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Heidi Klum firma una propria collezione per Lidl

Heidi Klum, icona della moda e modello di stile, affianca Lidl nel suo ingresso nel mondo del fashion, firmando per l’insegna una propria collezione. La linea, in cui si riflette la personalità di Heidi, sarà presentata a fine anno in esclusiva presso tutti i punti vendita Lidl.

“La collaborazione con Lidl mi ha da subito entusiasmato, mi sono divertita molto a disegnare questa collezione, per cui spero davvero che possa piacere a tutti. Ritengo il progetto ben riuscito, non solo per la passione che ci ho messo, ma anche per l’apporto di Lidl, che si è posta l’obiettivo di offrire prodotti di ottima qualità ad un prezzo davvero accessibile. È fantastico quello che siamo riusciti a creare insieme: la moda è sinonimo di divertimento e tutti dovrebbero potersi permettere questo piacere” – Dichiara Heidi Klum durante l’annuncio della collaborazione.

La “Lidl Fashion Week”

Lidl concentrerà l’offerta moda durante le cosiddette “Lidl Fashion Week”: settimane tematiche che si ripeteranno più volte l’anno e permetteranno l’acquisto di articoli fashion nei punti vendita Lidl di tutto il mondo. Saranno appuntamenti dedicati alla moda, nei quali Lidl presenterà in esclusiva le sue collezioni. Questo percorso inizia proprio con Heidi Klum.

Merendine e fake news, italiani e qui pro quo. L’indagine Doxa per AIDEPI

Merendine croce e delizia.

Gli italiani le amano, ma spesso le temono anche. Per via dei fraintendimenti e dell’informazione sommaria e frammentaria.

Per verificare il gradimento dei nostri connazionali per gli snack e dolci e – contemporaneamente- verificare le “zone d’ombra” nell’informazione su di essi, Doxa, commissionata da AIDEPI, ha realizzato una ricerca.

Eccone le principali evidenze.

I consumi

Nel nostro Paese il 38% degli italiani sono consumatori di merendine e lo fanno in media 2 volte a settimana. Gli “habitue” di questo prodotto soprattutto under 35 (il 59%) . L’occasione preferita è la merenda (65%), risultato che si ottiene sommando lo spuntino di metà mattina a quello di metà pomeriggio, e a seguire a colazione (41%). Le merendine più amate dagli adulti sono le stesse che mangiavano da piccoli, a confermare un forte legame emozionale verso il prodotto: in testa quella tipo brioche (che è amata soprattutto dai più giovani under 35) seguita da quella a base di pasta frolla, tipo plumcake e a base di pan di spagna.

Italiani e “bufale”

Gli italiani sulle merendine non sono molto informati e sono essenzialmente 5 i principali “buchi neri”:

  • Oggi l’85% degli italiani non sa che nelle merendine non ci sono più gli acidi grassi trans (le grandi aziende dolciarie italiane li hanno tolti da tempo)
  • 8 italiani su 10 pensano che le merendine siano più caloriche delle merende fatte in casa (una merendina invece contiene meno calorie di un trancio di pizza, di un panino “imbottito” o di una fetta di torta fatta in casa).
  • 3 italiani su 4 (75%) sono d’accordo sul fatto che le merendine siano la causa dell’obesità infantile. Su questa falsa credenza va ricordato che – oltre a innumerevoli studi scientifici che evidenziano come non sia solo l’assunzione di cibi a determinare l’obesità ma lo stile di vita – una recente ricerca ha scoperto che in Italia proprio nelle regioni dove c’è un maggior consumo di merendine (al Nord Italia) ci sono i minori tassi di obesità.
  • Il 63% pensa che lo zucchero di una sola merendina faccia superare il bisogno giornaliero di zucchero di un bambino (e invece non è vero)
  • Sempre il 63% non sa che le merendine vengono fatte anche con il lievito madre (viene utilizzato per molte merendine).

Quello che gli italiani sanno

Su altri temi gli italiani mostrano invece di avere una consapevolezza maggiore. Ad esempio oggi la metà degli italiani (parliamo di 27 milioni di persone) sa che le merendine contengono meno grassi, zuccheri e sale di 15 anni fa. E 6 italiani su 10 sanno che nelle etichette delle merendine ci sono tutte le indicazioni utili per scegliere quella più adatta al proprio stile di vita. Per fortuna sono quasi tutti concordi (89%) sul fatto che le merendine sono un alimento anche per gli adulti (e non solo per i bambini).

