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Intelligenza artificiale, anche il retail l’ha scoperta (a metà): ecco le sue applicazioni

L’intelligenza artificiale sta avanzando a grandi passi anche nelle imprese. Ed è il retail uno dei settori in cui trova maggiore applicazione. Dopo il banking-finance-insurance e l’automotive, è, assieme all’hi-tech e alle telecomunicazioni, tra i settori maggiormente interessati a introdurre a livello internazionale soluzioni di intelligenza artificiale.

Il dato emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano presentata al convegno “Artificial Intelligence: prospettive dalla ricerca al mercato”, a Milano. La ricerca ha analizzato 721 imprese e 469 casi, riferibili a 337 imprese internazionali ed italiane, di utilizzo di Artificial Intelligence, quel ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di abilità tipicamente umane, come l’interazione con l’ambiente, l’apprendimento e l’adattamento, il ragionamento e la pianificazione. L’Italia è un po’ più indietro rispetto agli altri Paesi europei: il 56% delle grandi imprese oggetto di indagine ha già avviato progetti di Artificial Intelligence contro circa il 70% di Francia e Germania.

 

Mille soluzioni, dai Big Data agli assistenti vocali, fino al riconoscimento biometrico

I principali ambiti di applicazione riguardano l’Intelligent Data Processing (35%), soluzioni che utilizzano algoritmi di AI per estrarre informazioni e avviare azioni basate sulle informazioni estratte, e i Virtual Assistant o Chatbot (25%), agenti software in grado di interagire con un interlocutore umano per eseguire un’azione o offrire un servizio. Questi trovano particolare applicazione nel sistema della distribuzione, come per l’assistenza al cliente dopo la vendita (87% dei casi), oppure per l’offerta al cliente di servizi che non riguardano direttamente l’ambito in cui opera l’azienda (7%) o per gli assistenti virtuali della tipologia Corporate Knowledge (6%), che hanno il compito di rispondere a domande poste dal personale o da figure esterne. Seguono a distanza le soluzioni di Recommendation (10%), raccomandazioni personalizzate per indirizzare le decisioni del cliente in diversi momenti del percorso d’acquisto basandosi su informazioni fornite dagli utenti stessi, le Image Processing (8%), che analizzano le immagini per il riconoscimento biometrico e l’estrazione di informazioni, le Autonomous Vehicle (7%), mezzi a guida autonoma in grado di percepire l’ambiente esterno e adattare le manovre di conseguenza, e gli Intelligent Object (7%), capaci di eseguire azioni senza intervento umano, interagendo con l’ambiente circostante tramite  sensori e apprendendo dalle azioni delle persone che li usano. Chiudono l’elenco soluzioni marginali come Language Processing (4%), che elaborano il linguaggio per comprendere un testo, tradurlo o produrlo in autonomia a partire da dati e documenti, e Autonomous Robot (4%), in grado di spostarsi e muovere alcune parti, manipolare oggetti ed eseguire azioni in autonomia.

«L’Artificial Intelligence – spiegano Nicola Gatti, Giovanni Miragliotta e Alessandro Piva, direttori dell’Osservatorio Artificial Intelligence – potenzialmente non conosce confini applicativi e inciderà progressivamente sul tessuto economico e sociale di ogni Paese. La velocità di diffusione nei diversi ambiti non sarà omogenea, ma dipenderà da fattori tecnologici e di conoscenza. Le imprese italiane stanno ponendo a questo tema grande attenzione per non perdere occasioni di miglioramento della competitività. Per coglierne a pieno i potenziali benefici, però, devono innanzitutto conoscere a fondo l’offerta di soluzioni disponibili e poi intervenire sui processi organizzativi e sul rafforzamento delle competenze, perché le persone siano effettivamente in grado di valorizzare le abilità delle macchine».

Dalla ricerca emerge come un qualsiasi progetto di Artificial Intelligence nelle fasi iniziali necessiti di un grande investimento da parte dell’impresa, non solo in termini economici. Al momento, le soluzioni pronte all’uso sono limitate e per raggiungere un livello di prestazioni simile o superiore a quello umano spesso richiedono lavoro sia in fase preparatoria, per le infrastrutture, il patrimonio informativo, le competenze e la cultura, che in corso d’opera, per l’apprendimento della macchina e il miglioramento. 

