CLOSE
Home Tags Retailer

Tag: Retailer

Sisa presenta le sue referenze di prodotti ittici

SISA continua a incrementare la sua linea di surgelati a marchio,  presentando sul mercato numerose gustosissime referenze di pesce. Referenze adatte ad ogni preparazione, che offrono tutta la freschezza e la bontà del mare direttamente nel piatto. E stimolano la fantasia, arricchendo i primi piatti con molluschi e crostacei puliti, tagliati e subito pronti.

Le referenze

Partiamo dal Misto Scoglio, in pack da 300 gr., un mix di vongole, cozze, gamberi sgusciati e code di mazzancolle, da soffriggere in padella con olio, aglio e scalogno, un preparato ideale per un delizioso e salutare piatto di spaghetti.

Ecco poi le Cozze Cilene SISA, in pack da 225 gr, polpose e veraci da presentare in tavola con paccheri, pomodori ed olive nere oppure da accompagnare, in un delizioso sautè, alle Vongole precotte, sgusciate e surgelate, ottime e gustose anche con gli spaghetti, in un classico della cucina italiana.

E ancora i Gamberi sgusciati SISA, in pack da 225 gr, che, presentati grigliati come spiedino, sono un antipasto semplice e d’effetto oppure diventano una farcitura ricca, con prezzemolo, patate e pangrattato, per i Calamari interi SISA o per le Seppie Intere SISA, entrambi in pack da 450 gr. Non ultimo, il Preparato per risotto e spaghetti, in pack da 300 gr, con totani, cozze, gamberetti e vongole per dare ancora più gusto ad ogni primo piatto in tavola.

Tutte queste referenze si presentano con pack rinnovato, una limpida mezzaluna blu come il mare dove emerge il logo dell’Insegna, riportante il QR-Code per l’accesso diretto e rapido a numerose indicazioni sui prodotti, le preparazioni, le tabelle nutrizionali e non solo, e con l’etichettatura rispettante la normativa europea attuale per un attenzione in più alla salute dei consumatori.

 

Annex La Rinascente si espande e porta in Italia Urban Outfitters

La campagna offline e online, firmata da Publicis et Nous Paris porta la firma del fotografo Txema Yeste.

È prevista per mercoledì 25 febbraio l’apertura del secondo piano di annex la Rinascente, lo spazio di via Santa Redegonda dedicato alle più giovani che ha debuttato lo scorso dicembre (vedi Apre annex la Rinascente versione teen-ager). Tra i nuovi marchi esposti la novità più ghiotta è senz’altro Urban Outfitters, marchio americano cult che disporrà di un’area di 200 mq arredata nel tipico stile industrial e reso unico dai murales dell’artista inglese Alex Fowkes. Fondato a Filadelfia nel 1970, il retailer Urban Outfitters si è affermato per la sua proposta che fa capo a un lifestyle alternativo che riguarda le collezioni di abbigliamento e di articoli per la casa ma anche gli accessori, make-up, idee regalo, libri e musica. Da annex la Rinascente Urban Outfitters porterà una selezione di brand moda donna che include nuovi marchi di punta come Little White Lies, Somedays Lovin’ e Unif; Pippa Lynn, Textile Federation e Native Rose saranno presenti in esclusiva per l’Italia, insieme alle collezioni private.

Il secondo piano ospiterà anche American Vintage, Maison Scotch e Nike con metrature importanti. E poi ancora Alternative, Cheap Monday, Carhartt, Closed, Dedicated, Denham, Nudie Jeans, Roy Rogers, Rude, brand che si aggiungono a quelli già presenti per un totale di oltre 300 marchi internazionali tra abbigliamento, accessori, scarpe, costume jewellery, borse, orologi, techno gadget e make up.

Per lanciare l’inaugurazione il 24 febbraio, giorno prima dell’apertura del nuovo piano, lo street artist milanese TVBOY realizzerà live tre tele nelle vetrine di annex la Rinascente.

Un App Fun&Social per portare nello store

Creata per creare coinvolgimento nella community ed esaltare la shoppping experience, la APP annex la Rinascente, pensata per le giovanissime appassionate di moda utilizza dinamiche Fun&Social crean ogni giorno una ragione per accedere e interagire con i contenuti dell’APP ma soprattutto recarsi nello store.