Genitori e figli

La merendina si colloca nella “top five” degli alimenti preceduta da frutta, in testa con il 51%, yogurt (42%), snack salato (28%), e panino (24%). Oggi ben 8 genitori su 10 (81%) danno a merenda ai propri figli una merendina e lo fanno in media 2/3 volte a settimana, dimostrando una corretta alternanza con altre tipologie di merenda, nell’ambito di un consumo consapevole. Inoltre confrontando la merenda dei genitori con quella dei figli scopriamo che gli adulti consumano più o meno la stessa quantità di frutta dei loro figli (55% vs 51%), meno yogurt (30% vs 42%), snack salati (22% vs 28%) e meno merendine (14% vs 22%).

Le opinioni

Tra i consumatori l’opinione più diffusa è che la merendina sia una scelta tutto sommato accettabile per fare merenda quando si ha poco tempo a disposizione (84%). Per 7 italiani su 10 (68%) le merendine sono un prodotto innovativo, sempre al passo con i tempi e con le esigenze dei consumatori moderni. E ancora: il 63% considera le merendine un prodotto pratico e buono con cui fare merenda in ogni occasione. Infine il 40% ritiene che le merendine siano un prodotto nutrizionalmente valido, che puo trovare posto alternandolo ad altri alimenti, nel contesto di un’alimentazione equilibrata.

 

 

 

 

 

Convegno Horizontal Retail 1

Un convegno dedicato alle dinamiche di coinvolgimento dei clienti nel Retail: community, co-progettazione, nel corso del quale Kiki Lab ed Ebeltoft Group presenteranno la ricerca realizzata, a livello mondiale, su tendenze e best practice.

L’appuntamento è a Milano, il 27 giugno 2017, alle ore 9 – 16

Ai partecipanti sarà distribuita una copia della ricerca Horizontal Retail

Quota di iscrizione 800€ +iva  – Alcuni inviti disponibili per manager Retail e IdM

Per iscrizioni: kiki@kikilab.it – 030 22 16 81

ARCA apre a Cesena un nuovo polo logistico di riferimento

Apre a Cesena un nuovo centro distributivo di ARCA, società che fa capo al Gruppo Unicomm di Vicenza, associato a Selex Gruppo Commerciale. La nuova struttura, che sorge nei pressi dell’uscita autostradale Cesena Nord, è stata realizzata su un lotto di 50.000 mq, occupa una superficie di 30.000 mq di cui 23.000 destinati ai prodotti secchi, 4.000 ai freschi e i rimanenti ai servizi. Sono oltre 13.000 le referenze trattate, circa 22 milioni i colli movimentati e 170 i collaboratori.
 
Il nuovo centro distributivo di Cesena diventa così il polo logistico di riferimento, in sostituzione dei vecchi centri distributivi, in grado di rifornire tutti i canali di vendita dell’azienda romagnola, ossia i supermercati Famila, i supermercati A&O e i cash & carry C+C.
 
Un polo moderno ed efficiente, dotato delle più avanzate tecnologie, ma soprattutto attento alla sostenibilità e al risparmio energetico. Come in tutte le più recenti realizzazioni del Gruppo Unicomm, infatti, nel nuovo centro distributivo di Cesena sono state adottate molteplici soluzioni innovative per ridurre al minimo l’impatto ambientale e i consumi energetici e, nello stesso tempo, per recuperare efficienza nella movimentazione delle merci, ottimizzando anche i trasporti tra i centri di distribuzione e i punti di vendita.

Smart Card: la strategia di marketing giusta nella piccola e grande distribuzione

Quando si appronta la strategia di marketing per il proprio Store o Catena di distribuzione, riveste un ruolo fondamentale anche l’utilizzo di smart card, uno strumento formidabile per costruire relazioni proficue e fidelizzare i clienti. La fedeltà di un consumatore (loyalty) è uno dei pilastri del marketing, e sono proprio le tessere punti, le tessere fedeltà, le gift card che rappresentano una delle forme meglio riuscite e conosciute di Gamification. In questo caso il processo di communication design si attua mediante il conferimento di motivazioni secondarie all’acquisto o più banalmente premi.

