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Vorwerk Point, sono più di 30 i punti vendita in tutta Italia

Diventano più di 30 i Vorwerk Point su tutto il territorio italiano. Sono state infatti inaugurate 32 nuove ‘boutique’ Vorwerk, l’azienda nata in Germania nel 1883 e sbarcata in Italia nel 1938, che ha oltrepassato l’obiettivo delle 30 unità previste entro la fine del 2015.

Se la dimostrazione del prodotto e la vendita a domicilio rimane l’ideale per consigliare la soluzione più adatta a ogni specifica esigenza, la strategia di avvicinamento al cliente Vorwerk non si è fermata. E i Vorwerk Point, i negozi dal design esclusivo dedicati ad assistenza, riparazioni, vendita di ricambi e accessori originali di Folletto e Bimby, rappresentano i punti di riferimento nel rapporto quotidiano con il consumatore, che può trovare personale preparato e ricevere attenzioni su misura.
«Abbiamo scelto di aprire i Vorwerk Point come esempio di evoluzione del modo di porci sul mercato – spiega Daniele Zanotti, responsabile del Servizio Assistenza Clienti per Folletto e Bimby – e per far crescere ulteriormente la conoscenza del brand attraverso punti di contatto fisici sul territorio».

Vorwerk Point 2I Vorwerk Point, collocati in centri commerciali o luoghi di grande passaggio, offrono una consulenza altamente qualificata su tutte le ultime novità del mondo Vorwerk, e una serie di servizi dedicati: dal ritiro a domicilio dell’apparecchio alle riparazioni su prenotazione, dal servizio di consegna lampo all’avviso via sms e molto altro ancora.
All’interno dei punti vendita è disponibile anche un vasto assortimento di libri e ricettari Bimby, il robot trendy e tuttofare amato dagli appassionati della tecnologia in cucina, oltre alla nuova linea di prodotti Vorwerk Folletto. Una gamma di prodotti pensata per una clientela giovane che non ha molto tempo da dedicare alle pulizie di tutti i giorni.

I 10 settori lavorativi più promettenti: sul podio Retail e Gdo

Lavorare sì. Ma dove? Quali sono i settori più promettenti, quelli con le maggiori potenzialità?

Lo svela una ricerca di Jobrapido che ha sondato il terreno in Italia, e in alcuni Stati europei, analizzando le offerte di lavoro pubblicate sul proprio sito da novembre 2015 a gennaio 2016.

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In Italia è emerso come il settore del Commercio / Retail / Grande Distribuzione sia il più attivo nella ricerca di personale, con 157 mila annunci, seguito da quello dell’ Amministrazione / Risorse Umane con 69 mila e dall’Informatico con 68 mila. Al quarto posto dei mestieri più ricercati ci sono quelli legati all’ambito dei Servizi, con 64 mila offerte. Sono invece tra le meno ricercate le figure nel settore tecnico, con 816 annunci, e in quello agricolo, con 370.

Ecco la top 10 degli annunci di lavoro per tipologia in Italia (novembre 2015-gennaio 2016):

  1. Commercio / Retail / Grande Distribuzione: 157.000
  2. Amministrazione / Risorse Umane: 69.000
  3. Informatica: 68.000
  4. Servizi: 64.000
  5. Vendite: 59.000
  6. Manodopera: 57.000
  7. Ingegneria: 53.000
  8. Export: 39.000
  9. Marketing / Pubblicità / Pubbliche Relazioni: 28.000
  10. Servizio Clienti / Customer Care: 21.000

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E poi veniamo a Germania e Olanda, paesi importanti e rappresentativi per la dinamicità del mercato del lavoro. Qui notiamo qualche variazione nei trend, nel primo è infatti emersa una predominanza di offerte di lavoro in campo informatico (410 mila annunci), seguito da Manifatturiero con oltre 320 mila annunci e Sviluppo e Programmazione con 192 mila job post.Nei Paesi Bassi invece è il Manifatturiero/Artigianato a prevalere con 134 mila job post, seguito dal settore Informatico, con circa 103 mila, dal Trading/Export con 55 mila. Meno ricercati, invece, giornalisti e ingegneri, ciascuno con 1.600 job post.

