiene infatti proteine nobili, lipidi, tra cui gli omega-3 che determinano una riduzione del colesterolo totale e un aumento di quello cosiddetto “buono”, minerali come zinco e selenio grandi alleati contro lo stress ossidativo, e tante vitamine. Tutto ciò lo rende particolarmente gradito ai consumatori più attivi e attenti alla salute, come i giovani under 25 e le famiglie. Addirittura tra gli italiani che praticano sport – circa il 50% del campione analizzato – sette su 10 lo inseriscono nella “top five” degli alimenti a cui non saprebbero rinunciare (insieme a carni bianche, legumi, yogurt e bresaola).

Eppure molti consumatori mostrano di non conoscere un alimento tanto popolare. In base a una ricerca Adacta commissionata sempre dall’Ancit alla domanda se il tonno in scatola contenga o meno conservanti (a parte l’olio o l’acqua e sale), ben il 65% degli italiani risponde di sì e solo il 18% risponde correttamente che non ce ne sono. Il tonno in scatola infatti è un prodotto salutare e totalmente naturale, che non necessita la presenza di additivi conservanti, perché non ne ha bisogno, come dimostra del resto un’attenta lettura dell’etichetta, pratica assai consigliata che però ancora pochi italiani mostrano di fare. Le confezioni una volta riempite vengono chiuse ermeticamente e poi sterilizzate a una temperatura compresa tra 110° e 120°C, garantendo così una conservazione sicura per diversi anni.

Sono il sale e l’olio (oppure l’acqua per la versione al naturale) assieme allo specifico processo termico di sterilizzazione a garantire al tonno una lunga conservazione, pur senza altri agenti conservanti: «Il tonno in scatola è un alimento sterilizzato termicamente in scatoletta metallica sigillata – afferma il professor Pietro Antonio Migliaccio, presidente emerito della Società italiana di scienza dell’alimentazione (Sisa) – e pertanto sano e sicuro da un punto di vista igienico. La sterilizzazione garantisce la salubrità e la conservazione del tonno e permette di mantenere tutte le sue proprietà nutritive ed organolettiche (odore, colore, sapore, consistenza). Con questo metodo, la naturalità non è compromessa, ed è garantita l’integrità del prodotto, assolutamente privo di conservanti». 

Piace la IV Gamma: +5,2% in volume e +4,4% a valore nel primo semestre 2017

Ha trascorso un primo semestre 2017 positivo l’ortofrutta di IV Gamma: secondo rilevazioni Nielsen (Market*Track Iper+Super+Lis+HD, dati aggiornati al 18/06/2017) nella prima parte dell’anno ha preso ulteriormente corpo la ripresa dei consumi evidenziatasi a chiusura del secondo semestre 2016. Rispetto a giugno 2016, infatti, la crescita nelle vendite di ortofrutticoli di IV gamma è stata pari al +5,2% in volume e al +4,4% a valore.

L’espansione nei consumi è stata determinata in primo luogo dalla crescita del parco acquirenti. Nel raffronto con l’istantanea del mercato al 18 giugno 2017, infatti, il numero di famiglie che acquistano prodotti di Quarta Gamma risulta aumentato di circa 365mila unità, toccando quota 19,3 milioni. Evidentemente risultano vincenti i vantaggi di questa tipologia: freschi e pronti per il consumo, non necessitano di ulteriori lavaggi domestici e, dal punto di vista nutrizionale, sono del tutto equiparabili agli ortaggi di prima gamma.

Nell’arco di 12 mesi è aumentata anche la spesa media annua delle famiglie per le referenze di IV Gamma, oggi quantificata in 34,41 euro, che a sua volta è stata trainata da una maggior frequenza di acquisto.