E visto che così come dichiara il Rapporto Nielsen del 2016 Il 74% degli italiani è iscritto ad almeno un programma fedeltà presso uno o più rivenditori, è proprio sulle card che bisogna puntare, per differenziare il proprio brand all’interno di un mercato sempre più vasto. La personalizzazione dell’offerta è il passo successivo, perché occorre quindi mettere in atto azioni di marketing che differenzino i contenuti delle singole iniziative, non annoino mai il cliente, così da non perdere la propria efficacia. Il compenso in denaro non può più essere considerato l’elemento differenziante. Si tratta quindi di mettere in cantiere progetti altamente coinvolgenti, sconti e offerte personalizzate e ritagliati su misura del cliente.

Con l’avvento del web poi il consumatore desidera sempre di più un’esperienza di shopping multicanale, nell’ambito della quale la dimensione fisica e digitale siano complementari ad un unico percorso di acquisto. Solo le smart card hanno il corretto supporto tecnologico per diventare parte fondante di una strategia di marketing di questo tipo.

Sia che si tratti di una riduzione sull’acquisto successivo o un trattamento Vip, è essenziale che la relazione tra azienda e cliente sia solida e fondata sulla trasparenza e l’affidabilità. Per questo è importante scegliere con una certa accortezza a chi rivolgersi per la realizzazione delle tessere fedeltà o loyalty card, o acquistare strumenti per prodursele autonomamente, ottenendo comunque risultati eccellenti. Il settore delle carte magnetiche offre ampia scelta di soluzioni con caratteristiche differenti come il materiale, lo spessore, la finitura, il colore, e la grafica. Anche la tecnologia, dal chip alla semplice banda magnetica, contact o contacless, può variare molto.

Publicenter è da anni leader sul mercato in questo campo e offre servizi ad elevati livelli. Specializzata nella produzione di fidelity card e smart card in PVC, anche per importanti gruppi della retail e GDO, offre al cliente un’ampia gamma di personalizzazioni possibili.

Autogrill apre il Bistrot Bologna Cantagallo, evoluzione dello storico Mottagrill

Autogrill apre a Casalecchio sul Reno, nel tratto appenninico dell’Autosole, il Bistrot Bologna Cantagallo,  il suo secondo Bistrot in autostrada. Il concept realizzato da Autogrill in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (Unisg) di Pollenzo offre ai viaggiatori una pausa all’insegna dell’eccellenza, della qualità e del benessere.
Il Bistrot, infatti, lavora, come tutti i concept Bistrot, con produttori locali in un’ottica di stagionalità e territorialità, proponendo un’offerta in linea con le esigenze della cultura alimentare contemporanea sempre più attenta alla qualità, alle proprietà nutritive e alla territorialità dei cibi.

“Siamo particolarmente orgogliosi di testimoniare l’evoluzione di questo storico ristorante: dalla sua inaugurazione nel 1961 questo edificio, con la sua struttura caratteristica sospesa a 5,5 metri di altezza sull’autostrada, è stata un’icona della modernizzazione italiana negli anni del boom economico e ha sempre rappresentato un’idea di qualità della produzione alimentare in questa terra – l’Emilia Romagna – così ricca di tradizione culinaria. Bistrot fa della valorizzazione del territorio la sua principale mission e si propone di diventare un vero punto di riferimento per le nuove abitudini alimentari dei consumatori ‘on the move’ – ha commentato Ezio Balarini, Chief Marketing Officer di Autogrill – Tutto questo è possibile grazie alla preziosa collaborazione con i nostri fornitori partner, selezionati con l’UNISG, grazie a cui possiamo offrire ogni giorno ai nostri clienti tutto il meglio delle ricette del territorio”.

L’offerta
Tra i tanti prodotti ricordiamo quelli del SALUMIFICIO ROMAGNOLO DEL VECCHIO, che opera dal 1968 secondo le ricette della tradizione della norcineria di Romagna lavorando solo carni suine selezionate provenienti esclusivamente dal territorio Italiano, lavorate a Cesena e stagionate nel territorio romagnolo. Il particolare microclima di questa terra, permette a questi salumi di offrire il sapore gustoso e gioioso della Romagna più vera: suoi prodotti di punta sono la Finocchiona e la Pancetta di Mora Romagnola presidio slow food.
 
Un altro partner d’eccellenza è l’AZIENDA AGRICOLA BORDONA –  azienda biologica situata nell’alta valle del Santerno ai confini con la Toscana che certifica in tutto il processo produttivo la trasformazione del latte di propria produzione, proveniente da mucche di razza pezzata rossa, in formaggi e latticini di vario genere: mozzarella, casatella, tomino primo sale, ricotta e yogurt. Vale la visita il caseificio Bordona per assaggiare i suoi squisiti formaggi naturali per poter osservare il ciclo completo di produzione biologica, dal pascolo al caseificio.
 
