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PowaTag, nuovo canale e-commerce per i retailer?

Praticare l’e-commerce senza un sito dedicato è possibile, grazie a un’App: PowaTag. La start-up britannica mette infatti a disposizione una piattaforma a costo zero (si paga una piccola fee a transazione) che consente anche a imprese medie o piccole, con poche risorse o timide verso le nuove tecnologie, di praticare quell’e-commerce che, in tempi di crisi, continua a segnare crescite costanti (+17% nell’ultimo anno). Non solo: a essere innovative sono le modalità di fruizione degli acquisti online, che consentono al consumatore di comprare un articolo in vari luoghi e situazioni: da una vetrina, un annuncio pubblicitario su rivista o in tv, o direttamente da un sito, semplicemente inquadrando l’articolo che interessa e cliccando sullo schermo.

All’interno del punto vendita invece, l’App consente di inviare promozioni personalizzate al cliente direttamente davanti allo scaffale, grazie alla tecnologia Beacon Bluetooth, utilizzata come trigger dall’App insieme a Qr Code, AudioTag e NFC.

Un cartellone pubblicitario diventa un "negozio virtuale" in una strada di Parigi.
Un cartellone pubblicitario diventa un “negozio virtuale” in una strada di Parigi. Foto Powatag.

Si chiama instant shopping, e in fondo è un’evoluzione del vecchio acquisto d’impulso che approfitta della cronica mancanza di tempo del consumatore d’oggi per “acchiapparlo” ovunque si trovi, sulla metropolitana, in strada o sul divano di casa, e convincerlo a procedere all’acquisto. La differenza è che non parliamo di rasoi usa e getta e di chewing-gum, ma di articoli decisamente più importanti quali stivali, vestiti o libri. In Uk l’App consente anche di preordinare bevande e snack durante alcune partite di rugby e andare a ritirarle in un punto di raccolta all’interno dello stadio, saltando le code chilometriche durante l’intervallo.

L’azienda è di recente entrata nel mercato italiano (ha anche un ufficio a Milano) grazie a un accordo con il brand di abbigliamento Motivi, ma ha già stretto accordi con 800 marchi di tutto il mondo, tra cui Carrefour e Universal Music.

PowaTag integra i sistemi di vendita offline e online dell’azienda, chiedendo una tariffa di 30 centesimi o dello 0,1%  per ogni transazione, senza il bisogno di dover installare ulteriori tecnologie o dispositivi elettronici.

“Le Pmi devono affrontare le stesse sfide delle grandi imprese – spiega Dan Wagner Ceo di Powa Technologies -. I consumatori desiderano acquistare in maggior libertà e le aziende devono andare incontro a queste esigenze, offendo  loro servizi multicanale di alta qualità, come il mobile commerce e le consegne a domicilio rapide. Tuttavia la difficoltà ad accedere ai finanziamenti rende molto complicato per le Pmi dotarsi di quegli strumenti necessari per sopravvivere in uno scenario economico sempre più competitivo e globalizzato”. Da oggi, parrebbe, l’e-commerce può diventare davvero alla portata di tutti.

Anna Muzio

Cresce l’e-commerce, stravincono le Dot Com. La gdo latita

La dinamica delle vendite e-commerce B2C in Italia 2006-2014.

Continua a crescere l’e-commerce in Italia. Secondo l’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano – Netcomm quest’anno le vendite online porteranno a casa 13,3 miliardi di euro, +17% rispetto al 2013. Sembrerebbe insomma che, dopo anni di paure e incertezze circa i pagamenti online e la “virtualità” della merce che non si può vedere né toccare gli Italiani (o quanto meno 16 milioni di loro) abbiano finalmente ceduto all’allure (ovvero alla comodità e alla convenienza) degli acquisti online.

Sempre più Mobile Commerce

Fin dai primordi del “cellulare”, gli Italiani ne sono stati grandi estimatori e possessori, svettando ai primi posti delle classifiche mondiali. Ma non lo utilizzavano per le funzioni più avanzate (sparuto gruppo di early adopters a parte). Ora tutto è cambiato, e dopo aver scaricato App per giochini e fitness, gestione budget e social, lo smartphone è utilizzato anche per gli acquisti. Tanto che nel 2014 il Mobile Commerce raddoppia, con 1,2 miliardi di euro di vendite, che, insieme a quelle via Tablet, incidono per il 20% del totale e-commerce.