Amazon Prime Now: è successo. Frutta e verdura fresca in pronta consegna

Amazon Prime Now vende anche i freschi: la notizia tanto temuta dai retail è arrivata.

Amazon ha infatti annunciato di aver aggiunto 30 tipologie di frutta e verdura ai 20.000 prodotti acquistabili con l’app Amazon Prime Now. In questo modo i clienti Amazon Prime Now potranno usufruire a qualsiasi ora della giornata di frutta e verdura freschi consegnati al piano, dicendo così addio alla fatica di sollevare pesanti buste della spesa. E le consegne potranno essere effettuate anche in ufficio.

Le 30 tipologie di frutta e verdura si aggiungono alla gamma di oltre 20.000 prodotti disponibili al servizio Prime Now che offre già surgelati (tra cui buste di minestroni e vaschette di gelato), prodotti freddi (come affettati e yogurt), oltre a pane, pasta, caffè, bibite, birre, vini e alcolici.
L’offerta si aggiunge anche agli articoli presenti nel negozio Alimentari e cura della casa, con una selezione di migliaia di prodotti a lunga conservazione (biscotti, popcorn, bibite) di marchi nazionali e internazionali (Barilla, Mulino Bianco, Knorr, Mellin).
“Le 30 tipologie di prodotti freschi rendono ancora più ampia e variegata l’offerta di prodotti Prime Now, rispondendo sempre più all’esigenza dei clienti di ricevere a casa i prodotti per la spesa quotidiana – spiega Mariangela Marseglia, EU Director Prime Now – Frutta e verdura saranno consegnati direttamente al piano dalle 8 del mattino a mezzanotte, sette giorni alla settimana con le modalità previste dal servizio Prime Now e modalità di consegna in un’ora o in finestre di due ore”.
Tutti gli iscritti Prime possono scaricare da subito l’app Prime Now, disponibile per i dispositivi iOS e Android,  verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Per trovare i CAP di Milano e hinterland raggiunti dal servizio, i clienti possono visitare www.amazon.it/primenow.

Lasagna della tradizione: ecco la nuova protagonista del concept SorryMama

Lasagna, tu m’hai provocato e io mi invento un format. Parafrasando l’Albertone italiano potrebbe esser nato così SorryMama, la prima sfida street- tutta milanese – alle mamme di tutta Italia.

Ma cominciamo dall’inizio: quando Luca Arcoini (uno dei fondatori di SorryMama), ancora negli States per lavoro, si rese conto che per le strade delle metropoli americane non era difficile trovare qualche rimando al Belpaese. Pasta e pizza essenzialmente (che di italiano avevano ben poco). Ma Luca si accorse anche di un’enorme lacuna: la lasagna non si palesava mai!

Da qui l’idea: perché non creare un format di locali dedicati proprio alla lasagna? Un concept finalmente firmato da italiani, dove il cibo nostrano fosse proposto in tutta la sua squisitezza.

“Una volta tornato – racconta Luca- ho iniziato a cercare di dare vita a questo sogno. Dovevo solo trovare la formula migliore per portare in una dimensione metropolitana e facilmente replicabile la lasagna, senza snaturare quelle caratteristiche casalinghe che la rendono un piatto irresistibile da più di 800 anni”.

E il risultato è ora sotto gli occhi di tutti: al 79 di Corso di Porta Romana.

Una piccola oasi del gusto, sospesa tra passato e modernità, dove questa pietanza simbolo della cucina italiana viene preparata secondo i genuini segreti della tradizione e reinterpretata in inediti e irresistibili abbinamenti nati dalla fantasia e dall’esperienza di tante mamme del Belpaese. Tante golose tentazioni street, classicamente emiliane, insospettabilmente light, golosamente green o straordinariamente ricche.