A fornire i dolci sarà la pasticceria romana di Marco Rinella CRISTALLI DI ZUCCHERO: un laboratorio di pasticceria sul modello delle botteghe artigiane del Rinascimento Italiano. Tra l’offerta presente a Bistrot, i viaggiatori potranno gustare la Torta Tenerina, una specialità emiliana tutta di cioccolato che parla d’amore, oppure la Pinza Bolognese, un dolce tradizionale contadino a base di farina e uova fresche, caratterizzato dalla presenza di un ripieno di mostarda.

La storia

ll Mottagrill di Cantagallo (nome originario dello store) venne inaugurato il 29 aprile del 1961 nell’area autostradale di Casalecchio di Reno a soli cinque mesi dall’apertura del tratto appenninico dell’Autosole ad opera dell’allora Presidente del Consiglio Amintore Fanfani. L’edificio dalla struttura avveniristica, lungo 70 metri e alto 13 metri con una parte centrale sospesa a 5,5 metri di altezza sull’autostrada, progettato dall’architetto Melchiorre Bega, rappresentava l’Autogrill a ponte “maggiore d’Italia e il più grosso d’Europa”. Nei momenti di maggior affluenza della sua storia nei laboratori di Cantagallo si registrarono le cifre record di circa 40.000 torte e oltre 60.000 pizze prodotte in un mese, mentre al ristorante con servizio al tavolo si servirono in un solo giorno circa 1.100 coperti.

Molti i personaggi illustri che vi facevano regolarmente sosta, tra questi Ugo Tognazzi, Silvana Mangano, Renzo Montagnani e Nino Manfredi, ma personalità appartenenti alla classe politica come Enrico Berlinguer, Giovanni Spadolini e Ugo La Malfa.

Una curiosità: il primo gennaio 2001 Cantagallo ritornò tra le pagine di cronaca poiché, al preciso scoccare della mezzanotte, in questo punto vendita venne effettuato il primo acquisto (ed emesso il primo scontrino) italiano in euro.
 

 

E-Marco Polo, l’e-shop di Alibaba porta in Cina il Made in Italy

Diverse migliaia di prodotti venduti, oltre 100 referenze disponibili di food&beverage, 11.000 follower, 150.000 visitatori unici mensili: sono alcuni numeri dei primi tre mesi di operatività di E-Marco Polo, l’e-shop B2C  di Alibaba, che opera su su Tmall Global (la piattaforma e-commerce cross-border dedicata esclusivamente ai prodotti/brand stranieri e non presenti in Cina) e si rivolge  alle aziende che intendono operare nel mercato cinese.  

La società è una delle più importanti iniziative strategiche di “sistema Paese” ed è nata in seguito al Memorandum di Intesa siglato tra il Governo Italiano e il Gruppo Alibaba.  Ha come partner industriali il Gruppo Cremonini, leader nella produzione e distribuzione di prodotti del food&beverage, la società di consulenza strategica specializzata su innovazione e internazionalizzazione delle imprese The Cambridge Management Consulting Labs (CMC Labs), e come partner finanziari Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Le opportunità

I vantaggi per le aziende offerti da E-Marco Polo si possono riassumere nella semplificazione di accesso al mercato cinese; nell’opportunità di dare grande visibilità ai prodotti presso il pubblico cinese grazie alla vetrina dedicata al Made in Italy su Tmall Global e al supporto di campagne marketing; l’ottimizzazione dei costi operativi e i risparmi sui costi fissi; la gestione completa della supply chain con servizi garantiti dai partner di Alibaba.

Le opinioni

“E-Marco Polo – ha spiegato il CEO Stefano Scarsciotti – è una vetrina B2C che funge da “general contractor” e permette di vendere i prodotti direttamente con un servizio “end-to-end”, con le attività di logistica a supporto dei processi di export/import, marketing, customer care, oltre alle strategie e alle azioni di brand-marketing. Grazie alla nostra piattaforma flessibile e modulare, copriamo l’intera “value chain” dell’export in Cina”.

Augusto Cremonini, Presidente di E-Marco Polo, ha ricordato che la società “capitalizza l’enorme esperienza nella distribuzione internazionale del Gruppo Cremonini e il mercato cinese rappresenta una grande opportunità per l’e-commerce di prodotti alimentari. Alibaba è il leader mondiale coprendo il 54,2% del mercato online cinese B2C e la sua piattaforma Tmall Global conta migliaia di vetrine. Considerando che la cucina italiana è la più apprezzata a livello mondiale, riteniamo che E-Marco Polo possa dare enormi vantaggi alle esportazioni dei produttori del nostro paese, soprattutto a quelli di piccole e medie dimensioni”.