«Siamo solo agli inizi di un percorso di diffusione e di comprensione del potenziale dell’intelligenza artificiale, che porterà a definire meglio i confini applicativi e il grado di intelligenza di una soluzione – dice Gatti -. Dall’autovettura che si guida da sola all’elettrodomestico che impara stile di vita e necessità della famiglia, dall’assistente personale che consiglia le decisioni di spesa fino ai robot assistenziali per disabili e anziani, ogni esperienza del quotidiano può essere ripensata alla luce delle capacità delle macchine. La velocità con cui questo avverrà dipenderà dall’esistenza di soluzioni tecnologiche consolidate, dalla capacità di gestire un delicato cambiamento nelle organizzazioni e dal bilancio tra valore dell’innovazione e costo del rendere intelligenti prodotti e processi».

 

Cosa serve la blockchain nel retail? Traccia prodotti e assicura la supply chain

Non solo nel fintech, la tecnologia blockchain e il trattamento dati sono oggi e saranno in futuro mezzi sempre più determinanti anche nel retail, per assicurare la trasparenza e il controllo dell filiera, dalla fabbrica al negozio, dal campo alla tavola. Per sfruttarne a pieno le potenzialità è nata la partnership tra DNV GL, fornitore di servizi di assurance e uno degli enti di certificazione leader a livello internazionale, e VeChain. pioniera nell’utilizzo della blockchain che controlla la principale piattaforma pubblica di blockchain per prodotti e informazioni. DNV GL adotterà progressivamente la blockchain per aiutare le imprese a rendere più trasparenti e tracciabili i loro prodotti, dalla fabbrica al consumatore finale.

 

Blockchain nel retail: più trasparenza lungo la supply chain

Oggi è cruciale per le aziende gestire complessità e rischi lungo la supply chain e al contempo garantire la conformità agli standard di settore e alle richieste degli stakeholder, in ambiti che vanno dalla qualità del prodotto alla responsabilità d’impresa. Ad esempio, un produttore del settore agroalimentare deve verificare di aver implementato processi in grado di gestire correttamente la sicurezza alimentare in tutte le fasi della filiera o un produttore di automobili deve garantire la sicurezza funzionale dei suoi veicoli.

Combinando il know-how di DNV GL con le principali applicazioni della tecnologia blockchain e utilizzando dispositivi IoT (Internet of Things) come sensori integrati nei prodotti, è possibile conoscere la storia, lo stato e le prestazioni di un prodotto e ottenere informazioni sulle modalità di produzione, su come è stato trasportato, come è stato conservato e lo stato di qualità in qualsiasi momento. Il livello di trasparenza e la quantità di informazioni raccolte lungo tutta la filiera consentiranno alle aziende un maggior controllo e un miglioramento dell’efficienza complessiva lungo tutta la supply chain.

I consumatori, dal canto loro. potranno verificare la sicurezza e la genuinità del prodotto che intendono acquistare. Per il consumatore sarà possibile controllare direttamente che il prodotto provenga da un produttore eticamente responsabile, che il cibo congelato sia stato trasportato in modo sicuro e alla temperatura corretta, che il bene di lusso sia originale e sarà anche possibile tracciare da quale grappolo d’uva proviene il vino.

«I dati stanno diventando un asset sempre più prezioso, e la partnership con VeChain consentirà alle nostre soluzioni digitali di soddisfare le mutevoli esigenze di un’economia fondata sui dati – ha affermato Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance -. Sfruttando l’IoT e la tecnologia blockchain stiamo reinventando il processo di assurance. Il nostro concetto di Digital Assurance fornirà alle aziende e ai consumatori finali un grado di informazioni sul prodotto e sui fornitori senza precedenti, in misura e accuratezza mai stati possibili prima».

Queste nuove soluzioni saranno dedicate inizialmente al settore agroalimentare, al retail e alla moda. In un secondo tempo saranno rivolte ad altri settori, come quello automobilistico e aerospaziale.

«La blockchain ha molte applicazioni oltre al settore finanziario e sono lieto che DNV GL abbia riconosciuto l’impatto rivoluzionario che può portare nella gestione della supply chain – ha detto Sunny Lu, CEO di VeChain -. Mettiamo insieme servizi di assurance con la tecnologia blockchain per aiutare i clienti ad accrescere la credibilità dei propri prodotti sotto ogni aspetto: dalla qualità alla sicurezza, agli aspetti legati alle loro prestazioni».

Bennet smart, il concept giovane, dedicato ai giovani. Fotonotizia

Bennet testa bennet smart: il primo punto vendita dedicato alle nuove generazioni.

Un luogo dove la spesa possa evolversi, per divenire un’esperienza che ampli le conoscenze ed esplori prodotti di qualità in percorsi nuovi ma sempre pratici e razionali.