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Lo scopo è solo uno, conquistare sempre più palati in cerca di una gustosa pausa e farli tornare a casa con una piccola confessione da fare: “Scusa mamma, ma ho trovato una lasagna migliore della tua!”.
Una formula a cavallo tra lo “slow food” e il “fast and good”, fondata su due semplici concetti: amore per la cucina e materie prime di grande qualità.

La sfoglia delle differenti tipologie di lasagne proposte da SorryMama (classiche all’uovo, di kamut, farro, al nero di seppia, ecc..) è realizzata seguendo fedelmente i passaggi di ricette limate con passione e pazienza da mamme e nonne. Le pregiate farine (semola, saraceno, farro, kamut, quinoa, …) provengono da uno storico mulino del nord Italia con due secoli di esperienza: il Molino Dallagiovanna. Si tratta di farine che conservano inalterati tutti i componenti del chicco o del seme, insieme ai macronutrienti. Così l’impasto contiene molte più fibre e sali minerali di quelli prodotti dalle farine di tipo 0 e 00, per un trionfo di gusto e antiossidanti che rendono ogni piatto più digeribile e salutare. Non mancano speciali tocchi innovativi come, ad esempio, la farina di tritordeum, un particolare cereale che fonde le caratteristiche di grano duro e orzo selvatico con le loro proprietà benefiche.

Come nella cucina di casa la domenica mattina, anche da SorryMama tutto viene fatto alla luce del sole. Dal laboratorio a vista del locale escono tutte le differenti versioni di lasagna, recuperate dalle pagine dei ricettari segreti di tante mamme italiane.

A completare la formula di SorryMama, una selezione di birre artigianali (e senza glutine) e vini italiani proposti in un inedito packaging monodose, su misura per accompagnare rilassanti momenti di ‘casual dining’. Il tutto offerto a prezzi contenuti e in un’accogliente atmosfera casalinga dall’abito moderno.

Olio, a peso d’oro: nel 2015 rincari del 19,8%

Olio di Oliva nei supermercati europei: il prezzo sale vertiginosamente. Ad evidenziarlo un recente studio di IRI che ha registrato mediamente un rincaro pari al 19,8% durante lo scorso anno.

Due le cause principali di questi aumenti: da una parte l’epidemia degli Ulivi che ha colpito la Puglia da ormai due anni e che sta causando il disseccamento di oltre un milione di piante; dall’altra la scarsità del raccolto in Spagna, principale produttore in Europa, che è cominciata già dal 2014 con impatti significativi sulla produzione.

Schermata 2016-02-09 a 12.52.02I produttori e i distributori che commercializzano offerta a marchio, durante lo scorso anno, hanno applicato rincari sui prodotti per coprire gli incrementi della materia prima cui dovevano sopperire. Il risultato è stato che gli acquirenti hanno speso 231 milioni di Euro in più per l’acquisto di Olio di Oliva, facendo così registrare un trend delle vendite a valore pari al +9,5% (per un totale di 2,7 milioni di Euro).

L’aumento dei prezzi è stato più consistente in Spagna, Italia e Grecia, paesi in cui l’Olio è uno degli ingredienti fondamentali della cucina locale. In particolare, rispetto all’anno precedente, durante il 2015 si è registrato un incremento di prezzo del +27,2% in Spagna, del 21% in Italia e del 12,2% in Grecia.

Schermata 2016-02-09 a 12.49.29Le conseguenze sui consumi

Come c’era da aspettarsi con i rincari, che hanno registrato tassi maggiori verso la fine dello scorso anno, i consumatori hanno ridotto gli acquisti.

Le analisi di IRI indicano un calo delle vendite di Olio di Oliva in tutti i paesi ad eccezione dell’Italia, dove gli andamenti sono rimasti quasi piatti. Al contrario in Grecia si registra un ”tonfo” pari al -18% ed in Spagna pari al -16,2% rispetto all’anno precedente.

E’ interessante inoltre evidenziare che anche le altre tipologie di prodotto sono in calo nei paesi considerati nell’analisi IRI, cosa che sta ad indicare che gli shopper non fanno switch verso altre varianti di Olio anche a fronte di prezzi cedenti (-0,9%).

Marche del distributore: rincari maggiori.

In tutti i paesi, ad eccezione della Gran Bretagna, il rialzo di prezzo delle marche del distributore è stato maggiore rispetto al totale categoria, fattore comune quando aumentano i costi delle materie prime. Tuttavia, il rincaro dei prezzi della Marca Commerciale ha avuto solo un lieve impatto sui consumi di Olio di Oliva (-0,5 punti rispetto all’anno precedente). Ci sono comunque grosse differenze da paese a paese.

In Spagna, per esempio, dove la marca del distributore ha una tradizione molto forte, il rialzo dei prezzi dell’Olio di Oliva è stato molto simile tra marca industriale e private label (rispettivamente 26,6% e 28,6%). Al contempo la marca del distributore è cresciuta in termini di quote a volume di 3,1 punti, segnando un aumento delle vendite del 13.3% e raggiungendo i 529 milioni di euro.

La Gran Bretagna evidenzia trend analoghi alla Spagna in termini di evoluzione delle quote a valore della marca commerciale, con un aumento di 5,3 punti rispetto al 2014 (da notare che si tratta della crescita più alta registrata nei sette paesi coinvolti nell’analisi). Questo fenomeno è stato causato con ogni probabilità dal forte rialzo dei prezzi dell’Olio di marca (+6,1%) mentre le marche commerciali hanno segnato una diminuzione del 1,8%.

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In Francia, invece, si è assistito al fenomeno opposto. Dal momento che l’industria di marca è impegnata in una “feroce guerra” giocata sui prezzi, il rincaro dell’ dell’Olio di Oliva ha impattato solo le marche dei distributori con il conseguente calo della quota a volume (-7,2 punti rispetto all’anno precedente).

A causa del rialzo considerevole dei prezzi dell’Olio di Oliva di Marca i consumatori in Gran Bretagna preferiscono acquistare i prodotti dei distributori che risultano più convenienti.

“La produzione di Olio di Oliva è legata all’andamento metereologico della stagione, ma l’epidemia che ha colpito gli ulivi in Italia è un fattore completamente nuovo che ha avuto un qualche impatto sull’intero mercato Europeo. Addirittura si sono verificati episodi di furti nelle coltivazioni spagnole in quanto dall’Italia è emersa l’esigenza di aumentare l’approvvigionamento di materia prima da Spagna e Grecia”. – ha commentato Marco Raimondi, Business Insights Director di IRI. -“L’olio d’oliva, che è un prodotto di prima necessità nei paesi dell’Europa meridionale, sembra essere diventato un prodotto ‘premium’ per gli heavy user europei.”. Continua Raimondi.

Lavorazioni nel pdv: da Wegmans arriva il mulino per macinare il grano

Un mulino per macinare il grano nel supermercato, per avere una farina più fresca e un pane ancora più fragrante, tutto sotto gli occhi del cliente: è la novità dell’insegna americana Wegmans, che quest’anno festeggia il centenario dalla fondazione, nel punto vendita di Pittsford (NY).

Il mulino, fatto a mano in Austria e decorato, lavorerà solo ingredienti biologici ed a chilometro zero. «Fare il pane con una farina derivata da grani locali e appena uscita dal mulino è un’esperienza davvero speciale – ha spiegato Nick Greco, artigiano panificatore di Wegmans -. Ci sono note aromatiche e una sottile dolcezza al gusto che none esistono nel pane anche appena sformato ma prodotto con farine macinate solo settimana prima. Secondo me c’è la stessa differenza che si prova nell’assaggiare una mela che è stata in magazzino da una appena colta dall’albero».

Una tendenza che sta prendendo sempre più piede insomma e coinvolge sempre più ambiti. Hanno iniziato proprio il pane e la pizza, seguiti da sushi, cioccolato, e recentemente anche birra: la lavorazione a vista nel punto vendita è un modo per attirare clienti e rendere la shopping experience più accattivante. Ci ha puntato Carrefour nel nuovo ipermercato di Mons in Belgio ma anche Albert Heijn ad Eindhoven e la tendenza si incrocia sempre più con l’avvento dei grocerants, ovvero le aree ristoro presenti all’interno del supermercato. Un modo per far restare il cliente più a lungo possibile, e magari farlo ri-innamorare dell’idea di far la spesa nel mondo “reale”.