Gli utenti sono coinvolti sin da subito perché hanno la possibilità di vincere lo shopping anche solo scaricando la APP sul loro smartphone. Sono poi invitati a partecipare a diversi concorsi fotografici a tema, dove possono vivere la moda da protagonisti e mostrare il loro talento scattando e uplodando le loro foto.che possono essere facilmente condividere con la propria rete su tutti social in cui sono presenti. La APP è anche un modo per essere sempre aggiornati su cosa succede in store, dagli eventi alle iniziative speciali all’ingresso di nuovi brand.

Comodo l’e-commerce a Natale! Ma un ordine su tre in UK non è arrivato secondo JDA

Aumentano le persone che si rivolgono all’e-commerce, specie in periodi di grande affanno come le feste di fine anno, e parallelamente aumentano le difficoltà dei retailer per soddisfare senza problemi le richieste della clientela online. È ciò che rivela una ricerca svolta per conto di JDA, azienda che fornisce soluzioni per il retail su un mercato assai più maturo del nostro come quello britannico in cui quasi la metà (47%) dei consumatori hanno fatto almeno la metà degli acquisti natalizi online. Durante il periodo natalizio 2014 infatti, rivela la ricerca, il 31% degli inglesi che hanno scelto l’e-commerce ha avuto problemi con il suo ordine: il 49% ha mancato la consegna, mentre il 45% non ha mai ricevuto il pacco o l’ha ricevuto in ritardo. Era andata meglio ne 2013, quando solo un cliente su cinque aveva segnalato disservizi.

L’ascesa del click and collect

Il 39% dei consumatori, più accorto, ha optato per il ritiro in negozio citando due motivazioni: l’assenza di spese di spedizione (per il 61%) e la maggiore convenienza (53%). Un’esperienza generalmente soddisfacente tanto che il 34% ha detto che la utilizzerà anche il prossimo Natale. E un quarto ha dichiarato di avere privilegiato proprio i retailer che offrivano questo servizio rispetto a quelli che non davano la possibilità d ritirare l’ordine in negozio. Anche qui però ci sono delle lamentele che riguardano le lunghe attese in negozio per carenza di personale, l’assenza di un’area appositamente dedicata al ritiro e il troppo tempo impiegato dagli addetti per recuperare in negozio i prodotti ordinati online.

L’e-shopper è impaziente…

“La crescita dell’e-commerce nel Regno Unito non mostra di voler rallentare. Parallelamente, le aspettative dei clienti riguardo al servizio non sono mai stata così alte, tanto che il cliente è pronto ad acquistare altrove (altro sito o negozio fisico) nel momento in cui le sue richieste non sono soddisfatte. E questo pone una grande pressione sui retailer, in particolare durante il periodo natalizio quando la domanda si impenna” chiosa Jason Shorrock, retail strategy director di JDA.

Il prossimo World Retail Congress a settembre a Roma

Ian McGarrigle in its opening speech at World Retail Congress 2014 held in Paris

Il World Retail Congress 2015, che nei suoi otto anni di vita ha visto la presenza di 6mila business leader riuniti per discutere le sfide e l’evoluzione del retail mondiale, si terrà a Roma dall’8 al 10 settembre.

“Abbiamo già ricevuto un grande supporto dall’industria del retail italiana e pensiamo che il Congresso sarà una grande vetrina per la crème del retail e del design italiano. Il congresso si tiene in un momento cruciale per i retailer di tutto il mondo che stanno cercando di rimodellare il loro business per adattarsi all’era digitale” ha detto Ian McGarrigle, Chairman del World Retail Congress.

Tra i relatori presenti ci sono esperti e personaggi di spicco del retail, tra questi  Georges Plassat, CEO di Carrefour, Angela Ahrendts, ex CEO di Burberry, Motoya Okada, Presidente di Aeon e Burt Tanksy, Chairman di Neiman Marcus.