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Md Spa: nelle ex acciaierie di Cortenuova un mega polo logistico

Un investimento di oltre 80 milioni di Euro e una superfice di circa 270.000 mq: grandi numeri per il nuovo progetto di MD S.p.A. che prevede la realizzazione di un polo logistico e di uffici sul terreno delle ex acciaierie di Cortenuova (Santa Maria del Sasso – Bergamo).

Il 18 gennaio 2018 il Gruppo leader nella distribuzione discount si è infatti aggiudicato l’asta per il terreno dove sorgeva l’impianto industriale con un offerta di 13 milioni e 85 mila euro, avanzata dalla propria società Sequenza Spa di Bolzano.

L’acquisizione è legata a un progetto di riqualificazione dell’area con la potenziale costruzione di un polo logistico e uffici per un copertura di circa 160.000 mq e avrà il suo punto di forza in un capannone, realizzato con le più avanzate e moderne tecniche di costruzione e attrezzature logistiche.

Oltre al costo del terreno l’investimento previsto per la costruzione delle strutture è stimato, appunto, in circa 80 milioni di Euro.

Il nuovo polo logistico si prospetta come il più grande in Italia nel canale discount. Collocato in una posizione strategica e baricentrica per la distribuzione, consentirà a MD S.p.A di servire tutti i numerosi punti vendita del Nord e Centro – Nord, sia quelli attuali, sia quelli inseriti nel consistente piano di sviluppo triennale del Gruppo che prevede l’apertura di 90 nuovi punti vendita in Italia (attualmente sono 725) per un investimento complessivo di oltre 488 milioni di Euro.   

Il nuovo insediamento contribuirà inoltre alla riqualificazione di una zona depressa dove le strutture commerciali sono abbandonate da diverso tempo, dando anche un forte impulso all’occupazione nella zona.

Retailer che innovano: lo store, i clienti, le strategie. La Survey di JDA e RSR

Retailer disruptor: chi sono esattamente? Quali strategie stanno adottando? Quali obiettivi si propongono? In cosa  e in che misura differiscono dai retailer tradizionali?

Sono questi alcuni dei temi affrontati dalla 2018 Retail Disruptors Survey, presentata da JDA Software Group, Inc. ed elaborata da Retail Systems Research (RSR), coinvolgendo oltre 100 retailer mondiali (innovatori e non).

“I risultati dell’indagine sono chiari: gli innovatori sono più disposti a sacrificare una crescita più rapida per riuscire ad offrire l’esperienza cliente che gli acquirenti si aspettano. I retailer innovativi inoltre sono consapevoli che la tecnologia rappresenti un fattore strategico e non solo un costo da gestire. Questa consapevolezza sarà fondamentale per il loro successo nella fase di  continua evoluzione del settore ” ha dichiarato JoAnn Martin, vice president industry strategy, JDA.

Gli highlights della survey

Dalla ricerca è emerso che:

– Sono essenzialmente 4 le aree principali su cui i disruptors stanno focalizzando le proprie strategie: omnichannel (vedi tavola), informed insight (frutto della combinazione di dati e intuizione umana), customer acquisition (l‘esperienza del cliente si conferma la priorità più alta) e ruolo dello store.

– Deve essere sfatato il mito per cui i disruptor giocano un ruolo essenzialmente digitale. E l’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon ne è la prova lampante.

– Disruptor e tecnologie: l’obiettivo è fare investimenti ponderati che attirino i clienti e supportino velocità ed efficienza. 

– Il futuro dei disruptor giunti alla maturità.

Identikit degli innovatori nel retail

Ma quali sono le peculiarità che accomunano tra loro i disruptor, distinguendoli dai retailer più tradizionali?

I retailer intervistati da RSR indicano tre fattori chiave che li rendono innovatori: forniscono prodotti e servizi di altissima qualità (53%); sono molto più veloci e reattivi dei retailer tradizionali (51%) e hanno cambiato radicalmente l’esperienza cliente (42%).

 

E i risultati parlano chiaro: il 66% degli innovatori ha dichiarato di essere profittevole, mentre il 18% ha affermato di diventarlo nei prossimi 18 mesi. Il 49% dei retailer innovativi cresce a un tasso annuale superiore all’11%, mentre solo il 30% dei retailer tradizionali registra la stessa percentuale di crescita. I risultati completi della 2018 Retail Disruptors Survey sono disponibili qui.