Wegmans Food Markets, Inc. ha 88 punti vendita negli stati di New York, Pennsylvania, New Jersey, Virginia, Maryland e Massachusetts. È un’impresa a conduzione famigliare che da 18 anni è presente nella classifica di Fortune delle “100 aziende migliori dove lavorare” (nel 2015 si è classificata settima).

Boyner Group sceglie My Collection di Dassault Systèmes

Boyner Group, la principale realtà di vendita al dettaglio in Turchia, ha adottato la soluzione “My Collection” di Dassault Systèmes.  Infatti, in seguito a un progetto per il miglioramento dell’efficienza operativa nel 2014, il gruppo ha deciso di investire in tecnologia avanzata per rispondere meglio alle esigenze dei propri clienti, acquisendo in particolare strumenti per gestire lo sviluppo di abbigliamento, accessori, borse, calzature e altre categorie di prodotti per tre delle sue aziende: Aymarka, Beymen e Boyner Retail.

Basata sulla piattaforma 3DEXPERIENCE, “My Collection” mette a disposizione di Boyner Group una soluzione digitale collaborativa che accelera il time-to-market, consentendo ai propri team di dedicare più tempo alle attività di pianificazione creativa.

Con “My Collection”  Boyner Group ha a disposizione un ambiente digitale unificato che collega tutte le figure coinvolte nel processo all’interno e all’esterno dell’organizzazione, integra la supply chain, aumenta la visibilità e la flessibilità, e supporta le decisioni relative a diverse categorie di prodotti. I team possono collaborare su un’unica piattaforma, senza sprecare tempo nella ricerca e nella duplicazione di dati, a favore delle attività di sviluppo e approvvigionamento. La soluzione consentirà all’insegna di ridurre l’incidenza di campioni errati, costi aggiuntivi, errori e ritardi in produzione, portando più velocemente sul mercato prodotti conformi alle richieste dei consumatori.

 

Gdo e mobile: siamo alla fase di avvio, ma cresce la consapevolezza

Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio Mobile B2C Strategy del Politecnico di Milano, che oggi a Milano ha presentato i risultati della ricerca 2015, ci parla di come la Gdo, dopo anni di “arretratezza digitale”, si stia finalmente avvicinando a una strategia mobile. Se il 2015 è stato l’anno della consapevolezza, molto resta ancora da fare a livello di organizzazione e cultura aziendale. Sono necessari il ripensamento dei processi del back-end e l’integrazione con gli altri punti di contatto, che il mobile potenzia in quanto unico dispositivo che si ha sempre con sé, anche nel punto vendita. Che la strategia mobile debba assumere un ruolo di guida lo si capisce dai numeri dell’Osservatorio e dalla ricerca effettuata da Doxa: 3 italiani su 4 utilizzano lo smartphone nel processo d’acquisto, il 27% lo uso per la spesa alimentare e il 44% ha un’app di un’insegna della GDO sullo smartphone.

Smaterializzazione della carta fedeltà come prima fase ma anche couponing, gamification, lista della spesa, mobile commerce e click and collect sono le direzioni prese dalle insegne nazionali. Che si stanno impegnando sempre di più: perché il futuro, ormai ci sono pochi dubbi, è qui.

Yogurt: greco e di soia, i nuovi signori del mercato

Le origini dello yogurt si perdono nella notte dei tempi: era già citato nella Bibbia, descritto da Aristotele, Senofonte, Erodoto e Plinio.
La leggenda sulla scoperta dello yogurt tramanda che l’inventore di questo prelibato alimento sia stato un pastore, che dimenticando per qualche tempo il latte in un otre di pelle, lo ritrovò trasformato più denso e più saporito. Lo yogurt, per le sue caratteristiche organolettiche, è considerato da molti buono, utile alla salute ed indicato per le diete ipocaloriche. Forse anche per questo è protagonista di diversi momenti di consumo, prevalentemente a casa, per la prima colazione, talvolta come merenda perfetta anche per i più piccoli o addirittura come «mini dessert» dopo pasto per i più grandi.
Oggi il mercato offre una grande varietà di prodotti che rimandano sempre all’idea di salute, benessere, leggerezza e gusto. Lo yogurt è consumato da 23 milioni di famiglie italiane (pari al 94,4% del totale famiglie) che durante un anno acquistano mediamente oltre 14,6 kg di prodotto (fonte dati Gfk). Purtroppo il clima economico non positivo degli scorsi anni ha impattato in modo negativo su numerose categorie di consumo, ma alcuni mercati/segmenti per fortuna non ne hanno risentito.
Questo soprattutto quando i prodotti sono stati in grado di far leva su alcuni trend emergenti che, anche in tempi di difficoltà, sono riusciti a stimolare l’interesse dei consumatori.

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Nel caso specifico del mercato dello yogurt, servizio e benessere sono state le motivazioni che hanno guidato il consumatore verso acquisti con battute di cassa anche superiori alla media del mercato di riferimento.
Alcuni segmenti del mercato dello yogurt possono infatti essere considerati a giusta ragione dei «best in class».
Il presente studio ha l’obiettivo di indagare le dinamiche di questo importante mercato all’interno del canale moderno, evidenziando problematiche ed opportunità per produttori e distributori.
Lo yogurt nel canale moderno
Durante l’ultimo anno, il mercato dello yogurt nel canale moderno ha visto un giro di affari pari a 1.386 milioni di euro (in termini di volumi parliamo di 345.738 tonnellate) con un trend positivo sia a volume che a valore del +1.5%. La performance del mercato dello yogurt è legata alla flessione dei due segmenti classici: yogurt Intero e yogurt Magro. Anche lo yogurt Funzionale ha segnato performance negative sul dato a valore (-2.3%).
Le performance negative degli yogurt classici sono state compensate dalle performance molto positive dello yogurt da Bere e di altri due segmenti che registrano performance veramente eccezionali: yogurt alla Soia ed in particolare lo yogurt Greco.
Una ricerca Shopper Insight condotta da IRI evidenzia che è cresciuto il consumo condiviso, prevalente nel segmento tradizionale, a discapito del consumo singolo, tipico del mondo salutistico.
La ricerca di leggerezza e benessere resta la principale aspettativa dei consumatori di yogurt, in particolare per quanto riguarda la prima colazione.
Mentre la ricerca di gusto è maggiormente legata ad un consumo nei fuori pasto come spuntino o “spezzafame” e perfino come mini dessert.

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I “primi della classe”
Tra i diversi segmenti con performance positive, si evidenzia la crescita dello yogurt di Soia (+30.5% a volume).
Le positività del segmento della soia sono in linea con andamenti analoghi in altre categorie del  largo consumo. Questi prodotti offrono infatti un’alternativa ai consumatori con particolari intolleranze e al contempo propongono “leggerezza e benessere” anche a chi semplicemente vuole stare in forma. Un interessante segmento, che fino a 3/4 anni fa veniva ancora considerato una «nicchia» di mercato, è quello dello yogurt Greco che incontra la ricerca di gusto dei suoi acquirenti. Questo segmento ha registrato durante l’ultimo anno una crescita significativa: +53.6% a volume.
Tra i segmenti in crescita si evidenzia anche lo yogurt da Bere con un +20.1% a volume, che raggiunge il 2.9% della quota a volume della categoria. Possiamo interpretare questi andamenti (crescita dei segmenti Soia e Greco) come una scelta da parte degli acquirenti di acquistare prodotti più adatti al mantenimento del proprio benessere ma senza rinunciare al gusto, con un prezzo medio più alto rispetto anche al segmento dei Funzionali. La marca commerciale gioca un ruolo importante nel mercato dello yogurt (quota volume del 15.5%), ma con trend decisamente negativi (-4.3%).

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Prezzi e promozioni
In un contesto difficoltoso come quello degli ultimi 2 anni, il fattore prezzo è sicuramente molto importante anche nella categoria dello yogurt. Non a caso aziende produttrici e distributori stanno pianificando attività promozionali molto intense.
Già ormai da un paio di anni la pressione promozionale della categoria si aggira intorno al 40%. Si tratta di un dato decisamente superiore alla media del comparto del largo consumo che si attesta, negli ultimi 8 mesi, intorno al 27.7%, in decremento rispetto al pari periodo del 2014. Lo yogurt è uno dei prodotti più presenti sul volantino promozionale. Questo strumento di comunicazione all’interno della categoria è molto importante.
Una ricerca sullo shopper condotta da IRI evidenzia infatti che il 61% dei consumatori dichiara di prestare attenzione al volantino rispetto al 55% del 2010. In generale, il prezzo dello yogurt è stabile (-0.1%). Un fattore calmieratore dei prezzi, come già segnalato, è sicuramente l’elevata promozionalità. Un fenomeno da evidenziare è sicuramente quello della riduzione dei prezzi dello yogurt alla Soia nel corso dell’ultimo anno(-2.4%). Nel periodo in analisi questo segmento ha raggiunto un indice di prezzo rispetto alla categoria di 147 contro il 189 dello yogurt Greco.
La pressione promozionale dello yogurt Greco e di quello di Soia è inferiore rispetto alla categoria (rispettivamente 35.9% e 31.0%).  
Innovazione
Storicamente la crescita del comparto dello yogurt è stata favorita anche da un notevole fermento in termini di novità di prodotto, gusti e formati.
Negli anni passati infatti abbiamo assistito al lancio di nuove linee di prodotto che rispondevano a bisogni specifici dei consumatori, sia di tipo funzionale (es. anticolesterolo, probiotico, ecc…), che di gusto, come mousse, piuttosto che di yogurt cremosi con frutta e cereali per colazioni sane e complete.
I nuovi prodotti lanciati negli ultimi tre anni sviluppano ad oggi quasi il 16.5% dei volumi della categoria yogurt, con tassi di crescita e successo altalenanti.
Nell’ultimo anno risulta essere molto intensa l’innovazione di gusto, necessaria per la vitalità di questo mercato; le novità di formato vengono utilizzate per stimolare nuove tendenze e modalità di consumo.
Particolarmente interessanti sono proprio i lanci nell’area del gusto, che coniugano la freschezza dello yogurt alla golosità di cioccolato, frutta secca e gusti ‘caldi’ per un momento di piacere oltre che di benessere.
Problematiche e prospettive
La segmentazione del consumo, la penetrazione nel canale moderno con promozioni e investimenti pubblicitari, il valore del brand che firma il prodotto, soprattutto nell’area di mercato più innovativa e il tasso di innovazione sono gli elementi su cui puntare per rivitalizzare anche segmenti considerati maturi o in difficoltà.
Per gli italiani lo yogurt è legato alle sensazioni di benessere, salute, dieta, come pure di distensione. Ma anche l’edonismo gioca un ruolo importante: infatti mangiare uno yogurt può diventare come concedersi un dessert.
Da un lato emerge l’esigenza di recuperare la genuinità degli alimenti: ne hanno beneficiato i player che hanno saputo meglio interpretare temi come naturalità, semplicità, salute e «bontà» (es. yogurt di soia e alla greca). Dall’altro lato, rispetto ad alcuni anni fa, lo yogurt diventa un alimento gradito e adatto per ogni momento della giornata in cui il gusto diventa un importante criterio di scelta.
Non da ultimo, la possibilità di condivisione del prodotto all’interno dell’intera famiglia, diventa un ulteriore plus che in questo momento viene apprezzato dai consumatori (anche nell’ottica di evitare sprechi).
Nei periodi di incertezza economica, anche l’attenzione verso la leva prezzo tende ad aumentare. Nonostante i segnali macroeconomici positivi, in momenti come quello attuale il consumatore continua a badare al risparmio, ma non dimentichiamoci che lo yogurt ha di per sé in valore assoluto, una battuta di cassa contenuta. Anche uno yogurt con un indice di prezzo di 189 rispetto alla categoria, se racchiude in se i valori sopra elencati, può trovare largo spazio nella lista della spesa degli shopper.
Case history
Parlando della necessità di conoscere il consumatore, un produttore ha espresso l’esigenza di comprendere meglio la segmentazione e le dinamiche che guidano all’acquisto dello yogurt e quali sono i bisogni sottesi a quest’acquisto.
IRI ha sviluppato un’analisi quali/quantitativa con la quale ha risegmentato lo scaffale dello yogurt “attraverso gli occhi del consumatore” e indicato quali sono le “nuove esigenze” che guidano gli acquisti della categoria. Ed ecco i risultati.
Il produttore ha ripensato lo scaffale dello yogurt in termini di layout e di comunicazione per guidare al meglio l’acquisto del consumatore. Inoltre ha ripensato la sua offerta in termini di formati e innovazione per rispondere ai bisogni espressi in fase di analisi.
I fattori di criticità riguardano il possibile incremento del prezzo della materia prima latte e lo sviluppo di nuovi prodotti sostitutivi: in alcune diete il latte ed i suoi derivati vengono banditi perché è in forte aumento la percezione di intolleranza: questa percezione genera «ansie» verso le categorie del latte e dei suoi derivati.
Su quest’onda, un fenomeno interessante che si sta sviluppando in altre categorie del comparto lattiero caseario, è la nascita dei prodotti senza lattosio (es. formaggio senza lattosio, latte senza lattosio…).
Questa potrebbe essere una opportunità di sviluppo anche per i produttori di yogurt.