«I dati del primo semestre 2017 ci forniscono indicazioni molto positive sull’andamento del mercato, ma ancora di più sull’atteggiamento degli italiani nei confronti della categoria – commenta Gianfranco D’Amico, Presidente di AIIPA IV Gamma -. L’incremento numerico del parco acquirenti, infatti, è stato affiancato e reso ancora più significativo dalla maggiore frequenza degli atti di acquisto, segnale del consolidarsi nel consumatore finale di sentimenti di apprezzamento e fiducia nelle caratteristiche qualitative e di salubrità dei prodotti di IV Gamma».

Anche Despar punta sulla pesca sostenibile con il tonno MDD

Un rilancio sostenibile per il tonno in scatola. Despar Italia: il consorzio che riunisce sei aziende associate che operano con le insegne Despar, Eurospar e Interspar (1.159 punti vendita e un fatturato di 3,282 miliardi che lo colloca nella top ten delle insegne della grande distribuzione italiana), annuncia l’intenzione di migliorare la qualità di questo prodotto grazie a un atteggiamento più sostenibile nei confronti di questa risorsa ittica.

Despar nei prodotti a suo marchio dichiara volontariamente il nome della specie commerciale del tonno: quello a pinna gialla (yellowfin) e quello tonno striato (skipjack) sono le due varietà proposte, per limitare l’impatto sulle singole specie. Non solo: Despar si impegna a impiegare solo tonno in età adulta e proveniente da zone Fao non sovrasfruttate. Inoltre l’azienda assicura di garantire la tracciabilità del prodotto dal peschereccio alla confezione e di utilizzare solo fornitori in grado di assicurare metodi di pesca a basso impatto ambientale e che rispettano determinati standard criteri di sostenibilità.

Il tonno Despar ha ricevuto due importanti certificazioni: Friend of the Sea, che attesta che i prodotti provenienti da pesca e acquacoltura sono sostenibili, e Dolphin Safe, che certifica che i metodi di pesca non arrechino danni ai delfini. Le informazioni potranno essere lette sull’etichetta e i clienti che lo vorranno potranno richiedere informazioni aggiuntive all’indirizzo email dedicato chiediadespar@ninocastiglione.it

 

Sun lancia la linea Consilia di gelati senza lattosio, tutta italiana

Un gelato senza lattosio tutto italiano per i clienti del Sun (Supermercati Uniti Nazionali), il gruppo di acquisto di supermercati del Nord e del Centro Italia che comprende Magazzini Gabrielli, Italbrix, Cadoro, Alfi e Gros. Il Sun ha deciso di affidarsi, per la fornitura di gelati destinati alle persone che soffrono di una intolleranza al lattosio, a Erika Eis, azienda che nasce dalla fusione di Erika, che produceva gelato sfuso e pasticceria tradizionale in Alto Adige, e Gelati Bertolini, rinomata gelateria originaria della zona del Garda. Il gelato Consilia rientra nella gamma di prodotti “Scelte su misura per te”, per chi segue diete o ha problemi di intolleranze alimentari.

Erika Eis si caratterizza per l’utilizzo di materie prime di altissima qualità per lo più locali e per un’attenzione spiccata a ogni dettaglio lungo l’intero processo produttivo. La linea di prodotti senza lattosio si propone di soddisfare appieno il palato delle persone intolleranti al lattosio che non vogliono rinunciare al gusto. «Erika – dichiara Giulia Degli Esposti dell’ufficio marketing Erika Eis -è una realtà che offre una vasta produzione di alto valore pur mantenendo la propria dimensione familiare. Mettiamo tutta la nostra passione nelle cose che facciamo al fine di garantire sempre prodotti di alta qualità che soddisfino le esigenze del consumatore. La linea Senza Lattosio nasce dalla crescente richiesta del mercato di avere un prodotto adatto a tutti senza rinunciare al piacere del gusto. D’altronde quando l’eccellenza degli ingredienti incontra l’esperienza del maestro gelatiere non può che nascere un ottimo prodotto».