I must per i retailer innovativi

Gli innovatori affermano che la chiave del loro successo risiede nella velocità fornita dalla tecnologia, nel bilanciare i profitti e nel mantenere le promesse al cliente. L’affidabilità, in particolare l’attenzione alla coerenza di esecuzione (62%) e alla profittabilità (60%), è la qualità che gli innovatori ritengono più importante, mentre si rifiutano di sacrificare la redditività per una crescita più rapida.

 Gli innovatori affrontano la tecnologia in modo diverso

I retailer innovativi hanno più successo nell’utilizzare la tecnologia per migliorare l’esperienza cliente rispetto a quelli tradizionali. Il 25% degli innovatori offre un’esperienza di shopping continua attraverso tutti i canali, rispetto al solo 13% dei tradizionali.

Dalla survey emerge pure come gli innovatori attribuiscano alle intuizioni umane lo stesso valore di quelle basate sui dati in settori chiave, mentre i tradizionali sono meno propensi:

  • Operazioni in negozio: 40% degli innovatori vs. 29% dei tradizionali
  • Approvvigionamento e procurement: 34% degli innovatori vs. 29% dei tradizionali
  • Merchandising: 34% degli innovatori vs. 16% dei non innovatori

Investimenti in tecnologie digitali

I retailer innovativi privilegiano investimenti in funzionalità digitali incentrate sul cliente: parliamo del 25% dei disruptor rispetto a un più risicato 19% dei tradizionali.

E non basta: dei non innovatori il 35% non ha intenzione di implementare nuove tecnologie, mentre tra i disruptor la percentuale scende al 25%.

Il cliente, fulcro del business

Gli investimenti in funzionalià digitali mostrano che gli innovatori sono concentrati al massimo sull’esperienza del cliente, e quindi implementano tecnologie che consentono di migliorare questa esperienza:

  • Social media per il coinvolgimento del cliente: 60% dei innovatori vs. 55% dei non innovatori
  • Dispositivi mobile per il personale in negozio: 51% dei innovatori vs. 38% dei non innovatori
  • Integrazione di dispositivi IoT e dati: 51% dei innovatori vs. 45% dei non innovatori

Le aree di investimento più soddisfacenti

  • Visibilità totale della supply chain: 49% degli innovatori vs. 23% dei non innovatori
  • Centri di distribuzione regionale o localizzata: 38% degli innovatori vs. 30% dei non innovatori
  • Collaborazione con i fornitori: 38% degli innovatori vs. 29% dei non innovatori

 

“Gli innovatori sono più propensi a implementare nuove tecnologie per migliorare l’esperienza del cliente, ma sono anche pronti a cambiare rotta quando non vedono i benefici previsti.”, ha osservato Martin.

La customer experience

tutti i retailer concordano sul fatto che investire nella customer experience è fondamentale per attirare clienti presso i propri negozi e farli ritornare (55% degli innovatori vs. il 54% dei non innovatori).

Dove invece si notano più discrepanze tra innovatori e non sono:

il lifestyle (58% di disruptor vs 45 nd);

eventi e attività orientati al cliente (57% vs 34%)

 

Il futuro dei negozi fisici

I risultati dell’indagine confermano che i negozi fisici non scompariranno a breve: 87% degli innovatori e 79% dei non innovatori hanno negozi fisici e continueranno ad aprirne altri in futuro. Ma la chiave del successo dei punti vendita sta nel creare esperienze accattivanti e nell’utilizzarli anche come centri di distribuzione per evadere gli ordini effettuati attraverso altri canali. Il 71% degli innovatori intervistati ha dichiarato che la soddisfazione cross-channel porterà traffico nei negozi, un chiaro segno che le opzioni volte alla soddisfazione del cliente come acquistare online, ritirare in negozio (BOPIS) e acquistare online e fare il reso in negozio (BORIS) saranno sempre più diffuse. Anche la tecnologia interattiva (62%) e i programmi di fidelizzazione (60%) sono consideranti rilevanti per  favorire l’incremento delle  visite ai negozi.

 

 

Yamamay lancia il suo nuovo concept store progettato da Piuarch

Cosa succede quando Yamamay (brand di lingerie femminile) incontra Piuarch (noto studio di architettura nel mondo del fashion)?

Semplice: nasce un nuovo concept store capace di declinare la filosofia del marchio – basata sui concetti di leggerezza, morbidezza, luminosità, geometria e simmetria –  in un’esperienza di retail dinamica e innovativa, adattabile agli oltre 1300 negozi aperti in meno di vent’anni tra Italia ed estero.