Mind the Step: appuntamento il 7 giugno con la terza edizione

Mind the Step, l’evento b2b indirizzato a chi decide le strategie digitali dei Brand del Retail e aiuta le aziende a non “inciampare” negli ostacoli che si trovano lungo il cammino della  trasformazione  digitale, torna a Milano il prossimo 7 giugno.

Organizzato da Theoria con il supporto di Epson, Mapp Digital, MobileBridge e SAP Hybris,  l’evento intende individuare i segnali di futuro nel Customer Journey.

I 100 rappresentanti di grandi brand attesi all’evento,  insieme agli esperti e alle aziende di punta del tech & digital, tracceranno la mappa per i prossimi 2 anni del Digitale in Italia.

L’evento è volutamente ristretto, per favorire  la discussione libera tra decisori, esperti e rappresentanti delle aziende tech/digital. La partecipazione – gratuita – è rigorosamente riservata a rappresentanti di aziende utenti finali, previa accettazione della registrazione da parte degli organizzatori.

I temi
I segnali di futuro che verranno esplorati a Mind  the Step includono:
– Robot:  la nuova frontiera dell’interazione tra azienda e consumatore
– Intelligenza Artificiale  applicata alla produzione e vendita nel Fashion & Luxury
– Nuovi modelli organizzativi  richiesti dalla trasformazione digitale

 

Per informazioni: www.mindthestep.eu

Freschi, salutari, premium e “sperimentali”: il nuovo profilo dei consumi alimentari

Freschi, salutari, premium e “sperimentali”: quattro gli attributi chiave utilizzati per descrivere le nuove tendenze nell’ambito del food, il comparto oggi più dinamico nell’ambito del largo consumo confezionato.

Ce li ha “raccontati” Marco Limonta, Business Insights Director di IRI, nel corso del convegno organizzato in occasione della Fiera Tutto Food. L’incontro, moderato da Ivo Ferrario di Centromarca, ha visto la partecipazione di Antonio Carstulovich – Direttore Generale Commerciale, Ferrarelle Spa, Mario Gasbarrino – Amministratore Delegato Unes, Giorgio Santambrogio – Amministratore Delegato, Gruppo VéGé e Presidente ADM, Associazione Distribuzione Moderna, Mario Zani – Direttore Generale Eurocompany S.r.l., oltre naturalmente a quella di Angelo Massaro, Amministratore Delegato di IRI.

Quattro “qualità” che il nuovo consumatore cerca con sempre maggiore frequenza, in linea con la sua nuova identità.

A caratterizzarlo, oggi, sono infatti una maggiore apertura verso prodotti che innovino in modo soddisfacente (il 66% è disposto per essi a spendere di più) e che consentano di sperimentare (+50%); una più spiccata attenzione verso la pianificazione degli acquisti (+77%) e verso le informazioni sui prodotti, al punto che anche il tempo trascorso davanti allo scaffale in cerca di informazioni si allunga (+ 74”).

Parliamo di un consumatore evoluto, dunque, che – se insoddisfatto- si sente però più libero di cambiare punto vendita (+37%).

I cibi che trainano il mercato

Lo studio di Iri parte dall’assunto che, in uno scenario poco spumeggiante, è l’alimentare a guadagnarsi spazio, probabilmente in virtù di un maggior appeal nei confronti del consumatore, di cui riesce ad intercettare con più abilità le aspirazioni.

Il fresco confezionato si conferma – a oggi – il motore principale (con +2,9% nell’andamento a volume e +1,6 a valore), ma è comunque interessante vedere come a giocare un ruolo di primo piano siano pure le nuove categorie, vere trend setter del mercato, che oggi – intercettando quasi 4,5 punti di quota – rappresentano il 17% del carrello (nel 2013 erano ancora a quota 12,8%).

Le nuove categorie

Ad ogni modo, oltre ai singoli segmenti merceologici, a beneficiare dei cambiamenti degli stili di consumo degli italiani è anche una serie di categorie trasversali, che accomunano tipologie di prodotti quanto mai diverse.