«Il nostro obiettivo è fare in modo che tutti possano gustare un gelato di qualità – spiega Stefano Rango, direttore generale del Gruppo Sun – proprio la qualità è uno dei tratti distintivi delle tante referenze prodotte con il brand Consilia, che si possono acquistare nei nostri diversi punti vendita delle aziende aderenti al Consorzio Sun dislocati lungo il territorio nazionale».

7 Luppoli L’Esotica, la nuova specialità di Angelo Poretti

I Mastri Birrai del Birrificio Angelo Poretti, guidati dallo spirito innovatore che da sempre li contraddistingue, hanno scelto di festeggiare l’arrivo dell’estate rinnovando la specialità stagionale estiva. Il risultato è la nuova 7 Luppoli L’Esotica, una birra speciale, fresca e beverina, caratterizzata da una delicata luppolatura e da note spiccatamente fruttate che s’intonano perfettamente ai sapori e profumi dell’estate.

La sapiente selezione delle sette varietà di luppolo e l’aggiunta del mango come ingrediente speciale, donano alla nuova 7 Luppoli L’Esotica una morbidezza e dolcezza iniziali che si stemperano con l’emergere discreto, ma chiaramente percepibile, delle note amare dei luppoli. Come le altre specialità della famiglia L Stagionali, inoltre, la nuova 7 Luppoli L’Esotica si presenta con una lieve opalescenza dovuta alla non filtratura, che mantiene integralmente le preziose sfumature organolettiche della cotta. Le sue caratteristiche e la moderata gradazione alcolica (4,8%), rendono la novità estiva del Birrificio Angelo Poretti una specialità perfetta da gustare come aperitivo o per accompagnare insalate fresche e piatti a base di frutta di stagione.

www.birrificioangeloporetti.it

Pomodoro Napoli o storione: tra tradizione e innovazione il Made in Italy nel food vince

Le strade del made in Italy sono infinite: mentre un prodotto quasi proverbiale dell’Italia a tavola, il Pomodoro Pelato di Napoli, ha avviato le pratiche per ottenere il riconoscimento dell’Igp, un prodotto inaspettato, lo storione bianco, sta diventando una vera eccellenza nostrana. Due storie apparentemente molto lontane ma che raccontano bene la ricchezza del nostro paniere e la nostra capacità di muoverci tra tradizione e innovazione.

La tradizione è quella del Pomodoro Pelato di Napoli, un prodotto che per caratteristiche, genuinità ed eccellenza esprime magnificamente il legame con il suo territorio. Ma il cui trend sul mercato è in costante flessione. Per questo il Comitato promotore per il marchio di tutela del Pomodoro Pelato ha presentato al Mipaaf e alle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia la domanda per il riconoscimento dell’Igp, convinto che sia la strada giusta per il rilancio del prodotto. «Non è più possibile rimandare, altrimenti le nostre aziende e il comparto saranno destinati ad un lento declino» dice Lino Cutolo, presidente del comitato promotore. «L’Igp può essere uno strumento utile – dice Giovanni De Angelis, direttore generale dell’Anicav, l’Associazione nazionale degli industriali conservieri – a fronteggiare le difficili scommesse del mercato globale e valorizzare un prodotto, caratteristico delle aziende del Mezzogiorno, che rappresenta una delle eccellenze della tradizione agroalimentare italiana nel mondo».

La tipicità del pomodoro pelato è data dal fatto che si tratta di un pomodoro inscatolato intero che testimonia, fisicamente e visivamente, la consistenza e le caratteristiche del prodotto anche una volta conservato in scatola ed è legata, in particolare, alla tecnica di produzione utilizzata. Il pomodoro pelato intero, ottenuto dalla lavorazione di varietà allungate, viene trasformato seguendo il tradizionale processo produttivo che, negli anni – nonostante l’avanzata dei più complessi e funzionali strumenti tecnologici in grado di innalzare i livelli di sicurezza del prodotto – non è sostanzialmente cambiato. «La tutela del pomodoro pelato – conclude Cutolo – consentirà anche di contrastare, sui mercati internazionali, il fenomeno dell’italian sounding che danneggia i nostri produttori e ci sottrae risorse economiche. Stiamo continuando, infatti, a cedere quote di mercato ad altri Paesi che propongono pomodori pelati che ricordano ‘l’immagine italiana’, ma nei quali, molto spesso, non solo il luogo di produzione, ma nemmeno il pomodoro, sono italiani».

 

Storione, nuova eccellenza italiana

Per un’eccellenza tradizionale che soffre ecco il boom delle vendite dello storione bianco italiano, un prodotto che nel nostro immaginario si ricollega a ben altre latitudini. Nel primo semestre del 2017 nella sola Italia, secondo i dati di Agroittica Lombarda, sono stati venduti 81.636 kg di storione bianco, con una proiezione decisamente in crescita rispetto al dato dell’intero 2016 (143.243 kg). Nel resto dell’Europa invece il dato è stabile. Tornando all’Italia lo storione bianco è venduto soprattutto al Centro-Nord (72% contro il 28% del Centro-Sud) e veicolato nei negozi (59%) più che nel canale horeca (41%).

Un successo dovuto alla pregevolezza della carne, troppo spesso messa in ombra dalla fama delle sue uova, il caviale. La carne però merita di essere tenuta in altrettanta considerazione per i valori nutrizionali, per la sua consistenza, l’inconfondibile colorazione chiara, la delicatezza del suo sapore che ne fanno un alimento sano, per tutte le età e i gusti. ‘«La filiera produttiva – assicura il biologo Mario Pazzaglia, responsabile Ricerca e Sviluppo di Agroittica Lombarda, azienda italiana leader del settore, che vanta il più grande allevamento di storioni d’Europa – è totalmente controllata. Lo storione bianco nasce nei nostri allevamenti di Calvisano, dove l’acqua sgorga dal sottosuolo direttamente nell’area dedicata all’acquicoltura. Abbiamo creato un ambiente il più possibile simile a quello naturale degli storioni. Oltre ad alimenti specifici, i nostri storioni si nutrono di crostacei e molluschi che vivono e crescono nel medesimo ambiente: questo permette di migliorare sia la sostenibilità produttiva che la qualità delle carni».

«Le sue carni – precisa la nutrizionista Stefania Gugi – sono pregiate per l’alto contenuto proteico e la ricchezza di Omega 3: 100 grammi di storione contengono circa il 20% di proteine, 1,78% di grassi saturi, 3,16% di grassi monoinsaturi, 1,54% di grassi polinsaturi. Il potere proteico è sostenuto dalla presenza di aminoacidi. E poi è ricco di minerali e vitamine. E ha poche calorie: da 100 a 130 per 100 grammi». Altri pregi dello storione bianco sono che non ha lische e non ha scarti e può essere consumato crudo senza abbattimento della temperatura a causa della filiera totalmente controllata.

Il vino per questa (torrida) estate è rosso bianco o rosé? Winenews chiede agli esperti

Quella che stiamo vivendo è una delle estati più calde di sempre. E rischia di condizionare anche le scelte degli enoappassionati. Che sono portati a rinunciare ai vini rossi, magari leggermente refrigerati, a vantaggio di bianchi ghiacciati. Ma è l’unica scelta possibile? Winenews, uno dei portali più noti dell’enologia italiana, ha chiesto tre vini dell’estate (una bollicina, un bianco e un rosso) e una tendenza ad alcune delle migliori enoteche italiane. E i risultati sono spesso sorprendenti.

Si parte dalla Sicilia, dove l’enoteca Picone di Palermo suggerisce uno spumante metodo classico da servire freddo, uno Zibibbo o comunque un vino da vitigno aromatico, che freddo dà il meglio di sé, e tra i rossi il Rossojbleo 2016 della Cantina Gulfi, una versione particolarmente approcciabile del Nero d’Avola della Sicilia sud orientale, pur conservandone in pieno l’espressione varietale e l’identità territoriale.

All’enoteca Partenopea, a Napoli scelgono il Blanc de blancs di Monterossa, un classico Franciacorta, un Müller Thurgau e un Lago di Caldaro Tenute Manincor (Kaltarersee Keil). Poi giocano il jolly di un Riesling pétillant.

A Roma all’enoteca Trimani il titolare Francesco Trimani suggerisce un Brut da Riesling, il Peu Moussant di Le Fracce nell’Oltrepò Pavese, una Passerina 2016 Costa Graia, (una “brillante rappresentazione del territorio e dei suoi sapori”) e l’Aglianico Le Nuvole Franco che “è una voce nuova nel mondo dei rossi, vinificato in cemento, mantiene quasi intatte le caratteristiche del vitigno” e inoltre fa parte di un progetto di sostegno a ragazzi disabili, motivo in più per avvicinarcisi (Francesco consiglia di berlo rinfrescato). Trimani suggerisce di tenere d’occhio anche il Rossese di Dolceacqua Terre Bianche 2015.

A Montalcino Bruno Dalmazio, titolare dell’enoteca Dalmazio, fa la sua lista: un Franciacorta bello freddo, un Vermentino, e un Pinot Nero. Dalmazio punta forte anche sull’Etna Rosso, vino con caratteristiche forti ma comunque versatile e apprezzato dai winelovers.

Alla Vinoteca al Chianti, a Impruneta, consigliano uno Champagne, un bicchiere di Verdicchio per gli amanti del bianco e un Frappato Doc per chi non vuole rinunciare al rosso. Un vino tipicamente estivo è il Quojane di Barone di Serramarocco, uno Zibibbo secco.

Scelta tutta di territorio a Reggio Emilia, all’enoteca Il Cantinone di Toano: il Brina d’Estate Tenuta Ajano Brut Colldi di Scandiano, un Pignoletto frizzante e il Lambrusco Ottocentorosa di Albinea Canali. E come outsider il bianco Solata delle Cantine Cardinali.

Tappa a Verona, all’Antica Bottega del Vino. Anche qui sulle bollicine si va sul sicuro: un buon Champagne. Tra i bianchi un Durello “tranquillo”, bianco tipico delle colline tra Verona e Vicenza, e per i rossi un Valpolicella Superiore. La tendenza dell’estate 2017 è invece il Bourgogne Aligote, Cuvée des Quatres Terroires della cantina Domaine Chevrot, un classico bianco francese.

A Trento, all’Enoteca Grado 12 “spingono” un Trentodoc, il brut nature millesimato di Marco Tonini, l’Incrocio Manzoni Castel San Michele 2016 di Fondazione E. Mach, bianco strutturato e il Pinot Nero 2015 di Pojer e Sandri, un rosso profumato di frutti di bosco. La scelta extra è il Santa Maddalena Classico 2016, di Georg Ramoser.

Milano: all’enoteca Cantine Isola sulle bollicine vanno sul metodo classico, l’extra brut’ di Albino Maria Cavazzuti, prodotto in provincia di Modena. Il bianco viene dal Friuli, la Malvasia Chioma Integrale 2015 dei Vignaioli da Duline. Tra i rossi fa il bis il Lago di Caldaro delle Tenute di Manincor. Scelta del cuore un Cannonau Rosato dalla Sardegna, magari quello delle Cantine Aru a Iglesias.

Restiamo nell’hinterland milanese e spostiamoci a San Giorgio su Legnano. Giovanni Longo, dell’enoteca Longo, suggerisce il Franciacorta Villa Crespia dei Fratelli Muratori, il San Vincenzo delle Cantine Anselmi, un blend di Chardonnay e Sauvignon, e, tra i rossi, un Trentino Superiore di Isera, il Marzemino della cantina De Tarczal. Inoltre Longo crede molto nei rosati e suggerisce un Salento Rosato Igp della cantina Michele Calò e figli.