Fitto il programma degli eventi ma non mancheranno panel, presentazioni interattive, discussioni e meeting sul futuro del retail, mentre la sezione Future retail challenge vedrà squadre di studenti di tutto il mondo competere per creare un nuovo concept di retail. Si svilupperà lungo una giornata il Retail Study Tour, che offrirà uno sguardo approfondito e ricco di spunti sui negozi e le destinazioni per il commercio più iconici della Capitale.

e-Commerce, dove vai? 11 direzioni per il 2015

È ormai chiaro come tra vendite online e instore ci sia una continua contaminazione, quindi quello dell’e-commerce è un canale da seguire con grande attenzione: quali sono le evoluzioni future, le aree di sviluppo e le punte più avanzate ce lo spiega la società di consulenza 2xMedia, che nel suo blog evidenzia 11 tendenze da tenere sott’occhio nei prossimi tempi. Eccole.

1: Consumatori indifferenti al canale richiedono un marketing multicanale.
Sono sempre meno i consumatori fedeli a un solo canale, sempre più vogliono potersi muovere senza intoppi da uno all’altro attraverso i vari dispositivi in loro possesso. Controllano i prezzi nel punto vendita, provano un articolo e poi magari lo ordinano a casa dal Pc. Non importa il canale per loro ma la marca o l’insegna, che deve assicurare una customer experience a 360 gradi se vuole avere successo.

What-is-Omnichannel-550x413

2: Grandi telefoni, più traffico e più vendite finalizzate.
Ha iniziato Samsung, che resta leader di mercato, poi è arrivato l’iPhone6: i telefoni hanno schermi sempre più grandi e sono sempre meno “telefoni” tanto da essere soprannominati “phablets”, perché con funzioni e potenza aumentata assomigliamo sempre più ai tablet. E sono usati in modo diverso: ad esempio con uno smartphone extralarge si acquista di più (115,86 USD in media nell’ultimo quadrimestre 2014 contro 121,30 USD tramite tablet e solo 100,27 con smartphone “tradizionali”).

PhabletTrafficbyModel-ChitikaInsights

3: Beacon e iBeacon parlano ai telefoni.
Il marketing micro-localizzato si diffonde grazie alla tecnologa Beacon (iBeacon per Apple), che tramite Bluetooth consente di inviare messaggi a un’app dello smartphone in un raggio d’azione molto limitato. Ciò significa che i retailer possono “colpire” il cliente con un messaggio esattamente nel punto desiderato, davanti allo scaffale. Ciò apre la porta anche all’interno del punto vendita a tecniche ormai standard nell’e-commerce, come il cross selling (potrebbe anche piacerti…) e l’up-selling. La prossima frontiera è il pagamento tramite iBeacon, on-spot, e la possibilità di cercare un articolo ed essere guidati nel punto vendita fino al luogo dov’è posizionato. Sono tecnologie già disponibili che nel corso del 2015 si diffonderanno sempre più.

4: Retargeting: come costruirsi un’Audience profilata.
Il Retargeted display advertising è esploso nel 2014. Con il retargeting è possibile recuperare il traffico perduto, mostrando annunci pertinenti a chi ha già visitato un sito per rafforzare la brand awareness di un prodotto, recuperare le conversioni interrotte e raggiungere un target già profilato. Tramite Google Analytics è ora possibile creare liste di remarketing e condividerle con le altre piattaforme per la pubblicità di Google: AdWords, AdMob e DoubleClick Campaign Manager. Google Analytics sta anche supportando una lista di remarketing per siti di e-Commerce che vogliono “ridirezionare” pubblicità di prodotti specifici ai visitatori che hanno già visto quel prodotto nel punto vendita. Tali liste (Lookalike Audiences di Facebook e Smart Lists di Google), grazie a macchine che analizzano sempre più a fondo i Big Data, selezioneranno target sempre più precisi e quindi con un grande valore per i brand.

5: Seguire il cliente in tutti i suoi dispositivi.
Sarà sempre più importante. Il cliente dovrebbe essere identificato da una username o id non dal dispositivo con il quale si connette, altrimenti c’è il rischio che non venga riconosciuto come cliente unico ogni volta che cambia mezzo di collegamento, e questo non fa che inquinare i dati. L’analisi dei dati ha poi rilevato come i diversi dispositivi siano usati in diversi momenti della giornata e luoghi, ad esempio il mobile la sera a letto, il tablet in cucina ecc.