A cominciare dalle referenze free from, che nel 2016 hanno sviluppato vendite per oltre 2 miliardi di euro, (crescendo del +4,2% rispetto al 2015), per arrivare ai prodotti biologici, che con 1,3 miliardi di euro (+20,4% sull’anno precedente) confermano il passaggio evolutivo da nicchia a segmento trend setter dedicato ad un target di salutisti e ambientalisti.

La crescita dei prodotti salutistici rappresenta uno dei segnali più evidenti del processo evolutivo dei consumatori e trova ulteriori conferme nell’avanzata delle vendite di cereali (844 milioni di euro, +5,7% sul 2015), di alimenti integrali (471 milioni di euro, +21,2%) e di prodotti a base soia/vegetale (436 milioni di euro, +8,4%). Per il medesimo motivo ispiratore si assiste pure, nell’ambito del proteico, a un decremento della carne a vantaggio del pesce e dei prodotti a base di proteine vegetali.

Le “nicchie” confermano il trend

La voglia di sperimentare, direttamente tra le pareti domestiche, si rispecchia nella crescita interessante di una nicchia come quella delle spezie(+16,4% a valore). Praticità e funzionalità invece sono i driver di crescita di un segmento ora in auge, come quello della frutta secca, (+11,6%): qui infatti le aziende hanno saputo rinnovare l’offerta e l’immagine dei prodotti puntando in modo intelligente sul concetto di snack/ spezza fame e di funzionalità assicurando nuove occasioni di consumo.

Spunti di dibattito

Il quadro tratteggiato da Marco Limonta, ha innescato un interessante dibattito tra i relatori: 3 i temi caldi posti sul tappeto da Ivo Ferrario e “palleggiati” tra gli astanti: ripensamento dello store, infedeltà del consumatore al punto vendita, fake news sul cibo con relative ripercussioni sui comportamenti di acquisto.

È emerso come sia prioritario differenziare e caratterizzare in maniera univoca l’offerta e quindi i pdv, in modo che possano diventare dei veri e proprio punti di riferimento per target specifici di consumatori. No al melting pot di offerta, dunque, massificante e banalizzante.

E poi attenzione all’eccesso di promo, specchietto delle allodole, in larga parte responsabile della “migrazione infedele” dei clienti.

Ultimo alert da non sottovalutare: il potere denigratorio che le bufale mediatiche esercitano sulle aziende siano esse produttrici che distributrici. Imprescindibile dunque fare chiarezza e ristabilire la verità.

Il made in Italy arriva sugli scaffali di Wal-Mart

Vino e prodotti agroalimentari: l’accordo tra ICE e Wal-Mart è fatto. In questo modo il colosso americano potrà sviluppare una linea a marchio d’insegna, realizzata con prodotti importati dal nostro paese, incrementando – si ipotizza- del 16% gli acquisti della catena.

L’accordo – ad oggi della durata di un anno (ma rinnovabile) – è stato siglato dal Presidente dell’Agenzia ICE Michele Scannavini e dalla Vice Presidente Dry Grocery di Walmart Silvia Kawas, nel corso della prima giornata di TUTTOFOOD.

Per l’export Italiano in USA, che nel 2016 ha raggiunto i 4,6 miliardi di valore, l’accordo con Wal-Mart costituisce un importante baluardo contro il fenomeno dell’Italian sounding che attualmente ha un valore di ben 24 miliardi di euro. La vendita sugli scaffali distributivi, infatti, consentirà al consumatore americano di acquisire maggior consapevolezza delle nostre eccellenze agroalimentari e fornirà una sorta di “percorso di acquisto formativo”.

Nell’ambito di questo progetto il ruolo di ICE sarà da una parte quello di organizzare, a vantaggio dei buyer statunitensi di Wal-Mart, dei viaggi che permettano loro di individuare nuovi prodotti da inserire a scaffale.

Dall’altra quello di inserire il logo “Extraordinary Italian Taste” su tutto il materiale promozionale e di marketing nei punti vendita dell’insegna americana.

A proposito di questo marchio pensato per esaltare le nostre produzioni, così si è espresso il ministro Maurizio Martina: “Finalmente abbiamo un segno distintivo unico che aiuterà consumatori e operatori a identificare subito le attività di promozione dei nostri prodotti. Partiamo da Expo Milano 2015 per sfruttare questa straordinaria occasione di visibilità e proseguiremo con le azioni previste dal nostro piano di internazionalizzazione sui mercati strategici. Nei prossimi tre anni investiremo oltre 70 milioni di euro per la promozione, imparando a fare squadra e a non disperdere in mille rivoli le risorse”.

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