 

A CURA DI IRI

Crai: fatturato in crescita del 13% e forti investimenti in comunicazione

CRAI conferma per il 2015 un incremento del fatturato pari al 13%  e l’ampliamento della quota di mercato; mentre in vista del 2016 raddoppia il budget pubblicitario. Ed anche la rete ha fatto registrare una crescita interessante con 243 nuovi punti vendita alimentari e 107 nel comparto Drug.
“L’impegno di questo ultimo anno ha dato i suoi frutti e le performance delle nostre insegne sono soddisfacenti. Questo successo è ancora più significativo se si pensa che nel 2014 siamo cresciuti del 24% operando in un contesto competitivo e socio economico molto sfidante.” – dichiara Marco Bordoli, Amministratore Delegato CRAI Secom – “La crescita del Gruppo CRAI infatti – sia a rete costante che a rete corrente –  è opera di un forte lavoro di squadra tra la Centrale, i Cedi e i negozi. Strategia e obiettivi sono chiari, il negozio gioca un ruolo fondamentale.”

“Gli imprenditori scelgono di entrare a far parte del Gruppo CRAI perché trovano un gruppo solido, in crescita costante, con un management forte, capace di costruire un sano business e ascoltare le diverse esigenze dovute ai differenti territori in cui operano.” – continua Bordoli – “Aggiungo poi un elemento a cui tengo molto, e cioè la capacità di mettersi sempre in discussione per migliorare, poiché l’obiettivo finale di CRAI è: clienti soddisfatti e redditività sostenibile. Per il 2016 contiamo di consolidare ulteriormente la nostra posizione, rafforzando la rete.”

A conferma di questo è nata CRAIFidi, con cui CRAI affiancherà gli imprenditori che decideranno di ristrutturare il proprio negozio ricorrendo al credito, accollandosi gli interessi del finanziamento.  L’imprenditore, in sostanza, rinnoverà il proprio punto vendita, a fronte di un ingente investimento a interessi zero.

La sfida Bio
Tra le novità per il 2016 l’insegna ha in programma, a fine febbraio, il lancio della nuova linea di prodotti a marchio biologici – CRAI BIO –  con un primo assortimento di oltre 70 referenze: un ulteriore sviluppo nell’area “healthy living” proprio per rispondere al trend ormai consolidato del settore alimentare e alle esigenze di consumatori sempre più informati e attenti alla salute a tavola.

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