Purchase_Conversions_Benchmarks_v9

6: L’Email vive ancora, su schermi più piccoli.
Anche nel 2015 ci sarà spazio per il marketing e le promozioni via E-mail. L’invenzione di Ray Tomlinson però sopravvive sopratutto grazie ai piccoli schermi degli smartphone, dove anzi il controllo della posta elettronica sarebbe l’attività più utilizzata. Come conseguenza, le e-mail delle aziende dovranno essere capaci di “saltar fuori” da piccoli schermi, con messaggi evidenti, grandi, semplici e accattivanti, tanto da convincere un distrattissimo cliente ad aprirle.

7: I Marketplaces emergenti: Alibaba, Jet.com  e Rakuten
Il 2015 sarà l’anno dei grandi siti di intermediazione per la vendita. Oltre ai soliti Amazon e e-Bay, a livello globale emergono il cinese Alibaba che ha veduto 8 miliardi di USD di azioni, Rakuten, il numero uno dei marketplace giapponesi, e lo shopping club Jet.com nato con un approccio discount che potrebbe arrivare a minacciare il trono di Amazon. Le opportunità per le aziende di vendere online senza preoccuparsi di gestire un sito e-commerce spingerà ancora più in alto questo tipo di iniziative.

8: Direct to Consumer (D2C) commerce: dal produttore al consumatore, senza intermediazioni.
Le supply chain verticali saranno sempre più diffuse nel panorama dell’e-commerce del 2015.  L’idea è quella di eliminare gli intermediari per arrivare direttamente al consumatore. I prodotti vanno dal produttore al cliente finale senza passare per un magazzino o un negozio, e i prezzi scendono. È una dinamica destinata a diffondersi, anche avvalendosi dei marketplace in espansione.

warby-parker1-760x452

9: Se l’ e-Commerce indiano è grande, quello cinese è ancora più grande
L’e-commerce indiano ha incassato nel 2014 3,5 miliardi di USD e nel 2015 potrebbe raggiungere secondo Gartner i 6 miliardi di USD. In Cina si sta lavorando sul sistema delle infrastrutture per le spedizioni con un investimento di 16 miliardi di USD: ma per un mercato che nel 2014 avrebbe fatturato 340 miliardi di USD ne vale proprio la pena. Numeri impressionanti se si considera che solo la metà della popolazione ha al momento accesso a Internet.

state-of-ecommerce.png
10: I dispositivi indossabili collegheranno l’e-Commerce e il mondo fisico?
Dopo aver fatto un po’ di anticamera negli anni scorsi i dispositivi e la tecnologia Wearable dovrebbe quest’anno decollare. Già lo stanno facendo i dispositivi per il fitness. Secondo Gartner però quest’anno la metà dei consumatori che pensavano di comprare un wristband, finiranno per acquistare uno smartwatch. Per l’e-commerce significa che i potenziali clienti saranno costantemente e senza soluzione di continuità online, quindi le aziende avranno ancora più accesso al consumatore, e potranno interagire con chi si avvicina fisicamente al punto vendita.

11: BitCoin ed e-Commerce
I BitCoin sembrano aver raggiunto la maturità. Sono sempre più i commercianti online che accettano questa valuta puramente virtuale. Purse.io è solo una delle numerose start-up nate recentemente nel settore, e consente di fare acquisti su Amazon.com con i bitcoin.
I vantaggi del loro uso sono vari per l’e-commerce perché, essendo una valuta digitale e non digitalizzata, è esente dai problemi di sicurezza delle carte di credito, che oltretutto richiedono commissioni pari al 2-3%. Il problema è che al momento è una valuta instabile, ma si sta assestando man mano che cresce la sua adozione da parte dei retailer più importanti. In attesa che li accetti Amazon (direttamente)…

Purse Promo Video from PurseIO on Vimeo.

Anna Muzio

Click and collect: è davvero più veloce della spesa tradizionale?

Si fa un gran parlare del click and collect, ovvero della possibilità di acquistare prodotti online e ritirarli in negozio. Obiettivo dichiarato è quello di risparmiare tempo naturalmente, tra gli scaffali e alle casse. Ma è davvero così? Proprio nel momento in cui questa modalità sta arrivando nel nostro Paese (Tigros, alcuni Auchan e Carrefour) una società americana specializzata in servizi al cliente, Stella Service, ha calcolato cosa avviene nella realtà confrontando 11 retailer di vari settori che offrono il servizio click and collect (o BOPIS all’americana, acronimo di Buy Online Pickup in Store): Best Buy, Home Depot, Lowe’s, Macy’s, Nordstrom, Office Depot, Sears, Staples, Target, Toys ‘R Us e Walmart, facendo la spesa nelle due modalità e confrontando i tempi.