Il confronto con il pdv fisico

La distribuzione delle vendite per comparto merceologico (2006-2014).
La distribuzione delle vendite per comparto merceologico (2006-2014).

Quali le conseguenze per i retailer “classici”? Partiamo dai numeri: a valore l’e-commerce passa quest’anno dal 2,6 al 3,5% del totale vendite retail e cresce la penetrazione specie in alcuni settori come l’Editoria (dal 4 al 7%), l’Informatica (dal 7,5 al 10,5%) e l’Abbigliamento (dal 2,9 a quasi il 4%).

A stravincere sono le Dot Com come Amazon, eBay, Expedia, che generano da sole più di metà dell’intera crescita (22% rispetto al 2013) ma anche Privalia, Booking.com e le italiane Banzai e YOOX. Si portano a casa il 54% del valore delle vendite online e, se consideriamo solo i prodotti escludendo i servizi, la loro quota sale al 70%. E il peso dei produttori e dei retailer tradizionali è ridotto al 14%. Non solo: sono in arrivo 1000 nuove start up, di cui 54 italiane, soprattutto nell’Abbigliamento, nell’Arredamento e Design e nel Food&Wine.

Commenta Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c di Politecnico di Milano e Netcomm. “Questa percentuale mette in luce le debolezze degli operatori tradizionali (produttori e retailer), che ancora stentano a interpretare l’online come un reale canale alternativo e che per questo non riescono a giocare un ruolo da protagonisti, come è invece avvenuto in molti mercati occidentali. Nonostante oltre 30 nuovi ingressi online tra gli operatori tradizionali nei diversi comparti merceologici, vediamo molto spesso un approccio poco convinto. A nostro avviso la strategia dovrebbe essere quella della progettazione integrata dei percorsi multicanale, volta a sfruttare al massimo il reale asset differenziale degli operatori tradizionali, ossia lo store. In questa direzione, anche lo Smartphone avrà un ruolo sempre più significativo nell’unire il mondo fisico con quello digitale”. Un milieu ibrido in cui il nuovo “Superconsumatore” si muove con disinvoltura passando dal reale al virtuale, acquistando online magari anche dalla vetrina interattiva o dagli schermi touchscreen del negozio. Non va dimenticato che ormai il web influenza un acquisto tradizionale su quattro.

Sale il Food & Wine, Grocery ancora nicchia

Nel 2014 la percentuale di insegne della GDO con un sito di e-commerce in ambito non food è salita al 55% (era il 53% nel 2013) e in ambito food al 10% (8% nel 2013). Il Grocery fa qualche timido passo in avanti, con un valore complessivo del mercato di 160 milioni di euro (+18%), ma l’incidenza sul totale vendite retail resta ancora più che trascurabile (0,1%).

Come dire che siamo ancora agli albori. Eppure le potenzialità online ci sono, eccome. Stanno emergendo alcuni comparti poco significativi in passato, come il Food&Wine gastronomico (Eataly salta subito alla mente), con oltre 200 milioni di euro di vendite nel 2014 (+30%) e enormi potenzialità anche sull’export digitale. Bene anche l’Arredamento (130 milioni di euro, +100%) e la Profumeria e cosmesi (40 milioni di euro, +25%).

Il confronto con gli altri

Il confronto coni principali mercati internazionali.
Il confronto coni principali mercati internazionali.

Nell’ultimo anno, in Italia, gli acquirenti online hanno superato i 16 milioni, 10 milioni dei quali effettuano almeno un acquisto al mese e generano il 90% delle vendite. La spesa media annua è di 1.000 euro circa, allineata con i principali mercati e-commerce europei (con l’esclusione dei britannici, che spendono il doppio). I valori maggiori (vedi tabella) sono dunque dovuti al numero di e-clienti: in UK i web shopper sono 39 milioni, in Germania 44 e in Francia 29 milioni.

