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Vino italiano all’estero, i volumi restano piatti

Nel primo semestre di quest’anno sono tornate in linea di galleggiamento le vendite del vino italiano tra gli scaffali della grande distribuzione e retail nei top 3 mercati al mondo. Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato gli ultimi dati di Nielsen-IQ, le vendite tricolori in Usa, Germania e Uk chiudono il semestre con un risultato tendenziale piatto a volume (-0,2%) e con un lieve incremento a valore (+1,3%, a 2,2 miliardi di euro). La performance – rileva l’Osservatorio – è migliore rispetto al primo trimestre (-4% volume e -1% valore) ma ancora insufficiente per dare respiro alle imprese di un settore tuttora fortemente penalizzato da un surplus di costi che incide per circa il 10% sul prezzo medio.

Il totale dei volumi commercializzati di vini fermi e frizzanti segna un +0,7%, complici gli incrementi in Uk (+3,2%) e soprattutto in Germania (+4,2%), sostenuta dalla forte domanda di frizzanti “low cost” tricolori. In controtendenza i fermi negli Usa, che cedono il 7,4%. Gli spumanti accusano invece un decremento del 2,8%, con gli Usa positivi (+2%), controbilanciati in negativo da Regno Unito (-6%) e Germania (-3,8%).

“Occorre fare in modo che le difficoltà congiunturali non si trasformino in strutturali, in queste situazioni diventa fondamentale la presenza e la promozione di bandiera del brand enologico italiano. Per questo, tra settembre e dicembre di quest’anno Vinitaly attiverà una nuova campagna di internazionalizzazione attraverso 25 appuntamenti tra fiere, road show e incoming sulla prossima edizione veronese organizzati in 15 Paesi e 4 continenti” commenta Maurizio Danese, l’Ad di Veronafiere.

“Rispetto al primo trimestre riscontriamo una timida risalita, ancora però troppo debole se consideriamo le tensioni vissute dal settore. Lo scatto in avanti dei volumi commercializzati in Germania è dovuto al raffreddamento dei listini, che nell’ultimo trimestre anziché aumentare sono scesi in media del 4%, con una contrazione anche rispetto al primo semestre del 2022. Variazioni sul prezzo medio che riteniamo essere troppo deboli anche negli Usa e in Uk, rispettivamente del 4% e del 3%” aggiunge Paolo Castelletti, il Segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv).

Dei 2,2 miliardi di euro commercializzati, 960 milioni (-0,3% tendenziale, -4,4% i volumi) sono frutto di acquisti di vino made in Italy nella Gdo statunitense; oltre 840 milioni provengono dalla domanda Uk (+2,4%, con i volumi -0,5%) e 400 milioni dalla Germania (+2,9%, +3,7% i volumi). Il primato dei volumi spetta ai tedeschi (84 milioni di litri venduti su un totale di 231 milioni nei 3 Paesi) ma il prezzo medio allo scaffale di 4,7 euro al litro è 3 volte inferiore a quello degli Stati Uniti (14,3 euro) e meno della metà rispetto al dato Uk (10,5 euro). In generale, è piatta la crescita dei listini per i fermi/frizzanti (+0,3%) mentre per gli spumanti l’aumento è del 4,9%. Il Prosecco, principale denominazione italiana commercializzata nel mondo, segna un -2% nei volumi (bene negli Usa, ancora negativa in Uk anche se in fase di recupero) e un +3,2% nei valori, per un corrispettivo (675 milioni di euro) che incide per il 31% su tutto il vino made in Italy commercializzato sui canali dell’off trade dei 3 Paesi.

Italiani più fiduciosi: intenzioni d’acquisto in crescita a luglio (+11,3%)

Rovesciando la tendenza rilevata a maggio e giugno, le intenzioni d’acquisto di luglio tornano a crescere a doppia cifra (+11,3%) riavvicinandosi ai livelli massimi dell’ultimo anno raggiunti lo scorso marzo. Secondo l’Osservatorio mensile Findomestic, realizzato in collaborazione con Eumetra, le temperature estive hanno portato molti italiani a pensare all’acquisto di pompe di calore che, con un incremento del +37,7%, segnano il maggiore rialzo della propensione al consumo, raggiungendo il livello massimo degli ultimi 12 mesi. Un contributo importante alla ripresa delle intenzioni d’acquisto arriva anche dall’intero comparto mobilità. Tra i veicoli, le auto nuove registrano il maggiore slancio e con una crescita del 21,5% raggiungono livelli superiori rispetto alla scorsa estate e vicini ai massimi di febbraio e marzo.

“La ritrovata crescita delle intenzioni d’acquisto si associa a un lieve, ma significativo miglioramento delle aspettative degli italiani verso il futuro: il 50% degli intervistati si dice oggi molto (5%) o abbastanza (45%) ottimista, un dato in crescita di 5 punti percentuali sulla rilevazione di fine maggio. L’inflazione rimane la preoccupazione principale ma cala di due punti la percentuale di chi continua ad avvertire un rialzo dei prezzi mentre, parallelamente, salgono dal 25 al 27% gli intervistati che ritengono quello attuale un buon momento per spendere” dichiara Gilles Zeitoun, Amministratore Delegato e Direttore Generale Findomestic.

Sull’altalena delle intenzioni d’acquisto degli ultimi 12 mesi (7 in crescita e 5 in calo), la tendenza positiva di luglio gode dello slancio offerto dal segmento delle pompe di calore (+37,7%), ma anche della crescita dell’intenzione di acquistare impianti fotovoltaici/termici (+27,2%) o di isolamento termico (+13,8%). In aumento anche la propensione all’acquisto di infissi (+5,9%) come, più in generale, quella a ristrutturare l’abitazione (+4,6%). Solo le caldaie a condensazione risentono di una lieve flessione (-0,5%). Anche i dati relativi ad arredo e apparecchi elettrici ad uso domestico confermano il buon momento della casa: le intenzioni d’acquisto di piccoli e grandi elettrodomestici crescono rispettivamente dell’11 e 8,5% e i mobili sono sostanzialmente stabili (+0,4%) su livelli alti. Al contrario il segmento TV cede il 4,6%.

Nel mondo della mobilità buona ripartenza per le auto nuove (+21,5%), perfino migliore di quella delle auto usate (+13,5%), anche se queste ultime raggiungono il punto più alto dell’ultimo anno in termini di intenzioni d’acquisto. Lo stesso vale anche per il segmento moto e scooter, in crescita del +17,1%. Tra i veicoli alternativi, in forte rialzo sia monopattini elettrici e affini (+30,5%), sia le E-bike (15,4%). PC (+1,5%) e telefonia (+0,7%) sono i soli prodotti tecnologici con intenzioni d’acquisto in crescita, a differenza dei tablet che perdono il 7%, facendo segnare l’andamento peggiore del mese. In lieve flessione anche i viaggi (-0,7%) che il 65% ha già programmato per l’estate (a giugno era il 60%). Il 13% non andrà in vacanza e il 22% del campione non ha ancora preso una decisione. Nel settore del tempo libero, infine, le attrezzature per il fai da te registrano un incremento del 3,2% delle intenzioni d’acquisto.

Carovita, la pasta costa il 32% in più rispetto al 2021

Il prezzo della pasta continua ad aumentare: rispetto al 2022 oggi costa il 6% in più ma la percentuale aumenta ancora se si fa il confronto con giugno 2021: +32%. La corsa ai prezzi dei prodotti alimentari sembra aver perso il suo slancio tuttavia gli italiani devono fare i conti con livelli di spesa decisamente più alti. A dimostrarlo è l’ultima analisi Altroconsumo su 10 prodotti ad alta frequenza d’acquisto.

Tra le diverse tipologie di pasta, gli spaghetti n° 5 Barilla da 500 grammi oggi costano in media 0,97 euro a confezione, mentre un anno fa il prezzo era di 0,84 euro e a giugno 2021 addirittura di 0,66 euro. Gli spaghetti Barilla sono quindi aumentati del 15% in un anno e quasi del 50% in due anni (+47% rispetto a giugno 2021). Risultati simili anche per gli spaghetti De Cecco N°12 da 500 grammi, che hanno subito un aumento del 17% in un anno e del 26% in due anni.

Inoltre le promozioni sulla pasta oggi sono meno convenienti: nei primi sei mesi del 2023 il risparmio è stato del 17%, mentre prima della pandemia in media era del 21%. Il risparmio si mantiene costante acquistando le cosiddette private label, ovvero i prodotti a marchio del supermercato, per i quali si spende il 25% in meno rispetto ad altri marchi. Nei discount, i prezzi della pasta continuano a essere competitivi: il risparmio medio nel primo semestre del 2023 è stato del 38% (percentuale relativa all’acquisto di prodotti a marchio del distributore).

Un segnale positivo arriva dall’analisi Altroconsumo su 10 prodotti ad alta frequenza d’acquisto, da cui emerge che, come per il mese di maggio, anche per giugno 2023 i prezzi sono in discesa. La riduzione riguarda ora 5 prodotti su 10: latte (-0.2%), pasta (-0.4%), zucchero (-0.6%), caffè (-4.0%) e banane (-0.4%). L’altra metà del paniere registra invece aumenti: passata di pomodoro (+0.7%), olio di semi di girasole (+1.5%), zucchine (+0.5%) e soprattutto olio extravergine di oliva (+4.7%).

Largo consumo: inflazione in lieve calo a giugno ma le famiglie restano caute

Nella consueta indagine mensile “Lo stato del Largo Consumo in Italia” NielsenIQ (NIQ) fotografa lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata nel nostro Paese e analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane. Stando ai dati, nel mese di giugno il fatturato della Grande Distribuzione Organizzata in Italia a totale Omnichannel è cresciuto del +8,7% rispetto alla performance dello scorso anno, registrando un giro d’affari pari a 9.2 miliardi di €.

L’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC) – ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria – registra un ulteriore calo rispetto al valore di maggio, fermandosi al 12,7%. Le scelte di acquisto dei consumatori per contrastare gli effetti dell’inflazione si traducono, a giugno, in una riduzione del 1,2% del mix del carrello della spesa, portando la variazione reale dei prezzi al 11,5%. L’indagine di NielsenIQ evidenzia che tutti i canali distributivi registrano un trend positivo rispetto allo stesso periodo del 2022. In particolare, guidano la crescita gli specialisti drug (+12,2%), seguiti da discount (+11,1%), superstore (+10,9%), supermercati (+7,5%) e infine da liberi servizi e iper>4.500mq (+6,1%).

Per quanto riguarda l’incidenza promozionale, si interrompe il trend negativo dei mesi precedenti. Stando ai dati di NielsenIQ (NIQ), infatti, la percentuale di vendite in promozione a totale Italia nel mese di giugno 2023 è pari al 23,3%, in lieve crescita rispetto al mese di maggio 2023 (23,2%, +0,1 pp) e soprattutto se confrontato con lo stesso periodo del 2022 (23%, +0,3 pp). Infine, a giugno la quota di prodotti a marchio del distributore (MDD) si attesta al 22,2% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi mentre a Totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – sale al 31,5% (vs 30,8% dello stesso periodo del 2022). Un valore inferiore rispetto al mese di maggio 2023, quando la marca del distributore aveva raggiunto quota 31,9%.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Non si ferma nemmeno a giugno 2023 la crescita dei prodotti dedicati agli animali domestici (+15,7%) e del cibo confezionato (+14,4%), categorie merceologiche che già da molti mesi mostrano l’incremento a valore più significativo. Per quanto riguarda invece l’andamento a volume, il food confezionato rimane ancora l’unica categoria con un andamento positivo (+1,8%), mentre in tutte le altre si osserva un trend negativo, specialmente nelle bevande (-8,7%) e nel freddo (-7,3%).

In merito alla relazione tra valore e volume in ambito grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di giugno 2023 l’andamento a valore è positivo (+9,2% vs 2022), mentre si conferma la contrazione dei volumi (-2,3%) anche se meno consistente rispetto al mese di maggio.

Il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i format distributivi: la performance migliore è quella dei discount (+12,1%), mentre i liberi servizi registrano l’incremento meno consistente (+6,6%). A livello di categoria, le più dinamiche sono pane & pasticceria & pasta (+14,1%), formaggi (+12,7%) e frutta e verdura (+9,5%), mentre la salumeria è quella in cui si osserva il trend di crescita più basso (+2,4%). Infine zucchero (46%), passate (37,5%) e surgelati vegetali – patate (36,3%) sono i prodotti grocery che guidano la classifica top10 del mese di giugno 2023.

Cosa cercano online i consumatori italiani? I risultati svelati in un’indagine

L’avvento del digitale nelle abitudini dei consumatori, connesso all’aumento nell’utilizzo di smartphone, tablet, pc, alla diffusione dell’accesso a internet e alla costante crescita del commercio elettronico, ha modificato alcune propensioni di consumo e di ricerca di beni e servizi degli italiani. Queste nuove tendenze, che si manifestano in particolare online, identificano o caratterizzano le cosiddette buyer personas, ossia gli “acquirenti”, i consumatori finali.

Per un’azienda è strategico conoscere il profilo tipo delle buyer personas al fine di comprendere meglio il proprio target, sviluppare strategie di marketing efficaci, conseguire vendite più mirate e fidelizzare i clienti. A tal fine Trovaprezzi.it ha analizzato gli intenti di ricerca online degli italiani facendo emergere un quadro dei consumatori tipo del 2022. I risultati raccolti dall’analisi condotta su oltre 9 milioni di utenti del 2022 sono stati commentati dal prof. Flavio Antonio Ceravolo, Professore Associato in Sociologia, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia.

Donne vs uomini
L’analisi di Trovaprezzi.it ci dice che, se in cima agli interessi di tutti coloro che fanno acquisti online si trovano smartphone e integratori (in testa alla classifica delle top 5 categorie più visitate nel 2022), le preferenze di uomini e donne emergono analizzando i gradini più bassi. L’8,4% degli uomini ha mostrato interesse per le categorie televisori, condizionatori e deumidificatori, ferramenta; mentre per il 9,6% delle donne, al contrario, le preferenze si spostano verso la salute e la bellezza con prodotti salute, prodotti per il viso e profumi.

«Le differenze di genere nei trend analizzati appaiono ancora più nette rispetto a quanto riportato in letteratura e testimoniano una addiction maschile molto pronunciata alla dimensione tecnologica e sportiva, mentre una preferenza altrettanto convinta del genere femminile su health e benessere oltre che sulla cosmesi» commenta il prof. Ceravolo . Le ricerche maschili si focalizzano su prodotti di tecnologia come Sony PS5, Nintendo Switch e smartphone (Apple iPhone 13 e Samsung Galaxy S22 5G, A53 5G, S22 Ultra 5G in testa tra tutti). La quota rosa, al contrario, si orienta su abbigliamento, arredamento ed elettrodomestici per la casa (cucina, frigorifero combinato, lavatrice, tv 32”, macchina da caffè) e medicinali per bambini (Nurofen Bambini 200mg). «Occorre notare che dietro a questa possibile dicotomizzazione delle preferenze di ricerca si possono nascondere anche processi di delega fra i due generi, molto comuni e ben documentati nella letteratura sui consumi digitali».

Giovani vs anziani
Nella top 5 categorie dei giovanissimi (18-24 anni), secondo i dati analizzati da Trovaprezzi.it, spicca sneakers e scarpe sportive (dopo smartphone, integratori, tv e condizionatori); gli italiani tra i 45 e 54 anni hanno invece preferito Ferramenta, mentre gli over65 prodotti salute. A tal proposito il prof. Ceravolo sottolinea come particolarmente interessanti sono le differenze per classe di età: «I compratori più giovani sono meno attenti alla dimensione health e focalizzano i loro acquisti sul leisure nella sua connotazione più semplice. Al contrario i più anziani sono focalizzati sulla dimensione utilitaristica e sembrano seguire linee di acquisto improntate soprattutto alla riproduzione in ambito digitale delle abitudini di acquisto tradizionali».

Tra i prodotti preferiti dagli under25 si trovano console giochi (Sony PS5 e Nintendo Switch) e gli smartphone di Apple (iPhone 13, iPhone 14 e iPhone 14 Pro). Gli adulti al contrario si mostrano più focalizzati su lavatrici, notebook e tv da 32” (fascia 45-54 anni), ma anche su cucine, frigoriferi combinati, forni elettrici da incasso, farmaci da banco come Fluimucil 600mg (over65). Cala all’aumentare dell’età l’interesse verso i cellulari (7,1% per la fascia 18-24 anni contro il 4,4% per la fascia over65).

«L’ampia terra di mezzo – fa notare Ceravolo – che parte molto presto con la coorte dei venticinquenni, sembra molto focalizzata invece a pensare il mondo digitale come complementare a quello fisico e concentra gli acquisti in prodotti di consumo standardizzato sia nel tech dove la fanno da padroni i cellulari, sia nel mondo healthy con gli integratori. Prodotti per i quali è opportuna una ricerca in un mercato ampio proprio perché non hanno caratteristiche di specificità unitaria e, al contrario, sono per definizione molto standardizzati».

Nord vs Sud
«Il mercato digitale, almeno rispetto alle ricerche di comparazione che vengono effettuate dalla popolazione presa in esame, sembra essere di fatto quasi insensibile alle dimensioni territoriali e alle variabili socioculturali che le contraddistinguono». Lo sottolinea Ceravolo che aggiunge: «Interessante che le differenze fra abitanti di contesti metropolitani e non, sia sostanzialmente piuttosto ridotta così come lo sono le differenze territoriali. Ancora una volta la ricerca online di prodotti è orientata a processi di omologazione di consumo in cui la dimensione cruciale è il vantaggio economico, dato che la qualità intrinseca dei prodotti è certificata a monte dal posizionamento del brand».

Inoltre, se vini e prodotti salute sono nella top 5 delle categorie più ricercate al nord, al Centro Italia al posto del focus salute troviamo condizionatori e deumidificatori. Gli italiani del sud non si mostrano particolarmente interessati ai vini, orientando le ricerche in prodotti salute e condizionatori e deumidificatori. «Ecco che è interessante però notare come vada in controtendenza la ricerca di vini pregiati che sembra maggiormente concentrarsi in città. In questo caso la differenza territoriale è forse una funzione della distanza percepita dalla produzione a Km zero, cioè quella del territorio “vicino” riconosciuto in maniera meno identitaria dentro i contesti sociali metropolitani».

Infine, al nord le ricerche sono mirate all’acquisto di prodotti hi-tech (Sony PS5, Nintendo Switch, Apple AirPods, iPhone 13, iPhone 14, iPhone 14 Pro, Galaxy A53 5G, Galaxy S22 5G), al centro si scelgono lavatrici, tv da 32” e farmaci da banco (Nurofen Bambini 200mg) mentre al sud cucine, letti e tv. «Per concludere – chiosa Ceravolo – è interessante notare come anche costruendo incroci a più variabili lo schema di relazioni statistiche non cambi in maniera significativa. Questo sembrerebbe testimoniare che la struttura delle tendenze che emergono siano piuttosto ben definite con le aggregazioni statistiche più semplici prese in considerazione».

Ricerca Toluna, al supermercato si cercano sconti, qualità e assortimento

Per il settore retail oggi è indispensabile riuscire a rispondere alle esigenze mutevoli del consumatore attraverso offerte e strategie differenzianti. Per supportare le aziende in questa sfida, Toluna ha svolto un’indagine (su un campione di oltre 1000 intervistati) per scoprire il grado di soddisfazione degli italiani per i punti vendita che frequentano abitualmente e come immaginano lo “scaffale ideale”.

“Davanti a un consumatore sempre più disaffezionato, focalizzato sul risparmio e aperto alla sperimentazione, occorre ridefinire la strategia dell’assortimento” sostiene Silvia Usberti, Quantitative Research Lead di Toluna. “Il retailer deve essere in grado di valorizzare novità e prodotti per renderli essenziali agli occhi di quell’acquirente che oggi cerca di proteggere il bilancio familiare tagliando sul superfluo. Imperativo è continuare a puntare sulla qualità, su cui il consumatore italiano non è disposto a scendere a compromessi, e individuare nei temi a lui cari, come salute e sostenibilità, le opportunità per mettersi in luce”.

Inflazione e carrello: come cambia la spesa degli italiani
Ricerca della promozionalità e contrazione dell’acquisto dei beni ritenuti non essenziali, sono le tattiche più menzionate dai partecipanti alla survey (50% e 41%) per fronteggiare l’aumento del costo della vita. Tra le altre soluzioni adottate emergono anche l’acquisto dei consueti prodotti quando in offerta (32%), la scelta di brand più convenienti (27%), il confronto dei prezzi sia online che offline (27%) e una generale riduzione del numero di beni comprati (21%). Insight che rivelano un certo grado di “disaffezione” verso i brand abituali e una maggiore apertura alla sperimentazione: si riduce, infatti, il divario tra branded e private label, la cui presenza nei carrelli è aumentata negli ultimi due anni per il 58% degli italiani.

Come per i brand, anche l’attaccamento nei confronti del punto vendita diminuisce: la nuova parola chiave è diversificazione. Quasi la metà degli intervistati oggi visita molteplici supermercati e il 40% si rivolge, a differenza del passato, anche ai discount. Il 29%, poi, suddivide lo shopping tra grandi store e piccoli negozi: un dato in controtendenza sul fronte del risparmio, ma che dimostra la persistenza di una propensione a investire per la qualità.

L’identikit dello scaffale ideale
Lo “scaffale ideale” descritto dai rispondenti si distingue per prezzi più vantaggiosi di altri (83%), offerte e marche economiche facilmente localizzabili (80% e 73%) e numerose promozioni (80%). In altre parole deve accompagnare nella ricerca della convenienza. L’organizzazione degli scaffali dovrebbe poi permettere l’individuazione dei prodotti di interesse con rapidità (69%), ma offrire al contempo molta varietà (65%), oltre a consentire di notare con semplicità le novità (58%) e mettere a disposizione molti prodotti del marchio del supermercato (49%). Da qui l’importanza dell’assortimento, aspetto su cui emergono significativi margini di miglioramento: quasi 3 partecipanti al sondaggio su 4, infatti, non sono del tutto soddisfatti dalla varietà e disponibilità dei prodotti offerti dal proprio punto vendita di riferimento.

Assortimento che però non deve penalizzare la qualità. Gli intervistati, infatti, auspicano prodotti di maggior freschezza (82%), salutari e stagionali (73%), a km 0 (69%) e di qualità superiore (66%) e chiedono più dettagli sulla loro provenienza (67%). Prioritaria anche la questione della sostenibilità, che si traduce nella richiesta di confezioni riciclabili (63%), formati risparmio (61%) e prodotti sfusi (54%), oltre a una generale maggior presenza di brand attenti all’ambiente (57%). Spazio anche per i prodotti di nicchia: quasi la metà dei rispondenti spera di trovare un’ampia varietà di prodotti biologici, il 31% di cibi pronti e il 28% di prodotti vegani.

Mai trascurare accoglienza e servizi
Alla soddisfazione del consumatore contribuisce anche l’accoglienza riservatagli dal punto vendita. L’85% degli italiani, difatti, ritiene importante che l’ambiente trasmetta pulizia, freschezza e salubrità e che sia presente personale disponibile ad aiutare nella ricerca di prodotti (49%) e a consigliare (41%). Un’ulteriore opportunità di differenziazione, infine, è rappresentata dai servizi: contenitori di smaltimento (33%), orari flessibili e prolungati (33%), ricezione di offerte personalizzate (33%) e possibilità di scansionare autonomamente i codici a barre durante lo shopping (31%) sono quelli più richiesti in ambito retail dai partecipanti al sondaggio.

M&A in calo a livello mondiale ma non in Italia dove cresce nel retail e fashion

Il primo semestre del 2023 ha segnato un’ulteriore flessione nell’attività M&A (acquisizioni e fusioni) nel consumer markets raggiungendo un minimo storico dall’inizio del periodo pandemico, sulla scia della pressione inflattiva e dei relativi impatti sulla propensione al consumo. Il calo ha colpito principalmente le operazioni annunciate da investitori finanziari (-22% a volumi) e quelle di grandi dimensioni (-41% a valore). I segmenti di mercato maggiormente impattati sono household & personal products (-36%), la cui contrazione è legata al rinvio di decisioni di spesa discrezionale spesso finanziate con il ricorso al credito al consumo, ed e-Commerce (-57%), che aveva beneficiato di un’ondata di attività M&A nel periodo post Covid.

Il mercato M&A nel consumer markets in Italia
In controtendenza con lo scenario mondiale, in Italia l’attività M&A nel consumer markets registra un aumento del 37% a volume, sostenuto in egual misura da investitori strategici e finanziari, confermando il trend di crescita a doppia cifra avviato nel 2018 e arrestatosi solo nel 2020. A livello di volumi, il segmento più ricco di operazioni è stato il food & beverage con 48 deal annunciati (tra cui Red Circle / Poke House, CDP / Granarolo), seguito da specialty retail (31 operazioni, tra cui HIG / Pinalli, Verteq / Epilate) e fashion (28 operazioni, tra cui San Quirico / Minerva Hub, Permira / Gruppo Florence, NB Reinassance & Style Capital / U-Power).

“A livello globale si prospetta un anno complesso per le operazioni di M&A, e, anche se le aspettative per il secondo semestre sono più positive, l’attività rimarrà significativamente più contenuta a causa delle difficoltà di finanziamento delle operazioni di maggiore dimensione e della cautela da parte degli investitori finanziari, soprattutto su segmenti considerati maturi commenta Emanuela Pettenò, Partner PwC Italia, Consumer Markets & Markets Deals Leader. “Lo scenario italiano è complessivamente più favorevole, grazie anche alla dimensione media inferiore delle aziende target, del tessuto industriale più frammentato idoneo per progetti di buy-and-build, di fondi specializzati su questa dimensione di investimenti, più facilmente finanziabile, con potenziali rinvii delle operazioni di M&A di taglio superiore”.

Il comportamento dei consumatori e i driver di crescita
Gli esperti PwC stimano comunque un rallentamento o anche il rinvio di alcuni processi, in attesa di riequilibrare il gap bid/ask tra acquirente e venditore. Nel settore retail e in alcuni segmenti del comparto leisure, si prevede anche un aumento delle operazioni di ristrutturazione e di distressed M&A con controparti industriali “liquide” o fondi specializzati. Dagli investitori strategici è atteso un contributo significativo alle attività di M&A, come strumento per accelerare la trasformazione e il riposizionamento dei propri business. In quest’ottica, si prospetta un crescente interesse per gli investimenti di natura tecnologica, inclusi D2C tramite modelli omni-channel e Intelligenza Artificiale Generativa, per incrementare la share di spesa nel portafoglio dei propri consumatori, oltre che per identificare nuovi potenziali clienti e trasformarli in consumatori.

I retailer e i brand con un significativo peso del canale online alimenteranno la domanda di tecnologia per ottimizzare ed elevare la customer experience, sia nella fase decisionale che nel momento di acquisto e nella fase di last-mile delivery, da soddisfare anche tramite potenziali investimenti (integrazione verticale). L’analisi PwC’s Global Consumer Insights Pulse Survey condotta a giugno ’23 evidenzia che il 50% dei consumatori a livello mondiale prevede di incrementare gli acquisti online nei prossimi 6 mesi in tutti i comparti del retail, inclusi beni di lusso e viaggi/turismo. Un altro driver delle operazioni di investimento degli industriali sarà il crescente focus sugli aspetti di sostenibilità. Malgrado le pressioni inflattive abbiano eroso la spesa discrezionale dei consumatori, la ricerca PwC’s June 2023 Global Consumer Insights Pulse Survey evidenzia come l’80’% degli intervistati sia disposto a pagare un sovrapprezzo del 5% per prodotti sostenibili. Pertanto, secondo gli esperti PwC tutti gli aspetti di natura ESG rappresenteranno un elemento di valutazione di importanza crescente e le attività di revisione e rifocalizzazione sul core business delle aziende target si concentreranno sulle dismissioni di asset non strategici e in potenziale contrasto con questi valori.

M&A nel Consumer Markets: quali i segmenti più caldi?

  • Ingredienti ad uso alimentare, agribusiness, nutraceutica, prodotti per animali.
  • Health e Wellbeing nel senso più ampio del termine: cliniche estetiche, centri medici, catene dentistiche, veterinarie, rivenditori di prodotti cosmetici / farmaceutici / per animali. Oltre ad attività di M&A tradizionale, la crescita tramite greenfield e acquisizioni richiederà investimenti da finanziare.
  • Retailer di casalinghi, fashion, elettronica di consumo saranno invece oggetto di operazioni di ristrutturazione per effetto di un calo di volumi correlato alla riduzione degli acquisti discrezionali su beni non essenziali e del crescente investimento dei brand sul DTC.
  • Servizi al consumatore (servizi domestici, consegna a domicilio)
  • Viaggi e turismo

Dossier sulla convenienza, sacrificati i formati maxi per spese più frequenti

La tredicesima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy si completa attraverso un dossier di approfondimento legato al tema della convenienza e alla sua comunicazione sulle etichette dei prodotti di largo consumo.

Male la fascia bassa, meglio quella alta
L’Osservatorio Immagino ha suddiviso l’assortimento grocery rilevato in tre fasce di prezzo, monitorandone l’andamento. Risultato: a subire il minore impatto sulla riduzione dei consumi sono i prodotti a fascia alta (quelli con prezzi fino a +31% sul prezzo medio), che rappresentano il 30,3% delle vendite a valore del largo consumo e che in un anno hanno visto calare le vendite in volume di -5,1% contro il -5,8% della media. È stata, invece, la fascia più bassa – ossia quella con prezzi inferiori almeno del 15% rispetto alla media e che contribuisce per il 26,2% al giro d’affari del grocery – a subire la maggior riduzione dei volumi (-6,1%). Quanto alla fascia media (86-130% di indice di prezzo, quota a valore del 43,5% sul mondo grocery) ha perso il -6,0% dei volumi e aumentato di +5,5% il giro d’affari.

Soffrono i maxi formati
Gli italiani hanno cercato di far fronte all’aumento dei prezzi facendo spese più frequenti, ma riducendo le cifre pagate in cassa. Una riduzione ottenuta grazie alla razionalizzazione dei consumi e alla riduzione degli sprechi, che si è tradotta nella diminuzione del numero dei pezzi acquistati per ogni scontrino in supermercati e ipermercati. Quest’approccio ha coinvolto anche i formati convenienza perché, pur avendo un migliore prezzo euro/kg-litro, hanno comunque una battuta di cassa più elevata, e si è visto soprattutto nel cura casa, nel cura persona e nel fresco, dove queste confezioni maxi hanno un peso maggiore sulle vendite. I cali maggiori dei volumi hanno riguardato le fasce di prezzo bassa (-15,4%) e media (-10,8%), mostrando che la parte più debole della popolazione non ha altra scelta che comprare di meno.

Il paniere salutista regge meglio di quello italiano
Tra i fenomeni di consumo monitorati dall’Osservatorio Immagino sono quelli legati al salutismo che si sono mostrati più resistenti alla contrazione dei consumi, ma solo per alcuni claim indicati in etichetta. Limitandosi ai mondi free from, rich-in e intolleranze, hanno aumentato le vendite sia a valore che a volume principalmente tre indicazioni: “pochi zuccheri” (+17,6% a valore, +4,1% a volume), “proteine” (+15,0% a valore, +0,1% a volume) e “senza lattosio” (+12,1% a valore, +2,1% a volume). Nel caso degli zuccheri i consumatori hanno assorbito integralmente gli aumenti: infatti tutte le fasce di prezzo hanno registrato crescite a valore e a volume. Per i prodotti con apporto in proteine e/o assenza di lattosio si è registrata anche una migrazione dalla fascia alta a quella medio-bassa.

Diversi i comportamenti dei consumatori nei confronti del paniere dei prodotti che richiamano l’italianità in etichetta. Tutti i nove tra claim, bollini e indicazioni geografiche europee rilevati dall’Osservatorio Immagino hanno subìto una riduzione dei volumi venduti a fronte dell’aumento dei prezzi. Il claim che ha retto meglio è “filiera”, con un calo contenuto dei volumi (-0,7%) nonostante un significativo aumento di prezzo (+12,1%). L’escalation dei prodotti di filiera si contrappone alla contrazione del mondo del biologico, che arretra sia a valore che a volume (rispettivamente -2,3% e -9,4%).

La convenienza in etichetta non decolla
Il 5,0% delle quasi 133 mila referenze di largo consumo rilevate dall’Osservatorio Immagino segnalano in etichetta almeno un’indicazione che ne sottolinea i vantaggi in termini di risparmio o, comunque, di rapporto qualità/prezzo. Si tratta di 6.696 prodotti che nel 2022 hanno generato il 6,7% del giro d’affari complessivo realizzato dal grocery in supermercati e ipermercati. Rispetto all’anno precedente, entrambi gli indicatori di penetrazione sono rimasti relativamente stabili, mentre il giro d’affari è salito di +2,3% e i volumi sono diminuiti di -11,4%. Mappando la distribuzione per fascia di prezzo dei prodotti che sottolineano in etichetta la loro convenienza emerge una forte concentrazione in particolare nella parte bassa del mercato, dove incide per il 37,2% sul giro d’affari, ben nove punti percentuali più che sul totale grocery. Anche nella fascia media l’incidenza (44,3%) è superiore alla media del grocery, ma di poco (0,8 punti percentuali).

Sempre rispetto alla media del grocery, tra i reparti questi prodotti risultano sovrallocati nel cura persona (16,1% del giro d’affari), nel cura casa (13,9%) e nel fresco (7,2%), mentre tra i comparti sono più diffusi nei prodotti per la prima infanzia (61,4%), nelle conserve animali (31,5%), nei detergenti per bucato (24,7%) e in quelli per stoviglie (23,7%) e nei prodotti per rasatura/depilazione (22,9%).