I risultati sono sorprendenti. Con le dovute differenze tra le insegne, sembra in realtà che il punto debole della catena sia proprio il “pick-up” ovvero la permanenza alle casse (compreso il tempo impiegato per orientarsi nel pdv e capire dove ritirare la spesa) e soprattutto il pagamento, che sarebbe mediamente più lungo che acquistando normalmente in negozio, con una media di 7 minuti. I tempi della scelta dell’articolo del resto non sarebbero poi così più lunghi in negozio rispetto all’online (5,4 minuti contro 7 minuti), tranne in alcuni casi “virtuosi” come Office Depot (2 minuti, forse per siti particolarmente user-friendly?) e addirittura in tre casi la spesa tradizionale è stata più veloce di quella online.

Altre “zone d’ombra” riguardano i tempi di preparazione del “pacco” o della spesa: se per alcuni è di 10 minuti (giusto il tempo per scendere in negozio), in altri casi è decisamente più lungo, fino a oltre due ore, il che rende il processo meno interessante.

Il vero vantaggio di questa modalità di spesa riguarderebbe insomma la sicurezza di trovare il prodotto desiderato, nella taglia e nel colore richiesto, evitando il classico viaggio a vuoto. Un fattore determinante per alcuni settori (abbigliamento, elettronica), molto meno per la GDO, che però, va detto, registra tempi più lunghi di permanenza in negozio dato il numero di prodotti acquistati maggiore.

Certo consentire di scegliere l’orario esatto del passaggio in negozio con la sicurezza di trovare tutto già pronto potrebbe risolvere vari problemi. Vedremo come andrà in futuro, e quale sarà la percezione degli utilizzatori del servizio: saranno loro a decidere se decretarne il successo o meno. È anche vero che, come ha commentato Kevon Hills, StellaService vice president per l’area ricerca, “Queste iniziative sono ancora relativamente nuove per molti retailer che stanno ancora lavorando per perfezionare il processo. Se il click and collect dovesse prendere piede tra i consumatori, ci aspettiamo che i retailer investiranno tempo e denaro per rendere il processo più efficiente”.

Anna Muzio

Francesco Pugliese è il nuovo presidente di Core

Francesco Pugliese, Ceo ofConad and Chaiman of Core

Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, è stato eletto presidente di Core, la nuova alleanza strategica in cui sono presenti Colruyt (Belgio), Conad, Coop (Svizzera) e Rewe Group (Germania). Un’alleanza capace di dare risposta alle crescenti sfide competitive della concorrenza in Europa e al processo di internazionalizzazione del commercio di prodotti agroalimentari.
La sede è a Bruxelles e la forma giuridica è quella di una società cooperativa belga.
Nel 2013 i quattro gruppi hanno registrato un giro d’affari di circa 90 miliardi di euro – il 6,7 per cento circa del valore dell’intero mercato europeo – con una rete di 20 mila punti di vendita presenti in 18 Paesi dell’Europa.
Nel consiglio di amministrazione sono presenti Frans Colruyt e Christophe Dehandschutter (Colruyt), Joos Sutter e Philipp Wyss (Coop Suisse), Alain Caparros e Manfred Esser (Rewe Group) e Francesco Avanzini (Conad).

Un Black Friday nero per i retailer americani. O no?

Un Walmart straripante all'apertura del Black Friday 2014. Foto: Walmart.

Il Black Friday, ultimo venerdì di novembre, apre tradizionalmente il weekend in cui i consumatori, accortisi che il Natale è alle porte, si precipitano in negozio per fare acquisti, anche perché nei Paesi anglosassoni è il giorno delle promozioni strabilianti, una sorta di giorno di saldo insomma. Proverbiali sono le file ai cancelli prima dell’apertura e gli assalti alle casse. Ma come è andata quest’anno? NRF, l’associazione che riunisce i retailer americani, stila da 11 anni un report che quest’anno segnala una caduta del 5,2% di traffico nei negozi “fisici” rispetto al 2013: 133,7 milioni di shoppers contro i 141,1 dell’anno scorso. In calo anche la spesa media, 380,95 USD, il -6,4% sul 2013.  Nonostante ciò l’associazione prevede un aumento delle vendite nella stagione festiva del 4,2%. Vediamo perché.