Ancora Lombardia, ancora fan del rosato. A Cantù, all’Enoteca La Barrique, sono convinti dell’imminente successo di questa tipologia e suggeriscono anche loro di tenere d’occhio il Salento. Per il resto il trio estivo prevede un Prosecco Valdobbiadene, un Collio Friulano e un Lambrusco o un Valpolicella per il rosso.

Si finisce ad Alba, dove all’Enoteca Grandi Vini propongono una scelta tutta regionale: come bollicina un Alta Longa della cantina Ettore Germano, dalla spuma fine che rinfresca la bocca; come bianco il Nascetta di Elvio Cogno; e come rosso Il rosso, il Freisa d’Asti, fresco e amabile. E il trend? Anche qui Piemonte: il Nebbiolo d’Alba 2010.

 

Il classico piace sempre ma la nuova tendenza è il rosato

«I classici – tira le fila Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, Associazione Enoteche Italiane – vendono sempre. Abbiamo notato solo una leggera tendenza verso vini meno aromatici, non eccessivamente fruttati ma piacevoli in bocca. Un ritorno, per i vini bianchi, a vini con una maggiore acidità».

Per le bollicine “si registra una tendenza a Prosecchi meno zuccherini. Quando consigliamo un Brut, il riscontro è positivo, rimangono tutti soddisfatti”.

E poi c’è il mondo del rosato, che sta crescendo prepotentemente. «Crediamo molto nei rosé – dice Terraneo – è un prodotto che va ancora coltivato. Solo da qualche anno si è capito il valore e la diversità che ha questo vino, e stiamo cominciando a far capire che è un universo molto vario. Esistono rosati delicati e leggeri, ma anche più rotondi e pungenti». Insomma, l’universo rosa non è più soltanto femminile.

Carrefour Italia premia Orogel per il miglior progetto su alimentazione e benessere

Il progetto la “Grande sfida dei fornitori per l’alimentazione e il benessere”, realizzato da Carrefour e rivolto agli oltre 600 produttori di prodotti a marchio, si è concluso con la proclamazione, all’interno di una rosa di sette finalisti, dell’azienda che sarà ambasciatrice, il prossimo autunno, di un analogo evento di confronto a livello internazionale.

L’onore di rappresentare l’Italia è andato quest’anno a Orogel SOC. COOP. AGRICOLA, cui è stato riconosciuto, per il progetto “Linea Benessere”, il merito di aver realizzato un progetto di comunicazione ad ampio raggio (dall’etichettatura agli eventi, dall’educazione scolastica alla presenza social, dalla sinergia con istituti scientifici fino al sito arricchito dall’interazione in diretta con esperti di alimentazione) in grado di coinvolgere i consumatori a più livelli.

La sfida

Il concorso lanciato da Carrefour tra i suoi fornitori, si è sviluppato in varie fasi: dopo una prima scrematura tra i numerosissimi progetti inviati, ha portato a una valutazione intermedia e, poi, alla scelta dei sette finalisti in altrettante categorie. Nella fase di selezione, curata da LAEMMEGROUP S.r.l., (società indipendente leader nelle soluzioni per la sicurezza alimentare) sono stati valutati di ogni progetto i punti di forza, quelli di debolezza, il grado di innovazione, la tipologia e l’entità delle risorse (umane, economiche ecc) impiegate, i risultati ottenuti o potenzialmente ottenibili, la consistenza e la ripetibilità dell’iniziativa.

L’approccio è consistito nell’identificare sette categorie in cui inserire le proposte dei concorrenti:

  1. buone pratiche agronomiche
  2. buone pratiche di allevamento
  3. promozione di stili di vita
  4. formulazioni per esigenze specifiche
  5. educazione alimentare
  6. informazione al consumatore
  7. profilo nutrizionale

 

I sette finalisti

Le aziende arrivate in finale e che sono state insignite ciascuna di un riconoscimento per la propria categoria, sono:

AMADORI (GESCO s.c.a.) vincitrice del premio “BUONE PRATICHE D’ALLEVAMENTO” con il progetto “Pollo Campese Amadori, allevato all’aperto senza uso di antibiotici”. Il progetto, che prevede l’eliminazione totale dell’uso di antibiotici nell’allevamento di pollo Campese, è un progetto pilota poiché l’azienda sta cercando di eliminare l’uso di antibiotici anche su altre filiere avicole. Ecco i risultati ad oggi: nella filiera pollo l’80% di riduzione di antibiotici dal 2011 al 2016, e il 50% solo nell’ultimo anno; nella filiera tacchini -60% dal 2011 al 2016 e -30% solo nell’ultimo anno. Negli ultimi 2 anni tutti i dati di consumo di antibiotici sono validati da un ente esterno accreditato (CSQA).

CasArrigoni s.r.l. – vincitrice nella categoria “PROMOZIONE STILI DI VITA”.

CasArrigoni, piccola azienda specializzata nella stagionatura e selezione, di formaggi DOP, tradizionali, Biologici, da anni cerca di valorizzare il territorio e rilanciare a livello mondiale alcune delle produzioni più caratteristiche della tradizione casearia lombarda e locale.

Il progetto ha previsto l’inserimento, nella propria gamma di referenze di due prodotti, Gorgonzola e Taleggio, derivanti da latte ottenuto in regime Biologico e Biodinamico.

C.I.C.O. SOC. COOP. AGRICOLA vincitrice nella categoria “EDUCAZIONE ALIMENTARE”

Società consorzio di cooperative fondata nel 1997, le cui aziende associate producono frutta e verdura, C.I.C.O. è sempre stata sensibile alla tematica del benessere umano e alla corretta nutrizione.

In un’ottica di comunicazione e sensibilizzazione al consumo dell’ortofrutta fra i più piccoli, ha elaborato il progetto “Frutta e verdura: un arcobaleno di salute” in collaborazione con la Presidenza e le insegnanti della Scuola per l’Infanzia “Sacra Famiglia” di Stienta ( Rovigo). Il laboratorio è stato finalizzato alla diffusione, fruizione, conoscenza nella scuola dell’infanzia dell’ortofrutta.

COMPAGNIA EUROPEA ALIMENTI E NATURA S.r.L. – vincitrice nella categoria “ESIGENZE ALIMENTARI PARTICOLARI”

Azienda produttrice di prodotti da forno, sin dalla sua nascita, ha proposto prodotti dal profilo nutrizionale equilibrato, senza zucchero e a ridotto contenuto di grassi.

Il progetto ha quindi come obbiettivo in primis il poter proporre sul mercato prodotti da forno dedicati a fasce di consumatori con patologie conclamate e/o semplicemente attenti allo stile di vita e ai profili nutrizionali dei diversi alimenti. Gli studi sperimentali sui prodotti sono stati effettuati in collaborazione con l’Università di Pavia, reparto di Farmacobiochimica e Nutrizione del Benessere e con l’Ospedale di Niguarda Milano, reparto di Diabetologia.

OROGEL SOC. COOP. AGRICOLA– vincitrice assoluta e nella categoria “INFORMAZIONE AL CONSUMATORE”

Orogel, cooperativa di agricoltori italiani che ad oggi conta più di 800 dipendenti e da 50 anni produce prodotti ortofrutticoli, con il progetto “Linea Benessere” vuole comunicare ai consumatori, attraverso i prodotti della linea omonima, il valore del cibo e dell’alimentazione sana, mirata a prevenire patologie problematiche per il mantenimento della salute.

NUOVA RUGGERI s.r.l.– vincitrice nella categoria “PROFILO NUTRIZIONALE”

Con la Linea Leggermente l’azienda ha voluto creare due brioches con un profilo nutrizionale adatto ai bambini e gli adulti, che vadano a posizionarsi vicino alle merendine tradizionali e non nel salutistico vero e proprio. Oltre alla sostituzione dell’olio di palma con olio di girasole che apporta una notevole riduzione dei grassi insaturi, si è puntato ad una forte diminuzione degli zuccheri aggiunti e dei grassi senza però utilizzare dolcificanti artificiali ma solo con l’utilizzo di frutta o prodotti naturali, tutto questo senza compromettere il profilo organolettico e soprattutto la durata del prodotto.

Sono quindi nate MusliPan e Pansoffio.

RISERIA VIGNOLA GIOVANNI S.p.A.– vincitrice nella categoria “BUONE PRATICHE AGRONOMICHE”

Riseria Vignola, da cinque generazioni lavora riso e cereali. Dal 2016 ha iniziato la coltivazione del riso con la tecnica della pacciamatura, un progetto innovativo per questo settore ma una tecnica già conosciuta per altri tipi di coltivazioni (fragole, meloni, ortofrutta in genere).

Grazie a questa tecnica è possibile ottenere una coltivazione biologica garantita (assenza di trattamenti chimici) e assolutamente sostenibile, infatti consente, tra i diversi aspetti:

  • Un minore utilizzo di fertilizzanti organici (più del 40% in meno)
  • Una forte riduzione nella quantità di seme utilizzato per ettaro (da 220 kg/ettaro a 40 kg/ettaro)
  • Una grande riduzione nell’utilizzo di acqua e un miglior controllo delle erbe infestanti
  • Una minor densità di semina che permette di avere piante più sane e vigorose.

Nel 2016 il progetto ha coinvolto 300 ettari di coltivazioni sui campi di proprietà della famiglia Vignola, nel 2017 sono stati sminati a pacciamatura 800 ettari sui 1550 di proprietà.

 

L’avanzata del Free from, una “nicchia” da 6 miliardi di euro

Ma quale nicchia: il “free from” conquista gli italiani e diventa mainstream. Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy e Nielsen la passione per i prodotti “senza”, caratterizzati dall’assenza o quanto meno dalla diminuzione di taluni ingredienti considerati nocivi, accomuna ormai tutti i consumatori. Il business dei prodotti “free from” nel 2016 ha superato i 6 miliardi di euro, con un aumento del 2,3% sul 2015, e ora pesa per il 28,4% sul totale del largo consumo alimentare rilevato dall’Osservatorio Immagino.

L’Osservatorio ha esaminato ben 36mila prodotti alimentari di ogni genere (acque e alcolici esclusi), ponendo grande attenzione al packaging e all’etichetta, e ha rilevato 6.711 prodotti presentati come “senza” o “a basso contenuto di”. Dall’analisi dell’Osservatorio emerge che il claim più diffuso nel mondo dei free from è “senza conservanti”, presente nell’8,5% dei prodotti presi in esame per una quota complessiva del 12,7% sul giro d’affari complessivo. Seguono le formule “senza coloranti” (presente sulle etichette del 4,3% dei prodotti), “senza OGM” (presente sull’1,9% delle etichette), “senza grassi idrogenati” (1,7%) e “senza aspartame” (0,1%).

Va però notato come le vendite a valore dei prodotti contrassegnati da questi “claim” sono in calo mentre crescono quelle di prodotti caratterizzati da altre formule come “senza additivi” (1,9% delle etichette e con un aumento annuo del 3,8% del business). In aumento anche le vendite di prodotti “senza sale” (+15,2%), “senza olio di palma” (+13,5%), “senza zuccheri aggiunti” (+10,5%), “senza grassi saturi” (+6,9%), “con poche calorie” (+3,3%), privi o a minor contenuto di grassi (+2,2%) o di zuccheri (+2,1%).

«Gli stili di consumo e le scelte di acquisto – dice Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy – raccontano la nascita e la crescita di nuovi segmenti che vanno oltre le tradizionali categorie merceologiche. Il free from ne è il migliore esempio: nato con pochi prodotti destinati a pochi consumatori, ha ampliato e segmentato l’offerta arrivando ad assecondare richieste e tendenze salutistiche sempre più peculiari e specifiche sia sul fronte della naturalità che del salutismo».

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