Italiani innamorati del made in Italy, lo conferma l’analisi di DoveConviene

Nelle intenzioni di acquisto degli italiani dominano i brand made in Italy: tutti i marchi nella top 10 dei brand più cercati in offerta in Italia sono del territorio. Il dato emerge da un’analisi di DoveConviene basata sulle ricerche di prodotti in promozione nel settore alimentare effettuate sull’app nei primi mesi del 2023. La medaglia d’oro va a Barilla, che in tutte le regioni italiane risulta infatti il brand più cercato. Seguono con la medaglia d’argento Nutella e col bronzo Granarolo.

1. Pasta Barilla
2. Mutti
3. Gocciole
4. Pasta De Cecco
5. Mulino Bianco
6. Nescafé Dolce Gusto
7. Zymil
8. Nutella
9. Caffè Kimbo
10. Findus

Focus su prodotti e caratteristiche regionali

Pasta – Oltre a Barilla e De Cecco, a livello regionale sono presenti nella top 10 altri brand di pasta come Rummo, Divella, Garofalo, Buitoni e Voiello.

Dolci – Quando si parla di dolci, si notano alcune rilevanti differenze territoriali: Muller è presente in Friuli-Venezia Giulia e Piemonte, Kellogg’s in Liguria, Piemonte e Toscana, Nesquik in Molise e Puglia, Oro Saiwa in Sardegna e Pan di stelle in Puglia.

Caffè – Oltre a Kimbo e Nestcafé Dolce Gusto, troviamo altri brand di caffè in alcune regioni: Vergano in Piemonte e Splendid Caffè in Umbria.

Stop ai commenti falsi, la Direttiva Omnibus regolamenta le recensioni online

Le recensioni degli utenti rappresentano ormai una componente sempre più decisiva nel processo d’acquisto e uno strumento di grande valore per i rivenditori. Secondo un’indagine dello Spiegel Research Center della Northwestern University, la quasi totalità dei consumatori – il 95% – consulta le recensioni prima di concludere un acquisto online, o in un negozio. Il rischio però è leggere commenti non verificati che potrebbero persino rivelarsi falsi.

La situazione è destinata a cambiare a breve, con l’entrata in vigore della Direttiva Omnibus dal prossimo 3 luglio. Tra meno di 7 giorni nel nostro Paese sarà applicato il Decreto Legislativo 26/2023, che recepisce la Direttiva 2019/2161 “per una migliore applicazione e una modernizzazione delle norme dell’Unione relative alla protezione dei consumatori”. La Direttiva comunitaria è frutto di un percorso articolato e approfondito del legislatore per tutelare maggiormente i consumatori e il valore che le recensioni rappresentano ai loro occhi.

Prima dell’entrata in vigore della Direttiva Omnibus non esisteva alcun obbligo inerente la verifica dell’autenticità delle recensioni. Chi faceva della trasparenza e della tutela dei consumatori il focus della propria offerta applicava volontariamente le norme tecniche individuate dall’ISO 20488. Nel suo insieme, l’adozione della Direttiva Omnibus introduce una riforma del Diritto al consumo in Italia, originata anche dalle nuove dinamiche di mercato e di marketing online, che impatta l’attività delle piattaforme di rivendita b2c: recensioni online, offerte e prezzi ribassati, trasparenza nei risultati di ricerca e clausole vessatorie inserite nei contratti. In particolare, la maggior parte delle novità riguarda le recensioni, poiché introduce il concetto di obbligatorietà abbinato alle procedure per garantire la veridicità delle recensioni pubblicate online. Infatti i brand non potranno più classificarle come “recensioni clienti”, se non solo dopo che siano state sottoposte a un processo di verifica e di controllo. Tale processo deve attestare la provenienza da consumatori che, realmente, hanno acquistato o utilizzato il prodotto.

L’obiettivo è tutelare i consumatori, prevenendo la diffusione di recensioni fraudolente e migliorando la loro affidabilità a livello europeo. Ma, nello specifico cosa dovranno fare le aziende che vendono prodotti e servizi online?

-Rendere pubblico il procedimento di autentificazione delle recensioni adottato.
-Riportare chiare indicazioni sul metodo di verifica implementato.
-Dichiarare e provare che le recensioni siano state inviate da chi ha utilizzato/acquistato un prodotto.
-Accertare l’intero processo di raccolta, che comprende anche la moderazione e la pubblicazione delle recensioni.

Le recensioni giocano un ruolo fondamentale nel rapporto con i propri clienti, perché garantiscono un maggior engagement e possono trainare le vendite di un prodotto, sono un driver rilevante del business come sottolinea Elisa Sorrentino, ecommerce Specialist di Carrefour Italia: “Le recensioni clienti sono per Carrefour un ‘mai più senza’! Raccoglierle proattivamente, insieme a un partner di fiducia come Recensioni Verificate influenza positivamente la percezione del nostro brand e la sua credibilità, con conseguente aumento della fiducia e delle vendite”.

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