Cambiano le abitudini

La crisi degli ultimi anni ha cambiato molte carte in tavola, nelle abitudini dei consumatori ma anche nelle contromisure prese dai retailer. Ad esempio, molti attribuiscono la caduta delle vendite al fatto che molte catene (da Walmart a Toys “R” Us) hanno anticipato le promozioni quest’anno, e hanno anche tenuto aperto nel giorno del Ringraziamento, tradizionalmente “sacro”. Inoltre, sempre secondo NFR, l’economia in ripresa e il calo del prezzo della benzina ha dato un po’ di respiro ai consumatori, che hanno potuto permettersi di stare a casa ed evitare code e affollamenti record per risparmiare qualche dollaro. Anche perché ormai per esperienza sanno, recessione docet e vendite online pure, che la promozione di oggi difficilmente è “oggi o mai più”, e che nelle prossime settimane ne compariranno di nuove. Insomma il Black Friday, istituito una quindicina d’anni fa,  potrebbe avere già imboccato il viale del tramonto.

Il mobile regna, in e offline

Per contro, le vendite online sarebbero cresciute lo stesso giorno del 20,6%, grazie agli acquisti da smartphone (un terzo del totale, era il 20% l’anno scorso) e all’email marketing, secondo Custora. Allo stesso tempo sempre secondo NFR ben il 40% dei possessori di smartphone hanno utilizzato questo mezzo per decidere cosa acquistare in negozio in questo weekend cruciale, che segue la festa del Ringraziamento.

Anna Muzio

Tre retailer su 4 investiranno in tecnologia nel 2015

La presentazione della ricerca: tra gli intervenuti Monica Gagliardi di OVS, Marco Titi di Unieuro, Luca Sorichetti di Esselunga e Lorenzo Tazzi di Patrizia Pepe.

Tecnologia e retail: un binomio vincente, ma non sempre facile da affrontare. A che punto siamo in Italia? Il tema è scottante, e non a caso è stato colto dalla School of Management del Politecnico di Milano che ha presentato il primo Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, risultato di una survey sui 250 retailer top nel Bel Paese. La ricerca ha analizzato, in particolare, il livello di adozione delle innovazioni nel 2014 o in precedenza e il potenziale interesse per il 2015. La fotografia che ne è risultata tra luci e ombre conferma il grande interesse e la consapevolezza della necessità di innovare: 3 retailer su 4 dichiarano di voler implementare ben 3 progetti nel 2015. Rimane però ancora confuso il processo di innovazione digitale in Italia: tanti progetti, ma strategie poco chiare.

Finora pochi investimenti, soprattutto nel back-end

back-end Va detto subito che l’investimento in innovazione digitale in Italia è ancora limitato, pari a pochi decimi di punto percentuale del valore del venduto e circa il 15% del totale degli investimenti annuali. Ma l’interesse cresce: nel 2014 si registra un incremento medio dell’investimento del 25%.

Su che cosa si è investito finora? I retailer italiani fino a oggi si sono concentrati sulle innovazioni digitali nel back-end, per la maggiore certezza che possono assicurare in termini di riduzione dei costi e/o miglioramento delle performance.

Un ritardo che si può spiegare anche con la struttura tutta particolare del commercio italiano, estremamente frammentato e fatto di tante piccole realtà con scarse capacità di investire e ancora meno competenze nell’hi-tech. A Giugno 2014 in Italia erano presenti circa 950.000 esercizi commerciali (esclusi ristoranti e bar), di cui l’80% a sede fissa (770.000 negozi, in calo dello 0,1% circa rispetto al 2013). Questi esercizi sono riconducibili a circa 650.000 imprese di vendita al dettaglio, pari al 18% di quelle di tutta Europa (EU 27): una volta e mezza le imprese presenti in Francia, il doppio di quelle in Germania e il triplo di quelle in UK. Di conseguenza, il fatturato medio delle imprese italiane vale la metà di quelle francesi, un terzo di quelle tedesche e un quarto di quelle inglesi.