Anna Muzio

Alla Rinascente il food incontra la moda

Gli chef che saranno presenti all'edizione 2014 di When Foods Meets Fashion in Rinascente Milano Duomo

Dal 23 al 25 ottobre tornano alla Rinascente di Piazza Duomo a Milano gli chef stellati e gli eventi di When Food Meets Fashion. La tre giorni propone un incontro tra due grandi eccellenze italiane, la moda e il cibo, tramite una ricca serie di appuntamenti: miniconferenze e presentazioni di prodotti d’eccellenza agroalimentare, degustazioni, corsi di cucina, show-cooking ma anche session di make-up e creazione di gioielli di pasta.

Fondamentale ancora una volta, come nell’edizione 2013, la partnership con Jeunes Restaurateurs d’Europe, l’associazione che riunisce i migliori giovani chef dell’alta gastronomia europea e che per l’occasione metterà a disposizione cinque grandi talenti: Silvio Battistoni, Pietro D’Agostino, Nicola Fossaceca, Cristiano Tomei e Leonardo Vescera.

 

Lo store diventa palco e cucina

Un momento dell'edizione dell'anno scorso
Un momento dell’edizione dell’anno scorso

Tutti gli eventi sono realizzati negli spazi del grande magazzino più antico e famoso d’Italia, in tutti i piani dello store, grazie al coinvolgimento di brand presenti in Rinascente, non solo dell’alimentare ma anche della cosmesi e della moda, e del partner Moët&Chandon. Il food viene raccontato in varie vesti, con un focus sulla qualità delle materie prime e l’importanza delle scelte alimentari (è evidente il riferimento a Expo 2015). Alcune aree saranno adattate per fare posto alle esigenze di lavoro dei cinque chef stellati. Il design supermarket sarà trasformato in una scuola di cucina, con piastre di cottura a induzione, pentole e utensili, grazie ai partner dell’evento AEG e Alessi. I corsi con gli “stellati” (due dedicati ai bambini), gratuiti, sono riservati ai titolari di carta fedeltà Rinascentecard e Friendscard e prenotabili dal sito. Per accogliere gli show cooking l’area centrale del sesto piano sarà riorganizzata per consentire al pubblico di ammirare lo chef al lavoro.

A tema food anche l’iniziativa benefica collegata: Rinascente farà una donazione a il Pane Quotidiano, l’associazione che a Milano si occupa di distribuire cibo ai bisognosi.

Un format innovativo che sfrutta il richiamo delle “rockstar del terzo millennio,” gli chef stellati, per valorizzare l’ampia offerta e i marchi presenti in Rinascente e che sicuramente attirerà nel punto vendita grandi folle, di curiosi sì ma anche di potenziali clienti. La prima edizione ha visto la partecipazione di 61.000 visitatori.

Anna Muzio

A Londra la shopping experience passa per il cinema

Una sala cinema da 60 posti, con accesso diretto dal grande magazzino e una programmazione di qualità, rivolta a chi al cinema ama ancora andare e, nel frattempo, soffermarsi tra i reparti del “più grande grande magazzino del mondo”: Selfridges. Succede a Londra grazie alla partnership tra il retailer sempre a caccia di innovazioni e la catena di cinema indipendente Everyman.

È ormai chiaro a molti che è tempo di ripensare i formati del retail e iniettarvi nuove idee. Una strada può essere la tecnologia, certo: app interattive e digital signage possono fare la differenza e riportare il consumatore nel punto vendita. Ma ci sono altre vie da percorrere. Questa volta Selfridges sceglie un media al limite del “vintage” come il cinema, con una programmazione se non d’essai sicuramente che evita i grandi titoli da blockbuster (in programma oggi c’è l’ultimo film con Emma Thompson, Effie Gray). L’idea è attirare un cliente che vuole “staccare” dal tran tran quotidiano per sedersi su una poltrona comoda (i divanetti di velluto con tavolino tipici dei cinema Everyman) e guardarsi un buon film di qualità, prendendosi una pausa da smartphone, tablet e social networks. Anche l’ingresso, situato all’interno del supermercato, è decisamente retrò, con l’insegna illuminata a lettere mobili come i vecchi cinema americani.

Che si tratti di sinergia e non di mero affitto degli spazi poi si capisce al bar annesso, che offre vini e stuzzichini presi direttamente dalla gastronomia Selfridges.

Lo storico grande magazzino (ha aperto i battenti in Oxford Street nel 1909 e da lì non si è mai spostato) non è nuovo ad iniziative di questo tipo: a marzo ha inaugurato una rampa da skate, e in passato non si è fatto mancare una pista da pattinaggio, un sushi bar e un parrucchiere. Lo scopo, più o meno dichiarato, è quello di attirare il cliente svagato e infedele a staccarsi dal suo mondo virtuale e passare più tempo nel punto vendita.

Un’idea che potrebbe essere copiata, perché no, anche dalla GDO. Fare la spesa all’ipermercato può essere noioso: girare scaffali carichi di confezioni anonime una routine che si cerca di concludere il più in fretta possibile. L’effetto da boom economico di adorazione della merce è svanito da tempo e le alternative sono a potata di tutti: dall’e-commerce, rapido e indolore, al Gas o al mercatino degli agricoltori, ben più attrattivo e “caldo”. Sempre più, il consumatore del terzo millennio per uscire di casa (o dall’ufficio) e infilarsi in un punto avrà bisogna di un valido motivo. Chiamala, se vuoi, shopping experience.

Anna Muzio

Marco Pedroni (Coop): 2015 l’anno della svolta per i consumi

copertina-rapporto2014«A dispetto anche degli ultimi inquietanti dati estivi sui consumi, crediamo che non sia corretto immaginare una recessione senza fine – sostiene Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia a commento della presentazione dei dati del Rapporto Coop 2014 -. Pensiamo invece che il 2015 possa essere l’anno dell’inversione di questo trend molto negativo, a patto che si operi per il sostegno alla domanda interna con provvedimenti a favore delle classi più deboli, con investimenti strutturali di ammodernamento del Paese, con politiche di riattivazione del credito alle imprese. È decisiva nel medio periodo la ripresa di una politica di riforme, a partire dalle liberalizzazioni e dai provvedimenti antimonopolistici che generino ricadute positive sul potere di acquisto delle famiglie (farmaci, energia, servizi finanziari).

Il rapporto Ancc-Coop evidenzia infine come il problema prioritario del nostro Paese sia lo spread generazionale. Negli ultimi 10 anni i redditi delle le coppie con meno di 35 anni sono calati del 17%, quelli degli ultra 65enni sono cresciuti del 41%. Nessuna sorpresa quindi se il 2014 sia stato l’anno con il minor numero di nascite in Italia. Ma senza figli non c’è ripresa delle aspettative, non c’è incremento dei consumi, non c’è futuro. Nel ‘programma dei mille giorni’ è fondamentale rimettere al centro una nuova politica di sostegno alle nuove famiglie e alla natalità: è questo lo shock di cui avremmo bisogno».

«Il settore distributivo – ha proseguito Pedroni – è sottoposto ad una forte pressione, derivante dalla riduzione dei consumi e dall’accresciuta concorrenza. In Italia il settore mostra ancora una bassa concentrazione rispetto ai principali Paesi europei; sarà inevitabile una maggiore concentrazione nei prossimi anni, con crescita dell’efficienza e della dimensione media dei principali operatori.

Noi, che siamo il primo distributore italiano di beni di largo consumo, crediamo che la risposta principale, ancor prima che nella crescita quantitativa, sia nella crescita qualitativa, innovando profondamente il modo di fare impresa. Lavoriamo a importanti cambiamenti spostando valore dalle promozioni allo scaffale e introducendo in modo massiccio una modalità promozionale che lascia al consumatore la possibilità di scegliere senza imposizioni (il meccanismo dello “scegli tu”); semplificando i rapporti con l’industria e le condizioni contrattuali e allineandole a quelle europee; progettando una forte evoluzione del prodotto a marchio con l’obiettivo di superare rapidamente la quota del 30%. È una strategia con al centro la convenienza, che è un dovere primario di Coop, ma sempre associata a sicurezza e qualità per i consumatori; famiglie che spendono meno grazie alla nostra azione. Per Coop il 2014 è un anno di preparazione e in parte di anticipazione di questa importante svolta che crediamo farà bene non solo a noi ma all’intero settore».

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