Questo nuovo impegno, visibile in tutto il progetto, emerge chiaramente fin dal tema della farfalla, quella “Yamamay” diffusa nei paesaggi giapponesi, da cui deriva il nome del brand e le sue caratteristiche identificative: stilizzandola in un doppio triangolo, Piuarch crea infatti un pattern identitario, punto di partenza dell’apparato decorativo del nuovo punto vendita.

Utilizzato come simbolo ripetuto sulla carta da parati, sugli specchi, sui paraventi metallici traforati al laser, il nuovo grafismo definisce lo sfondo dei prodotti esposti. Leggerezza, geometria e simmetria, permeano tutto il layout: dagli espositori a parete composti da un’esile cornice in finitura oro spazzolato e arricchiti da pannelli fino alle cassettiere orizzontali con finitura in legno laccato grigio chiaro. E non sono da meno gli arredi freestanding, al centro dello spazio vendita, impreziositi da un top in vetro che costituisce, di volta, in volta, un comodo ripiano su cui mostrare gli articoli scelti dal cliente o collocare piccole grucce con i capi più emblematici delle collezioni.

Tutto si armonizza in una sequenza spaziale fluida e, soprattutto, in un accostamento cromatico che contempla le sole tonalità del bianco, dell’avorio, del grigio chiaro e dell’oro: l’ambiente è chiaro, luminoso, morbido, fautore di momenti di visita estremamente appaganti, durante i quali il consumatore è fidalizzato anche grazie alla costruzione di una vera e propria piattaforma esperienziale, che mescola interior design, prodotto e funzioni di eccezione – disponibili nei maggiori punti vendita – come corner per la vendita di piante e fiori, librerie e accessori per la casa. 

Foto: Matteo Piazza

 

 

Per Fattorie Garofalo un 2017 positivo (+18%) trainato dal retail

Il Bistrò di fattorie Garofalo in via Marghera a Milano.

Un fatturato 2017 a 82,3 milioni di euro, +18% sull’anno precedente, trainato dagli investimenti nel retail (che ha registrato un +239%): è quello del gruppo Fattorie Garofalo, la galassia di aziende industriali, zootecniche e del retail che fanno capo alla cooperativa agricola Fattorie Garofalo di Capua impegnata nella produzione di latte e carne di bufalo, nella trasformazione delle materie prime in Mozzarella di bufala campana Dop e salumi

Gli investimenti nel 2017 hanno superato i 10 milioni di euro, pari al 22,9% di quelli effettuati negli ultimi sei anni a oltre 44 milioni, e l’aumento dell’occupazione, passata tra il 2016 e il 2017 da 260 a 330 unità lavorative medie (+29%).

 

Bistrot chiave della crescita

Il risultato in termini di volume d’affari ha alle spalle una scommessa già in parte vinta: la diversificazione degli investimenti nel settore retail che hanno assorbito 2,4 milioni negli ultimi anni, consentendo di incrementare sensibilmente il volume d’affari 2017 a livello di gruppo e l’occupazione.

Tutto questo grazie alla gestione diretta: la rete di somministrazione al pubblico di mozzarelle e salumi di bufala è di proprietà del gruppo mediante Holding Fattorie Garofalo, la nuova società impegnata nell’apertura e gestione dei Fattorie Garofalo mozzarella bistrot in Italia e all’estero. E proprio HFG ha visto più che triplicato il fatturato tra 2016 e 2017, da 3,1 a 10,5 milioni, con una crescita a tre cifre del 239%.

Nel complesso, il fatturato delle quattro società coinvolte nella produzione industriale e gestione dei punti vendita di mozzarella e salumi è cresciuto del 15%, passando dai 59,4 milioni del 2016 ai 68,6 milioni del 2017.

Parallelamente è cresciuta in HFG la forza lavoro, nel 2017 di 61 unità medie rispetto al 2016; da sola ha rappresentato l’87% della crescita occupazionale del gruppo.

 

Biologico, biogas, innovazione: gli investimenti nei settori tradizionali

Ma a crescere nel 2017 sono state anche le sei aziende zootecniche, con un bel +30%: le quattro società del gruppo a cui fanno capo hanno visto lievitare il fatturato dai 10,5 milioni di euro del 2016 a 13,7 milioni del 2017. Il latte di bufala, principale fonte di entrata delle quattro società, viene pagato dai caseifici del gruppo a prezzo di mercato, che si è mantenuto su livelli elevati.

Un risultato reso possibile anche dagli investimenti del gruppo, che hanno seguito una precisa policy: grande attenzione allo sviluppo e alla crescita delle aziende zootecniche (7,2 milioni solo nel 2017 e oltre 32 milioni tra 2012 e 2017) dove sono in corso importanti esperimenti colturali (entro il 2018 Arianuova sarà convertita al biologico) e di gestione aziendale, con un’attenzione particolare alla produzione di energia rinnovabile da biogas, come nell’azienda agricola Santo Ianni, dove è in esercizio un impianto di cogenerazione da 0,6 megawatt di potenza.

Gli investimenti nel settore industriale restano sostenuti nel 2017 (1,4 milioni di euro) e sono parte del consolidamento di quanto fatto negli ultimi sei anni: oltre 9,5 milioni tra 2012 e 2017 dedicati al miglioramento della produzione di Mozzarella di bufala campana Dop e al rafforzamento delle linee di produzione di Casaro del Re, che ha garantito nel 2017 una crescita del fatturato dell’11%.

MyStore: debutta il nuovo assistente digitale dei Mondadori Store

Mondadori Store presenta MyStore, il nuovo assistente digitale al servizio del cliente, in grado di proporre contenuti e consigli su misura grazie a sofisticati strumenti di analytics. In questa fase di debutto in Italia MyStore è attivo nei Mondadori Megastore di Piazza Duomo e via Marghera a Milano, e nel Mondadori Bookstore di via Appia Nuova a Roma.

MyStore si presenta come un totem con uno schermo interattivo multitouch con il quale interagire in maniera veloce e intuitiva per ricevere suggerimenti altamente personalizzati per acquisiti e regali. La nuova tecnologia utilizza il software GetInTouch: una soluzione interattiva di cognitive content presenter sviluppata da Mauden, che sfrutta l’intelligenza aumentata di Watson di IBM, un sistema cognitivo in grado di elaborare una grande quantità di dati.

“Con MyStore siamo il primo retailer italiano a introdurre un servizio con questo tipo di tecnologia, una soluzione che offre ai nostri visitatori un nuovo modo per esplorare il catalogo di Mondadori Store all’interno dei punti vendita”, ha dichiarato Francesco Riganti, direttore marketing di Mondadori Retail. “La ricerca è pensata per essere la più personalizzata possibile in funzione delle preferenze dei clienti anche sui social, consentendo un nuovo tipo di profilazione molto sofisticato, in grado di apprendere in modo continuo dalla storicità delle interazioni. Per questo abbiamo scelto di affidarci a due partner come Mauden e IBM che in questa direzione hanno negli ultimi anni sviluppato le soluzioni cognitive più significative”.

Vediamo alcune delle principali funzioni: MyBook, MyGift e MyFinder.

MyBook aiuta il cliente nella scelta del libro da acquistare grazie ad analisi cognitive in base al proprio profilo. Effettuando l’accesso dal proprio account Facebook il totem elaborerà le preferenze attraverso un multichoice su libri, musica e film per conoscere i gusti dell’utente. Le scelte effettuate verranno poi combinate alla classifica Mondadori Store e ai dati liberi da privacy su Facebook, come le pagine seguite, il compleanno, le liste di amici e così via. Si otterrà in questo modo la classifica “Scelti per te” con i titoli consigliati da MyStore.

L’utente può inoltre aggiungere i libri visualizzati a una lista di preferiti, consultabile nella sezione “Esplora prodotti”, ogni qual volta si effettuerà l’accesso a MyStore.

MyGift permette di trovare il libro più adatto per un regalo. Anche in questo caso sarà possibile profilare i gusti del destinatario selezionando i titoli e di conseguenza anche i generi letterari preferiti che, abbinati alla classifica Mondadori Store, daranno origine a una nuova classifica “MyGift” con i libri ideali per farsi ispirare per un regalo.

MyFinder consente invece di trovare i prodotti in vendita nello store come libri, cd e dvd con indicazione di prezzo, immagine e area del negozio in cui sono collocati. La funzione permetterà all’utente di ricercare prodotti per nome e per i libri sarà implementata anche la funzione di ricerca per codice ISBN.

 

Il servizio MyStore, disponibile per la prima volta in Italia, è attivo nei Mondadori Megastore di Piazza Duomo e via Marghera a Milano, e nel Mondadori Bookstore di via Appia Nuova a Roma.

 

Retailers mondiali a rapporto: i primi 250 valgono 4.400 miliardi di dollari

Retailers mondiali a rapporto nella 21ma edizione dello studio Global Powers of Retailing presentata da Deloitte National Retail Federation di New York.

E i dati emersi sono di peso più che rilevante come dimostra il fatto che il fatturato globale dei 250 più grandi retailer mondiali ha raggiunto nel  2016 i 4.400 miliardi di $, valore in crescita composita del 4,1% rispetto al precedente anno fiscale.

L’economia mondiale sta attualmente attraversando un periodo di crescita relativamente stabile. La crescita è accelerata in Europa e Giappone, si è stabilizzata in Cina e Stati Uniti, mentre risulta particolarmente vivace nei paesi emergenti.” commenta Dario Righetti, Partner Deloitte e responsabile Consumer & Industrial Products. “Per i retailer è stato un anno positivo con una crescita del 4,1%. Tuttavia, nell’immediato futuro, dovranno continuare a confrontarsi con le conseguenze negative rappresentate dalle crescenti disuguaglianze sociali, delle iniziative protezioniste e dell’impatto potenziale delle misure monetarie restrittive.” 

 La Classifica dei Top 10

I primi 5 retailer a livello globale mantengono la propria posizione di leader nella Top 10 e la statunitense Wal-Mart conferma la sua leadership indiscussa grazie ad un aumento delle vendite sia negli store fisici che tramite le sempre più numerose iniziative digitali. Mantiene la seconda posizione Costco, che continua il percorso di crescita dei precedenti anni fiscali. Chiude il podio Kroger, stabile in terza posizione per il terzo anno di fila. A metà classifica troviamo invece Walgreens Boots Alliance Inc. che incrementa le sue vendite dell’8.3%.

Tra i colossi europei, Schwarz Group si conferma al quarto posto con una crescita del 5.3% rispetto al FY15. Carrefour, oltre a perdere due posizioni in classifica, è anche l’unica che segna una diminuzione dello -0.4%, mentre Aidi Einkauf mantiene stabilmente l’ottava posizione con un aumento del 4.8%.

Anche quest’anno Amazon rappresenta la rivelazione di una classifica piuttosto stabile, guadagnando ben quattro posizioni rispetto al FY15, registrando una crescita a doppia cifra pari al 19.4%. Questa crescita è alimentata da un costante flusso di innovazioni di prodotto e di servizio per i consumatori, oltre che dalla continua espansione nel mondo del grocery avvenuta nel 2017 grazie all’acquisizione di Whole Foods.

Entra in classifica anche un’altra catena di retail pharmacy e health clinic, CVS Health Corporation (competitor di Walgreens Boots Alliance Inc), con un notevole incremento dei ricavi (+12.6%), dovuto alle recenti acquisizioni.

In Europa

Nel 2016 diminuisce nuovamente il numero delle aziende con sede in Europa, che passano da 93 nel 2014 14 a 85 nel 2015 fino ad arrivare ad 82 nel 2016 aumentando il gap con il Nord America.

“L’Europa sta vivendo un momento di forte incertezza legata alla situazione economica e politica. Il fenomeno della Brexit, in particolare, ha dato il via a un periodo di instabilità e cambiamento negli equilibri commerciali. I mercati maturi stanno soffrendo la concorrenza di nuovi Paesi emergenti e di nuovi competitor digitali.”, commenta Ernesto Lanzillo, Partner Deloitte e responsabile per il settore Retail. “Se analizziamo i dati, si evidenzia come l’andamento dei Top 10, inclusi quelli europei, sia sostanzialmente positivo con buoni segnali di crescita”.

A dispetto di questa perdita di quote, i retailer europei rimangono i più attivi a livello mondiale, continuando a cercare crescita al di fuori dei loro ormai maturi mercati domestici. Circa il 41% del loro fatturato è stato generato da operazioni straniere – circa il doppio di quello registrato dal gruppo dei Top 250 al completo.

In Italia

“La GDO italiana” commenta Dario Righetti “si conferma in crescita nel 2016 (+0,9%, in linea con la crescita del settore a livello globale), ma con un ritmo decisamente inferiore rispetto al 2015 (+3,4%) dove l’effetto Expo e l’inflazione positiva avevano trainato la crescita del fatturato. L’incremento nel 2016 è trainato principalmente dai volumi dato che l’inflazione nel settore è stata sostanzialmente nulla”. Per i retailer italiani si registra dunque, nell’anno chiuso entro il 30 giugno 2017, un andamento nel complesso positivo, visto che solo 2 dei 4 player nazionali registrano un calo nel posizionamento globale. Al contrario dello scorso anno, Coop recupera quattro posizioni, collocandosi al 72esimo posto. Sia Conad che Esselunga perdono delle posizioni nella classifica delle Top 250, collocandosi rispettivamente al 78° e 131° posto. Eurospin migliora anche quest’anno i propri risultati guadagnando una posizione (dal 188° posto al 187°). “In termini di redditività (vedasi tabella sottostante), da analisi comparative effettuate da Deloitte – prosegue Righetti – si conferma una sostanziale tenuta, per la GDO Italia, del margine commerciale, peraltro superiore a quello registrato da un campione internazionale. Nonostante questo positivo risultato, la GDO italiana registra un margine operativo quasi dimezzato rispetto al campione internazionale, per effetto di minori sinergie e maggiori costi di trasporti ed energia rispetto al campione internazionale”.

 I settori merceologici

Hardline & leisure è il settore con il tasso di crescita più elevato grazie ad una serie di imporanti operazioni di acquisizione (Lowe’s e Steinhoff International), fusione (Group FNAC e Darty plc) e cessione (Staples) avvenute durante il FY16.

Ciò significa che per la prima volta in quattro anni i retailer di abbigliamento ed accessori non hanno trainato la crescita, ma rimangono comunque il settore più profittevole.

I retailer di fast-moving consumer goods¹ (FMCG) sono attualmente le aziende più grandi (con un fatturato medio di circa 21.7 miliardi di dollari) così come le più numerose (135 aziende che costituiscono il 54 percento di tutte le Top 250 e rappresentano due terzi del fatturato delle Top 250).  

 

I quattro trend del retailing

Global Powers of Retailing 2018 mostra chiaramente come le regole del retailing stiano cambiando. Ma in quale direzione? Quali sono i trend che oggi vanno per la maggiore?

Quattro le tendenze evidenziate dal report:

 

  • Costruire competenze digitali di prim’ordine. Ormai, infatti, è chiaro: lo shopping non è solo questione di acquisiti in un negozio fisico o e-commerce perché i consumatori sono channel-agnostic, e non ritengono dirimente il canale di vendita.
  • Combinare negozio fisico e digitale permette di recuperare il tempo perduto. 
  • Creare esperienze in-store uniche e coinvolgenti. I negozi fisici non scompariranno, ma per competere con la convenienza e l’assortimento ineasuribile offerto online, creare esperienze di valore ed aumentare il brand engagement sono due attività cruciali. 
  • Reinventare il retail grazie alle ultime tecnologie. L’Internet of Things, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e virtuale ed i robot dovrebbero essere sull’agenda di ogni retailer.

I Gigli di Firenze implementano il ledwall circolare più grande d’Italia

Comunicare è importante, e riuscire a raccontare la propria storia ricorrendo alle immagini e coinvolgendo il pubblico è un atout da non sottovalutare.

Lo sa bene il Centro Commerciale I Gigli di Firenze che ha recentemente implementato il
ledwall circolare più grande d’Italia, progettato e installato da 3P TECHNOLOGIES, in una modernissima piazza multimediale.

[Not a valid template]Per corroborare e potenziare l’effetto visivo del ledwall sono state previste anche  8 colonne curve di forte impatto scenografico.
Il led, con una circonferenza di 66,2mt x 1,58 mt di altezza, è composto da oltre 2.000 tiles, per un totale di circa 2.400.000 pixel, e da 8 alberi, colonne curve di mattonelle led, su cui vengono distribuiti contenuti grafici sempre differenti grazie al sistema di digital signage, che con video ed immagini in modalità multivision guidano i clienti , li coinvolgono e li stimolano.
L’agorà permette di sfruttare l’area del centro commerciale per spettacoli, ospitate e road show.
3P Technologies si è occupata della progettazione e dell’installazione del sistema lavorando a stretto contatto con gli architetti della committenza ( Eurocommercial ) ed i tecnici di DIGILED. L’installazione è stata fatta interamente in notturna, ed è durata due mesi circa.


L’ancoraggio delle tiles ha richiesto la realizzazione di strutture custom made. Il sistema di controllo è gestito da 5 processori digitali navigator per la distribuzione del segnale video, 1 processore navigator di back up attivo ed 1 sistema di distribuzione fibra ottica ad altre prestazioni.

Attualmente l’installazione è candidata tra i cinque progetti finalisti per il settore retail del premio InVation Award ( www.inavationawards.com ) che si terrà il prossimo 6 febbraio ad Amsterdam in occasione di ISE 2018 , fiera mondiale per il mondo degli integratori di sistemi e del ondo delle tecnologie audio video.

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