Tecnologia nel PDV prossima tappa

quali tecnologieI casi esteri lo confermano: la shopping experience è la chiave per battere le Dot Com e passa giocoforza per una adozione “intelligente” della tecnologia nel punto vendita.

Il cliente è sempre più connesso, anche quello italiano. Nel 2014, gli internet user italiani sono 37 milioni e i web shopper 16 milioni, in crescita del 14% rispetto al 2013. E poi c’è il boom del Mobile: 45 milioni di smartphone e 11 milioni di tablet, con il 90% degli utenti smartphone che utilizza il device all’interno del punto vendita: il 42% per confrontare prezzi, il 30% per inviare messaggi o foto relative agli acquisti e il 25% per cercare informazioni aggiuntive sui prodotti appena visti. È chiaro che in un tale contesto le potenzialità della tecnologia all’interno dello store per agganciare e ingaggiare il cliente sono altissime, in un’ottica multicanale. Ad esempio, per acquistare online una referenza non presente in negozio e farsela consegnare a casa o andarla a ritirare in un altro negozio della catena, come consente di fare l’App di OVS. Si va dai camerini smart ai chioschi per richiedere uno sconto personalizzato sul prodotto preferito (molto utilizzato secondo Esselunga), dal digital signage con vetrine intelligenti (per contare chi entra in negozio e chi no, e individuare le aree “fredde” del punto vendita) al grande capitolo dei pagamenti contactless, anche in mobilità effettuati dal commesso in vari punti del negozio. I retailer intervenuti lo hanno dimostrato: qualcosa è già stato fatto, molto resta ancora da fare.

[segue]

Anna Muzio

Un punto vendita più smart grazie alla tecnologia

Cosa può fare la tecnologia nel punto vendita, per incrementare la shopping experience e renderla più fluida, far tornare la voglia di entrare ed acquistare senza dimenticare la connessione con il mondo del digitale? Lo ha spiegato Econocom con i suoi partner tecnologici al salone del franchising di Milano, dove ha presentato il negozio 2.0. Nella gallery alcune soluzioni.

[Not a valid template]

Abbiamo intervistato Enrico Tantussi, country manager di Econocom Italia, digital service provider europeo che da 40 anni aiuta le aziende a progettare e governare l’innovazione scegliendo piattaforme, dispositivi e soluzioni applicative di ultima generazione

“Nel retail in Italia siamo al punto zero o quasi: cerchiamo di far capire come le tecnologie possono rendere la shopping experience più coinvolgente e completa. Nel retail management ogni fase di back end e di front end contribuisce alla shopping experience. E in ogni fase c’è un cluster di tecnologie che concorre all’ottimizzazione”. Ma la domanda da parte del cliente finale c’è? “No perché non c’è offerta, è necessario diffondere la cultura. I primi retailer che utilizzeranno queste tecnologie ne beneficeranno immensamente, poi seguiranno tutti gli altri. Chi fa l’apripista vince, come hanno fatto Esselunga e Coop con i lettori self-scanning. In alcune aree di Eataly Milano è già possibile effettuare i micro pagamenti tramite smartphone. La richiesta tecnologica è esponenziale. Oggi l’esperienza d’acquisto non è avvincente come potrebbe essere.”

La tecnologia, però, costa. “Noi proponiamo soluzioni ASA (As a Service), si paga una fee per l’uso delle tecnologie non le tecnologie stesse, il che evita di dover fare investimenti imporatanti.”

Qualche case history? “Coin ha adottato l’uso di iPad (loro volevano delle macchine fotografiche non comprendendo le potenzialità del tablet) per mandare dal marketing centrale agli shopping manager dei vari pdv di tutta Italia l’allestimento delle vetrine con i prodotti da inserire, e Pirelli ha risparmiato tre anni del nostro canone solo con la sostituzione di lampadine a LED nella sede. Brico e Leroy Merlin hanno messo le etichette elettroniche risolvendo il grosso problema del cambio continuo dei prezzi: con un click si aggiornano in tutta Italia. Dainese, che ha 50 pdv in tutta Europa, una volta faceva formazione presso la sede in Veneto, oggi la fa tramite iPad con un programma localizzato secondo la lingua e con il catalogo prodotti aggiornato in tempo reale. Il risparmio è notevole”.

Anna Muzio

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare